medico di campagna - Lo Spettacolo del Veneto
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medico di campagna - Lo Spettacolo del Veneto
Federazione [email protected] Italiana Cinema d’Essai [email protected] wwww.spettacoloveneto.it Associazione Generale Italiana dello Spettacolo di Thomas Lilti ATTORI: François Cluzet, Marianne Denicourt, Christophe Odent, Patrick Descamps SCENEGGIATURA: Thomas Lilti, Baya Kasmi FOTOGRAFIA: Nicolas Gaurin MONTAGGIO: Christel Dewynter PRODUZIONE: 31 Juin Films, Les Films du Parc, Le Pacte DISTRIBUZIONE: BIM PAESE: Francia DURATA: 102 Min PRESENTAZIONE E CRITICA Di giorno e di notte, col buono e il cattivo tempo, Jean-Pierre Werner percorre le strade sterrate di campagna per raggiungere i suoi pazienti. Medico devoto alla professione e ai piccoli o grandi malati della sua comunità rurale, gli viene diagnosticato un cancro al cervello e consigliato di trovare alla svelta un assistente. Reticente ad affidare i suoi pazienti a terzi, Jean-Pierre accetta controvoglia l'aiuto di Nathalie Delezia, un'ex infermiera che ha terminato da poco gli studi. La collaborazione si rivela presto difficile ma Nathalie ha carattere e incassa bene le bizzarrie che Jean-Pierre impone al suo tirocinio. Paziente dopo paziente, chilometro dopo chilometro, la rivalità cederà il posto alla fiducia e a un sentimento indeterminato tra solidarietà e desiderio. Dopo il grande successo di Hippocrate, racconto di formazione in corsia, Thomas Lilti torna di nuovo a parlare di medicina puntando lo sguardo sulla provincia francese, trascurata dai servizi pubblici e disorientata dagli effetti della globalizzazione. Ex internista, l'autore francese prosegue la sua riflessione sul corpo medico passando dalla città alla campagna, dai medici ospedalieri ai cavalieri solitari delle zone rurali. E solitario è pure il suo protagonista, medico di campagna infaticabile che lavora sette giorni su sette fino allo sfinimento e fino a quando un cancro non lo obbliga a fermarsi. Una pausa che converte il medico in malato e permette al regista di insistere sul legame che esiste tra medico e paziente, confrontando due distinti approcci alla medicina: uno tradizionale ed empirico, l'altro metodico e scientifico. Lilti sottolinea daccapo l'importanza della parola, quella officinale che i protagonisti rivolgono a una giovane donna incinta, a un bambino in ambasce, a un vecchio uomo moribondo. Ambasciatore, sullo schermo e negli ambulatori, di una medicina narrativa che fortifica la pratica clinica e migliora l'efficacia della cura, l'autore colma le lacune (emozionali) della scienza accomodando al cuore della storia due medici votati al paziente che si spostano, ascoltano, auscultano, confortano, alleviano, sostengono, accompagnano dimostrando una conoscenza intima dei loro assistiti, forgiata da una relazione di fiducia e prossimità. Confidenti di momenti difficili, sovente ultima risorsa, sono la luce nella notte degli afflitti. Secondo film autobiografico per Thomas Lilti, IL MEDICO DI CAMPAGNA ribadisce il discorso di Hippocrate dentro un quadro più artificioso che, pur rinnovando l'onestà del suo proposito, perde lucidità nel passaggio conflittuale tra un vecchio medico gravato e nascosto dietro un eroismo ordinario e una nuova generazione esuberante, dissimulata dietro l'aura del mistero. Nondimeno, Lilti, esigente, divorante ed essenziale come il suo protagonista, disegna un ritratto credibile di un generalista à la ronde negli angoli isolati della nazione, indefesso lungo le strade infangate o dentro il brusio confuso di una sala d'attesa sempre affollatissima. Il medico di François Cluzet, mélange di sollecitudine e autorità che governa parola e stetoscopio, è il filo rosso del tessuto sociale. E il film, umanista e solare, partecipa della relazione 'terapeutica' che Jean-Pierre intrattiene con la sua comunità, vivace e umile galleria di ritratti genuini. Thomas Lilti si conferma in sostanza cronista sensibile del proprio mestiere, dell'apprendistato e della sua trasmissione. (www.mymovies.it) (…) Con la direzione della fotografia di Nicolas Gaurin, le scenografie di Philippe Van Herwijnen, i costumi di Dorothée Guiraud e le musiche originali di Alexandre Lier, Sylvain Ohrel e Nicolas Weil, IL MEDICO DI CAMPAGNA segna una nuova incursione di Lilti nel mondo della medicina dopo Hippocrate (2014) e a spiegarne le ragioni è lo stesso regista: «Prima di diventare regista, ero un medico. Spesso mi sono ritrovato a fare delle sostituzioni in zone di campagna, prendendo il posto temporaneamente di medici esperti su cui tutti potevano contare. Diventando regista, ovviamente, non ho dimenticato tutte le informazioni che ho immagazzinato nella mia precedente vita: da qui, nasce la mia attenzione nei confronti della medicina. Da un punto di vista prettamente cinematografico, poi, la figura del medico di campagna è ________________________________________________________________________________ di Thomas Lilti molto romantica. Non voglio di certo fossilizzarmi nel genere: a pensarci bene, Hippocrate e IL MEDICO DI CAMPAGNA hanno in comune solo lo sfondo medico ma sono due storie molto distinte. Hippocrate conduceva lo spettatore all'interno del microcosmo ospedaliero rappresentato come una società a se stante. IL MEDICO DI CAMPAGNA, invece, ha un protagonista che è un dottore esperto che pratica e conosce molto bene la medicina. IL MEDICO DI CAMPAGNA è come un vero eroe popolare, la gente lo ama e ha la particolarità di essere una figura quasi in via di estinzione a causa del continuo spopolamento delle campagne. Incarna un importante ruolo sociale e funge da legame tra le generazioni, lottando contro l'isolamento e la solitudine dei suoi pazienti. Nel mio film, ha il volto di François Cluzet, che a differenza di Marianne Denicourt (che interpreta Nathalie) non ha voluto trascorrere tempo in compagnia di un vero medico di campagna. Marianne, per voler suo, ha conosciuto dei veri medici generici, li ha seguiti durante le visite ai pazienti e ha raccolto le loro testimonianze. Tutti i personaggi di IL MEDICO DI CAMPAGNA, compresi i pazienti, sono attori professionisti. Tutti tranne uno: il contadino che all'inizio del film viene curato da François Cluzet. Si tratta del proprietario della fattoria in cui stavamo girando. Tra i pazienti, poi, ve ne sono alcuni con disabilità mentali. Pur non essendo attori nel vero senso del termine, hanno alle spalle alcune esperienze cinematografiche o di esibizioni in pubblico, come ad esempio Yohann Goetzman. JeanPierre, il mio medico di campagna, è una sorta di tuttofare: medico, badante, consigliere, confidente... E ciò spiega il sovraccarico di lavoro a cui è chiamato, nonostante sia egli stesso malato. La malattia e la lotta contro essa è anche il motivo per cui diventa impellente il bisogno di essere sostituito, cosa spesso non facile nella realtà. A venire in suo soccorso è Nathalie, la stessa dottoressa d'ospedale che ha curato il suo tumore. Con un approccio alla disciplina del tutto differente, Nathalie inizialmente non è ben vista da JeanPierre, che non desidera invasioni nel suo territorio e non vuole rendere nota la sua malattia». (www.filmtv.it) ________________________________________________________________________________