Akragas e tanta nostalgia

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Akragas e tanta nostalgia
Sicilia Cultura & Denaro
Sabato 7 Febbraio 2009
IN UN LIBRO LA STAGIONE PIONERISTICA DELLA COMPAGINE AGRIGENTINA
Akragas e tanta nostalgia
L’ex giocatore Dario Spagnoli ripercorre la vicenda della squadra di calcio
a cavallo degli anni 70 e 80. Tra goliardia, amarcord, e scontri infuocati
contro il Messina e il Caltagirone, la storia di quando «i pali erano quadrati»
Pagina a cura
di Antonio Giordano
U
n calcio nel quale i giocatori
erano uomini e non attori.
Un calcio fatto di sudore e
fango che oramai non c’è
più. Ma anche la descrizione di
un passato che non è tanto lontano. Tutto questo, ma anche molto
altro, è «La mia Akragas, quando i
pali erano quadrati», il libro scritto da Dario Spagnoli ed edito da
«Il Fiorino», casa editrice di Modena. Spagnoli, classe 1954, ha
militato negli anni settanta ed ottanta nei biancoazzurri dell’Akragas, un club che, negli anni, si è
ritagliato uno spazio tutto suo nei
campionati minori, dalla C/1 alla
C/2, dalla D alla Promozione (oggi Eccellenza). Nell’epoca in cui
trionfa il culto del ‘vintage’ anche
nel calcio, basta poco per tornare
indietro nel tempo e ritrovare quei
personaggi che hanno speso una
vita e una carriera per una sola maglia, in questo caso di colore biancoazzurro. Il nome Akragas torna
alla mente dei calciofili di vecchia
data che, sedotti dal fascino e dalle magie delle prime immagini
provenienti dai campi che solo
il «90esimo Minuto» di Valenti
sapeva trasmettere, aspettavano
che venissero snocciolati nomi di
squadre e risultati. In basso spiccava il nome Akragas, la squadra
di Agrigento nella
quale Dario Spagnoli ha costruito
la propria carriera,
narrandone adesso
un pezzo di storia. Il
modenese Spagnoli,
nel suo libro, intende
ricordare una parte
di storia con aneddoti assolutamente
inediti e svelando
alcuni retroscena
che mettono in luce
nomi e personaggi
che hanno fatto la
storia del football
siciliano. Come, ad
esempio, gli episodi che si intersecarono in un ritiro precampionato
vissuto in provincia di Palermo,
dove l’Akragas allenata da Totò
Di Gaetano costruì le basi per la
promozione nel campionato di Serie D, da dove era retrocessa nella
stagione precedente.
Dall’arrivo ad Agrigento, nel 1973,
a bordo di una 128 «dall’improponibile colore caffellatte» accompagnato da due dirigenti della squadra
che lo andarono a prendere a Punta
Raisi, passando al
primo allenamento
all’«Essenneto»,
con lo stadio pieno
come un uovo e le
docce riscaldate a
legna, fino alla goliardia dei ritiri dove
non era inusuale che,
tra un’amichevole e
l’altra, il sindaco di
Agrigento venisse
colpito con un gavettone lanciato da
un misterioso personaggio che faceva
parte della comitiva
akragantina. Passando per gli incontri infuocati con il
Messina che sarebbero valsi il primo posto in classifica. «Nel calcio,
oramai, di gioco non c’è rimasto
più niente», scrive Carlo Petrini
L’IDEA DI CREARE UN PARCO ARCHEOLOGICO A GIARRE
L’incompiuto siciliano
diventa una categoria estetica
C
reare a Giarre, in provincia di Catania, il
parco archeologico dell’«Incompiuto siciliano». Cioè tutte quelle costruzioni di edilizia civile che non sono state mai inaugurate.
Ai piedi dell’Etna perchè la cittadina catanese
ha la maggiore densità di opere incompiute per
numero di abitante. L’idea viene da lontano: da
un collettivo di artisti chiamato Alterazioni Visive. Un gruppo di giovani dai 25 ai 35 anni, con
base a Milano e New York e con una diramazione
in Sicilia. Un lavoro che è iniziato tre anni fa e
che ha portato alla catalogazione, tramite le foto
di Gabriele Basilico, e alla descrizione di tante
opere di «Incompiuto siciliano» in tutta Italia
(circa 500), la metà localizzate in Sicilia, «un
pilastro portante per la comprensione della storia
d’Italia degli ultimi quaranta anni», si legge nel
manifesto dell’Incompiuto. «Il progetto», spiega a Milano Finanza Sicilia Matteo Erenbourg,
componente del collettivo, «vuole cambiare la
percezione di queste opere da inutili a potenziali
risorse per il territorio». Ed infatti, lo stato di
queste costruzioni diventa un peso per le amministrazioni comunali: troppo caro continuare la
costruzione ed altrettanto cara la demolizione. Le
categorie estetiche del nuovo stile architettonico
sono illustrate da Claudia D’Aita, l’unica siciliana del collettivo. «Rispetto agli incompiuti presenti nelle regioni del Nord Italia», ha spiegato,
«quelle della Sicilia si caratterizzano per alcune
particolarità: non sarebbero mai servite a nessuno, presentano delle dimensioni sproporzionate
e degli evidenti errori nella progettazione». Un
esempio? «Basta visitare Giarre», spiega l’artista
siciliana. Nel comune etneo, infatti, sono stati
progettati e sono iniziati, tra l’altro, i lavori per
un campo di polo, per una pista di macchinine,
per una piscina olimpionica lunga 49 metri (con-
tro i 50 regolamentari) e desolatamente vuota.
O, ancora, la diga di Blufi, forse il paradigma
dell’Incompiuto con i lavori ultradecennali. Tutte
opere incompiute ed abbandonate. Da qui l’idea,
la scomessa, di creare un parco archeologico
dell’incomputo siciliano proprio a Giarre. «Chiediamo l’attenzione dell’assessorato regionale ai
beni culturali», ha aggiunto la D’Aita.
Ed intanto il lavoro del collettivo ha superato
anche le barriere nazionali. Partecipando a workshop di architettura a New York, alla Columbia
university, e a Barcellona. Ma anche in manifestazioni come la Biennale di Venezia.
Dal lavoro di catalogazione, poi, è venuto fuori
anche un altro tipo di produzione. Fatta di opere
d’arte a corredo del catalogo dell’incompiuto:
blocchi di cemento dal quale spuntano pale di
ficodindia, ritratti dei politici che hanno procurato i finanziamenti per le diverse opere. Del
collettivo fanno parte, oltre a Matteo Erenbourg
e Claudia D’Aita, Paololuca Barbieri Marchi e
Alberto Caffarelli (da cui è partita l’avventura)
e da Andrea Masu e Giacomo Porfiri. (riproduzione riservata)
Il campo di polo
nella prefazione, «i calciatori sono
diventati degli attori, più ricercati
delle stelle del cinema, più noti dei
politici; una situazione capovolta,
rispetto ai tempi in cui io e Dario
giocavamo». «Con questi presupposti», aggiunge, «non si può che
sentire forte la necessità di scrivere
quanto di buono si ha da raccontare, e Dario lo fa, in questo libro,
con grande semplicità e col suo
inesauribile entusiasmo». «Curare
la redazione di questa biografia»,
scrive Alessandro Todaro, «è stato
per me come fare uno splendido
viaggio a ritroso nel tempo: ripercorrere le stesse strade del bambino
che ero, rivedere persone che non ci
sono più, risentire gli stessi odori di
quel quartiere. Tutte sensazioni che
non mi hanno certo immalinconito,
se mai mi hanno dato un’ulteriore
opportunità, da un lato, di ricordare
taluni episodi quasi dimenticati, e
dall’altro di fare una più approfondita disamina di quella che fu
la nostra Agrigento dei primi anni
’70, sia dal punto di vista sia calcistico che, soprattutto, sociale».
Per maggiori informazioni http://
www.edizioniilfiorino.com.
Arte e sacro
al Museo
diocesano
di Catania
Arte e religione si incontrano al museo diocesano di
Catania, in occasione della
biennale ‘‘L’arte contemporanea e il sacro’’. L’iniziativa,
giunta alla seconda edizione,
è stata presentata nei giorni
scorsi nel capoluogo etneo.
Il progetto è stato avviato dal
museo diocesano nel 2006. Il
tema del sacro è declinato di
volta in volta secondo i linguaggi più moderni dell’arte
figurativa. L’obiettivo è realizzare un itinerario in cui arte
antica e contemporanea convivono. Quest’anno saranno
protagoniste dell’allestimento
24 opere d’arte giunte da collezioni private di tutta Italia.
Accanto agli arredi liturgici
e ai dipinti del seicento, sono state collocate le opere di
Franco Sarnari, Piero Zuccaro, Giuseppe Puglisi, esponenti del celebre ‘‘Gruppo
di Scicli’’, e del fiorentino
Piero Vignozzi. La mostra,
documentata da un catalogo
prodotto dal museo diocesano, resterà aperta fino al 28
febbraio, dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 17. Il biglietto
consente l’accesso a tutte le
sale del museo, oltre a quella
dell’esposizione in corso.
Geraldine Pedrotti
S7
Orchestra
sinfonica,
la stagione
fino a giugno
L’orchestra sinfonica siciliana
ha presentato il calendario di
concerti per la stagione 2009.
O meglio, quelli in programma
fino a giugno. Per l’altra metà
dell’anno (il cinquantesimo
dalla fondazione), si vedrà.
Perché il destino dell’orchestra
non è chiarissimo. La Fondazione che gestisce l’orchestra,
infatti, è alle prese con una vertenza sindacale che interessa
34 orchestrali ma, ancora più
pesante, è il fatto che le casse
siano gravate da 15 milioni di
euro di debiti. Da pagare, forse,
ricorrendo ad un mutuo, come
ha suggerito il presidente della
stessa e assessore regionale al
turismo, Titti Bufardeci. Debiti che non sono imputabili
alla attuale gestione del sovrintendente Ester Bonafede.
Che allarga le braccia e si difende. «Stiamo compiendo un
cammino difficilissimo verso
il risanamento», ha detto nel
corso della presentazione del
cartellone, «intanto programmiamo la stagione con le risorse che abbiamo». Nell’attesa
che la risposta di pubblico sia
adeguata al prestigio dell’unica orchestra sinfonica ancora
all’opera in tutto il Sud Italia.
Dal 2000, infatti, è sempre
stato un tracollo di abbonati. Si è passati da 1.900 agli
attuali 900 circa. «Frutto di
gestioni artistiche poco attente», attaccano i rappresentanti
dei sindacati impegnati nella
vertenza, «che noi musicisti
non vogliamo pagare». Il cda
infatti ha proposto per questi
lavoratori precari dell’orchestra, alcuni dei quali prestano
servizio anche da 16 anni, dei
contratti settimanali. In base
alle esigenze di organico si
andrebbero a sedere, di volta
in volta, accanto ai 72 di ruolo. Soluzioni per alleggerire
i conti che i sindacati contestano a fronte, sopratutto,
dell’organico di amministrativi in capo alla fondazione
composto da 51 persone.
Alla situazione già difficile,
bisogna anche aggiungere la
riduzione dei trasferimenti
dalla Regione, passati da 13,2
milioni a 11,7 ed il quadro, a
tinte fosche, è disegnato. La
stagione partirà il prossimo
13 febbraio al teatro Politeama di Palermo, alle 21,30,
con il concerto diretto dal
Maestro Veronesi con Valeria Tornatore (mezzosoprano)
che eseguiranno musiche di
Gervasoni e Berlioz. La replica, per il turno pomeridiano,
il giorno dopo alle 17,30. Ultimo concerto della stagione è
fissato per sabato 27 giugno.
Nel mezzo anche due tournee
in Spagna a Madrid e Pamplona. Gli abbonamenti possono essere sottoscritti al botteghino del teatro Politeama.
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