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DINAMICHE FAMILIARI
4-9-10 Dicembre 2015
Dott.ssa Gamberini Arianna
Teoria dell’attaccamento
Da dove deriva il termine attaccamento?
Il termine attaccamento deriva dal verbo attaccare, in latino tangere, cioè unire qualche cosa ad
un’altra.
Come sostiene Bowlby, 1969, rappresenta quindi una “relazione” a tutti gli effetti, sebbene resti una
relazione prototipica del rapporto con l’altro, in quanto formatasi con la figura fondamentale
dell’investimento affettivo primario, cioè la madre.
John Bowlby (nato a Londra nel 1907), è colui che ha formulato la Teoria dell’Attaccamento ed
ipotizza che, all’interno dell’individuo, sia presente fin dalla nascita un sistema motivazionale a
base innata, che chiama Sistema di attaccamento, il quale ha la funzione di mantenere in equilibrio
le condizioni interne della sicurezza con le condizioni esterne, esito dell’ambiente in cui l’individuo
si trova. La sicurezza si determina dal mantenimento del contatto con la propria figura di
attaccamento, (generalmente la madre) in modo particolare se l’ambiente è pericoloso. Quando il
bambino per qualche motivo è lontano dalla madre, o lei non è disponibile o è presente un pericolo,
si attiva il sistema di attaccamento, ed il piccolo mette in atto dei tipici comportamenti di
attaccamento, come l’aggrapparsi, il seguire la madre, o esprime alcune emozioni come la paura, la
rabbia (ad esempio attraverso il pianto). Questo sistema, può essere quindi definito come un sistema
omeostatico, che regola il sistema psico-fisiologico, quello affettivo-emotivo, quello cognitivo,
quello comunicativo durante tutto l’arco di vita del soggetto. Il comportamento di attaccamento è
evidente soprattutto nella prima infanzia, anche se può essere osservato lungo tutto l’arco della vita,
per esempio negli adolescenti e negli adulti.
Bowlby afferma infatti che “Anche se particolarmente evidente nella prima infanzia, il
comportamento di attaccamento caratterizza l'essere umano dalla culla alla tomba.”
“In breve, per comportamento di attaccamento si intende qualsiasi forma di comportamento che
porta una persona al raggiungimento o al mantenimento della vicinanza con un altro individuo
differenziato e preferito, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato” .
All’inizio della vita umana l’essere nutriti equivale all’essere amati, il bisogno biologico legato
all’alimentazione è presente insieme ad un altro bisogno, anch’esso fondamentale, quello di essere
nutriti d’amore, di essere amati, di essere desiderati, voluti, accettati per quello che si è.
Ricerche ultime dimostrano la correlazione persistente tra schemi di attaccamento lungo l’arco della
vita e il loro influsso sullo sviluppo degli aspetti caratteristici della personalità e della
psicopatologia.
Ma come è arrivato Bowlby a formulare la sua teoria dell’attaccamento?
L’idea dell’attaccamento, venne allo psicoanalista in un “lampo”, quando nel 1952 lesse i lavori di
Konrad Lorenz, il primo grande studioso di etologia, nato nel 1903 in un piccolo paesino vicino a
Vienna.
Lorenz cominciò a studiare i comportamenti di attaccamento delle anatre attraverso degli
esperimenti, in cui dimostrò che in alcune specie animali scatta in un determinato periodo di
sviluppo, un periodo critico, una sorta di orologio biologico, che consente ai piccoli di localizzare
con prontezza chi è deputato a prendersi cura di loro e si apprendono le caratteristiche della figura
di attaccamento. Queste caratteristiche si imprimono in modo permanente nella memoria, in modo
irreversibile. Lui chiama questo fenomeno imprinting.
Da Lorenz e dai suoi esperimenti, Bowlby derivò il concetto di imprinting, che lo portò a
focalizzare la sua attenzione sul fatto che come accade per certe specie animali, anche nell’uomo
possono essere rintracciabili durante lo sviluppo, dei periodi “sensibili”, durante i quali è
maggiormente presente una prontezza ad apprendere in maniera rapida, le caratteristiche della
figura di accudimento.
Inoltre, grazie a Lorenz e ad un altro psicologo Harlow , Bowlby trovò evidenza scientifica al
motivo per cui sono le modalità di accudimento precoce ad influenzare lo sviluppo della personalità
in maniera più o meno sana. (Studi su piccoli di macaco). Come accade per i macachi, la
sopravvivenza dei neonati umani non è assicurata unicamente dal cibo, ma da una figura morbida,
accudente, con cui può entrare in contatto.
Primario non è quindi il bisogno di cibo, ma piuttosto il bisogno di mantenere la vicinanza con
qualcosa che abbia le caratteristiche di accudimento e sicurezza. Scopo dell’attaccamento è
quindi ricevere protezione.
Un contributo rilevante venne anche da Mary Ainsworth, psicologa statunitense, allieva di
Bowlby. Ella condusse una ricerca molto interessante in Uganda, in cui attraverso una osservazione
diretta ed una serie di colloqui con alcune madri, confermò che il legame madre-bambino si
struttura dalla nascita e la tendenza del piccolo ad esplorare l’ambiente circostante è determinato
dalla capacità della madre di porsi come base sicura. Notò infatti che il bambino, si allontanava da
lei e tornava in caso di necessità perché aveva appreso che la madre era disponibile
all’accoglimento. Se invece era la madre che si assentava, le esplorazioni dell’ambiente diventavano
molto meno evidenti o cessavano. A partire da queste osservazioni, la Ainsworth sviluppò i concetti
di “base sicura” (sure base) e di “porto fidato” (safe haven):


una madre normalmente attenta fornisce al figlio una base sicura da cui egli può partire per
esplorare
un porto fidato a cui può far ritorno quando è turbato o spaventato
Mary Ainsworth, a partire da queste osservazioni, mette a punto una procedura sperimentale,
chiamata Strange Situation attraverso la quale studia la relazione madre-bambino e le loro
interazioni durante varie fasi.
Tipologie attaccamento
Atteggiamento madre
LEGAME SICURO
La madre è sensibile ai
segnali del b. e risponde in
maniera adeguata alle sue
richieste. E’ supportiva in
momenti di stress.
LEGAME
INSICURO
ANSIOSOAMBIVALENTE
La madre è abbastanza
imprevedibile alle richieste
del b. A volte è molto
affettiva a volte rifiutante.
LEGAME
INSICURO
ANSIOSO-EVITANTE
La madre non accetta
volentieri il contatto fisico,
anche in situazioni di stress
per il bambino.
Risposte bambino in
presenza
ed
assenza
madre
Sia in presenza che in
assenza della madre il b.
esplora l’ambiente. In sua
assenza può piangere,
riesce a giocare da solo ma
per poco tempo.
In presenza della madre il
b. si tiene stretto a lei. In
sua assenza piange, mostra
segni di sconforto e non
esplora l’ambiente. In
alcuni casi può giocare da
solo ma per poco tempo.
Sia in presenza che in
assenza della madre, il b. si
mostra indifferente ed è
preso solo dai giochi: mette
in atto comportamenti di
falsa autonomia.
Risposte bambino
riunione con madre
alla
Il bambino va incontro alla
madre. Se ha pianto
durante la separazione si
lascia prendere in braccio e
si calma subito.
Il b. si avvicina alla madre
per farsi consolare ma
quando lei cerca di
prenderlo in braccio, la
rifiuta. Mostra segni di
rabbia nei suoi confronti
anche se lei cerca di
confortarlo, e non riesce a
calmarlo.
Al ritorno della madre, il
bambino non si avvicina a
lei, non la cerca e continua
a giocare come se nulla
fosse.
Tab. Le reazioni infantili nella Strange Situation ed il comportamento materno nel primo anno di
vita del bambino
Da questa procedura sperimentale emerse che:
-
L’espressione delle emozioni e la loro regolazione nei bambini è funzione del tipo di
accudimento esperito durante in primo anno di vita con la propria figura di attaccamento (
generalmente la madre)
-
Le reazioni allo sconforto e la capacità di affrontarlo in assenza della madre, sono modulate
da previsioni circa la disponibilità della madre stessa ad accorrere in caso di necessità
-
La formazione del legame madre-bambino nel primo anno di vita attraversa delle vere e
proprie fasi che portano poi il piccolo a distinguere sé dall’altro, padroneggiare relazioni
causa-effetto tra gli eventi, rappresentarsi mentalmente gli oggetti e le persone che si
trovano fuori dal suo campo visivo