l`ostaggio - Maurizio Turchet

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l`ostaggio - Maurizio Turchet
MAURIZIO TURCHET
L’OSTAGGIO
Il sesso, i crimini, i segreti
nel secondo ritorno di Gesù
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MAURIZIO TURCHET
L'OSTAGGIO
Foto dell’autore
Milano, 04/11/2007
www.turchet.it
[email protected]
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NOTA ALL’EDIZIONE ON LINE
PREFAZIONE
PERCHE’ A ME?
LA CHIESA DEL TEMPO
OGNI UOMO E’ UNA TORAH
PADRI E MARITI
LA LEGGENDA
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IL FIGLIO PRODIGIO
DISPERATO MA NON SERIO
E SE FOSSE BIANCANEVE?
UN GIORNO D’AGOSTO
GIOVE E SATURNO
IL GIARDINO CHE TRASFORMA IN GIOIELLI
UN BATTER D’ALI A NEW YORK
ZEUS E LA NINFA IO
LA MASCHERA DI GIOBBE
L’ESORCISTA
LE SETTE VALIGE DI CHANEL
IL SIGILLO ROSSO
ALI POLVEROSE
PRETTY PINK ROSE
L'ARCIPELAGO DELLA MADDALENA
CRYSTAL MACHINE
IL TERZO SEGRETO DI FATIMA
LA SECONDA LETTERA DI GESU'
UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA
LE MURA DI BABILONIA
CHI HA MOLTO AVRA' MOLTO
MUCCA SACRA
STANZE
GOMMA E ACCIAIO
I GIARDINI DELL'EDEN
LE UOVA D’ORO
A CENA CON GESU'
DUNE
NOVELLA 2000
PARADISO, NON PER ME
THE END
PANIFICIO
AMARE I PROPRI NEMICI
SOPRATTUTTO
TESCHIO E TIBBIE
SARO' IL TUO SPECCHIO
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“E senza dubbio il nostro tempo… preferisce l'immagine alla cosa, la copia
all'originale, l'immagine alla realtà, l'apparenza all'essere… Ciò che per esso è sacro non è
che l'illusione, ma ciò che è profano è la verità…”
Feuerbach, prefazione alla seconda edizione dell'Essenza del Cristianesimo.
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“Quanto a me, con il mio genio,
potrei essere ciò che comunemente suol dirsi un messia…”
Jules Laforgues, Amleto, ovvero le conseguenze della pietà filiale.
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“Dio perdona, io no”.
Sergio Leone
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NOTA ALL’EDIZIONE ON LINE
Iniziai la stesura di questi scritti nel 2002. Conclusi nell’anno successivo, li
aggiornai e corressi fino agli inizi del 2006.
Stampati in proprio, sono stati letti da conoscenti ed amici e sottoposti all’attenzione di
alcuni editori. Qualcuno li ha trovati divertenti, altri interessanti, altri ancora, con mia
grande gioia, li hanno trovati persino utili. Gli editori a cui sono stati sottoposti, acuni dei
quali hanno espresso apprezzamenti personali, non li hanno ritenuti commercialmente
validi e di conseguenza non hanno ritenuto opportuno apporre l’imprimatur.
Si noterà dunque la mancanza del necessario lavoro del redattore, al quale le mie doti di
scrittore dilettante non sono in grado di sopperire. Mi scuso pertanto per imprecisioni,
lungaggini, involuzioni ed eventuali errori.
I tempi sono molto veloci e molte delle profezie contenute in questo libro si sono avverate.
Molto di ciò che sembrava urgente definire pochi anni fa oggi è stabilito dalla coscenza
collettiva e alcuni fatti che vagavano privi di corrispondenze tra le nebulose delle
denegazioni oggi sono positivamente affermati come realtà.
Attualmente i giudizi contro Israele sono meno severi, il Cristianesimo appare meno ostile
al Giudaismo e la sinistra stessa, tranne alcuni casi irriducibili, si accanisce con minor furore
nei confronti dell’odiato nemico sionista.
Alcune istanze sono divenute obsolete, come quelle trattate nel capitolo XIII, Ali polverose,
dove si tratta della questione delle sostanze psicotrope, che lungi dall’essere considerati
veicoli di conoscenza di realtà multidimensionali o elementi terapeutici, come accadeva un
tempo nei casi migliori da parte di ricercatori farmaceutici, sono ridotti oggi a meri
struimenti di sballo e motivo di giustificazione addotti al fine di ottenere sconti di pena a
seguito di crimini efferati.
Ho deciso di lasciare tutto come si trova, un po’ per pigrizia ma anche per concludere un
resoconto che poco ha a che vedere con un processo alla storia e ancor meno con una
favoletta morale. L’intento non era di redarre un documento storico né della buona
letteratura quanto di ricondurre una delle figure dell’immaginario collettivo alle proprie
origini e dare testimonianza a un processo di ri-conoscenza avvenuto attraverso una serie di
trasmutazioni, sublimazioni e acting out, riferiti dal punto di vista da cui ha visto chi ha
scritto e soprattutto, apportare un contributo al diritto di esistere della Nazione di Israele.
I ringraziamenti, B”H, a tutti coloro che hanno contribuito all’avverarsi di questa storia e in
particolare a mio padre e mia madre che mi hanno sostenuto.
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PERCHE A ME?
Quali motivazioni potrebbero spingere qualcuno sano di mente a dichiarare di
rappresentare l’attuale manifestazione di Gesù?
Volendo ammettere la legittimità della pretesa, perché rendere pubblica la controversa
identità del Simpleton1, il Divino Figlio Illegittimo inflazionata nelle storielle psichiatriche,
contravvenire all'osservanza della regola di un guerriero di non lasciare tracce e in tal modo
rinunciare al vantaggio dato dall'ombra?
Gesù è un avatar, un sostituto virtuale, è patrimonio dell’UNESCO come i Beatles, Hitler,
la Gioconda e la Torre di Pisa. Napoleone lo batte per la quantità di film girati, ma costui è
il più citato nelle canzoni popolari. Vessillo per ogni gruppo d’opinione, per ogni
minoranza oppressa, troviamo un Gesù ariano, un Gesù nero, un Gesù palestinese, un Gesù
gay, un Gesù femminista. Usato nelle conversazioni per pietrificare la propria lapidarietà
con i detti che la tradizione gli attribuì, è un frame, un logo vincente nel nome del quale si
sono vendute filosofie, religioni, libri, jeans e spazzolini da denti. Ha prodotto posti di
lavoro per docenti, editori, artigiani e per l’indotto: fabbriche di chiodini per crocefissi, cera
per candele, legni per confessionali, mattoni per le chiese, tessuti per gli abitini da prima
comunione. Il nome usato nei millenni per pacificare territori, sanare conflitti, convertire
genti, fondare istituti di beneficenza. Fu anche causa di guerre e di persecuzioni da parte di
chi si considerava depositario nei confronti di chi sosteneva differenti opinioni e di
rappresaglie nei confronti del popolo Ebraico, al quale appartenne per iscrizione all’anagrafe
e sebbene torni ad onore delle Chiese Cristiane l'aver preposto alla lettura dei Vangeli quella
del Pentateuco2 , ancora di recente a Pastori d'alto lignaggio accade di vedere “Ebrei
sghignazzanti sotto la croce”, degni perciò della sorte peggiore. Nel 2002 fu ostaggio in
contumacia di Arabi che sequestrarono i luoghi della Natività al fine di suscitare pressioni
internazionali su Israele.
E’ tempo di comunicare con voce più forte e più chiara di quanto non si sia espresso in
precedenza che non di un fantasma, non di un’assenza si tratta, che costui non appartiene
soltanto alla post-vita, e di portarne alla coscienza l’esistenza nella dimensione del qui ed
ora con le implicazioni che l’atto comporta.
Mi trovo costretto a confrontarmi con una figura spaventosa, come è descritta nei
Vangeli ed è ancor più terrificante nell’immaginario collettivo che lo rappresenta come un
dio o quantomeno un semidio, un demiurgo dall’ego smisurato, capace di compiere
sconvolgenti atti contro natura: cammina sull’acqua, trasforma bevande, materializza cibi
dal nulla, resuscita cadaveri, incenerisce alberi senza motivo. Dotato di una volontà di
potenza mostruosa, chiede ai suoi sudditi, folle oceaniche prima lo adorano e poi gli si
rivoltano contro, per poi adorarlo di nuovo, fede cieca e assoluta devozione. E’ spesso in
contrasto con la sua gente, gli Ebrei, di cui non perde occasione di rilevare i difetti.
Le circostanze mi portarono a osservare sotto una nuova luce le vicende e la personalità che,
per come mi era dato di conoscere dall’immaginario corrente, sucitava in me avversione o
quanto meno indifferenza. Scoprii una realtà molto diversa dal mito che la tradizione aveva
costruito ad immagine e somiglianza delle idee di chi per vari motivi lo aveva venerato.
Riconobbi potenzialità ancor più miracolose, seppure di ordine differente, di quelle che gli
furono attribuite dalle traduzioni e che si manifestarono in una vita assai più umile di
quanto si crede. Vidi un altro Gesù e alla luce dell’esperienza personale il messaggio stesso
risultò radicalmente nuovo e attuale. Mi trovai nel ruolo di Cristo-foro, portatore di Cristo,
non per fede cieca, per bontà d’animo o per convertire le masse ma per riparare i torti
inflitti al lavoro dell’incarnazione precedente.
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Sempliciotto, idiota. Protagonista di Apocalypsis cum figuris, lavoro teatrale di Jerzy Grotowski sul secondo ritorno.
2I
cinque libri di Mosè, Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, che compongono la Torah: la via, istruzione,
insegnamento. Un libro di numeri e codici, frattali della storia del mondo.
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Cammino sul Pianeta tra lo spasso di alcuni, l’irritazione di altri, l’indifferenza dei
più e il silenzio dei mezzi di comunicazione, che rappresentano il doppio, l'alter ego della
realtà e determinano l’accredito dei fenomeni alla coscienza. I mass media registrano solo
quello che appare sulla focale della realtà costituita, luogo accreditato del principio di realtà
certificata che d’ufficio ha il diritto di essere considerata come esistente, mentre tutto ciò
che pur esistendo eccede il format, è relegato al luogo del rimosso e appare come una
sfocatura, un effetto pixel, una disapparizione.
La gente non si accorge che in camera da letto, nelle chiese, nelle aule scolastiche, nei locali
pubblici appeso a una croce c’è un uomo nudo: rimuove l’evidenza, finge che non ci sia ed
io, grazie alla rimozione, vedo senza essere visto. Un privilegio, quello dell’invisibilità, al
quale intendo abdicare per il piacere di mostrare il re nudo con gli svantaggi che la spesa
comporta, parafrasando un inciso di una lezione di Haim Baharier.
Come potrà il lettore essere certo che sia proprio io chi pretendo di essere e dunque
che Gesù Cristo sia me? Alla domanda così posta non può che corrispondere una doppia
negazione. La prima perché l'io è una singolarità estratta dalla relazione, dove io sono perché
tu ci sei. L'io è un frammento, un'approssimazione semantica relativa. Qui la pretesa non è
relativa ma assoluta: è dello stato in luogo, del punto di vista di chi guarda che si tratta.
Il pronome personale io è inadeguato a definire la singolarità del flusso di coscienza di un
soggetto che si estende oltre i limiti di una singola vita e opera in molteplici dimensioni con
identità multiple. La tradizione Buddista osserva il flusso di coscienza costante che
attraversa la sequenza dei fenomeni impermanenti nella serie d’istanti che compongono il
mondo fluttuante in continua trasformazione, detto perciò insostanziale.
La continuità del flusso di coscienza, che l’Ebraismo preferisce chiamare memoria, permette
all’osservatore di percepirsi come singolarità esistente nello svolgersi nel continnuum dei
trapassi da adesso in adesso. Morte e rinascita sono fenomeni che sperimentiamo in ogni
istante tra un vuoto e l’altro, o come si usa dire oggi, tra un salto quantico e l’altro. La serie
di trapassi delle capsule di memoria che costituiscono la coscienza attraverso i singoli istanti
che compongono una vita, così come una serie di vite, è denominata metempsicosi o
reincarnazione, di cui la resurrezione a volte è considerata sinonimo, simbolo o metafora.
La seconda negazione consiste nel fatto che Gesù Cristo all'anagrafe non è mai esistito.
Esiste un romanzo che trae spunto dalla vita di un uomo nato in Israele sotto la
dominazione di Cesare Ottaviano Augusto, censito all'anagrafe con il nome di Yeoshua Ben
Yoseph, Giosuè figlio di Giuseppe, del quale restano rare ma indiscusse tracce.
Dalla storia della vita di quest'uomo fu tratta una fiaba e dalla fiaba una religione.
Come potrai dunque tu, che leggi, credere che io, che scrivo, abbia l'autorità di occupare il
punto di vista di quell'abitante della Galilea, reso celebre con lo pseudonimo latino di Iesus
da Paolo di Tarso, editore in Roma, Ebreo di cittadinanza Romana, la cui fama fu
amplificata fino a diventare mito?
L'Io che scrive non chiede tanto al tu che legge. Come Dio nelle conversazioni con Neale
Donald Walsh3 , l'io si accontenterebbe che tu, che leggi e che già sai, trovassi una risonanza
che riporti alla luce ciò che è e che è stato dimenticato e che, con la Resurrezione, porti alla
luce anche la struttura del Messia, una configurazione su cui un’ampia letteratura ha
espresso canoni definiti ma la cui lettura è ancora incerta, un fenomeno che a volte si
configura come un’onda, a volte sembra concretizzarsi in una forma sostanziale ma resta
sempre imprendibile poiché il Messia non è un uomo ma una circostanza e sfugge ai
tentativi di confinarlo nell’ego o nel corpo di una personalità.
Esiste un mondo parallelo accanto alla realtà quotidiana fatta di conti della spesa e
di bollette da pagare. Giunge come un ricordo sfuocato attraverso i racconti del mito.
Le mappe tramandate nelle fiabe si ritrovano cristallizzate nei dogmi religiosi. E’ chiamato il
paradiso perduto e corrisponde al tempo e al luogo dove gli Dei, o Elohim, e gli Uomini
comunicavano. Eden, Arcadia, Avalance, è il mondo nagual degli sciamani, qui vivono i
3
Neale Donald Walsh, Conversazioni con Dio. Libro primo, secondo e terzo, Sperling & Kupfer Editori, Milano.
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principi e le fate e Don Quicotte dialoga con Salvador Dalì e Mosé, il primo surrealista
della storia. Questo mondo per alcuni è una realtà, sempre messa in discussione e
minacciata di sterminio dal realismo poiché è il luogo dei miracoli, il quale a sua volta
mette in discussione il mondo della necessità di cui nega i “bisogni”, i sogni raddoppiati.
In queste pagine si diramano annotazioni di una mappa che l’alito della Parola ha voluto
disegnare e di cui ho cercato di seguire le tracce. Nulla è stato aggiunto, molto, indicibile,
non è stato detto. Quando misi la mia vita al servizio della narrazione, essa divenne
aneddotica e smise di appartenermi. Così la persi.
Si dice che negli Ultimi Tempi ognuno scriverà la Torah con la propria vita e non della mia
vita ma della Torah qui si tratta.
Chi spera di trovare la storia di un moderno Esseno, di una mamma Teresa o un medico
senza frontiere e senza macchie, rimarrà deluso. Come la vita di Baal4 la mia si svolse più tra
i fondali di whisky bar ospedali e a volte, di cattedrali. Ho seguito in fedeltà e devozione il
motto di La Rochefoucauld: “Ciò che spesso c'impedisce di abbandonarci ad un solo vizio è
che ne abbiamo parecchi”. Non ho mai cercato di convertire nessuno -a cosa e perché?- in
questo proprio come l’eccentrica miliardaria Albanese.
Non sono Ebreo, non sono Cristiano, sono un figlio di mamma. Sono quello che sono.
Perché proprio a me? Qualcuno doveva pur farlo. E’ stato pre-scelto qualcuno con le doti
appena sufficienti per svolgere il compito.
II
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Antica divinità solare Siro – Babilonese, è anche il nome di un personaggio dell'Opera da tre soldi di Bertold Brecht.
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LA CHIESA DEL TEMPO
L'incremento delle velocità siderali, il clima, la biologia e il ritmo del Pianeta
attraversano un processo di mutazione senza precedenti nella storia conosciuta.
L'esposizione a dosi massicce di radiazioni, l'avvento di nuovi composti chimici, virus e
relativi antidoti, l’estensione delle protesi audiovisive e delle capacità di calcolo hanno
aperto nuove dimensioni e hanno cambiato la nostra percezione della realtà mentre si
annunciano tecnologie differenti dall’ordine conosciuto che promettono il superamento di
barriere considerate un tempo invalicabili, come il viaggio nel tempo, una possibilità che
attende soltanto di essere attuata su larga scala. Il modello di Universo che distingueva la
percezione dei fenomeni nei registri d’immaginario, simbolico e reale, compie un salto di
stato e ridefinisce l'oggetto dell'esperienza nei campi del reale, virtuale e quantico.
La post-umanità si è abituata rapidamente all’innesto con la techné ed è diventata un cyborg
felice. Il corpo esploso si è rapidamente ricombinato, ma non è più un corpo erotico e
nemmeno meccanico, tende a smaterializzarsi, a divenire corpus, codice di evanescenze ad
alta definizione, a immagine e somiglianza.
L’istantanea olografica del Cosmo induce ad una percezione inedita della storia che appare
nello svolgersi simultaneo dal Big Bang al Big Crunch e vanifica in tal modo entrambe le
teorie. Le catastrofi naturali e artificiali di proporzioni inaudite si susseguono a ritmo
esponenziale scuotendo impietosamente ogni residuo di certezza. La realtà futuribile, così
com'era stata disegnata nel tempo in cui il futuro fu inventato, nel secolo scorso, si è
avverata insieme alla profezia della fine del mondo. Plasmati dalle sollecitazioni, siamo più
disposti ad ammettere nel campo del reale fenomeni fino a ieri considerati fantastici e
singolarità ancora invisibili all'occhio nudo ma misurate dalle sue estensioni tecniche.
E’ ormai impossibile dubitare che i processi di trasformazione che attraversano il
Pianeta Terra e il suo carico di esseri viventi corrispondano alla fine di un'era e all’inizio di
un'altra. Le immagini dell'Apocalisse di Giovanni hanno perso l'aurea incantata di un
evento che appartiene all'altrove, ad altre terre, altri cieli, altri tempi, a un passato/futuro
diverso dall’attuale. Le forme della narrazione acquistano consistenza nel quotidiano fino a
coincidere con il paesaggio contemporaneo, mentre il fragore del tuono si manifesta in
sincronia con la visione del fulmine.
Osserviamo lo svolgersi della profezia nella banalità quotidiana ed appare sconvolgente
proprio per il fatto di accadere, nel qui e nell’ora, nello scenario che all’Apocalisse più si
addice, come il lutto ad Elettra: la fantascienza. Viviamo il privilegio d'essere i testimoni di
un evento che occupa lo spazio tra il forno a microonde e il frullatore, a cavallo tra il pre e il
post tecnologico, intrecciato e confuso tra le news e i talk-show. Nella vaghezza della
memoria che rimanda ad altre catastrofi, ad altre Apocalissi, ad altre Rivelazioni, di nuovo,
ma questa volta in un eterno futuro, assistiamo ad un evento cosmico già avvenuto: il
vecchio cielo è arrotolato e la terza parte di stelle è caduta. Vacilla la stessa cognizione del
miracolo, non più in competizione con la scienza che con benevola indulgenza lo spiega. E’
tempo di rivelazioni: i segreti e i misteri sono resi pubblici.
Secondo la profezia, come aveva annunciato la Signora a Lucia, la pastorella di
Fatima in Portogallo nel 1917, abbiamo visto il duplice volto della Vergine: la Madonna
delle lacrime e la Madonna del Rosario. Le apparizioni si sono moltiplicate fino a diventare
eventi mediatici di verità indiscussa e il proiettile che ferì il Santo Padre fu incastonato per
sua volontà come un macabro segnalibro al centro delle dodici stelle che circondano la
statua della Madonna nel Santuario di Fatima.
Il corpo del reato si fa body of evidence: evidenzia il Corpus della Profezia.
“Salve Regina, Ave Maria!”
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I ciechi hanno visto e le compagnie telefoniche hanno divulgato il messaggio1 e il Bambino
di Maqom, il Figlio del Luogo2 , strappato dalle braccia della Donna vestita di Sole che “grida
nelle doglie del parto”, è stato lanciato in alto nel cielo.
A seguito del transito dell’anno 2000 assistemmo all’avverarsi della profezia tramandata dai
testi Cristiani, le pre-registrazioni stesse.
“Gesù è risorto!” Esclamò il Santo Padre. Lo confermò con intensità durante l’anno
giubilare alla gente che lo ascoltava con fede!
“L'inizio è un tempo molto delicato.”
Avverte la principessa Irulan, figlia del paddisha Saddam Quarto, storiografa ufficiale di
Arakis3, “un pianeta secco e deserto conosciuto anche col nome di Dune”.
-Santa Alia Del Coltello!Chi avrebbe potuto immaginare fino a poco tempo prima una Madonna indossare i
Tefillim4 mentre stava per scatenarsi la seconda guerra contro Saddam, la Quarta Guerra
Mondiale e noi, divenuti naviganti della rete, osservarci nel leggere le news dal sito della
CNN, che tra le rubriche sui continenti include le basi spaziali di seconda generazione,
mentre le estensioni del corpo umano in viaggio oltre il Sistema Solare permettono di
assistere all’origine dell’Universo in diretta? Chi può affermare, a onor del vero, che
dall’anno 2000 nulla è cambiato, che tutto è come prima?
Nel passaggio in corso le religioni attraversano una crisi d'identità rispetto all’incalzare delle
discrete ma ferme rivendicazioni di autonomie periferiche dei devoti rispetto alla centralità
dei dogmi. I Testi Sacri aprono nuovi sensi di lettura e si rivelano come nuovi, mentre
nuove religioni debuttano al gran ballo, guardate con sufficienza, come si conviene, dalle
più anziane naviganti del Mare del Sacro.
Non fu nelle intenzioni di Gesù fondare una Chiesa: “Chiunque fa la volontà del
Padre mio che è nei Cieli, questi è mio fratello, mia sorella, mia madre”6.
Il Cristianesimo fu fondato su una interpretazione particolare della linea messianica e
apocalittica dall’antico Giudaismo e si sviluppò in parallelo alla nuova corrente di
Giudaismo rabbinico che ebbe origine successivamente alla distruzione del Tempio.
Cristianesimo ed Ebraismo Rabbinico non sono dunque fratelli maggiori o minori: sono
gemelli, come Essau e Jakov o come Romolo e Remo.
Cristianesimo e Gesù sono fenomeni indipendenti, non sono sempre antitetici ma non
necessariamente coincidono sempre. Si deve a Paolo l'innesto della fede Cristiana nella
storia e se non fosse per la sua opera nessuno avrebbe sentito parlare dell'oscuro figlio di un
carpentiere e nemmeno dei suoi obliqui enunciati.
Forse nelle intenzioni originarie il Cristianesimo non avrebbe voluto essere una nuova
religione ma un superamento della religione in favore di un rapporto più diretto con lo
Spirito; per converso espresse una delle forme religiose più dogmatiche, dove spesso la
trasgressione imposta a norma divenne istituzione.
La Chiesa non è il Vaticano, l'istituzione con la quale si tende a identificare le
innumerevoli espressioni del Cristianesimo. L'Ecclesia, la comunità dei credenti, esiste aldilà
del bene e del male e solo in quest'ottica si può comprendere la sua funzione trascendentale
1
Canzone di Blondie utilizzata per uno spot pubblicitario di telefonia mobile.
2
Maqom, luogo uno dei 72 nomi di Dio. The Baby of Maqom è il titolo di un film di Peter Greenaway.
3Epopea
di fantascienza scritta da Frank Herbert, tradotta in versione cinematografica da David Lynch.
Tefillim: scatole contenenti i testi sacri alle quali sono legate dei nastri di cuoioavvolti intorno al braccio sinistro in
corrispondenza con i punti del meridiano del cuore indossati, seppure raramente anche dalle donne nell'ambito dell'ortodossia,
durante la preghiera del mattino. Madonna li indossa nel video di Die another day, colonna sonora del film omonimo di James
Bond.
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Matteo 12. 48-50.
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nella storia. Il Cristianesimo è un universo creato da miliardi di sogni, un organismo
polimorfo generato dal contributo dei fedeli, dalle interazioni con altre fedi, religioni,
sistemi di pensiero, contingenze storiche e semplici casualità nel corso dei millenni. Al
riguardo Basilio di Cesarea si esprime in questi termini:
“Tra i dogmi e le istituzioni che si predicano nella Chiesa ne abbiamo alcuni che
sono dottrina scritta; altri li riceviamo dalla tradizione degli apostoli trasmessi con
maggior segreto. Non basterebbe un giorno per riferire tutti i dogmi trasmessi
altrimenti che per iscritto”5 .
La Chiesa Cristiana, nell’insieme delle varie dottrine che differenziano le diverse
interpretazioni di dogmi e di culti, è un faro che ha illuminato i millenni, e ha superato
qualunque attesa in grandiosità e alcune volte in umiltà. Luogo di conforto, istruzione e
divulgazione della scienza e dei misteri, fonte di cultura e di politiche illuminate, mantenne
viva la fede nei secoli e nei momenti migliori raggiunse percezioni sublimi. Pietra di vita e
pietra d'inciampo, fu anche matrice di fede cieca, di materialismo rozzo, d'ignoranza e
ritualità senz’anima. Mentre promosse ideali di uguaglianza, compassione, solidarietà e
speranza, generò divisione e disperazione e fu istigatrice al martirio e al tormento verso se
stessi e verso il prossimo. Le catechesi diedero origine a pogrom e stermini di massa. Alcuni
tra i papi furono forse persecutori, mentre le monache proteggevano i perseguitati e grazie a
loro la Chiesa fu detta ostello degli oppressi.
Non sono mai stato addentro nelle faccende di Curia, anzi me ne sono tenuto
discretamente alla larga, ma devo riconoscere a questa religione di essere stata soggetto,
liturgia e teatro di una vicenda dove è impossibile non ammirare, attraverso la travagliata
storia, un misterioso, salvifico disegno di risanamento.
Scrive Marco Morselli nell’introduzione de L’origine dei dogmi Cristiani, di Elia
Benamozegh:
“Possiamo anche ricordare che il Maharal di Praga interpreta il passo talmudico in
cui si parla del Messia che siede alle porte di Roma nel senso che il Messia sorgerà
quando Edom farà teshuvà. ”7 … “Se la testimonianza Messianica delle nazioni non
annuncerà più l’esilio e l’asservimento d’Israele, ma la sua liberazione, allora “la
Terra sarà piena della conoscenza di Dio, come le acque ricoprono il mare ” 8 .
A conclusione giubilare, Giovanni Paolo Secondo, il Pontefice che venne dalla
periferia di Roma, diede inizio alla teshuvà, l’opera di rettificazione, inaugurando un
processo di conversione che non riguardò solo la Cristianità, ma il fenomeno religioso in
generale. La Chiesa di Roma ha dovuto chiedere troppo spesso perdono ma torna a suo
merito, oltre che a proprio vantaggio, d’aver avuto il coraggio di farlo.
E’ stata spesso antagonista e persecutrice della verità e della giustizia, nonostante essa stessa
abbia conosciuto la forza che dona la persecuzione, che ancora oggi si abbatte con rinnovata
violenza sui suoi fedeli in molte regioni, anche in Europa.
Per questo si è pretesa infallibile anche nell’ammettere di avere sbagliato?
5
Basilio di Cesarea. Sermo de Spiritu Sancto, cap 7. Cfr. N.S. Bergier, Dictionarie de Théologie dogmatique…, cit.IV 572.
7Edom,
soprannome di Esaù, dalla cui stirpe ebbe origine Roma e, di conseguenza, il Cristianesimo, la religione di Roma. Esaù
e Yakov, Giacobbe, che prese il nome di Israele, erano gemelli.
Teshuva: pentimento, ritorno a Dio.
8
Isaia.11,9. Elia Benamozegh L’origine dei dogmi Cristiani, Marietti 1820. Genova, 2002. P.108.
13
"Sbagliando s’impara, solo perseverare è diabolico", ricorda Stefano Levi Della
Torre, che si riferisce alla perseveranza nelle erranze successive al mea culpa della Chiesa post
giubilare9 .
A proposito: il Diavolo è una delle più grandi invenzioni del Cattolicesimo e chi non prova
almeno un po’ di simpatia per il Diavolo non può che essere un malvagio.
Nel Cristianesimo le perversioni assunte a norma s’imposero in particolare ai
margini della teologia e s’intromisero nelle faccende domestiche nell’ambito meno
investigato della quotidianità come, ad esempio, nel ritmo sincopato imposto dal calendario
solare Gregoriano, che per ammaestrare alle scansioni temporali sconclusionate dei dodici
mesi dai nomi privi di senso, recita una filastrocca che è l’anticamera della pazzia:
“Trenta giorni a Novembre, con April Giugno e Settembre, di ventotto ce n'è uno,
tutti gli altri ne han trentuno”.
Eredità dei preti eunuchi di Babilonia, il calendario solare detto Gregoriano tiene in scacco i
cicli ritmici del Pianeta e con essi la salute fisica e mentale dell’umanità, che perse il senno
grazie alla sostituzione del ritmo lunare di 28 giorni, barattato con l'insano ritornello. Scrive
Josè Arguelles, islamista e studioso del Calendario Maya sincronico soli/lunare:
“La natura cosciente dell'ordine sincronico del tempo quadridimensionale indica
l'esistenza di un principio unificante di coordinamento dell'intelligenza
supremamente creativa. Tale principio di intelligenza supremamente creativa è
comunemente indicato come “Dio”. Il suo scopo è di mantenere l'ordine
dell'universo secondo gli immutabili principi del progetto governato dalla Legge del
Tempo, espressa come T(E) = Arte, dove T (tempo) … ed E, (energia) è ogni
fenomeno discreto tridimensionale, che - nel suo tempo - è sempre di natura
estetica. Il calendario Maya, come quelli cinese, indi, islamico, ebraico, a tutt'oggi
utilizzato per scopi rituali e religiosi, si basa sulle tredici lunazioni. Il calendario
Gregoriano entrò in vigore nell'Ottobre 1582, a seguito di una bolla emessa da Papa
Gregorio XIII nel 1572” 10 .
La questione delle partizioni del Tempo è solo uno tra gli argomenti che non furono
affrontati nel corso del Giubileo dell’anno 2000 ma in quel fatidico anno fu indicata la
strada di ritorno per San Josè11 . I critici giustamente irritati per le tante questioni lasciate in
sospeso non siano impazienti: Roma non fu fatta in un giorno e tanto più ci vorrà per
disfarla. D’altra parte, ebbe occasione di annotare solennemente Giovanni Paolo II:
“La Domenica non è l’ultimo giorno della settimana, ma il primo”.
Per il mondo Cristiano Eurocentrico fu una rivelazione sconvolgente nell’ordine del noto
che non è conosciuto. Dovremmo in ogni modo essere grati ai Cristiani per aver scambiato
l’ultimo giorno della settimana con il primo: grazie a questo slittamento oggi abbiamo un
week end di due giorni invece di uno.
Che dire poi della miracolosa capacità di suddividere un unico Dio in tre persone, allo stesso
tempo uguali e distinte? Il non senso scivolò clamorosamente inosservato tra le pieghe del
tempo e si trasformò nell'inquietante rappresentazione metafisica. L’algoritmo di pura follia
divenne per tradizione il dogma di una fede schizofrenica… A meno di non restituire le tre
persone allo statuto teatrale cui appartengono e dal quale la perdita della memoria le aveva
9
Stefano Levi Della Torre, Errare e perseverare, ambiguità di un Giubileo, Donzelli Editore, Roma, 2000.
10
Josè Arguelles La dinamica del tempo, Pan Italia, 2001 Bari
Josè, Joseph, Giuseppe. Do you know the way to San Josè? è il titolo di una canzone di Burt Bacharach, che contiene
indicazioni per la Via del Ritorno.
11
14
sottratte: se si riconduce la persona al senso originale latino di persona, masekha in ebraico,
la maschera indossata in teatro, che un certo Sibelio attribuì a Dio nell'intento di
rappresentarsi per farsi comprendere dagli uomini, la frammentaria scissione tricotomica
della visione politeista e pagana torna ad esprimere il più ortodosso monoteismo
psichedelico, così com’è rappresentato anche negli schemi ternari ricorrenti nella cabala
Ebraica. Secondo Gregorio di Nissa:
"La natura Divina (ousia) è ineffabile e indescrivibile; Padre, Figlio e Spirito Santo
erano da considerare solo come termini che usiamo per parlare delle energeiai
attraverso le quali Dio si era fatto conoscere, tuttavia avevano valore come simboli,
perché traducevano una realtà ineffabile in immagini comprensibili… La Trinità
dunque non doveva essere interpretata letteralmente ma piuttosto come un
paradigma che rispecchiava la vita di Dio."12
Il dogma della Trinità è una pietra d'inciampo volutamente posta sul cammino dei
fedeli dagli arguti Padri Fondatori, al fine di rallentare le conclusioni affrettate di menti
troppo inclini all'immediatezza? L'effetto stroboscopico fu un espediente straniante che rese
meno prendibile la Realtà Ultima? Può darsi, ma nel frattempo sul magistrale equivoco le
oche marciarono al passo e tutt’oggi i buoni fedeli che fanno una gran fatica a mettere a
fuoco la vista non osano chiedere delucidazioni sul Paradosso della Fede.
Non è facile vedere una trave conficcata nel proprio occhio, specie quando si è fatta
l’abitudine ed è più facile che una Ghimel passi attraverso la cruna di una Zayin,
che un ricco passeggi in giardino13 .
A proposito dei Giardini Vaticani… Corre voce che la Chiesa accumulò favolose
ricchezze nel corso dei secoli. A testimonianza di ciò restano a meravigliare e a colmarci
d’incanto stupefacenti vetrate di cattedrali, dove conturbanti visioni di Madonne ostentano
seni opulenti nelle cascate di luce della Via Lattea, scompaiono nei galattici flutti tra
l’infrangersi d’onde e le derive delle navi dei folli per riemergere nelle vetrate successive
immerse in dolorose pose struggenti nei roseti, da cui si elevano avvolte di luce in spirali di
miracolistiche ascensioni. Travolti dalle vertiginose Diaboliche cadute e dalle mirabolanti
Arcangeliche ascese, senza più fiato sotto l'Apocalittico rovinare di corpi della Cappella
Sistina, indotti a mistiche riflessioni dalle proposizioni estatiche delle figure ieratiche ritratte
sugli sfondi allucinati di El Greco illuminati dalle luci sinistre dei roghi dell’inquisizione,
rapiti dalle correnti astrali e precipitati nel vortice delle terrificanti, turbinanti, salvifiche
catastrofi dell'arte barocca. Vinti dal turbinio degli effetti speciali, attraversiamo come
innocenti agnellini i realistici scenari del Secolo dei Lumi, per arrenderci infine,
nell’apoteosi del delirio, alla restaurazione dell’ortodossia surrealista di tradizione Mosaica.
Non mi sorprese trovare un libretto alchemico, Typus Mvndi, in quo eius calamitatis
edito in Anversa, 1627, debitamente approvato dal Canonico Censore della Santa
Inquisizione Zegerus van Hontsum, con un s.p. di Ignatio da Loiola, in cui si vede, nelle
illustrazioni del Cor Iesv Amanti Sacrum, uno Iesv Penicilla: un Gesù pittore nell’atelier.
E’ una sorpresa?
12
Karen Armstrong. Storia di Dio, Marsilio, Venezia, 1995. p.125.
“E’ più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco vada in Paradiso.” E’ il misterioso detto
attribuito a Gesù, che ha origine dalle lettere dell’alfabeto ebraico. Ghimel, la terza lettera dell'alfabeto, gutturale g, si scrive con
le stesse lettere di gamàl, cammello e di gomèl, colui che opera il bene. Zayin, la settima lettera, zeta dolce, è detta anche cruna
dell'ago e la parola zayin significa arma, intesa come strumento per guadagnarsi da vivere. Collegata al numero sette, è il
compimento dei sei giorni dedicati al lavoro. Il Sabato, il settimo giorno, è una porzione del Paradiso in terra. Pardes, giardino,
divenne sinonimo di Paradiso. In sanscrito Paradesha è la contrada suprema.
13
15
Sappiamo che egli tracciò misteriosi disegni sulla sabbia come uno scriba, prima di emettere
la lapidaria sentenza assolutoria nei confronti della donna che era stata chiamata in giudizio
poiché rea di adulterio.
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Il gesto precorre la scrittura automatica e l'arte povera mentre invita al superamento
della tecnica scultorea cui rimanda la scrittura su pietra della Legge, in favore del più
effimero disegno su sabbia.
Un'immagine di potenza espressionista senza eguali nella scrittura che la precede, se si
esclude quella di Mosè il quale, poiché era senza peccato, scagliò la Pietra incisa
infrangendola contro le genti colpevoli d'adorazione di sembianze fuori corso.
"Perché gli Ebrei fecero il Vitello d'oro?"
"Perché non c'era abbastanza oro per fare un Toro".
Toro è la ciambella, la figura geometrica fondamento del Cosmo, la stringa avvolta
su se stessa in costante movimento, alla base della vita embrionale e della vita in generale. In
Oriente è il simbolo del Dharma, la ruota dell’esistenza. Toro, Rota, Taro14 , Tora… L’atto di
adorazione non sarebbe stato di per se tanto grave, senonché nella statua del vitello essi
leggevano i codici di un'età passata, quella del giovane Toro. Erano colpevoli d'adulterio
rispetto al nuovo che avanzava, rappresentato dal patriarcale, puro, alfabetico Ariete,
simbolo della nuova era, che compariva nel segno dell’Alef, l’uno, che corrisponde all’Aria.
Non c’era abbastanza oro per fare una Toro, una Torah, che era un codice radicalmente
nuovo: una stringa di testo priva di spazi tra le parole. Si trattava di un nuovo DNA.
Per questo è detto che l’oro era in quantità insufficiente.
Per questo Mosé scagliò sugli adulteri la pietra del Codice, che si frantumò. Il codice
dinamizzato divenne informatico e fu riproducibile nella seconda trascrizione, nel segno
della Beth, il numero due e prese la via nel tre, Ghimel, il cammello.
La Legge, che nella Pietra era inscritta e che lo scavo dell’incisione aveva portato alla luce,
ridotta in frammenti fu trasmutata in pietra liquida: la fluida sabbia in cui Gesù tracciò i
geroglifi prima di emettere la sentenza.
Un complesso di valenze che possono sfuggire a un Cristiano dei tempi moderni ma non ai
Giudei contemporanei di Gesù, per i quali la pratica del Giudaismo era un'arte e una
scienza, più che una religione. Non per bontà d’animo ma per via della saggezza che
appartiene ai non adulteri essi rinunciarono a mettere in atto la lapidazione, nonostante un
adulterio fosse stato compiuto per la lettera e dunque, secondo la Legge, l'adultera fosse
effettivamente passibile di morte per pietra.
14
Taro, pianta perenne del Sudest asiatico, Colocasia Esculenta.
16
III
OGNI UOMO E’ UNA TORAH
Condivido il giudizio degli Ebrei, per i quali Gesù non è Dio, non è il Messia, non
è un profeta, non è un maestro. Forse fu uno stregone, ma non fu un ladro di polli. Non
rubò formule magiche: i figli della pantera sanno che mentre si danza sull'acqua non serve
invocare l’abracadabra anzi, nel farlo si rischia di perdere l'equilibrio.
L'esercizio della conoscenza è tanto inutile quanto noioso, se non s'intenda il conoscere in
senso biblico e a Gesù, che amava frequentare peccatori e prostitute, non poteva interessare
appropriarsi di conoscenze segrete, inoltre ciò che è segreto è evidentemente secreto e
pertanto è già svelato. Non furono la sua volontà o la sua scienza, che sono relative, a
disegnare i tracciati delle mappe delle sephiroth14 , nemmeno i suoi enunciati, le
canonizzazioni o le investiture immaginate a posteriori dai suoi interpreti. Le mappe furono
disegnate dal cammino dei suoi passi, dalle erranze il cui moto eventuale appartiene
all'Assoluto al quale si affidava e nel quale confidava.
Nacque e fu circonciso nell'Ebraismo ma la sua vita non si svolse nel noi siamo, bensì nell'Io
sono. Fu un traditore: consegnato da Giuda Iscariota ai Romani che lo crocifissero, ma solo
dopo averlo incoronato re dei Giudei, fu poi abbandonato alla sua sorte dalla linea del
Giudaismo Rabbinico nata dalle ceneri del tempio. Rifiutato ufficialmente dalla sua gente
poté essere accolto a Roma dove portò, non visto, l’innesto con il Giudaismo.
Non offrì un metodo ideologico alla stesura dei Vangeli, della trascrizione dei quali
altri assunsero il compito. Nel racconto tradotto e poi tradotto di nuovo, si legge ancora la
volontà di destrutturare l’ideologia, anche quando questa pretendeva di formalizzarsi
all’ombra della Torah. Portò forse l’originalità della sua lettura del Libro, ma mai intese
insegnare una dottrina, tanto meno nuova: rifiutò persino l’innocuo titolo di rebbe, che
vuol dire molto. La dottrina non s’addice ai pittori. Si può forse parlare di una dottrina di
Leonardo, di Caravaggio o di Robert Rauschemberg?
La scrittura dei Vangeli si differenzia dalla tradizione Ebraica precedente e diventa
espressionista mentre si adatta all'Aramaico e al Latino e, sebbene ancora nel nero della
calligrafia sul bianco della pagina, già si colora e si predispone a farsi pittura.
Fu una caduta di gusto il decadere della scrittura in figura, trasgressione al comandamento
di non farsi immagini “Di quello che è in cielo, sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto
la terra” Esodo 20, 4-5? Dal punto di vista dell'Ebraismo che è sospensione del tempo si,
sebbene nemmeno l'Ebraismo seguì sempre con troppo rigore la lettera dell’interdetto.
1500 anni più tardi le Scritture, ormai innestate nell'espressionismo Etrusco-Latino,
raggiunsero le fluorescenze dei Manga quando la scrittura che aveva avuto origine dai
geroglifici, si converte e si diverte nelle figure fatte carne che vanno a decorare il granaio
della Cappella Sistina, come lo definì con ironia Michelangelo per via delle misure.
Il granaio, ovvero la banca del pane. La Sistina divenne la banca dove la Chiesa accumulò la
fortuna iniziata con i pochi chicchi di grano raccolti dalle spigolature di Ruth.
Mutatis mutandis, recita il latino goliardico. A posteriori furono aggiunti i mutandoni come
a rilevare, più che a nascondere, l'oscenità dei genitali disegnati dal divertito realismo di
Michelangelo. Furono poi tirati su e giù durante i secoli, in una divertente prefigurazione
dello strip tease e dell’anime. Vedo, non vedo, vedo.
Qual è il vero senso dei mutandoni aggiunti? Cosa avrebbero voluto veramente esorcizzare?
La sensuale carnalità, il senso di colpa derivato dalla cacciata, l'oscenità della scrittura che al
culmine della sua voluttuosa maturità si fa pittura, oppure la dirompente rivelazione
dell'Apocalisse, l’unico ad essere considerato frutto d’ispirazione divina tra i testi che
compongono il Canone Cristiano? Le figure nella Sistina sono oscene, in quanto tale è la
rappresentazione del sacro, sacer in Latino, che significa anche sporco. Non sono oscene
Sephirot: letteralmente le sfere. Forse un vocabolo di derivazione Greca innestato nella lingua Ebraica. In ebraico sepher è
libro eseppur, storia, deriva da sapir, luce. Le dieci stazioni che compongono la struttura dell'Albero della Vita.
14
17
perché espongono i genitali, ma perché mostrano il processo di putrefazione della materia e
dei corpi che vanno a confluire nel vortice dell'Apocalisse, il fuori scena verso cui converge
il dramma della rappresentazione.
Quali meravigliosi scenari offrì il fondale del Cristianesimo alla commedia umana!
Da Paolo ad Agostino fino a Totò, Benigni e don Ciotti, per citare alcuni autori.
Non mancarono i volti arcigni di quegli attori che chiedevano a gran voce una Chiesa più
povera, pover’uomini: vestiti di sontuosi stracci, intessuti dei fili d’oro della mistica
anoressica e della prosopopea iconofobica, protagonisti non di meno a buon diritto
dell’opulento presepe, insieme a papi bulimici, notabili ingioiellati e cortigiane, vere regine
dell'iconografia, abbigliate in sontuosi abiti di Madonne.
Scrive Benedetto Spinoza, (Baruch Espinoza) figlio di marrano16 :
“Mi sono spesso meravigliato che uomini i quali si vantano di professare la
religione Cristiana, cioè l'amore, la gioia, la pace, la moderazione e la lealtà verso
tutti, combattessero tra loro con tanta ostilità e nutrissero a vicenda,
continuamente, un odio così feroce, da far riconoscere da queste cose, più
facilmente che da quelle, la fede di ciascuno… Cercando dunque le cause di questo
male, non ho avuto dubbi che esso derivasse dall'opinione del volgo secondo cui è
stata prelogativa della religione considerare i ministeri della Chiesa dignità e i suoi
uffici benefici, nonché rendere i massimi onori ai pastori. Infatti, non appena
cominciò nella Chiesa questo abuso, subito una grande brama di amministrare i
sacri uffici s'impossessò dei peggiori e lo zelo di diffondere la divina religione
degenerò in sordida avarizia e nell'ambizione e lo stesso tempio degenerò in un
teatro dove venivano ascoltati non dottori della Chiesa, ma oratori, il cui proposito
non era di istruire il volgo, bensì di condurlo all'ammirazione nei loro confronti, di
denigrare pubblicamente gli avversari e insegnare soltanto cose nuove e insolite, che
suscitassero la più grande ammirazione da parte del volgo”.17
Incontriamo inattesi illustri Cattolici nell'infinita processione: in primis gli eretici,
ostinati cercatori dei bordi, che meritano eterna gratitudine, non fosse altro che per essersi
assunti il ruolo di arsi vivi al posto di altri frontalieri meno audaci o soltanto meno
predestinati.
Alla testa del corteo: il Divin Marchese. Un autore timido, poco incline a rivelare i segreti
delle lettere a una pur non superficiale attenzione. Costui, non perché ateo o vizioso ma per
via dei suoi cattivi lettori, fu messo a morte e patì lo stesso supplizio subito dalla sua eroina
preferita, la bella e candida Justine della quale, preveggente, aveva descritto la lenta agonia:
fu giustiziato per occlusione. Morì obeso e più che dalla detenzione fu ucciso
dall'interdizione a comunicare. Dopo la morte del Marchese di Sade, Tzadik, il Giusto, i
suoi scritti mutilati divennero manifesto delle ideologie dei suoi stessi aguzzini che sfrondati
i paradossi della nobiltà teoretica, si appropriarono del discorso brutale della volontà
assoluta in positivo, per stampellare gli abusi, le le menzogne e la miseria del totalitarismo.
Avremmo dovuto attendere due secoli per vedere i figli del Minotauro18 rendere giustizia
all’esegesi del Marchese Divino: tra la folla dei credenti apparve al mondo il supercattolico
Salvador Dalì, detto l’Avidadollars, ultrablasonato inventore del metodo paranoico-critico e
impavido portatore della Menorah nella Spagna Franchista, a braccetto con Marcel
Marrano: termine dispregiativo che definiva gli Ebrei Iberici che sotto la pressione delle persecuzioni e delle espulsioni dal
1391 al 1497, anno in cui furono convertiti in massa, si erano convertiti al Cristianesimo, ma erano rimasti segretamente legati
alla tradizione d'origine. , Baruch Espinoza non si convertì mai al Cristianesimo, fu espulso dalla comunità Ebraica di
Amsterdam (capita anche nelle migliori famiglie) per non chiari motivi eretici.
16
17
Benedetto Spinoza, Trattato teologico politico, Rusconi, Milano 1999. P.47.
Minotaure: pubblicazione d'avanguardia fondata nel 1933 da Albert Skira, animata da André Breton, alla quale
parteciparono Jacques Lacan, Georges Bataille, Hans Belmer e i protagonisti del movimento surrealista.
18
18
Duchamp, l’alchimista che osò mettere a nudo nientedimeno che la Mariée ed ebbe salva la
vita, divenendo per tempo cittadino Americano, sfuggendo in tal modo alle ire della novella
inquisizione capitanata dai cubisti-leninisti.
Il comunista Breton, che portava alto lo stendardo de L’Immacolata Concezione in pieno
periodo Stalinista e lanciava anatemi e decreti d’espulsione contro i compagni surrealisti che
si macchiavano di eresia. Dopo Breton, folle d’amore, ammirammo il rosacrociato Yves
Klein in abiti templari che volava e volava più in alto del sole ed ancora più su nel blu
dipinto di blu quando, dissennato qual era, non spendeva il suo tempo a dilapidare oro
nella Senna. Ed ecco lo stendardo di Nostra Signora dei Turchi, la palingenesi Mariana di
Carmelo Bene che fa rima con Turchet, ad anticipare la rivelazione del Terzo Segreto di
Fatima15 .
Sono solo alcuni tra i più blasonati nella schiera degli innumerevoli volti nell’interminabile
corteo di fantasmi dell’Operà, al quale ignoravo di partecipare io stesso, che mi furono
maestri, a loro volta debitori dello straordinario lavoro del prof. Arturo Schwarz19 .
Dall'albero genealogico, le cui radici si perdono nei secoli dei secoli, di Dada e del
Surrealismo, dei quali il prof. Schwarz fu tra i maggiori promotori oltre che maestro dei
Segreti della Cabala Rivelata, si diramano le correnti del pensiero e dell'arte che
ricondussero nelle braccia dell'ortodossia le bizzarre devianze della fantasia oggettivata dal
realismo negazionista.
In futuro i romanzi di William S. Burroughs, saranno studiati invece del libro Cuore,
mentre il Marchese De Sade affiancherà Ignazio da Lojola sui banchi degli studenti di
teologia ma questo futuro è già accaduto, è già storia.
15
Fatima, in Portogallo, è il nome del paese dove la Madonna apparve a tre pastorelli.
“la scoperta della natura fondamentalmente androgina della nostra psiche… porta a capire che i termini di una polarità
possono essere tra loro in un rapporto complementare anziché antagonistico. La consapevolezza è, innanzitutto, comprensione del
proprio sé e questo ci porta al quarto ed ultimo modello fondamentale del sistema cabalistico e di quello alchemico: l'amore come
strumento di conoscenza. L'amore è uno strumento di conoscenza perché ci aiuta a capire il nostro compagno, il quale è un
riflesso di noi stessi. L'amore ci porta a scoprire nel partner il nostro doppio; ci consente di riconoscerlo/la in noi stessi e quindi
di prendere coscienza della natura fondamentalmente androgina della nostra psiche. In poche parole l'amore è illuminazione; o se
vogliamo dirlo con il linguaggio della tradizione alchemica occidentale, attraverso l'amore si giunge all'aurea apprehensio, la
conoscenza aurea di cui è dotato il Rebis, la Pietra Filosofale, è il risultato di ciò che Breton chiamava l'amour fou - amore folle,
totale”. Arturo Schwarz, Cabala e Alchimia, Giuntina, Milano. 1999. P.49.
19
19
IV
PADRI E MARITI
Yerushalaim ha una desinenza plurale perché la Torah fu data in duplice copia: una
per gli Ebrei, ai quali furono consegnati i Dieci Comandamenti e una per gli altri popoli, ai
quali fu consigliato il rispetto delle Sette Nome Noabite. Nel bene e nel male il
Cristianesimo rappresenta l’innesto della Torah nel mondo e sarebbe peggio se non fosse
stato. Desidero crederlo, sebbene la storia della vita di Yeoshua sia stata spesso usata a
pretesto per la persecuzione del popolo al quale era stata donata, che con fede e con
sofferenza la Torah l'ha portata e con generosità l'ha condivisa con le Nazioni senza
pretendere di imporla.
Nella lettura degli Atti degli Apostoli, redatti a ridosso degli straordinari eventi appena
trascorsi e che secondo alcuni studi sono precedenti ai Vangeli, si avverte la preoccupazione
della responsabilità per la gestione patrimoniale dell'oneroso lascito. Quali drammatiche
responsabilità ereditarono questi primi Cristiani ancora Giudei! Quanta fede nel raccontare
alle genti dal forte appetito e dai denti ingialliti che incontrarono oltre il ponte crollato alle
loro spalle l’incredibile fiaba d’uno scriba Fariseo3 forse di confine, ma ancora rispettoso del
riposo del Sabato! Quale angoscia nell’immaginare le terribili conseguenze che avrebbe
comportato la divulgazione dell’Alfabeto Sacro, che pur doveva essere portato a conoscenza
delle Nazioni!
Negli scritti di Paolo si nota l’urgenza di tracciare le linee generali di una versione
semplificata della Scienza Giudaica appetibile al palato dei Romani, ai quali non si poteva
certo prescrivere l’astinenza dalla porchetta o dai divertimenti circensi. Appare evidente la
volontà di tagliare il cordone ombelicale dalla legge Mosaica, uscire al più presto dall’era
rigorosa del Capro e del Rovo di Fuoco per entrare nella nuova era, guizzante e sensitiva,
caratterizzata dall’immaginifico ed estroso Pesce Cristico.
Tra le righe, nei lapsus, nelle varianti e nelle ripetizioni, come nella Prima e nella Seconda
Lettera ai Tessalonicesi, di cui una sembra la rettifica dell'altra, eppure entrambe inserite nel
Canone, si possono intravedere i pallidi riflessi delle feroci battaglie tra le varie scuole del
Giudaismo che si riformavano per confluire nello scenario della Pax Romana, già Cattolica
ed Ecumenica ancor prima che Cristiana. In seguito alla diaspora i resti della
frammentazione del corpus di Gesù contribuirono a ricomporre la pace con Roma, ma ciò
avvenne al prezzo di una divisione interna del Giudaismo.
Quali furono i veri rapporti tra Paolo, fondatore della Chiesa di Roma e Giacomo, Yakov, il
rappresentante della comunità di Gerusalemme, che pare non auspicasse la fondazione di
una Chiesa separata dall'Ebraismo?
Oggi sappiamo che tra Ebraismo e Cristianesimo le differenze non sono tanto teologiche,
quanto caratteriali. In campo teologico i paradossi e le antinomie si risolvono, le cose si
complicano quando le problematiche sono viscerali. Oggi il compito svolto dagli Ebrei della
diaspora, che consisteva nel portare la conoscenza della Torah alle Nazioni, è compiuto
eppure ancora la Società delle Nazioni porta il giudizio severo nei confronti degli Ebrei,
ritornati in Israele con il consenso di U.R.S.S. e U.S.A. e grazie all'intercessione del
Cattolico Wiston Churchill.
Circa 3000 anni fa re David, poeta e profeta, scriveva parole di sorprendente attualità
riferendosi alla Società delle Nazioni del tempo:
3
I Farisei rappresentavano il movimento progressista in Israele, mentre gli Esseni esprimevano le istanze più elitarie e puriste.
Nei passi in cui Gesù intende evidenziare la novità del suo discorso lo paragona a quello dei Farisei per differenziarlo, i Farisei
sono dunque i più vicini al discorso di Gesù, più dei Romani, dei Greci, dei Sadducei o degli Zeloti, raramente nominati e non i
più lontani, come potrebbe far credere a prima vista la lettura dei Vangeli. La polemica Cristiana nei confronti dei Farisei ebbe
inizio dopo il I° sec.
20
‘Hanno detto: “Venite così li escluderemo dalla società delle nazioni; in
modo che il nome di Israel non sia mai più ricordato!”’4
La Shoah è un crocevia simbolico eccezionale, ma non è che un episodio
particolarmente brutale nella storia delle persecuzioni che seguirono alla distruzione del
Tempio e alle ostilità delle catechesi della Chiesa di Roma. Quello che non si rammenda
della Shoah e dei pogrom stalinisti, non ancora noti nella vastità dell’orrore, è la
dissacrazione della Parola data, che nel complesso delle complicità la Società delle Nazioni
ha operato nell’ordine del linguaggio, “della parola del padre e della lingua della madre”, nei
confronti dell’ospite e del diverso, identificato in particolare nell'Ebreo. Da allora la parola
data non ha più fondamento. Non è più credibile. Da allora “la realtà poggia sull’abisso e
l’alterità si è fatta fluttuazione inaffidabile”, secondo l'osservazione di Jacques Derrida5 .
Questo disastro è di proporzioni inimmaginabili allo sguardo che non vede.
Non portò riparazione il processo di Norimberga, che sancì solo una dissociazione a
posteriori dai fatti, in quell’occasione le Nazioni, come nell'Edipo re, di Sofocle6 ,
dichiararono di non sapere:
“Il Coro: … un padre? …freddasti …
Edipo: Freddai … non senza … attenuanti …
Inconscio sparsi morte e sangue. Non ho macchie per la legge. Io non sapevo.”
“Io non sapevo”: l’inconscio è il lusso più costoso che l’umanità ama concedersi.
L’Umanità delle Nazioni, invece di pagare il pedaggio, rinnovò il clivaggio: se prima era
cieca, aggiunse alla cecità l'accecamento. Dimenticò di essere cieca, negò di esserlo, fu cieca
senza saperlo. Oggi, a seguito del conflitto mediorientale, ha fatto di peggio: svezzata dalla
psicoanalisi, ha finto di non vedere ciò che in realtà vedeva benissimo. Per questo i suoi
peccati non le saranno rimessi.
L’antigiudaismo nelle sue articolazioni, antisemitismo e antisionismo, è l’espressione dello
stato di prevaricazione politica e della corruzione raggiunta dal potere. L’ebreo è come
l’ospite del re Amico della mitologia Greca che usava rapinare l’ospite e poi ucciderlo.
Quello che le Nazioni chiedono agli Ebrei è di continuare a recitare la parte della vittima, al
fine di perpetuare la performance dei sacrifici umani, affinché il mondo rimanga uguale a se
stesso.
Nel film The Believer, lo skinhead Ebreo ossessionato dal mito del sacrificio di Isacco,
rivolgendosi a un gruppo di antisemiti consiglia:
“ Volete veramente distruggere gli Ebrei? Amateli”.
Isacco in realtà non fu ucciso, si trattò solo di uno scherzo da parte di Dio. Potremmo
considerarlo uno scherzo di dubbio gusto se non fosse per il lieto fine didattico, infatti
Isacco vuol dire “la risata”. La storia può essere letta come quella di un padre che per la
prima volta sottrae il figlio alla sorte che lui stesso ha subito, sacrificato al destino
tramandato subito dal padre e dal padre del padre. Abramo interrompe la spirale della
coazione dell'identità non individuata e permette al figlio di essere un individuo dotato di
libertà di scelta.
La folla non scherzò nei circhi, al tempo delle corse delle bighe nella polvere e delle
crocifissioni di massa. Oggi i bolidi rossi fiammanti corrono sui nastri d'asfalto perfetti e le
vestali, le caste ancelle della dea Vesta, indossano le vesti del prét-a-porter, ma si pratica
ancora lo sterminio della verità e il genocidio per delega.
Dopo la distruzione del Tempio da parte dei Romani, avvenuta nel 66 dell'era
comune, non si distingueva tra Ebrei e Cristiani, accomunati nelle crocifissioni: erano tutti
4
Salmo 83.5
5
Jacques Derrida, L'ospitalità, Baldini & Castoldi, Milano, 2000.
6
Sofocle, Edipo re, Garzanti, Milano, 1997, pp.140-143
21
Giudei. La setta Cristiana era stata accettata dal rabbino Gamaliel, nipote di Hillel ed era
considerata dal Consiglio come Giudaica a tutti gli effetti. Un pagano che intendeva
convertirsi chiese a Hillel, rabbino Fariseo, di recitare tutta la Torah su una gamba sola,
ossia in sintesi. Questi rispose: “Non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
Questa è tutta la Torah, và e imparala”. Un principio attribuito a Gesù, che divenne lo
slogan non sempre praticato del Cristianesimo.
In quel tempo, molti pagani in cerca di una visione teologica più rigorosa e di un sistema di
vita più salubre trovarono nell'Ebraismo un valido sostegno e si rivolsero più volentieri alla
setta riformata, più elastica sul rispetto delle 613 regole. Roma ritrovò le radici abramitiche
di Edom-Esaù, che è il progenitore della stirpe Romana, ma non stabilì la pace con il
gemello Yakov-Israel, per quanto ancora Giudei e Cristiani fossero accomunati nelle
persecuzioni.
E’ difficile dire quando avvenne la drammatica cesura che diede origine alla teologia della
sostituzione. Sappiamo che fino al Concilio di Nicea del 325 e.c. i Cristiani rispettavano il
riposo del Sabato. Il concilio presieduto dall'imperatore Costantino, seguiva all'editto
promulgato nel 321 che ordinava giorno di riposo la Domenica, dedicata al Dio Sole, una
divinità monoteista. Con un colpo di mano la ribellione domenicale decise che il primo
giorno della settimana sarebbe diventato l'ultimo -beato lui- e l'ultimo, il penultimo:
declassò il Sabato a giorno feriale dissacrandolo e svuotò altresì la Domenica che divenne la
giornata dedicata al tempo libero.
La differenza dal giudaismo divenne scismatica e il Cristianesimo si affermò come una
nuova religione a tutti gli effetti. Le genti della Domenica, che contravvenivano
all'organigramma della settimana secondo le Scritture, iniziarono ad accusare di deicidio il
popolo del Sabato di aver ucciso il Dio Solare Gesù, nonostante il Sole risorgesse puntuale
ogni mattina.
Nessun delitto è perfetto. A parte la sgrammaticatura d’impianto teologico pagano - chi può
uccidere Dio? - le prove del supposto deicidio portavano a Roma e non a Gerusalemme: la
croce è strumento di morte Romano, mentre i Giudei usavano la lapidazione. I Vangeli,
redatti in un momento politico che sconsigliava l'esercizio della critica nei confronti di
Roma, evitano di chiarire i motivi per i quali le folle (di Ebrei) che fino al giorno prima
osannavano il Messia Gesù, d'improvviso gli si rivoltarono contro e misteriosamente
scelsero di liberare, in vece del Figlio dell’Uomo, il bandito Bar Abba, il cui nome significa
Figlio del Padre.
In Gesù visse e morì in Caschemir8 , Andreas Faber-Kaiser riporta una lettera
indirizzata a Cesare Tiberio, del quale afferma l'originale sia conservato nella Biblioteca
Vaticana a Roma e copie della stessa nella Biblioteca del Congresso a Washington, dove
Ponzio Pilato esprime ammirazione e sincero rispetto per Gesù il Nazzareno, con cui ebbe
un colloquio in Pretorio e afferma di non aver trovato alcuna colpa in lui, a conferma di ciò
che riferisce Luca, 23.4. Nemmeno il Tribunale Ebraico trovò colpe nel Figlio dell'Uomo.
Chaim Cohn riferisce di un processo i cui resoconti sono dubbi. L'unica cosa certa è la
crocifissione, che ricadde sui Giudei9.
Né l'ordinamento Romano né la legge Giudaica condannano Yeoshua ben Yoseph, che non
li aveva trasgrediti. Forse fu condannato dal corso fatale della giustizia, rappresentata dalla
Dea Bendata, una divinità più incline alla magia della seduzione che all'affermazione della
verità?
Non si tratta di risolvere il thriller assicurando il colpevole alla giustizia e chiudere in tal
modo il caso, quanto di affermare la veridicità del dogma della Resurrezione vanificando
l'accusa di “deicidio” perché il fatto non sussiste e nello stesso tempo, invitare alla
deposizione del corpus dalla croce poiché, secondo le testimonianze, il soggetto è risorto.
Scrive Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi:
8
Andreas Faber-Kaiser. Gesù visse e morì in Caschemir, DeVecchi ed., Milano 1978 Torino, 2000.
9
Chaim Cohn. Processo e morte di Gesù, Giulio Einaudi Editore.
22
“E se Cristo non è resuscitato la nostra predicazione è senza fondamento e la vostra
fede è senza valore”.7
Eppure, nonostante la predicazione di Paolo, oggi a Roma e nelle sue estensioni si usa
ancora appendere Gesù a quel simulacro di morte. Per lodevoli motivi pietistico catartici?
Certamente, ma non solo.
La crocifissione è un evento pre-registrato dalle Scritture finalizzato all'affermazione della
resurrezione ma il simbolo del crocefisso nel corso del tempo finì per privilegiare la morte
rispetto alla resurrezione11 . Si è detto che la messa in scena fu necessaria al passaggio
iniziatico dell’umanità, in rappresentanza della rinuncia all'io piccolo. Si è detto anche che
fu una prefigurazione della Shoà, che si può leggere in altri passi del Libro, come nel
Cantico dei Cantici, dove la regina di Saba, amante del re Salomone, è percossa dalle
guardie.12
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi… perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli”.13
Le parole di Gesù sono rivolte a quelli che lo ascoltano, che sono Giudei, un fatto
che tende a sfuggire all'attenzione per via dell'abitudine iconografica ad un Gesù biondo
che parla ai biondi.
Non stupisce la diffidenza e la sfiducia che mostrano gli Ebrei per i Cristiani. Il popolo della
Domenica si è appropriato dei libri, si è auto proclamato il nuovo popolo Ebraico e ha
coperto di accuse infamanti e progettato lo sterminio del fratello, definito maggiore o
minore secondo le circostanze ma che è gemello, poiché sia il Giudaismo rabbinico che il
Cristianesimo nacquero dalle ceneri del culto del Tempio negli stessi giorni.
Gesù è un prodotto Israeliano e la sua vicenda diventa incomprensibile separata
dall'ambiente originario. Nacque nel nome della legge durante un censimento a Betlemme,
Beit Lehem, la Casa del pane, in terra d'Israele e fu posto in una mangiatoia sulla paglia, le
spigolature di grano avanzate dalla storia di Ruth.
Circonciso nel nome del padre, con il nome di Yeoshua Ben Yoseph, Giosuè, Figlio di
Giuseppe, morì sotto Ponzio Pilato, giustiziato per non aver commesso il fatto. Secondo le
Scritture resuscitò e questa volta divenne davvero fuorilegge: insepolto, in parallelo alla
vicenda di Edipo, divenne apax, apolide e senza pace, prefigurazione dell'Ebreo Errante.
Ospite di Roma con tutti gli onori, divenne colui che la ospita, in grazia del sistema di
scambio di ostaggi, delle sostituzioni simboliche che intervengono tra l'ospite, colui che
ospita e colui che è ospitato.
La garbata vicenda di ostaggi si complicò quando nel 2002 un centinaio di Filistei presero
in ostaggio a Beit Lehem, la Casa del Pane, la Casa della Natività e insieme all'edificio, ai
custodi e al cibo immagazzinato, presero simbolicamente in ostaggio anche l'ostaggio
dell'ostaggio, con una mossa che nel Presepe Napoletano è chiamata il gioco delle tre carte,
che si gioca con le immaginette di Sant’Antonio, Santa Chiara e il Jolly, ovvero il Gran
Moufti di Gerusalemme, alleato dei nazifascisti durante il secondo conflitto mondiale, zio
ed educatore dei nipotini nel ruolo di vittime14 .
7
Prima Lettera ai Corinzi 15, 14-15.
11
Una prevalenza iconografica non determinante nel Cristianesimo dei primi secoli, lo divenne a posteriori.
12
Cantico, 5, 7-8.
13
Matteo, 5. 10-12.
“Il mufti di Gerusalemme Haj Amin El Husseini pregava apertamente i Tedeschi per l’olocausto: -I tedeschi non hanno mai
fatto del male a nessun mussulmano e stanno combattendo di nuovo il nostro nemico… Ma soprattutto hanno risolto la
Questione Ebraica. Questi legami e soprattutto l’ultimo (la Soluzione finale), hanno reso la nostra amicizia con la Germania
non un fatto occasionale, dipendente dalle circostanze, ma una permanente e duratura amicizia basata sul reciproco interesse.-”
Tratto da La trama dell’odio, a cura della Adei-Wizo, Milano, 2005.
14
23
Il sole d'Occidente si sposta sempre più ad Oriente, mentre ad Occidente sorge la
Luna e secondo l’annuncio delle profezie, l'islamizzazione avanza a tappe forzate. E’
probabile che quello che la Cristianità subirà rinnovate persecuzioni, più drammatiche di
quelle passate e delle attuali, che contano milioni di morti in Africa e in Asia e qualche
strage anche nel cuore dell'Europa e forse, ancora secondo le profezie, che ciò che resterà del
Cristianesimo farà ritorno a Nazareth, ossia alle proprie radici. Depurato dalle forme di
paganesimo e d'irrazionalità, si costituirà in milieu, un'elite, com’era in origine, mentre le
masse dei devoti alle bende di padre Pio sarà motivo di crescita sottomettersi alla legge della
Shaaria.
Le profezie non si realizzano inevitabilmente, gli eventi sono cangianti, la storia è mutevole
e trasforma rapidamente le sue linee ma per il momento questa è la tendenza.
24
LA LEGGENDA
“ Oggi muore un Dio e nasce un uomo… che vivrà per sempre ”
Proclama David Brandon, interprete di Caligola nel film di Joe D’Amato, nell’istante fatale in
cui l’arciere scocca il dardo che gli trafigge il petto.
25
1
IL FIGLIO PRODIGIO
Nacqui un Venerdì sera, il 20 Marzo del 1953, sotto il segno dei Pesci, venti minuti
prima dell’equinozio di Primavera. Era già Shabat. Si attese fino al 1994 per vedere nel cielo
la Cometa di Halley ma alla mia nascita un mago profetizzò: “Questo bambino diventerà
un grande attore”. Grande non fui, ma la mia vita fu teatrale.
Non mi dilungherò sul ritratto della mia infanzia infelice e ricca di gioia. Mio padre e mia
madre m'insegnarono ad amare l'arte e non m'impartirono un’educazione religiosa, anche
questo fu motivo di gratitudine. Uno dei miei primi ricordi risale all'età di quattro anni,
all'asilo delle suore. Sulla parete in penombra del corridoio, in alto, era appeso il busto di
plastica luminoso di un uomo, il suo cuore rosso trafitto da aculei, sanguinante, era estratto,
sospeso sul suo petto. Portava una corona di spine in testa e gocce di sangue rigavano la
fronte. Era spaventoso a vedersi. Ricordo i bambini seduti intorno a me che intonavano un
canto lugubre mentre picchiavano sulla mia testa. Ero talmente stupito dalla cupa
rappresentazione rituale che restavo a prenderle come pietrificato, mentre le suore,
testimoni mute avvolte nei lunghi abiti neri, osservavano la scena. Mia madre mi tolse da
quel luogo infernale dopo pochi giorni.
Trascorrevo il mio tempo disegnando in modo quasi autistico. A tredici anni mi accorsi che
nei giardini splendeva il sole e nei prati gli zingari correvano con i lunghi capelli al vento.
Menestrelli elettrificati, attraversati da nuovi suoni siderali, raccontavano fiabe e rivelavano i
misteri. Uno spirito si aggirava sul Pianeta creando gap generazionali e nuove aree di
consumo. Si partiva per la Luna con i motori riciclati delle V2 Tedesche. Superata la
membrana dell'uovo planetario si passeggiava nello spazio, non solo con l'immaginazione
come i viaggiatori astrali del passato, ma con il corpo fisico. Dopo la guerra più spaventosa
che la storia ricordi, il mondo ricomponeva in gioiosa sintesi Marx, Freud, Einstein, Coco
Channell, logica binaria, LSD25, bacinelle di plastica, bamboo intrecciato, Hollywood,
neorealismo, gonne a pois, geometrie asimmetriche e rock'n'roll. L'Umanità guardava in
cielo in attesa degli U.F.O. e si poneva con urgenza una domanda: “Esiste la vita su altri
pianeti?”. Alcuni si chiedevano se esistesse la vita sul Pianeta Terra, tra questi i parenti del
cugino It, di San Francisco1 .
Ancora l’umanità non si era resa conto che nel balbettio spesso incoerente si stava
disegnando una generazione di Messia, sebbene alcuni vagabondi come il poeta Allen
Ginsberg che urlava Kaddish e incitava a togliere le serrature dalle porte e anche le porte dai
cardini lo gridassero al vento, noi ragazzi complessati non lo credevamo fino in fondo, per
falsa modestia e per abitudine alla sottomissione.
C’erano le Guardie Rosse Della Regina di Cuori e le Guardie Nere del Re di Picche, non
era certo il Paradiso ma era pur sempre un giardino, ricco di fascino e di mistero.
“Where do you find rabbits”“It depends, where you lost them?”
Era il compleanno di qualcuno? No, ogni giorno era un party, era la festa del non
compleanno e mi lasciai rapire dalla ciurma dell’Ammiraglio Dodgson.
Ascoltavo Radio Montecarlo di nascosto, come i partigiani di un tempo appena trascorso
ma già lontano avevano ascoltato le trasmissioni di Radio Londra. La tv portava dall’etere le
immagini evanescenti e instabili del mito. Mike Buongiorno presentava strani personaggi
genialoidi in un programma di giochi a premi, tra questi John Cage, uno stravagante
micologo che si guadagnava da vivere con i quiz e a tempo perso faceva musica con i
frullatori e le vasche da bagno.
I Beatles, svaniti e fuori luogo, conquistarono il Pianeta con All you need is love. Correva
voce che le canzoni ascoltate al contrario sul giradischi, rivelassero il nome di Satana e
l'annuncio della morte di Paul, sostituito da un sosia. Inoltre, “Paul is dead” per omofonia si
poteva leggere police death. Qualcuno credeva di leggere nelle iniziali del titolo della
1
Personaggio della serie televisiva La famiglia Adams e anche una testata della stampa underground della West Coast.
26
canzone Lucy in the Sky with Diamonds le iniziali del dietilamide di acido lisergico sintetico,
noto cpome L.S.D. Per comunicare da cetriolo a cetriolo, il soprannome degli agenti della
CIA, si usavano scrambled messages, messaggi strapazzati e Calling active agents, diventava
agents active calling. Il cifrario, semplice e insospettabile, nascosto ai sapienti e reso leggibile
solo agli umili, superava i controlli alle frontiere ben guardate dagli sgherri e rimase in uso
fino alla fine del millennio quando, come si suole dire, si mangiò la torta e la realtà divenne
trasparente.
Scrive Michael Drosnin in Codice Genesi:
“La scrittura speculare ha una tradizione antichissima. E' la stessa Bibbia,
attraverso le parole del primo profeta, Isaia, a definirla la chiave per leggere il futuro:
-Per conoscere il futuro dovete guardare indietro-. In ebraico, le stesse parole
possono essere tradotte anche come: -Leggere le parole al contrario-”2 .
In Magical mystery book3 , Matteo Guarnaccia analizza i codici di una
un’inquietante illustrazione per la copertina del terzo numero della rivista Zap Comix del
1969, del fumettista Rick Griffin, visionario artista psichedelico californiano.
Vestivo i colori di King’s Road, le bandiere dell’Operà di Parigi, lo slang dell’Higway
61 e l’arroganza di un apprendista prete di Harajuku. Non mancai di addolorarmi per la
guerra del Vietnam. Alternavo momenti di depressione a stati di euforia, durante i quali
cercavo di far crollare i muri dell'incomunicabilità e della noia che mi circondavano. Pochi
potevano sopportare la mia vivacità compulsivo. L'uso del codice non mi evitò di finire
sotto osservazione e con altri dissidenti conobbi la psichiatria e la farmacopea sul campo.
2
Michael Drosnin. Codice Genesi, Rizzoli, Milano 2003.
“Inconsciamente l’artista col suo straordinario disegno ci offre una potente summa degli elementi della leggenda beatlesiana.
La scena si svolge all’interno di una oscura e labirintica Caverna sotterranea di cui non si riesce ad individuare la fine. Le pareti
della caverna che danno verso l’esterno sono costituite da un coacervo di massi a forma di uova. Il luogo è collegato con l’esterno
attraverso una ripida scala scavata nella roccia. Sotto il lato più buio della scala è in pieno svolgimento una sanguinosa mischia
tra globi oculari che si stanno azzuffando per impadronirsi di due sacchetti di monete d’oro.
Come in un incubo buñueliano alcuni globi sono già stati tagliati a metà con una lama. Un globo abbarbicato su una catasta di
teschi, perso in un’estasi egotica, ripete la parola “Io!”, indicandosi con ambo le mani. La visione del globo oculare
“interiore” (quello che nel Tantra è rivolto verso il “punto immutabile”, il nervo pingala) è in diretta connessione con l’occhio
sacrificato da Odino durante l’iniziazione per accedere alla conoscenza delle rune. È l’occhio della trasformazione della coscienza
che entrando nell’oscurità dell’anima, porta al dissolvimento del mondo storico e temporale. A terra sangue, teschi e catene. La
lotta interiore verso la liberazione non farà prigionieri.
Il centro della scena è occupata da uno scarabeo colorato visto di spalle, con le elitre che si stanno per aprire per rivelare due ali
lucenti. È un po’ piegato in avanti, regge con una mano un bastone e con un’altra una lanterna. Il combustibile che illumina la
lanterna è una “A” alata (il potere della prima lettera dell’alfabeto, l’insetto con la grafia modificata ad arte, Beetle con la A).
Lo scarabeo si è fermato un attimo prima di affrontare la salita verso il giorno e la luce e rassicura con un gesto della mano un
piccolo sole scalzo (Here comes the Sun) che guizza sulle scale e gli indica l’uscita. Dalla bocca gli esce un fumetto con la parola
ebraica Giosuè (il prediletto da Dio). La figura di Giosuè presenta alcuni aspetti che lo mettono in collegamento con la nostra
indagine: egli è l’esploratore che Mosé manda in avanscoperta durante il viaggio di ritorno dall’Egitto (la funzione esplorativa dei
Beatles); è colui che utilizza la musica per far cadere le mura di Gerico (il potere del suono) che riesce a fermare il sole alto nel
cielo (evidenziamento della scelta del lato chiaro).
Il giovane sole ha un unico occhio (è l’occhio di Horus ma è anche l’occhio superstite di Odino, quello che si apre sul mondo
fenomenico). Il sole è circondato da una ruota di raggi spermatici e porta sospeso sul capo il serpente uroboro che si morde la coda
(la circolarità dell’esperienza). Lo scarabeo non è per nulla turbato dalla raccapricciante scena che si svolge a pochi passi da lui.
Una catena spezzata giace ai suoi piedi. Un enorme lombrico, simbolo delle forze ctonie, lo accompagna evidenziando la
prudenza del cammino esoterico, la circospezione nella rivelazione del segreto degli arcani.
L’insetto nell’illustrazione griffiniana rappresenta chiaramente una figura canonica dei tarocchi: l’Eremita (carta VIIII, l’uomo
nuovo). La lanterna che regge lo rende contemporaneamente illuminato e illuminatore...
…Il disegno rivela il momento esatto della rinascita, la luce è lì a portata di mano (o di zampa visto che parliamo di scarabei).
Come allegoricamente suggerisce la parola VITRIOL (vetriolo) nella tradizione alchemica: Visita Interiorum Terrae
Rectificando Invenies Occultum Lapidem. Visita le viscere della Terra e purificando rinverrai la pietra nascosta...“
Matteo Guarnaccia, Magical mystery book, Apogeo-Urrà, Milano 1998.
3
27
Con gli psichiatri ci salutammo da buoni amici prima dell’introduzione della legge Basaglia,
che svuotò i manicomi stabilendo i diritti civili anche per i matti e i dissidenti.
Anche la polizia raccoglieva dati sui miei comportamenti bizzarri, ma siccome non incitavo
nessuno a lanciare sassi, non furono troppo severi con me.
Insieme a Fabrizio studiavamo Dada, ascoltavamo Miles Davies e Dizzy Gillespie, i Pink
Floyd, Jimy Hendrix, i Fuggs, leggevamo le poesie di Basho e i romanzi di De Sade,
giravamo film superotto e grattavamo con la lametta le pellicole delle nostre avventure
trattate con gli acidi. Scoprii la macrobiotica e l'I King3, divenni vegetariano, iniziai a
dipingere su tela. A scuola ero considerato un elemento pericoloso e anch’io consideravo la
scuola una pericolosa fabbrica d’ignoranza, produttrice di comportamenti devianti.
Lasciarla fu una liberazione. A sedici anni lasciai anche la casa dei miei genitori che con
affetto e comprensione, avevano sopportato oltre misura l'esuberanza mia e dei cerca-guai
che frequentavo.
Totalitarismo, disinformazione, paura, alcool, colesterolo e tristezza indotta erano
gli strumenti di controllo della coscienza dell'Uomo a una dimensione, secondo la
definizione di Herbert Marcuse. I Biechi Blu, nel cartoon dei Beatles Yellow Submarine,
metafora della balena di Giona, agivano sull’Umanità attraverso l’intossicazione
informatica, energetica, molecolare, dietetica. La cultura materialista della fine poteva
ammettere la ripetizione ipnotica di liturgie incomprese, rappresentate dalle religioni
istituzionali volte al controllo di massa, ma ostacolava le ricerche e le espressioni individuali
più autentiche che, seppure in modo confuso e naive, aprivano le coscienze a una
percezione più ampia. Era in atto una guerra spirituale combattuta con se stessa
dall'umanità in evoluzione.
L'800, il secolo delle tendine alle finestre e dei centrini sul tavolo, aveva espresso la forma
prevalente nell'apparato metallurgico Vulcaniano della ferrovia, una scala appoggiata sulla
linea d'orizzonte. La rotaia parallelista cedeva a malincuore il posto alle mappe rizomatiche
e alla perdita di direzione in assenza di gravità nella verticalità dei viaggi extraterreni.
La prospettiva, unica visione veridica accreditata dal '500 in poi, si svelava alla nuova
osservazione come un'illusione ottica, soltanto una forma simbolica tra le altre. Nella
cosmogonia del nuovo universo la visione fluttuante di Giotto sospesa in equivalenze
gerarchiche, si attualizzava nell'esplosione degli oggetti nella piscina di Zabriskie Point, di
Antonioni. Il mondo, trasmutato dalla fornace della guerra e dalle conquiste della classe
operaia, si ricomponeva nei quid e nei quasar mercuriali della sensitività tattile e digitale. La
fusione irrompeva nelle associazioni più disparate della vita corrente: jazz fusion, fusione
nucleare, fusione sessuale, fusione delle coscienze. Il medium è il massaggio e il messaggio
del fluido è la fusione stessa, simboleggiata dal travaso dei liquidi del segno dell’era nascente
dell'Acquario.
La medicina Occidentale che aveva ottenuto i migliori risultati con la chirurgia eliminando
gli organi affetti da scompensi, iniziava a mutare l’atteggiamento di sufficienza riservato alle
antiche tradizioni Cinesi, Tibetane e Indiane e le osservava con uno sguardo nuovo, come
scienze dalle quali trarre insegnamenti. Riconsiderava le diluizioni e la sublimazione
alchemica utilizzati nell'omeopatia, fondata da Hannemann nei primi ‘800, che leggeva un
messaggio nel sintomo e una risposta nel pharmacon, veleno e medicamento. Instaurava una
relazione informatica con un corpo comunicativo e simbolico tramite la simpatia e dosaggi
infinitesimali; considerava il soggetto come singolarità in relazione con l'ambiente,
piuttosto che un contenitore d'organi separati, separato tra uguali contenitori. Con l'aiuto
della dieta, sbagliando e imparando, l’Umanità riscopriva la possibilità di modificare la
propria struttura psico-fisica e a prevenire e curare le disfunzioni.
I King, il Libro di mutamenti. Reso celebre in Occidente da Carl Gustav Jung e Richard Wilhelm. Consiste in una
combinazione di permutazioni binarie composte da otto trigrammi di tre linee che producono 64 esagrammi, il numero
corrispondente ai codoni del codice genetico. E' un codice matematico in forma di oracolo sapienziale, dove gli ideogrammi, ottenuti
con sistemi casuali in rapporto di sincronicità, rappresentano la sintesi simbolica della totalità degli eventi possibili nella realtà
quadridimensionale.
3
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Psyke, anima e delos, rivelare. Psichedelica è l'espressione attraverso la musica, la
danza, la pittura. E’ l'arte stessa, le cui origini si perdono nella notte dei tempi e le cui
acque sotterranee hanno continuato a scorrere cristalline e hanno informato ogni aspetto
dell’attuale esistenza.
La New Age è un genere editoriale che tra le sue collane ha raccolto perle di saggezza,
frammiste a vetrini colorati. ha riconosciuto il mondo panico dei cristalli e Gea, il Pianeta
Terra, come Dea e Madre, viva e senziente, dal cui centro sorgono le radici sottili dei nostri
corpi come quelle degli alberi. Nei suoi scaffali si trovano diamanti come La Profezia di
Celestino, missing link con il Cattolicesimo, ma la New Age è solo un pallido riflesso dello
spirito che mosse le fresche, irriducibili politiche dell’estasi psichedelica.
Il baby boom creò una generazione di profeti econ questa una de-generazione di santoni
dell'indeterminato e di sette trascendentali che profittarono delle fluttuazioni eteriche per
soggiogare le menti più fragili; ma l’esperienza psichedelica elideva i sistemi coercitivi con
l’innocenza, li attraversava negando serenamente la necessità di controllo.
L'aspetto farmacologico dell'Acid Test fu un momento marginale, nella ricerca della
percezione e della relazione del se con il Cosmo. Non mancò l'abuso di droghe, ma in tutti
gli strati sociali si abusava di tranquillanti, barbiturici, eccitanti, alcool, caffeina, nicotina
edi tutta la gamma delle droghe considerate lecite, che i Rollings chiamavano Little mother
helpers. Il mondo intero era sotto l'effetto di droghe, ma una parte non sapeva di esserlo
perché le chiamava con un altro nome: pillole per dormire, pillole per studiare, pillole
contro l'ansia, elisir di lunga vita come vino, whisky, birra.
E’ la parola che crea i mondi.
Le sostanze psicotrope in grado di produrre stati di coscienza alterati divennero la chiave
dello scontro tra i nuovi modelli di percezione e il piccolo mondo antico. Fingendo di
combattere il pericolo oggettivo insito nell'uso incauto del veicolo di ricerca psichica, il
pharmacon, o veleno, la Banda Nova, il Sindacato che operava per la distruzione del Pianeta,
secondo W.S.Burroughs, incanalò il consumo di sostanze verso quelle che producevano
maggiore dipendenza e minori rivelazioni. Rafforzando il controllo contrastò anche il
pericolo insito nell'espansione delle coscienze e dimostrò che le droghe hanno un sesso. Lo
stratagemma rallentò ma non fermò la mutazione in atto.
La psichedelia segnò la differenza dalla generazione agnostica, che era uscita vittoriosa dallo
scontro con l'irrazionalità nazista grazie alla concretezza, ma che si rivelava inadeguata ad
affrontare la realtà di cui la geometria frattale mostrava il disegno. Mentre la ragione
proclamava la morte di Dio, una nuova super razionalità stipulava il Nuovo Patto. L’uscita
dall’Egitto, il mondo stretto, rivelava un mondo sconfinato e terribile e le frontiere non
facevano che aggiungere desiderio e fascino al mistero.
Peter Sellers nella parte dell’Ispettore Cloiseau: “Avete un tlephon? ”
Portiere d’albergo, visibilmente contrariato: “ Non abbiamo tlephon, qui”.
Londra era la fine del mondo e al Paradiso di Amsterdam suore supersexy e copie di
Marilyn Monroe danzavano illuminate di luce ultravioletta. Attraversai l’Europa insieme ad
Anna, compagna di viaggio, fan dei Beatles. Per emulare gli astronauti si faceva centrifugare
nelle lavanderie a gettoni di Edimburgo e sembrava una santa quando leggeva Kaddish, di
Allen Ginsberg.
Partimmo per il Magreb, alla ricerca dei suonatori del flauto di Pan, nei luoghi che
avevano visto l’esilio di William S.Burroughs e altri scrittori della Beat Generation. Al
tramonto sedevamo con i vecchi sulle rocce di fronte all'immensità dell'oceano e ai colori
infiniti digradanti nel nero del cielo. Attraversammo il deserto con 50° all'ombra a bordo di
un autobus con le galline sul tetto. Una donna ci offrì the alla menta nel villaggio di
capanne. Non incontrammo musicisti o scrittori, tranne un poeta marxista a Larache e
sguardi fieri nella casba di Algeri.
Uscì il film sul concerto di Woodstock e mi tagliai i capelli. Gli hippies si costituirono in
partito, iniziarono a giocare in borsa e mutarono in yuppies. Il party a Hollywood terminò
bruscamente, Charles Manson si prese cura dei miseri resti. L’autobus per Nowhere aveva
cambiato itinerario, ma la morte precede sempre una rinascita.
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Baba Bedi, ultimo principe Sik, grande divoratore di polli fritti che trasmutava in saggezza
cosmica e papà di Kabir, interprete di Sandokan, con i suoi insegnamenti tantra mise ordine
nel mio album di disegni e nella teoria dei colori.
A 18 anni ebbe inizio la mia carriera di grafico. Divenni consulente di un’azienda
informatica, in occasione di un progetto nell'ambito di una mostra di design Italiano al
Museum of Modern Art di New York. L’architettura guardava gli esempi viventi di antiche
civiltà, incontrava le tattiche nomadi e le tecnologie cyber, si scopriva contenitore fluido,
capace di plasmare e di essere plasmato, ma presto l’accademia riguadagnò il terreno che
l’architettura della deriva aveva conquistato con un colpo di genio. Le città sarebbero
rimaste obitori delle macchine per vivere, per buona pace di Le Corbusier e della sua corte
di becchini.
Ero affascinato da mappe e labirinti e Milano è una città ricca di giardini segreti. In quei
giorni si sputava sulla cultura come i questuanti sazi e ubriachi durante i banchetti del
settecento. Nello studio di Simonetti, sotto una rispettata bandiera Americana, tra le riviste
accatastate nella sua libreria sfogliavo la Sposa messa a nudo dai suoi celibi di Duchamp
come un libro porno e rimasi folgorato dai collages di Tadanori Yokoo.
Una nuova star cadde sulla Terra. Anna se ne accorse per prima, durante uno dei
nostri soggiorni londinesi. Androgino come un Messia lebbroso dai capelli rossi, non
conosceva sale d'attesa: David Jones -due nomi una garanzia- alter ego di Ziggy polvere-distelle, un travestito dell’uniuverso glitter, alias David Bowie, come Bowie knife, il coltello da
guerra americano, fece crollare le mura di Gerico evocando le stridenti sonorità inedite che
accompagnavano antiche poetiche trattate con il metodo del cut-up e delgli scrambled
message.
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2
DISPERATO MA NON SERIO
“Allora Dio fece per Adamo e la sua donna tuniche di pelle e li vestì.”1
Il vestito è la seconda pelle artificiale e segna la differenza dalla natura. Estensione
dell’idea e supporto della scrittura, esprime simboli di status e appartenenza ed è veicolo
dell'alfabeto della passione. Non avevo mai smesso di vestire abiti sorprendenti. Bastava
poco per stupire un pubblico, allora. Non c'erano stilisti, c'erano i sarti e la moda la
facevano le donne berbere, indiane, i ragazzi sulla strada, le regine e le mogli dei presidenti.
L'atelier della moda rinasceva tra fiori e inediti colori e mi accolse nel suo staff.
Erano i giorni delle120 Giornate di Sodoma, il film di Pasolini che presentò prima d’essere
ucciso. Il maestro Nason provò ad insegnarmi a stare seduto ma lasciai la pace del dojo2 . Le
transenne a strisce bianche e rosse mi chiamavano di nuovo in strada. Venne la disco e
anch’io, malvolentieri, scesi dalla rassicurante colonna del minimalismo morale come lo
stilita del film di Buñuel, trasportato in discoteca dal diavolo in gonnella a bordo di una
cassa da morto semovente.
A Londra, tra gli stand glitter dei magazzini di Biba il neorealismo sposava le grandluxe. Le giovani mamme, rinchiusi i bambini nelle gabbie di rete metallica del campo
giochi, si dedicavano allo shopping, finalmente libere. Sul tetto sventolavano lunghi
stendardi neri, come a predire l’arrivo delle flotte dei pirati e della peste. Durante i
ricevimenti, nel salone da bagno della sua casa, capitava di conversare con parrucchieri
italiani e modelle di Dalì.
Un giorno passeggiavo sul limitare di Word’s End, carico di atti di desiderio e libretti
d'istruzioni per una vita fallo da te acquistati a Compendium Bookshop, quando la mia
attenzione fu attratta dalla vetrina sbarrata da una griglia bianca di un negozio blindato.
Sulla porta una targa in ottone a rovescio: Seditionaries, incisa con caratteri English Script,
invitava a starne fuori. Suonai il campanello con trepidazione. Venne ad aprirmi Michael,
un ragazzo biondo dal viso d'angelo. Mai avevo visto un esempio d'iconoclastia pura come
si dispiegava in quel negozio. I simboli sovrapposti d’ideologie annullavano i significati
nell'iridescenza di luce nera e per l’ultima volta elettrizzavano il corpo frammentato dei
cascami delle avanguardie storiche ricucito con zip e spille da balia. Un faro scendeva dal
soffitto sfondato e sull'armadio in fondo, la foto di Piccadilly Circus distrutta dalle V2
rovesciata in bianco e nero. Gli skinheads, che pur senza capire ne percepivano la pericolosa
alterità, ogni Sabato lo devastavano. Per questo era blindato: l’estetica sposava la funzione
senza concessioni ad estetismi d’avanzo.
Si trattava di un cristallino esempio di radical design. La press non poteva resistere al
travolgente sex appeal e con falso raccapriccio esclamava a caratteri cubitali:
“Orrore! Falli e arti strappati in vetrina, forse sono veri!”.
Alla cassa Jordan, Il volto incorniciato dai capelli rosso fuoco scolpiti come fiamme,
sovrapposto da un make-up picassiano. Interprete dei film di Derek Jarman, tra cui Jubilee
e Sebastiane, a tempo perso faceva la commessa nel negozio di Word’s End.
La maschera che portava in ogni circostanza sacralizzava l’istante e il luogo, era un antidoto
alla Grande Illusione. L’innesto dell'arte nella vita corrente produceva uno shock emotivo e
vanificava il concetto di tempo libero, tanto caro ai sociologi della rivendicazione.
Jor-dan è il nome di un fiume, il Giordano, significa: è finito l’amaro giudizio, il giudizio
severo di Dio. Jordan era anche manager di Adam-Ant, Adamantino Adamo la Formica che
proclamava le lodi della chirurgia plastica nelle vesti di un golem futurista. Il nome rivelava
la missione, come una formica costruiva gallerie sotterranee: arava ed areava Adamà, la
1
Genesi ,3,21-22
2
Tempio zen.
31
Terra, nostra madre. Anche David danzava e cantava "come una formica" di fronte a Dio e
all'Arca Santa, senza timore di umiliarsi (2 Sam. 6, 5.23).
In posa futurista, con lo sguardo di Dalì, sans le savoir, guardavamo i personaggi
dell’Angelus di Millet nella posa della mantide religiosa in preghiera al vespro come fossero
sulla tomba del bambino morto, sepolto sotto gli strati di pittura.
Osservammo le movenze dell'insetto killer che uccide il partner dopo l'accoppiamento
quando è in cattività.
- Norman, don't you love us? - Chiedeva Adam.
Trovai sorprendenti consonanze tra Adamo e la formica molti anni dopo negli appunti
personali di Prosper Azulay, in una raccolta di associazioni tratte dall'Alfabeto Sacro:
“La parola AMT letta in ebraico, emet, è la verità che l'aede-emet
accompagna ai suoni armoniosi della lyra”.
“Atn è il verbo <io darò> ma in inglese Ant è la formica”.
“…AT-EADM o AT-N, ant, l'uomo preceduto da A-T4 , la totalità delle 22 lettere è
l'uomo preceduto dagli Angeli…”
“Dalla formica all'uomo, il miglio, Millet…”
Miglio, millet, mil- let, il nutrimento delle formiche, e(n)mly(n) in ebraico: l'antenato/antennato dell'uomo.
Avevo incontrato gli eredi degli eretici catari, lessi alcuni anni dopo in Tracce di
rossetto, di Greil Marcus, che svela i percorsi segreti da Lao Tzu a Sid Vicious.
Mentre è comunemente accettato che Bach componesse musica secondo le regole della
cabala ancora stupisce che alcune canzoni pop trattino segretamente i misteri.
Fortuna vuole che la musica classica, di cui conoscono i ritornelli, sia l'unica che i sordi
riconoscono come musica.
Le autorità volevano comunque proibire l’uso del walkman: “E' per la salute dei ragazzi, è
pericoloso per l'udito!” - Poveri cari, si prendevano cura delle nostre orecchie! –
C’era qualcosa di giudeo ma esagerato, urlato ed elettrificato, nella nuova fresca
vague anarchica: la dialettica negativa di Theodor Wiesengrund Adorno con l'umorismo
come valore aggiunto. I Sex Pistola, in Belsen is a gas, preferivano il quartiere suburbano di
New Belsen omonimo del lager, alla vacanza nel sole, mentre gli Psychic tv registravano i
dischi nella stanza dei capelli di Aushwitz, in Polonia, quando avrebbero potuto farlo più
comodamente nelle sale d'incisione alle Seichelles. Cristiani integralisti incitavano alla
crocifissione di Sid Vicious, che si autodefiniva un anticristo ma lui li aveva preceduti: aveva
già provveduto a farsi ritrarre in stato di crocifissione. I ragazzi nella Londra nel ’77
Suonavano i 45“ a 33”, portavano capelli a raggiera arcobaleno, indossavano abiti e sessi
rovesciati, svastiche sopra i ritratti di Karl Marx, sopra crocefissi a testa in giù, sopra
immagini porno, sopra alle poesie di Tristan Tzara trascritte in alfabeto black mail.
Una nuova partitura sgangherata spazzava via la grande truffa del rock'n'roll, la spazzatura
sulla quale lo star system aveva lucrato ben oltre la data di scadenza.
L'autobus per Now - here era di nuovo in viaggio.
Punich in Gaelico è la lingua segreta degli uccelli e Punch è la rivista di satira popolare e
Punk, marcio, era il logo della nuova nobiltà selvaggia che sorprendeva il Bianconiglio
mostrandogli Sua Maestà con la bocca cucita da una spilla da balia, pur riconoscendole la
nobiltà indiscussa. Obiettivo dell’oltraggio non erano i reggenti, ma i realisti.
Mentre Milano ‘creava’ giacche di montone dalle asole perfette, l'Angleterre, ricuciva
i brandelli del corpo di Horus con zip e spille da balia, le più grandi invenzioni del secolo
insieme all’Alka Setlzer.
4
A-T: Alef e Tav, le lettere di inizio e fine dell'alfabeto.
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Partii per un pellegrinaggio al Museum of Art di Philadelphia in Pensylvania, oltre oceano,
che conserva i più importanti lavori di Marcel Duchamp secondo la sua volontà, Le Grand
Verre, Il Grande Vetro, ovvero la Mariée mise à nu par ses célibataire, même e l’Etant Donnés
1° la chute d’eau 2° le gaz d’éclarage. Quest’opera di cui fino a pochi anni fa era proibita la
pubblicazione per espresso desiderio dell’autore, si poteva ammirare solo guardando
attraverso i due buchi praticati nel portone che Duchamp aveva prelevato a Cadaques, sulla
costa Catalana. Vissi a New York quaranta giorni. Ero felice lì.
Di ritorno nel vecchio continente, decisi di farla finita, di uscire di scena o per meglio dire,
di entrare in scena. Vinta l'innata timidezza, pubblicai un necrologio sul Corriere della Sera
con l’epitaffio preso a prestito dalla stele di Duchamp: “Muoiono sempre gli altri” e con lo
pseudonimo di Mitzio avvisai la stampa della dipartita dal mondo dell’amico e più che
fratello Maurizio Turchet. Così persi la mia vita che divenne un'immagine da magazine.
Quel giorno nacque un Artista.
Non consideravo l’arte con l’A maiuscola migliore di quella commerciale, anzi, avevo scelto
deliberatamente di operare in un ambiente commerciale più fresco e meno controllato dei
locali stantii delle gallerie e dei musei, luoghi d’intossicazioni inaciditi dalle miserie
dell’invidia e oscurati da presuntuosa ignoranza. Il mondo commerciale, almeno in quei
giorni, permetteva maggiore libertà d’espressione rispetto a quello consacrato dell’art pour
l’art, l’arte separata fine a se stessa che si trascinava dal secolo precedente quando la pittura,
scalzata dalla fotografia e priva di ruolo divenne inattuale.
Desideravo portare il mio contributo all’ingresso dell’arte nella vita corrente, un tema caro
ai situazionisti, magistralmente attualizzato dai ragazzi di World’s End. Per questo all’inizio
avevo scelto un ambito più onesto e meno viziato dell’arte ‘pura’.
Ora, invece, avrei trasformato la mia persona, la maschera di me, in un veicolo per
canalizzare l’arte nel quotidiano e realizzare l’equazione espressa dalla concezione Maia:
T(E) = Arte, dove T è tempo ed E, energia, è ogni fenomeno discreto
tridimensionale, che - nel suo tempo - è sempre di natura estetica. Un’equazione avvilita e
addombrata dall’onda magica prevalente: T(D) = Morte in vita, dove T è tempo e D è
denaro.
Senza illusioni nei confronti del sistema dell’arte, con un triplo salto mortale la mia
persona, separata dal quotidiano, entrava a far parte del mondo separato dell’Arte e ogni
gesto si sarebbe magicamente trasformato in un’Opera d’Arte, brutta o bella, buona o
cattiva non importa, sarebbe appartenuta all’Altra scena nella quale mi ero ritirato con un
atto di auto sottrazione. Allo stesso tempolo spettacolo del mondo sarebbe apparso come la
farsa di se stesso. La trappola liturgica avrebbe mostrato la commedia umana quale era: una
Commedia, appunto, una Divina Commedia.
Basta volere e le cose accadono. Tale è il potere della magia, una scienza che opera miracoli
attraverso le cosiddette forze deboli.
Con un tocco manierista5 , uno scarto non privo di affettazione, ma semplice come lo è una
dichiarazione d’intento, entrai nel regno delle ombre dalla parte di Amleto, il principe folle
al quale solo dal luogo privilegiato della follia, o dell’arte, che inizia dove la follia finisce, è
concesso di esprimere la verità. Essere e non essere. Questo è il diadema! Eppoi… tacere…
tacere… tacere… Nell’essere, e nel non essere insieme, divenni l’alias, un’ombra sul
palcoscenico della vita: l’Ombra che cammina.
-A me ora la vita e i dintorni-. Divenni il morto, l’ombra del re legittimo nel regno della vita
reale, governato dall’usurpatore.
Anche Anna, che non mi tradì mai, subì una sorprendente metamorfosi: da pallida
Ofelia, trasmutò in Rosso Veleno, una specie di UFO pin up, madrenatura radiante capace
di generare catastrofi mondiali con classe e humor. Con Luca, nostro figlio, si trasferirono
5
Un tema trattato da Achille bonito Oliva ne l’ideologia del traditore.
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definitivamente a Londra, dove alternava il lavoro al settimanale The Economist, di cui
Prince Charles era azionista, con quello nella boutique di World's End.
Nella stanza for let venne ad abitare Nicola, space cow boy. La casa divenne la lounge room di
un aeroporto, una stazione in un'Europa più vera e più unita, quando ancora non c'era e
ancora le ragazze attraversavano le frontiere con shopping bags cariche di sogni e di desideri.
La pista era il Plastic, The club with a class by itself, di cui Nicola dirgeva il rodeo.
34
3
E SE FOSSE BIANCANEVE?
“Il crogiolo è per l’argento, la fornace è per l’oro, ma è Dio che scruta nei cuori”1 .
Un giorno mentre osservavo il volto di Biancaneve attraverso il cristallo della bara,
mi accorsi che per comprendere il senso della fiaba conveniva non essere struzzi e ragionare
invece con il cervello di una gallina, allora tutto diventava chiaro. Non fu difficile accorgersi
che il boccone del frutto-dell’albero-del-bene-e-del-male si era andato a cacciare proprio dietro
la lingua, o meglio, l’a-lingua della povera fanciulla, soffocandola. Non era proprio morta,
languiva in uno stato di di vita sospesa, in condizione di karma coma. Desiderai
ardentemente di curare la piccina. Abbandonai il rigore manicheo delle immagini in bianco
e nero che avevano espresso il disegno concettuale dell’attitudine punk e mi lasciai
trasportare dalla lussuosa e pagana diffrazione dell'iride. Iniziai a mettere insieme una
partitura illustrata per un’Opera con l’intento di realizzare un’arma di seduzione con cui
catturare il mondo e avverare il lieto fine a cui era destinata la fiaba. I nani erano sette come
i Giorni, come I Magnifici sette, I Sette samurai, Sette spose per sette fratelli, le sette stelle
dell'Orsa Maggiore e i corni d'ariete che stringevano d’assedio Gerico e la Prostituta Sacra,
Asherath, madre degli dei, rappresentata in Terra da una prostituta nuda chiamata Santità.
Immaginai dunque un giardino in tre colori (RGB) e sette note. Iniziai a comporre il
collage di frammenti in 22 tavole (21+1) come la ruota del carro dei tarocchi e come le
lettere dell'Alfabeto Sacro2 .
Per la partitura musicale chiesi la collaborazione di Maurizio Marsico e dopo nove mesi
Biancaneve vide la luce.
“Era bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli neri come l'ebano”.
“E dopo Biancaneve: la Bibbia” dichiarai, sorpreso io stesso dall'enunciato esagerato
ma la realtà superò l’immaginazione.
Adam realizzava Prince Charming, il disco del Principe Azzurro. La ciurma dei
pirati conquistò il top of the pops in virtù di grazia e strafottenza e la vague punk trasmutò in
neo romantica. Come nella storia di Cenerentola le fiabe divennero realtà, gli straccioni si
rivelarono principi in incognito e si trasformarono d’incanto in… The press darlings.
-All’assalto del Jolly Roger!- Tutto andava a gonfie vele, eppure ero preoccupato. La conquista
pareva troppo facile, come la presa di Mosca da parte di Napoleone.
Boy George, con i boccoli da Ebreo ortodosso cantava “Do you really want to hurt me?” “Yes of course!”, rispondeva la folla. Nessuno era innocente, nei giorni dei Depeche Mode,
degli Spandau Balet e dei Duran Duran. Ovvero, un’innocenza primordiale e ferina
serpeggiava tra i personaggi in cerca d'identità che frequentavano il laboratorio di
Biancaneve. Erano disposti a tutto pur di ottenerla. La morte ammantava di grigio i cieli
sulla città che ostentava le trame dell'isteria mentre la vita tra attrezzi scenici e tubetti di
male up, slittava in un come se.
Un giorno in un bosco un corvo, che rappresenta i capelli corvini di Biancaneve, mi
lanciò una risata agghiacciante. Era il segnale d'inizio? Avevo un brutto presentiment o e
per la prima volta mi affidai ai consigli di una chiaroveggente. Le chiesi di aiutarmi a vedere
1
Proverbi.17:3.
2
“I sette mendicanti, una bellissima favola di rabbi Nachman, da un'idea del rapporto tra la musica, la terapia e la
guarigione… Tratta della fuga di una principessa da un re che voleva ucciderla. Lei si rifugiò in un castello d'acqua, difeso da
dieci mura, anch'esse d'acqua. Nessuno poteva entrare nel castello. Allora il re diede ordine di uccidere la principessa con frecce
avvelenate… Sette saggi cercarono di far rivivere la principessa, dopo che i dieci veleni l'avevano ferita… La principessa
mortalmente ferita rappresenta la Shekinà, la presenza divina che soffre dentro l'uomo malato e separato dall'Albero della Vita
e lo può fare cantando a ognuno di noi la melodia con gli insegnamenti che gli cureranno l'anima”. Guarire per curarsi, Daniela
Abravanel, Lulav Editrice, Milano, 2002
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quello che a me non era del tutto chiaro. Mi parlò della vita nell'aldilà, descrisse un mondo
di luce e di pace con cui comunicava abitualmente. Osservò l’intreccio dei miei pensieri e
disse che non mi rendevo conto di quanto ero diverso. Vide in me delle potenzialità che
ancora non conoscevo, altre che davo per scontate. D’improvviso il dolore disegnò i tratti
del suo viso e m'intimò di partire al più presto perché altrimenti mi avrebbero fatto fuori.
Avrei voluto seguire il suo consiglio e fuggire, perché il suo avviso corrispondeva alle mie
sensazioni, ma era già troppo tardi. Il lato oscuro prendeva il sopravvento. Non mi restò che
affrontare la sorte avversa. Non l’avrei subita passivamente, l’avrei messa in scena, l’avrei
trasformata in un gioco di morte e di resurrezione: un lieto fine senza futuro.
Il 13 maggio 1981, nel giorno della ricorrenza della visione di Fatima ai
Pastorelli, Giovanni Paolo Secondo subì l’attentato da parte di Mehemet Alì Aga,
un affiliato della setta dei lupi grigi. Fu il più grave tra i tanti di una lunga serie, ma
sopravvisse e comunicò ai media che la Madonna lo aveva miracolosamente salvato.
Le radio diffondevano le note di Like a virgin, una nuova canzone dell'Estate,
cantata da un’italoamericana. Chi era quella ragazza? Si vabbé… Si faceva chiamare
Madonna ma aveva letto l’Immacolata Concezione di Breton? In un tempo in cui le
femministe rampanti piovevano a cani e gatti avrebbe dovuto produrre qualche altro hot
track per convincermi che la sua verginità ritrovata non significasse altro che una blasfema
banalità new wave. Si accennò al fenomeno che s'affacciava sulla scena a casa di un’amica
giornalista, la sera il cui Laura ed io annunciammo la nostra intenzione di convolare a
nozze, tra lo stupore e l'incredulità dei presenti.
Laura era la mia fidanzata in quei giorni, aveva seguito con interesse i progressi dell’Opera e
mi chiese solennemente di sposarci. Terminati gli studi magistrali in un collegio di suore,
aveva seguito da un corso di perfezionamento nella danza a Londra presso la band dei Bow
Wow Wow e si prestava divertita alle mie cure di talent scout.
Eravamo coscenti che sposandoci avremmo recitato, o meglio, saremmo stati recitati dalla
partitura. Quanti pericoli celavano le immagini affascinanti del giardino incantato! Non
sarebbe stata una passeggiata. Avremmo attraversato la morte e nel caso migliore, saremmo
rinati. Un matrimonio è un progetto, il nostro era il Progetto Biancaneve.
Il Matrimonio era di scena tra i flutti dell'onda neo romantica che s'infrangevano
nella tempesta di fine millennio: Jordan e Kevin, l’ex chitarrista di Adam, si sposarono e l’XJubilee sottrasse l'attenzione della stampa alla notizia dell'altro matrimonio, il real Jubilee,
tra Prince Charles e Lady Diana. I matrimoni, caratterizzati da evidenti differenze di status,
esprimevano la Bellezza del Sacro Ternario e nella Corona, proclamavano la restaurazione
del Regno. Forse per questo la foto del nostro fu pubblicata qualche anno più tardi nel libro
L’Abito da Sposa3 proprio sotto la carrozza di nozze di Lady Diana e Prince Charles? La
tragedia incombeva. Il mondo era sotto pressione e sotto il muro di Berlino si moriva come
mosche. Syd Vicious e Nancy avevano fatto la fine di Giulietta e Romeo. Osidyosis, Hell’s
Angel di Word’s End, inseguita dalla polizia, si era schiantata in moto. La nave dei pirati era
allo sbando. Kid Creole si preoccupava che non gli portassero via le sue Coconuts. Erano
tempi antecedenti alla Guerra del Golfo, all'encefalopatia spongiforme, al Giubileo
dell’anno 2000 e le Torri Gemelle, icona del mondo bipolare di Andy Wharol, si ergevano
ancora intatte. Non era stato ancora celebrato il Matrimonio tra Cielo e Terra e c’erano cose
che era proibito soltanto pensare.
Un grande spettacolo stava per andare in scena: le Nozze Sacre avrebbero ricomposto gli
opposti e avrebbero resuscitato la ragazza in catalessi. Stava per compiersi un portentoso
esorcismo cosmico, equivalente alla trasformazione dell’acqua in vino negli otri di Canan.
Questa volta avremmo trasformato in vino l'acqua delle piscine della megalopoli del
3
L'Abito da Sposa, Zanfi editori, Milano.
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Pianeta, le Città della Notte Rossa4 , che è Edom, la città delle Mode: Parigi, Londra, Tokyo,
New York e, perché no? Milano, la Cenerentola alle porte di Edom.
Il film stava per iniziare e ognuno doveva assumersi la responsabilità della parte.
Laura ed io eravamo un osso. Non avevamo avuto scelta, eravamo i pre-scelti, eravamo stati
scelti prima, come succede in ogni spettacolo di qualità. Con l’aiuto di Laura, la mia
assistente nel laboratorio dell’Opera, avrei metabolizzato i peccati del mondo. Era questa la
posta del matrimonio, che del gioco era la fish: Si annunciava una nuova legge ai nati di
donna: spodestare l’imperativo categorico e instaurare in sua vece l’imperativo climaterico,
un'impresa non priva di ambizioni né di rischi, ma dovevo salvare mia madre. Non v'era
nulla da perdere tranne la vita, ma cos’è la vita se non vale più della vita?
Il 13 Maggio del 1982, ancora nel giorno dedicato a Fatima, proprio nel
Santuario Portoghese in cui si era recato per ringraziare Maria per averlo salvato
miracolosamente, Giovanni Paolo Secondo subì il secondo attentato, questa volta
da parte di un prete cattolico oltranzista spagnolo, Don Juan Fernandez Krohn, il
cui nome significa Don Giovanni Fernando Corona, che tentò di ferirlo con una
baionetta, fortunatamente senza successo.
Nei confronti di questo papa convergevano forze ostili di varia natura ideologica.
Le nozze furono celebrate il 29 Maggio, alla Villa Reale, a Milano e tra gli invitati
della nobiltà selvaggia non mancò la delegazione da Londra con tanto di elmetti nazi
decorati, Flavio portò la cinepresa e il film iniziò. Partimmo per Capri. Laura si fece tagliare
i capelli da un barbiere e apparve ancora più sexy. Io indossai il suo cappello da esploratore
e iniziai a confrontare i codici dei libri dei morti, il Chilam Balam5, l'apocalisse Maya, le
mappe della Città della Notte Rossa, l’ecologia dei deserti di Arrakis6 . Raccoglievo segni e
indizi: incrostazioni calcaree, conchiglie, filamenti d'alga, tubicini di frigorifero, un'antica
moneta romana e catalogavo i piccoli reperti su un blocco d'acquerelli come un’ornitologo.
Passeggiammo nei labirinti dove amavano trascorrere le vacanze i re di Roma, tra i giardini
ricchi di storia e di leggende e ci affacciammo ai dirupi dai quali usavano gettare i nemici e
le mogli quando, sotto la tettoia di un glicine di fronte ai Faraglioni, ci trovammo nella
posizione in cui erano ritratte le “sorelle” Grimm, postine della lettera rubata7 , i narratori
nella tavola n°4. In una vertigine ci trovammo precipitati tra le pagine del libro. Sarebbe
toccato a noi recapitare la lettera al legittimo proprietario. Era troppo tardi per tornare
indietro. Cappuccetto Rosso, seduttiva quanto mortale, lasciava tracce di rossetto tra le calli
Veneziane perchè Rudy Valentino le trovasse. -Don't look down…- Il viaggio era iniziato. Il
viaggio di nozze durò solo una settimana, Laura doveva apparire in tv con la band di Nicola
e non poteva mancare all’appuntamento.
Non s’immagina quant’è dura la vita delle star.
4
Cities of the red night, William S. Burroughs, Picador, London, 1981.
Chilam Balam, l'apocalisse Maya. Ultimo testo tra i rarissimi salvati dai roghi Cristiani, di un popolo che, si dice, sia uno
delle tribù perdute di Israele. Forse solo per coincidenza in Ebraico Olam Balam è il Mondo a Venire.
5
6
Arrakis, un pianeta secco e deserto, noto anche come Dune, il Pianeta della Spezia.
7
Il seminario sulla lettera rubata. Jacques Lacan. Scritti. Giulio Einaudi Editore, Torino 1974. PP.7/58.
37
4
UN GIORNO D’AGOSTO
“Un giorno d'Agosto un uomo scomparve”. Così inizia La donna di sabbia, il
romanzo di Abe Kobo da cui fu tratto l'omonimo film.
Narra la vicenda di un ornitologo che si perde tra le dune in un deserto del
Giappone e cade nella trappola di una donna insetto che vive in una casa costruita
in una buca nella sabbia. I tentativi di fuga non fanno che peggiorare la sua
condizione. Alla fine si arrende e gli abitanti del villaggio, che ormai lo considerano
uno di loro, non lo controllano più. La donna, che nel frattempo era diventata la
sua compagna, era partita con un'ambulanza a seguito di un malore e non aveva più
fatto ritorno. Finalmente poteva fuggire ma a quel punto decise di restare e
continuare a spalare la sabbia.
E’ una metafora di Tokyo, la città insetto e insegna l’accettazione. Agosto è un mese
di lutto per il Giappone, è il mese delle piogge e dell’atomica su Iroshima e Nagasaki. Trovai
il prezioso libro a metà prezzo. Sul retro di copertina Mishima brandiva il katana con cui
attuò il seppuku, il suicidio rituale e annunciava la prossima uscita delle Confessioni di una
maschera, il romanzo autobiografico che lo rese celebre.
Ero attratto dal Giappone fin dall’infanzia, quando trascorrevo le ore ad ammirare
incantato le stampe di Hokusai nella liberia di mio padre. Quando scoprii il lavoro di
Tadanori Yokoo lo elessi maestro, ultimo tra i tanti allievi della sua scuola. Conosciuto per
aver rinnovato la grafica e interpretato il nuovo incontro con l’Occidente successivo
all'epoca Meij1, la sua opera è un crocevia inevitabile tra Oriente e Occidente. Pittore,
performer, scrittore, regista, realizza l'arte totale con l'umiltà dei grandi. Yokoo, che aveva
partecipato all’avventura teatrale butoh2 , attualizza Hokusai, l’illustratore enciclopedico, e
coniuga la Pop art con il senso dell’umorismo crepuscolare nel rappresentare il dramma
della vita e l’aurea spiritualista anarchica e pornografica caratteristica dell’ukyo-e, il mondo
fluttuante, un genere che fu duramente censurato e che oggi, depurato dall’osceno, sottratto
all’evidenza, è spacciato nei musei come esempio raffinatissimo di bon ton.
Avevamo lasciato la casa in centro che era stata testimone di tanti piccoli atti di anti
eroismo e c’eravamo trasferiti in un piccolo appartamento da Sette Nani nella periferia Sud,
in zona Corvetto sotto il regime del numero tredici. Laura iniziò un nuovo training nel
mondo della moda, avrebbe recitato la fiaba nella parte di fotomodella ed organizzai un suo
viaggio a Tokyo dove la raggiunsi, nel ruolo dell’art director di successo. Finalmente potevo
ammirare dai finestrini dell'aereo il cielo blu intenso e l’abbagliante sole d'Agosto che
rifletteva i suoi raggi sulla neve bianca del monte Fushi.
La percezione dei colori in Giappone è più ampia della gamma che si mostra all’occhio
occidentale: molteplici nomi definiscono i vari toni di nero, le infinite varietà di verdi, il
colore imperiale metafora dell’oro, i colori naturali e le delicate sfumature sensibili
all'ultravioletto, sconosciute in Europa, sono state acquisite, solo in parte, in seguito dalla
tavolozza occidentale. In Giappone la morte è rappresentata dal bianco, la luce radiante ed è
considerata un aspetto della vita. In occidente, soprattutto in quei giorni, la morte era un
terrificante buco nero di cui era proibito soltanto accennare. Pervadeva silenziosa come un
tumore la vita quotidiana, che diventava morte in vita. In Giappone mi accorsi di non
soffrire dell’angoscia in cui vivevo in Italia, una pena sociale di cui non mi rendevo conto
1
Meiji, periodo che va dal 1868 al 1911, segnato dal secondo incontro con l’Occidente.
Butoh, una danza terrifica e scandalosa nata nel periodo postbellico, alle origini dell’espressione estatica che trascende i limiti
della razionalità.
2
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per via dell’abitudine. Un differente sogno incantato produce un differente assemblaggio
della percezione collettiva.
Si danzava a Vogue, Tzubaky House e al Pitecantropus Erectus, che era scritto con le
ossa di pollo e Tra magazine, il giornale d’arte su cassetta, si ascoltava in cuffia.
Incontrammo Toshio e Chica, la band dei Plastics cui si doveva il nome del Plastic, anche…
Al cinema di Ueno proiettavano Furyo, il film dai colori proibiti, interpretato da David
Bowie e Ryuichi Sakamoto. Buon Natale, signor Lawrence. Andai a vedere Star Wars con i
sottotitoli Giapponesi. Fuggiti i Cavalli in fuga, lo zen tornava dall'America. Il Giappone
aveva raggiunto l’apice dello splendore stava per dire addio alle avanguardie artistiche, alla
generazione di scrittori suicidi, di grafici, fotografi, registi del meraviglioso, per far posto
all’era della banalità tecnologica, del fashion e del sushi mangiato senza passione. Il
Giappone avrebbe trovato una precaria sicurezza nella Cucina di Banana Yoshimoto,
rannicchiato accanto al frigorifero ma Tokyo è una città ricca di sorprese, in continua
mutazione e in continua rinascita.
Nel frattempo, nei grandi magazzini e negli ascensori risuonavano le note della Madame
Butterfly, e Lauretta3, dal Gianni Schicchi nella riedizione dance di Malcolm McLaren, che
pretende l'anello in eredità, minacciando altrimenti di gettarsi in Arno. Era una dedica o
una coincidenza? Non v'era di che stupirsi, Biancaneve era al centro dell'uragano in quelle
notti di mezza estate e le Gunas, che reggono il fato dell’Universo Indi, tiravano i fili
invisibili. Noi eravamo marionette. Come per miracolo attraversavamo una dopo l’altra le
scenografie delle tavole della fiaba. Con Laura avevamo realizzato un sogno: eravamo giunti
nel Giappone ancora lontano dalle rotte d’Occidente, ma non riuscivamo più a capirci, si
era perso il filo d’Arianna. Laura stava perdendo l’aura e con questa, l’innocenza. La statua
della donna folle di dolore al centro di un prato incolto di Kamakura sembrava indicare il
nostro destino di vagabondi del karma, due pazzi, persi tra i cimiteri alla ricerca del Grande
Buddha. Vedemmo il Buddha nel tramonto quando ormai avevamo perso ogni speranza,
attraverso uno spiraglio del cancello già chiuso.
Correva l'anno 1984, l’anno del celebre romanzo di George Orwell sul Grande
Fratello. La collezione di Vivienne Westwood si chiamava Nostalgia of mud. Gli abiti
prefiguravano Blade Runner, il film di Ridley Scott tratto dal romanzo di Philip K. Dick,
ispirato per la prima volta nella storia del cinema da una collezione di abiti e non viceversa.
Il Plastic proponeva la Deca-dance. Hair for heroes, il barber shop di famiglia, trasfigurò la
città che da lì a breve fu invasa da teste multicolori. Lucio e Nicola aprirono il Sensimilla: si
accedeva al locale da una scalinata trasparente, si camminava su una cascata d’acqua limpida
e in fondo stagnavano gli acquari morti. Realizzai dell'insegna con caratteri di rame
semoventi che cigolavano su uno spiedo elettrico. Il mondo sembrava nostro ma non c’era
più la virtù. La scimmietta che alcuni tra i ragazzi avevano portato sulla schiena4 con vezzo,
si trasformò in un mostro famelico e ora li possedeva. La morte non attacca mai su un
fronte solo. Il matrimonio era diventato un fardello molto pesante e il nostro amore non
riusciva a contrastare i venti contrari, sempre più impetuosi. Sembrava che la Santeria, il
Whalalla, gli eserciti di Anubi soffiassero insieme l'alito di morte sulla palude fangosa.
Soffocavo.
Iniziai a dipingere gli elementi di un giardino dove un coniglio e una pantera
s'inseguivano in un movimento ad anello. Il rito di Esaù mi aveva esau-rito, abbandonai la
moda per dedicarmi alla pittura a tempo pieno.
Popeye Magazine pubblicò alcuni dei miei lavori, Yokoo li vide ed espresse a Kazunori, con
cui condividevamo l’amicizia, il desiderio di incontrarmi. L’appuntamento cadde proprio
O mio babbino caro, mi piace è bello, bello; vo'andare in Porta Rossa a comperar l'anello! Sì, sì, ci voglio andare! e se l'amassi
indarno, andrei sul Ponte Vecchio, ma per buttarmi in Arno! Mi struggo e mi tormento! O Dio, vorrei morir!
Babbo, pietà, pietà!
3
4
Sinonimo di dipendenza da eroina.
39
nel giorno in cui Laura mi comunicò la decisione irrevocabile della separazione. Una gioia
straordinaria coincideva con un immenso dolore. Era il 29 Maggio, c’eravamo sposati nello
stesso giorno, due anni prima. Laura non si era accorta della coincidenza, mi donò una
copia dell’Orlando Furioso nell’augurarmi buona fortuna. Avevo investito tutto nel
matrimonio e il crollo della nostra unione coincideva con quello della mia vita e degli ideali
che intendeva rappresentare. Avevo preso per mano la morte, cos’altro dovevo aspettarmi?
Il buco nero che divorava il mio cervello produceva livelli di dolore insostenibili. Riuscii a
vincere il dolore lancinante che da mesi ormai non mi dava tregua e mi presentai
all’appuntamento con Yokoo.
Era stato invitato dal Teatro Alla Scala per realizzare le scenografie di una danza di Maurice
Bejart, ispirata a Mishima, con i costumi di Gianni Versace. Durante i nostri incontri mi
parlò a lungo di Mishima e mi confidò che una sensitiva, particolarmente dotata ma di
scarsa cultura, gli aveva mostrato messaggi e poesie inedite che aveva trascritto con lo stile e
la calligrafia inimitabili, invitandolo a realizzare una serie di quadri sulla sua vita. Mi chiese
di partecipare come performer alla serie che stava realizzando in collaborazione con altri
artisti internazionali. Yokoo era stato informato sul progetto di Biancaneve e desiderava che
fossimo in tre, Nicola, Sandro ed io, a rappresentare i tre Adami nudi nel bosco in pose
classiche accanto a una cascata, a urlare un richiamo come Tarzan, per il quale aveva
simpatia fin da bambino. Promise che sarebbe stata un'esperienza sottile, ma speciale. Ci
recammo nel bosco, nei dintorni di Varese, in un luogo che conoscevo dall’infanzia e la
promessa si realizzò: il bosco sbocciava nel verde d'inizio di Primavera, l'aria era tiepida e
nell’atmosfera cristallina anche il dolore che mi trafiggeva divenne meno lancinante.
Yokoo realizzò una serie di quadri d'intensa atmosfera espressionista che presentò a Genova,
a Palazzo Bianco, insieme ai ritratti di Wagner-Nietzche e Mishima con le ossa di pollo,
nella posa di San Sebastiano, Lysa Lyon e c’erano anche i Bow Wow Wow.
Durante i nostri incontri Yokoo mi parlò a lungo di Yukio Mishima, ne ricordò gli aspetti
più umani, la bontà d'animo e il senso dell’umorismo. A seguito del suo suicidio rituale era
partito per un lungo viaggio attraverso l’India, alle radici del Buddhismo. Avevo appreso la
notizia del suicidio di Mishima dal Telegiornale in bianco e nero, nel ‘72. Non conoscevo
ancora la sua opera ma la sua figura m'ispirava dignitosa sincerità. Mishima era considerato
un pazzo dalla maggioranza dei Giapponesi. La sua personalità sorprendeva per le apparenti
contraddizioni. Aveva vissuto con la consapevolezza della maschera, delle innumerevoli
maschere che aveva indossato ma nelle quali non si era identificato. Era considerato un
uomo di destra, un termine che in Oriente corrisponde a tradizione, ma era interessato
all’America e all’Occidente, di cui conosceva i pregi e i difetti. Accettò il dialogo con gli
studenti di sinistra e s’interessò ai situazionisti. Essi stessi consideravano una questione
tattica l'alleanza con la sinistra, che non avrebbe avuto necessariamente motivo di
continuare in futuro.
Iniziai ad amare il suo stile appassionato capace di confrontarsi con i grovigli della
psicologia umana senza infangarsi, sospeso fra la tradizione del Giappone dei Samurai e un
Occidente ricco di promesse, “tra il mondo eterno di ieri e il mondo provvisorio di
domani” secondo Alberto Pincherle (Moravia). Poco prima del suicidio rituale con il quale
avrebbe realizzato “la via della penna e della spada”, Mishima organizzò una mostra sulla
sua vita, suddivisa in quattro fiumi: prose, teatro, corpo e azione, che alla fine si riversano
nel Mare della fertilità, la quadrilogia dove le vite dei personaggi si svolgono in una vicenda
di reincarnazioni che confluisce nel Nirvana.
Anche la mia vita, come quella dei suoi personaggi, partecipava all'universo panico, dove gli
animali hanno un'anima e un linguaggio sotto copertura comunica tramite significanti
sincronie. Non avevo smesso di considerarmi un’ombra sul palcoscenico della vita e le
immagini descritte nei suoi romanzi sembravano intrecciarsi e fare da sfondo alle vicende
che stavo recitando. Gli eventi sincronici accadevano a cascata e mani invisibili sembravano
lavorare allo script di Biancaneve. Gli scopi del nostro matrimonio univano ancora
segretamente me e Laura e nonostante la separazione formale eravamo ancora in scena 24
ours-a-day. Avevamo inventato il reality show, un genere che avrebbe determinato l’audience
del millennio a venire sotto il segno del Grande Fratello.
40
Laura si era trasformata in fashion editor di successo e segiuva le regole ferree della
‘Disciplina’. Ormai conosceva il bene e il male e portava il pesante fardello della colpa.
C’incontravamo solo nei momenti essenziali, due volte l’anno, in occasione delle collezioni
di moda, alle cui diavolerie non ero più interessato. Assistevo solo alla sfilata dove l’avrei
casualmente incontrata. In quei momenti trascendentali riferivamo il punto della situazione
con secchi dispacci di tipo militare.
“L'arte è sempre commista di miele e veleno, non si può pretendere di
succhiare il primo senza assumere contemporaneamente anche il secondo”5 .
Se la politica della trasmutazione apriva straordinarie visioni all'immaginario, pagavo
a caro prezzo la mia devozione all'Arte. Il mio corpo, i muscoli, i nervi, le ossa, smembrati,
erano meticolosamente dissezionati senza anestesia. La mia vita era stata spazzata via dalla
tempesta, non ero mai stato ricco ma ormai non sapevo più come pagare i miei piccoli
conti. La gente guardava con disprezzo e commiserazione il pittore inattuale che
rappresentavo, sempre più incomprensibile e lontano dalla realtà, quella vera, fatta dei conti
da pagare sotto i cieli cupi del risentimento e delle ambizioni frustrate.
Chi osservava lo svolgersi della soap-opera faticava a comprendere la mia soggettività che
pretendeva di avere messo il mondo in rete. Mi consideravano folle ma non sapevano
spiegare le sequenze di coincidenze di cui erano testimoni. Ero paranoico? Forse, ma alla
lucidità della mia follia corrispondeva l’oggettività degli eventi e nell'intrico di significanti si
cominciavano a delineare i contorni di mondi inesplorati. La stupefacente serie di
concatenazioni simboliche e spiritici sintagmi manifestava l’evanescente splendore
dell’hasard. Definito come “l’incontro tra una causalità interna e una finalità esterna”,
occasione e causa accidentale di effetti eccezionali apparentemente finalizzati di avvenimenti
condotti dalla combinazione e dall’incontro di fenomeni rigorosamente determinati
nell’ordine della casualità: l’hasard, la miracolosa generazione dell’Amour fou6 . Per usare lo
slang delle teorie estetiche quantistiche, danzavo nell’occhio del ciclone di un uragano di
simmetrie. Preso nei lacci del sentimentalismo, il mondo non poteva ammettere che avessi
messo in gioco la mia stessa vita per il piacere di dargli scacco. Sentivo i commenti: ero un
fragile innamorato, un debole, un idealista che per amore aveva perduto la testa. Con un
gioco di prestigio avevamo portato il mondo nell’aldilà, dove gli spiriti di Lorelei danzavano
sulle acque e la luce obliqua dell'incantesimo filtrata dall’uragano transdimensionale,
soggiogava le de-negazioni del positivismo a oltranza. Seppure senza volere il vecchio
mondo interagiva con le Seduzioni Concertanti e dava inizio alla lenta ascesa verso le regioni
più vivide dell’interiorità.
Lo scacco era matto.
Una sera Toni mi presentò Lesly, era stata segretaria di William Burroughs, aveva
ispirato il personaggio della replicante di Blade Runner e ora la sua immagine splendeva
sulle cover dei magazine mentre frugava nella spazzatura come una homeless. L’indomani
avrebbe sposato Kevin, che nel frattempo aveva divorziato da Jordan. Mi portava notizie
dagli amici. Era reale in un mondo di fantasmi. Mostrai a Lesly la serie di quadri sul
giardino che trasforma in gioielli ispirati da Mishima. Mi diede coraggio, ne avevo bisogno,
e mi invitò a continuare malgrado l’ostilità del mondo, infastidito dagli spiritici sintagmi
della mia follia amorosa. Accompagnai la sua deriva in città fino al mattino successivo
quando nella hall dell’Hotel Milan incontrammo lo sguardo di Alberto Moravia,
appoggiato al suo bastone, che ci osservò incuriosito, a sua volta reale.
Fu l'ultima modella ad essere un modello. Dopo di lei sulle passerelle si videro solo fragili
ragazze domate, prive di baricentro, umiliate, istruite a rappresentare l’asservimento,
mascherato, nel migliore dei casi, da vezzi di capricciosa isteria.
5
Ferdinando Bruni, Madame de Sade. Teatridithalia, Milano.
6
L’amour fou, André Breton, Editions Gallimard, 1937, vedi pp.22-26.
41
Le indossatrici, novelle vestali, per un istante superesposte a se stesse, rientrarono
nell’alternanza bulimico-anoressica sotto il vestito di niente, mentre le vittime della nuova
peste cominciavano, sorprese, a cadere come mosche.
Gli avanzi dei drappi neri del palazzo di Biba da tempo non veleggiavano più con ironia
apotropaica sui department store, strappati dai pennoni, riciclati, erano diventati il tessuto
della luttuosa uniforme del severo ordine delle streghe benegesserit, le sacerdotesse di rito
Zensunni della profezia di Dune che rimossa ogni traccia di chic e di charme, presero il
controllo del Tempio di Edom e scambiarono la trasgressione alla sregolatezza con
l’ortodossia della perversione. Il disordine tornò ad essere l’ordine impartito.
- Edom, Signora delle Mode, quando ti concederai un sorriso? - Sarà più facile che un alpaca passi attraverso un’asola rispose la Signora delle Mode.
Ritrovai le tracce di Lesly qualche anno dopo. Recitava un Godspell, o qualcosa del
genere, in un disco di Sinhead O’Connor, poco prima che lei strappasse in diretta tv la foto
di Giovanni Paolo II, alienandosi con quel clamoroso gesto in diretta tv dal David
Letterman show il favore della critica e del pubblico.
42
5
GIOVE E SATURNO
Con Sergio Eravamo stati pittori da ragazzi negli stessi abbaini, quando era intento
a sedurre l'aria con delicate macchine a vento, ora il suo forte disegno xilografico coniugava
il glam slam con un tratto ribelle parigino. Aveva presentato la mia prima mostra, The last
exhibition, una performance dedicata a Peter Pan, ora m'invitava a vivere insieme una nuova
avventura, sotto le ali di un logo esagerato: Zeus, nel nome del padre degli Dei: uno spazio
espositivo che avrebbe ospitato gli atelier di moda, arte e design.
Si presentava la fatidica congiunzione tra Giove e Saturno foriera di novità Messianiche
indicata dal il Saturno dei Filosofi sovrastato da una croce, simbolo della morte rettificata,
logo di Vivienne Westwood.
Inaugurammo la galleria d’arte Zeus, un ampio spazio suddiviso in tre stanze di cristallo che
ricordava la bara di Biancaneve. Presentammo con piacere e ostentazione le mostre di
Bonacorsi, Levi, Finelli, Grisanti, Di Corcia, tra gli altri.
La parte che preferivo nell’Olimpo era quella di Dyonisos, il cameriere degli Dei, e durante
le presentazioni mescevo il vino.
Da Parigi a Tokyo, da Roma a Berlino, da Houston Texas a Brooklin New York, il Dio dei
Greci faceva sentire il suo nome potente, clamorosamente pagano, mirabilmente fecondo.
Zeus prometteva potere e ricchezza e in un attimo tornammo ad essere…
The press darlings… The press darlings… The press darlings…
Ero cosciente del fermento e degli equivoci teorici che il trigono tra moda, arte e design, in
fatale congiunzione con Giove, avrebbe generato nella piccola vasca di coccodrilli
dell’acquario civico, in quadratura con Saturno. Decisi di accettare in ogni caso. Sarebbe
stata un’occasione per contrastare la tendenza de le gran luxe di trasformare le vivande in un
trogolo e poi… domani è un altro giorno.
Tempo addietro ero stato consulente della Triennale di Milano sul tema della moda nelle
relazioni con il costume, il cinema, la scena musicale e le arti visive, e di conseguenza avevo
visto gli industriali dell'abbigliamento, persa l'allure della sartina, rotti gli argini e fatta
d’ogni erba un fascio, auto proclamarsi artisti per vendere golfini a prezzi maggiorati. Ebbe
inizio un processo di riduzione del sistema dell’arte agli organigrammi della moda. Questo
grossolano errore di marketing segnò l’inizio della bancarotta del sistema dell’arte senza
giovare alla moda, che non necessitava giustificazioni.
Il progetto di portare l’arte nella vita corrente non può essere ridotto alla
preposizione “tutto è arte”, equivalente di “niente è arte”.
Tra l’arte e le discipline relative all’estetica può esserci a volte contiguità, mai identità. La
moda è un valore aggiunto estetico all’utilità del vestito e il design è un valore aggiunto
estetico agli utensili di casa. Ci sono ottimi fashion e industrial designers e pessimi artisti o
viceversa, ma la moda resta moda e l’arte, arte.
L’arte non è un’opinione ma corrisponde a canoni e geometrie. La storia dell’arte ne ha
espresso il linguaggio attraverso l’evoluzione di forme e concetti. Considerata una categoria
di mercato più nobile e più alta poiché, si dice, è una categoria che appartiene allo “spirito”,
la parola arte è spesso usata come aggettivo al fine di innalzare il valore di merci che
appartengono ad altre categorie, ma non è una merce più alta: è solo altra. Si differenzia
dalle altre merci perché l’arte è una merce inutile.
Mentre ciò che può essere utile non può essere arte, non tutto ciò che è inutile, pur essendo
un fenomeno estetico, è necessariamente arte come, ad esempio, le scorie disperse
nell’ambiente esprimono un’estetica e sono inutili, ma non sono arte, almeno fino al
momento in cui non siano poste, con un gesto deliberato, nello spazio separato riservato
alla pura contemplazione dove l’oggetto subisce un processo di trasmutazione. Alienato
dalla funzione propria a cui era destinato modifica la relazione con l’osservatore, trapassa
nella metafisica e si trasforma in oggetto dell’arte.
Chi gioca con l’arte e con gli escrementi senza le dovute cautele rischia di imbrattarsi.
43
Piero Manzoni aveva tentato di avvertire dei rischi che si corrono nel maneggiare
incautamente l’arte, quando espose con pieno diritto canonico i barattoli di merda d’artista,
che divennero arte quando il suo gesto traspose la sostanza dei contenitori dalla dimensione
naturale a quella metafisica. Marcel Duchamp impose ai musei, che non poterono
rifiutarlo, l’orinatoio firmato R-Mutt, che divenne un oggetto d’arte solo quando fu
sottratto dalle funzioni di raccoglitore di escrezioni biologiche per esprimere puro
significato, pur continuando ad essere oggettivamente un semplice orinatoio.
Nel salotto di Sergio incontrai compagni di viaggio che contribuirono in modo
determinante allo svolgersi del mio cammino.
Miro, poeta di antica origine spagnola, partì con la famiglia dalla Siria, dov'era nato, a
seguito dei mutamenti politici. Portò in Italia distillati di cosmogonie e incantamenti e
c’invitò a passeggiare tra le stanze che custodiscono tesori segreti e profumi d'oriente.
Alcuni anni più avanti raccolse con affetto e comprensione il mio terribile segreto.
Grisanti univa il rigore e la cura del particolare costruttivo di Muzio all’innocenza
manierista di Poussin. Amante delle contraddizioni, recitava il dandysmo minimalista
mentre masterizzava inattuali progetti neoromantici. Raccontava i suoi misteriosi
pellegrinaggi a Medjugorie, terra di apparizioni e noi, indifferenti al Cristianesimo quanto
alla squadra del cuore, ascoltavamo estasiati le mirabolanti narrazioni. La sua conoscenza
della storia dell’arte mi aiutò a risolvere un enigma.
Bonacorsi, cacciatore dei bordi, pittore dal segno felice della scuola bolognese del Reni, con
l'aggiunta dell'elettricità, compagno di tante avventure e confidente dei dolori dell’arte,
insieme a lui e a Vittoria Chierici fondammo il Watteau Club, istituito con spirito francese
teatrale e cortigiano sotto il nome del padre, da leggere “i non stupidi sbagliano”. Adoravo
L’imbarco per Citera, uno dei quadri più bersagliati dai vandali. Il W.C. nacque di seguito
all'esposizione di un lavoro di Ivo presso la Galleria Chisel a Genova, dove aveva
evidenziato le opere sbiancando la quadreria di Watteau con un gesto parallelo ma inverso
alla rimozione utilizzata nell’U.R.S.S. e a volte anche in Italia. Il W.C. Predicava
un’opulenza intellettuale ed erotica che debordava dai mondi deputati, affamati e asserviti,
confusi e irritati dalle conferenze mute indette nelle osterie, dov’erano esposte vignette
umoristiche antesignane sul ruolo dell'arte e dalla distribuzione gratuita di cotolette alla
milanese dipinte di blu e di aria fritta.
Nanda, angelica artista di luce, partecipava ai nostri giochi come aveva giocato con i grandi.
Corrado, lieve e fuggitivo, traeva dal pugilato una danza. Celebrammo insieme sbarazzine
ma intense performances nelle più belle piazze d’Italia. M’invitò a esporre un lavoro al
Padiglione d'Arte Contemporanea, a Milano, nella mostra Il Cangiante. Durante la mostra
successiva di Antonio Scarpitta dei vandali fecero esplodere il Padiglione d’Arte
Contemporanea. Il messaggio, diretto contro l’arte, colpì fisicamente cittadinanza. Oltre a
distruggere le opere, uccise tre vigili del fuoco, un vigile urbano e un marocchino senza
dimora. L’attentato dimostrava la determinazione dell’ostilità nei confronti dell’arte. Non
non mi stupì. Non s'immagina che l'arte posa essere odiata ma è osteggiata con ogni mezzo,
in particolare da certi club influenti che non si fanno scrupolo di ricorrere alle bombe,
quando i critici prezzolati non bastano ad arginarla.
Poche ore dopo sarebbero esplose altre bombe a Roma, in San Giovanni in Laterano e in
San Giorgio. In quei giorni il Papa aveva sfidato la mafia.
44
6
IL GIARDINO CHE TRASFORMA IN GIOIELLI
…Ovvero: “la sofferenza rende migliori”. E’ una metafora dell'alchimia cinese1 ,
riportata da Mishima in Trastulli di animali, la storia di un bizzarro triangolo amoroso.
Il triangolo di relazioni si svolge in uno scenario pandemico. Il marito reso
muto a seguito di un trauma, un'aggressione subita da parte del giovane che
diventerà l'amante della moglie, osserva, come un fantasma silenzioso dotato del
carisma che dona l'appartenenza al mondo aldilà, lo svolgersi degli eventi e il
susseguirsi di segni fatali. Alla fine sarà soffocato dalla giovane sposa e dall’amante
di lei, per pietà. Del dramma, resta una foto sopraesposta dai colori vividi, dove
tutti e tre hanno un'espressione veramente serena e lieta e il desiderio di Yuko, unica
sopravissuta, in carcere, che fossero scavate tre tombe vicine, poiché i tre si
amavano.
Una delle ragioni per cui avevo iniziato a dipingere con inderogabile urgenza era
stato per tacere. Volevo non più divulgare i pericolosi misteri che si accavallavano sempre
più tumultuosi e ingombranti nella mia imbarazzante esistenza e che tanto inquietavano il
mio pubblico; ma il voto al silenzio, il terzo dopo Osare e Volere, dei voti d'un alchimista,
si poneva in conflitto con il quarto, non divulgato, del quale ogni buon alchimista è
nondimeno osservante, di porre il lucignolo nel luogo più alto.
Cos'era più in alto della pittura? La tecnica pittorica, ermetica e intuitiva, avrebbe filtrato il
significato esoterico e, distratto lo sguardo, le figure apparentemente profane avrebbero
dispiegato i misteri solo a chi avesse avuto collirio per gli occhi e sapone per il cuore. Mi
trovai come mai prima a dover spiegare e rilasciare interviste alle quali rispondevo con
solerti reticenze e false bugie.
All’inizio dell'avventura pittorica ero più interessato alla posa che non alla pittura stessa,
come un artista concettuale dei tempi moderni a cui è impossibile emulare la straordinaria
qualità della pittura del ‘500, quando la società del tempo partecipava con entusiasmo alla
straordinaria avventura spirituale.
Addentrandomi nel laboratorio del pittore sporcandomi le mani con i colori, s’impose
l'evidenza di un io più grande che interveniva nell’opera. Non ero io ad operare: era un
altro. Cominciai a vedere e ad apprezzare l’opera dei pittori, stupidi per antonomasia, poiché
guidati dalla qualità del non sapere. Iniziai a frequentare i musei con una nuova attenzione
rivolta non solo all'aspetto grafico e alla codificazione narrativa. Scoprivo le qualità
cangianti della materia vivente della quale fino ad allora avevo avuto una percezione
mentale, ossia materialista. La rinascita della pittura segnava la rivincita dell’inattualità al
culmine dell’epoca della riproducibilità tecnica .
Nel periodo antecedente alla stesura delle tavole di Biancaneve, avevo realizzato con
cura iperrealista un micromondo tridimensionale, dove un pittore, vestito, dipingeva una
modella, nuda. Lui sembrava guardare oltre a lei, l’aldilà, oltre la semisfera trasparente che
conteneva i due abitanti del giardino, dominato da un albero carico di mele rosse2 che
sorgeva sulla cima della collinetta, teatro di un metafisico esperimento biologico. Più in
1
Yukio Mishima, Trastulli di animali, Feltrinelli, Milano, 1980.
2
Il frutto proibito dell'Albero della conoscenza del bene e del male del Giardino dell'Eden non era una mela, nel Genesi non è
scritto di quale frutto si trattasse. La mela divenne il frutto proibito della tradizione popolare che trasferì nella fiaba di
Biancaneve il significante mortale della conoscenza separata, associato alla trasgressione sessuale e alla conseguente perdita
dell’innocenza, a cui diede luogo la nascita dell''erotismo.
Curiosità: la dea della fertilità cananea Asherà, era adorata dagli ebrei nel primo millennio a.e.c. in forma di un albero.
45
basso, sgorgava una fonte d'acqua pura accanto a una grotta con un bassorilievo della
Madonna. Dalla parte opposta, in un luogo umido e oscuro protetto da una ragnatela,
crescevano tra il muschio i funghi rossi a pois bianchi resi celebri dalla fiaba di Alice:
l'Amanita Muscaria, il cui manto sgargiante avverte del pericolo rappresentato dalle mortali
proprietà psicotrope. Avevo donato a Jordan e Kevin questa mappa tridimensionale del
giardino, sigillata ermeticamente, in occasione del loro matrimonio. Restammo sconcertati
quando al suo interno nacque una mosca che, com’è noto, è amica del Serpente. Come si
era potuta introdurre nella microecologia se l’ambiente era perfettamente sigillato?
Forse lo sguardo dell'Adamo-pittore, che aveva guardato oltre la barriera che circondava il
Giardino, aveva creato un passaggio dal mondo di qua al mondo di là e grazie a un
miracolo quantico aveva attratto la mosca al suo interno, oppure la mosca preesisteva al
giardino in una forma antecedente a se stessa, in forma d'uovo, celata nel compost del
mondo separato? Si trattava di un’epifania del sovrannatuale nella vita corrente? La
clamorosa dislocazione della mosca intendeva forse annunciare il rinnovarsi della
trasgressione che aveva provocato la caduta nello psicodramma della relazione di Adamo ed
Eva con il Padreterno? Comunque, quell'evento inatteso portava un messaggio.
Mentre ero intento a mescere il vino nei locali di Zeus mi trovavo nelle stanze dove
si svolgeva la fase che i libri descrivono come l'Opera al nero, ma i libri mentono sempre,
mai avrei immaginato così doloroso il processo e tanto profondo l'abisso. Avevo risposto al
richiamo del Corvo e in tal modo avevo acconsentito alla triturazione del mio squisito
cadavere, non avevo avuto scelta; giunto al bivio era stato impossibile resistere al vento
impetuoso che frustava il sentiero. Le mie pitture non esprimevano l'urlo del mio sistema
nervoso sottoposto all'implacabile dissezione. Distaccato rispetto agli effetti collaterali del
processo, dipingevo le mappe di una jungla dove la tigre fuggiasca si nascondeva e il
coniglio, morbido e rassicurante, era in agguato e stagni con pesci rossi e petali di rose, che
è un equivalente cinese del detto “non gettar le perle ai porci”. Dipingevo uno struggente
giardino dove il Sole, una palla di fuoco rovente, riscaldava alambicchi di cristallo. La sua
calda energia, la stessa che curava, poteva anche uccidere, poteva incendiare la radura e far
marcire il mondo, ma nello stagno con un tonfo la rana è nell’acqua dove le ampie foglie
delle ninfee, i fiori del Buddha nati dal fango, proteggono con la loro ombra le umili
creature dalla luce accecante.
Il pennello si muoveva come katana sulla tela mentre, quando io non guardavo, amorevoli
angeli disegnavano alfabetiche creature.
La sera dell'inaugurazione della mostra dei Giardini, alla galleria Zeus, alle 18,30 di un
giorno di Dicembre, iniziarono a cadere enormi fiocchi di neve e la neve crebbe fino a
bloccare la città e i dintorni per un mese intero. Non si era mai visto nulla di simile.
Era appena uscito il film di Peter Greenaway, I giardini di Compton House, dove il pittore al
quale erano stati commissionati i disegni delle prospettive del giardino, sarebbe stato ucciso
in un complotto ordito dai gelidi e ambigui committenti. Ero lieto che il tema dei giardini
fosse up to date, ma guardai il film solo alcuni anni dopo.
Una sera a cena con Keith Haring incontrai l'attrice Stefania Casini. Stava recitando
nel ruolo di Flavia, una fotografa di architettura, nel nuovo film di Peter Greenaway, Il
ventre dell’architetto:
Il protagonista, un architetto straniero in una Roma livida di complotti, è
incaricato di restaurare un monumento. Ignaro delle trame che lo circondano,
ossessionato dall'immagine fotografata e fotocopiata dell'addome del mondo, che è
il labirinto dell’intestino, osserva il ventre delle statue dei re nel tentativo di
comprendere da queste i sintomi del male oscuro del proprio ventre. Intanto la
fotografa di architettura Flavia ritrae minuziosamente il crollo del matrimonio, delle
ambizioni e della salute del protagonista”2 .
2
Peter Greenaway, Paura dei numeri, ed. Il castoro, Milano, 1996.
46
Anch’io ero divorato da uno stato febbrile e un buco nero fluttuava dolorosamente
nel mio cervello, che è l’intestino della testa. Per qualche arcana sincronia i film di
Greenaway, pittore e chimico dei numeri, prima che regista, coincidevano e s’intrecciavano
con i miei percorsi.
Eravamo entrambi pre-scelti in un lancio di dadi dagli stessi numeri gettati in un gioco
ironico fatto di indovinelli e di morte, che del gioco è la posta, dove persone e fatti
realmente accaduti sono puramente casuali e dunque fatali, o forse che Ariel, angelica
creatura messaggera di Dio, Sorgente del Codice, pisciasse i riflessi alfa-numerici di una
crittografia trascendentale?
Durante la manifestazione di Pitti Trend, a Firenze, realizzai un'istallazione nella
vetrina di un negozio del centro dove gli abiti di Issei Mijake fluttuavano sospesi su un
campo di lattughe piantate intorno a uno stagno di tartarughe.
Rappresentava il Giardino di Adone, tratto in salvo da Venere che lo amava e che, per
salvarlo dalla furia del Cinghiale Celeste, lo nascose sotto una lattuga. Adone si salvò dagli
attacchi del cinghiale ma a causa degli effetti inibenti della lattuga, la fredda e umida pianta
venusiana, divenne impotente.
In questa vicenda s'intrecciano i miti delle cosmogonie mediterranee relativi alla vicenda
della Creazione. Vi è rappresentata l’ecologia di un territorio dove il verme, ovvero il
serpente, si trasforma in aquila sotto la luce della doppia falce lunare, rappresentata dai
denti del cinghiale, la scure bipenne, attributo di Zeus, tra gli aromi del caldo, secco, solare
cinnamomo, la spezia del cuore.
Adonai, in Ebraico Mio Signore, uno degli appellativi di Dio, porta alla mente Aton, il
nome del Dio del culto solare monoteista promosso in Egitto da Amenoteph IV, lo
sfortunato faraone, Ebreo per parte di madre, che prese il nome di Akenaton. Bandito dai
preti e dal popolo, rimasti fedeli di Amon e del culto politeista, Akenaton partì dall’Egitto
con alcuni seguaci del nuovo culto in cerca di una nuova terra. La vicenda si svolge in
parallelo a quella di Mosè, il trovatello figlio di una donna Ebrea salvato dalle acque ed
educato alla corte del faraone, secondo la storiografia ufficiale tramandata dal mito, che
partì con alcuni seguaci del culto monoteista in cerca della Terra Promessa.
La doppia falce lunare sottende il volto duplice della verità, che è di natura
androgina. L'immagine della scure bipenne, relativa alla topologia del giardino e del
labirinto, trova equivalenza nelle due spade roteanti dei Cherubini, posti a guardia
della porta d'Oriente del Giardino dell'Eden per impedire che Adamo e consorte vi
facessero ritorno dopo la cacciata e non si cibassero dei frutti dell'Albero della Vita
peggiorando la situazione divenuta critica a seguito dell'interazione della coppia con
il Serpente del quale avevano seguito il consiglio di cibarsi del frutto proibito
dell'Albero della Conoscenza del bene e del male.
“Di morte morirai”, aveva annunciato Dio a Adamo, che lo aveva riferito ad Eva.
Ossia, due volte morirai, secondo la versione originale del Genesi, ma essi misero in
atto la trasgressione nonostante l'avvertimento di pericolo assoluto. La posta in
gioco era molto alta e la coppia sfidò la morte duplice: materiale e spirituale. Non
c'è il due senza il tre e al tre segue il quattro.
A seguito delle indicazioni impartite da Dio a Mosè, i Cherubini, non più armati di
spade, divennero i guardiani benevoli dalle ali roteanti dell'Arca dell'Alleanza, a
segno della ricomposizione del rapporto tra Dio e l’Uomo. La presenza dei
Cherubini sull'Arca divenne un segnale della via del ritorno.
E’ un'indicazione particolarmente rilevante da parte di Dio di rappresentare i
Cherubini, entità spirituali di altissimo rango, soprattutto se si considera che si
tratta di un'eccezione al divieto contenuto nel Primo Comandamento di non farsi
immagini e soprattutto statue di ciò che è in Cielo, in Terra o nelle Acque.
A questa eccezione ne seguì un’altra, altrettanto significativa, quando Dio consigliò
a Mosè di innalzare il simulacro del serpente di rame, un rimedio omeopatico che
47
salvò gli Ebrei dalla pestilenza provocata dal morso dei serpenti durante le
peregrinazioni nel deserto3 . Le eccezioni confermano la regola.
Una notte mi trovavo nel giardino di fronte al Plastic quando fui attraversato da un
doppio turbine energetico che proveniva contemporaneamente da Est e da Ovest e che mi
lasciò sorpreso e stordito.
Nel frattempo la galleria Trabia, partner del logo Zeus nell’East Village, a New York, scelse i
miei lavori per una mostra personale, mentre Jiro mi annunciò che ero stato scelto come
primo artista per rappresentare l’Italia in una mostra nel museo di un grande magazzino a
Tokyo.
Nell'attesa raggiunsi Anna e mio figlio a Lipari, dove trascorrevano le vacanze estive, nelle
Eolie, le isole dedicate al dio del Vento, nella periferia della Sicilia, a sua volta periferia
d'Italia, al centro della Magna Grecia, cuore del mondo Greco-Romano. Portai con me la
biografia dell'imperatore Adriano, di Marguerite Yourcenar e La voce delle onde, di
Mishima, l’unico a lieto fine tra i suoi romanzi tradotti. Quale parsimonia!
La storia era ambientata su un’isola. Nel racconto s’innestava la vicenda di un calabrone dal
forte senso etico, che inseguiva l’uomo che tentava violenza alla suonatrice di ukulele.
Desideravo illustrarlo e chiesi a una coppia di giovani fidanzati di posare nella parte. Ci
recammo sulla strada panoramica con gli scooter Vespa presi a nolo, fino ad arrivare in un
luogo pittoresco accanto ad un pozzo. Durante il tragitto, un calabrone urtò il mio braccio,
procurandomi un leggero ma persistente dolore. Arrivati sul luogo alcuni operai su un
furgoncino Ape ci superarono tagliandoci la strada e parcheggiarono proprio dove avremmo
voluto realizzare le foto. Chiedemmo di spostare l’Ape ma furono tanto scortesi quanto
irremovibili. Aspettammo pazientemente che si togliessero di mezzo. Finiti i loro comodi
misero in moto l’Ape e se ne andarono, ma a quel punto al suo posto arrivò uno sciame
d’api, che prese a disegnare figure nell'aria. Le api operaie, a differenza degli operai dell’Ape
che alla fine se n'erano andati, non mostravano alcuna intenzione di spostarsi, sembravano
intenzionate a impedirci lo scatto. Decidemmo infine di dargliela vinta e abbandonammo il
campo e risalimmo la strada per qualche centinaio di metri con gli scooter Vespa. Trovammo
lo scenario perfetto, sullo sfondo dell'isola di Stromboli, il vulcano, da cui usciva la
pittoresca nuvola di fumo.
Al mio ritorno a Milano un’amica, di ritorno da Tokyo, mi aveva portato due doni:
un’icona pornografica proveniente da un bar malfamato e rappresentava una suonatrice di
ukulele e un ramo votivo di Sai No Kami, il dio dei dadi; in realtà Sae No Kami, precisa
Mishima in La voce delle onde: il dio che protegge, il dio dei pescatori: “Nell’antico
Giappone, nel villaggio di Kuri, durante il battesimo delle navi era in uso gettare in mare la
giovane moglie del proprietario, una reminescenza dei sacrifici umani”.
3
Vedi cap. 8, La maschera di Giobbe.
48
7
BATTER D’ALI
I fasci delle fotocellule illuminavano il cielo notturno della cattedrale gotica, New
York, in occasione dell'uscita di Ghost busters, gli acchiappafantasmi in guerra con la
melma psicomagneterica che pervadeva i sotterranei del Pianeta. “Siamo tornati!”
La festa era ovunque e l’arte rinasceva a nuova vita. Non avevamo molto da offrire, ma
amavamo assolutamente. In quei giorni era in scena Absolute beginers, il film con David
Bowie diretto da Julian Temple, regista della Grande truffa del Rock'n'roll, il film dei Sex
Pistols per il quale avevo curato la versione italiana del poster. Era la festa delle debuttanti.
La città delle star mi faceva sentire una star. Ero stupito e un po’ imbarazzato
dell'accoglienza, ma a New York ognuno è una star e s'incontrano eroi e Messia d'ogni
colore. Noemi mi guidò alla scoperta dei sotterranei e dei tetti. Visitammo The Mormon’s
Center, dove le statue illustrano le vicende del profeta Mormon tra apparizioni e miracoli e
Le Monde-The World, il club di Kid Creole, dove tutto era verniciato di smalto nero.
Raccontai gli sviluppi della soap opera di Biancaneve.
D'improvviso, dall’altra parte del mondo, accadde l’imponderabile: a Cerrynobill,
in Russia, il nocciolo della centrale atomica fuse provocando innumerevoli vittime e il
mondo rimase sospeso in attesa che si verificasse la sindrome Cinese, ossia che la fusione del
nucleo radioattivo sprofondasse al centro del Pianeta facendolo esplodere. Cherry-no-bill: la
ciliegia senza biglietto. La ciliegia senza biglietto che è esplosa. L’evento era stato
preannunciato da Billy Burroughs in The ticket that exploded, il biglietto che è esploso. The
core, il nocciolo duro della ciliegia comunista era esploso senza emettere fattura. Volendo o
non volendo, scusandosi per il disturbo, l’U.R.S.S. giocò la dépense. Il vento di morte
attraversò L’Europa da Est a Ovest e l'implosione del ticket segnò l’inizio della disgregazione
delle ideologie.
Il giorno della presentazione della mostra alla galleria Trabia vennero gli amici,
ragazze entusiaste e in particolare un ragazzo afro americano che avrebbe potuto essere un
mio gemello mi raccontò che aveva una moglie, si chiamava Anna e un figlio, a Messina,
come me. Strana coincidenza ma la cosa più straordinaria era che quella scena l'avevo già
vista qualche mese prima: avevo già visto i particolari della scena dell’opening nella twilight
zone mentre cercavo d’immaginare come sarebbe stata: era esattamente come stava
accadendo.
Gli homeless, l’anima della città, visitarono la mostra, si passarono la voce e ne decretarono il
successo. La sera del quarantesimo giorno un forte vento mi trascinava verso il loro mondo.
Forse la mia vita sarebbe cambiata se li avessi seguiti. Fu un bene resistere? Il giorno
seguente ero sulla limousine per l'aeroporto.
“Today is the day, let’s go to J.F.K.”. L’autista mi chiese se fossi una superstar, un cantante rock
o un attore. Ero solo un pittore debuttante che aveva esposto nell'East Village.
L'ubriacatura scomposta della Milano da bere era passata di colpo, raggelata dalle
frizzanti particelle che bucavano la pelle e penetravano i tessuti. L’atmosfera plumbea era
diventata radioattiva. Preferivo questo stato, più concentrato, al precedente.
La galleria d’arte aveva dato i frutti desiderati in termini di press e i soci del logo Zeus
decisero di chiuderla. L’Arte, la merce inutile, non era più necessaria all’incremento delle
vendite. L’artista è come re Mida, il re dalle orecchie d'asino: trasforma in oro tutto quello
che tocca, ma poi muore di fame.
Alcuni addetti ai lavori si riunirono in assemblea per fondare il “nuovo sistema dell’arte”
dividendosi le spoglie del nostro lavoro, come il re Amico della mitologia. Ci scansarono
senza una citazione, com’ebbe modo di far notare Corrado Levi nel silenzio per nulla
imbarazzato, solo indifferente, dei convenuti. Da quel giorno il sistema dell'arte, soggiogato
dai miraggi di facili guadagni, si assimilò sempre più ai modi di produzione, marketing,
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packaging, distribuzione e uso del sistema dell'industria dell'abbigliamento, che qualcuno
definiva ancora impropriamente “moda”. Sistemi al sistema.
… E funk al funky!
New York non era stata la prima tappa del viaggio nella megalopoli contemporanea,
ma la seconda. Il viaggio del Principe Azzurro nelle Città della Notte Rossa aveva avuto
inizio dalla città dei morti, nella necropoli di Milano. Avevo chiesto a Silvia, modella
professionista, di farmi da guida, acconsentì e insieme visitammo il cimitero Monumentale.
Nell’intervallo tra la mostra a New York e quella a Tokyo, fui invitato a realizzare un quadro
per l’hotel Bramante a Todi, in Umbria e chiesi a Silvia la sua testimonianza. A Firenze
scattai alcune foto al Giardino di Boboli, del quale conservavo i ricordi di quando mia
madre mi portava a giocare durante i soggiorni nella sua città natale. Ricordavo la statua del
Putto sulla tartaruga alla quale ero particolarmente affezionato, una rappresentazione
rinascimentale del Buddha e del sistema divinatorio dell’I King. Forse il mio sguardo
infantile era più luminoso, ma l'aura del giardino sembrava indebolita rispetto al ricordo. In
quei giorni ascoltavo nel walkman la colonna sonora di Labirinth, di David Bowie, il film
dove la bambina cerca con tutte le sue forze la via d'uscita dal labirinto, la troverà infine
nell’underground nel sotto mondo, il mondo sotterraneo:
“ You remind me at the baby. What baby? The baby of the power. What power? The power of
woo doo. Who do? You do. Do what? The mummy and the baby…”
L'Hotel Bramante era situato accanto alla cattedrale con la cupola disegnata
dall'architetto e pittore celebre per il quadro del Cristo ritratto nella prospettiva oscena,
conservato alla Pinacoteca di Brera a Milano. Raccogliemmo indizi, notizie e aneddoti che
indicassero il nostro compito.
Molti secoli prima una strega era stata bruciata sul rogo. Il fatto tornava a presentarsi alla
nostra attenzione dai racconti della gente, dai libri, nei depliant, come un trauma irrisolto
che ancora turbava la città che ha sempre avuto un rapporto ambivalente con la Chiesa.
Qualche anno addietro a Todi durante la Mostra dell'Antiquariato c’era stato un incendio e
nel rogo erano morte cinque persone. Scattai alcune foto della cittadina e realizzammo il
quadro sulla pista dell’eliporto, con la speranza che la preghiera sarebbe stata accolta.
Di ritorno a Milano Grisanti mi propose una mostra, invece che nella sede della sua galleria
come di consueto, nei locali dove avrebbe inaugurato l'attività la galleria Dieci Due, nello
stesso appartamento dove aveva abitato Illica, e dove presumibilmente aveva scritto il
libretto della Madame Butterfly di Puccini. Ero invitato in casa di Illica proprio in Via
Bramante, di fronte al cimitero Monumentale. Presentammo i disegni di Todi e un ritratto
di Silvia in lutto, nell’atto di portare fiori al di là.
Jiro mi comunicò con rammarico che i critici Italiani avevano deciso di escludermi
dalla mostra a Tokyo; secondo loro non rappresentavo per niente l’Italia. Jiro aggiunse che
l'organizzazione che mi aveva invitato aveva dato la sua parola, pertanto sarei stato suo
ospite e della futura sposa e avrei presentato i lavori in forma privata. Questo è il Giappone.
Non potevo che essere d’accordo con i critici, la mia arte non era italica, io sesso mi
consideravo un transfugo internazionale, sfortunatamente domiciliato in I-tal-ya, il paese
che taglia, ma avevo giurato di cambiare cittadinanza appena possibile. Dal 1500, quando,
grazie alle interazioni con la cabala, era fiorito il Rinascimento, l’Italia non aveva prodotto
nulla di rilevante, se si esclude l’euforico episodio futurista di inizio ‘900, lo spasmodico
movimento da strapaese seppure non privo di qualità pittoriche, i cui partecipanti
avrebbero aderito in larga maggioranza al conformismo fascista. Ero distante migliaia di
miglia da un sistema dell’arte provinciale che promuoveva un estetismo decorativo privo di
spirito.
Tokyo era la città preferita dai fuoriusciti Italiani, ricca di fascino e di poesia, già
innestata nel nuovo millennio, era abbastanza lontana dai patetici stereotipi di mamma
Italia e dalla cieca prosopopea dei suoi abitanti che non si accorgevano di rendersi ridicoli
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agli occhi del mondo. Incontrai Alessandra che fu la mia guida. Presentai i disegni, mentre
il videodisco ad alta definizione proiettava Blade Runner in lingua originale con i sottotitoli
in giapponese. Visitai Yokoo nell'atelier mentre terminava la serie di quadri su Mishima e lo
spiritualismo su cui aveva lavorato nel suo viaggio intorno al mondo. Accennai agli sviluppi
del mio lavoro. Parlammo dell’India, del Buddismo e delle meraviglie del Sri Lanka che
avrei visitato durante i tre giorni previsti dallo stop over.
Sette giorni corrono veloci, soprattutto a Tokyo e d'improvviso mi trovai catapultato dai
fantascientifici grattacieli di Shinjuku, al sorgere maestoso del sole nell’aurora della jungla
del Sri Lanka, come nel lieto fine di Blade Runner. Per tre giorni seguii le tracce del
Buddhismo Theraveda attraverso i posti di blocco e i combattimenti in corso tra i Tamil e
l’esercito regolare.
Ad Anura Adnapura ammirai l’immenso Buddha dormiente e il raro bassorilievo della luna
piena. Scalai il monolite decorato dai ritratti di sensuali regine e cortigiane vissute migliaia
d'anni prima. A Kandi visitai il tempio custode del dente di Buddha e del Buddha di
cristallo, l’orto botanico dove Juri Gagarin, il primo astronauta, piantò personalmente un
albero tra le piante rare provenienti dal mondo intero. Fui rapito d'incanto nella grotta dei
Milleuno Buddha. La sapienza del disegno fluido decorava con rispetto la naturale
conformazione delle rocce ed esprimeva l’attitudine armoniosa delle menti illuminate degli
artisti che l’avevano immaginata. Sarei tornato in quel luogo, avrei rivisto i dipinti dei Mille
Buddha… più uno.
Quant’era lontana la concezione dell’arte rappresentata sulle pietre irregolari dalla tagliente
lucidità propria dei nostri pur mirabili pittori, soggiogati dalla volontà di potenza di
pericolose committenze alla politica della sottomissione, ossessionate dall’idea di forgiare la
natura a immagine dei capricci della vanagloria di una conoscenza mai sazia di potere,
sempre ignara di non sapere. Nel tentativo di evadere dalla costrizione, la pittura immaginò
i punti di fuga, produsse la finzione prospettica e la degenerazione più raffinata, ironica e
falsamente ingenua del trompe l'oeil. L’astuta genialità degli artisti, che si sapevano separati,
si difese ed offese con l'inganno e l’alta definizione. L'arte d'Occidente non risolse l'infelice
sottomissione se non alla fine quando, persa la bussola insieme alla committenza, segnò la
fine di ciò da cui aveva tratto origine: la cronaca della metafisica.
Ripartii per Parigi, dove un quadro di Yokoo era in mostra al Beaubourg. Ora mi
trovavo nella città di Satie, di Miles Davis, di Jim Morrison, di Sid Vicious, del Moulin
Rouge, di Coco Chanel.
Alla Coupole Toni cercava di sgusciare un’escargot, ma la lumaca sgusciò dal piatto e volò
nel decolté della signora del tavolo accanto. Si scusò. Non l’aveva fatto apposta.
Ero inebriato dai profumi e dai colori del Giardino Terrestre, frastornato dall’aver visto
sorgere il Sole e la Luna da tanti orizzonti diversi. Il luogo stretto dove mi ero sempre
sentito oppresso e infelice non avrebbe più avuto potere su di me. Ero in fuga come Phisis 1
inseguita dalla catastrofe dell'istante che rovina alle spalle. Nella contrazione del continuum
spazio-temporale di un'Apocalisse annunciata, tra grattacieli che implodono dipinsi, nella
parte di Phisis, Albertina, più fuggiasca e ribelle di me.
Ricevetti da Yokoo il catalogo della straordinaria mostra su Mishima e Dyonysos.
Nel vortice dei rebus, come in un mazzo di carte, ritrovai gli amanti, la mela, la Morte sotto
la candela votiva, Lysa Lyon, i tre Adami, la Sindone, lo spiritualismo in caso di Salvador
Dalì, i due personaggi che aprono la porta della caverna dove si manifesta il volto del Dio,
la Cascata. I ninja dei cinque elementi, il cervo di Agartha, gli squali, i cavalli rossi morti,
assalgono il soggetto in ripetute prove e Roger e Angelica concludono la serie le stampe.
Quei quadri parlavano al bambino della Storia Infinita.
C’erano troppi misteri e il dolore continuava a perseguitarmi con insostenibili intensità.
Non riuscivo a venire a capo di cause ed effetti. Chiesi un appuntamento a Serenetta,
veggente, perché mi aiutasse a vedere attraverso la trama, perché io non ci capivo più
niente. Rimase turbata dalle condizioni in cui mi trovavo e mi aiutò a uscire dall’uovo. Il
1
Phisis: in greco, “ciò che comincia a emergere“, da cui Fisica, che concerne i corpi, la loro natura e proprietà.
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guscio si ruppe e in un istante la mia percezione divenne più chiara, mi sentii subito meglio,
ma dov’era l’alto e dove il basso dell’Universo spaventosamente sconfinato?
Gli strumenti di analisi che avevo usato erano inefficaci sul piano dove le cause e gli effetti
si rivelavano tutt’altro rispetto a ciò che avevo immaginato. La realtà, quella vera, per essere
vista com'è richiedeva di essere più fuori-di-testa di quanto avrei immaginato per eccesso di
prudenza. Io stesso ero ancora troppo invischiato nelle illusioni del razionalismo positivista
che volevo confutare, che immagina dispiegarsi la vita in due o al massimo a tre dimensioni,
dove il Tempo ancora non sa di sussistere ed Euridice, doppiamente perduta, non legge
nemmeno la posta. Il disincanto apriva la porta sul retro-scena, il back stage, e rivelava N
dimensioni. La mia mente aveva rifiutato di ammettere l'incantamento. Quanto ero stato
stupido! Serenetta mi assicurò che il guscio impediva di vedere che c'era il guscio, faceva
parte del gioco.
Le rivelazioni mi sconvolsero, ma il guscio dell’uovo si era aperto, proprio come nelle figure
dei libri di alchimia che avevo consultato prima d’iniziare l’Opera, ma non di cui non avevo
compreso il significato fino a quel momento. Come da blue print nascevo ad una realtà più
ampia. Biancaneve non era solo un’equazione letteraria, la fiaba stava veramente scrivendo il
libro della mia vita. Come Omero, homeros, in Greco l’ostaggio e come Dyonisos l'aede
imprigionato nella gamba del Dio che era stato in gestazione nella coscia, l’òmero di Zeus,
ero anch’io il narratore e insieme l’ostaggio della fiaba.
Dovevo vedere al più presto Laura e comunicarle le sorprendenti notizie.
Nella calda notte di mezza Estate stava per esplodere un uragano e l'aria era carica di
tensione. C'incontrammo in un ristorante che mi aveva consigliato Johnson, il cantante.
Ero felice di rivederla. Per l'occasione indossava una camicetta trasparente che rivelava il suo
splendido seno. Naturalmente non credette una parola del mio racconto.
Fuori, sotto il diluvio, tra i tuoni e i fulmini che cadevano intorno a noi, lacerai la
costosissima camicetta trasparente firmata. Mi colpì, m’insultò, pianse. Ruppe con un calcio
la teiera che quella sera avrei portato alla festa di compleanno di Miriam. La sposa era messa
a nudo e la teiera infranta. Chissà se Miriam si sarebbe svegliata alla mezzanotte di quella
mezza Estate? - In che film eravamo finiti?!La tempesta liberò le tensioni accumulate nel corso di quegli anni terribili, durante i quali
forze sovrumane si erano prese gioco di noi. Non potevo aspettarmi la risoluzione dei nostri
problemi in un lampo, ma eravamo all'inizio del cammino di ritorno. C'era ancora molta
strada da percorrere per riannodare il filo d’Arianna. Avrei avuto pazienza.
Nel frattempo dovevo partire immediatamente per Creta: dovevo incontrare Minotauro.
Lo avrei affrontato sul suo stesso terreno, a Creta, dove ebbe origine la saga del cinnamomo,
del verme e della spezia, dove il mito del Cinghiale Celeste risplende alla luce della doppia
falce di luna. Nel labirinto avrei trovato le risposte che cercavo.
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53
8
ZEUS E LA NINFA IO
“Tutti i Cretesi sono sempre mentitori”
… si prende cura di avvertirci il poeta Cretese Epimenide.
Situata al centro del Mediterraneo, Creta è un'isola dell'arcipelago Greco, ma non è
la Grecia. Crogiuolo delle culture Mediterranee, è rappresentata da un cerchio con un
punto al centro, simbolo del Sole e dell'Oro filosofale. E’ l’occhio e l’ano del mondo o
come altri preferiscono definirla con grave perdita di senso: l’omphalos, l'ombelico del
mondo. Il finale stabilito a conclusione del viaggio nelle Megalopoli subiva un
cambiamento tanto sorprendente quanto inatteso: secondo il progetto originale il world
tour doveva terminare nel deserto del Sahara, l’antimegalopoli, la città più estesa con minore
densità di abitanti. Con un colpo di scena a seguito delle nuove rivelazioni si era spostato a
Knossos, la città labirinto.
Knossos è la prima città della storia, l’archetipo della città: un dedalo di strade, mai sazia dei
sacrifici dei suoi giovani. Minosse commissionò il disegno del Labirinto, una prigione
inestricabile intorno all'antro di Minotauro, al valente architetto Dedalo, che rappresenta il
genio tecnico e artistico. Teseo uccise il mostro e uscì dal Labirinto grazie al filo che, la
leggenda vuole, gli fu dato da Arianna, che l'amava.
“…V'è chi ritiene e con le migliori ragioni, che fosse Dedalo l'inventore
dell'artifizio e che Minosse, irritato, facesse chiudere l'ingegnere proprio nel carcere
dalle mille celle e dai vorticosi corridoi che quello aveva costruito.”1
Il resto della storia la conosciamo: Dedalo costruisce un paio d'ali di cera e piume
per sé e per suo figlio Icaro e risolve, eludendolo, il problema posto dal Labirinto che lui
stesso aveva progettato. Nonostante i premurosi avvertimenti del padre, il figlio ambizioso
si spinse troppo vicino al Sole, il calore sciolse la cera ed egli perì nel mare. Il padre
prudente invece si salvò, atterrò a Cuma dove consacrò ad Apollo un paio di ali. E la morale
è: non bisogna essere troppo ambiziosi e non si deve volare troppo vicino al Sole, almeno se
si vuol conservare la propria vita. Icaro in Ebraico corrisponde alla radice Ikar, che significa
appunto radice, fondameto, principi.
Troviamo gli stessi elementi del mito di Minotauro nella lotta di Gilgamesh contro il
mostro Humbaba. Costui indossa la maschera detta la “fortezza degli intestini” che, come la
foresta di cedri, rappresenta il “dedalo” dell’incarnazione. A Humbaba, come a Minotauto,
erano sacrificati sette fanciulli e sette vergini, i sette principi bipolari della natura umana.
Dopo la lotta da cui esce vittorioso, la dea Ishtar, rifiutata e offesa, scatena il Toro Celeste
contro Gilgamesh, che deve affrontare una nuova prova nel percorso di conoscienza dei
misteri di morte e rinascita.
Partii con mio figlio per il nostro primo viaggio da soli. Avevo vissuto a rotta di
collo, cavalcando uragani, lottando con le ombre e avevo trovato così poco tempo da
dedicargli. Avremmo affrontato gravi pericoli ma ero fiducioso nella riuscita positiva del
viaggio. D’altra parte Minotauro è un personaggio mitico, appartiene al mondo delle fiabe,
o forse non è così? Per la prima volta mi affidai ad un’agenzia che si occupò del volo,
dell’appartamento e dell’escursione nel labirinto con una guida, inclusa nel prezzo. Trovavo
divertente affrontare Minotauro da turista tra i turisti con il cappellino, gli occhiali da sole e
la macchina fotografica a tracolla. Souvenir di satrapi, scuri bipenne, donne che
maneggiano serpenti erano in vendita ovunque sulle bancarelle e nei negozi. Acquistai un
paio di orecchini con le donne e i serpenti per Anna che, nata sotto il segno dello
1
G.E. Mottini, Mitologia Greca e Romana, Mondadori 1957, Milano,
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Scorpione, li avrebbe apprezzati. Fu una delle estati più calde che la storia ricordi e in
Giappone ci fu un’eclissi di Luna. Le cicale, invisibili e onnipresenti, frinivano senza sosta
sotto il sole implacabile su quell’isola bonita. Non mi separavo mai dal walkman, ascoltavo
l’Isla Bonita, la canzone dell’estate di Madonna che aveva portato mio figlio. Madonna mi
aveva convinto, la sua scrittura era celava un significato ipercubica, o meglio, non lo
nascondeva affatto. Usava il metodo degli alchimisti e dei surrealisti per non-rivelare
formule segrete: “Last night I dreamed of San Pedro…” Pedro, Pietro… La pietra… Due
ragazzi sinceri si amano… “Te dico te amo… El Dio que te ama”…
“Papa don’t preach… I’m gonna keep my baby”… “Papa non imprecare ... Ho deciso di tenere
il mio bambino”… E’ la storia di una minorenne innamorata, forse di un garagista, rimasta
incinta… Oppure la ragazza, nata sotto il segno del Leone, potrebbe portare in grembo il
Christos come una vergine vestita di sole e urlare per le doglie del parto… La ragazza
hablava mea lingua, l’alingua comune a Don Quichotte, folle dal punto di vista del savio
Sancho Panza, ben nutrito di sano pragmatismo, insensibile alla salvifica potenza della
poesia e della fede. Les non dupes errent2 , i non stupidi sbagliano, il senso più profondo era
sotto gli occhi di tutti ma solo gli “eletti” erano in grado di vederlo.
Avevo portato Le nozze chimiche di Christian Rosencreutz, il manifesto della Rosa Croce,
l'entusiastico movimento illuminista fiorito in Germania nei primi del '600, quando la
riforma incontrò il pensiero rinascimentale cabalistico e alchemico. Era finalmente giunto il
tempo di leggere il romanzo del teologo Johann Valentin Andreae, che aveva ispirato il
Grande vetro di Duchamp.
Il protagonista, invitato nel palazzo dove si sarebbero svolte le nozze tra il re
e la regina, durante i sette giorni della permanenza nelle stanze arredate di
capolavori dell'arte, avrebbe affrontato una serie di prove che lo avrebbero infine
condotto ad una percezione più ampia della relazione di se con il Cosmo e a
conclusione dell'impresa sarebbe stato insignito del titolo onorifico di Cavaliere
della Pietra d'Oro.
Giunse il giorno della visita al labirinto. La guida spiegò che i resti della città
fondata da Minosse, il re legislatore, erano solo la punta dell’iceberg del labirinto che si
snodava nelle infinite gallerie sotterranee naturali fino al monte Dhikti, distante alcune
decine di chilometri. Grazie ai rifacimenti, tanto criticati dai puristi, potevamo ammirare i
delfini, la sala del trono, le colonne dipinte di rosso-Knossos, in assenza dei quali il Palazzo
sarebbe apparso come un insignificante mucchietto di vecchi sassi.
Mi trovavo al centro del mito, nella pianta della Città originaria, nel punto d’incontro tra
l’Oriente e l’Occidente e tra il Nord e il Sud, al centro della Rosa dei Venti. Nel luogo di
convergenza delle forze che avevano animato le Nozze Sacre nella messa in scena di
Biancaneve. Ero al cospetto degli Dei, degli Angeli o qualunque altro nome si volesse dare
all'Assemblea degli Spiriti Reggenti a chiedere ed offrire testimonianza. Cercavo di darmi
un contegno, d’essere all’altezza dell’eccezionale pubblico invisibile di cui immaginavo la
presenza, ma ero stordito da una forte emicrania, attraversato da correnti destabilizzanti.
Nella comitiva dei turisti notai i misteriosi gemelli vestiti d’azzurro, che rammentavano i
Dioscuri, i gemelli Castore e Polluce, che si rispecchiano nel Manoscritto trovato a
Saragoza, di Jan Potocki, animato dai personaggi da Mille e una notte, Emina, Zibidè, il
cabalista, il cavaliere che apprende da due principesse di essere predestinato a grandi
imprese ma che prima dovrà superare diverse prove e nell’omonmo film di Wojciech Has
cavalca e cavalca e alla fine del giorno si ritrova nella locanda dove l’attendono due
splendide ragazze. Al mattino si risveglia accanto agli scheletri di due ladroni impiccati e
continua a ripetere la coazione infinita dell’incubo surrealista.
Nel Labirinto incontrammo Jeff e Christine e proseguimmo il viaggio nei misteri
insieme ai cari amici dai nomi così significativi. Il Primo Agosto ci recammo alla Cava di
2
Gioco di parole lacaniano, foneticamente si legge “nel nome del padre”.
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Dhikti. Era un giorno speciale. Avevo letto sull’Herald Tribune che a mezzogiorno
avrebbero suonato per la pace tutte le campane dei luoghi di culto sulla linea dal Monte
Fuji a Kanterbury.
Attraversammo la valle dei mulini eolici, lasciammo l’auto e iniziammo la salita a piedi nel
caldo torrido. Giunti all’imboccatura della grotta i guardiani ci consegnarono le candele di
cera d’api e iniziammo la discesa nell’imponente cattedrale di stalattiti naturali dedicata al
culto di Zeus, dove nell’antichità la pizia rivelava l’oracolo.
Narra la leggenda che lo Zeus bambino fu messo al sicuro in questa grotta poiché il padre
Kronos intendeva divorarlo e fu amorevolmente allattato dalla capra Amalthea.
Dietro ad ogni mito si nasconde una realtà e forse Zeus era esistito davvero in un tempo
lontano, fu un bambino, prima di diventare un eroe, un legislatore, un Dio e infine il Padre
degli Dei. All'interno della grotta faceva freddo, immaginai il piccolo esposto al gelo e
n’ebbi compassione. Scattai alcune foto nell’oscurità.
Nei giorni successivi ci recammo dall’altra parte dell’isola, nella valle dedicata a Diana.
Conosciuta come la dea della caccia, in verità è la dea della Luna, protettrice dell'arte:
“Diana, dea della Luna, la cui conoscenza è quella della Notte, la cui luce è
quella della Notte. Per percorrere questo cammino non dobbiamo avere paura del
Buio, non dobbiamo fuggire dalla lotta contro la Tenebra, non dobbiamo scansare il
dolore profondo e a volte il rischio mortale che esso comporta. L'artista a volte trae
giovamento proprio dalla capacità di scandagliare aspetti della psiche che altri
rifiuterebbero1 .
Attraversammo la valle incantata, un paradiso terrestre abitato da varietà di flora e
fauna uniche presenti solo in quell'ecosistema. Questa volta al posto dei Dioscuri con la
camera a tracolla, nella comitiva dei turisti c’erano due gemelle e la loro afascinante
presenza creava un effetto ottico polarizzante tanto piacevole quanto destabilizzante.
All’uscita dalla valle incantata due caprette, una bianca e una nera, ci guardavano e
sembravano salutarci.
Qualche giorno dopo durante un'escursione con Luca, il motorino preso a nolo
slittò sulla strada sabbiosa. Luca si ferì al ginocchio e dovemmo ricorrere alle cure del
pronto soccorso. La ferita, che sembrò un tributo a Minotauro, al momento era apparsa
grave e mi provocò profonda apprensione, ma si rimarginò in breve tempo.
Avevamo visitato scenari straordinari e meravigliosi. Di ritorno, gli uragani continuavano ad
imperversare in quell'Estate torrida e mi capitava di assistere allo sradicamento di alberi
secolari, un fatto che non era d'abitudine nella tranquilla Pianura Padana, protetta dalle
intemperie dalla catena delle Alpi, dov’era precipitato il carro del Sole.
Dovevo mettermi al lavoro. Sviluppai le pellicole e una foto scattata durante la discesa nella
Cava di Dhikti mi precipitò in una nuova vertigine: una nuvola di luce dalle delicate
fluorescenze dal rosa all'azzurro sfumava sopra i visitatori nell’oscurità della grotta. Si
trattava di un’iridescenza kirlian, come le foto dell’aura riprese con speciali attrezzature
fotografiche, ma la cosa più straordinaria era che la nuvola rappresentava la folta chioma, la
barba e i lineamenti del volto di Zeus secondo l’iconografia. Per la seconda volta nel giro di
pochi giorni cadde un velo e i confini dell’Universo si aprirono sull'Illimitato.
Le vicende e i personaggi del mito si dispiegavano e diventavano realtà di fronte al mio
sguardo sempre più attonito. Fluttuavo oltre lo spazio e il tempo lineare.
Controllai l'immagine con l'aiuto di fotografi esperti. Esclusero la possibilità di un evento
accidentale, di difetti della pellicola o rifrazioni di luce, che non avrebbero diminuito il
significato dell’evento che si rappresentava allo sguardo, qualunque fosse stata la causa.
Serenetta disse che si trattava di un messaggio particolarmente benevolo, come si poteva
dedurre dalle delicate sfumature delle gamme di rosa e d'azzurro. Aggiunse che
quell’immagine celava un indovinello, un rebus che avrei dovuto risolvere.
1
La coscienza intelligente. Dana Zohar & Ian Marshall. Sperling & Kupfberg, 2001, Milano.
56
Non sapevo da che parte girarla per risolvere l'enigma. La mostrai a Grisanti, che mi
consigliò di confrontarla con il quadro di Correggio: Zeus che bacia la ninfa Io, un quadro
famoso che era sfuggito al mio sguardo. Lo stesso giorno un’altra persona accennò a un
libro che narrava la vicenda di Zeus e Io. Confrontai la foto della grotta con l'opera di
Correggio: i lineamenti, la posizione, le luci e le ombre del volto coincidevano. L’enigma si
riferiva all’episodio mitologico della ninfa Io, relativamente poco conosciuto, ma che
rappresenta un momento centrale nella cosmogonia Greca e corrisponde al Genesi.
La leggenda vuole che Zeus si fosse innamorato di Io, una ninfa leggiadra, ma Era,
sua moglie, gelosa, giunse sul luogo quando il Dio, che si era tramutato in nuvola, stava per
sedurla. Zeus la trasformò in vacca per salvare le apparenze ma Era gli chiese in dono la
vacca e a Zeus fu impossibile rifiutare. Era inviò contro di lei un’ape assassina, in altre
versioni si tratta di un calabrone. L'ape, o il calabrone, rappresenta l'incantesimo e anche
Elle, il cui nome si metamorfizza in Era, la divinità femminile originaria, rappresenta la
parte sinistra, il lato oscuro. Era mise a guardia di Io Argo Panopte, che vuol dire dai mille
occhi, affinché non si ricongiungesse con Zeus. La ninfa inseguita dall'ape assassina iniziò
un lungo pellegrinaggio che la portò ad attraversare il mar Ionio, che prese dal suo nome, i
Balcani, le regioni dell’Asia Minore, la Persia, arrivando fino in Sri Lanka. Ovunque al suo
passaggio nasceva il culto del fuoco e della vacca sacra e ricresceva un'erba nuova. Durante
la folle corsa Io confidò la sua storia a Prometeo:
-…Nelle notti era fitto aleggiare di sogni al mio letto di giovane, a sedurmi
con voci come carezze: “Fanciulla, il destino ti bacia. Perché questa verginità
caparbia, se t'è offerto godere - è il tuo fato - di nozze sovrane? Zeus, sì Zeus è tutto
caldo del tuo strale, della tua febbre. La sua voglia è godere Afrodite con te. Figlia,
non scalpitare contro il letto di Zeus. Alzati, corri alla radura di Lerna, nel folto,
laggiù agli steccati, ai pascoli paterni: che tu sia di refrigerio all'occhio spasimante
del dio! -” 1
Prometeo annuncia a Io gli incontri pericolosi che si sarebbero presentati sul suo
cammino, tra i quali quello con le tre Forcidi, figure femminili provviste di un solo dente
acuminato la cui esistenza si perde nella notte dei tempi, la Gorgone, il cui sguardo tramuta
in pietra ma predice che Zeus le avrebbe restituito la forma umana quando fosse tornata in
Occidente e come riferisce il poco esplicito presagio Eschilo nel Prometeo incatenato, che la
sua progenie “Il terzo nato, conta dieci nascite prima…”2 lo avrebbe strappato alla sua pena,
cui Zeus stesso lo aveva condannato per aver carpito il fuoco divino e averlo donato agli
umani. Zeus inviò Hermes, Mercurio, in soccorso di Io, con il compito di uccidere Argo e
alla morte del mostro i suoi mille occhi furono trasformati nella coda del pavone. La
profezia di Prometeo si avverò, liberata da Hermes Io riuscì a fuggire e ritrovò le proprie
sembianze in Egitto. A Canopo, vicino ad Alessandria, mise alla luce Epafo, figlio di Zeus e
antenato di Ercole, che divenne re dell'Egitto e una figlia, Libia, che diede nome alla
regione.
1
Prometeo incatenato, Eschilo.
la mitologia Greca conosce altre due io: una sarebbe stata fra le nutrici del piccolo Zeus nella grotta Dittea (Dhikti), l'altra
sarebbe stata nutrice di Dionysos. Mentre la prima certamente non è identica alla Io di questa leggenda, per la nutrice di
Dionysos si asserisce invece si trattasse della sorella di Foroneo, quindi della nostra Io. A. Morelli, Dei e Miti. Flli Melitta
2
editori. 1987, p.287. Dioniso era Trigonos, tre volte nato: nel mito orfico da Zeus e Persefone e diventa re del mondo e con lo
stesso volto del padre degli dei, nel mito posteriore da Zeus e Semele ein un’altra forma nato dalla coscia di Zeus.
3 La leggenda si presta anche un'interpretazione naturalista, che rinvia al mito delle nozze sacre: il Sole segue il corso della
Luna sotto lo sguardo delle stelle.
57
La ninfa Io, assimilata alla Luna nel pantheon Egiziano, fu oggetto di devozione con il
nome di Iside67 . Il suo percorso è comune a Dyonisos, a Orfeo, Zarathustra e, secondo
alcune leggende, allo stesso Gesù, del quale qualcuno crede di vedere la casa a Srinagar, in
Kashmir.
Tornai ad osservare nel vortice di figure del catalogo di Yokoo i due personaggi che
aprono le porte di una grotta e appare il volto di un Dio.
Nel libro di Biancaneve l’immagine corrispondeva alla penultima tavola, posta sotto il
patrocinio del Ministero del turismo Greco, del quale avevo usato i frammenti di un poster:
in basso, una bionda attrice americana vestita di rosso rideva alle spalle di una piscina dove
si svolgeva un tea party, mentre in alto, nel Cielo, un personaggio misterioso, iconostasi del
Dio, a bordo di una barca a motore, disegna una chiave di Sol, la nota del Sole.
Nella tavola 9 Biancaneve mangia la mela mentre un’ape le ronza intorno.
L'ape raffigura Elle, la divinità femminile originaria. Elle è il nome della rivista femminile
dove Laura, lavorava in quei giorni. Mia sorella Laura, senza sapere dei miei percorsi, in
quei giorni mi donò un oggetto scaramantico della tradizione popolare, la statuetta di gesso
di un'ape che aveva acquistato in Puglia, nella Magna Grecia, presso una grotta dedicata a
San Giorgio, nella zona frequentata da Padre Pio. Laura, la mia ex moglie, identificava se
stessa con un’ape dei cartoni animati, l’ape Apina.
Anche Maria, la Mariée, la sposa ritratta da Duchamp nel Grande Vetro, che illustra con
senso dell'umorismo il tema dell'Assunzione della Vergine, era mise à nu, messa a nuvola,
par ses célibataire, même, dai suoi celibi, dai suoi stessi amanti, dai battitori di cieli, come
Arturo Schwarz suggeriva di leggere il titolo dell'Opera.
Ormai il mio viaggio era in salita. Stavo facendo ritorno dalla vacanza all’Inferno, dove
anch'io, come la ninfa Io, avevo conosciuto le Signorine Forbicine e altri personaggi
oltremodo pittoreschi. Andai a vedere Lo zoo di Venere, un film di Peter Greenaway:
Due gemelli felicemente sposati con una coppia di gemelle, lavorano come
fotografi in uno zoo diretto da Zeus in persona, dove la dottoressa Venere è sua
assistente. Nel tentativo di evitare un cigno che attraversa la strada d’improvviso,
l'auto guidata dalla madre dei mariti, con le gemelle a bordo, esce di strada. Le
giovani donne muoiono nell’incidente, mentre la madre, ferita gravemente, osserva
il suo corpo divorato inesorabilmente dalla cancrena. Le vengono via via amputati
gli arti, finché di lei non resta più nulla, mentre i due figli continuano a riprendere a
passo uno il processo di putrefazione delle carcasse di animali deceduti. Alla fine
s’iniettano un veleno di fronte alla cinepresa che continua a riprendere le chiocciole
che lentamente ricoprono i loro corpi.
Zeus in forma di cigno, che in tal veste ama Leda, ampliava i significati della
vicenda di Io, baciata dallo Zeus nuvola e tramutata in vacca sacra. L’io sublima la pulsione
nella rappresentazione e la trasforma in arte. La duplicità, le coppie di gemelli, muore nel
mettere alla luce le chiocciole, l’unità molteplice androgina, che lasciano al passaggio una
scia di bava cangiante iridata, come Salvador Dalì, che prima di morire era convinto
d'essere diventato una lumaca. Tempo addietro avevo avuto una percezione del Luogo dove
Dio abita come una chiocciolina, la cosa più piccola dell'Universo stesso.
67
58
9
LA MASCHERA DI GIOBBE
Un mattino al mio risveglio mi trovai senza volto: la parte destra, la parte diurna del
mio viso, era paralizzata. D'improvviso avevo perso la faccia.
Prima di lasciarmi Laura mi aveva donato, oltre all’Orlando Furioso, un romanzo di Joseph
Roth, il Libro di Giobbe, augurandomi buona fortuna. Nei giorni in cui la mia faccia era
paralizzata la incontrai per le pratiche del divorzio. La maschera rigida del mio volto la
impressionò e iniziò a considerare gli avvenimenti sotto una nuova luce.
Come Giobbe, sfigurato dalle piaghe che lo avevano colpito, suscitavo paura e ribrezzo e
come lui non tacevo ma raccontavo la storia:
“Ma ora guardatemi in faccia, sappiate: io non mento!” Disse Giobbe agli amici1 .
Il fegato e il cuore, che si trovavano sullo stesso meridiano del nervo paralizzato,
avevano risentito delle fatiche del mirabolante viaggio. Ero tornato dal Sri Lanka con un
evidente bubbone sul viso, che si era infettato, come fossi stato punto da un’ape, o morso
da un serpente. La spiacevole paresi facciale era un sintomo dell'imminente guarigione. Ora
il male mostrava i sintomi e poteva essere curato.
Il veleno dei serpenti avvinghiati come una doppia esse a una barra, il caduceo, è lo
stesso pharmacon con cui Hermes sconfisse Argo Pan-ottico, il cane dai mille occhi e liberò
la ninfa Io. Era, accortasi della morte di Argo prese i suoi cento occhi e li fissò alla coda di
un pavone, animale a lei sacro2 . Il Messia, Mashiach, corrisponde alla valenza numerica di
nahash, il serpente3 , che viene dalla radice NHSH e significa "decifrare, scoprire". Rame si
dice nehshet: un serpente di serpente può curare dal morso del serpente.
<Quando gli Israeliti lasciarono il monte Or… si lamentavano per le
peregrinazioni nel deserto. Il Signore mandò contro di loro serpenti velenosi, i quali
morsero un gran numero d'Israeliti che morirono… Mosè supplicò il Signore per il
popolo. Allora il Signore disse a Mosè: “Fa un serpente di bronzo -che è di rame
secondo la versione Ebraica- e fissalo ad una pertica. Chi sarà morso da un serpente
e guarderà quello di metallo avrà salva la vita” >4 .
1
Giobbe, 6, 28
2
Il giovane dio, presa la bacchetta d'oro che gli antichi chiamavano caduceo ed il suo leggendario copricapo, volò sulla terra e si
presentò ad Argo sotto le sembianze di un giovane pastore di capre. Ermes si sedette al suo fianco ed iniziò a suonare le sue
dolci melodie che inducevano al sonno chiunque le ascoltasse. Ma Argo, che riposava con metà dei suoi occhi, non cedeva al sonno
chiese ad Ermes come e da chi fosse stato inventato un tale strumento che procurava tanti suoni cosi' carezzevoli. Ermes, iniziò
cosi' a raccontare: "Un tempo, sui monti dell'Arcadia, si trovava la bella ninfa Siringa (dal greco Syrinx=canna), seguace del
culto di Artemide. Tanta era la sua leggiadria che molti dei cercavano di possederla e tra questi anche il dio Pan. Siringa pregò
suo padre, il dio fluviale Ladone, di sottrarla a quella caccia. Fu così che fu trasformata in un fascio di canne sotto gli occhi di
Pan. Al dio non rimase che prendere una canna, tagliarla in tanti pezzetti e legarli assieme ricavando in questo modo uno
strumento che da quel momento prese il nome di Siringa, noto anche come flauto di Pan." Terminato il racconto un profondo
sonno era calato sui cento occhi di Argo, Ermes lo uccise gettandolo da una rupe e liberò la ninfa Io.
Secondo la Gematria, una tecnica utilizzata dalla cabala, che osserva le relazioni tra le parole, dato il valore numerico
attribuito dalle lettere che le compongono.
Non stupisca il rapido passaggio dal registro del mito Greco a quello Ebraico, a differenza di ciò che accade oggi nell’era delle
religioni che si proclamano monoteiste ma che non lo sono di fatto, nell'antichità Dio era uno per tutti i popoli, i Greci lo
chiamavano Zeus, i romani Theos, gli Ebrei Ha Shem, il Nome. I popoli seguivano riti e comandamenti diversi secondo le lingue
e i dialetti, ma il Signore era Uno e i racconti mitologici s'intrecciavano nelle narrazioni scambiate tra i mercanti durante le soste.
3
4
Numeri, 21, 4-9
59
La vicenda è all'origine della medicina omeopatica fondata nel diciannovesimo
secolo dal dott. Hanneman. Da parte del Signore è il secondo invito alla trasgressione al
comandamento di non farsi immagini, dopo le precise istruzioni date a Mosè su come
rappresentare i Cherubini, entità spirituali di altissimo rango che decorano il coperchio
dell'Arca dell'Alleanza, le cui ali rutilanti sono ricoperte da mille occhi al pari del cane Argo
posto a guardia della ninfa Io.
Mi trovavo forse sul confine del Labirinto di Eden, nella fase che gli alchimisti definiscono
la Coda del Pavone?
Dopo quaranta giorni mi fu ridato un volto e così ebbi una nuova maschera di me
ma la parentesi della paresi aveva disegnato la traccia della trasmutazione sul mio corpo. La
rappresentazione delle mie piaghe aveva mostrato al mondo l’oscenità del sacro. La paresi
scomparve ma il marchio del sacro rimase indelebile.
“Ricordati Signore: la mia vita passa come il vento, non tornerò più ad
essere quello di prima. Chi mi ha visto non mi vedrà più. Mi cercherai ma non ci
sarò più. Come una nuvola di passaggio chi muore non torna indietro, non fa più
ritorno alla sua casa ed è dimenticato da tutti. Io però non mi tapperò la bocca!5
La teofania della nuvola mi aveva portato faccia a faccia con Dio e nessuno può
guardare il volto di Dio e sopravvivere. Dice Dio a Mosè:
“Non potrai guardarmi in faccia e restare in vita”5 .
Chi era stato baciato dal Dio apparteneva ormai ad un altro mondo, il cantastorie
che era partito per il viaggio nel mondo dei morti non aveva fatto ritorno, una parte di lui
era morta per sempre. Era risorto, ma chi aveva fatto ritorno non era più lo stesso.
Ero diventato un Imperdonabile. Fluttuavo nell'illimitato. L’Universo è infinito e la morte
non esiste, il bene e il male non esistono e l'odio è solo una gradazione dell'amore in stato
confusionale. Alla fine non c’è altro che amore. Non c’è altro.
Avevo assorbito una quantità spaventosa di gusci, di kelipot, o come si suole dire di peccati
del mondo, che in parte avevo trasmutato, in parte erano ancora conficcati nel mio corpo.
Avevo bisogno dell’aiuto di veggenti con una vista migliore della mia che m’insegnassero a
curarmi, ad usare le facoltà latenti. Dovevo ricordare come ci si muove nell’Universo
pneumatico che si era aperto ai sensi rinnovati del Baby Univers. Mia madre, astrologa, mi
presentò uomini e donne di conoscenza che mi sottoposero a training intensivi. Alcuni
come Lydia, Mario, Vita, erano stati miei compagni di viaggio in altre vite. Non erano santi
o superuomini, erano curanderos, stregoni in segreto. Vivevano una doppia vita con
l’identità di impiegati e professionisti. Si stupirono che fossi ancora vivo dopo ciò che mi
era successo, potevo considerarmi un risorto, dissero e con il loro aiuto iniziai a muovermi
nei territori inesplorati. Avevo bisogno di forti motivazioni per usare gli ultrapoteri, perché
sono pigro e poco curioso. Potevo volare ma non abusavo. L’ultra vista ma soprattutto il
super udito si svilupparono naturalmente.
“Chiedete e vi sarà dato”. Era tutto così facile, bastava avere fede, diceva Gesù e tutto
diventava possibile. Beh, non proprio tutto, ero bravino nello spostare l’asse del mondo ma
i soldi non mi riusciva farli.
Un giorno Mario m'invitò a recarmi in un tempio nella roccia dove avrei incontrato
la mia guida spirituale. Non gli avevo mai parlato del Tempio dei Milleuno Buddha ma
sapeva di me cose che non avevo raccontato. Seguii le sue indicazioni e mi ritrovai nella
penombra, tra le statue e gli affreschi illuminati dalle candele, cercai con lo sguardo il
5
Giobbe 7, 7-11.
5
Esodo 33, 20-21
60
Maestro ma il Maestro non c'era. Vidi invece il Buddha di luce, ma non si trovava nel
Tempio, lo vidi stupito attraverso la roccia, all'interno della montagna.
Mario disse che non era lui il Maestro che cercavo, disse di guardare meglio; infatti, sentii
una presenza alle mie spalle, mi prese con se, mi chiese “Dove andiamo?” risposi “non so” e
in un istante ci trovammo sospesi nel cielo del Tibet. Potevo vedere i camion militari cinesi
inerpicarsi sui tornanti delle strade a piombo tra le montagne. Una piccola processione di
monaci risaliva un pendio erboso, uno di loro portava lo stendardo di preghiere. Chiesi al
Maestro se ci vedevano. Disse di provare a salutarli. Al mio cenno il monaco con lo
stendardo agitò la mano sorridendo, gli altri non ci avevano visti.
Ebbe inizio un’amicizia spirituale che mi accompagnò negli anni attraverso poetiche
sublimi e mirabolanti avventure.
Lea Vergine, critico d'arte, vide i miei lavori sul labirinto di Knossos, l’F-104,
l'aereo mitologico su cui aveva volato Mishima, dal lungo pungiglione decorato con srisce
gialle e nere come un’ape, secondo la mimetica della Marina Canadese, in volo sopra la
fortezza di Anura Adnapura, in Sri Lanka e decise di esporli in una mostra alla Rotonda
della Besana, a Milano nell'ambito di una mostra dal titolo Geometrie Dionisiache.
61
10
L’ESORCISTA
Un giorno Mario mi comunicò solennemente che in un tempo passato, nei primi
giorni della Cristianità, ero stato molto vicino al Maestro, ma questa volta intendeva niente
di meno che Gesù, il Nazireo. Rimasi turbato. Dovevo rifletterci.
Non mi ero mai sentito particolarmente attratto dalla figura di Gesù, rappresentato
ufficialmente dal vampiro tragicomico che nella cena delle beffe nel film di Zeffirelli,
proclama con tono solenne: “Uno di voi mi tradirà”… Mentre dalla Salomè di Carmelo
Bene i discepoli rispondevano, in un unico afflato: “Io! Io! Io!…” -In verità, i compagni di
strada di Gesù, i cosiddetti discepoli, pagarono con la vita la testimonianza portata con fede
attraverso le erranze, nessuno tradì, tradurre è un po' tradire. Nei confronti della Chiesa provavo un assoluto disinteresse. Avevo smesso di frequentarla
all'età di dieci anni, quando vincevo i premi per il miglior presepe e sebbene provassi
simpatia personale per alcuni sacerdoti che avevo incontrato, il mio distacco era avvenuto
senza traumi né remore. Consideravo ogni Chiesa, ogni ecclesia, un’associazione separata
atta a propugnare i valori e le credenze relative agli interessi di una parte contro il resto,
l’avanzo, considerato valuta da essere convertita o distrutta. Non avevo nulla contro il
popolo della Domenica, quelle brave persone potevano fare quello che volevano, sono
molto tollerante, bastava che lo facessero lontano da me.
Trovavo funesto il simbolo della croce e senza addentrarsi nella patologia estrema
rappresentata dalla paranoia integralista consideravo la teogonia Cristiana una lugubre,
sconclusionata, labile, insulsa, fideista, moralista, patetica, noiosa, sessuofobica,
superstiziosa, totalitaria, ossessiva, psicotica espressione di ritualità sado-masochista alienata,
venata di ricordi antropofagi.
Gesù era stato senz’altro un uomo giusto, certamente fu un grande iniziato, ma fu anche
tanto sfortunato: ebbe i Cristiani come seguaci e alla sua morte seguirono 2000 anni di
anti-cristianesimo. A Gesù toccò una sorte ben peggiore di quella pur non invidiabile
riservata a Dyonisos, considerato dalla Chiesa Cattolica una prefigurazione del Cristo,
associato all'uva e della vendemmia come Gesù. L’immagine che giunse ai posteri è quella di
un giovine allegro circondato da belle ragazze ebbre e discinte, le pronipoti delle Gopi che
circondavano Krishna, antenate delle Calatimi Jeans contemporanee che tanto irritano
l’Islam moderato. Dyonisos, dopo essere stato ucciso dai Titani, fu bollito, poi arrostito e
infine sbranato. Così descrivono il pasto totemico di Dioniso I miti orfici, che
rappresentano la versione più arcaica dei miti greci:
“I Titani arrivarono come morti dagli Inferi, dove Zeus li aveva relegati,
colsero di sorpresa il bambino che giocava, lo lacerarono, lo tagliarono in sette pezzi
e li gettarono in una caldaia che stava in un tripode. Quando la carne fu cotta, essi
incominciarono ad arrostirla su sette spiedi. Secondo una delle versioni le membra
cotte del dio furono sepolte e da esse nacque la vite. Anche i seguaci di Orfeo
dicevano che l’ultimo dono di Dioniso sarebbe stato il vino e chiamavano lui stesso
Eno, “vino”. Più tardi risorse, con l’aiuto di Demetra che ne raccolse i pezzi”2 .
Gli dei s'indignarono per l'uccisione di Dyonisos e per lo smembramento del suo
corpo in sette parti ma soprattutto inorridirono perché i Titani usarono un procedimento di
cottura proibito: il bollito e l'arrosto. -Il bollito arrosto!- A seguito del raffinato ibrido
culinario, più che per l’antropofagia, giunse la severa punizione dell’Olimpo sui Titani. I
cuochi Europei, che considerano un must della cena di Pasqua l’agnello cucinato nel latte
(Karoly Kerenyi, Gli Dei della Grecia, Il Saggiatore, Milano 1962, p. 210), cit. in: Es e Io nello specchio di Apollo e
Dioniso. Teorie e modelli. Rivista di storia e metodologia della psicologia, a cura di Giuseppe Mucciarelli, V.3.2000, Pitagora
Editrice, Bologna 2001.
2
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della madre, proibito dalla Torah, non troveranno motivo di scandalo nel rituale che suscitò
tanto orrore negli dei Greci.
Non trovavo collegamenti personali con Gesù e i suoi se non nella comune volontà
di rappresentare le Nozze, infatti, segretamente avevo paragonato la performance di
Biancanve alla vicenda delle Nozze di Canan dove, ero convinto, Gesù fu invitato a
partecipare non come un convitato qualsiasi, ma altresì nella parte dello sposo. Solo a uno
Sposo potrebbe essere concessa la trasmutazione dell’acqua in vino. Quale follia pensare che
un semplice conviviale possa compiere una simile Opera, con quale diritto, con quale
autorità? Il nonsenso risalta se si osserva con disincanto la richiesta posta da Maria a Gesù
nei Vangeli, un libro dove i tranelli abbondano:
“ Figlio mio caro, che sei tanto bravo e servizievole, la tua mamma te lo
chiede per favore, trasforma un po' di quest'acqua in vino, che è finito. Andrei io
stessa dal vinaio qui accanto, ma ho dimenticato a casa la borsetta e sono un po’
brillina... So che non è ancora giunto il tuo momento, ma fallo per la tua mamma,
trasforma l'acqua in vino, che i nostri ospiti l'hanno finito …”
Quale senso avrebbe una trasmutazione di tal eccezionale portata durante una festa,
seppure matrimoniale, niente di meno che una trasmutazione quantica?
Le nozze che si celebrarono a Canan non erano nozze profane, si trattava bensì di Nozze
Mistiche. A Canan quel giorno furono celebrate le Nozze Sacre tra il Cielo e la Terra. Solo
in tale circostanza è possibile trasmutare l’acqua in vino e solo allo sposo è concessa
l'autorità di compierla3 , dunque Gesù non poteva essere che Lo Sposo.
In verità non consideravo la tradizione gnostica Cristiana inferiore ad altre
tradizioni. Non ero giunto fin lì seguendo le orme del luciferino, ma pur sempre Cattolico,
denudatore di Marie, l’alchimista Marcel Duchamp? Non avevo altresì seguito le orme della
confraternita della Rosa e della Croce, che mi avevano indotto a visitare, tra gli altri, i
Misteri delle cattedrali di Parigi? Non potevo negare le sorprendenti evidenze che iniziavano
a svelarsi al mio sguardo, ma la vita come l’avevo vissuta e i miei ideali erano assolutamente
antitetici a ciò che si considerava Cristiano: cosa centrava Gesù con la beat generation, i
punks, il Plastic, Vanda Osiris, Madonna e tutto il resto?
Già… Stavamo vivendo nell’era dell’Anticristo. “Se vuoi trovare la verità devi rovesciare il
mondo”, quante volte avevo sentito questo motto e quante volte l'avevo affermato io stesso.
Viviamo veramente un mondo capovolto, come dimostra il fenomeno della camera oscura,
dove le immagini che impressionano la pellicola giungono rovesciate, come sulla retina
nell'occhio.
E' risaputo che i discepoli furono uomini semplici. Con tutti i miei difetti, senza
meriti, forse anch'io potevo essere stato uno di loro, in un’altra vita. Se proprio avessi
dovuto scegliere avrei preferito essere stato Simon Mago, l’istrionico stregone patafisico al
limite con l’eresia. Le sorprese si accavallavano a ritmo incessante: un nuovo sconcertante
orizzonte si svelava allo sguardo dei miei occhi sgranati. Dovevo ammettere che tutte le
tracce mi riportavano in Galilea. Cominciavano a riaffiorare i ricordi di quella terra e con
questi la coscienza dell’onore e dell’onere.
Ci muovevamo come i discepoli nell’Esorcista nella twilight zone, dove s'incontrano
e si scontrano le forze sottili del bene e del male cercando di discernere il vero dal falso, tra
pericoli reali e altri, forse, immaginari. Eravamo gli Agenti della Federazione Galattica. Gli
Trovo espressa per la prima volta la mia certezza, sebbene solo come ipotesi in L'eredità messianica, di M. Baigent, R. Leight,
H. Lincoln: “Le nozze di Cana (che in effetti potrebbero essere state il matrimonio di Gesù) non sono state una piccola festa di
villaggio, ma una sontuosa cerimonia di piccola nobiltà o aristocrazia…” ed. Est, 1999 Piacenza, p. 40
3
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eventi si allineavano alle profezie e ai messaggi, si componeva un mosaico che rivelava il
disegno: Gesù stava per arrivare, forse dall’India, forse si sarebbe presentato come un
mendicante alle porte di Edom, in ogni caso presto si sarebbe manifestato, era nella
configurazione degli eventi incalzanti.
Fino a quel momento non avrei mai potuto immaginare di considerare seriamente la
questione di un ritorno di Gesù, ora non solo prendevo seriamente il Messianesimo, che
avevo considerato una farneticazione integralista, ma mi trovavo a fronteggiare il lato oscuro
della forza che lo minacciava, come in uno dei più scadenti B movies!
Contro ogni logica e razionalità era questa la realtà e sebbene parte degli eventi si
svolgessero in una dimensione sottile questo non li rendeva meno reali.
Andy Wharol realizzò una mostra a Milano dove affrontò il tema dell'Ultima Cena
di Leonardo precorrendo i tempi delle indagini sui misteri dei codici e rivelò l’appartenenza
del celebre dipinto alla cultura pop. Sopravissuto all’attentato compiuto da una femminista
che gli aveva sparato, come l’islamista Agka al Papa, aveva detto di se: “Più superficiale di
me si muore”. La sua fama aveva attratto i rapaci. Non potevo aiutarlo e non partecipai
all'inaugurazione che sarebbe stata un'orgia di morte. Di ritorno a New York, fu ricoverato
in ospedale in seguito a una peritonite. Morì d'indigestione proprio come Buddha, dopo
un'Ultima Cena a Milano. Ad memoriam, dipinsi una frase su tela: The food is awfull. Il
cibo era schifoso, in quei giorni, a Milano.
Nel 1987, durante l'annuale pellegrinaggio alla Mecca, nel corso del quale è
proibita ogni forma di violenza, anche uccidere un insetto, alcuni pellegrini Iraniani
provocarono disordini durante i quali morirono 402 persone e molte altre rimasero
ferite. La tragedia rivelava le profonde tensioni che agitavano il mondo Islamico.
Presto avremmo assistito all'orrore delle stragi in Algeria. Il disagio scismatico
Islamico sarebbe dilagato fino a trovare un nemico esterno con cui confrontarsi:
l’Occidente.
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11
LE SETTE VALIGE DI CHANEL
Un Sabato chiesi a Laura un appuntamento nel quartiere dove aveva vissuto
l’infanzia. In quel momento c’erano solo due dei miei quadri esposti in tutto il mondo ed
entrambi si trovavanodove aveva vissuto la mia ex moglie, l'uno di fronte all’altro.
Nella galleria d’arte del Centro Commerciale del Gallaratese, in una mostra curata da
Grisanti, era esposto un olio, una bambina che rappresentava idealmente Laura tra due
personaggi liberamente tratti da un’opera di Dalì. Dai locali della galleria si poteva vedere il
tendone del Festival dell’Unità dove Gianni Sassi, per fatalità, aveva esposto A working class
hero is something to be, un collage il cui titolo era tratto da una canzone di John Lennon,
una coincidenza degna di nota anche nella cascata di coincidenze che si riversavano sul
percorso che ancora ci univa segretamente de facto, nonostante il matrimonio, de jure, fosse
stato annullato. Speravo tanto che Laura mi concedesse un’udienza. Arrivò puntuale, ma era
tesa e sospettosa. Non amava il quartiere dov'era nata e da me si aspettava sempre eventi
destabilizzanti. Cantai le lodi della periferia rispetto al centro, lei si complimentò per il
ritratto ma mi chiese di saltare i preamboli e di arrivare al sodo perché era molto impegnata
e non aveva tempo da perdere. Seduti sul muretto, nella leggera foschia guardavamo
dall'alto il tendone del festival dell’Unità e le annunciai quello che sarebbe passato alla
storia come il Sermone del Gallaratese.
Il fardello che Laura aveva portato durante quegli anni era diventato molto pesante ma le
sue colpe non erano quelle che considerava tali. Era tempo di ritornare allo stato
d’innocenza. Era un pomeriggio di Sabato, l'ultimo giorno della settimana, il giorno della
festa, in cui in cui Dio creò le anime. Il confine tra il cielo e la terra sfumava nella leggera
foschia all’orizzonte. Recitai i Sette peccati capitali1 con una tecnica segreta e il complesso
edificio della mente crollò come un grattacielo imploso e gli occhi spaventati e delusi si
aprirono allo splendore e alla gioia. In una risata si dispiegò l’energia di una fusione
nucleare. Camminai per le strade di buon passo per giorni e ringraziai il Signore perché
avevo visto cadere la Manna dal Cielo.
Marsico mi telefonò per annunciarmi che era stato invitato ad esibirsi al Teatro
Puccini di Parma, dove avrebbe presentato un frammento delle musiche di Biancaneve.
Prima di lui i musicisti di Baghdad Cafe crearono una struggente atmosfera eseguendo
Calling you, ma la maestria di Marsico non fu da meno e mi lasciò ammirato. Aveva
utilizzato una tecnica differente per ogni pagina della partitura; il frammento per sette
chitarre era mono tono ed echeggiava l’avanguardia newyorkese degli ’80. Le note si
susseguivano su un rigo solo e per eseguire la composizione i sette chitarristi si muovevano
costretti dalla partitura come i nani della fiaba.
Nei giorni seguenti fui invitato a realizzare una mostra presso la galleria Cubo, situata
anch’essa a Parma. La gallerista non sapeva delle tavole di Biancaneve e nemmeno del
concerto di Marsico al Teatro Puccini, aveva visto le foto di alcuni i miei quadri pubblicati e
aveva deciso di ospitare una mia mostra. Non mi stupivo più di nulla.
Avrei realizzato un’istallazione sul tema di Biancaneve ma l’avrei intitolata Performance.
Avrei presentato una serie di quadri con i particolari delle tavole e avrei usato gamme
sensibili all’ultravioletto per rivelare differenti configurazioni se osservati con la luce nera o
con la luce bianca. Sparsi sul pavimento trenta quintali di sale, non solo come citazione del
celebre lavoro di Walter Marchetti, anche per via della carica positiva del sale.
“Quando il sale c'è“… Quattro più tre fa sette, tale è la valenza alchemica del sale. La gravità
del sale s'identifica con il corpo fisico e significa la trasmutazione del tre, lo spirito, nella
quarta dimensione, lo spazio, ossia il cubo. Sarebbe stato un ipercubo. Chiesi a Laura come
Cercando i riferimenti alle note di questo scritto in Luca 8, 2-3, trovai successivamente, una frase che era sfuggita alla mia
distratta lettura dei Vangeli: “…Maria di Magdala, dalla quale Gesù aveva scacciato sette demoni…“ La storia ripeteva le
stesse valenze con altri attori.
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ultimo dono di essere presente all’inaugurazione. Sarebbe venuta volentieri, disse, ma
doveva realizzare un servizio fotografico su Chanel per Elle magazine a New York e
prevedeva di atterrare all’aeroporto di Linate proprio quel giorno. Promise che avrebbe fatto
il possibile e che in ogni caso ci saremmo tenuti in contatto. Reso baldanzoso dalla scoperta
di essere in grado di compiere miracoli e di partecipare della Gloria di Dio, non smisi di
sperare che la mia ex moglie sarebbe apparsa per tempo sulla scena, giacché lo desideravo.
Laura era stata inviata in quel viaggio transatlantico da sola, senza scorta ne aiutanti,
carica del peso di sette valige che contenevano il costosissimo guardaroba di Chanel da
fotografare. Doveva attraversare le frontiere come fosse Biancaneve, con il carico d'oro e di
pietre preziose dei sette nani. Elle, il logo dell’omonima rivista di moda, che è anche il
nome della divinità femminile originaria, la Dea Lunare da cui derivò sucessivamente la
denominazione di Allà, il Dio della Mezza Luna Crescente, è una divinità molto esigente e
chiede molto alle sue sacerdotesse in cambio di uno stipendio da redattrice, ma certe cose
non si fanno solo per i soldi.
In quella settimana accadeva un fatto strano quanto drammatico: gli aerei cadevano con
una frequenza che le statistiche non potevano spiegare, come se la legge di gravità si fosse
stancata di essere sfidata. Non era uno scherzo. Era in corso una battaglia cosmica
elementale. L'Ermetico Mercurio, aereo messaggero degli Dei, Archetipo delle pulsioni
emozionali, il cui compito nell'Opus consiste nello sciogliere il sale, era sotto attacco.
Toccava a Laura compiere il miracolo. Avrebbe dovuto realizzare il complicato servizio
redazionale, salire su un aereo che non cadesse e riportare indietro le sette valige cariche
delle catene d'oro massiccio di Chanell: l'oro comune che rappresenta lo zolfo da
trasmutare in Oro Filosofale. Le catene dovevano essere spezzate dall'Azoth, l'A-zoo, l'antivita, la post-vita antimaterica post-organica, in comunione con Daat, l'undicesima sephirà
non segnata sulle mappe, che rappresenta la consapevolezza più alta, il comandamento
segreto: l'undicesimo. In parole povere Laura avrebbe dovuto realizzare il complicato
servizio fotografico e mentre la sua vita era in gioco, riportare in salvo in redazione le sette
valige cariche di catene d'oro massiccio firmato. Ero seriamente preoccupato e la gallerista,
seppi più tardi che era molto malata, cercava di convincermi con malevolenza che non
sarebbe mai riuscita, che avrebbe preso l’aereo sbagliato e sarebbe morta nell’incidente.
Come promesso Laura ed io ci tenemmo in stretto contatto. Eravamo vicini come non lo
eravamo mai stati. Si muoveva tra estremi pericoli e spaventose difficoltà che tentavano di
avvolgerla da ogni parte come serpenti, ma alla fine riuscì a spezzare le catene che
l’avvinghiavano.
Mentre trasvolava l’Atlantico noi, in trepida attesa in galleria, ci trovammo in tredici.
Corrado venne apposta da Torino. Laura non si presentò alla mostra, ma atterrò sana e salva
portando con sé le sette valige cariche di catene d’oro in perfetto stato e le foto del servizio
che consegnò alla redazione di Elle.
Mon Dieu de l'elegance!
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IL SIGILLO ROSSO
Il restauro della Cappella Sistina, alla quale sono particolarmente affezionato, era
quasi ultimato. Il Giudizio sarebbe stato presentato al pubblico nel 1994, in perfetto orario,
ma sulle pareti laterali era già possibile ammirare le vicende illustrate negli splendenti colori
originali che preconizzavano la tavolozza di Tadanori Yokoo.
In quei giorni William S. Burroughs, considerato un profeta da molti, avrebbe presentato i
suoi quadri in una mostra presso la galleria Cleto Polcina, a Roma. Non sarei andato
volentieri a Roma, ma non potevo mancare all'appuntamento. Chi si prendeva cura di me
stabilì che mi ero rimesso sufficientemente in forze e che potevo affrontare quel viaggio
pericoloso, se avessi usato la massima prudenza.
Riccarda, che aveva posato per me nella parte di una sanguinaria dionisiaca nell'atto
di sbranare le ossa di un bue, ora viveva a Roma e venne ad accogliermi alla stazione.
Visitammo insieme la mostra di Burroughs, accompagnato da un alto prelato in abito
lungo. Le sagome e le ombre spruzzate sulle tele e i pannelli di legno erano schiantate e
trapassate dai colpi di colt e di fucili di vario calibro. La drammatica intensità della visione
nagual1 sembrava rappresentare una furiosa battaglia combattuta attraverso universi paralleli
tra demoni e un pistolero esorcista. Mi presentai come uno dei suoi fans “fin dall'età di 14
anni” e gli chiesi l’autografo. Burroughs mi donò il catalogo:
“ Nei libri di Carlos Castaneda Don Juan distingue due universi: uno tonal e
l’altro nagual. L’universo tonal è l’universo quotidiano dei rapporti di causa-effetto
prevedibile perché già registrato. Quello nagual è l’universo sconosciuto,
imprevedibile, incontrollabile. Perché il nagual abbia libero accesso bisogna
spalancare la porta al caso. Ci deve essere un fattore casuale: gocce di vernice sulla
tela, dar fuoco al quadro, spruzzarlo. Forse il fattore casuale più fondamentale è il
colpo di fucile che produce una esplosione di colore secondo modelli e forme
imprevedibili…” spiegava nell'introduzione.
L’indomani visitai per la prima volta San Pietro. Al contrario della buona
impressione che mi sarei aspettato, comunque, di ricevere dalla cattedrale della Cristianità,
mi apparve nera e oleosa, come se la basilica si fosse caricata nei secoli dei peccati dei
visitatori. Mi soffermai ad ammirare le meraviglie delle stanze dei Musei Vaticani, evitai il
Museo Egizio, in attesa di entrare nella Cappella Sistina attraversai i fantasmagorici corridoi
e ammirai le volte affrescate stretto nella coda di persone, come fossi una scaglia del
serpente che si snodava lento e sinuoso. Mi tornò in mente la coda di turisti durante la
visita nelle stanze di Knossos. Nella Cappella restaurata la gamma di colori originali, che era
tornata alla luce dopo secoli di oscurantismo e di tristezza cromatica spacciata per classicità,
rivelava in tutta la sua potenza l'entusiasmo e l'attualità dell'opera realizzata dalla genialità
di Michelangelo.
Nelle stanze del Palazzo dell'Arte gli appuntamenti si susseguivano con puntualità
sconcertante e la cadenza sincronica dispiegava l'inesorabile compiersi delle profezie cui
l’espressione drammatica del volto delle Pizie da voce come a un fumetto.
L'anno 2000 sarebbe stata davvero una data memorabile nel progetto Messianico?
Avremmo veramente assistito al ritorno di Gesù, in persona?
Immerso nel vertiginoso manga fluorescente del racconto della Creazione, rapito, ostaggio
d'incommensurabili vastità, sperimentai qualcosa di simile alla sindrome di Stoccolma,
forse di Helsinky o di Stendhal, di una sindrome vertiginosa, in ogni caso.
1
Nagual, o spirito del giaguaro, su cui è incentrata la cultura sciamanica Mesoamericana.
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Di sera camminavo senza timore per le strade di Roma nella piacevole brezza di
Maggio e sebbene mi fossi sentito più a casa nella jungla di Sri Lanka tra le scimmiette, i
cobra, i varani, gli elefanti, le pantere e gli enormi pipistrelli vegetariani. Ero rassicurato
dalla presenza amorevole degli Angeli raffigurati dalle statue che ornavano i ponti e i castelli
e vegliavano sulla città. Pensavo a Mishima, alla sua visita alla Città Eterna durante il suo
viaggio in Occidente. Scattai alcune foto del Colosseo. “A magnificent pose”, mi parve di
sentire e quando le sviluppai apparve una spirale di luce, come disegnata da un katana
rutilante. In questo caso il miracolo poteva essere spiegato dalla difrazione della luce sulla
lente. Tutti i miracoli possono essere spiegati.
Il tempo era scaduto. Decisi di ripartire l’indomani, nonostante lo sciopero
ferroviario in corso. Trovai posto in un autobus sostitutivo per Firenze e durante il viaggio
interminabile ebbi occasione di conversare con la figlia di un archeologo Messicano
studioso dei codici Maya. No, non aveva mai sentito parlare di Burroughs e nemmeno di
Castaneda ma aveva sentito la parola beatnik, un misto di beat e di Sputnik che ai beat non
era mai piaciuta. L'incontrai di nuovo il giorno successivo, di fronte alla Pietà. Visitai la
mostra di Odilon Redon, che sembra dipingere dalla stessa terra di mezzo rappresentata
nell’opera di Burroughs. Acquistai il catalogo ma mentre riposavo sulla riva dell’Arno dopo
essermi tolto le scarpe, il catalogo s'involò. Strana sparizione, pensai, quella di un catalogo
d'arte, invece che le scarpe. Poco lontano una giacca di Jeans abbandonata a terra, sembrava
essere stata lasciata a risarcimento. Osservandola con maggiore attenzione vidi sul fianco il
foro circondato da una bruciatura, come i fori di proiettili nei quadri di Burroughs. Il
viaggio era stato tutt'altro che facile nonostante le apparenze di una piacevole vacanza e
nell'hotel dove avevo alloggiato avevo preso le piattole. Riuscii a scacciare gli sgradevoli
insetti solo a seguito di un’aspra guerra. Tornavo segnato da ferite ma ricco di meraviglia.
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ALI POLVEROSE
Abitavo in Via Ponte Seveso, che interseca Via Tonale, un segmento dell'anello
circolare interno che delimita la città. Il ponte è sinonimo del passaggio all'aldilà, dà accesso
all'imprevedibile, al mondo nagual, il giaguaro: lo sciamano. E’ il mondo dell'arte. Tonale,
come il tonal, all'opposto è il mondo delle pre-registrazioni. Il tonal determina la realtà
profana, anagrafica e burocratica. E’ il mondo degli atti predefiniti, della prevedibilità e
della legge. La maggioranza della gente non ne vuole sapere dell'universo nagual, troppo
rischioso e casuale. Il tonal con le sue certezze, anche se illusorie, va benissimo. La gente è
affezionata alle catene che danno sicurezza, al calore di una socialità fatta di comodità e
consuetudini, non importa se falsa. Il dio del Tonal è il dio dei conti della spesa, della legge
e della punizione e i suoi fedeli non perdonano chi si è spinto oltre, chi ha accelerato la
velocità atomica e ha prodotto antimateria. Il muro di gomma rimbalza qualunque acting
out, ogni tentativo d’evasione.
Si è eroi solo per un giorno ed io avevo già avuto i miei quindici minuti. La mia vita
era costantemente ricondotta ad un vicolo cieco dalla ragione dominante. Più mi
addentravo nei nuovi territori più mi ritrovavo chiuso tra le mura domestiche. Non c'era un
complotto o una polizia segreta, semplicemente gli spazi si chiudevano, per impedirmi di
comunicare. Ogni azione si richiudeva in una strada morta. In alcuni interminabili
momenti per guadagnarsi da vivere si deve gettar via la vita e le fughe e le avventure,
cadenzate da lunghi periodi di depressione sono pagate con l'isolamento e il rigetto del
sociale e il ristagno economico. Ti trovi ad elemosinare al Cielo la ricompensa di una vita
fluente, pur sapendo che la ricompensa è già nella fatica compiuta e null'altro è dovuto.
Dopo aver scalato sette montagne e sette mari, dopo aver compiuto settanta volte le sette
fatiche, ti ritrovi accanto ad altri angeli con le ali impolverate e rattrappite Ti ritrovi…
“In una via che non si può percorrere all’indietro, nella Casa in cui gli
abitanti sono privati della luce, dove il cibo è polvere, il pane è argilla; essi sono
vestiti come gli uccelli, ricoperti di piume; essi non vedono la luce, essi siedono
nelle tnebre. Nella casa della polvere dove io entrai, sollevai il mio sguardo e vidi le
corone che vi erano ammucchiate…” Come accade a Enkidu, l’amico e alter ego di
Gilgamesh, l’eroe messia dell'epopea Babilonese, così contemporaneo nella sua
disperazione.
“Certe mattine anche allacciarsi le stringhe è una tortura”, confida Mat Dillon al
suo spacciatore, W.S. Burroughs, in Drugstore cowboy.
Quanti angeli avevo visto lasciarsi morire, alcuni suicidi con un atto deciso, altri
addormentati lentamente tra le braccia dell’eroina. Avevo deciso di resistere e continuare a
vivere, per poter dire un giorno che non si trattano così i ragazzi.
Nel 1989 l’Italia stava vincendo il campionato di calcio mentre programmava i campi di
concentramento dove rinchiudere i reduci di battaglie perdute: i drogati. Erano stati per lo
più sciamani, comunardi, sognatori, le cui ossa erano già state spezzate dalle bastonate.
Molti di loro erano ricorsi al farmaco proibito, distribuito il/legalmente con la solerte
complicità degli organismi in/competenti, come ad un anestetico che avrebbe blandito il
dolore insopportabile di esistere in un mondo di morti viventi e di psicotici alienati. In quei
campi in attesa di sterminio, il dj di stato prometteva di curarli con la musica del
macchinista Behetoven e dosi massicce di sonore bastonate. Lo scopo non era di curare la
sofferenza e ritrovare il rapporto perduto con l'io, bensì di annientare la perricolosa
differenza. Invece di rimuovere e trasformare le cause che avevano portato alla condizione di
dipendenza, che nella maggior parte dei casi era conseguente al blocco dell'espressione e
della comunicazione, si dava il colpo di grazia al macilento residuo degli ultimi irriducibili,
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molti dei quali erano stati geni e artisti che non si erano adattati alla brutale demenza in cui
si realizzava la maggioranza dei “fatti in Italia” intossicati dal binomio moda-calcio.
Nell’articolo Jesus healed using cannabis, apparso sul Guardian il 6 Gennaio 2003, Duncan
Campbel, citando uno studio di Chriss Bennet, suggerisce che:
“Gesù e i suoi usassero curare miracolosamente… alcuni disturbi della vista
e malattie della pelle… con unguenti che contenevano caneh-bosem, un estratto
della cannabis, un ingrediente abitualmente in uso nella medicina tradizionale
ebraica…“
…Così come nelle medicine tradizionali di tutto il mondo, dov’è utilizzato, tra
l'altro, nella cura dell'epatite e di allergie, in abbinamento alla salvia, ecco perché il THC si
trovava tra gli ingredienti degli unguenti delle streghe, le donne che curavano: è un
medicamento da usare con cognizione, come tutti i farmaci, da pharmacon, veleno.
Gesù non si è mai occupato di droghe nè di ginecologia, ma delle cose del Padre Suo, che
sta nei Cieli. L'intento non è promuovere il libero uso delle droghe fitoterapiche, che non
sono necessariamente “buone” perché naturali, o per la messa al bando del calcio o della
realtà virtuale. Viviamo già nel migliore dei mondi possibili, del quale gli ostacoli, e il
complotto della stupidità fanno parte, ma se si comprendessero cause ed effetti con
consapevolezza, la vita potrebbe diventare degna di essere vissuta.
Se si volessero vedere i danni irreversibili prodotti dal consumo di carne di maiale, forse
preoccuperebbe meno un ragazzo che fuma una sigaretta di cannabis, ma le “fette di salame
sugli occhi” è uno degli effetti collaterali dell’abuso di suino. Perchè dichiarare fuori legge
una sostanza il cui uso empirico ha dimostrato la non tossicità e l'assenza di dipendenza e
innestarla nel mercato clandestino, perseguitare i consumatori dei quali non si è a
conoscenza di atti asociali commessi in relazione all'effetto del pharmacon, mentre si
ammette il libero uso e lo spaccio di sostanze letali come il tabacco, il caffè e l'alcool, che
inducono a comportamenti gravemente antisociali e autodistruttivi?
Gli esperti di marketing avevano depistato la ricerca psichedelica spostando l’attenzione dei
ragazzi sull’eroina, lucrando con gli spacciatori. “Parlatene bene, parlatene male,
l’importante è che parliate di me”. I pubblicitari fingevano di non conoscere il detto di
Oscar Wilde. Così funzionavano le campagne pubblicitarie della droga. Volete che un
ragazzino rubi la marmellata? Ditegli che non la deve rubare, tutte le mamme lo sanno.
Tutti sapevano e tacevano. Tutti erano d'accordo. I drogati non erano testimonials
interessanti per il marketing della sinistra, che rappresentava se stessa come opposizione. I
drogati rubavano le autoradio, le trasmittenti dell’idiozia dalla gente per bene. La campagna
“antidroga” faceva comodo all'apparato delle comodità, che cresce i suoi figli con il
caffelatte. Lo scontro tra mondi si esprimeva sul terreno dietetico. Il mondo del caffè e
dell’alcool, alleato con quello dell’eroina contro la marijuana, una droga a bassa tossicità, in
uso nei rituali religiosi da millenni. La droga era un pretesto. Il tonal si scagliava contro il
mondo nagual e usava l’arma della droga e dell’antidroga. Artista in ebraico si dice aman.
Con la scusa della droga intendeva eliminare gli artisti, gli sciamani.
L’operazione è perfettamente riuscita: l'arte è sparita di scena e il mondo, abitato da corpi
senza di luce, senz’aura, sottomessi alla legge di gravità, è più brutto e più stupido. Sono
calate le vendite di eroina, ormai non più necessaria, sono cresciute quelle di cocaina e
psicofarmaci. Nel 2003, a giochi fatti, nello spot “Con Sky il grande calcio è sempre con te”
i cittadini ignari portano sulle spalle famosi calciatori. “La scimmia sulla schiena”, il titolo
del romanzo di W.S. Burroughs sinonimo di assuefazione da eroina.
In quella torrida estate l’Italia vinceva il campionato mentre srotolava il filo spinato.
Nelle strade deserte si udivano solo i lugubri boati delle masse dopo i goal. La cappa di
piombo, ogni giorno più livida, produceva un’atmosfera sinistra di cui si rendeva conto solo
chi partecipava alla festa nella parte della testa che rotola a suon di calci. La gente non si
accorgeva di niente, tranne il coraggioso Don Ciotti e a sorpresa Radio Maria, la radio che
nulla aveva a che vedere con la Maria Giovanna dei Vangeli apocrifi, ma che in quei giorni
sembrava trasmettere sulla frequenza di Radio Londra.
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Intanto il Blonde Ambition World Tour di Madonna diffuso in mondovisione
suscitava l'entusiasmo del Pianeta. Da Roma giunse l’interdizione delle Italiche frontiere. La
Città Santa e la cattolicissima Italia dovevano restare off limits. Non le si perdonava la
reiterata ostensione di tette e culo, aggravata dal blasfemo abbinamento al Nome, che da
sinonimo generico di donna era assunto a significante della Madre Immacolata del Verbo
incarnato generato in virtù dello Spirito Santo, che è Dio. Imperdonabile era il suo
incitamento ad esprimersi, ma soprattutto lo spirito di verità che incarnava1 .
Fortunatamente non ero il solo ad accorgermi che qualcosa non andava, anche il Presidente
della Repubblica Francesco Cossiga si era accorto che le cose pubbliche stavano
degenerando oltre ogni limite e durante un annuncio in tv invitò gli Italiani a a confidarsi
con lui ed esprimere eventuali disagi promettendo, parola di presidente, l’impunità.
Questo, infatti, era il livello di terrore raggiunto. Mi fidai della sua parola, era il mio
Presidente ed espressi il mio punto di vista con una missiva.
All’ultimo istante a Madonna fu concesso di tenere un concerto, non a Roma, dove fu
l'interdizione fu irremovibile, ma a Torino. Le madri non lasciarono uscire i figli, al
concerto c’era uno sparuto pubblico di fans terrorizzati, ma all’ultimo istante fu trasmesso
dalla tv nazionale, malignamente commentato da un acido presentatore.
Il giorno successivo, il I° Agosto 1989, lessi la notizia della crocifissione di una
ragazza a Roma. Giovanni Paolo Secondo espresse parole profonde sul significato della
crocifissione, che in quei giorni manifestava sconvolgenti misteri. I significanti cristallini,
come sospesi nelle cascate di vertiginosi accavallamenti di segni e di senso, tra orrore e
meraviglia aprivano la comunicazione tra i Mondi. Rinunciai a cercare di comprendere. Mi
limitai ad osservare la prismatica complessità dei disegni accadere e i simboli del sacrificio e
della metamorfosi, materializzati, affiorare. Uscii da casa dopo tre giorni. La testa mi doleva
ancora. Sapevo di essere protetto ma ero preoccupato per le donne in pericolo, un pericolo
relativo nella prospettiva dell'eternità, ma “Chi salva una vita salva un Universo e chi
distrugge una vita distrugge un Universo”, e una vita non è un fatto relativo. Il tour Erotica
terminò a Barcellona, con la panoramica sulla Sagrada Famiglia. Madonna si tolse il
cappello.
Ivo mi telefonò da Hannover. Mi aspettavano, disse, non potevo mancare. A
seguito di una segnalazione di Giorgio Verzotti, critico d’arte, ero stato invitato a
partecipare ad un evento artistico europeo che festeggiava la caduta del Muro di Berlino.
Già, nel frattempo a Berlino era crollato il Muro. Presi un paio di Alka Seltzer e partii.
Un dogma non privo di verità, quello della Concezione Immacolata, festeggiato il 15 di Agosto, la cui eccentrica verità, non
impedisce alla Madre di Dio di avere sia le tette che il culo e pertanto di mostrarle, contrariamente a quanto pretendeva la
Chiesa del Tempo Moderno, eretica rispetto agli enunciati della Dottrina stessa, sapientemente illustrata dalle procaci madonne
dipinte dai pittori ai quali essa stessa aveva commissionato le opere. L'ingarbugliamento teologico rappresentato dalla concepita
Immacolata, Vergine Madre, sembra un nodo gordiano. Gesù ebbe forse due Madri, una per Padre? Può darsi… Ma lasciamo
annodati i nodi ead altri il piacere di districarli, sarebbe infatti un peccato reciderli gordianamente gettando così, come si suole
dire il Bambino con le Acque.
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PRETTY PINK ROSE
Al Sommeratelier mi trovai tra centinaia di giovani artisti provenienti da Est e
Ovest, finalmente liberi di viaggiare, di comunicare e di creare. L'atmosfera era gioiosa,
lavoravano con entusiasmo, non usavano droghe lì, non erano necessarie.
David Bowie, che durante il concerto a Milano mi aveva lanciato una rosa rosa avrebbe
suonato ad hannover in quei giorni. Il concerto aveva passato le maglie della censura
Italiana ma Bowie aveva dovuto disdire la tappa successiva in Jugoslavia, a causa del forte
raffreddore che l'aveva colpito in Italia.
Gregorio era l’anfitrione. Ivo sfornava quantità industriali di lingotti d’oro e mi donò un
pavimento d'oro per lastricare il mio stand e un barattolo di sale. Keith Haring ci aveva
lasciato da poco. Indossavo la sweat-shirt Baby Univers/God Dog. Avrei realizzato una
colonna sonora con strumenti miniaturizzati, in omaggio alla tecnologia tedesca. Alla deriva
nella città incontrai una prostituta, le dissi che ero un’artista e le chiesi di essere testimone
del mio lavoro, rispose che anche lei era un’artista e che andava bene. Scattai alcune foto
dalle quali avrei realizzato i ritratti e le lasciai il mio pass. Non erano rimasti altri materiali
che i fogli di PVC e vernice rosso amaranto. Perfetto. Intitolai l'istallazione An artist is a
temporary lover, con il sottotitolo tratto dallo slogan del concerto di Madonna, Don’t be silly
put a condom on your willy, che si può tradurre con Volere, Osare, Tacere. Concluse la
manifestazione la profezia dello scontro imminente tra le dune, rappresentato da un gruppo
di artisti tedeschi: le macchine sfrecciavano pericolosamente tra il pubblico e si scontravano
tra pompe di petrolio e magli d'acciaio con fragore di schianti ed esplosioni di scintille.
Presto l'avremmo visto dal vero in diretta tv.
L’opera era compiuta e i soldi erano finiti. Ringraziai le autorità per la splendida ospitalità.
Avevo trascorso una settimana meravigliosa. Bastava poco per fare felici i ragazzi: qualche
barattolo di colore e un po' di rispetto. A malincuore dovevo tornare in Italia, nei gironi più
bassi dell’inferno, ma dopo lunghi anni di attesa il libro di Biancaneve stava per andare in
stampa. Sarebbe stato il primo libro realizzato con la tecnologia digitale in Italia.
Erano passati dieci anni dall'inizio del lavoro. Alla fine di ogni puntata avevo sperato che
fosse l’ultima ecosì anche gli amici che avevano subito l'estenuante tortura del racconto
degli inverosimili episodi. Non ne potevamo più, come Peter Sellers nella scena del
trombettiere indiano nel film Hollywood Party, colpito a morte sembra morire, ma non
muore mai. Biancaneve era una Storia Infinita, estenuante quanto Twin Peaks, la soap opera
di David Lynch, ambientata nella cittadina che avrebbe potuto essere gemellata con Milano,
i cui giardini segreti nascondono misteri. Città piatta e banale all'apparenza, un “hotel” di
passaggio, situata al centro della Pianura Padana, dove cadde il carro del Sole guidato da
Fetonte, giovane Dio figlio del Sole, è fondata sul mito del cinghiale, in latino medio lanum.
“Chi ha ucciso Laura Palmer?” Naturalmente io ero l’uomo dell’FBI. In Twin Peaks Laura, la
protagonista - perché proprio Laura?- s’intravede all’inizio nel sacco di plastica in
trasparenza. Sembra morta, come Biancaneve nella teca di cristallo, ma continua a vivere
nell’immagine gemellare della cugina. Perché il cognome, Palmer come le palme, simbolo di
matrimonio e della Pasqua di Resurrezione?
Laura era una tipica ragazza di Vogue, né troppo grassa né troppo magra, né troppo buona
né troppo cattiva, ma quando danzava l'inferno diventava un’Hell’z-a-poppin’. Avevamo
tenuto in scacco il mondo intero per un decennio, i famosi anni '80. C’erano voluti dieci
anni, ma avevamo trasformato l’inferno in una bolla di sapone. Quanto l’amavo e com’ero
orgoglioso di lei! Con la presentazione del libro, il nostro matrimonio stava per realizzarsi,
questa volta per sempre. E se ci fossimo risposati? Basta! Avrebbero gridato i nostri amici,
testimoni e complici, ostaggi e co-autori della vicenda che aveva trasmutato il mondo.
Sarebbe stato un vero colpo di scena! Sarebbe stato bello, ma con un colpo di scena inatteso
l'Histoire che aveva avuto il suo coronamento puntuale a Hannover, all'Hotel zur Krone,
come previsto nella tavola quattro, stava per trasmigrare dai Cieli della fiaba nordica ai Cieli
di un altro libro.
72
Giunse Dicembre e portò il giorno della grande kermesse, che avvenne in tre luoghi
diversi: la presentazione alla libreria Idea Books, una mostra allo Studio Oxido ela festa al
Plastic, dove tutto ebbe inizio. Parteciparono circa un migliaio di persone. Fabrizio, con cui
giravamo i film super-8 da ragazzi, aveva montato le scene del matrimonio, aggiunse
particolari dei miei quadri, spezzoni di repertorio, bombardamenti aerei, la caduta del
muro, scene porno di vita corrente e ne trasse un video con le musiche di Marsico. Gli
invitati attendevano un discorso. Marsico descrisse il metodo compositivo ed io spiegai la
struttura delle tavole. Avevo sovrapposto un sandwich di foto del viaggio nella megalopoli
planetaria al collage delle tavole. Non sapevo cos'altro aggiungere. Guardavo commosso la
mia ex moglie abbracciata al libro e dissi:
“Vorrei presentarvi la vera interprete della fiaba. Signore e signori, ecco Biancaneve”.
Laura salì sul palco e fu standing ovation. Alcuni tra il pubblico gridarono:
“ E’ vero!… E’ vero!…”.
73
15
L'ARCIPELAGO DELLA MADDALENA
Il ruolo di Maddalena nella vicenda Cristica non è riconducibile all'analisi profana e
chi sperasse di comprenderlo con gli strumenti usati per analizzare la vita quotidiana
rimarrebbe deluso, non vedrebbe nella Maddalena niente di più che una bella ragazza dal
carattere forte. La Maddalena, più che un'isola, è un arcipelago.
Migdal è il nome di un piccolo paese sul lago di Tiberiade, dal quale proveniva Myriam di
Migdal, la profumiera descritta nei Vangeli. Migdal significa torre di Dio. La neurobiologia
identifica nell’amigdala, una piccola area del cervello situata in mezzo all'area limbica,
accanto all'ippocampo, il centro delle emozioni e dei luoghi temporali della memoria che
riguarda le esperienze spirituali. Regina degli Unicorni, creature siderali invisibili allo
sguardo profano, simbolo di fedeltà e di cristallina purezza, la Maddalena è rappresentata
dalla Madonna Nera nel pantheon Cattolico. E’ una delle tre Marie e se mai fossimo stati in
tredici, Myriam sarebbe stata uno di questi. E’ un catalizzatore cosmico, un referente del
Graal, il Calice di Luce. Il tratti del suo volto si ritrovano miracolosamente in tutte le
Maddalene dei dipinti. Sa cose che nessuno le ha insegnato. Per prima incontrò il Risorto.
E’ un guerriero, è un cerchio e una torre. Solo lei avrebbe potuto risvegliare Biancaneve,
cioè il Principe Azzurro, cioè me.
Tre giorni prima della presentazione del libro Fabrizio mi presentò Magda. Avevo la
sensazione di conoscere da sempre il suo viso radioso incorniciato da boccoli biondi. Venne
alla presentazione ma fu una breve visita. Doveva concludere alcune faccende, disse e
promettemmo di rivederci in seguito. Trascorsi la notte al Plastic e mentre scrivevo le
dediche avevo in mente lei. Finita la festa dormii per tre giorni e tre notti. Appena risveglio
le telefonai. Dovevamo vederci al più presto.
Il giorno successivo al nostro incontro la sua casa fu svaligiata dai ladri e lei si trasferì da me.
I ricordi irruppero improvvisi in una serie di esplosioni energetiche oltre il limite della
sopportazione. Rivedemmo i luoghi dove vivevamo quando eravamo fidanzati e rivivemmo
le drammatiche fughe tra le dune. Urlammo per il dolore che sembrava non aver fine. Fino
a quell’istante la mia mente non aveva voluto arrendersi all'inevitabile, sconvolgente
deduzione a cui l’incalzare degli eventi mi aveva portato: ero io il Divino Figlio Illegittimo,
ero io stesso colui che stavo aspettando.
Magda si trovava a Roma durante la calda, terribile Estate trascorsa, proprio come avevo
immaginato. Mi stava cercando. Gli Angeli, che spesso amano scherzare, le avevano
suggerito di cercarmi a Hollywood o a Cinecittà. Non sono mai stato in quei quartieri ma
lei era venuta ad abitare in Via Sammartini, ad una fermata d'autobus da casa mia.
Non si ricordava un cielo più terso e un sole più splendente di quel giorno. Il velo che
gravava sulla città si era dissolto, la gente ci guardava stupita perché ci riconosceva, ci
domandavano chi eravamo, ma noi tacevamo. Avevamo raggiunto il limite estremo
dell’esaurimento, dovevamo partire ma la città collosa tentava di trattenerci con mille scuse.
Ci sentivamo braccati da forze ostili, non senza ragione. I veggenti intimarono di spezzare i
legami e di partire immediatamente, se non volevamo subire danni fisici e psichici
irreparabili.
Partimmo con un luxury train, giustificando il suo amore, destinazione Cadaques, in
Cataluña, la regione Iberica per la quale avevamo una predilezione, dove aveva vissuto Gala
con Salvador Dalì. Superata la frontiera con la Francia l’angoscia si attenuò. Eravamo in
salvo.
Cadaques era bellissima, deserta, fuori stagione. Eravamo finalmente soli e al sicuro nel
paese dove Duchamp aveva acquistato e trasportato a Philadelphia il portone attraverso i
fori del quale si guardano gli Etant Donnès: una cascata d’acqua e il gas d’illuminazione.
Salimmo la collina dove le rocce erose dal vento avevano disegnato figure fantastiche eci
trovammo presto nei paesaggi surreali dipinti nei quadri di Dalì. Erano giorni freddi
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precedenti al Natale. Soffiava un vento gelido e nel cielo tra squarci di azzurro e bagliori
inattesi, le nubi grigie disegnavano apparizioni. Oltre un'oscura pozza d'acqua tra le
sculture del vento abitata, chissà, forse da un drago -meglio non indagare- ci trovammo in
una conca al centro della quale un cespuglio di una specie vegetale a noi sconosciuta,
sembrava appena incendiato. Non avevamo visto fumo salendo ma i rami anneriti, vellutati,
erano ancora caldi, In quel paesaggio surreale nulla avrebbe dovuto stupire ma noi,
rappresentanti rappresentativi della novella dei miracoli, continuavamo a stupirci. Ci venne
alla mente il cespuglio di fuoco di Mosè. Un caldo microclima separava la conca dal gelido
ambiente circostante, scintille di luce danzavano nel cielo, quando le nubi si aprirono per
lasciare che una colonna di luce scendesse su di noi. Dopo tante burrasche avevo deciso di
vivere con lei una vita tranquilla, al riparo dal pubblico, di proteggerla e di non coinvolgerla
nel lavoro, ma la circostanza non ammetteva deroghe. Eravamo chiamati di nuovo in
azione. Senza una parola Magda si tolse gli abiti ed io scattai le foto. Quella era terra santa.
Riprese le forze ripartimmo per Figueras, dove Dalì aveva trasformato un teatro
incendiato nell'allucynogenico Museo. Attraversammo le stanze, ammirati dalla libertà
dell’iperbolico genio supergelatinoso, ascendemmo rapiti fino all’ultima stanza. Dalì riuscì
ancora a sorprenderci: era interamente dedicata a Mosè, il primo surrealista della storia.
A Barcellona Visitammo il Parque Guell. Il nostro pellegrinaggio terminò alla cattedrale
della Sagrada Familia e prima di ripartire alla stazione acquistai il profumo di Dick Tracy1.
In quei giorni, al cinema, proiettavano la Sirenetta, di Walt Disney che a Magda
piaceva tanto. Tra l’altro, in una veloce sequenza del cartone animato la Sirenetta, la donna
serpente, la donna messianica, dice “ciao nonnina” alla Maddalena con il teschio e la
candela, nel noto ritratto di Vermer.
Andammo poi a vedere anche Prospero's book, la rivisitazione della Tempesta di Shakespeare,
dove Peter Greenaway, sfogliando con l'angelo Ariel le pagine del libro dei quattro elementi,
narra la caduta e il trionfo di Prospero, Duca di Milano, travolto dal tradimento e costretto
alla fuga. La situazione si ribalta, ritorna in auge e concede con magnanimità il perdono a
chi l'aveva tradito.
Che peccato non ci fosse un pubblico in grado di apprezzare i miracoli del Verbo che si
susseguivano a ritmo incessante! Eravamo gli unici spettatori nella sala vuota. Assistevamo
alla proiezione in forma privata. Che privilegio!
Espulsi un verme, una tenia, l’orrendo essere che divorava le mie vicsere finalmente aveva
svolto il suo compito. Il Serpente lasciava luogo all’Aquila.
Dopo la caduta del Muro, i governanti delle Nazioni non finirono di dire “E' la
pace” che ebbe inizio la guerra del Golfo. La negatività generata dai piccoli rancori
casalinghi nell’intimità delle cucine e delle camere da letto di Babilonia, la città planetaria,
divenne manifesta e terrifica nel sigillo della guerra. Non si poteva immaginare una
catastrofe più grave. La scena si svolgeva nella regione dov’era situato il giardino dell’Eden,
secondo le mappe del mito. Dal fumo dei pozzi di petrolio incendiati…
“…Uscivano nuvole di locuste… E le locuste, a vederle sembravano cavalli
bardati per la guerra. Sulla loro testa c'erano corone come d'oro ela loro faccia era
come viso d'uomo. Avevano capelli lunghi come quelli delle donne e denti simili a
quelli dei leoni. Avevano il torace somigliante a una corazza di ferro eil fruscio delle
loro ali era come il rombo di carri da guerra che vanno all'assalto trascinati da molti
cavalli. Le loro code, con il pungiglione, erano come code di scorpione…”1
1
Il film prodotto da Walt Disney dove Madonna interpreta la protagonista femminile.
1
Giovanni, Apocalisse 9, 7-10.
Giovanni, Apocalisse 9, 14-15.
2
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“…La voce disse al sesto angelo che teneva la tromba: “Libera i quattro angeli
incatenati presso il grande fiume Eufrate!”2
Poi le verdi traiettorie dei proiettili traccianti smisero di disegnare le monotone
sequenze nel cielo, il fruscio delle ali delle locuste d'acciaio tacque e la guerra si assopì, ma
continuò a covare, sorda.
Venne la Primavera. Jiro e Kaoru m’invitarono a Tokyo al loro matrimonio. Avrei dovuto
separarmi da Magda per dieci giorni. Il peggio era passato, era al sicuro, non potevo
mancare all’appuntamento. Arrivai appena in tempo per assistere al rito cattolico nella St.
Francis Chapel, sebbene le famiglie di Jiro e Kaoru appartengano alla tradizione Buddista,
avevano scelto una trasversalità ecumenica abbastanza comune nel laico Giappone. Anche
Toni si trovava a Tokyo e dopo la cerimonia ci recammo a Nikko, famosa anche per la
bellezza sconvolgente della cascata, per il complesso di templi e per il ponte rituale. Per
coincidenza il fratello di Magda porta lo stesso nome. L’autobus s’inerpicò sulla strada a
tornanti nel bosco di ciliegi in fiore fino alla città sul lago dov'è conservata la scultura delle
tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo, rivelatrici dell’esistenza di un segreto. In
quell'angolo incantato del Giappone pensavo a Mishima. Nel riokan81 di fronte al lago avrei
voluto praticare zazen, bere the verde e dipingere acquerelli per sempre.
A Tokyo, Yokoo m’invitò nella sua abitazione. Ammirai lo straordinario nudo di
donna dipinto da Francis Picabia ela collezione di statue di Madonne, alcune delle quali
erano state fonti d'ispirazione dei suoi lavori. La Madonna di Fatima, che riconobbi
riprodotta in lacrime in un collage, appariva in evidenza. Consegnai a Yokoo una copia del
libro di Biancaneve e finalmente parlammo degli sviluppi del lavoro successivi al nostro
incontro. Yokoo m'invitò a cena in un ristorante Cinese e mi presentò la titolare, eccellente
pittrice di episodi biblici. Fatalmente, il mio terzo viaggio in Giappone si svolgeva
all’insegna della Bibbia e del Cristianesimo.
Il mio libro era esposto in vetrina della libreria internazionale. In una settimana erano state
vendute tante copie quante ne sarebbero state vendute complessivamente in Italia,
nonostante non fosse tradotto nemmeno in inglese.
Visitai il tempio di Hasakusa, dedicato alla dea Kannon, l'aspetto femminile del bodisattva
Avalokitesvara, emanazione di Amitaba, il Buddha della compassione. Poco distante, a
Electric City, tra telefoni portatili e giocattoli hi-tech ancora introvabili in Europa, acquistai
il modello miniaturizzato di telecamera che desideravo da tanto tempo per documentare le
straordinarie vicende di cui ero testimone.
Salutai Jiro, Kaoru, Alessandra, Toni e Dominique, che mi aveva generosamente ospitato
All’aeroporto di Narita, a sorpresa, incontrai Sergio, Mijuky e Tassili in partenza alla stessa
ora per Londra. Io mi sarei fermato due giorni a Mosca. Arrivai all’aeroporto Sheremetievo
la sera del 4 Maggio, tre giorni prima dell’annuncio ufficiale della fine del comunismo.
Come avrei dovuto interpretare la scena surreale che mi accolse nella no men's land tra
l'ingresso e l'area del controllo passaporti, dove due uomini dall'aria annoiata giocavano ai
dadi? Si spartivano il mantello di Gesù, l'impero Sovietico, oppure più semplicemente Dio
giocava ai dadi?
Sulle strade erano rimasti gli ultimi festoni di stelle rosse del Primo Maggio. C’era aria di
trasloco. Stava finendo la stagione del comunismo, non sapevo se esserne lieto oppure no.
Nel frattempo era primavera. L’indomani mi svegliai di buon’ora per inaugurare la
telecamera in città. Visitai le chiese Ortodosse che sembravano piccole e ancor più preziose,
nell'immensa Piazza Rossa. Tra le mura del Kremlino, una piccola utilitaria nera con due
uomini a bordo fece un’inversione ad U proprio davanti a me, il passeggero mi osservò con
attenzione, forse per via della borsa da reporter che portavo a tracolla. Solo dopo che l'auto
si era allontanata mi resi conto che si trattava di Gorbachev in persona. Un mito! Riferii il
simpatico episodio ad un tassista. Rispose con distacco che era normale vedere Gorbachev
2
Albergo tradizionale Giapponese
81
76
tra le mura del Cremino, come vedere il Papa in San Pietro, a lui era capitato spesso. Io
vedevo Gorbachev per la prima volta e il Papa non l'avevo ancora visto, non passavo spesso
da Roma.
Sull’aereo, dal finestrino, guardavo i caratteri futuristi del logo CCCP rosso sulle ali
argentee che non avrei più avuto occasione di vedere.
Ero impaziente di riabbracciare Magda, che mi attendeva all’aeroporto con una sorpresa: il
contributo che le avevo lasciato per acquistare l’auto cui teneva tanto, lo aveva usato per
regalarci una settimana di vacanza sul mare, a Finale Ligure. Le sorprese si susseguivano
senza sosta: mentre ero in viaggio, anche suo padre era partito d'improvviso per un
pellegrinaggio a Fatima e aveva portato per noi una statua simile a quella che aveva
catturato la mia attenzione nella casa di Yokoo. Mia zia, invece, aveva spedito una cartolina
da Lourdes da dove aveva portato una bottiglietta d’acqua santa.
Era il tredici Maggio. Osservavoi doni incrociati, perplesso, mentre in TV trasmettevano un
servizio su Madonna e il cartoon di Dick Tracy, sullo sfondo delle chiese della Piazza Rossa.
-Santa Alia del Coltello! Sarebbe toccato a noi rivelare il Terzo Segreto di Fatima?La vacanza a Finale, fu una vacanza vera, seppure di lavoro. Eravamo sereni e
fiduciosi, sembrava aprirsi una realtà non più ostile sotto nuovi cieli. Decidemmo di
realizzare una serie di quadri con una tecnica pittorica più accurata, di tradizione manierista
e cattolica: l’avremmo intitolata Teatro del Mare. Ripresi nuove foto di Magda, nuda sullo
sfondo del mare.
Thomas Herrmann esordiva nella carriera di regista e volle costruire un'anteprima
della mostra da inserire nel suo film, intitolato Keep in touch, come uno dei quadri: la
protagonista, di fronte alla scelta tra il suo fidanzato, un cinico uomo arrivato e il giovane
amante, uno scrittore povero e immaturo, alla fine decide di partire da sola. Magda ed io,
nella parte del pittore e la modella, presentammo il quadro del Terzo Segreto nella mostra
costruita per l'occasione sul confine tra virtuale e reale. L’effetto straniante divenne evidente
per tutti quando inaugurammo la mostra vera nel corso della quale, per gentile concessione
di Thomas, inserimmo il frammento di Keep in touch nel video del Teatro del Mare.
Giunse l'inverno. Trascorremmo alcuni giorni a Campione, enclave italiana in Svizzera e
Julie Cruise cantò Summer kisses winter tears, alla radio. Correvamo sulla neve, agenti segreti
come in un film di James Bond, a bordo del piccolo ma potente fuoristrada giapponese
acquistato nel frattempo. Magda guidava con un cappellino da carrista Russo, un ricordo
del mio viaggio a Hannover, con la colonna sonora di Silent Night, di Sinhead O’Connor e
pattinava sul ghiaccio con un tutù bianco sulle note della Danza delle ore. Tornammo con
una buona quantità di foto e riprese video di montagne, mucche, pecorelle, capanne,
teleferiche e campi da sci. Il video del Teatro del Mare, girato da Tokyo a Campione, pareva
una versione ultrapovera di Until the end of the world, il film di Wim Venders
sull’Apocalisse, ma il nostro, prodotto in casa senza finanziamenti, era L’Apocalisse in
dirtetta.
Il titolo della nuova mostra sarebbe stato Dal mare ai monti. I miei quadri si vendevano
come panini, ma presto con i mercanti arrivammo alla frutta.
Realizzai un’ultima mostra, dal titolo Nature morte. Erano composizioni di frutta e
verdura, appunto.
I cieli radiosi si erano richiusi, Magda aveva assolto il suo compito con me, era inquieta,
non era abituata a fermarsi molto tempo nello stesso luogo, doveva proseguire il suo
cammino. D’altro canto, anche la mia strada avrebbe preso una direzione dove lei non
avrebbe potuto seguirmi. La partenza di Magda lasciò un vuoto, che colmò solo in parte
donandomi una gattina di nome Afrodite, reincarnazione di Nina, la gatta con cui avevo
vissuto diciassette anni.
Nel frattempo ero diventato membro dell’Official Madonna Fan Club di Los Angeles.
Madonna venne a Milano per la prima volta, come avevo profetizzato. Alloggiava all'hotel
accanto a casa mia, ma non venne a trovarmi e io non andai da lei, ma rivissi i momenti
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della crocifissione, con distacco, senza dolore e senza emozioni. Avvertivo la presenza di due
donne. Uno spirito si dipartiva:
“Il lavoro è compiuto”.
Mi giunse il consiglio incrociato da Anna Maria e da mia madre di guardare La belle
histoire, un film di Claude Lelouche ambientato in Spagna, Francia e Israele, uscito nei
giorni quando Magda ed io c’eravamo incontrati, perché, mi dissero, ricordava la nostra
storia.
Lui, appena tornato dal Giappone, ha acquistato l'ultimo modello di
telefono cellulare. E’ uscito di prigione dopo una lunga detenzione a seguito di una
falsa denuncia per spaccio di droga, tradito da un amico. Incontra Maria, una ladra
e rivivono, in una serie di flash back, i momenti trascorsi insieme nella comunità di
Masada, nota per l'episodio degli abitanti che nel 73 e.c. si tolsero la vita in un
suicidio di massa per non cadere schiavi dei Romani.
Le api che affliggono gli abitanti di Masada gli sono amiche, lo ricoprono senza
pungerlo e così libera gli abitanti dal flagello. I Romani conquistano la città ma la
trovano ormai priva di vita. Ai nostri tempi rivivono insieme l'episodio della
crocifissione e negli anni '90 abitano in Spagna con una grande famiglia in una casa
sempre in festa.
Era impossibile non riconoscere la nostra storia descritta nei dettagli e sembrava
anacronistico l’avvertimento alla fine dei titoli di coda che annunciava a chiare lettere che
ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti era puramente casuale.
A volte pensavo che la mia non era per niente una bella storia, ma una voce mi fece notare
che era veramente una bella storia.
Dovevo ammetterlo: in fondo era proprio una bella storia.
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CRYSTAL MACHINE
Un giorno l'unità al carbonio con i pollici opponibili decise di rimuovere la
coscienza della vita e dell'intelligenza intorno a sé, al fine di esercitare lo sfruttamento sulla
natura senza sensi di colpa. Separato dal Giardino dei Viventi, iniziò a considerare se stesso
come l'unica entità senziente capace di amare nell'Universo e decise che queste virtù più
uniche che rare conferivano il diritto alla dominazione su ogni altra forma di esistenza. nel
nome del Bene, l'unità al carbonio costruì un impero di relazioni dissociate e aggressione
paranoica, dove i figli uccidono i genitori e i genitori i figli ed ebbe in cambio una società di
comodità assai complicata. Gli animali, bestie da macello, smisero di comunicare. I
minerali, ridotti a materiale da costruzione, tacquero. Lo stesso, gli Dei. Sottomesso alla
propria stessa dominazione, affascinato e abbrutito dalla tecnologia senza ragione e senza
scopo divenne signore e padrone di un mondo miserabile, percepito come un ostacolo alla
realizzazione immediata dei bisogni primari e una minaccia rispetto alla specie, al gruppo, al
partito, alla religione, al piccolo io.
“Tu sei Pietra e su questa Pietra costruirò la mia Chiesa”
è scritto nei Vangeli e a proposito di sassi nel Padrino tre il cardinale dice al padrino:
“Il Cristianesimo è come un fiume e gli Italiani, i ciottoli: fuori bagnati, dentro
perfettamente asciutti”.
Un giorno Magda mi aveva donato un cristallo che riprese con sé quando partì. La
settimana successiva un'amica me ne donò un altro, senza sapere. Il cristallo rimase su una
mensola circa un anno. Un giorno, mentre lo osservavo, mi chiese di tenerlo sempre con me
e con quella frase dispiegò il manto di luce dell'universo panico: svelò che tutto è
intelligenza e comunicazione e mi conferì l'onorificenza della Pietra d'Oro.
I diamanti sono i migliori amici degli uomini. La Pietra cardine, Pietra di costruzione,
Pietra di paragone, Pietra di guarigione, è la Pietra di scarto: Rosh Pinna, è la Pietra
Filosofale. Era ovvio: il sasso è la Pietra. Io stesso ero un sasso vivente nel Giardino di
Cristallo, il Giardino di Cristo. Il Giardino che trasforma in gioielli, il detto che aveva
segnato il mio percorso nel labirinto della pittura, rivelava la costituzione minerale del
corpo umano: un cristallo biterminale a sedici facce, veicolo di attivazione galattica.
Durante una cerimonia amerindi con i cristalli giunse il messaggio: dovevo partecipare alla
costruzione del Regno del Padre tramite la gioia, la musica, la danza. Credevo di avere
superato l'età e invece iniziava una nuova stagione. Si sa di sciamani centenari che non
smettono di danzare. Secondo un detto nagual: “All'Universo appartiene colui che danza”.
Anima in Ebraico si dice nefesh e danza è neshef.
le nuove sonorità post-cristiane di Tricky, Portished, Massive Attack, chiamavano in
pista e non si poteva resistere. Ero di nuovo nei circuiti del Plastic insieme a Nicola, che
aveva mantenuto il ritmo del rodeo. Il bar era Bordello Sentimentale e il privé, Juke Box
Hero, divenne Crystal Machine.
“Le cubisme n'est pas le parallelisme”, avvertiva il neon all'ingresso e rinviava al neon Chanel,
in fondo alla sala. Plastic vuol dire plastico, come l'esplosivo, ma anche come plasmare e
posa plastica. Micro mondo in vitro, macchina chimica di trasmutazione del DNA, palestra
di fenomeni paranormali, la magica atmosfera delPlastic sviluppava conoscenza di sé, doti
extrasensoriali e tolleranza per il prossimo. Nessuno si stupiva se eri telepatico, stupiva chi
non lo era. Nei pochi metri quadri del locale convivevano diverse telenovelas su livelli
paralleli senza incontrarsi: amori, passioni, trame dell'arte, s'intrecciavano e modificavano il
tessuto del mondo. Era una zona franca, senza interdizioni politiche, sessuali, religiose o di
colore di pelle. Ogni Zero era un Hero. I divi danzavano accanto ai ragazzini di periferia e le
differenze si giocavano nel look smart, trash, glam, mi-metto-la-prima-cosa-che-capita. Non
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tutte le serate erano all'altezza del desiderio d'assoluto, se prevaleva il lato oscuro della forza
le serate diventavano cupe e volgari, ma l’assoluto era l'obiettivo dei ragazzi, i supereroi che
ci lavoravano, crocerossine del Bordello Sentimentale, potevano morire per realizzarlo.
Considerato dai più un ghetto malfamato, ricettacolo di vizi e di perversioni, in parte non a
torto, ma nominato sempre con rispetto, era era l'unico luogo vivo e internazionale in città.
Il Plastic sarà ricordato in concorrenza con il Moulin Rouge quanto a longevità. Non finirà
mai di stupirmi come tanta grandezza si esprima in tanta miseria. In quell’arena messianica,
incoraggiato da Nicola, fondai il Teatro Santa Maria, nella tradizione inaugurata da
Antonin Artaud del Teatro delle Crudeltà, del quale la crocifissione è un episodio
antesignano.
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IL TERZO SEGRETO DI FATIMA
“Niente è stato nascosto se non al fine di essere rivelato”1
Non avevo dimenticato le questioni poste dal Terzo Segreto, tra cui l'auspicio della
conversione della Russia, che la Signora considerava essenziale al fine di superare
positivamente la grave crisi che l'Umanità avrebbe dovuto affrontare nella seconda metà del
XX secolo. Il 25 Agosto 1991 durante un'apparizione ai veggenti di Medjugorie, la
Madonna aveva chiesto la consacrazione dei cuori a se e a Gesù: “Affinché siano realizzati i
progetti già avviati secondo i Segreti di Fatima”.
Erano trascorsi nove anni dall'esplosione di Cherrynobill, la Cigliegia senza biglietto equattro
dalla caduta del muro di Berlino. Il 12 Giugno 1993, a Helsinky il Coro dell'Armata Rossa
avrebbe cantato Happy Together, dei Beatles.
Nel mese di Marzo ‘93 fui invitato da Giordano Gardelli e Fioretta Casati a partecipare ad
un evento patrocinato dal Comune di Milano, articolato in una serie di manifestazioni
ospitate presso spazi comunali della periferia che facevano capo all'Arengario, in Piazza
Duomo, dal balcone del quale Mussolini arringò le folle chiedendo di diritto un posto al
Sole, che diede il via alla guerra d’Africa. Quale pulpito avrebbe potuto essere più idoneo
alla divulgazione del Terzo Segreto?
Con Nicola e gli attori del Santa Maria, Stefano, Sabrina, Patrizio, Nielsen, Kenza, M.C.
Lida, il Teatro SM, ridendo e scherzando, avremmo messo in scena la rivelazione.
Ci capitò in sorte la zona tredici di Via Parea, come pareo, il velo. Era la più ostile e
refrattaria, il Comitato di Lavoro del centro sociale il cui giardino era cosparso di siringhe
decise la non collaborazione e alla fine proseguimmo soli.
Tredici, il numero del cambiamento che viene dopo il dodici, è la cifra dell'apparizione, che
si manifestò il tredici Maggio.
In cosa consiste dunque Il Terzo Segreto di Fatima?
Si tratta di un logo vincente, che ha mosso la curiosità di fedeli, semplici curiosi e agnostici
per generazioni. Il Vaticano, spesso accusato di volerlo celare, in verità non ha mai fatto
nulla per nasconderlo anzi, apponendo il sigillo del segreto ha appeso il lume più in alto
possibile. Un segreto come tale è già secreto e il sigillo della segretezza non fa che porre in
evidenza il messaggio.
Si può paragonare alla Lettera Rubata di Edgar Alan Poe, il racconto dove la lettera
compromettente che avrebbe potuto creare serio imbarazzo alla regina, se fosse finita nelle
mani sbagliate, era stata sottratta, involata per un istante, ma solo per cambiarla di posto:
era stata spostata dalla scrivania alla mensola del caminetto. A litter, a letter: uno scarto, un
rifiuto, una lettera. La carta che lo sguardo aveva scartata, si trovava nel punto più alto e più
in vista della stanza, era sotto gli occhi di tutti. Per questo nessuno vedeva.
Tre è il numero delle Nozze Sacre e il Terzo Segreto è un ipercubo, un cubo elevato
alla potenza di tre. La comparazione della serie di enigmi inerenti alle vicende dei Tre
Segreti, posti in relazione nel triplice registro del simbolico, dell'immaginario e del reale,
rivelavano un'inedita lettura dalle sorprendenti implicazioni.
Per mettere a nudo il messaggio occorreva dedicare attenzione, buona volontà e un pizzico
di follia controllata, che i religiosi chiamano fede. Era un lavoro per Dick Tracy.
I documenti riguardanti il Terzo Segreto si offrirono al mio sguardo come se cadessero dal
cielo. Tra questi un estratto pubblicato dal Centro Mariale riportava le parole rivelate dalla
Madonna a Suor Lucia, la veggente che tanto avrebbe sofferto a causa della rivelazione,
secondo la profezia della Signora. Lucia è lo stesso nome della santa patrona dei pittori,
1
Marco 4, 22.
81
Santa Lucia, raffigurata nell'atto di portare un vassoio sul quale sono posati i suoi stessi
occhi, che le furono cavati poiché vedeva, poiché era veggente.
Raccolsi i resoconti delle visioni e dei messaggi e li comparai con altre apparizioni mariane,
scegliendo le più celebrate tra le innumerevoli che andavano verificandosi con frequenza
crescente e che raramente giungevano all’attenzione dei media: da Lourdes, dove avvenne il
miracolo del Sole che sembrava cadere sulla Terra, fino agli accorati messaggi raccolti dai
veggenti di Medjugorie, in Jugoslavia, dove a breve sarebbe esplosa una guerra che avrebbe
scosso il mondo per sub umana ferocia.
Nelle rivelazioni della Signora vestita di Sole riecheggiano le parole dell'Apocalisse e
nelle profezie è possibile leggere l'attualizzazione delle visioni di Giovanni.
Nel termine Apocalisse l'immaginario collettivo tende a privilegiare il senso terrifico della
catastrofe, mentre in Greco la parola corrisponde al senso di Rivelazione, come non
mancano di ribadire ad ogni occasione le autorità ecclesiastiche. Nell'Apocalisse e nei
Misteri Mariani, la lettura storicista della profezia può considerarsi secondaria, se
paragonata alla funzione archetipica, al mandala5 che rappresenta il viaggio interiore ma
l’una non esclude l’altra e la visione stereoscopica l’enunciato può rivelare sorprendenti
letture multidimensionali. La concezione storico-dialettica dell'universo del tonal è piatta e
frammentaria ma nell’ottica psico-geografica anche la storia può essere letta come un
mandala, un riflesso mitopoietico della Cosmogonia nel Microcosmo che rivela la
complicazione integrata dei codici della “Divina Comedia”.
Le apparizioni ebbero inizio a Fatima, in Portogallo, il 13 Maggio 1917, presso la
Cava d'Iliria, la grotta nella valle dell'Iride. Fatima, la città resa celebre dalle apparizioni,
aveva vissuto la dominazione Araba e Fatima è il nome della figlia del Profeta Mohamed.
Iliria in portoghese indica l'iride dell'occhio e l'arcobaleno, come in Italiano. Iride è anche
un personaggio della mitologia greca: celeste messaggera, serrava tra le pieghe del suo pareo
il divino volere e scendeva dal cielo in terra “come chicco di grandine” a rivelarlo agli
uomini impauriti. Le sue ali disegnavano in cielo un arco iridescente. Sotto il segno dell'iride
si stabilì il patto tra Dio e Noè, in rappresentanza della nuova Umanità.
Il primo messaggio della Signora di Fatima, che seguì all'annuncio delle apparizioni
da parte di un angelo, era diretto ai Pastorelli e riguardava il loro futuro personale, gli altri
due preconizzavano i tragici eventi che avrebbero segnato il secolo scorso: la Prima e la
Seconda Guerra Mondiale, le persecuzioni che avrebbe sofferto il popolo di Dio in Europa
e nella Russia di Stalin, le sofferenze della Chiesa e del Santo Padre nel contesto
escatologico apocalittico e l’invito alla conversione, al cambiamento di rotta, al fine di
evitare distruzioni e sofferenze maggiori.
I giovani veggenti ricevettero uno strano messaggio dalla Signora. Disse la Vergine:
“Vedrete la Madonna del Rosario e la Madonna delle lacrime”.
Siamo al cospetto di un caso psicotico di sdoppiamento, o si tratta soltanto di due momenti
diversi, di due espressioni di una stessa maskar Mariale, una maschera bifronte, il volto che
ride e il volto che piange, simbolo del teatro?
La Madonna delle lacrime è un’icona ben nota, ma avevamo visto e ci aveva fatto sorridere
un'icona più rara: la Madonna che ride, rappresentata da una statua opera di Gino de
Dominicis.
Rappresentammo dunque due Madonne, una con l'abito dell'apparizione, il pareo,
l'altra in calzamaglia rosa, a simboleggiare la ri-velazione. Stefano portò la stessa identica
colt usata da Madonna nel film Who's that girl, che aveva conservato dall'infanzia, forse
proprio per quell’occasione! Vestimmo dunque l’Immacolata Concezione con la grossa colt
d'argento e un abito color della pelle, che copriva e scopriva con il pareo.
5
Mandala: diagramma simbolico che raffigura le mappe delle energie dell'Universo, ausilio alla meditazione dell'Induismo
Tantra e del Buddismo Tibetano.
82
Avremmo lavorato gratuitamente, ma avevamo a disposizione una buona strumentazione
scenica: sei monitor per trasmettere i filmati. Kazunori si prese carico delle scenografie.
Nella discarica in giardino, tra le siringhe, trovammo il manichino che avrebbe
rappresentato il cadavere exquis di Gesù, bendato dalle mani amorevoli di Kenza con
pellicola metallica, sospeso su uno stendibiancheria cromato nella prospettiva del Cristo del
Mantegna. In un angolo del palcoscenico realizzammo un modello della Gerusalemme
Celeste con gli scarti di lavorazione degli organi di chiesa. Registrammo i testi sia perché
non c'era il tempo di memorizzarli, ma anche per amore del fuori sincrono. Andammo in
scena senza nemmeno una prova, come sempre.
Presi spunto da un fatto storico realmente accaduto presso la cittadina di Le
Touquet (che fa rima con Turchet, così come Nostra Signora dei Turchi, l'opera Mariana
giovanile di Carmelo Bene).
“ Le Touquet, 2 Maggio 1991. Aeroporto di Touquet Paris-Plage….
L'apparecchio con 108 passeggeri a bordo è decollato da Dublino alle 13.35.
Un passeggero irrompe nella cabina di pilotaggio…”
Si trattava dello strano dirottamento aereo da parte di un ex cappuccino del
Monastero Tre Fontane a Roma, un monastero Trappista di venerata memoria,
dove secondo la tradizione fu decapitato l'apostolo Paolo, che in cambio del rilascio
degli ostaggi chiedeva la rivelazione del Terzo Segreto da parte del Vaticano. Il
dirottamento si concluse in modo incruento con la resa incondizionata dell'uomo.
La vicenda inconsueta era riportata in Il terzo Segreto di Fatima 2, di Daniel Rèju, che
s’impose alla mia attenzione dalla vetrina di una libreria.
“ Per la prima volta Zosimo fa il nome di Maria…“ un'alchimista alla quale
si attribuisce l'invenzione della cottura a bagno Maria che, <…secondo il Kithab Al
Habib, elaborò la teoria della coincidenza tra Macrocosmo e Microcosmo e
introdusse la metafora sessuale per definire l'opus stesso> ”3.
Al frammento attribuito a Zosimo aggiunsi alcuni dialoghi tratti da un romanzo di Patrick
Ellis, Madonna, Trappola aTrinidad.
“Un romanzo da cui esce una Madonna coinvolta in un guaio che sembra
più grande di lei, sempre sotto pressione, tutto diverso da come appare in TV, tutto
il contrario delle interviste ufficiali… Un libro avvincente, ricco di colpi di scena,
che narra le vicende di una cantante rock di nome Liz e del suo impresario, Peter,
minacciato da un assassino. Liz riuscirà a risolvere l'enigma e a consegnare
l'attentatore alla polizia”4.
Ripresi alcune sure del Corano dove riporta di Maria, alla quale Dio non faceva mai
mancare i datteri.
Lo scenario metafisico e spiritualista faceva da cornice ai dati storici sulla serie di attentati
di cui fu oggetto Giovanni Paolo Secondo, alle dichiarazioni dei servizi segreti delle nazioni
coinvolte nel complotto, alla situazione Medio Orientale antecedente alla Guerra del Golfo,
con particolare riferimento all'Irak di Saddam Hussein, sovrapposti ai frammenti delle
visioni dell'Apocalisse di Giovanni:
“la posta in gioco era il canale di Ormuz”
2
Daniel Rèju, in Il terzo Segreto di Fatima, ed. Meb.
3
Zosimo si riferisce a Maria l'Ebrea, un'alchimista che visse in Egitto nel III sec. considerata fondatrice dell'Arte Ermetica.
4
Patrick Ellis, Madonna, Trappola a Trinidad, Music Box.
83
Angelo: “Quarto calice nel Sole. Quinto calice nel trono della bestia. Sesto calice
nell'Eufrate…”
Quella sera pioveva a dirotto, avevo la febbre a 40°, ma riuscimmo nell'impresa e alla fine
della rivelazione ealla fine con le stesse parole di Gesù citate alla fine dell'Apocalisse da
Giovanni, promisi:
“Si, io vengo presto”.
Realizzammo un video dello spettacolo che Marcello Pecchioli si prese carico di
presentare in una mostra itinerante dal titolo Culti delle discariche.
Da allora ritrovai spesso lo stesso impianto del video nelle trasmissioni della tv di stato sul
Terzo Segreto, che con l'avvicinarsi dell'anno 2000 proponeva con frequenza crescente
l’annunciazione Mariale ai Pastorelli, che aveva caratterizzato il XX secolo come il secolo
della Profezia. Il nostro lavoro, ovviamente epurato da tutte le rivelazioni più significanti,
come il punto di vista prospettico di Mantegna e la madonna che ride, non fu mai citato.
Vorrei la mia TV!
Qualche giorno dopo la rappresentazione del Segreto di Fatima alcuni vandali
devastarono la casa di Kazunori, che aveva acquistato un mio quadro dove la Madonna di
Fatima, sullo sfondo della sciovia di Campione d'Italia, appariva a Gala e Salvador Dalì in
occasione della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo. Fecero scempio
della casa e tracciarono una svastica sul volto della Vergine.
Il fatto non era isolato, s'inscriveva in un quadro generale d’intolleranza razziale.
Kazunori ne fu addolorato ed io per lui, per l'offesa che aveva subito la sua casa; ma questa
violenza sanciva il trionfo del nostro lavoro su Fatima e inscriveva il quadro nella categoria
dei capolavori.
I vandali sfregiano i capolavori perché la loro fragile personalità rimane costernata di fronte
al messaggio inquietante dell'opera d'arte, cui non regge lo sguardo. La mente vacilla e li
induce allo sfregio, secondo Dalì nel saggio sull'Angelus di Millet, uno dei quadri
maggiormente presi di mira dal vandalismo, insieme alla Monna Lisa di Leonardo e
all'Imbarco per Citera, di Watteau.
Sfregiatori ignoranti, la svastica è simbolo del Sol Levante e della vita in Giappone, paese di
Kazunori. Avevano vestito la Donna di Sole, come previsto da Giovanni nell’Apocalisse!
Consigliai di non restaurare il quadro, che grazie all'opera dei vandali aveva raggiunto la
perfezione, come una Gioconda con i baffi, una Gioconda che abbia caldo al culo
(L.H.O.O.Q., in Francese, è il titolo della Monna Lisa alla quale Duchamp aveva aggiunto i
baffi) e la svastica rappresenta il Muladhara chacra, il chacra basale, il chacra della vita. La
svastica vestiva di Sole la Donna e ne rivelava l'androginia spirituale:
“Un segno grandioso apparve nel Cielo: una donna che sembrava vestita di
Sole, con una corona di dodici stelle in capo e la luna sotto i suoi piedi. Stava per
dare alla luce un bambino e gridava per le doglie e il travaglio del parto”.7
Anche questa volta Peter Greenaway presentò in perfetto orario The baby of Maqom:
il film dove il Bambino Divino nasce illegittimo da una donna di facili costumi. In breve
tempo l'apparato eclesiastico vende come reliquie taumaturgiche i pezzi del “Figlio del
Luogo”, ridotto a brandelli ai fedeli assetati di grazie mentre una fila interminabile d’uomini
nudi violenta la madre/prostituta.
7
Giovanni, Apocalisse 12,1-2.
84
18
LA SECONDA LETTERA DI GESU'
La questione sessuale è una chiave per comprendere le complesse politiche del
Cattolicesimo e della cultura latina: se da un lato la Chiesa ha spesso proibito la sana
espressione della sessualità, d'altro canto la civiltà Cattolica è stata la più erotica e sensuale
nella storia.
“In Europa l'erotismo non esiste che nel mondo del Cattolicesimo. Il
Cattolicesimo ha severi comandamenti ese si infrangono le sue leggi si cade nel
peccato. Chi pecca, gli piaccia o no, dovrà poi trovarsi di fronte a Dio. L'erotismo è
il metodo di raggiungere la divinità attraverso il peccato. Questo è il tema del mio
lavoro teatrale La Marchesa De Sade. De Sade ha messo in pratica questo metodo
nel diciottesimo secolo. E inoltre non lo ha fatto semplicemente per opporsi al
sistema, cioè per un problema di piccole dimensioni come quello politico. Se la
rivoluzione francese non fosse stata integrata dal pensiero di De Sade non sarebbe
diventata una vera rivoluzione. In altre parole se non c'è un pessimismo che nega
completamente l'ottimismo della rivoluzione essa non si attua”.
Dichiara Mishima in un'intervista a Furubayashi Takashi1.
Nelle società dove vige l'interdizione della pornografia, questa limitazione alla
libertà del vedere è rivolta soprattutto alla salvaguardia dell'erotismo. Nell’erotismo, l’eros si
fa estenuata autoriflessione dei sensi di colpa incorniciati dal bon ton. Gode nell’osservarsi
trasgredire i taboo tra i forse che sì forse che no.
La porno-grafia invece, diretta e priva di ambivalenze, è logos-spermatico. Personalmente
preferisco la pornografia allo sguardo che guarda se stesso nell'atto furtivo di guardarsi nel
compiaciuto rammendo del rinnovarsi della castrazione.
Osceno è il fuori scena, dice Bene. Il cinema pornografico getta a terra l'abat jour che
infonde la luce blu e accende i riflettori sulla carne messa a nudo. Qui la recitazione è perdita
di sé. Nella caduta dell'interdetto l'io e il tu scompaiono e si libera l’oggetto del desiderio: il
Corpo di Gloria. Lo sguardo che vede è senza ri-guardo, è lo sguardo perso nel nulla di
Sebastiano, trapassato dalle aste. Lo sguardo d'estasi dei martiri non è dato dal piacere
masochista del supplizio, ma dall'essere già altrove, nel vuoto quantico: il Nirvana. E' un
flash fotonico, un'opportunità foto-grafica. Lo sguardo che guarda dentro l'obiettivo,
sembra guardare chi guarda, in realtà guarda altrove, nel luogo inseparato del Rebis, da dove
parte lo sguardo: è il vuoto della camera ottica. Nei templi tantra, in India, la facciata
esterna è decorata da scene pornografiche rappresentate dagli dei, mentre la stanza interna,
il Santo dei Santi, è completamente vuota.
Se venire è un po’ partire, un po’ è tornare.
In previsione dell'Anno Giubilare del 2000, la Chiesa, avvalendosi dell'impegno di
Giovanni Paolo Secondo, aveva mosso passi encomiabili sulla via del riconoscere alcuni
errori del passato, soprattutto nei confronti del Giudaismo e del popolo Ebraico ma
l’ossessiva campagna sessuofobica promossa dal Vaticano, rivolta nei confronti dei
sessualmente divertiti e soprattutto degli omosessuali, aveva raggiunto i livelli della
persecuzione imposta al diverso. In tal modo il Vaticano invalidava ogni progresso verso
un'autentica conversione, vanificava l'abiura della persecuzione assurta a metodo e
autorizzava il sociale a mettere in atto i tragici episodi d’intolleranza, in molti casi mortali,
cui si assisteva quotidianamente. Non era divertente.
Con l'ingerenza al livello ginecologico nelle faccende private dei cittadini, materia alla quale
non era deputata, la Chiesa di Roma abdicava altresì al compito di levatrice spirituale e
1
Ferdinando Bruni. Madame De Sade, Theatridithalia.
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degradava il ruolo della religione che, nel migliore dei casi, consisterebbe nel conferire
valore all'esistenza evocando stupore e riconoscenza.
Sulla questione dell’ordine sessuale si stava producendo uno strappo di proporzioni inaudite
tra la Chiesa di Roma e l'Occidente Giudaico Cristiano. Già in passato Maria e Pietro
avevano espresso momenti dialettici, secondo i Vangeli, ma questa volta il conflitto
appariva oltremodo serio.
Il Teatro S.M. chiamò a raccolta le più feroci dionisiache, d'ogni sesso e nazione,
rese più determinate dalla persecuzione alla testa della quale si era posta la Chiesa di Roma e
con i suoi happening osceni e blasfemi, mantenne la dirompente promessa contenuta nel
nome, lasciando attoniti anche i più provati frequentatori della notte. Ci lanciammo come
furie a sbranare buoi nei locali più trendy della penisola, dove compimmo veri e propri
miracoli.
Un giorno Sinhead O'Connor, che frequentava Madonna, strappò la foto del
Pontefice in mondovisione in diretta dal Letterman Show e il mondo esclamò:
“OOOH…!“
La tv riservò il massimo risalto all'evento e la guerra scismatica apparve
clamorosamente alle coscienze. La fulgida carriera di Sinhead rimase irrimediabilmente
compromessa, come quella di Boy George, quando i mass media, che perdonano tutto
tranne la verità, scoprirono con orrore che, oltre ad essere gay, si drogava anche (lo avevo
incontrato a Mantova, al Colosseum, indossava una T-shirt Jesus loves me. Lui sa).
Non comprendevo la determinazione del Vaticano nel proseguire sulla strada della
persecuzione, forse la Provvidenza voleva che agisse in quel modo affinché ci
manifestassimo? Si poneva il quesito dell'infallibilità, insito nella sua storia millenaria: la
Chiesa errava o fingeva di errare edunque errando agiva per il meglio? In altre parole: la
Chiesa c'era o ci faceva, oppure ci faceva nell’esserci?
Qualunque fosse il motivo dell'erranza la querelle era andata troppo oltre. Non potevo
fingere che la faccenda non mi riguardasse: la Chiesa di Roma, oltre a diffondere una
concezione insana della vita, perseguitava in mio nome mia madre e i miei fratelli. Non mi
era data possibilità di scelta. Dovevo ricondurre la questione erotica alle proporzioni
teologali, giustificare mia madre e allo stesso tempo chiedere alle parti la cessazione delle
ostilità. Non potevo esimermi dal prendere posizione sul palcoscenico del mondo.
Era giunta l'ora. Comunicai agli amici più intimi la mia identità con il Divino Figlio
Illegittimo, rimasta segreta fino a quel momento, almeno così credevo, ma ciò che è segreto
è già secreto. Non si stupirono, risposero che attendevano solo la mia conferma di quello che
già avevano visto. Avevo forti alleati. Con Nicola e Milo, eravamo diventati editori di una
rivista d’attualità Envelope, la busta che aveva ospitato la missiva sulla rivelazione del Terzo
Segreto.
Il linguaggio è un virus e dalla costola di Envelope era nato Virus, magazine di critica d'arte
diretto da Francesca Alfano Miglietti, del quale avevo progettato la veste grafica.
Pubblicammo su Virus una lettera impaginata con discrezione, intitolata, appunto Una
lettera, firmata Gesù, dove raccontavo con ironia come fosse spassoso essere lui oggi e da
quel punto di vista guardare non visto.
Consegnai una copia della rivista con la lettera a don Giorgio, un sacerdote giunto a me per
caso in quei giorni, pregandolo di recapitarla alle autorità competenti unitamente
all’annuncio che stavo per muovermi pubblicamente. Gli attacchi sessuofobici della Chiesa
non cessarono, al contrario, intensificarono d'intensità.
La seconda lettera di Gesù uscì due mesi dopo la prima, con il titolo a caratteri cubitali, in
italiano e in inglese, correlata da una foto scattata durante una delle scorrerie del Teatro
S.M. dove indossavo una parrucca bianca del genere usato dalla soubrette Platinette, con la
didascalia: “Il Messia in abiti di drag queen durante una festa di marinai”. Il tono questa
volta era a dir poco sostenuto. Ero addolorato dal dovermi rivolgere con tanta franchezza al
Santo Padre, che stimavo come combattente del Ghetto di Varsavia. Confidavo nel fatto
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che, oltre che uomo di Dio, Giovanni Paolo Secondo era anche un uomo di teatro, ero
certo che avrebbe capito il senso della performance.
Premisi: “So che hai difeso gli Ebrei, ma oggi siamo noi i tuoi Ebrei…”
Quella lettera, che giudicava i vivi e i morti, divenne pubblica nel momento in cui il
restauro del Giudizio Universale della Cappella Sistina fu presentato al pubblico. Era in
buona compagnia, tra le maggiori firme dell'intellighenzia europea, tra gli interventi del
filosofo Derrida, del teorico della comunicazione De Kerkhove, del regista Wim Wenders,
del musicologo Giancarlo Gabelli, tra le opere di artisti di fama internazionale e non poteva
mancare un'intervista all'impresario Malcolm McLaren, che in quei giorni presentava Paris,
il CD con le musiche remixate di Eric Satie, fotografato da Meneguzzo.
Due settimane dopo, nell'omelia domenicale, il Santo Padre citò la lettera di Paolo
ai Romani, un invito alla tolleranza che in sintesi si può riassumere nel motto “Amate e fate
quello che volete”, mi sembrò di leggere nel suo discorso teologico una risposta agli
argomenti della seconda lettera di Gesù.
Forse l'omofobia endemica della Chiesa di Roma non si dissolse completamente ma si
ridimensionò in termini tollerabili. Ebbi occasione di ringraziare il Santo Padre con una
missiva privata quando, durante una visita a Parigi, ricevette in udienza pubblica una
delegazione di prostitute, durante la quale elogiò la freschezza del cattolicesimo francese e
seppure negli ingiustificabili eccessi, il valore dei moti rivoluzionari del '700 per il
contributo apportato alla causa dei diritti civili e della libertà di pensiero.
Il lavoro era compiuto.
La mia strada si separava da Virus Magazine. Con Francesca avevamo vissuto un
sodalizio durante decenni di coraggioso lavoro. Come ultimo dono le consegnai un metro
cubo di vuoto da esporre al Museo d'Arte Contemporanea di Bergamo. Alcuni critici
protestarono: si trattava della solita imitazione del vuoto di Yves Klain.
“Già visto” dissero. “Come se nell'universo potessero esistere due vuoti simili!” replicò
Francesca. Il giorno seguente all'inaugurazione apparve sulla stampa la notizia che i fisici
avevano identificato più piccola la particella costitutiva della materia. I critici non misero in
relazione le circostanze: erano pagati per non farlo. In Italia le statue delle Madonne non
facevano che piangere lacrime di sangue, mentre in India le statue di Ganesh bevevano il
latte. Interventi umani? Statuette porose? Orrendi miracoli? Non si sa, ma il medium è il
messaggio e tant'è: il latte è un sublimato del sangue, trasmutato nel corpo della madre, che
per amore trasforma la severità del rosso nel bianco della compassione con cui nutre il
figlio. Forse Ganesh invitava Madonna a recarsi in India?
Il magazzino dove erano conservate le rese della rivista s'incendiò a seguito di un banale
corto circuito e le lettere avanzate rimasero distrutte.
Concluso questo giro di posta, pensavo di avere assolto il mio debito karmico nei confronti
di Gesù, che è un personaggio piuttosto impegnativo e speravo finalmente di ritirarmi a vita
privata.
“Non esattamente…” dice Lysa Simpson scorrendo i Rotoli sulla spiaggia di fronte al mar
Rosso, mentre l'esercito Egiziano incalza gli Ebrei che hanno appena iniziato l’arduo
cammino verso la Terra Promessa.
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UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA…
Quand'è sera…
Il mondo non espresse entusiasmo alla notizia della resurrezione, tutt'altro: quando
non era refrattario si mostrava apertamente ostile, ma in generale decise di rimanere
inconscio e finse che quella lettera non fosse mai stata pubblicata.
Era invece una gioia compiere miracoli e togliere i peccati dal mondo con i ragazzi del
Santa Maria, vedere crollare tra pianti e risa i castelli della colpa e i muri della paura
edificati nel corso dei secoli ela vita rinascere e la gioia espandere con stupore.
Quanta ignoranza e sofferenza aveva portato la dottrina dell'Anticristo durante i duemila
anni trascorsi, ma il tempo non è niente nella geografia del sacro, se non un lieto fine senza
futuro.
Decidemmo di mettere in scena una libera interpretazione della Salomè di Oscar
Wilde, lo scrittore colpevole d’omosessualità, ma soprattutto di troppa arguzia, che
l'establishment letterario inglese aveva pienamente riabilitato, ammettendolo alla Camera
dei Poeti soltanto l'11 Febbraio 1995, sempre meglio tardi che mai.
Non sarebbe stata sarebbe stata soltanto la prima Salomè ad andare in scena dopo la
riabilitazione, ma anche la prima a seguito della pubblicazione dei Manoscritti Esseni
ritrovati nelle grotte di Kumran. Avevo osservato da vicino alcuni frammenti originali della
libreria alla mostra organizzata da Comunione e Liberazione a Rimini, in Agosto. Leggendo
con maggiore attenzione il testo di Wilde, scoprivo la profondità dei suoi studi biblici: lo
stile e le parole dei frammenti dei Manoscritti, che al tempo di Wilde giacevano ancora
sepolti nelle grotte, spesso combaciavano con i dialoghi dei suoi personaggi.
La Salomè di Carmelo Bene, il capolavoro che era stato di conforto alle solitudini della mia
gioventù, si poneva ora come sfida.
Anche Mishima aveva diretto una Salomè. Chiedeva sangue, litri di sangue, per interpretare
il suicidio del Capitano delle Guardie. Sarebbe stata la sua prova generale.
Poi c'era la Salomè di Peter Brook…
Oscar Wilde si sarebbe adombrato?
Come avrei potuto non sfigurare di fronte a tali maestri?
Abbandonai i dubbi e le remore. Sarebbe stato quel che sarebbe stato, lo show doveva
andare avanti.
Il teatro Santa Maria si ricomponeva con nuovi interpreti che si presentarono in
perfetta sincronia nel luogo e nel tempo stabilito, pre-scelti per indossare la partitura. Così
funziona il teatro, quando funziona. La nuova versione di Salomè fu eccezionalmente
arricchita dalle fasi lunari, le funzioni sacerdotali, gli anatemi e alcune frasi sconnesse, tratti
dai frammenti consumati dei Manoscritti del Mar Morto.
Aggiunsi la presenza di Maddalena, il personaggio che non figura nell'opera di Wilde, presi
in prestito frammenti di Maddalena di Marguerite Yourcenar e di Afrodite, la Maddalena di
Pierre Louys, che si fece trovare da me su una bancarella -Afrodite, lo stesso nome della Dea
e della gattina che mi aveva lasciato Magda!- .
Secondo la mitologia Ishtar, una delle più note divinità fenice, la Dea Salambò dei
Babilonesi, dea madre figlia del dio Sin, corrispondente ad Afrodite, o Venere, scese nel
regno dei morti dove regnava la sorella Ereskgal. Durante la sua permanenza agli inferi, la
vita sulla Terra si fermò. Ishtar dovette superare sette porte e al passaggio di ognuna era
privata di gioielli e di vesti. Fu sottoposta a torture da parte della sorella. Grazie
all'intercessione del dio Ea (Ya), “Io sono”, tornò sulla Terra e ottenne di nuovo i suoi abiti.
Il conto tornava di nuovo: nella leggenda di Ishtar-Salambò-Salomè, morte e resurrezione
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sono associate al numero sette, il numero dei giorni della settimana e dei nani nella fiaba di
Biancaneve.
Prima di iniziare Milo ed io uscimmo dal Plastic per prendere una pizza al bar
distante solo pochi metri, senza cambiarci d'abito. Io indossavo i boccoli ortodossi sotto un
cappello pieno di pioggia e lui il colletto da paggio. Nel breve tratto di strada fummo assaliti
da oltranzisti della razza Italica. Ci salvarono gli amici della pizzeria che ci scortarono al
sicuro tra i muri del “ghetto”.
Ora che sapevo cosa significava essere ebrei a Milano nel 1995 potevamo cominciare.
All'interno, nello spazio del Sacro nel quale s'era trasformata la pista del Crystal
Machine, diede inizio alla rappresentazione il prologo sfiduciato di Gilgamesh nello
sferragliare dei treni, mentre tre di noi tre giudei apolidi in cerca di una pace e di una patria
improbabili da raggiungere, spostiamo da una parte all'altra i cumuli di valige, architetture
temporanee, come mura di templi destinati a crollare.
Riccardo Slavik, narratore e astronomo, introduce ai misteri e alle tabelle lunari.
Erode ama Salomè, Salomè ama Giovanni, anche il Capitano ama Salomè e il paggio ama il
capitano. Le Salomè nella Lieta Novella sono due, quella della danza e quella delle
domande.
“ Fino a quando si deve soffrire? ”, chiede la Salomè delle domande.
“Finché donna partorirà” risponde Gesù con sano realismo1 .
Anginette, complice di missioni impossibili, era giunta da Oltre Oceano per portare il suo
contributo Messianico al turbine che s’agitava tra le mura del Plastic e interpretare Salomè.
Anginette vede il mondo dal mirino reflex di una Nikon. Se Donayle Luna è la Luna che si
guarda nello specchio e da quel malaugurato punto di osservazione è guardata da Bene, il
Tetrarca, il quale non ignora che ciò è male e che porta male ma non se ne sottrae,
Anginette McBeth, la tempesta delle streghe di McBeth, è una tempesta magnetica solare.
Qualcuno le aveva domandato incredulo: “Is it your real name, I mean, is it on your
passport?”
Stefano, che era stato l'angelo di Fatima/Liz, ora incarna Iokanan, il Profeta ebbro del vino
di Dio. Insensibile all'amore e al fascino di Salomè, insiste nel lanciarle maledizioni, a lei e a
sua madre, Erodiade, a suo parere colpevole d’adulterio e insiste fino a meritarsi la
decollazione da parte di Lamin, l'enorme guardia del corpo del Plastic.
Marina, che è Erodiade, madre di Salomè e moglie di Erode in seconde nozze, alterna gli
esercizi di body building, di cui è più volte campionessa, alle afabulazioni con Gregorio
Spini, il Tetrarca ebbro di vino d'uva.
Marco Gabellini, il capitano delle guardie, non desiste dall'amare Salomè dalla quale non è
riamato e che non ha occhi che per Iokanan. Dopo aver compiuto il suicidio rituale ne
diventa l'Angelo Custode.
Milo, Il paggio fashion victim, si da arie sventolando di volta in volta ID Magazine, The Face
e un ventaglio con il Sol Levante.
Elena, recita il cut up della biografia della duplice Maddalena in un loop circolare, mentre
Yuki, la Neve di Primavera dagli occhi azzurri, Eugenio ed io, servo di scena, lanciamo
blocchi di polistirolo all'indirizzo della peccatrice, che procede impeccabile, come se nulla
fosse, mentre l'altra Maddalena, supposed to be the original, che era venuta apposta per
assistere alla rappresentazione nonostante l’inondazione che aveva colpito la zona dove
abitava, celata tra il pubblico, assisteva divertita alla commemorazione degli eventi fatali.
Non usammo sangue per il suicidio, nemmeno per la decollazione, ma un piccolo foglio di
plastica rossa appoggiata sul pavimento.
Anginette-Salomè, fulgida nella nudità biblica ipertestuale come mai la storia del teatro la
vide, non si spogliò danzando la danza dei sette veli, sarebbe stata un'ovvietà ridondante.
Recitò il tragico monologo, vestita di velo e di cristallina follia, al ritmo di una rara versione
Alla domanda di Salomè: “Fino a quando avrà potere la morte?“ Il Signore rispose: “Fino a quando voi donne partorirete!
Venni, infatti, a metter fine alle opere femminee.“ Clemente Aless. Strom., 3,6. Cit. in Detti segreti di Gesù a cura di Luigi
Moraldi. Mondadori, Milano 1975.
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di Paint it black dei Rolling Stones, interpretata dalla London Philarmonyc Orchestra.
Invece si squarciò il velo del Tempio, il tempio di Salomone, il re Salmone, il pesce del
ritorno.
In quei giorni in città, succedeva di sentire fischiettare per strada l'aria di Salomè…
Tutti i gatti sono bigi, lo sai…Nanda promosse la rappresentazione presso i teatri ufficiali,
ma non trovò credito. Peccato, ci sarebbe tanto piaciuto recitare su un palcoscenico vero,
magari dopo aver fatto un paio di prove, ma “Il mistero d'amore è più forte del mistero di
morte” e la messa in scena sospesa tra la realtà e la recitazione, tra il sacro e il profano sulla
pista del Plastic trasformata in palcoscenico rimase unica. Il video, invece, fu ospitato dal
prof. Diego Esposito nell'aula di pittura dell'Accademia di Brera e in quella occasione si
assisté a una nuova esibizione estemporanea degli attori del teatro SM.
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LE MURA DI BABILONIA
Il freddo Inverno sembrava non finire mai. Una notte al Plastic Nicola mi trovò
privo di sensi, in un angolo buio del locale e capì che non ero ubriaco. Il suo affetto mi fece
tornare dall'aldilà, dove stavo andando senza rimpianti e non senza un senso di sollievo,
perché credevo di aver compiuto il lavoro e che il mio compito fosse concluso, finalmente.
Non è che la vita fisica non mi sembrasse degna d'essere vissuta, tutt'altro, sono convinto
che viviamo già nel migliore dei mondi possibili. Credo che la vita potrebbe essere
meravigliosa, ma la morte non è che una porta per altri mondi e a volte le ostilità e le
incomprensioni fanno desiderare di essere altrove, dove in ogni caso la vita continua e
magari il film è di qualità meno scadente.
Vinsi il desiderio di darmi per vinto. Dovevo continuare a giocare la mia parte in questo
film, anche se a volte mi sembrava difficile considerarlo una bella storia. Pe continuare a
vivere avrei dovuto combattere. Fu una dura battaglia ma alla fine vinse la compassione.
Iniziai un corso che consisteva nel visitare mondi sospesi, territori interiori, programmi
virtuali, sembrava un gioco psico-elettronico, tipo Matrix:
Dove non so ma una sera mi trovai di fronte a una grotta. Entrai, vidi una
scala a chiocciola e cominciai a salire. Alla fine di una salita che sembrava
interminabile mi trovai su un altipiano. Camminai fino allo strapiombo oltre il
quale si apriva una valle.
Il paesaggio desertico ricordava le colline del Mar Morto. A sinistra un cespuglio
emanava un'aurea dai colori cangianti, come acceso da un fuoco che non brucia.
Decisi di scendere nella valle e proseguii oltre il cespuglio, cercavo un sentiero, ma
non c'era altro che roccia a strapiombo. Una voce mi consigliò di andare a destra.
Mi chiesi a chi appartenesse quella voce. Il mio io cercava il sentiero a sinistra,
dunque la voce non poteva essere la sua, cioè la mia, doveva essere la voce di un
altro ese era di un altro si trattava di un altro me stesso o di un altro diverso da me,
di qualcuno fuori da me? La voce non chiarì i mioei quesiti ed io proseguii finché
trovai il sentiero che portava a valle, proprio come aveva suggerito. Iniziai la discesa.
Camminai a lungo nella pianura, finché si delineò all'orizzonte la struttura di un
ponte. Continuai a camminare ed arrivai sul ponte. Mi sarei aspettato di vedere
scorrere l'acqua nel letto di un fiume, ma il ponte era sospeso su un baratro infinito.
Attraversai l'Abisso con un senso di vertigine e proseguii il cammino nella valle
deserta, finché vidi, stesa sul terreno, una tovaglia a scacchi bianchi e rossi. La
sollevai con cautela, sotto la tovaglia c'era una buca, dentro la buca c'era un calice
eil calice conteneva un liquido rosso. Spettava a me bere da quel calice?
Il silenzio della voce non mi fu d'aiuto, se non per comprendere che la decisione
spettava soltanto a me. Sconcertato e affaticato dal lungo viaggio, decisi di
rimandarla alla sera seguente.
L'indomani tornai nel luogo dove avevo trovato il calice con il liquido rosso sotto la
tovaglia dentro la buca e nonostante le perplessità, decisi di bere. Era vino ed era
anche piuttosto buono. Ripresi a camminare nel deserto. Scorsi un punto
all'orizzonte e giunto più vicino vidi che si trattava di un'immensa città costruita in
altezza. Arrivai ai gradini del basamento ed attraversai la soglia. Mi trovai in un
ambiente che ricordava le geometrie della Colonna Schwitters, il dadaista di
Hannover.
All’interno non v'erano tracce umane, ma percepivo una sensazione di calore
avvolgente. Udivo suoni armonici, cristallini. Era questa la Città di Cristallo dalle
fondamenta di diaspro della Promessa?
Il misterioso viaggio sembrava invitare ad osservare i punti salienti del Libro: la scala
di Giacobbe, il cespuglio di Mosè, la discesa nella valle circondata da altipiani eil passaggio
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sul ponte oltre l'Abisso portava ad un altro mondo. Il ponte stabiliva una continuità con
una nuova raccolta di scritti e nell'incontro con altre culture, il calice di vino nella terra
inviava al sinonimo Cristico e la Città di Cristallo alla Gerusalemme Celeste, le cui pietre
costitutive, si dice, corrispondono alle sephirot e alla mappa dei chakram.
Giovanna m'invitò a Berlino dove partecipava alla ricostruzione della città nel ruolo
di architetto. Seguace della scuola fondata dal monaco Buddista Nichiren Daisho-nin, al
mio arrivo mi condusse dall'aeroporto al tempio dove fui benvenuto. Giovanna, legata e
imbavagliata nella serie di rappresentazioni sull'interdetto, era stata la prima attrice del
Teatro Santa Maria. Libera dai lacci si trasformò in pennello vivente, copiato da Yves Klain,
ripresentato in versione hard core in discoteca e il suo corpo di giaguaro disegnò icone
miracolose.
Il giorno successivo iniziai la deriva nella città dal Grande Magazzino, il tempio del
Consumo. Dopo una breve visita mi diressi all'uscita, deluso dal non aver trovato nulla che
invitasse all'acquisto, quando mi fermò uomo in borghese che dichiarò di essere un
poliziotto. Lui parlava tedesco, io inglese, ma ci capivamo. Mi disse di seguirlo. Avevo
tempo e non avevo nulla da nascondere, quell'evento inatteso era parte del gioco della
derive. Decisi di assecondarlo senza protestare, in ogni modo non c'era altro da fare. Mi
sequestrò in una stanza isolata, mi perquisì ed esultò nel trovare in una delle numerose
tasche del mio gilet da pescatore un pennarello della stessa marca di quelli venduti nel
magazzino.
Non mi permise di comunicare con l'ambasciata o con la polizia. Sosteneva di essere lui la
polizia. Dopo un'ora non ero riuscito a convincerlo che quella non era una prova, come lui
sosteneva, ma una penna regolarmente acquistata nella cartoleria sotto casa.
Il gioco sado-maso di basso livello sembrava senza uscita. Estenuato, mi venne un'idea: presi
la penna e il taccuino e con tratti rapidi ritrassi la sua parte migliore. Pronunciai le uniche
parole che conoscevo in tedesco: “Das ist nicht aine pruve, das ist maine pen. Ich bin aine
kunstener e adesso baciami stupido”.
Si scusò, divenne umile e sottomesso al punto che dovetti rincuorarlo e minimizzare
l'incidente, sperando che la lezione fosse servita. La magia dell'arte mi aveva salvato, come
in passato aveva salvato alcuni violinisti Ebrei.
Ripresi a vagare senza meta e senza mappe, confidando che i miei passi sarebbero
giunti a destinazione. Attraversai gli interminabili quartieri operai di casette regolari,
pranzai alla Pizzeria Vaticano, visitai la Casa del Partito Socialista, splendido esempio di
architettura neo-moderna, la cattedrale distrutta dalla guerra e mi ritrovai nel Museo della
scienza e della tecnica tra laser, lenti d'ingrandimento e strumenti 3D, una mia passione.
Nello sconfinato padiglione ferroviario tra le centinaia di vagoni c'era anche il carro
bestiame. Mi avvicinai con timore e rispetto, ma una voce m'invitò ad entrare. Nel varcare
la soglia fui sopraffatto dalla più intensa, assoluta sensazione di disperazione e
annullamento. Mai dimenticare.
L'indomani pranzammo con Thomas Herrmann al ristorante della Sinagoga. Nel
pomeriggio visitammo il Pergamus Museum. L'altare di Pergamo e il timpano del
Partenone con le statue di Fidia erano impressionanti, ancora di più lo erano le dimensioni
delle stanze dell’edificio capace di contenerli ma questo, per quanto stupefacente, non era
ancora nulla. Oltre la soglia di un’altra sala, si mostrò al mio sguardo esterefatto la porta di
Babilonia tra le mura decorate dai leoni in maiolica verde. Non potevo credere ai miei
occhi. Le mura di Babilonia, in ottimo stato, si trovavano nella stanza di un museo in stile
neoclassico della ex Berlino Est, tra le pareti tinte di beige e verdino del vecchio regime.
Credevo che Babilonia fosse una città immaginaria, una metafora biblica, invece stavo
osservando i suoi resti, viventi. La Bibbia aveva ragione: Babilonia era esistita veramente.
Fuori volavano nel cielo gli aerei della Seconda Guerra Mondiale riadattati e adibiti al
servizio turistico, rendevano ancor più surreale il tramonto rosa sulla mitica città ancora in
gran parte crivellata di colpi dall'ultima feroce battaglia. Sentivo il cuore della città, che non
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dimentica mai l'elaborazione del lutto e delle tragedie che l'hanno attraversata durante
l'ultimo secolo, una città dalle tradizioni libertarie la cui esistenza è al limite del tempo e del
mito.
Quella sera, in un bar, il cristallo che mi era stato maestro mi disse che dovevamo
lasciarci. Non volevo crederci, ma confermò che le nostre strade si separavano. Ci
salutammo con intensità. Nel passaggio di mano con uno sconosciuto al quale mi chiese di
essere donato, sorpreso e cosciente dello straordinario evento che stavamo vivendo, il
cristallo irradiò un fulgore mai visto e illuminò la notte di Berlino fino al sorgere del sole.
Gli effetti continuano ancora, per l’eternità. Venni a sapere poi che quello è il modo in cui
i cristalli maestri ti lasciano, quando il loro compito è compiuto.
Trascorremmo la notte all'Everk, una discoteca nelle viscere di una centrale elettrica degli
anni '30, emblema della città. Si percepivano ancora i milioni di watt che l'avevano
attraversata. Mi piaceva danzare la tecno con i ragazzi di Berlino. Durante il breve
soggiorno, incontrai artisti di cui apprezzai il lavoro. Giovanna presentò i miei lavori ad
alcuni galleristi. Erano Protestanti mentre io ero Cattolico, dissero, dunque non erano
interessati a quello che facevo.
Avrei voluto dargli torto, perché non mi considero affatto un artista cattolico, ma il timbro
sul mio passaporto mi avrebbe smentito. L’avevo rinnovato proprio in occasione di quel
viaggio e l'ufficiale incaricato lo aveva timbrato il 13 Maggio 1996, in coincidenza con il
giorno dell'apparizione della Madonna di Fatima ai tre Pastorelli, nel 1917, una ricorrenza
Mariana molto Cattolica.
Beati loro che avevano visto!
La settimana successiva Giovanni Paolo Secondo si recò a Berlino, per la prima volta
dopo la guerra. Tenne un discorso molto severo: un monito a non dimenticare.
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CHI HA MOLTO AVRA' MOLTO
Divenni consulente dell'immagine coordinata di una multinazionale a capitale
misto cino-giapponese con sede a Hong Kong. Si apriva al mio sguardo una finestra a
Oriente. Lucio e Nicola aprirono un nuovo locale in centro, nella casa natale del poeta
Giovanni Berchet, esponente del romanticismo Lombardo, in un edificio le cui fondamenta
risalivano al 600 e.c., che più recentemente aveva ospitato il Teatro Le Maschere. Sembrava
un labirinto di Esher, le scale si rincorrevano su due piani e una balconata circolare si
affacciava sulla pista. Nicola trovò un nome insolito, un motto di spirito ovvio e
sorprendente: Molto …E videro che ciò era molto buono.
“Dove vai stasera?” … “Vado al Molto, ci divertiamo molto al Molto”…“Bene, allora
ci vediamo al Molto”.
Lucio e Nicola mi invitarono a coordinare le serate del Martedì, dedicate all'arte, nella casa
sempre in festa, come nella Belle Histoire, gli artisti presentavano volentieri i lavori nel
locale, mentre le gallerie, esaurito l’entusiasmo delle fragili promesse del Nuovo Sistema
dell'Arte, attraversavano una crisi d'identità. E Sabato sera… furore al Plastic!
D'estate mi recai a Kathmandu, sull’altipiano alle pendici dell'Himalaya, residenza
delle divinità Indi. Il Nepal non aveva mai subito colonizzazioni e si era aperto all'occidente
soltanto negli anni '60. Visitavo Shangri La nel momento in cui s'innestavano la rete
digitale e le antenne paraboliche nel paesaggio ancora medievale, che aveva visto i natali di
Siddharta, il principe Gautama, detto Buddha, dove vissero Ram, Shiva, Vishnu con le
relative consorti.
Avevo quasi dimenticato quanto la cultura della Valle aveva influenzato le mie appassionate
ricerche di gioventù: le rappresentazioni delle divinità Newari, i mandala, le tanka, la teoria
dei colori tantra, gli sciamani… Ora camminavo sui sentieri dell’Himalaya tra il fumo
degli incensi e le pire dei cadaveri.
Si dice che in Europa corrono i piedi, mentre in Nepal corre la mente. In Nepal l'arte è
ovunque e il sacro si manifesta al livello dello sguardo delle galline. Le auto si scansano per
evitare un piccolo sasso che emerge dall’asfalto cosparso di petali di fiori e santificato con la
thika1. Alcuni alberi sono vestiti di ghirlande, altri, sposati, sono legati da fili colorati. Ogni
luogo, ogni essere è sacro. Le mucche, che non sono educate per essere mangiate, salutano
con un sorriso. Il dreamspell, il sogno magico collettivo è differente e così anche la
percezione visiva. L'aurea delle cose e flussi di energie cangianti fluttuano nello spazio e si
rendono visibili senza l'ausilio di sostanze psicotrope.
Ripartii incantato dopo quindici giorni di straordinarie intensità. In aereo, dalle colonne del
Katmandu Post, appresi la notizia dell'omicidio di Gianni Versace avvenuto a Miami. Nei
giorni successivi seguì il ragico annuncio dell'incidente in cui persero la vita Lady Diana e
Dodi Al Fayed. Avevo seguito con simpatia, ma forse, distratto dalla pressione della Press,
senza la dovuta attenzionele cronache delle vicende di Lady Diana. Solo ora mi rendevo
conto di quale regina aveva camminato sulle strade del Pianeta e con quanto charme aveva
espresso il suo compito Messianico. Poco dopo anche Madre Teresa la raggiunse. Madre
Teresa aveva servito senza mai voler convertire nessuno. Conosceva le energie segrete di
Kundalini e i principi dello yoga2 eaveva assunto il titolo onorifico surrealista di Calcutta,
uno scherzo giocato dalla colta e saggia donna al mondo, che dichiarandola santa non
avrebbe potuto evitare il motto di spirito inscritto nel nome, in francese: Madre Teresa di
Quel-cul-t'-a.
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Thika, il pigmento rosso che segna anche la fronte dei devoti.
Kundalini: in Sanscrito significa serpente, è l'energia assopita che risiede nel primo chakra, basale, detto Muladara e risale fino
al Sahasrara chakra, detto del loto.
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Una singolare catena di relazioni univa i tre personaggi: un sarto, una regina e una monaca.
La simultanea presenza nel luogo comune dei rotocalchi li aveva uniti in vita e ora la
sincronia del loro distacco liberava il meraviglioso delle vite vissute in una danza oltre i
limiti e commosse il mondo in una catarsi planetaria.
Elton John -un gay!- volava da un funerale all'altro per cantare l'addio e cucire la trama.
Chissà se si sarebbe recato anche al funerale di Madre Teresa? In quel momento
trascendentale poteva accadere di tutto. Elton John non cantò a Calcutta, ma di lì a breve
Giovanni Paolo Secondo partecipò come ospite d’onore al concerto rock di Bologna, dove
benedì Bob Dylan, il profeta Ebreo della beat generation. In quell’occasione i figli e nipoti
del baby boom si videro rimettere le colpe della santità, di cui senza sapere avevano portato
le stigmate. La generazione considerata fino allora maledetta si ritrovò d'improvviso come
una vergine, toccata per la prima volta.
Ritrovato il Dharma, la Chiesa di Roma riguadagnava il carisma che aveva perduto con
l'imposizione di norme insensate, ma la differenza senza opposizione perdeva il motivo
d'essere. La trasgressione si sarebbe annullata nella banale, insipida santità.
Forse davvero la Chiesa è infallibile, soprattutto quando sbaglia.
Inutile piangere sul latte versato. La frittata era fatta.
Per qualche misteriosa ragione la città mi era di nuovo ostile. Ricevetti di nuovo il
messaggio che ricorreva spesso nella mia vita: se fossi rimasto mi avrebbero fatto fuori.
A volte mi chiedo perché ce l'abbiano tanto con me… che sono tanto buonino…
Avevo vissuto con passione gli intrighi internazionali e le battaglie spaziali che si svolgevano
al Molto e al Plastic, alias Bordello Sentimentale, alias Juke Box Hero, alias Crystal
Machine, alias le Cubisme n'est pas le parallelisme. Avevo vissuto in uno stato di jet-lag
continuo, di notte, quando le scintille di luce sono più rade e preziose. Mi ero adattato al
fumo soffocante, all'uso dell'alcool. La mia dieta era sempre vegetariana e bevevo solo in
servizio ma avevo bisogno di cure e d'aria sana. Avevo amato molto i ragazzi. Ormai
avevano imparato a danzare, potevano continuare senza di me. Il mio compito era
terminato. Missione compiuta. Ero finalmente libero.
Il Cielo mi aveva chiesto molto. Ebbe pietà di me, l’ordine giunse forte e chiaro: dovevo
partire per il Nepal, dove avrei girato un film.
Partivo mentre Madonna presentava il nuovo video, Frozen, dove danza con le mani
decorate con i disegni del Matrimonio Sacro Indi e impartisce insegnamenti yoga sulla cura
dei Chakram, con particolare riguardo ad Anahata, il quarto, bloccato nell'Umanità
“ghiacciata, quando il cuore non è aperto” poi si trasforma in corvo e vola via2 .
Questa volta Madonna aveva irritato i preti Indi, che la diffidarono dall'utilizzare i simboli
sacri. “Come osavano controbattere il volere della Divinità?” Ribattè la Divinità, e i
Bramini si complimentarono con Madonna per i suoi progressi nello studio della lingua
Indi.
Non c'è potere più grande di quello del ciao ciao. Partivo. Questa volta per sempre.
Lasciavo l’Italia, il paese della rugiada divina, che i suoi abitanti avevano trasformato in una
valle di lacrime… di coccodrilli. Andavo dove i coccodrilli nuotavano felici nelle acque dei
fiumi. Ero finalmente un fuoriuscito. Quanto avevo atteso quel momento! Questa volta
partivo per tempo. Mi aiutò ancora una volta mio padre, perché pur avendo sempre
lavorato duramente senza mai vivere in modo lussuoso, non avevo un soldo e la città non
mi offriva alcuna prospettiva di lavoro.
Secondo alcuni rilevamenti effettuati alla fine degli anni novanta, nelle popolazioni dei paesi industrializzati il 60/70
per cento dei pazienti lamentano depressione, stress, dipendenze, disordini alimentari, disturbi legati al rapporto tra
emotività e significato. Di conseguenza cancro e cardiopatie, i cui sintomi si riscontrano in percentuali ancora più elevate tra
i detenuti per crimini legati a disturbi dell'emotività, sono il motivo principale di consulto medico.
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MUCCA SACRA
Prima di partire mi era apparso in sogno Sri Ganesh il dio misterioso, figlio di Shiva
e Parvati, il più amato, nelle sembianze di un bel ragazzo biondo, privo degli attributi
iconografici che lo rendono immediatamente riconoscibile ed amabile.
Personificazione della sapienza, svolge il ruolo di messaggero degli Dei, come Hermes.
Sospeso tra cielo e terra come il fulmine, uno dei suoi attributi insieme al pestello, il disco,
la conchiglia e il giglio d'acqua, è amico dei bambini, protettore di commercianti, ladri,
drogati, diversi d'ogni genere, quelli che stanno nel mezzo come il Buddha. Ganesh è il
primo scriba. A lui Vayasa dettò il poema del Mahabarata. E’ raffigurato con il volto di un
elefante con una zanna spezzata, la sua cavalcatura è un topo e di recente alcuni studiosi
sono giunti alla conclusione che il topo sia l'antenato dell'elefante.
Nel sogno Sri Ganesh mi difese da una banda di teppisti che mi minacciavano, si
presentò e m'invitò in Nepal, con il benestare di un anziano molto grasso e autorevole
circondato da belle ragazze gentili e consapevoli.
Questo sogno squisitamente pagano non entrava in conflitto con la mia propensione al
monoteismo. Tutte le religioni, all'interno del Santo dei Santi sono monoteiste e credono in
un solo Dio. Vishvadeva è un termine sanscrito che esprime l'unicità delle diverse
rappresentazioni divine. Dove c'è Ganesh ci sono anche gli altri.
Grazie a internet ormai tutti sanno che anche per gli indi, proprio come per i buoni
Cristiani, il Signore è Uno e ha molte facce. Kali corrisponde al numero due, la
manifestazione dell'Unità scissa dalla beatitudine. L'Uno, Bindi, diventa coppia erotica e si
appresta al ricongiungimento nelle nozze sacre. La Dea Kali, l'aspetto irato di Parvati,
madre dell'alfabeto, delle lettere, della musica, dell'acqua e del nutrimento, è ornata dalla
collana di cinquanta teschi che rappresentano le lettere dell'alfabeto purificate.
Una versione della conoscenza rivelata, i cui insegnamenti si trovano presso la cabala
Ebraica, la gnosi Cristiana, la saggezza Sufi, in India assume il nome di Tantra, il tessuto, il
testo, la trama costitutiva del Cosmo: la rete. In Proverbi 8, 22-24, nel discorso della
Sapienza, personificazione di Hockmà, la seconda Sephira dell'Albero della Vita, che
rappresenta la trama, il tessuto del mondo, troviamo questa descrizione del Genesi:
“All'inizio il Signore mi ha generata,
primizia della sua attività,
origine delle sue opere.
Il Signore mi ha intessuta fin dal principio,
fin dai primordi, dalle origini del mondo.
Quando gli abissi non esistevano,
io sono stata generata.”
All'aeroporto di Dubai osservai la simpatica processione che accompagnava Mrs.
Margaret Thatcher, l’ex Primo Ministro Inglese. Il clima in Oriente non era disteso in quei
giorni e nonostante l'aria serena della colorata delegazione immaginai che non fosse in gita
turistica.
In quell’anno giubilare turistico, il logo Visit Nepal '98 rappresentava un sigillo di garanzia e
un invito a visitare il paese che aveva saltato gli stadi preliminari dell'avventura informatica
e giungeva direttamente ai più avanzati modelli di tecnologia, che convivevano con le realtà
più arcaiche.
Malconcio, umiliato, bastonato, depredato, cacciato e malato come altri esuli, rigettati in
premio nel Paradiso indi, tra tesori favolosi e conoscenze sublimi, mi sentivo una nullità,
ma una voce mi disse che ero pur sempre “il papero che aveva salvato il mondo”. La
Provvidenza, impietosita dalle mie condizioni, mi aveva inviato ai piedi delle cime più alte,
dove uomini di fede giungono da tutto il mondo per portare il contributo al movimento
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delle ruote di preghiera. Al mio arrivo venne a darmi il benvenuto una scimmia con
l'ufficialità di un Primo Ministro.
Dal giardino di Angelica ammiravo la collina di Nagarjun, che misura circa cinquemila
metri d'altezza, dove aveva vissuto da eremita il filosofo e mago, che da lui prese il nome.
Avevo una predilezione per Nagarjun, fondatore della Scuola del Vuoto e autore delle
Stanze del Cammino di Mezzo, un trattato di paradossi che dimostrano l'inadeguatezza del
linguaggio ad occuparsi di ciò che non siano i conti della spesa.
La cultura Indi usa considerare la realtà come un mandala di sabbia subatomica e si
trovò a suo agio con l’improvvisa cascata di pixel e frattali che compongono la rete, il tantra.
I bambini digitavano i giochi elettronici accanto alle case di fango sullo sfondo delle cime
innevate. Le antenne paraboliche tra le bandiere di preghiera Tibetane nel cielo bluKathmandu creavano scenari che le illustrazioni di fantascienza avevano immaginato su altri
pianeti.
Avrei realizzato un video in bassa definizione sugli artisti Nepali. La telecamera acquistata a
Hasakusa otto anni prima era ormai tecnologicamente superata, ma le ero affezionato,
aveva visto cose… Amavo i pixel troppo grandi, le evanescenze e il fuori fuoco. Non avevo
particolare simpatia per l'alta definizione, disdegnavo il miracolismo della techne, la fredda,
impeccabile estetica, che d'un tratto soppiantava ogni contenuto creando sequenze
d’immagini buone per la pubblicità di whisky e rasoi elettrici.
Mi arrampicai innumerevoli volte sull'interminabile scalinata di Swayambunath,
girai le ruote di Bodhinath, resi omaggio a Shiva a Pashupati, il tempio dove scorre il fiume
sacro all'origine del Gange, visitai Patan e i suoi tesori e la devota città di Bhaktapur.
Incontrai l'artista nefari, detto Il Pittore, che con i suoi dipinti intende realizzare un
censimento degli dei e delle anime sante che hanno abitato la Valle, l'ultimo, perché ormai
nessuno si occupa più degli Dei, anche in Nepal.
Partii per Janakpur, a Sud, alla frontiera con l’India, nel Terai, il granaio del Nepal, una
delle regioni più povere del Pianeta, eppure un vero Paradiso. Una città d'altri tempi
lontana dalle rotte dov’é proibito l'ingresso alle auto, testimone delle gesta di Sita, Ram e
Anuman-ji, il re delle Scimmie, dove il suono dei campanelli delle biciclette riksho si
sovrappone alla colonna sonora di melodie Indi mixate nello spazio fluido tra un
mangiacassette e il successivo. Nel mercato di spezie dai colori fluorescenti, il gioioso
scambio di notizie e contrattazioni è un inaudito mantra ritmico, un ringraziamento al
tramonto ripetuto dall'eternità. Al tempio, tra le centinaia di fedeli, ascoltavo la fiaba di Sita
e Ram. Riassumendo in breve i diciotto volumi del Ramajana:
Sita era la sposa fedele di Ram, rapita dal demone Ravana fu portata da
questi nell'isola di Sri Lanka. Anuman-ji, re delle scimmie, lo aiutò a riconquistarla,
ma Ram, tragicamente geloso, non si dava pace e sospettava l'irreprensibile moglie
di tradimento. Sita pregò la Terra, sua madre di accoglierla. Ram cadde preda del
rimorso e si gettò con il seguito nelle acque del fiume Sarayu. Brhaman lo accolse in
Paradiso.
Resi omaggio ad Anuman e ricevetti la sua benedizione. A pochi chilometri da
Janakpur si trova il Centro delle Maithali Artist che da circa seimila anni realizzano
bassorilievi d'argilla sulle pareti delle capanne, ispirandosi ai temi classici indi nel rispetto
della tradizione. Lo stile unico, ironico e divertito, di sorprendente attualità, è conosciuto e
apprezzato in tutto il mondo. La guida mi condusse con il riksho attraverso i villaggi di
capanne d'argilla decorate fino all'ashram. La coordinatrice mi accompagnò attraverso i
locali che ospitavano i laboratori di pittura, ceramica, tessile, serigrafia. Incontrai le donne
dallo sguardo scaltro di smaliziate artiste internazionali ed arrivammo infine all’ufficio. Mi
mostrò il sito web e chiese l’indirizzo del mio. Non nascose stupore e disapprovazione
quando confessai che non avevo ancora un computer, né un sito e nemmeno un indirizzo di
posta elettronica. Mi consigliò vivamente di procurarmeli appena possibile. Una scrivania,
quella virtuale, alla quale intendevo resistere finché fosse stato possibile in favore di uno
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sciamanesimo pre-moderno, che stava scomparendo divorato dal mondo packman, dove la
televisione uccide l'aurea e il genius loci, la telefonia elide la telepatia, internet annulla il
viaggio e la vita è ridotta a un rapporto burocratico contrattato tra tastiera e schermo.
Sarebbero trascorsi ancora due anni, prima che mi decidessi a barattare un computer
fuoricorso espedire e-mail premendo il tasto invio, come avevo visto fare dal Papa in tv.
Innestato nel flusso bio-tecnologico, presto divenni un I-fan felice.
Ripartii per il Parco Nazionale di Chitwan. La tigre è la cavalcatura della dea Kali ed
io mi recavo a renderle omaggio.
La tv del video-bus trasmetteva un film di ninja indiani. La televisione era onnipresente e il
video che stavo girando diventava sempre più meta-televisivo. Lama, guida del Tiger Camp
d'origine Tibetana, ostentava il fare sprezzante di un teppista di periferia e nacque una forte
amicizia. A bordo di un Land Rover attraversammo il fiume e subito, nell'altro mondo,
avvertii l'intensa, possente, calda saggezza ancestrale che si addice a una Divinità. La
presenza regale della tigre pervadeva l’ambiente.
A differenza dei centri urbani dove la devozione si esprime ovunque festosa nella
dovizia di templi e tempietti, stupa, altari, statue, oggetti votivi, nastri e bandiere, il Parco
Nazionale di Chitwan non ostenta i segni del sacro. Situato oltre la frontiera della follia
urbana, è un tempio a cielo aperto, abitato da una sobria spiritualità, meno evidente ma più
intensa che nella Valle. Per nessuna ragione sarei voluto tornare in città, nemmeno a
Kathmandu, per molti aspetti meno insana di altre metropoli.
Nella jungla tra i rinoceronti, le innumerevoli specie di cerbiatti e altre invisibili presenze, le
guide portavano un bastone per precauzione, soprattutto per scansare i serpenti. Non si
erano mai verificati incidenti nel parco di Chitwan, dove vivevano ancora duecento tigri,
amate e rispettate.
Le tracce incavate della tigre apparvero sulla sabbia sovrapposte a quelle della jeep appena
passata. Ci precedeva, ci osservava e mostrava la sua benevola, terribile, seducente assenza.
La Tigre Assenza, scrisse in un lontano altrove Cristina Campo che della tigre sapeva.
Al tramonto gli elefanti e gli uomini con le biciclette attraversavano le basse acque lente del
fiume, nella pace perfetta della continuità dei cicli dell'esistenza. Poco lontano, a Lumbini,
era nato il principe Gautama, l'incarnazione del Buddha che aveva reso celebre la parola
Nirvana.
Mi recai in visita all'ashram di Osho2 . Poco prima di arrivare la telecamera scivolò
dallo zaino e si ruppe. Ero giunto a un bivio: avrei potuto lasciare tutto e fermarmi a
Chitwan, dove la mia vita avrebbe preso un nuovo corso, oppure potevo tornare nel mondo
e tentare di aggiustarla. Il responsabile mi accolse con simpatia e mi offrì ospitalità a
condizioni veramente accettabili nel rispetto di regole che non avrei faticato ad osservare:
non consumare alcolici e non mangiare carne all'interno dell'ashram. Avrei potuto dipingere
in pace tra le graziose ragazze in meditazione in un lindo bungalow privato, aiutando nella
coltivazione dell'orto e del giardino. Il desiderio di restare era grande, ma una voce mi
avvertì: stavo sbagliando strada. Avrei dovuto lasciare il Paradiso per tornare nel caos e nella
sporcizia, a fronteggiare la follia soddisfatta di sé della città? Perché?!
Il giorno successivo salutai con il cuore colmo di tristezza il caro Lama, i ragazzi del Tiger
Camp, la Tigre, gli Elefanti e quella terra situata oltre il tempo che in soli tre giorni mi
aveva reso la salute e salii sul video-bus, destinazione: Civiltà.
Quella notte, come spesso accade sui percorsi a precipizio tra le vallate dell'Himal, una
frana bloccava la strada. Sotto il manto stellato si formò una fila interminabile di bus Tata.
Le melodie diffuse dai mangianastri si fondevano nell'aria limpida di primavera in un'unica
sinfonia di variazioni. Ricevetti il benvenuto da alcuni giovani sadu che oltrepassarono la
frana con passo fiero e lo sguardo raggiante. Forse in altri tempi anche il mio pellegrinaggio
si era svolto a piedi, sulla stessa strada.
2
Osho, 1931,1990. Fondatore della comunità di Pune, in India.
98
Il Vangelo Buddista della Vita di Gesù, Pubblicato a Parigi nel 1894 da Nikolas
Notovitch, con il titolo La vie de Saint Issa 3 . Basato su due manoscritti Tibetani i cui
originali sono conservati nella biblioteca di Lasa, conferma le leggendarie informazioni sulla
vita di Gesù in Oriente:
"…Issa… lasciò di notte la città di Jagarnath, raggiunse la montagna e si
stabilì nel paese dei Gautamidi in cui aveva visto la luce il grande Buddha ShakyaMuni, in mezzo al popolo che adorava l'unico e supremo Brahama.
Dopo aver appreso alla perfezione la lingua Pali, il giusto Issa si dedicò allo studio
dei Sutra.
Sei anni dopo, Issa, che il Buddha aveva scelto per diffondere la sua parola, sapeva
spiegare alla perfezione i rotoli sacri.
Allora lasciò il Nepal e le montagne dell'Himalaya, scese nella valle di Rajputan esi
diresse verso Ovest, predicando a popoli diversi la suprema perfezione dell'uomo…"
VI.1-5.
Le copie di questo sensazionale documento delle testimonianze dei primi secoli,
furono mostrate a Nicolas Notovich dall'abate del monastero di Hemis a Leh, capitale del
Ladak, durante un suo soggiorno forzato a seguito della frattura di una gamba. Racconta le
vicende e i viaggi di Gesù in India, nelle regioni Himalayane e in Persia. Colma il vuoto
corrispondente al periodo mancante nei Vangeli esi ricongiunge alla narrazione nota con il
ritorno in Israele, che trova in condizioni peggiori di quando l'aveva lasciato. Durante i tre
anni precedenti alla crocifissione tenta di rincuorare la sua gente che ha perso l'identità e la
fede, sempre più frustrata dall'occupazione dei popoli idolatri. Sono assenti le invettive e i
confronti con i Giudei, ama la sua gente ed è ricambiato. Non accenna a miracoli
paranormali, anzi:
"E Issa diceva: non credete ai miracoli fatti dalla mano dell'uomo, perché soltanto
colui che domina la natura è capace di fare cose sovrannaturali". XI-7.
E’ difficile attribuire questa testimonianza, che scagiona i Giudei dall'accusa d'aver
voluto la crocifissione di Gesù, allo spirito di parte di Notovich, ebreo convertito al
Cristianesimo Ortodosso, i cui scritti sul popolo Russo sono così appassionatamente
antisemiti da avergli meritato la citazione in Mein Kampf, di Adolf Hitler.
Il ruolo del Sinedrio e di Pilato “diventato governatore di Gerusalemme ad opera del re
pagano del paese di Romles”, appaiono rovesciati rispetto ai Vangeli canonici: il governatore
lo invia al Sinedrio perché sia giudicato evitando disordini, ma il Sinedrio lo assolve
compiendo un atto rituale tipicamente Ebraico: l'abluzione delle mani, generalmente
attribuito al romano Pilato:
“Dopo essersi consultati tra loro i giudici dissero a Pilato: < Noi non assumeremo su
di noi il grande peccato di condannare un innocente e di liberare dei banditi, cosa contraria
alle nostre leggi. Fa dunque come credi>. Avendo detto questo i sacerdoti e i saggi anziani
uscirono e si lavarono le mani in un vaso sacro dicendo: <Noi siamo innocenti della morte
del giusto>”. XIII-24.25.
La sparizione del corpo dal sepolcro vuoto tre giorni dopo la deposizione è attribuita
a Pilato, che avrebbe ordinato ai soldati di “inumarlo in un altro posto per timore di un
sollevamento popolare.” XIV-6. Non si fa cenno alla resurrezione.
La tradizione vuole che la missione segreta di Yeoshua, che consigliava ai suoi: “Non andate
fra gente straniera e non entrate nelle città della Samaria, andate piuttosto tra la gente
La vita sconosciuta di Gesù. Nicolas Notovich, edizioni Amrita, Torino 2000. Gesù è chiamato Issa nei manoscritti
Tibetani, in Arabo Coranico ein Sardo Logudorese.
3
99
smarrita del popolo d'Israele”3 , consistè nel riunire le Dieci Tribù, disperse dai tempi delle
guerre e delle divisioni interne.
Alcuni sostengono che il Kashmir, chiamato anche il Giardino del Paradiso, oggi teatro di
contesa tra India e Pakistan, fosse la vera Terra Promessa. A seguito della diaspora
Babilonese molti Ebrei si trasferirono tra il Nepal e l'Afghanistan, dove i nomi delle località
spesso coincidono con quelli biblici e i Kashmiri chiamavano se stessi Kosher, una parola
Ebraica che corrisponde a norma, regola. Una versione del Genesi Tibetano s'intitola Le
stanze di Dzyan, la cui pronuncia è simile a Sion.
3
Matteo, 10, 5-6
100
23
STANZE
Valerio arrivò a Kathmandu. Medico e psichiatra, viaggiatore di confine, conosce la
periferia di Napoli così come le foreste Mesomericane, i deserti Africani e la catena
dell'Himal. Amato e stimato dalla gente del Nepal, un popolo suddiviso in molteplici etnie,
che chiede passione per essere compreso nelle infinite sfaccettature della sua sconfinata
cultura, Valerio cooperava con l'Organizzazione Non Governativa italiana esi occupava
insieme a medici e assistenti sociali locali, dei bambini con problemi fisici e di
comportamento.
Nacque una forte amicizia em'invitò a trasferirmi nella sua casa, nella jungla che s'insinua
tra i giardini al confine dei quartieri, mutazioni dei villaggi in agglomerato urbano. Potevo
confidargli le mie vicende di Messia bordeline senza timore di creare imbarazzo. Ascoltò il
racconto del percorso che mi aveva portato alle falde dell'Himalaya e la nostra amicizia
divenne ancora più salda. Trascorremmo meravigliose serate con Angelica senza televisione e
telefono per scelta, discorrendo di gestalt, mantra e tantra, spesso a lume di candela perché
l’elettricità era erogata ad orari e giorni alterni.
L'acqua non era potabile, si doveva fare attenzione a sanguisughe e parassiti, eppure si
faceva volentieri a meno delle comodità, ci si svegliava con il sorriso e si affrontavano con
gioia gli ostacoli e i guai quotidiani, che non mancavano mai epiù spesso venivano da
Occidente.
Una mattina recandomi al supermarket, osservavo avanzare una giovane donna a
piedi scalzi sulla strada sterrata ricoperta da un tappeto di petali di glicine lilla, vestita di un
sari giallo splendente sul quale scivolavano i raggi di sole filtrati dalle fronde emi vennero in
mente le povere ragazze di Via Montenapoleone, tese ad osservare gli abiti e i segnaprezzo
esposti nelle vetrine scintillanti di luci taglienti, costrette a penosi esercizi di attenzione e di
equilibrio per scansare le cacche di cane sparse ovunque sui marciapiedi maleodoranti.
Come criticare l'aria altera e imbronciata delle fanciulle di quell'infelice città, dove i cani
sono tanto maleducati ele strade grigie tanto puzzolenti?
Grazie all'incidente occorso alla telecamera esplorai i labirinti hi-tech della city e
incontrai i cyber sadu di Kanthipur, uno dei tanti nomi di Kathmandu. Occorrevano mesi
per avere i pezzi dal Giappone. Compirono il miracolo proprio quando avevo smesso di
crederci el'Handycam alla quale ero tanto affezionato tornò tra le mie mani, riparata con i
pezzi recuperati da un'altra macchina.
Valerio mi presentò Angelo, regista di origine italiana che viveva in Nepal con la famiglia.
Avrebbe realizzato il documentario sull'attività della NGO e m'invitarono a seguire il film
con la mia telecamera. Il mio entusiasmo salì alle stelle, grazie alla loro generosità e grazie al
Cielo, i miei desideri si realizzavano. Il ritratto di Angelo e della troup, formata da Raju,
nella parte di operatore, Shyla, giornalista, Valerio, Franco e Valeria, responsabili della
NGO, sarebbe diventato un film sul film e avrebbe arricchito in modo considerevole il mio
film sugli artisti del Nepal. Caricammo il materiale sulla jeep e partimmo per Bhaktapur
dove incontrammo i medici, gli assistenti sociali, i bambini e le loro famiglie. Visitammo le
scuole e gli ambulatori, invademmo con le ingombranti attrezzature le piccole case Newari.
Non provo particolare interesse per i bambini, piccoli mostri destinati a diventare grandi,
ma i bambini del Nepal mi conquistarono per grazia e intelligenza.
A Bhaktapur incontrammo una guaritrice tradizionale jaakli4 , devota alla dea Kali.
Parlava solo lindi e newari, ma ne sapeva una più del diavolo: praticava sciamanesimo,
fitoterapia, medicina tradizionale, ajurveda, omeopatia e allopatia. Spiegò i ritmi dei polsi e
4
Jaakli, donne sciamane che operano nella regione Himalayana.
101
i disturbi mentali relativi alle disritmie. Raccontò di quando fu rapita in cielo da due angeli
che la portarono in volo a visitare l'Inferno e il Paradiso ecome quell'esperienza cambiò la
sua percezione della vita. Donò alle nostre telecamere un esempio di meditazione dedicata a
Parvati, l’identità di Durga-Kali protettrice delle arti, della letteratura e dell'acqua, con un
rosario tra le mani e i piedi immersi in una bacinella d'acqua, diffondendo un intenso senso
di pace, senza timore di apparire buffa.
Mi consegnò un talismano che mi avrebbe protetto: una labirintica iscrizione della Dea Kali
con un loto nella mano destra e la testa del demone dell'illusione nella sinistra. Disse che le
streghe si riconoscono perché non si riflettono negli specchi. Stupito, mi chiesi come mai
una jaakli Newari mi parlasse nel linguaggio di Biancaneve a Bhaktapur.
Grazie ad Angelo, Valerio e ai ragazzi della NGO il mio film ad episodi si era
eccezionalmente arricchito. Lo avrei intitolato Stanze, come le Stanze del cammino di mezzo,
il trattato di Nagarjun.
Le notizie del Kathmandu Post erano inquietanti: a Pokhara, in Pakistan, si stavano
svolgendo i test nucleari e le relazioni nella regione dell'Himal erano molto tese, i soldati
indiani creavano incidenti con vittime civili alla frontiera Nepalese, mentre i guerriglieri
maoisti, impegnati quotidianamente negli scontri con l'esercito regolare, avevano ucciso un
esponente della NGO Svizzera. A Kathmandu un'intera classe di studentesse era caduta in
stato di trance convulsiva, cui non era data spiegazione. Dall'Italia giungevano solo notizie
sulle partite di calcio. Il Campionato sarebbe stato il primo evento trasmesso in
mondovisione in Nepal.
Realizzai un ritratto di Smitha, espatriata di origine tedesca che organizzava rave party tra le
colline dell'Himal. Pittrice e maestra di Feng Shui, nella sua stanza, sul soffitto tra le piante
e la fontana, le rondini avevano costruito il nido.
Incontrai veggenti, venditori di cristalli e di Tiger Balm. Parlavano la lingua della profezia e
mi donarono preziose informazioni che m'inviavano a nuove scoperte e nuovi misteri.
La notte del compleanno di Buddha incontrai Rimpoche Thulku, monaco tibetano nato
Italiano. Era stato riconosciuto nella sua precedente incarnazione, quand'era priore in
Laddak ed aveva fatto ritorno al convento, a Leh. La sua storia coincideva con quella del
Piccolo Buddha, il film girato alcuni anni prima da Bertolucci a Bhaktapur. Una voce
m'invitò a seguire il suo esempio. - In che senso? -. Promisi di andre a trovarlo al centro che
dirigeva a Milano.
Mi recai a Pokhara, distante ottanta km. dall'omonima città Pakistana dove pochi giorni
prima si erano svolti i test nucleari. Con Valerio, impegnato in un meeting di lavoro con i
responsabili locali, avremmo trascorso un week end di vacanza sul lago sacro. Noleggiammo
una barca a pedali a forma di cigno. A bordo della fantasmagorica imbarcazione
attraversammo il lago immerso nella luce ai piedi del maestoso Annapurna, dedicato a
Parvati. Una bellissima canzone Newari in voga in quei giorni diceva:
“Se davvero mi ami, attraversa il fiume e vieni a trovarmi…”
Al di là, oltre il caos urbano che estende i tentacoli asfaltati fino alla costa c’è un altro
mondo, abitato da altra gente, la gente dell'al di là. Ci ripromettemmo di trasferirci a
Phokara, un giorno, quando il nostro karma urbano si fosse esaurito.
Il tempo vola, soprattutto in Nepal. Era tempo di tornare nella città dalle cento braccia e
dalle mille luci e montare il materiale registrato.
A Kathmandu un libraio mi raccomandò di incontrare un veggente, il più grande veggente
del Nepal. Il veggente aveva davvero notizie per me esi prestò volentieri a profetare nel mio
film, dove rivolse un invito al Papa di Roma a visitare il Nepal. Mi fece promettere di
recapitargli il messaggio, che era molto importante. Disse anche che il mio film avrebbe
avuto maggior successo di quello di Bertolucci, al quale aveva predetto successo per il
Piccolo Buddha. Le sue profezie non si erano avverate nel caso del film di Bertolucci, che
non riscosse il successo di cassetta sperato, tanto meno nel mio, almeno nel senso più
prosaico, che non raggiunse mai il pubblico e fu visionato soltanto dal Santo Padre e da
pochi amici intimi, ma riconobbi in lui un veggente illuminato, istrionica manifestazione di
autentico Buddha.
102
Quella stessa sera sarebbe iniziato il campionato di calcio.
Andai a trovare Angelo e la sua famiglia a Bodhinilkanta, il villaggio alla periferia di
Kathmandu, celebre per via della statua parlante di Vishnu, detto Narayana, “che cammina
sulle acque”, di fronte alla quale rimasi in meditazione. Rappresenta il Dio dormiente,
disteso su un groviglio di serpenti, nell'atto di sognare la creazione. Secondo la leggenda fu
trovata sepolta in quella località enon fu scolpita da mani umane. Può sembrare strano, ma
può capitare nella regione dell'Himal, dove i minerali assumono a volte forme sorprendenti.
Io stesso trovai alcuni sassi che presentavano inequivocabili raffigurazioni di non umana
fattura.
Il mio soggiorno in Nepal stava per concludersi. Presto il visto e il biglietto aereo
sarebbero scaduti. Dovevo tornare in Italia. -Mai dire per sempre-.
Come ultima tappa iniziatica con Angelica e Valerio visitammo il Luna Park di
Brhikutimandap, entro il recinto decorato dalla collana di teschi di Kali Ma. E’ dedicato
alla Tara Verde, Kwan Yin, in Cina, la Dea Kannon in Giappone, nata da una lacrima di
Amida, il Buddha della compassione, archetipo della donna virtuosa, al limite dell'identità
con la Divinità, una specie di Madonna, che traghetta le anime oltre il fiume della
sofferenza. Ci lasciammo portare dalla ruota di Brhikutimandap in compagnia di alcune
giovani monache Tibetane e ammirammo dall’alto la notte scintillante di Kastamandap,
alias Kantipur, alias Kathmandu.
A Shangri La, alias Kathmandu, scorre un'acqua che fa dimenticare. Quella notte riguardai
i nastri del girato e rimasi stupito, non ricordavo quasi nulla delle straordinarie avventure
vissute, solo grazie alle registrazioni potevo rammentare qualche frammento delle miriadi di
eventi accaduti durante i tre mesi. Fu motivo di orgoglio lavorare con Raju, che realizzò il
montaggio. Conosceva i miei registi preferiti e preveniva i miei desideri migliorandoli.
La scimmia, che non si era più vista durante quei tre mesi, tornò nel giardino per
salutarmi. Abbracciai i meravigliosi amici che mi avevano accompagnato e istruito, salutai il
Nepal e le sue genti, infinitamente riconoscente per la splendida ospitalità.
- Il vecchio treno a vapore mi aspettava sbuffando alla stazione di Kantipur. Dovevo
affrettarmi per non perderlo. - Sto scherzando. A Kathmandu non ci sono stazioni
ferroviarie, solo aeroporti e autobus. Con Valerio e Angelica amavamo scherzare sui treni di
Kantipur descritti in certi romanzi di serie B. Salii sull'aereo con l'impressione di aver
vissuto un sogno, solo il video che riportavo testimoniava che tutto era successo davvero.
103
24
GOMMA E ACCIAIO
Durante la mia assenza era stata formalizzata la moneta unica Europea. A Milano
l'acciaio cromato, la grafica urbana più sobria e rigorosa, le vetrine hi-tech, l'asfalto fresco,
avevano trasformato il paesaggio urbano in uno stile più Europeo. Com'erano diversi gli
odori, si respirava un odore amaro di gomma, tensione e paura. Il volto duro della gente
mostrava un'espressione cinica e disillusa. Ero di nuovo a casa.
Venne a trovarmi Anginette. Aveva un braccio rotto, ingessato a seguito di un'aggressione
che aveva subito proprio come la Shulamita, la sposa di re Salomone, protagonista del
Cantico dei Cantici. L’Italia è un paese duro, lo possono testimoniare i sopravvissuti alle
deportazioni della Seconda guerra mondiale.
Mirella lesse i tarocchi: al centro c'era l'Impiccato rovesciato, simbolo di resurrezione. Si era
toccato il fondo, la Ruota stava girando, le cose sarebbero cambiate.
Angy non aveva perso la forza e la fiducia, nonostante le gravi violenze subite. Per fatale
combinazione partecipava ad una joint venture con il make up artist che aveva disegnato le
mani di Madonna per il video del matrimonio Indi, nel segno del quale era iniziato il mio
viaggio in Nepal. Fissò un appuntamento con un principe e una principessa Rasta a Saint
Tropez: Mirella ed io avremmo realizzato make up art nel meraviglioso scenario della Costa
Azzurra, luogo prediletto dagli artisti, tra gente bella e simpatica e avremmo tirato su
qualche soldo, di cui c’era tanto bisogno.
Arrivammo il giorno successivo giusto a tempo per la finale del campionato di calcio tra
Francia e Italia, per la gioia della mia telecamera. Vivevo ancora l’intensità energetica del
Nepal e immaginavo un atterraggio morbido a Saint Tropez, ma non fu esattamente come
speravo. Tutto appariva lindo, perfetto, ma ghiacciato, frozen. L'aria era stagnante e la
natura plastificata sembrava clonata. Non c'erano cristalli sulle bancarelle dei mercati
asettici, solo fili d'acciaio e perline di plastica. Non c'era bellezza nei volti della gente dai
modi taglienti, a volte malcelati da atteggiamenti debordanti e lascivi. C’era solo
perfezionismo nella posa. Anche le ruote delle giostre erano ferme.
Cosa facevamo noi straccioni, perfettamente fuori posto tra quella gente ben messosa?
Chiusi in macchina, imbronciati, ascoltavamo musiche indiane mentre i clackson, fuori,
celebravano la vittoria del campionato da parte dei Francesi. Eravamo un quartetto fuori
luogo nell'atmosfera ovattata di gommoso parossismo, apolidi su un'auto Tedesca con targa
Italiana, nel traffico lento sulle lisce strade perfettamente asfaltate, nella svogliata
celebrazione di una vittoria che non ci riguardava. I passanti c'immaginavano depressi per la
sconfitta dell'Italia e incrociando il nostro sguardo, balenava nel loro un immediato lampo
di rivalsa, ma di fronte ai nostri volti cupi e impassibili si trasformava nella compassione che
la buona coscienza usa elargire allo sconfitto: -e poi, ormai, non eravamo tutti Europei?-. A
noi non ce ne poteva importà dde meno della sconfitta dell'Italia, anzi, semmai eravamo lieti
per lei, che se avesse vinto le toglievano anche quella poca libertà di parola che l'era rimasta,
poveraccia. Non eravamo tristi per la sconfitta della squadra Italiana, eravamo amareggiati
per lo stato di salute di quella terra e della gente che l'abitava. Era questa la spiaggia resa
celebre da Brigitte Bardot?
Eppure la leggenda vuole che Mariam di Migdal, dopo la partenza da Israele che stava
cadendo in rovina preda dell'invasione, avesse trovato ospitalità con altri espatriati, accolti
con benevolenza dai sacerdoti Druidi proprio nel Sud della Francia, che a quel tempo era
parte della Cataloña, dove avrebbe continuato ad esercitare il mestiere di profumiera,
104
distillando erbe e curando gli ammalati con le essenze1 , secondo alcune leggende, dopo aver
messo al mondo una figlia in Egitto, per sorprendente coincidenza con la leggenda della
Ninfa Io. -Potenza del mito!-.
In effetti, però, la leggenda della Maddalena prosegue ricordando che ad un certo punto le
case degli Ebrei approdati su quelle coste, furono incendiate e chi non fu ucciso fu costretto
alla fuga. Già visto. Dejavù.
A Magda piaceva il sud della Francia e forse per caso o per fatalità, ci eravamo trovati spesso
a percorrere le strade di quella regione a bordo del nostro fuoristrada giapponese.
L'indomani la padrona di casa ci svegliò di buon mattino. Non era venuta a portare
i croissant. Portava invece due statue di bronzo di Gesù e della Madonna e un avviso di
sfratto. La signora ci assicurò che quelle statue erano delle vere opere d'arte, le aveva pagate
beaocup d'argent. Le piazzò sul tavolo insieme con un mazzo di rose gialle, annunciando
solennemente che quelle statue le aveva comprate al Cimitero Monumentale, a Milano e
aggiunse che dovevamo andare via immediatamente perché suo marito aveva cambiato idea:
la casa non l'affittava più. Fosse stato per lei potevamo rimanere, disse, era l’uomo che ci
cacciava da quell'angolo di Paradiso, da quella costa di cielo che è la Coté d'Azul. La signora
finì di sistemare il mazzo di rose nel vaso davanti alle statue creando una deliziosa icona e ci
pregò di proteggerla dal marito, che la minacciava -come un Cherubino dalla spada
roteante-.
Ancora mezzi addormentati, assistemmo al suo show esterrefatti. Sembrava un sogno, un
incubo surrealista. Ci guardavamo, mentre i quesiti si accavallavano.
-Al Cimitero Monumentale, a Milano? Perché così lontano da Saint Tropez?Con tutti i cimiteri dei dintorni, aveva dovuto acquistare le statue proprio al Monumentale.
Non a Lion, a Marsiglia, o a Nizza: al cimitero Monumentale, dove avevo iniziato il viaggio
alla ricerca dell'anima di Biancaneve, nella necropoli poco distante dalla casa di Illica, in Via
Bramante, a Milano! Se non si trattava di una pura e semplice coincidenza, come e da chi
aveva saputo delle nostre identità, se eravamo in incognito? Qual era il vero messaggio che
intendeva recapitarci?
Non avrebbe potuto esprimere più chiaramente quanto fossimo indesiderati. Sulla Coté
d’Azul, in quell'angolo di Paradiso dove Duchamp aveva giocato le sue diaboliche
obbligazioni, la nostra presenza non era necessaria, non ne volevano sapere delle nostre
resurrezioni, le statue erano più che sufficienti: bastavano e avanzavano.
Quelle statue cimiteriali in fusione di bronzo, guarda caso lo stesso materiale del serpente di
Mosè secondo la versione ecumenica della Bibbia, di rame secondo il Tanak,
rappresentavano un esorcismo nei nostri confronti. Come un chiodo che scaccia un altro
chiodo, erano un rimedio omeopatico alla nostra presenza, proprio come il nahash, l'effige
del serpente che Dio consiglia a Mosè di appendere al legno, era una cura contro il veleno
dei serpenti. L' episodio è citato anche da Gesù in Giovanni, 3.14:
"Mosè nel deserto alzò il serpente di bronzo su un palo. Così dovrà essere
innalzato anche il Figlio dell'uomo".
La statua di Gesù benedicente scaccia il Gesù vivente.
Non credo nell'efficacia della psicoanalisi terapeutica e nemmeno nella catalogazione della
tipologia sintomatologica, ma della psicoanalisi apprezzo la poiesis, della quale la signora,
che s'ignora, o finge d'ignorarsi, come s'addice a una vera signora, che esiste solo in assenza,
come traccia, portava evidenti e conclamati crittogrammi: fervente religiosa, aveva
acquistato le statue, disse, affinché la proteggessero da chi la minacciava: il marito, che è un
Una certa "pia leggenda vuole che S.M. Maddalena fosse stata abbandonata dai suoi persecutori su di una fragile barchetta, in
balia delle onde", ancora nel 1953 l'anonimo scriveva brevi cenni nell'opuscoletto edito a La Maddalena nel 50° anniversario
dell'Istituto S.Vincenzo, "Prima di essere sbarcata a Marsiglia pare che sia stata obbligata, dal vento di ponente, a spostare
qualche tempo nella nostra isoletta che da Lei prese il nome". Secondo il Centro studi e documentazione biblio-iconografica
Magdalenica. (Isola La Maddalena).
1
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uomo aggressivo, the man with the bone, l'uomo con l'osso, l’uomo dell’Angelus di Millet/
Dalì, portatore della castrazione ipertrofica. L’uomo/Cheruvim.
-E' il rituale della mantide religiosa in cattività- osserva Dalì.
L'episodio clamorosamente spiritico, che sembrava giungere dal retrobottega di Platone,
rifletteva la fenomenologia della coazione a ripetere, l'irrisolvibile elaborazione del lutto
nella misticheria del serial killer, per il quale la liturgia sostitutiva del rito funebre è il punto
di capitone2 dello s/membramento. Nella coazione a ripetere il tentativo di ri-membrare,
fallato ogni volta, sarà liturgico o non sarà, al fine di assicurare la perpetuazione del rito.
La signora recitava per noi il rapporto tra l'Ecclesia, il popolo dei Cristiani nel suo insieme,
con Gesù e Madonna, accettabili solo come non-viventi in forma statuaria: la liturgia è il
momento fondante di un Cristianesimo feticista e ossessivo che, perduta la memoria, non
desidera affatto ri-membrarla, al contrario, nella falla istituisce il totem e con esso il taboo.
Questo tipo di Cristianesimo è certamente assecondato dalle autorità Ecclesiastiche ma la
radice si trova nell'esercizio ludico perverso della psicologia delle masse. La vita vera, come
tale eccessiva, si rende sopportabile solo se trasfigura in liturgia, in rappresentazione
psicopatologica del non vissuto nel regime del come se, che la psicoanalisi descrive come
liturgia dell’isterica. Inoltre, la parabola delle statue suggeriva la questione posta alla civiltà
Cristiana, che un tempo di arte se ne intendeva, della realizzazione dell'arte nella vita
corrente. Una questione posta dalle avanguardie prima che, evirate, diventassero trans.
Transitata oltre la trans, l’arte è approdata al di là dell'al-di-là, nell'Isola che non c'è, l’isola di
U-topia, dove tutto è arte e nulla lo è.
Non era la prima volta che sembrava di essere su Scherzi a parte e non sarebbe stata
l'ultima. D'altra parte ai giorni nostri non sono solo i Messia a doversi preoccupare delle
telecamere nascoste, i Cherubini dai mille occhi sono dappertutto.
A chi si doveva la magistrale regia della piéce? Agli angeli, ai servizi segreti, oppure Dio
stava giocando ai dadi? Ringraziai il Cielo. Una regia a volte un po’ estenuante, ma sempre
sublime. La performance della signora era un'inderogabile intimazione ad andarcene e al
tempo stesso un dono per il film. Sotto il segno del Vello d'Oro, posto ad insegna della
spiaggia per stilisti vicino a Cannes, iniziava Stanze due, la Storia Infinita Due, mentre la
critica e il pubblico sancivano il successo mondiale di Blair witch project, il film horror
girato con mezzi amatoriali.
Mirella ed io ripartimmo il giorno successivo. Avevamo parlato d'arte, della saggezza di re
Salomone e del suo amore per la regina di Saba, delle dieci tribù perdute d'Israele3 ,
dell'Arca dell'Alleanza, dell'I King, dei Tarocchi. No tantric tatoo, la promessa di lavoro era
stato solo un seduttivo pre-testo per aggiungere una nuova Stanza al film, sotto l'egida
finale del Campionato di calcio, concluso con la vittoria dei Francesi. I nostri amici decisero
di cambiare casa ma di restare a Saint Tropez. Ebbero un incidente e lui si ruppe un braccio.
"Je ne t'aime plus, mon amour… je ne t'aime plus tout le jour…"4
Il capitone è una specie di anguilla, ed è il piatto forte della cena di Natale di rito Romano; il “punto di capitone“ assume una
valenza di centralità non priva di humor negli Scritti di Jacques Lacan.
2
3
Due delle dodici tribù erano rimaste: Giuda e Levi.
4
Manu Chao.
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25
I GIARDINI DELL'EDEN
Di ritorno in Italia inviai il documentario sul Nepal all'indirizzo che mi era stato
raccomandato dal veggente di Kathmandu. Ricevetti in riscontro una missiva di
apprezzamento e vivi ringraziamenti Presto il Santo Padre si sarebbe recato in pellegrinaggio
in India. Sarebbe stato un viaggio difficile.
La città invece non sembrava per nulla felice di vedermi e non era interessata ai tesori che
avevo portato dall'Himal, e il film fu visto solo da pochi intimi. Gli extracomunitari non
erano di moda, almeno per il momento. Senza lavoro e senza soldi, privo di forze e di
speranze, prigioniero nella città di gomma e acciaio, tensione e paura, mi trovavo di nuovo
in una strada morta, quando una mattina la mia attenzione fu attratta dal manifesto di un
film, I giardini dell'Eden, con Kim Rossi Stuart nella parte di Gesù, la regia di Alessandro
D'Alatri e la sceneggiatura di Miro Silvera. Miro! Non vedevo Miro da più di dieci anni.
Ora, di ritorno dal Nepal, trovavo il suo nome sul manifesto di un film su Gesù! La lettura
dei Tarocchi di Mirella ad Anginette apparve come un ologramma della vicenda messianica
che ci accomunava: la ruota ricominciava a girare e l'impiccato si stava rovesciando.
Acquistai il libro e lo lessi d'un fiato.
“…Per vedere il futuro bisogna guardare al passato” scrive, citando Isaia.
“L'unico vero teatro è quello della mente. La storia provvede a tutto il resto…”
Miro esprimeva affetto, un sentimento raro nei confronti di Gesù. Il suo Gesù è
inedito, si chiama Yeoshua e recita lo Shemà Israel. Trovò le tracce nei resti di girato avanzati
dai Vangeli. Nel racconto cesellato di memorie e incastonato di gioielli riconoscevo il
personaggio alle prese con le realtà quotidiane. Da ragazzo è incapace di tenere a freno la
lingua, racconta la parabola dei due fratelli che si scambiano i covoni di notte per amor
fraterno, ma scambiata di segno:
“Allora, c'erano due fratelli che si odiavano, ma non potete immaginare
quanto! In eredità avevano avuto due campi confinanti, sicché di notte presero a
rubarsi l'un l'altro i covoni di grano, ma il loro numero rimaneva sempre uguale.“
… “E così lavorando per notti e notti, giunsero stanchi morti alla pesa finale. Però,
malgrado le ruberie, il loro grano risultò pesare quanto quello dell'anno precedente
edunque finirono per detestarsi l'un l'altro ancora di più. Ebbene, su questi campi
intrisi d'odio fraterno, i Romani hanno eretto i loro accampamenti.“
Lo segue nelle locande malfamate, tra gli Zeloti e gli Esseni, nei suoi viaggi in paesi lontani:
“…Conosci città e genti, templi pagani ricoperti d'oro e caravanserragli,
uomini saggi e uomini stolti. Molteplici sono gli dei emolte le misteriose le
preghiere che senti recitare. Ma ne comprendi ugualmente il fervore…“
Miro sa del gusto che si prova nello stupire nel mettere in discussione, non tanto la
Legge, il Dharma infrangibile, quanto l'adesione acritica alle norme codificate e fare
vacillare per un attimo il buonsenso al fine di gettare le scorie dell'abitudine e far brillare le
scintille di luce. Yeoshua fa nuovo il mondo rivelandolo. Solo mashiach sa descrivere
l'animo di mashiach e noi, Le Mashiach, non abbiamo mai smesso di passarci la palla. David
danzava senza imbarazzo, come una formica adamitica, sotto la forca degli appesi.
107
“ Nothing is ebracing… Dead to the tree…Taken by the hands of policy… Your
family is a football team… Dancing with the Big Boys 1 ”.
L'Albero della Morte, Albero della Vita, dipende, se si guardi con l'occhio destro o
con l'occhio sinistro, ma Policy si traduce con accortezza, sagacia, buon senso, linea di
condotta: virtù appese all'albero… E se fosse invece… La regina di Sheba aggredita dalle
guardie?
God only knows…God knows I’m good2 .
L'anno Duemila, il Cinquemilasettecentosessanta, era alle porte. In quella data,
Ebrei, Cristiani, laici, si preparavano ad un evento Messianico. Era tempo che la palla
finisse in porta. Cercai il numero di telefono di Miro e lo trovai. Non poteva incontrarmi
subito, aveva un appuntamento a Roma con il Papa, che aveva apprezzato il film e voleva
incontrarlo di persona. Ci saremmo visti subito dopo, la settimana successiva di fronte al
Duomo, in Galleria.
Ritrovai la stessa dolcezza nello sguardo radioso. Mi disse dell'incontro con il Papa, della
simpatia che aveva provato per quel grande uomo che gli era apparso solo nella vastità dei
palazzi Vaticani. Raccontai del mio soggiorno in Nepal e Miro mi narrò dell'avventura del
film con Alessandro D'Alatri e le misteriose vicende che l'avevano portato ad occuparsi di
Yeoshua, al quale sia lui che io eravamo così poco interessati al tempo dei incontri
sediuzionari nei Giardini di Zeus.
Le sue scoperte sulla vita del fratello ebreo concordavano con le mie. Avevamo seguito
percorsi analoghi, avvalendoci di metodi deduttivi paralleli. La Stella ci aveva condotto per
strade diverse fino a quel caffè in Galleria, qui la scenografia consumata dalla
frequentazione profana si era trasformata per l'occasione in una porzione del Giardino
dell'Eden, eravamo sospesi in un luogo parallelo ai paesaggi dell’Eternità, come quelli
descritti nel libro che mia madre mi leggeva da bambino, intitolato La Bibbia aveva ragione.
Provavo le stesse sensazioni nei confronti dello spazio/tempo che avevo provato di fronte
alle mura di Babilonia.
Dovevo comunicare il mio segreto a Miro. Non trovavo le parole per esprimere la terribile
intensità che portavo nel nome del Nome. Non sapevo come dire della personalità che mi
trovavo ad impersonare, nel nome della quale era stata generata tanta ignoranza, sofferenza
efollia. Raccontai l’incontro con Magda e divenne una confessione dirompente. Miro
rimase perplesso. Potevo capire, l'ultima volta che c'eravamo visti, vestito da punk, deliravo
sulla resurrezione di Biancaneve eora pretendevo di essere la manifestazione di Gesù Cristo,
o meglio, o peggio, di Yeoshua ben Yosef. Promise che ne avremmo riparlato. I nostri
incontri continuarono e anche le mie confessioni.
Mi raccontò delle sue ricerche sulle origini del Cristianesimo, della drammatica scissione
dall'Ebraismo, mi donò libri sulla ricerca olistica, della quale aveva tanto contribuito alla
divulgazione. Miro riconosce la Gloria in ogni uomo e cultura, scintille di santità nei
nemici più efferati senza cadere nella complice indulgenza, vede il senso della
trasformazione negli eventi più abominevoli della storia umana. Esprime con coraggio la
denuncia del quotidiano stillicidio delle piccole azioni compiute con falsità dall'ingiustizia
per puro desiderio di bruttezza.
In quei giorni gli attentati erano frequenti e sanguinari come sempre in Terra
d'Israele da un secolo a questa parte e, non solo dalla fondazione dello Stato avvenuta
nell'48, come riferivano le news, ma era lontano lo scenario che raggiunse i livelli di
barbarie inaudita. In Libano era aperto un fronte di guerra non dichiarata con gli
1
2
David Bowie, Tonight, E.M.I.
Come sopra.
108
Hezbollah, ma in quei giorni nella Terra dove “le colline sono piatte“, si viveva come se la
pace fosse un fatto compiuto con i fratelli Arabi. Israele era disposto a cedere territori
ricevuti in custodia, secondo il Libro scritto e donato da Dio, in Persona, arrivando a
modificare per amor di pace la stessa geografia del Patto. I soldati lasciarono il Libano,
come auspicavano i Duran-Duran, ma il gesto distensivo fu preso per un sintomo di
debolezza e scatenò feroce aggressività.
“Dio creò il mondo con le ventidue lettere dell'Alfabeto” -mi disse Miro“ma le parole possono anche distruggerlo”.
Durante il percorso che lo aveva portato ad occuparsi di Yeoshua, aveva acquistato
una casa in Piemonte che aveva una storia non comune: costruita nel 1600, aveva ospitato
un convento di suore Cattoliche. Requisita durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne il
quartirer generale tedesco.
C’è anche una cappella affrescata e, sul muro nel giardino, protetto dall'ombra di un fico,
un dipinto raffigura Gesù, Pietro e la Maddalena che contemplano Gerusalemme.
Mi propose di collaborare al restauro e decorare le stanze con una gamma di tinte pastello:
accettai l’incarico conscio delle sconvolgenti implicazioni.
I lavori di muratura erano quasi ultimati, eravamo pronti per iniziare i decori, quando Miro
mi annunciò che a seguito di un corto circuito si era sviluppato un incendio e la casa aveva
subito gravissimi danni. Aveva perso libri, quadri, ricordi, cose preziose che aveva già
trasportato. Era un dramma, non solo dal punto di vista materiale e affettivo, anche per le
associazioni che riportava alla mente, episodi di persecuzioni ripetuti regolarmente durante
i secoli, che terminavano con gli incendi, con il fuoco che trasforma in fumo e cenere. La
cappella era rimasta intatta, ma la parte centrale della casa era semidistrutta, il tetto crollato
ele pareti erano ricoperte di una coltre nera vellutata. Sparsi sul pavimento, i brandelli dei
libri bruciacchiati narravano nei frammenti la storia del secolo. Nelle zone dove il fuoco era
stato più intenso, le fiamme avevano disegnato scene simboliche con tale cura e maestria da
rendere difficile considerarle pure e semplici casualità. Sembrava di vedere ritratte intere
legioni con le insegne romane e naziste, draghi, cavalieri, crocefissi e altre figure.
Documentai le scene con la macchina fotografica. Miro m'invitò a procedere al restauro, in
ogni caso.
Sarebbero state utili doti di sensibilità più che braccia muscolose.
Mi avete
dato
maestri
disumani
non usavano
il cuore
ma le
mani3
Con l'aiuto di Mauro, disegnatore, reduce da un soggiorno con i contadini del Chapas, in
Messico e Francesca, attrice, ripulimmo le stanze e le tingemmo con le gamme dell'iride.
Sotto la maschera spettrale del nerofumo la casa era solida, giorno dopo giorno riprese
colore e tornò alla vita.
3
Miro Silvera. Arti e Misteri, Marcos y Marcos: 1990
109
26
LE UOVA D’ORO
Al mio ritorno dal Nepal avrei voluto telefonare a Rimpoche, come promesso, ma
mi erano mancate le forze. Una sera mi apparve da un talk show televisivo: raccontava la
sua esperienza di lama reincarnato. Mi rianimai e lo chiamai. M'invitò al Centro e ascoltò la
mia storia. La gente ha spesso più bisogno di essere ascoltata, che di ascoltare buoni consigli
e massime di saggezza. E’ un fatto noto solo ai veri maestri.
Gli confidai la mia vicenda di reincarnato d’Occidente, una condizione che in Oriente
rientra in un canone prasseologico, mentre in Occidente esula da ogni configurazione di
status, poiché la religione ufficiale, il Cristianesimo, non contempla l'eventualità della
reincarnazione. Ci sarebbe un'eccezione, un unico caso nell'intera storia Universale, che si
pone con un piccolo scarto epistemologico: la resurrezione di Gesù Cristo, che era, guarda
caso, proprio quella che pretendevo di rappresentare. Una percentuale troppo bassa, per
essere presa seriamente in considerazione dalla comunità Cristiana che, sebbene creda per
fede nella resurrezione di Gesù Cristo e in alcuni casi anche nel Secondo Ritorno, non
considera l'eventualità della reincarnazione.
Il mio racconto divertì Rimpoche, che sorrise delle complessità teologali e mi m'invitò a
partecipare alle attività intereligiose che si svolgevano al Centro, in particolare al corso
introduttivo sull'alfabeto Indi e l'alfabeto Ebraico. La professoressa di Ebraico notò che il
mio interesse andava oltre la semplice curiosità e mi chiese di raccontare anche a lei la mia
storia che sintetizzai in una decina di minuti al termine dei quali m'invitò in Israele, per la
festa delle Capanne. Sarebbe stata la mia fuga dall'Egitto4 .
Intanto… Toni mi propose di diventare suo assistente ed accettai con gioia. Il
mondo della moda era cambiato e l'atmosfera era più distesa. Il cibo era buono, si
fotografavano ragazze nude e a volte ben vestite. Incontravo di nuovo cari amici che non
vedevo da qualche tempo, fotografi, artisti, redattrici, viaggiatori con storie da raccontare.
Tornavo agli studios, non più come art director, ma dal punto d'osservazione dell'assistente:
avrei dovuto maneggiare le lampade da seimila watt e gli attrezzi di scena, caricare chassis,
intuire gli eventi prima che accadessero senza errori, ogni giornata di lavoro costava
centinaia di milioni. Era un buon esercizio zen karate. Avevo molto da imparare sulla
gestione delle luci e dei macchinari e non divenni un provetto zen karate.
Nel mese di Febbraio ricevetti una telefonata da Maria Rita. Usciva da un lungo
periodo di ritiro e m'invitò a realizzare una performance in occasione della mostra dei lavori
di Carlo Pedroletti, padre di Marco e ottimo pittore, presso l'Oratorio di Santa Maria
Immacolata in San Giorgio Scarampi, nelle Langhe il 25 Aprile, anniversario della
Liberazione e della Memoria e onomastico di Marco.
I giorni del Teatro Santa Maria appartenevano a un'era molto lontana e si era spento in me
il fuoco sacro della recitazione, il palcoscenico della performance mi pareva logorato
dall'abuso delle piccole rivendicazioni dell'io. D'alta parte il lavoro di Yeoshua, generato
dall'Ebraismo, continuava ad essere un pretesto per le persecuzioni e i pregiudizi trovavano
ancora terreno fertile nell'humus Cristiano. La proposta sembrava cadere dal Cielo. Era
un'occasione per esprimere la memoria e la liberazione. Era un invito a nozze.
Pedroletti si distingue dalla maggioranza degli artisti del suo periodo per la
freschezza della sua pittura. Rappresentò per lo più giardini e paesaggi urbani trattati come
L'Egitto in Ebraico si chiama Mitzraiym, dalla parola metzar che, vuol dire prigionia, ostacolo, luogo stretto. Durante la festa
di Sukot, in ricordo della fuga dall'Egitto e della vendemmia, della nuova vita all'aperto a contatto con la natura, si costruisce
una capanna con il tetto di foglie, non troppo fitte così da poter vedere le stelle edurante la settimana di festa si usa dimorare nella
capanna, come i bambini.
4
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giardini, il suo sguardo mi ricordava il mio punto di vista sulla metropoli e il giardino
planetario.
Nel cortile dietro la casa c'era il pollaio con le galline. Provai ad osservarle con lo sguardo di
Francis Picabbia, pittore di motori, donne nude e galline fuori formato.
Una gallina muore di crepacuore per aver assistito all'uccisione della compagna.
Prima di inventare il Tamagochi, il pulcino virtuale, l'industria alimentare Giapponese
produceva già uova quadrate. Da allora l'uovo, il simbolo dell'universo, è cubico.
Si diceva che in quei giorni era stata prodotta in laboratorio una gallina a quattro zampe.
Le galline dalle uova d'oro, considerate stupidi animali da imballaggio e da consumo
alimentare, occupano l'ultimo gradino della considerazione umana.
Una vecchia canzone dalla radio confermò: “Mi piacciono i polli, i galli e le galline, non
voglio stoccafissi che hanno le spine“. Ritrassi le galline con la telecamera. Sarebbero state le
mie testimoni.
Incontrammo Don Pier Paolo all'oratorio di Santa Maria Immacolata: Immacolata
come la Concezione di Breton, Santa Maria era il teatro che recitavo con le dionisiache del
Plastic. I conti tornavano. Don Pier Paolo aveva lavorato spesso con artisti e la sapeva lunga.
Ero certo che mi avrebbe aiutato. Gli chiesi cosa ne pensasse del titolo Invito a nozze. Disse
che avrei dovuto arrangiarmi, che ero io il crocefisso. Ridendo, risposi che preferivo
considerarmi un'antenna. Solo dopo averci offerto un bicchiere di vino nella sua casa gelata
esposta ai quattro venti, accennò alle Nozze di Cana1 , all'episodio dove Gesù trasforma
l'acqua in vino, ma io gli chiesi dell'altra parabola di nozze. Mi ricordò la parabola delle
vergini stolte2 , dove le damigelle distratte dimenticano l'olio per accendere il lume all'arrivo
degli sposi. Gli chiesi dell'altra ancora, quella del Vignaiolo che irritato dall'ignavia dei suoi
lavoranti invita sconosciuti e mendicanti al matrimonio del figlio3 .
“Ah, quella…” rispose annoiato che bisognava essere ubriachi per parlare di quelle cose sulle
quali in ogni caso era meglio tacere. Mi fece sentire a casa: quella parabola, aveva generato i
più gravi equivoci antisemiti, per parlarne di bisognava essere ebbri del vino di Dio, ossia
Ebrei. Decisi però di trasgredire la lettera del silenzio che rimandava a Wittgestein, il
filosofo per il quale Giovanni Paolo Secondo non aveva nascosto la sua simpatia, avrei
invece appeso il lucignolo più in alto possibile: con l'arroganza e la supponenza di cui solo
un artista è capace, avrei raccontato la storia della mia vita per filo e per segno.
Cominciai a raccogliere i ricordi prendendo appunti su un quaderno che
rappresentava in copertina la dea Kalì e sul retro, un ritratto di Ganesh, acquistato a
Janakpur. Per l'occasione si ricompose il Teatro Santa Maria, con la partecipazione
straordinaria di Igiri, architetto giapponese, eccellente fisarmonicista. Francesca, splendente
attrice mediterranea, maestra di didjeridoo e di singing bowls Tibetane, che era stata
restauratrice del monastero insieme a Mauro, dai lunghi dreadlocks e un irritante piercing
alla radice del naso, che in questo caso avrebbe recitato nella parte dell’operatore video. Al
nostro arrivo, sugli scalini all'ingresso dell'oratorio, ci commosse il cadavere di una piccola
talpa che, giunta al termine del suo viaggio, ci portava un messaggio: La performance
avrebbe segnato l'uscita dal tunnel e la fine della ciecità e dell'ignoranza. “Ben scavato
vecchia talpa”.
Desideravo informare Don Pier Paolo sulle mie intenzioni prima di andare in scena, ma
disse che eravamo liberi di esprimerci, sperava solo che non ci saremmo persi in trite
invettive antiamericane, noiose e già sentite. Lo rassicurai, nulla poteva essere più lontano
dai nostri intenti. Nei giorni successivi sarei partito per New York per lavoro con Toni e non
vedevo l'ora di tornare nella Città di Cristallo, dove ho tanti amici cari e dove sono felice.
Anche la mia ex moglie, che nel frattempo si era felicemente risposata, viveva lì.
1Giovanni,
2, 1-11.
2
Matteo, 25, 1-13
3
Matteo 22, 1-14, Luca 14, 15-24
111
Il mattino di quella Domenica ascoltai la lettura della Parabola del Buon Pastore
recitata da Don Pier Paolo per cinque o sei vecchietti nella preziosa chiesetta barocca,
ammirai il fervore e la costanza della sua vocazione.
“Quando il Figlio dell'uomo verrà… ed egli li separerà in due gruppi, come
fa il pastore quando separa le pecore dalle capre: metterà i giusti da una parte e i
malvagi dall'altra…”
Come il Vignaiolo della parabola di nozze, non sapevamo per chi avremmo recitato.
Nemmeno il nostro pubblico sapeva cosa aspettarsi dal curioso titolo Invito a nozze.
C'erano grandi attese, alcuni immaginarono che Marco e Maria Rita si fossero finalmente
decisi a sposarsi. Il pubblico, circa cento persone, annoverava artisti, artigiani, psicoanalisti,
casalinghe, operai, giornalisti. Tra gli altri: il coreografo anarchico Pietro Valpreda e per
coincidenza, il direttore della banca che curava il mio modesto conto.
Prima di cominciare Igiri spazzò il pavimento come nelle rappresentazioni kabuki.
Accesi il televisore a terra e le galline magnetiche iniziarono a becchettare pixel.
Il pubblico rimase conquistato dall'eleganza delle musiciste, dalle nostalgiche melodie della
fisarmonica e dal suono misterioso del didjeridoo, ma alcuni trovarono inappropriati alla
sacralità dell’oratorio il gilet con il crocefisso rovesciato stampato su una svastica e la scritta
Destroy che indossava Francesca e il look global-sauvage di Mauro. Don Pier Paolo li
rassicurò, garantì che ci conosceva, che eravamo dei bravi ragazzi e anzi, a lui sembravamo
anche piuttosto carini.
Indossai la stola con l’immagine di Sri Ganesh e iniziai il mio sermone dietro un piccolo
tavolo, di fronte al pubblico che in principio seguì attento, ma che ai primi misteri
cominciò a mostrare segni d'insofferenza: chi chiedeva una canzone, chi voleva ascoltare il
testo senza musica. Ognuno pretendeva di dirigere lo show. Credevano forse di partecipare a
un happening, dove chiunque s’improvvisa artista? Ero io l'artista e il regista, il crocefisso e
l'antenna, loro erano il pubblico e dovevano stare al loro posto, zitti e attenti! In realtà
volevano soltanto che io tacessi. Avrebbero accettato qualunque cosa, che non fosse la
rivelazione che presentivano. Con la pazienza di cui ero capace, concessi una pausa, ma gli
animi non si placavano: chi voleva una pausa e chi no. Di fronte a un pubblico divenuto
litigioso non mi restava altro che giocare il Jack Nero.
Lanciai le carte e urlai nel microfono:
“Porca Madonna, non sono venuto quì per fare il buffone!”
“Ecco, ha bestemmiato!”
Non aspettavano altro e anch'io, ma io avevo il microfono:
“Ecco, è tutto come allora, è cominciata così: -ha bestemmiato-. Sono tornato dopo
2000 anni e voi non siete cambiati! Ecco il messaggio che eravate impazienti di conoscere!”
Questo era troppo. I più cominciarono a uscire sconcertati e indignati. Li seguii all’esterno.
Fuori, nell'aria immobile primaverile i personaggi ammutoliti, sospesi tra il presente e un
tempo antico parallelo, parvero congelati in un quadro vivente. Soltanto la mia voce, che
grazie al microfono senza fili rimbombava sdoppiata dall'interno dell'oratorio, dov'era
rimasto chi non intendeva perdersi l'effetto, ricordava che eravamo alla vigilia dell'anno
2000, in piena era tecnologica. Un drappello di scandalizzati si recò in sacrestia, a riferire il
sacrilegio a Don Pier Paolo, impegnato a preparare il rinfresco. Li rassicurò di nuovo e disse
loro che non dovevano preoccuparsi, si trattava di una performance nella performance.
Cacciati i lupi, restammo con Pier Paolo e chi desiderava ascoltare il finale della Bella Storia,
tra questi l'insegnante di psicoanalisi che durante il mio acting out mi aveva abbracciato e
che aveva conosciuto di persona i campi di sterminio dove aveva perso i familiari. Aveva
compreso l'intento di confutare la sgrammaticata accusa di deicidio, ancora attuale nei
confronti del popolo Ebraico e di smascherare l'ostilità nei confronti di Yeoshua stesso da
parte dei suoi attuali sedicenti seguaci.
Stretta la foglia e larga la via, ci trovammo alla fine in tredici a brindare e prima di partire
don Pier Paolo c'invitò nella chiesetta barocca dove ascoltammo le musiche dei Pink Floyd,
come amava fare nelle grandi occasioni. Pier Paolo andò a raggiungere lo zio Floyd l'anno
successivo.
112
27
A CENA CON GESU'
La lunga attesa era finita, mi annunciò una voce sottile. La sera della vigilia della
ricorrenza di Fatima ero felice e al sicuro a New York, nella Città di Cristallo, sotto il cielo
stellato, attraversato da velivoli d'ogni tipo. All'ombra delle Torri Gemelle, sul giardino
pensile tra due croci e due leoni Tibetani, ospite di Karen e Juliette… indovina chi viene a
cena? Nientedimeno che… Gesù, nei panni di Willem Defoe. Avevo particolarmente
apprezzato la sua interpretazione di Gesù in The last temptation, di Martin Scorsese, il film
tratto dal libro di Kazantzakis che citò casualmente al suo arrivo. Mi chiese di cosa mi
occupavo, risposi che attualmente assistevo Toni nelle riprese e che a tempo perso realizzavo
performances. Gli raccontai dell'ultima, appena avvenuta nel piccolo oratorio delle Langhe.
Parlammo del Gesù di Scorsese, delle reazioni violente che aveva provocato e di quanto era
stato importante nel processo di conoscenza di un Gesù più autentico. In quel momento
stava recitando in un film sul Vampiro, presto sarebbe partito per la Cina, unico occidentale
in un cast Cinese mentre le relazioni Cino Americane avevano raggiunto il minimo storico.
Un vero cacciatore di guai!
Il mattino successivo, il 13 Maggio, eravamo negli studios con Toni, Roby, Stefano, le
modelle e l'art director texana che quando allineò il cast per un briefing sembrava Madonna
in With honors, il film sul baseball. Dovevamo realizzare un servizio di lingerie, di mutande Is good to be me!-.
New York era molto cambiata. La globalizzazione l'aveva trasformata come aveva
cambiato il resto del mondo, la ginnastica era Indiana, i bar Giapponesi, i vestiti Italiani, le
scarpe Coreane e i terroristi Arabi. Nelle strade pulite e nelle metropolitane splendenti non
si vedevano più lonsome cow boys con cappelli a larghe falde e nemmeno bag ladies.
Dov'erano i messaggeri del Grande Spirito, a cavallo di moto Indian superaccessoriate che
lasciavano i bambini e me con gli occhi sgranati dall’ammirazione? L'arte era diventata
invisibile tra la spazzatura esposta ma nel mese delle rose e delle allergie New York era
sempre un fiore di cristallo. Dunque, perché non starnutire, Roselavì? -Bless you- Sembrava
augurare Marcel Duchamp in effige da una vetrina accanto al MOMA.
Toys, il negozio di giocattoli up town presentava Guerre stellari III, la Saga dell'Impero.
L'impero era diventato multi centrico e si era proletarizzato. Secondo il prof. Antonio
Negri, un impero di periferia e richiede strumenti critici adeguati per essere compreso. I
paesi Arabi si erano arricchiti grazie al petrolio e l’alta tecnologia era ormai prodotta in
prevalenza in India e in Cina, considerati fino a poco prima paesi sottosviluppati. l’Europa,
con la presunzione di esprimere una civiltà superiore esistita più sulla carta e nella fantasia
che nella storia, giudica spesso l'America secondo stereotipi. Dimentica di aver cacciato i
suoi scienziati, i medici, gli scrittori di origine Ebraica, i libertari e di aver fatto emigrare i
suoi artisti migliori. Può onestamente imputare all’America la cattiva qualità del proprio
cinema e il decadere della cultura, dell’intelligenza e del senso etico?
Non tutti i terroristi sono Arabi, come osserviamo in Irlanda, nei Paesi Baschi, in Bosnia, in
Cecenia, in Corsica, in Sardegna e in Italia ma l’Europa è cieca rispetto ai mali che
l’affliggono. Ci sono dei guai? L'America li risolverà mentre gli Europei stanno tranquilli a
criticarla davanti al televisore e la criticheranno ugualmente per i casi in cui non interviene.
In quei giorni l'America affrontava mal volentieri un problema che l'Europa non aveva la
volontà di affrontare proprio nel cuore della civiltà miteleuropea, i Balcani, dove si era
scatenata un'ondata di stermini di massa, un evento frequente nella civile Europa ‘pacifista’,
‘anti razzista’, ‘democratica’ e ‘anti imperialista’.
Mi sentivo a casa, lontano dalla vecchia Europa. Incontravo di nuovo i cari amici,
Noemi, Philip e dopo tanti tanti anni, Laura. Le consegnai la copia del testo dell'Invito a
Nozze, avevo portato il resumée delle nostre avventure nella speranza di incontrarla. Il
tempo non bastava per riassumere tutto quello che era successo dall'ultima volta che
113
c'eravamo visti, nei giorni della pubblicazione del libro di Biancaneve. Ora, sotto il cielo di
Manhattan, potevamo osservare da un’altra prospettiva l’Opera, che si era svolta in
condizioni minimaliste, felici di essere i prescelti… E la morale è: ringraziare non solo per i
doni buoni, ma anche per quelli cattivi, perché portano buoni frutti. La nostra terribile
avventura ci aveva insegnato a non bestemmiare.
Il New York Times annunciò la presentazione al pubblico del restauro dell'Ultima Cena di
Leonardo da Vinci, in Santa Maria alle Grazie, a Milano. Con il pretesto del lavoro di
lingerie Toni mi aveva dato l'opportunità di rispettare gli appuntamenti della mia ‘stagione
teatrale’.
Venti giorni passano in fretta, soprattutto a New York. Salutai per l'ultima volta le Torri e la
chiesetta Greca prima di ripartire per l’Italia e per la destinazione tanto attesa e desiderata:
la Galilea. Dal molo dell'Hudson River la mia telecamera seguiva il volo degli aerei nel cielo
e catturata dal magnetismo contro la mia volontà finiva col riprendere in continuazione le
Torri, che sembravano particolarmente esposte ad incidenti.
La limousine ci portò all’aeroporto La Guardia. Al terminal della British Airways accadde
un incontro fortuito che poteva sembrare non casuale: fumavo ancora in quei giorni e nella
cella per fumatori arrivarono due donne Palestinesi che nel tempo di consumare una
sigaretta mi raccontarono la loro storia di esiliate, fuggite durante la guerra dei sei giorni,
che avevano trovato le frontiere sbarrate al loro ritorno. Non era ancora iniziata la seconda
intifada e non era stata ancora avanzata la richiesta del ritorno in Terra di Israele dei
fuoriusciti della guerra e dei loro discendenti che da cinquecentomila erano diventati circa
cinque milioni. Spenta la sigaretta, le salutai e augurai loro di cuore che avrebbe prevalso la
saggezza di Israele, dell'Islam e delle Nazioni, e la volontà di porre fine alle sofferenze
dell'esilio che è la diaspora dell'Umanità, esiliata da se stessa e da Dio. Una diaspora che
non trova sollievo in nessuna terra.
Il volo fu alquanto burrascoso: sembrava che ci fosse un guasto sull'aereo, nulla di grave,
rassicurò lo stuart, ma dovevamo tornare a New York; poi annunciò che il guasto era
riparato. Sucessivamente avvertì che avremmo tentato un atterraggio d'emergenza a
Shannon, un nome che mi era familiare, poi disse che il guasto era fissato e ancora, che
dovevamo atterrare a Shannon. Alla fine il problema fu risolto, atterrammo a Linate
all’orario previsto, come aveva preannunciato la Voce.
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DUNE
Tra i libri che Miro mi aveva donato, aveva attratto la mia attenzione un romanzo di
Christine Arnothy, Nato il 31 Dicembre1 . La prefazione avvertiva che qualunque riferimento
a persone esistenti o esistite è puramente casuale. - Come potrebbe essere altrimenti? Narra di un certo Jean Lemessie, “catapultato sulla Terra per insindacabile
volontà del Padreterno, per redimere un'umanità che non ha affatto l'intenzione di
essere salvata dalla tv, dal consumismo edalle ingiustizie”, proprio alla vigilia
dell'attesissimo San Silvestro. “…Reduce dall'avventura di 2000 anni prima, torna
sulla Terra per far comprendere all'uomo che la scelta del bene è l'unica per sventare
l'Apocalisse ormai imminente… Per farsi ascoltare allora bisogna inventarsi un look
da star e urlare parole di speranza camuffandole da messaggi pubblicitari o da
canzonette… La scommessa è far si che l'incontro col Messia possa risultare più
allettante dell'acquisto di un pulcino giapponese che richiede tante attenzioni ma
tiene anche tanta compagnia.”
Monsieur Lemessie, un giovane di successo, viene poi ucciso insieme ad un
vagabondo da giovinastri razzisti sulla riva della Senna, dopo che i mass media, che
avevano compreso qual'era il suo intento, gli avevano interdetto la comunicazione;
ma il 31 Dicembre 1999, nasce un bimbo ai confini della striscia di Gaza e si ritrova
con i genitori tra un prete, un rabbino e un imam, che invece di contenderlo, lo
lasciano libero di scegliere la propria strada.
Ero certo che ogni riferimento fosse casuale come avvertiva la nota dell’editore,
eppure mi era difficile non riconoscere nella storia di Monsieur Lemessie la mia. Ero stato
un giovane di successo, ero stato ucciso da giovinastri razzisti e dopo che i mass media
avevano compreso qual’era il mio intento mi avevano tolto la comunicazione. Nel Talmud,
da qualche parte, è scritto che un povero vale sessanta volte meno di un morto e se il
Talmud ha ragione, da uno a sessanta valevo circa cinquantanove volte meno di un morto.
Tutto costa, anche la povertà che non considero una virtù. La povertà impedisce
l'espressione. Per me era diventata una consuetudine non cercata e non voluta, indesiderata,
scomoda, moralista, umiliante e antiestetica, dalla quale mi sollevo di poco solo per brevi
istanti, mai sufficienti per respirare. La condizione di Messia risorto non mi è certo d'aiuto
e se può far colpo con le ragazze, le colpisce solo per eccesso. Già, ero io quello che
trasformava l'acqua in vino e moltiplicava i pani e i pesci. Potrei metter su una tavola fredda
e vendere panini al salmone e champagne, ma poi come fare per i certificati di provenienza?
Se m'impegnassi di più forse potrei trasformare il carbonio in diamanti, o più
semplicemente potrei fare fortuna vendendo Bibbie porta a porta. Basta volere, dicono i
saggi. “Chiedete e vi sarà dato”, disse quello. A volte mi sento un fallito. Madonna ce l'ha
fatta ma lei ha doti che io non ho. In ogni caso questa non è l'America e anche lei in Italia
non è mai riuscita a vincere l’ostilità dei più e ad avere un successo pieno. Ho provato ad
espatriare ma l’evasione è fallita. Forse sono povero proprio perché sono un artista. Forse
devo solo ringraziare la mia stupidità per questa condizione. Soltanto grazie al generoso
aiuto di mio padre non manca nulla alla mia sopravvivenza, altrimenti sarei sulla strada.
Forse è già questa la perfezione, si vuole così dal Cielo in questo mondo che è il migliore dei
possibili. A volte mi riesce difficile crederlo, altre volte mi stupisco di quanta meraviglia si
esprime in tanta miseria. Qualunque fosse la causa della mia emarginazione impersonavo
sempre più realisticamente la figura del “mendicante alle porte di Edom” come vuole la
profezia, ero un mendicante non solo come metafora del postulante dello spirito ma anche
dal punto di vista materiale. Come se una volontà altra da me volesse dimostrare che non
1
Christine Arnothy: Nato il 31 Dicembre. Sperling & Kupfer, 1999 Milano.
115
grazie ai soldi e al mio capriccio, ma per miracolo e grazie alla generosità di chi mi sosteneva
rispettavo gli appuntamenti fissati.
Era giunta l’ora di camminare sulle strade di Israele. Grazie ad alcuni provvidenziali lavori
avevo potuto acquistare il biglietto aereo per Tel Aviv, ma non avanzava denaro sufficiente
per il soggiorno di diciotto giorni, il numero che corrisponde alla parola vita, concessi dal
biglietto. In cambio di vitto e alloggio, avrei decorato la casa dei miei ospiti.
Superati gli attenti controlli della El Al, la compagnia aerea più sicura del mondo, dopo un
volo confortevole atterrammo a Tel Aviv al tramonto e arrivammo a Migdal di notte.
Al risveglio vidi la collina di fronte alla casa e con stupore e nostalgia tornò alla luce
abbagliante il meraviglioso disegno impresso nella mia memoria. Dalla parte opposta, oltre
il lago di Tiberiade, si stendeva l'altipiano del Golan dove dalla foschia del primo mattino
sorgeva lento, maestoso, rovente, pericolosamente vicino, l'enorme disco del sole.
Ero carico di tensioni accumulate e mi recai al Giordano, nel luogo dove secondo la
tradizione Giovanni battezzava le genti. Immerso nei riflessi delle scintille di luce che
filtrava tra le foglie e si rifrangeva sull'acqua cristallina, la Compassione mi avvolse e realizzò
la promessa: fui curato.
Incontrammo un uomo che dopo molti anni trascorsi in coma a seguito di un incidente,
nel momento del risveglio e si era ricordato all'improvviso, oltre che d'essere vivo, anche di
essere Ebreo. Era rinato innamorato d'amore folle per Israele. Era anch’egli un risorto,
colmo di straripante entusiasmo e dell'irrefrenabile desiderio di tornare. Eravamo entrambi
sulla via del ritorno ma io osservavo ancora frastornato e guardingo i paesaggi di sabbia e
pietre rosse, cercando di capire quali sentimenti provavo per quella terra così arida, così
fertile, che secondo gli insegnamenti Cristiani fu ostile a Gesù.
Nei Giardini dell'Eden, Miro aveva scritto: “Ti vedo tornare al tuo piccolo villaggio di
Galilea, a riabbracciare tua madre Maryam invecchiata nell'attesa di te. Ritrovi anche la
buona Miriam di Migdal, che ha sempre pensato a te. Anche lei è un tuo discepolo”.
A parte il fatto che mia madre non era per nulla invecchiata anzi, era addirittura
ringiovanita, per il resto la sua profezia si era avverata. Avrei desiderato che Magda fosse con
me a condividere quell’istante di eternità, accanto a un vecchio banco di scuola
abbandonato nel campo degli ulivi che sembrava rimasto sempre uguale dopo tanti anni.
Alcuni amici in visita dissero di percepire le tracce delle meditazioni di Yeoshua in quel
luogo. Io non sentivo niente del genere, ma più guardavo il paesaggio immerso nel calore
torrido e più cresceva l'intensità. Giorno dopo giorno ritrovavo quella Terra, o forse la Terra
si ricordava di me. Sotto la guida dei bambini costruimmo la capanna di Sukkot.
I giorni trascorsero in intense discussioni e lezioni roventi sul Carro di fuoco. Cercavamo di
cercare di capire cosa non aveva funzionato nel portare la Torah agli Europei e al mondo.
Com'era possibile che questo dono, portato da Ebrei, fosse stato ricambiato con tanto odio
nei confronti della gente che lo aveva portato? Ogni Israeliano ha perso parenti, amici,
amanti, nella Shoah, la più grave tra le persecuzioni. Quanto è costato agli Ebrei il precetto
di amare il proprio nemico, contenuto nella Torah, un precetto che Yeoshua non dovette
inventare, ma soltanto citare. Non solo Yeoshua ma anche Pietro, Paolo, Myriam di Migdal
e tutti gli altri erano Ivrit, la gente aldilà del fiume.
A molte domande non sapevo rispondere. Non sapevo come difendere le incongruenze di
una Chiesa che troppo spesso aveva professato il male come bene e viceversa, che diceva di
essere nata dal giudaismo, ma che era stata la sinagoga di Satana. Come potevo difendere un
Paese dove non erano mancati i giusti, ma erano sempre stati perseguitati, dove io stesso mi
ero sempre sentito straniero, un paese che aveva sì usato il mio lavoro, ma contro le mie
idee e contro di me. In questa vita avevo partecipato alla sorte di un ebreo della diaspora:
usato, derubato e infine ucciso… e poi risorto. A volte potevo ribattere ai rari pregiudizi
infondati e difendevo con gioia il paese di santi, poeti e navigatori, che tra le virtù, almeno
in teoria, annovera la tolleranza, ma erano casi rari. Potevo solo assicurare che l'attuale
Pontefice, venuto da Est, dalla periferia di Edom, si stava impegnando seriamente nell'opera
di teshuvà, conversione e aggiustamento.
Roma e Gerusalemme, sono città gemellate. Esaù, fondatore della stirpe di Edom, che è
Roma e Yakov, Giacobbe, patriarca di Israele, erano gemelli. Quello dei gemelli antagonisti
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è un archetipo ricorrente nella storia delle fondazioni delle civiltà, come Romolo e Remo
nella leggenda di Roma.
Un giorno Esaù tornò esau-sto e affamato dalla caccia, di cui era esperto e
chiese al fratello di dargli un piatto delle lenticchie rosse, che stava cucinando ricche
di ferro edom, da cui meritò il soprannome. Giacobbe teneva molto alla
primogenitura, che ad Esaù non interessava. Rispose che gli avrebbe dato le
lenticchie che desiderava, ma solo in cambio della primogenitura. “Che me ne
faccio della primogenitura, se poi muoio? Dammi dunque quelle lenticchie”
Rispose il fratello e acconsentì allo scambio.
Tra i due non vi fu mai un grande accordo sebbene in fondo in fondo, si volessero
bene, ma Esaù non si perdonò mai veramente di aver ceduto la primogenitura al fratello per
così poco: un piatto di lenticchie rosse, davvero un cattivo affare e tanto meno perdonò il
fratello per averlo defraudato.
Un episodio misterioso descrive Giacobbe che lotta per un’intera notte con l'Angelo, “che è
Dio” e che assume per un attimo le sembianze di Esaù. Alcuni credono che si tratti di una
lotta di Giacobbe con se stesso. In un atto di riconoscimento dell'altro Giacobbe esclama:
“Come sei bello!”. Giacobbe ricevette il nuovo nome di Israel, perché aveva lottato nella
polvere, in rapporto dialettico con Dio e aveva vinto, ma rimase zoppo. Israel significa
Yashar El, integrità divina. Un nome che appartiene a tutti quelli che, diretti a Dio, ne
fanno la volontà.
Dopo varie lotte alla fine i due fratelli si riconciliarono ma Esaù, nell'atto di abbracciare
Giacobbe, gli morse un orecchio1 . Nei Giardini dell'Eden, Miro scrive:
“Secondo le interpretazioni rabbiniche, l'Italia è la terra di Esaù, fratello di
Giacobbe e Roma è Edom. Uno dei tanti nomi di Esaù. Prima della definitiva
rivelazione Messianica, è scritto che Giacobbe e Esaù si riconcilieranno. Avverrà a
Roma, da dove è partita la distruzione di Israele e del suo Tempio e del più lungo
esilio ebraico.”
Poi c'era la questione del Sabato, alla quale non avevo mai dato grande importanza.
Rispetto ad altre, la scansione ritmica settimanale mi era sembrata una faccenda marginale.
La numerazione degli anni varia secondo le nazioni, i mesi sono diversi, ma la settimana è
la stessa per tutti. Il Sabato è l'ultimo giorno della settimana ed è festivo anche per
l'Induismo. Ci sono sette giorni per vivere o sette modi di morire.
Di Shabat Dio non andò a dormire, non riposò, ma mise al mondo un'anima. Di Shabat
l'Albero della Conoscenza si trasforma di nuovo nell'Albero della Vita. Shabat è shalom, la
pace intesa come salute, è una porzione di Paradiso, la percezione della differenza. “Sono
stati dati sei giorni allo spazio e uno al tempo” spiega Abrham Joshua Heschel2 . Imparavo di
nuovo che lo Shabat è un'arte, una danza, un canto da interpretare con uno stile personale e
celebra la trascendenza dopo sei giorni d'immanenza. Nessuno va all'Inferno se non rispetta
lo Spirito del Sabato: è la vita che diventa un inferno.
Nel giorno del Simchat Torah, in memoria del dono fatto da Dio, alla fine del ciclo
annuale, il Sefer Torah conclude la lettura del Rotolo e si ricomincia da capo. In quel giorno
di gioia sono proibiti tutti i ricordi dolorosi. E’ proibito guardare i libri sulla Shoah. In
Sinagoga bambini sono autorizzati a schiamazzare e fare rumore, tutti girano in tondo e
cantano portando i Rotoli. Anch'io partecipai alla festa, la mia commozione raggiunse il
culmine quando il Rebbe mi consegnò il rotolo, insistè perché lo portssi, nonostante io
affermassi che non ne avevo il diritto.
Un episodio glissato nella traduzione della Bibbia, tra le rare differenze della traduzione in greco da cui ebbero origine le
successive.
1
2
Abrham Joshua Heschel. Il Sabato, ed. Garzanti, Milano.
117
Il primo rotolo era leggero, il secondo era più pesante, il terzo era molto pesante e presto lo
passai ad altri più robusti di me perché temevo che mi cadesse di mano.
Mi recai nel nord della Galilea, A Tzfat, la città dei cabalisti, dove incontrai pittori e
scriba. A Rosh Pinna, pietra di fondamento, incontrai artisti laici e libertari. Tutti
m’istruirono con affetto e calore sulle tradizioni e sugli aspetti della la vita d’ogni giorno.
Ultimato il restauro della casa, giunse il tempo di ripartire. Salutai i bambini, il cavallo
zoppo e il pony e dopo un ultimo bagno rituale nel Giordano partii per Yerushalaim.
Il taxi bianco scorreva silenzioso sul nastro d'asfalto nella carovana tra i camion equipaggiati
per i viaggi nel deserto. Provavo a percepire l'aspetto filmico dell’incredibile Odissea di cui
ero parte, ma il senso estetico era anestetizzato. Incapace di emozioni e di riflessioni,
osservavo scorrere il paesaggio sospeso nel frammento di eternità. Osservavo me stesso e la
mia Handycam, di nuovo in viaggio per Yerushalaim nell'era dei computer e della visione
quantica, a bordo di un'auto tedesca sull’autostrada tra le dune che si lasciava alle spalle le
colline e le grotte, le centrali elettriche, le postazioni militari, i residuati bellici, le
piantagioni, i villaggi arcaici, gli accampamenti beduini.
Al bivio per Jericho il traffico subì un rallentamento, ci fermarmmo accanto a una enorme
teiera da paese delle meraviglie, assurda insegna di un posto di ristoro nel deserto. La strada
era bloccata a causa di un attentato. Dal furgone della polizia uscì un robot per disinnescare
l'ordigno mentre in cielo gli elicotteri sfrecciavano verso il Libano.
A Yerushalaim l'aria sa di sale. La città, evanescente come un miraggio, sembrava
sospesa tra l’esistenza e la non esistenza. Confidai la mia impressione a un'amica pittrice. E’
un fenomeno noto come effetto Shekinà, disse, lo Spirito di Dio che abita il luogo, è la
Sposa, la Sua presenza che si manifesta. In quella terra così vicina, così lontana, Dio si
manifesta come un padre amorevole, ma anche come una madre. Un Dio così diverso dal
Dio trascendentale, freddo e austero, violento e vendicativo delle religioni nordiche dove si
è sviluppato il Cristianesimo, che lo immagina staccato dalla Creazione dalla quale si
sarebbe ritirato dopo averla compiuta, a differenza del Dio che “creò il mondo, da farsi”
secondo il Genesi della versione Ebraica. Eppure sono proprio i popoli del Nord ad accusare
il Dio degli Ebrei di essere duro di cuore.
Sull'erba del monte degli ulivi, fuori del ristorante, mi trovai a guardare la città dallo stesso
punto in cui sedevano la Maddalena, Pietro e Gesù nell'affresco della casa di Miro.
Di certo quasi nessuno si accorse della performance di quel matto che aveva attraversato la
porta di Gerusalemme a cavallo di un asinello, in compagnia dello sparuto gruppo di amici
che nei secoli successivi sarebbe stato immaginato come una folla oceanica in marcia alla
conquista della città. Avevo attraversato di nuovo quella porta quasi duemila anni dopo,
perfettamente invisibile, a bordo di un’auto Tedesca con un'Handycam Giapponese.
Incontrai il rebbe nel suo studio, gli occhi azzurri immersi nel calcolo dell'infinito,
illuminati dalla luce azzurrina dello schermo di un computer già fuori corso, tenuto insieme
con il nastro adesivo. M'invitò ad iniziare l'alia, il ritorno. Le conferme e le rivelazioni non
furono una sorpresa, ma salii sconvolto sull'autobus per il Muro del Pianto. Non ero più un
turista, con la kipa in testa e la valigia in mano. Guardavo stupito il muro incredibilmente
reale, incapace di decidere se fosse più grande o più piccolo di come l'avevo immaginato.
Effetto Shekinà. Dimenticai di lasciare un biglietto tra le pietre.
Partivo da un paese caldo, ospitale, ricco di fede, edificato dalla preghiera nel corso
dei millenni, dove ogni granello di sabbia è testimone di miracoli, costretto ad uno stato di
guerra non voluta da prima del '48, la data di rinascita dello Stato di Israele, che riusciva a
mantenere le libertà civili e il rispetto per chi si mostrava nemico. Lo scampanio a stormo,
l'arroganza delle costruzioni delle chiese di Roma che si ergono a dominare la città, le grida
del Muezin che esprimono la prepotenza Araba, che giunge fino ad incapsulare i resti del
Tempio e tutto quello che può dei luoghi santi Ebraici e ne impediscono l'accesso,
dimostrano quanto sia difficile poter pregare in silenzio e in pace. Ciò nonostante Israele
118
garantisce le libertà di culto nella cosiddetta “Terra Santa” almeno per le religioni non
Ebraiche.
Il taxista palestinese che mi portò all'aeroporto di Tel Aviv raccontò della sua vita con gli
Israeliani, brava gente, disse, non aveva di che lamentarsi, sperava nella pace, sebbene gli
avessero portato via la terra, aggiunse. I soldati Israeliani ci fermarono al posto di blocco per
un accurato controllo dei documenti e della macchina. All'aeroporto risposi al saluto del
Rebbe di Lubavitch dalla gigantografia luminosa e mi soffermai davanti alla Menorah
donata da Salvador Dalì a quel paese giovane, eppure così antico.
Mancavano solo tre mesi all'apertura della Porta Santa da parte di Giovanni Paolo
Secondo e seguivo un training intensivo. Nei giorni successivi al mio ritorno da Israele, e
dalle roventi lezioni sotto il sole infuocato, iniziò il convegno con Sua Santità il Dalai Lama,
al quale mi ero iscritto nei mesi precedenti. Avevo già avuto occasione di assistere alle sue
conferenze. La prima volta che lo vidi veniva da Parigi, dove, disse, aveva preso la Parigina,
un ceppo influenzale simile al tipo denominato Asiatica, in Europa e quando gli chiesero
perché fosse sempre sorridente rispose che rideva fuori perché era nervoso dentro. La
mentalità corrente dell'Occidente s'immaginava l'uomo del Dharma dai potenti bicipiti
spirituali, come nel film di Maciste contro il Vampiro. Sfatava con spirito l'immagine del
guru dominator e la credenza nell'invulnerabilità dei Tibetani, che in Europa s'immaginava,
per certi versi non a torto, dotati di poteri sovrumani.
Rividi Rimpoche Tulku, che partecipava al convegno e incontrai Nanda, il nome ricorda
Ananda, cui Buddha affidò la tradizione dei suoi insegnamenti. Nonostante avesse seguito
con vivo interesse le mie performances, non le avevo ancora confidato la mia relazione con
Yeoshua, la chiave di lettura per comprendere appieno il senso del Terzo Segreto di Fatima,
della Salomè e della mia attività artistica, che aveva caldamente appoggiato. Negli intervalli
ci scambiammo le confidenze: mi rivelò che aveva attraversato i deserti tra i misteri Egizi
all'ombra delle piramidi, aveva visitato le rocce di Petra, i Giardini di Babilonia, era salita
sulle vette più alte, i luoghi sacri al Buddhismo e all'Induismo per seguire le tracce di
Yeoshua che l'avevano portata fino alla casa a Srinagar, in Kashmir, dove una delle leggende
vuole che Yuza Asaf, così chiamato dalla famiglia Islamica che custodisce il luogo, si recò
durante il suo secondo viaggio in Oriente dopo la resurrezione e là visse felice e contento
con la sua sposa fino a tarda età.
Il Dalai Lama espose con chiarezza i fondamenti della Dottrina ma il terzo giorno
diede una brusca impennata rivelando le complessità del Buddhismo tantrico, fino
all'esperienza culminante della Benedizione iniziaziatica di Bodishatva Avalokitesvara. Lo
stadio era gremito da un pubblico in prevalenza femminile, generalmente più sensibile alle
realtà dello spirito. Al termine del convegno Sua Santità ringraziò il pubblico, che aveva
seguto il suo insegnamento con profondo rispetto e profonda attenzione.
Nota curiosa: di ritorno da Zion, ricevetti in dono da Anna Maria un telefono
cellulare Nokia, dello stesso tipo usato da Neo, il protagonista del film Matrix, che gli cadde
di mano dall’impalcatura su un grattacielo. Smarrii il mio su un’impalcatura, mentre
decoravo le pareti di un negozio Vietnamita.
Nel 5760/2000, a seguito del Giubileo, Israele attendeva l'invasione di masse di
pseudo messia Cristiani suicidi. Nessun messia si recò in “Terra Santa” con quell’intento,
ma contro Zion ebbe inizio la nuova Intifada progettata dall'ufficio di pubbliche relazioni
del P.L.O.. All’inizio sembrava un gioco di bambini che lanciavano sassi contro i carri
armati ma alle loro spalle i cecchini armati si facevano scudo del loro corpo e sparavano sui
militari Israeliani, era destinata a crescere d’intensità con le macchine di morte umane
esplose tra la folla, a premessa degli avvenimenti sempre più terrificanti che avrebbero
scosso il Pianeta.
Il 29 Settembre Ariel Sharon si recò in visita alla spianata del Tempio accompagnato da
Barguti, il rappresentante dell'Autorità Palestinese, che aveva concesso il permesso. Era
scortato da poliziotti e soldati in assetto di guerra poiché senza protezione, nonostante il
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permesso ufficiale, sarebbe stato linciato dalla folla. La visita al Tempio avrebbe voluto
sancire il diritto, un diritto negato, degli Ebrei di accedere alla Spianata del Tempio
costruito dai padri. L’episodio seguiva al fallimento degli accordi di Camp David, dove i
leader palestinesi avevano rifiutato le offerte di Israele di ampie concessioni territtoriali e
l’avvallo alla costituzione di uno stato autonomo. La visita di Sharon fu considerata una
provocazione e scatenò violenti scontri e per l'opinione pubblica mondiale divenne
l'emblema dell'aggressione Israeliana. Il radicalismo pan Arabo usava i Palestinesi come
pedina per arrivare allo scontro finale di Armageddon, il nome biblico che corrisponde alla
cittadina di Meghidda e dava inizio alla guerra totale contro Israele, frontiera degli ideali di
tolleranza.
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29
NOVELLA 2000
Il Natale del Duemila coincideva con lo Shabat e trascorsi la sera dell'apertura della
Porta Santa con la famiglia di un amico rebbe nella tradizione Ebraica.
Durante l'anno Giubilare, non tutti i peccati della Chiesa furono espiati ma lo Stargate, la
porta verso le stelle, quella sera fu aperta. Alcuni criticarono il look del Pontefice, troppo
sgargiante, altri protestarono perché l'evento era mediatico. Alcuni Cristiani dei talk show
vorrebbero un mondo senza elettricità e senza feste, considerate fonti di peccato. Osservavo
i progressi della Chiesa e mi sforzavo di guardare gli smielati sceneggiati televisivi sulle
improbabili maddalene, le madonne infilzate e le pallide imitazioni del Giardino dell'Eden
che lasciarono il posto a versioni di Gesucristi più edomite, ma il mio stomaco non reggeva
mai fino alla fine. Ascoltavo i dibattiti delle irritanti trasmissioni dove si proponeva di
clonare Gesù dagli avanzi putrefatti della Sindone, come i dinosauri di Jurassic Park. Inviai
una e-mail divertita ai responsabili di una di queste: risposero gentilmente di aver letto con
la massima attenzione i miei interessantissimi scritti e continuarono a proporre il culto del
sangue abbinato alla techne.
La notte di Capodanno ritrovai Nicola, Stefano, Roberto, Robertino, Anna Maria, Anna,
che per l'occasione indossava un cappellino anni 2000 sui capelli viola e mi sconsigliò di
stingere di bianco i miei, divenuti grigi, perché faceva troppo voluto. L'orologio del
Beaubourg, che a decretare la fine dell'arte insieme con quella del mondo aveva segnato i
secondi in ordine decrescente, inevitabilmente si fermò avverando così la profezia messa in
atto dalla pre-registrazione dell’evento stesso. Le insegne al neon delle brand elettroniche
illuminavano le strade in festa e la mezzanotte scoccò tra i flash delle macchine digitali. Non
ci fu il tanto atteso Millenium Bug, ma si passò un crinale.
Da quel momento, più che da altri, nulla fu più lo stesso.
Erano ormai centinaia le persone a conoscenza della mia esistenza, ma il mondo
continuava a fingere di non sapere. Potevo capire, era normale che la gente continuasse a
fingere di non vedermi. Un Dio che si da, non c'è. Solo un Dio che sia il morto, è dato. Il
Dio che è il morto è il morto che è il Dio. L'attitudine delle news conferiva il potere
assoluto, tattico ed erotico a Yeoshua: l'Uomo Invisibile. Ammetterne l'esistenza
nell'aldiquà della fiaba non faceva comodo a nessuno. Un amico giornalista mi disse che ero
una notizia fuori formato.
Nei Dialoghi di profughi Brecht afferma: “Quando c'è qualcosa nel luogo non voluto,
abbiamo il disordine. Quando non c'è niente nel luogo voluto abbiamo l'ordine”.
L'essenza delle news non è il messaggio, ma la risonanza: consiste nel campo
magnetico che si genera fra trasmittente e ricevente.
Le news sono un prodotto di design. L'accesso alla coscienza sociale dipende dalla
confezione, dalla praticità d’imballaggio, dal giusto grado di pathos e dall'apealing con il
quale la confezione saprà sedurre la distribuzione e il pubblico.
Verità e falsità sono equivalenze, poco hanno a che fare con il contenuto dell'informazione.
Non si chiede a una notizia , che delle news è il pre-testo. di essere vera o falsa, ma sintetica
e charmant. Vince sulle altre la notizia di maggiore effetto emotivo che esprime le maggiori
complessità sintattiche e intensità emozionali nel minor spazio, distribuibile con il minor
dispendio di tempo ed energia, come un uovo quadrato in un universo emozionale
Tamagochi.
Il settore packaging ha l'autorità di concedere l'accredito della notizia alla realtà del doppio,
all'esistenza dell'ombra riflessa, al luogo virtuale dove la realtà raccontata, mediata, si
avvera, ossia sotto i riflettori dove diventa fiction.
La propaganda non conta più sulla metapoiesis del Grande Fratello di Orwell, non è
necessario un grande seduttore, se non nei paesi più sottosviluppati. Lo smash the hits della
vita quotidiana in caduta libera si compone, decompone, ricompone nello schermo
121
interattivo elettrizzato dai sondaggi d'opinione. L'informazione auto referente si pretende
sospesa nel vuoto. Esiste solo nell'impatto frontale dell'istante scorporato privo di
ambivalenze, è un flash fotonico privo di memoria e di retroscena. La foto di un bambino
che lancia sassi contro un carro armato esprime nell’acrostico la tenera reazione dell'indifeso
contro la durezza dell'occupante blindato e provoca una reazione erotica immediata che
coinvolge istinto materno e pedofilia. La mistica trascendentale delle news non chiede di
essere considerata vera o falsa, si pone come ovvia, incontestabile condensazione sintattica.
La realtà dimenticata dietro le spalle del cameraman, scompare. Egli, l’uomo che si pretende
invisibile, chiede allo spettatore di farsi complice del suo gioco illusionista di venditore di
emozioni a buon mercato, precede il desiderio del pubblico e fa suo il motto “chiedete e vi
sarà dato”.
Scrissi le osservazioni sull'anno 2000, divertite frattaglie, per i posteri, se vi saranno.
Colui che è, E'. Io sono il vuoto1 .
“Noè non è ma la sua fiaba ha ripopolato il mondo.“
…e qualche volta anch'io preferirei non esserci.
LA CASA DI PIETRO
Un apocrifo per cominciare: durante la crocifissione Gesù chiama Pietro accanto a
sé. Pietro risponde con sollecitudine e si fa largo tra la folla che lo percuote, passando tra
sputi e insulti, frustate e lanci di pietre.
Alla fine, lacero e malconcio, giunge sotto la croce: “Eccomi Rabbi, ti ascolto!“
…e Gesù: “Pietro, da qui si vede la tua casa”.
SATANA E' NEL VATICANO
E a te che importa, tu segui me2.
SILENZIO SI GIRA
Molti parlano di me, pochi mi ascoltano.
Quasi tutti i messaggeri sono stati assassinati, non solo Gesù. La gente non sopporta
che qualcuno sia più santo di loro. Un giorno scopriranno che non ci sono santi. Credono
che sia difficile essere Mohamed, Buddha o Gesù, vorrei che mi spiegassero come fare a non
esserlo.
Ebreo a Roma e bionda a Gerusalemme, come dire: più ebreo di così si muore.
Non sarei mai riuscito a crocefiggermi da solo: i piedi, una mano... l'altra restava fuori.
Avevo bisogno d'aiuto. Lo trovai tra i Romani, alleati per la prima volta con Ebrei.
Le ultime parole furono: “Il lavoro è compiuto“.
Fui resuscitato da Ebrei, con la complicità di Romani, insieme per la seconda volta.
La pietra del Sepolcro è stata spostata3 ma i fantasmi non spostano le pietre.
Chi spostò quella pietra?
I Vangeli sono ancora una lettera rubata.
1
Io: Ani. Vuoto: ain, in Ebraico.
2
Gesù si rivolge a Pietro e lo invita a nutrire gli agnelli. Giovanni, 21,14-41
3
Giovanni, 20-1
122
Da pochi anni è stata eliminata una preghiera dal messale: “Dio punisci gli ebrei per
aver crocifisso nostro Signore Gesù.“
Gli ebrei non hanno mai smesso di pregare per il bene di tutte le Nazioni.
Come nella storia del lupo, l'agnello e l'acqua torbida, la vicenda della crocifissione fu un
pretesto per colpire la Torah e chi la portava.
Nel paese delle vestali sorprende ancora che il Libro Sacro sia essenzialmente una
storia di sesso, dopo 2000 anni sono pochi quelli che lo conoscono4 .
Insegna il Tana debbe Eliahu, prima dell'avvento del Cristianesimo: - Io chiamo a
miei testimoni il cielo e la terra che sia pagano o ebreo, uomo o donna, schiavo o schiava,
su tutti, in virtù delle sue opere, può posarsi lo Spirito Santo. Gesù non fu profeta in patria poiché non aggiunse e non tolse nulla alla tradizione.
Saulo, Ebreo Romano persecutore di cristiani, divenne Paolo, il primo cristiano,
raccontò la Lieta Novella e sorprese Roma, città forte e potente ma ingenua: credeva nelle
fiabe e nel potere delle statue. L'Ebreo Paolo non la conquistò, nel cristianesimo le regole
furono adattate, il bene divenne male e viceversa e le statue continuarono a regnare. Paolo
ha fatto quel che ha potuto. Neanche Roma fu fatta in un giorno.
In Israele un amico mi chiese perché Gesù fosse così importante in Occidente.
Non sapevo rispondere. Visse le iniziazioni da laico. Indicò un rapporto più diretto con
Dio. Nulla che non fosse già ovvio in Terra d'Israele, altri hanno compiuto miracoli più
grandi. Aveva una piccola audience che raramente diventava un fiume di curiosi. Alla porta
di Gerusalemme con le foglie di palma erano in quattro gatti, quasi nessuno li notò. Era
fragile, stanco e impolverato, in fuga continua, sorpreso e incredulo di essere stato prescelto, per rappresentare il Matrimonio sul palcoscenico del mondo. Non era un eroe, non
aveva una forte volontà, nessun merito, eppure il Padre Nostro Che Sta Nei Cieli gli ha
dato una vita ricca, lo ha portato sulle vette più alte e tutti, si dice, lo amano. Ne hanno
fatto un dio solare ma è la Luna, soltanto una farfalla che batte le ali nel luogo e nel tempo
stabilito. Sorprende ancora come tanta ricchezza si esprima in tale miseria. Dice Giovanni
Paolo II: “La Parola si è scritta nel suo corpo”.
Scusate se è poco.
Lo scorso Marzo mi ha sorpreso vedere in mondovisione Giovanni Paolo II
circondato da tanta gente su una collina di fronte al lago di Tiberiade, dove mi trovavo
pochi mesi prima, per commemorare una conferenza avvenuta tanti secoli fa. Un miracolo
vettoriale. Niente pani e pesci volanti, quelli sono i miracoli di San Dalì. Rispetto.
CALIGOLA E I RABBINI
I rabbini chiesero udienza a Caligola e il fatto storico divenne uno spunto letterario.
Dopo averli fatti attendere a lungo l’imperatore li portò in giro per le stanze del palazzo
mentre ordinava: “Voglio una finestra qui, una statua là“ …e le cose accadevano. Al termine
dell'udienza, durante la quale non affrontò gli argomenti che stavano loro tanto a cuore,
riguardanti il futuro di Israele, li congedò affermando che solo l'ignoranza impediva loro di
riconoscere che lui era Dio.
Caligola minacciò di mettere nel Tempio le statue con la sua effige ma non mantenne la
promessa. Se ne occupò l'imperatore Tito pochi anni dopo.
S P Q R5
In Ebraico il verbo iada, che significa conoscere, ha lo stesso significato dell'atto coniugale, di conoscere, appunto, in senso
biblico.
4
5
S.P.Q.R. “Sono Pazzi Questi Romani“ rilettura dell'insegna di Roma da parte del druido Asterix.
123
Vendere la primogenitura per un piatto di lenticchie? Perché no? Dio può essere in un
piatto di lenticchie, ma non in una primogenitura.
A proposito, che ne è stato delle vestigia dell'Impero Romano? Edom... mode...
Paese che vai difficoltà che trovi. I romani considerano dure le regole di Gerusalemme e
facile la vita a Roma. Non pensano all'abbiocco domenicale e al frastuono della partita, alla
tensione e all’odio che si respira durante le sfilate di moda, all'obbligo della macchina
nuova, alle ferie in Agosto, al parlare di niente davanti a un Martini nei salotti e nei talk
show e dello sport nazionale davanti al cappuccino al bar, al rito del prosciutto e melone e a
tutte le sante regolette non scritte da rispettare, pena l'espulsione dal sociale. E’ necessario
un grande impegno interiore per seguire una disciplina religiosa che non percepisce se
stessa. Edom, terra dura e brutale, da qui si doveva tornare.
Ai Romani va riconosciuta una virtù: la tolleranza.
PESO SPECIFICO
Una finestra aperta, una vedova fresca6 .
Uno squarcio nel velo, una ferita spalancata.
E' il nocciolo duro. E’ il rituale della Sposa Pasquale.
Incendia la Torah: diventa un Carro di Fuoco.
Non cambiare mai uno Jod.
Piuttosto lasciati starnutire, Rosa di Maggio.
Cerchi Gesù?
Cerchi nell'acqua.
Trova la pietra di scarto.
TALENTI NASCOSTI
Ho incontrato molti che mi cercavano ma non mi hanno visto. Camminiamo sulle
stesse strade, frequentiamo gli stessi bar ma ci muoviamo a velocità diverse: io sono più
lento. Sono sull'elenco del telefono ma nessuno mi trova. Buon per me, amo l'umanità ma
non sopporto la folla.
Quali sono le vere ragioni che inducono le persone che hanno visto Gesù, in spirito
o di persona, a non rendere pubblico il fatto?
I testimoni spiegano la reticenza con la volontà di proteggere la sacralità dell'evento, il
desiderio di conservare l'intensità energetica dell'incontro, la paura di essere presi per pazzi.
C'è dell'altro. L'apparizione rappresenta un luogo altro, è di questo che si vuole tacere. Il
carisma dell'apparizione è nella topica, più che nel personaggio. E’ l'apparizione dell'altro
luogo, l'altrove del quale chi appare fa parte che produce la smagnetizzazione del punto di
coesione nella polarizzazione sociale. Eliminando la notizia si cerca di scongiurare il buco
dell'ozono nell'ecologia costituita. Niente di nuovo sotto il Sole, che il Padre Nostro Che è
nei Cieli fa splendere sui buoni e sui cattivi.
HOLLY WOOD
Qualcosa è cambiato in Vaticano: l'inno nazionale è stato sostituito da Jesus Christ
Superstar. -Per il Santo Legno, quando mai riceverò le roialty?I film e i libri su Gesù non sono solo fantasia. Alcuni sembrano ricalcare la mia vita attuale,
come se ci fosse uno spirito... forse sono solo telecamere nascoste.
BABY UNIVERS
Fresh Widow, una vedova allegra, di Marcel Duchamp, una finestra dai vetri neri. Il nero è la somma dei colori dell'iride, nel
registro CMYK, come il bianco lo è nell'RGB.
6
124
“In Cristo si avverano le promesse Messianiche del profeta Isaia“ Dice GPII in
occasione del Giubileo dell'università: “Efatah, apriti” e racconta la storia del sordomuto al
quale Gesù offre l'opportunità di aprirsi alla comunicazione e alla verità. Prosegue dicendo:
“Cristo è il modello”...
L'Inglese è la lingua delle fotomodelle e degli ebrei, la più facile, la più difficile.
L'inganno è nella ' I '.
Il Messia è un evento multidimensionale interpersonale.
Noi, il Messia, siamo un football team, disciplinato e bene addestrato.
Per esempio, immaginiamo Gesù in compagnia della regina di Saba mentre guardano MTV
progettando il prossimo cartoon davanti a una tazza di tè aromatico: là è il Messia.
Il tempo Messianico è la realizzazione del Sabato di sette giorni.
E' la parola che rende liberi, non il lavoro. Ogni giorno è proibito togliere la buccia alle
mandorle, ogni giorno è proibito giacere su un'amaca sospesa tra due alberi. Ogni giorno è
un dovere rendere la vista ai ciechi. Nessun tempo è morto. Ogni istante è sacro. Nel
mondo rovesciato l'ozio è padre dei vizi e il lavoro nobilita, eppure è evidente che il lavoro
rende schiavi e che la schiavitù è la madre di tutte le perversioni. Il lavoro inibisce il
pensiero, la bellezza, l’arte, lo studio e la sessualità. Rende stupidi e cattivi, dal latino
captivus, catturato, schiavo.
Siano maledetti i Sabati, le Domeniche e anche i Venerdì se i Lunedì segnano l'inizio delle
stragi sul lavoro e del mobbing.
GIUBILEO DEI GIOVANI
L'incontro tra Giovanni Paolo II e i giovani cattolici è stato davvero rinfrescante: i
ragazzi erano educati ma non sottomessi.
Le cronache in quei giorni invece sembravano quelle del Leviatano: bambine trucidate,
sottomarini affondati...9
OSCAR, I MISS YOU
Si conclude oggi il Giubileo Gay. E' stato un gentile omaggio da parte gay, ma li
avrei preferiti più grintosi, tigri su vaselina, non gattine smarrite e confuse.
La performance da una parte e dall'altra è stata misera, gli argomenti economici e genitali:
la famiglia, la sicurezza, l'eredità... e il pisello di papà. Com'è triste il cielo quando gli
uccelli volano bassi!
Mi tirano in mezzo, mi citano a sproposito, non sono un ginecologo né un commercialista,
dimenticano che non sono venuto a portare la pace ma con la spada a dividere il padre dal
figlio, il marito dalla moglie. Ora devo aggiungere il marito dal marito e la moglie dalla
moglie. Sembrano così lontani i tempi in cui mi vestivo da regina di Now-Here e insieme ai
ragazzi sbranavamo buoi nei locali etero.
Il Santo Padre ha saputo resistere alla tentazione di abbracciarli, è stato il suo dono, ma i
gay non l’hanno capito. Peccato.
Eden sembra un miraggio ma non v'è luogo più reale.
E' un peccato vedere il giardino delle delizie trasformato in un museo interattivo degli
orrori dove ogni invenzione rende la vita più dura, un campo di concentramento dove
esercitare il controllo oltre la soglia del proprio dolore e di quello altrui.
Nelle strade volti senza grazia, in tv una catena incessante di omicidi tutti uguali.
Si cercano orrori più grandi.
La fascinazione irresistibile della paura ha il sopravvento sull'eros e si fa dislessia.
Una bambina Italiana fu trucidata sotto il castello dove era stato girato il film Nel nome della rosa, un'altra bambina,
Egiziana, fu trucidata a Genova. Il sottomarino da guerra russo Kurshk, una metafora moderna del Leviatano, il mostro
marino descritto nel Genesi, si inabissò nelle acque del Baltico.
9
125
Dati falsi, volontà di controllo, perdita d'innocenza.
Le anche s'irrigidiscono, il cuore è bloccato, il corpo muore.
…Che peccato.
Il peccato si può togliere perché non esiste. Esistono cause ed effetti.
Chiedete e vi sarà dato.
Il peccato non esiste ma bene e male si.
I ragazzi buoni vanno in Paradiso, quelli cattivi dappertutto.
Essere buoni è sciocco ma essere cattivi è stupido.
Meglio essere belli, Oscar.
GEENNA
Ho visto in tv uomini donne e bambini ai quali erano state amputate le mani
durante una delle tante guerre africane. I loro sguardi riflettono la stessa pacifica tristezza
degli occhi di un padre che vede i suoi figli fare cose sciocche.
Abbiamo assistito allibiti al crollo della montagna di rifiuti sugli abitanti della bidonville di
Manila. Sono rimaste sepolte circa 250 persone. Questa è la Geenna.10
All'Inferno, ci vanno sempre gli altri.
L'Uomo arrampicato sui trampoli della tecnica può creare qualunque cosa, nuovi
universi, nuove dimensioni. Chi è come Dio?
Dimentichiamo il Frankenstain della fiaba. Il nostro vicino di casa non offre il fiore alla
bambina: le espianta gli organi. Cuori di porco, cuori meccanici, certo che funzionano, il
corpo di porco meccanico era già pronto a riceverli.
Phisis corre inseguita dalla catastrofe che si arrotola dietro di lei, afferra al volo un
panino e continua la corsa. Sarà kasher?11
I popoli sovrasviluppati accolgono come una mascotte l'aborigena australiana che
vince alle Olimpiadi cancellando i loro vaghi sensi di colpa ma non quelli di superiorità:
anche i più irriducibili s'inchinano a Nike, la dea Greca della vittoria.
NOVE DI AV
Il mese di Av corrisponde a Luglio/Agosto. I Cinesi celebrano il punto intermedio
tra il solstizio d'Estate e l'Equinozio d'Autunno il Nove di Av, lo stesso giorno della
distruzione del Tempio.
Un giorno d'Agosto un uomo scomparve. Il 6 Agosto fu sganciata la bomba su Hiroshima.
5 Agosto. Dallo scorso settembre è la seconda volta che ricevo l'avviso: se non vado via
dall'Italia mi uccideranno. “Not in a bang but in a whisper.“…In un gemito… Temo che
questo sia il modo in cui mi vogliono uccidere. Rabbi Aquiba durante il martirio: “Il giusto
muore... ma per sottrarlo ai mali che vengono, il giusto viene ritirato (dal mondo)”.
Sono morto tante volte, ogni volta mi hanno riportato indietro miracolosamente. Ogni
volta mi sono ritrovato appeso, come nel film sul manoscritto trovato a Saragoza. Jan
Potockij, autore del libro, morì suicida.
Mi è stato intimato di vivere questa vita fino in fondo.
QUO VADIS?
10
Geenna: discarica, sinonimo di inferno.
11
Kasher: regola alimentare Ebraica.
126
Venire o non venire? Certo che mi sono chiesto se sarebbe stato meglio non essere
mai stato, visti i disastri compiuti in mio nome. Mi è stato affidato un compito. Non vedo
l'ora di consegnarlo.
Dall'identikit non mi sarei riconosciuto: non sono mai stata bionda, a volte rossa,
ma bionda mai. Chi sarebbe quel vampiro anemico che fa cadere pesci dal cielo? Lo chiedo
a te, Zeffirelli.
Ogni giorno eserciti di suorine m'infilano chiodini d'argento nelle manine e nei piedini.
“Se vostro padre fosse stato impiccato ad un albero voi venerereste quest'albero?” Chiede
Bèrenger, eretico Càtaro.
“Beati i primi” …Buona, ma conviene essere secondi.
“Fate questo in memoria di me”. Troppo auto-celebrativo. Non sarà stato invece:
“Serbate il mio corpo in ri-membranza di me”? O in ri-membranza dell'Io"?
Nelle traduzioni qualcosa si perde sempre.
“Lasciate che i fanciulli vengano a me”.
Questo può darsi...
Ascoltando la storia del figliol prodigo tendiamo tutti ad inciampare dove casca il
fratello: sull'inganno sinottico. Il figlio è prodigo, ha devoluto la sua parte di dote tra gli
stranieri, è generoso, non è un vizioso. Sappiamo inoltre da altre fonti che nella casa del
Padre i soldi crescono sugli alberi. Sarà meglio dunque esser prodighi che avari.
Ritorno e partenza sono espedienti letterari per giustificare la festa: il ragazzo non si è mai
mosso da casa. Il figliol prodigo seppure sfortunato e depredato, diventa un ragazzo prodigio
se si aggiunge una i, ma sarebbe un nonsenso.
Personalmente trovo interessante questa storiella ma ho sentito dire che qualcuno in
Vaticano, per adeguare i Vangeli a una visione più sobria, ha pensato di stralciarla perché la
considera i-nessenziale.
La Chiesa Cattolica ha chiesto scusa quasi a tutti, tranne a Giordano Bruno a
Lucifero, l'angelo portatore di luce. Sappiamo cos'ha fatto Giordano Bruno, parlò male del
papa e questo non è bene, ma perché hanno messo Lucifero all'Inferno?
L'Italia è un paese ricco, il paesaggio è splendido, il clima mite, il cibo ottimo, i
vestiti di ottima fattura, eppure la gente è depressa, è uno dei paesi più infelici del mondo.
Non sarà perché adorano un dio crocefisso?
D'altra parte, secondo Duchamp, bisogna uccidere il proprio vicino per
sopravvivere, n'est ce pas?
Io mi lamento, ma c'è chi è messo peggio di me: povero Padre Pio!
La gente crede che la colpa della propria ignoranza sia dei preti o del Vaticano.
Serpenti! Ignoranti per poter essere serenamente ipocriti e malvagi! La colpa non è del
Vaticano né dei preti. La colpa è della Chiesa, la comunità dei fedeli e degli infedeli.
CASTA DIVA
L'ideale di donna alla quale il Santo Padre esorta a rivolgersi è Santa Maria Goretti,
la giovane che per preservare la sua purezza si fece uccidere dal proprio stupratore.
Ilona Staller, porno star stuprata dal marito Jeff Koons, falso artista ma autentico venditore
di aspirapolvere, dopo anni di sofferenze giudiziarie vinse la causa di affidamento del figlio.
Credo che l'Universo sia abbastanza grande da contenere entrambe le favolette morali.
“ Fuck the rapist if you can”.
E' il consiglio di Robert Crumb, comix designer: un risultato raggiunto in entrambi i casi.
“Vanità… Tutto è vanità”, ricorda il Quohelet, l'Eclesiaste.
127
ABELE E CAINO
Abele in ebraico si legge Havel, un soffio… una vanità… un gas... La vita è come un
romanzo, a volte sembra di scriverla da una camera a gas. Anche questo è illusione. La
Shoah ha espresso straordinaria bellezza. La vita è un caleidoscopio di colori, un cristallo
con molte facce, coincidenze di circostanza. La cosa peggiore dei campi di sterminio non
sono le camere a gas ma le famiglie felici fuori.
Non si dovrebbe dimenticare che nei campi di sterminio insieme agli ebrei, ai politici, agli
zingari, ai portatori di handicap ci sono finiti anche i culattoni.
Nessuno tocchi Caino. Amate i vostri persecutori, essi vi fanno grandi ma non rimanete
troppo attaccati a loro. Quando il loro compito con voi è terminato non tratteneteli, hanno
tanto da fare con altri.
NATO PRIMA
Graziano Origa nel corso di un'intervista mi chiese a quale personaggio avrei potuto
paragonarmi. Non mi veniva in mente nessuno. Cambiò la forma della domanda emi chiese
chi considerassi veramente speciale, chi fosse per me un mito. Senza dubbi risposi:
“Mishima. Nemmeno Buddha è come lui.” Ma mai avevo pensato di paragonarmi a
Mishima. Graziano mi chiese se andava bene Buddha. Risposi che Buddha era ok.
Nei quartieri alti circola una storiella sul Buddha storico: si narra che Shakya Muni, detto
Buddha, dopo l'illuminazione sotto l'albero del Bodhi, ricevette due inviti di ospitalità, il
primo da parte del più alto bramino del luogo, in un monastero, l'altro da parte della più
famosa cortigiana in una casa di piacere. -Puoi credere?- Scelse la seconda. Questo taglia la
testa al toro sulle differenze teologiche tra Buddhismo e Cristianesimo: sia il Principe
Siddharta della tribù dei Shakya che Yeoshua il Nazzareno, sono entrambi figli di
Buddhana.
UNA CITTA' PIENA DI FIORI
Solo le puttane e le loro storie riescono ancora a sedurmi in questa città piena di
pioggia.
MARE DELLA FERTILITA'
Theodor Wiesengrund Adorno, musicologo e moralista Ebreo Tedesco emigrato
negli U.S.A. e Kenkoo, esteta e maestro di cerimonie di corte in Giappone nel '700 avevano
qualcosa in comune: entrambi scrivevano alla luce della luna.
OSTENSIONE DELLA SINDONE
Quando i cristiani recitano il Credo affermano la resurrezione della carne ma non
credono nella metempsicosi o nella reincarnazione. Quale sottigliezza filosofica!
Passai da Torino nel '77 e acquistai la t-shirt della Sindone, che indossavo con i
bondage. Neppure il fuoco di Kether13 la volle distruggere. La Sindone sembra mettere sotto
temporaneo scacco la tecne che ancora non riesce a scoprire il meccanismo della
fabbricazione. Nell'attesa si parla seriamente di clonare Gesù dalle tracce di sangue. La Sacra
Sindone, quel lenzuolo magico, potrebbe rivelare la meccanica dell'immortalità: il segreto
per vivere per sempre. Si ride dell'Alchimia e si cerca ancora l'oro degli allocchi.
Si è perso ogni senso estetico ma non l'umor nero. Io li guardo e non rido. Provo pena per
quei cervelli ipertrofici capaci di tutto: i morti resuscitano i loro morti.
13
Kether: la Corona, prima sephirà dell'Albero della Vita.
128
ATTO DI ADORAZIONE
Odio la poesia. Il romanzo è voluto e prevedibile. L'aforisma, presuntuoso e volgare.
“Adoro i campionati di miti infranti e di citazioni”.
SAFARI
Hanno detto che siamo qui per estinguere il karma e se fosse per agire?
Hanno detto che siamo qui per espiare e se fosse per creare?
Hanno detto che siamo qui per imparare e se fosse per dimenticare?
Hanno detto che siamo qui per soffrire e se fosse per gioire?
Hanno detto che viviamo in una valle di lacrime ese fosse una valle di coccodrilli?
IN PRINCIPIO
…è il Tao
dove finisce il Tao viene l'amore
dove finisce l'amore la viene la legge
dove finisce la legge la viene il caos.14
La battaglia per i diritti civili è l'espressione più avanzata della socialità nelle regioni più
progredite del pianeta. Si colloca nel registro della legge, appena un gradino sopra il caos.
EPILOGO
Anche queste parole saranno trasformate in massi di granito per costruire la Chiesa
del Tempo?
14
Lao Tzu, Tao te king.
129
30
IL TERZO SEGRETO, ANCORA
La notte precedente all'annuncio della Chiesa Cattolica di voler rendere pubblico il
testo integrale del Terzo Segreto di Fatima, il 26 Giugno 2000, ebbi un sogno:
La grande casa che mi era stata donata anni prima in un’altro sogno, in
questo era quasi ristrutturata. Mi congratulai con mio figlio che aveva dipinto sul
muro le mensole che sostenevano miracolosamente i Libri e pensai: manca solo la
porta. Immediatamente arrivarono degli operai che la montarono. La casa era
ultimata. Dalla finestra provenivano rumori inquietanti. Mi affrettai per chiuderla
ma una voce mi disse di lasciarla aperta. Sul tetto della casa di fronte c’era un
enorme lupo grigio e in un balzo fu nella stanza, si accucciò e mi guardò con gli
occhi dolci. Poi saltò dalla finestra planando nel cortile. Ad attenderlo c'erano due
bambini avvolti in un'aurea di luce bianca.
Si allontanarono insieme nella luce.
Nei bambini riconobbi i tre pastorelli che ricevettero la visione da parte della
Signora di Fatima e nel lupo grigio il nome della setta turca di estrema destra cui
apparteneva Alì Agca, l'attentatore che ferì il Papa. Nella realtà riconciliata il lupo non
costituiva più una minaccia, conviveva con l'agnello come nella profezia Messianica.
Interpretai questo sogno come un segno che i tragici eventi descritti nei messaggi di Fatima
erano superati, ma nei giorni successivi, durante l'incontro tra i giovani e il Santo Padre
ebbi un altro sogno, più inquietante del precedente, che purtroppo si rivelò profetico:
Nella stazione della metropolitana le poche lampade funzionanti
diffondevano una luce grigia nell'ambiente diroccato. La scala mobile non
funzionava. Si doveva salire a piedi. Intravidi un movimento: un grosso felino grigio
dagli occhi di fuoco si aggirava non visto nell'aria grigia. Mi considero amico dei
gatti e anche delle tigri ma il vellutato grigiore di quel felino mi preoccupava. Battei
le mani per tenerlo lontano dalla gente che non si accorgeva della sua minacciosa
presenza. Girò su se stesso e mi guardò digrignando i denti. Da solo non potevo far
niente. Dovevo salire e cercare aiuto per ricondurlo al suo ambiente. Mi risvegliai
nel caldo mattino d'Agosto.
Questo sogno presagiva un nuovo ordine di minacce. A differenza del lupo
mansueto il minaccioso felino si mostrava irriducibile, la gente non lo vedeva, era
incosciente della grave minaccia incombente. A chi avrei potuto chiedere aiuto? Da anni
parlavo nel deserto. Se avessi detto “Sono Gesù, ho avuto un sogno”, non mi avrebbe dato
ascolto nessuno. Era la croce di Cassandra, la veggente che come me non era profetessa in
patria. Inviai ugualmente alcune e mail agli indirizzi opportuni con le annotazioni sul
Giubileo e i due sogni allegati ma naturalmente nessuno rispose.
La piccola bottega della famiglia Umana continuava a ritmo incessante la
produzione di orrori. Un nuovo flagello si era abbattuto sull'Europa, l'encefalopatia
spongiforme, una patologia soprannominata dall'Umanità impazzita con macabro
nonsenso: fenomeno della mucca pazza. Confusa e priva d'equilibrio, l'Umanità aveva
riprodotto i sintomi del proprio stato nell'andatura delle mucche morenti che aveva creato,
ma non si vide riflessa nell'immagine speculare. Immemore del principio “tu sei quello che
mangi”, perse un'altra occasione per accorgersi dei livelli di autodistruzione raggiunti per
l'insana ingordigia economica e alimentare, per fede mal riposta e per paura della morte.
Rise cinicamente della propria produzione di mostruosità, dei danni procurati alla
Creazione, della quale avrebbe dovuto essere custode, mentre era torturatrice.
130
Durante l'anno giubilare esplose lo scandalo dei preti pedofili. Non avrebbe dovuto
stupire che in una società perversa e malata di morte lo fossero anche alcuni dei suoi preti.
Fu sollevata la questione del celibato, un peso che non fu posto né da Gesù né da Pietro,
che era sposato. La questione non si pone nell'Ebraismo, che considera il celibato un vizio
e nemmeno nel Cristianesimo delle origini, perseguitato anche perché accusato di pratiche
orgiastiche dal perbenismo sessuofobico Latino.
Il celibato è una tradizione pagana. A dispetto del mito cinematografico Roma, i cui eccessi
erano per lo più gastronomici e circensi, era poco incline al libertinismo sessuale.
Considerava la castità una virtù, come attesta la tradizione delle Vestali, le giovani che
consacravano la propria verginità a Vesta, la Dea protettrice del Vestito e ancora oggi le
news, legate al retaggio atavico, gridano al sacrilegio quando le telecamere morbose
scoprono le indossatrici, moderne vestali, coinvolte in festini… a sfondo sessuale!
L'istituzione ecclesiastica Cattolica considerò conveniente il celibato per varie ragioni,
essenzialmente di ordine economico. Il rispetto del celibato, in ogni modo, è una questione
inerente agli ordinamenti interni all'istituzione e riguarda esclusivamente chi decide di
accettarne le regole, non ha relazione alcuna con la violenza nei confronti dei bambini,
un'attitudine particolarmente odiosa per via dei soggetti contro i quali è rivolta.
L'opinione pubblica considera separatamente i vari sintomi e non si rende conto di
una costellazione d’abitudini, di un complesso di relazioni deviate eche la mancanza di
rispetto per se stessi è proporzionale allo sviluppo del fenomeno sociale della pedofilia e
all'abuso di droghe. Solo un'autentica con-versione potrebbe salvare il Pianeta dalla
distruzione cui sembra felicemente votato e che non sarà salvato dalle petizioni contro il
buco dell’ozono.
131
31
PARADISO, NON PER ME
Il Giubileo chiuse il sipario con un generico volemose ben. Bye bye miss American Pye.
Il Libro dell'amore è stato scritto, la torta è stata mangiata, la musica è morta. Andate in
pace.
Io la pace non la trovavo. Avevano spento le luci, i microfoni, le telecamere ma mi avevano
dimenticato sulla Croce. Nessuno si era occupato della deposizione. Ero ancora il
Nosferatu, l'insepolto, il non morto. Non c’era alcun bisogno di artisti, sciamani, tanto
meno di Gesucristi risorti, le cui statue, prodotte in quantità industriali per lo più dalle
fabbriche della Cina comunista, bastavano e avanzavano.
Fortuna vuole, per la mia sopravvivenza, che Anna Maria cercasse un'assistente bag
designer. La Vita mi ha sempre fatto incontrare i maestri nei luoghi più impensati. Come
nel vestito dei gigli di re Salomone, ammiro il senso delle proporzioni, il sapiente equilibrio,
che distingue il disegno sobrio ed elegante di Anna Maria. Iniziai a dipanare il filo
d'Arianna nel dedalo della borsetta. Nel disegno tattico ritrovai il circuito familiare delle
mappe psicogeografiche. Divenni esperto di, bordi e piping, manici e clips, zipperpool e
tooks. Mi addentrai nelle profondità più viscerali di Edom: l'Accessorio, la parte più intima,
secondo il registro freudiano.
Ogni evento è di ordine estetico e la Bibbia è un manuale di eleganza, sempre
attento al look: descrive nei particolari il pettorale del Gran Sacerdote decorato con dodici
pietre preziose, troviamo le indicazioni per realizzare gli abiti di preghiera, incontriamo il
mitico mantello a righe technicolor di Giuseppe che appare, scompare e poi riappare sugli
attaccapanni più impensati, trasmigra nei Vangeli dove si parla sovente delle tuniche e dei
mantelli di Gesù. Il mantello che donò a Pietro che aveva freddo lo troviamo di nuovo
come posta, giocato ai dadi dai soldati Romani sotto la croce. Quel mantello era di un
pezzo solo, e questo significa che era di buona fattura e che era costoso, ma seppure di
buona fattura era di seconda mano, veniva dal guardaroba di Giuseppe.
- Glam slam thank you mam! Nel frattempo Madonna era impegnata nel tour di Music, sarebbe passata anche da
Milano dove avrebbe tenuto un concerto, dopo la sosta in Via Montenapoleone per lo
shopping di rito.
Questa volta avevo deciso di non mancare al concerto, ma non mi accorsi che il tempo
passava e il giorno precedente alla sua performance l'invito mi colse di sorpresa.
Telefonai a Nanda, che qualche giorno prima mi aveva invitato ad assistere all'esibizione di
spiritualismo virile non privo di poesia dei preti Shao Lin, discendenti di Bhodidarma,
fondatore del Buddhismo Chang in Cina, che attraversò il mare a bordo di una zucca cava
per portarlo in Giappone, dove prese il nome Zen.
Per coincidenza lo stesso giorno del concerto di Madonna, Miro avrebbe presentato il
nuovo libro: Il senso del dubbio.
La storia si svolge in un castello delle Alpi Svizzere, “…rifugio di Hedy Sax,
famosa stella del rock, che lì vive ritirato dal mondo. L'affascinante sorella Flora, che
132
per qualche irripetibile stagione si è esibita con lui, ne è la gelosa custode… Flora
decide di ospitare un autore di cinema che ha in progetto di girare un film su Sax…
Il senso del dubbio rivisita in modo originale e provocatorio un topos per eccellenza
della letteratura: il castello, metafora esistenziale in cui il cavaliere - come il
protagonista del Castello di Kafka -, mettendo in gioco se stesso, cerca di essere
ammesso a conoscere il misterioso signore del luogo, quel poeta del rock che si
ostina a negarsi al mondo. - Forse perché il mondo insegue chi scappa e ignora chi si
propone con troppa insistenza. - O forse perché quel castello in realtà è una
macchina capace di generare incubi e di uccidere, oppure il laboratorio per una
nuova vita”.1
Prima del concerto mi recai alla presentazione del libro, finalmente avrei avuto
l'occasione di incontrare Alessandro D'Alatri, il regista del film dei Giardini dell'Eden, Da
lungo tempo desideravo congratularmi con lui per aver affrontato insieme a Miro il viaggio
alla ricerca di Yeoshua. D'Alatri mi chiese se avessi trovato identità con il personaggio. Avrei
voluto esprimere quanto avevo apprezzato il suo film e chiedere notizie sul percorso, ma
ero così nervoso e amareggiato che risposi: “E’ stato difficile… Kim Rossi Stuart è così
bello”.
Nanda ed io assistemmo per la prima volta ad un concerto di Madonna dal vivo.
Questa volta, a differenza del concerto di Blonde ambition a Torino, lo stadio era pieno di
fans. Dalle crisalidi appese al soffitto scesero formiche scavatrici, le ant-enate ant-ennate
dell'Uomo che iniziarono una danza shao lin, simile a quella dei monaci guerrieri a cui
avevamo assistito pochi giorni prima con Nanda.
La piccola figura di Madonna apparve e attraversò come un raggio di luce lo Stargate tra le
macchine sceniche. Dispiegò i molteplici volti della Divinità, cantò le lodi del Figlio e dello
Spirito Santo ed estese le maniche del kimono nello spazio cyber manga a rappresentare
l’infinito. Madonna fu all'altezza dei settantadue Nomi.
Avevo atteso tanto a lungo quel momento! Peccato che la mattina di quel giorno così
speciale mi fossi svegliato più storto del solito. Ero furioso per il corso che aveva preso mia
vita, in cui non mi riconoscevo, era la vita di un altroIl mio lavoro d'artista era stato
stralciato insieme alla possibilità di comunicare, ero inchiodato nel mio appartamento e il
lavoro non era compiuto. Non sopportavo più di essere in stato di arresto domiciliare. I
Cristiani della Domenica, gli scippatori del Verbo, sottratta la parola, mi avevano
imbavagliato e ne facevano quel che volevano. Avevo delle cose da dire ma nessuno a cui
dirle. Era una tortura più lancinante di quelle subite durante l’incantesimo di Biancaneve,
quando soffrivo come un cane vivisezionato senza anestesia, ma ero impegnato a riempire di
vino le piscine del Pianeta, e questa attività che mi permetteva di sopportare la scatola del
dolore assoluto manovrato dalle streghe Benegesserit.
Ero furioso e non avevo la mente libera così non apprezzai la performance di Madonna
quanto meritava. Nessuno è perfetto.
Cercavo di mantenere la calma e come Madonna proseguivo gli studi della cabala.
Una Domenica piena di sole e di vento mi stavo recando alla lezione, la kipà3 sotto il
cappello -meglio non mostrare troppo apertamente simboli Ebraici, potrebbe sembrare una
provocazione (chissà poi perché)-. Un colpo di vento fece volare via entrambi. Riuscii ad
afferrare il cappello. I passanti volenterosi cercarono di fermare la kipà, senza successo.
Avevano timore di toccarla, un po' per rispetto e un po' per gentile ribrezzo. Me la restituì
un ragazzo Arabo. Fu una lezione radiosa.
1
Miro Silvera, Il senso del dubbio, ed. Frassinelli, Milano, 2001
3
Kipà: copricapo tradizionale Ebraico, indossato abitualmente dai religiosi e in generale durante le cerimonie.
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CHARLY DON’T SURF
“Questa è la fine, mio caro amico, la fine”.
Inizia nel rombo degli elicotteri, le locuste d'acciaio, il celebre brano di Jim
Morrison, colonna sonora di Apocalypse Now, di Coppola, le cui riprese iniziarono il 20
Marzo, il giorno del mio compleanno. Stava per uscire l’edizione digitale integrale.
Il giorno del compleanno di mia madre, precedente a Ferragosto, festa dell’Assunzione, mi
fu proposto di realizzare un progetto per un nuovo locale di Torino, della catena degli
Apocalypse Now Bar, presenti nel Sud Est Asiatico e negli U.S.A. Nome e date non
promettevano una vacanza, ma la proposta giungeva inevitabile come un ordine dello Zio
Sam che ti punta il dito e dice: "We want you in the steady crew". Accettai.
Con l'Estate giunse la sconvolgente notizia della strage della Famiglia Reale
Nepalese. Secondo le confuse testimonianze Sua Maestà Re Birendra, considerato
un'incarnazione di Vishnu, era stato ucciso insieme al resto della famiglia reale dal principe
Dipendra, suo figlio, a sua volta ucciso da una guardia. Il Nepal, considerato dai più una
meta turistica esotica, un lontano paese folcloristico, in realtà è uno dei centri del mondo.
Kathmandu è luogo di pellegrinaggio dei fedeli di Induismo e Buddismo provenienti da
tutte le Nazioni, come Gerusalemme, La Mecca, Roma. La lettura sincronica del scioccante
e doloroso evento giungeva nell'intensificarsi della guerriglia maoista che insanguinava il
paese e lo rendeva foriero dei gravissimi fatti che avrebbero scosso il Pianeta.
Visitai la mostra sulla Shoah, a Palazzo Reale, a Milano. Le annotazioni manuali
degli interrogatori e degli elenchi di deportati erano impressionanti, ma quello che più
sorprendeva erano gli articoli dei quotidiani di regime che plaudivano al Gran Moufti di
Gerusalemme, alleato e ammiratore di Hitler, e agli attentati Arabi contro gli Ebrei, che
erano all’ordine del giorno molto prima della migrazione successiva alla Seconda Guerra
Mondiale e della rifondazione dello Stato d'Israele. Cambiavano i nomi dei personaggi e
degli apparati di regime, ma il tono e il contenuto non differivano dagli articoli pubblicati
sui quotidiani attuali che usavano epiteti solo poco meno offensivi nei confronti della ‘vile
razza ebraica’. Durante il nazismo, ai bei tempi delle leggi, razziali il Corriere della Sera
incitava a cacciare gli Ebrei in Israele. Peggiori dei nonni, gli agnellini nazional-popolari ora
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volevano cacciarli da Israele nel mare. La mamma dei nipotini di Esaù e figli di Amalek1 , è
sempre incinta.
Nonostante non considerassi molto intelligenti i miei connazionali, ogni volta peccavo di
ottimismo nei loro confronti e ad ogni occasione mi accorgevo di considerarli sempre molto
più intelligenti di quanto riuscivano a dimostrare. A seguito della ripresa dell'intifada avevo
visto con sorpresa crescere ogni giorno l'antisemitismo, una forma di stupidità che
sembrava sopita, se non definitivamente sconfitta, nella civilissima Europa. L'effetto del
vaccino della Shoah, da cui gli Europei erano usciti turbati per il proprio abominevole
comportamento, stava ormai svanendo e preparavano nuovi pogrom.
Non avevo potuto esimermi dall'inviare alcune lettere sulle più evidenti falsificazioni della
propaganda antisemita, limitandomi ai più clamorosi esempi apparsi sulla stampa Cattolica.
Non ricevetti mai una risposta. Smisi quando mi accorsi che la gente non voleva sentire
ragioni. Era schierata sull’argomento e non aveva alcun interesse per la verità, a cui preferiva
il più facile slogan preconfezionato: “i malvagi, ricchi sionisti, la razza che vuole dominare il
mondo, alleati con i colonialisti americani assetati di petrolio volevano distruggere i poveri e
indifesi Palestinesi e si comportavano con loro come i Nazisti avevano fatto con gli Ebrei.”
Dunque: “Avevamo ragione a mandarli ai forni”.
Questa versione dei fatti presentava molti vantaggi rispetto alla verità: faceva sentire buoni,
schierati dalla parte dei deboli e del bene, risolveva i complessi d'inferiorità nei confronti
degli Ebrei, giustificava i motivi dell'odio che avevano portato allo sterminio di massa e non
ultimo, portava acqua ai movimenti neonazzisti Islamisti e petroldollari in cambio. La
paranoia è sempre latente in Europa, la nazione dove tutto è complotto. Si comincia con gli
Ebrei, si prosegue con i Marocchini, gli omosessuali, gli artisti le donne e i diversi. “Sono
Pazzi Questi Romani!” afferma Asterix il Druido.
Se mai malvagità, ipocrisia e malafede si possono considerare una malattia, l'Europa, che è
“Roma”, pagherà a caro prezzo la propria guarigione, se e quando mai guarirà.
La mutazione transessuale, nel trapasso alla nuova, era non aveva risparmiato né i genitori
né il mondo politico, nel cui immaginario la destra e la sinistra avevano rappresentato il
ruolo del padre e della madre. I figli del complesso di Edipo, rimasti orfani dell'ordine
sessuale precedente rimasero spiazzati nel trovarsi una mamma e un papà transgender. La
sinistra, alla ricerca di un'identità crollata insieme al muro di Berlino, la ritrovava bruciando
in piazza la bandiera con la Stella di David e per definirsi alternativa, sragionava sul ruolo di
nazisti degli Ebrei nei confronti dei poveri e innocenti Palestinesi lasciando gli Ebrei,
storicamente legati a ideali di sinistra, esterrefatti.
Anni addietro avevo provato sincera pena per le tristi condizioni in cui versavano i
Palestinesi. Leggendo le vicende storiche con maggiore attenzione, mi ero accorto che le
condizioni infelici in cui versavano erano state costruite ad arte con intenzione
autolesionista dal mondo Arabo e dai governanti corrotti con la complicità dell’Europa,
determinati a impedire la pacifica esistenza di Israele, unico esempio di democrazia in un
medio oriente dominato dai rais. Durante la loro storia millenaria gli Israeliani non non
s'impegnarono in guerre di conquista. La rifondazione dello stato di Israele, dopo quasi
2000 anni di diaspora, provocò l’invidia e il desiderio di possesso degli Arabi. Gli stati Arabi
promossero l’immigrazione per contrastare quella Ebraica e scatenarono la propaganda
antiebraica e gli attentati fino alla guerra detta dei Sei Giorni. Costretto a difendersi
dall’invasione dei paesi confinanti, Israele vinse la Guerra non voluta. Gli Arabi si sentirono
umiliati per questa sconfitta inattesa e intensificarono il terrorismo, senza considerare che
ognuno è responsabile delle umiliazioni che si autoinfligge.
I Palestinesi autoctoni, fuoriusciti spontaneamente da Israele nella certezza di fare ritorno
nella terra epurata dopo la distruzione del piccolo esercito, furono cacciati dagli Egiziani,
ospiti in Giordania tentarono di destabilizzarla, cacciati dalla Giordania e accolti dal
Libano, lo distrussero.
1
Amalek, figlio di Essau, meno nobile del padre, nemico irriducibile di Israele.
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Si tende a dimenticare che i terroristi Palestinesi realizzarono diverse stragi anche in Italia,
un paese che pure nei loro confronti ha sempre espresso viva amicizia: negli anni ’70
compirono due stragi all’aeroporto di Fiumicino. Seguì il sequestro dell’Achille Lauro e gli
assassini di Leon Klinghofer, Ebreo Americano paralitico, furono fatti fuggire dal Governo
Italiano il quale, piuttosto che consegnarli, rischiò uno scontro con l’esercito USA di stanza
in Italia. Nell’82 assistemmo all’attentato alla sinagoga di Roma, dove fu ucciso un
bambino, Stefano Taché. La serie di stragi Palestinesi nelle altre nazioni amiche Europee è
interminabile. Ricordiamo per tutte la strage della squadra Israeliana alle olimpiadi di
Monaco.
La nuova operazione di pubbliche relazioni, l’intifada 2, consisteva nel mandare i loro stessi
bambini usati come macchine da guerra a lanciare contro i carri armati sassi e bombe fatte
in casa, che spesso esplodevano tra le loro mani mentre gli adulti appostati dietro di loro
sparavano con armi vere contro i soldati di Israele nella speranza che rispondessero al fuoco
e uccidsessero i propri figli. Le stragi di Ebrei diventavano sempre più frequenti ed efferate,
eseguite dall'ala combattente di un gruppo eterogeneo, privo di origini, tradizioni, cultura,
lingua comuni, costituito da arabi più o meno autoctoni. Unico ideale: l’odio per gli Ebrei.
Unico scopo costitutivo ributtare gli Ebrei a mare. Troppo poco per definirsi un popolo e
una nazione orgogliosa.
Eppure, contro ogni logica, questi uomini privi di umanità conquistarono il cuore dei
buoni Europei che videro negli Ebrei i loro malvagi aguzzini.
A seguito della seconda intifada i malvagi Ebrei licenziarono le centinaia di migliaia di
Palestinesi che lavoravano per loro e questi si trovarono anche disoccupati e incapaci di
crearsi un’attività costruttiva.
Stavo disegnando borsette quando l'11 Settembre giunse la notizia dell'attacco alle
Torri. Aveva inizio la fase più catastrofica dell'Apocalisse, le scene più drammatiche
paventate dal Terzo segreto di Fatima andavano in onda in diretta. Il minaccioso felino
grigio che avevo sognato l’Estate precedente era in azione.
La profezia di William S. Burroughs in Apocalypse, registrata nel CD Dead City Radio, nel
1990, dodici anni prima dell'attacco, descriveva il Dio Pan che si aggira tra i graffiti
painters, tra nuvole di colori fluorescenti, mentre i grattacieli esplodono in stelle e strisce
nell'inferno scatenato dai seguaci della setta Wahabita fondata da Hassan I Sabbah, il
Vecchio della Montagna. Per un breve istante il mondo si trovò di fronte alla differenza tra
bene e male, oltre le ideologie e i piccoli interessi di corporazione. Per un attimo l'umanità
apparve nobile nella reazione composta. Superato lo shock, che per un istante aveva
espresso bellezza, il Sindacato riprese il controllo e ricompose la maschera cinica
dell'ipocrisia e del falso giudizio: “E se fossero stati gli Ebrei?… O gli stessi Americani?…
Gli Ebrei erano stati avvertiti dagli altri Ebrei a non recarsi al lavoro quel giorno”… Dopo
la tempesta seguì il venticello della calunnia.
I terroristi avevano terminato il lavoro iniziato con il precedente attentato fallito al
World Trade Center. Non solo gli U.S.A. ma l'Umanità era stata innestata nella Quarta
Guerra Mondiale. Poteva soccombere rifiutando di combattere o difendersi, ma non poteva
evitarla perché i terroristi non si sarebbero fermati.
Scopo del terrorismo non è la conquista dei beni ma la distruzione e l'instaurazione del
dominio del terrore, un fine incomprensibile alla mentalità utilitarista Occidentaleche ha
dimenticato il senso della parola dépence, la dispesa, la spesa senza profitto. Incapace di
pensare se non in termini di convenienza, questa volta si trovò di fronte all'Angelo della
Morte, un'entità che non che non considera i termini del guadagno e perdita, che non
desidera una soluzione positiva del conflitto. Rappresenta il negativo assoluto: la tanto
temuta MORTE.
Ma nulla è così puro e anche l'ideologia negativa Wahabita della morte intreccia
equivalenze e relazioni occulte con l'ideologia positiva del profitto: i terroristi sono
un’espressione della borghesia globalizzata, Arabi ricchi, di buona famiglia, hanno studiato
nelle migliori università occidentali, sanno maneggiare capitali e produrre profitto dalla
Morte Nera, la fonte dell’energia che della guerra di religione è la fish.
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Che spettacolo di stupidità fu il crollo delle torri, a imitazione del virtuale con sangue vero
in sovrappiù! La reattività compulsiva dei serial killers di massa affetti da sindrome religiosa,
aveva prodotto un esempio d’iperrealismo privo di mediazioni: pura e semplice realtà bruta.
Quintalate di kerosene non fecero un miracolo ma realizzarono la profezia dell’apparizione
negli ultimi giorni di un’animale mostruoso, nato dall’incrocio tra il porco e il cammello: il
porcammello, che unisce le qualità del divoratore e del digiunatore dei due animali,
entrambi privi di spirito. I preti della morte, i religiosi del materialismo anticonsumista,
dimostrarono la natura di pietra del dio al quale offrono i sacrifici umani. Il dio che ordinò
la distruzione delle statue Buddhiste prima e delle torri poi è un dio separato. E’ un piccolo
dio regionale, che rinnega le differenze della creazione stessa. Soltanto un dio di pietra
rivaleggia a cannonate con statue di pietra, non certo il Dio di Abramo, al quale l’Islam
pretende di riferirsi, che non teme gli idoli ma ne ride.
Credevano di porre fine al mondo dello spettacolo e di attuare con la messa in scena della
catastrofe il superamento dell'illusione? Accecati dall'odio e dalll’invidia, succubi
dell’immaginario pagano più volgare, scambiarono la critica dello spettacolo con lo
spettacolo della critica e confusero il virtuale con lo spettacolare. Comparse dei talk show,
senza i quali il neo terrorismo elettronico non esisterebbe, produssero lo spettacolo della
fine del mondo in seconda visione.
“Lo spettacolo non è una serie di immagini ma un rapporto sociale tra
individui, mediato dalle immagini”.2
-Già visto- direbbe Woody Allen, una messa in scena pre-vista nei film di
Hollywood, a cui la produzione nella realtà non ha aggiunto nulla, se non una nuova
umiliazione inflitta da Arabi al mondo Arabo e lutto e dolore al mondo intero. Quale
spreco di risorse! Quanti petroldollari gettati al vento! Quale rappresentazione di decadenza
e di debolezza espressero nel nome dell’Islam, che considera reato la rappresentazione per
immagini! Che degrado per una tradizione il cui Profeta insegnò a pregare Dio
Compassionevole, nel cui ambito il sufi Ibn Al Arabi, i cui insegnamenti furono inclusi
nella teologia Ismailita, scrisse:
“Il mio cuore è capace di ogni forma.
Un chiostro per il monaco, un tempio per gli idoli,
Un pascolo per le gazzelle, la Ka'ba del fedele
Le tavole della Torah, il Corano.
La mia fede è l'amore: dovunque vadano
I suoi cammelli, la vera fede è sempre la mia”.3
“Con due temperini in nome di Allah il misericordioso abbiamo distrutto le Torri”.
E’ una notizia costruita a tavolino e confezionata in formato Tamagochi, più che kamikaze.
E’ lo stato dell'arte del nuovo millennio, una sintetica condensazione di contraddizioni e
assurdità: il titolo pieno di aporie di una news, tanto rozzo quanto efficace. Lo sterminio di
massa dell’11.09, non ha cortocircuitato il sistema dei mass media, al contrario lo ha
alimentato con dosi massicce di morte, che è vitamina per le news. Nacque una nuova stella
dei notiziari, paladina della mezza luna: Al Jazira, una voce in Arabo nel coro mercantilespettacolare. Niente di nuovo sotto il Sole, se non una nuova multinazionale produttrice di
news. Trovarono ammiratori in Occidente. Come nel film di Monthy Phyton i borghesi dei
talk show invitavano a cena il signor La Morte. I figli di mamma catodica usarono gli
strumenti critici dell’epoca del vapore per analizzare gli eventi dell'era postumana: “Con
due temperini… hanno abbattuto le Torri… i cavernicoli Afgani!” esclamarono affascinati
dal genio del bricoleur terrorista, l’imitatore malvagio di Mac Giver. Non si avvedevano che
Guy Debord, La separazione compiuta, estratto da La società dello spettacolo. Internazionale situazionista, N°11, Parigi
1967. 1958-69. Nautilus, Torino 1994.
2
3
Karen Armstrong. Storia di Dio, Marsilio, Venezia. Citato in Nicholson, The Mystics, p.105.
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nell’universo dell'alta tecnologia in rete non esistono più due semplici temperini e che le
sedimentazioni dell'età del ferro partecipano alla globalizzazione in tempo reale.
Nonostante i film di James Bond, la fede cieca nell'arroganza euro-centrica non può
immaginare una sala di regia tecnologicamente avanzata, finanziata dai petroldollari Arabi,
situata in una grotta nelle montagne dell'Asia Centrale. Quanti miliardi di petroldollari
furono spesi per mettere in scena quello spettacolo di mistificazione, oltre ai pochi
petrolcentesimi del costo dei temperini! Incapaci di distinguere, i telespettatori nel ruolo di
opinion leader cadono nella trappola dell'attore vestito da buon selvaggio o fingono di stare
al suo gioco per far cadere noi-altri, i telespettatori al di qua dello schermo. La realtà mostra
troppe contraddizioni di termini rispetto al film che proietta la loro mente e non può essere
creduta per quello che è: Arabi ricchi e globalizzati, capaci di mettere insieme un piano hi
tech e di eseguirlo in nome di una supremazia nazionalsocialista. I terroristi Arabi non sono
selvaggi ignoranti. Non mancano di strategia, d'ingegno, di mezzi, né di conoscenza delle
tecniche di comunicazione. Quello di cui mancano è la verità. Il radicalismo assolutista
sposa il relativismo etico e mette al mondo il cammello-porco della contro-informazione, che
si pretende informazione più vera perché è “contro” ma che è solo vera dis-informazione.
l'Araba Fenice, risorta dalle ceneri del III Reich, pretende sia il Sionismo a controllare
l'informazione, mentre è in netto vantaggio nella manipolazione e la gestione delle relazioni
pubbliche rispetto all'Occidente impastoiato, fortunatamente, nelle norme del diritto e
dell'etica.
“Niente è vero, tutto è permesso”, secondo Hassan-I-Sabbah, il guerriero Ismailita del
castello di Alamut, la fortezza degli Hashishin. Si può dimostrare l’assioma lanciandosi con
un aereo contro un grattacielo. Si può fare di più, basta volerlo. Non ci sono limiti:
“Chiedete e vi sarà dato“.
Il progetto dei locali di Apocalypse Now si era trasformato rispetto all'idea iniziale e
terminai la mia collaborazione. Anche questa volta con Mirella c'eravamo imbattuti in un
lavoro che celava un senso nascosto e segnava il percorso della Profezia: durante il soggiorno
a Torino, visitammo uno dei luoghi dove, secondo la leggenda, sarebbe conservata la coppa
del Santo Graal, il calice nel quale Giuseppe di Arimatea avrebbe raccolto le gocce di sangue
del Cristo.
Al termine di una lunga camminata, oltre un ponte, giungemmo all'edificio che avrebbe
dovuto contenere la Santa Reliquia, salimmo la gradinata ed entrammo nel tempio. Ci
guardammo intorno, ma della preziosa coppa incastonata di pietre preziose contenente il
preziosissimo liquido rosso non si vedeva nemmeno l'ombra. Forse un po' deluso, sedetti in
raccoglimento. Nel severo ambiente percepivo l'intensità di una Madre che con lo stesso
amore da la vita e poi la toglie per donare di nuovo, nel ciclo naturale di nascita e morte.
Vidi un canto sublime: la vibrazione sonora di miriadi di scintille di consapevolezza
generava la visione di una coppa, il Sacro calice di Cristallo purissimo ed esprimeva nella
forma più pura l'intento di difendere le cose più preziose con la forza che dona la
compassione.
Il Calice stesso è il “sangue”, il Calice è l’Adom. E’ il Vaso costituito dalla miriade di Angeli
subatomici all’origine della Creazione. E’ il Corpus Cristi.
Spero di non aver deluso i cercatori del Santo Graal, o Sang Real che dir dsi voglia. D'altra
parte, secondo le leggende e le mappe, sono tanti i luoghi dove potrebbe essere conservata la
coppa che contiene il Preziosissimo Liquido Rosso Raggrumato e Putrefatto. Forse un
giorno qualcuno lo troverà e proverà a clonare il Signore Gesù anche se, fossi in loro, io non
lo farei: mamma dice sempre di non scherzare col potente Tom.
Il 16 Aprile, fui personalmente testimone di un tragico evento che riportava alla
mente il crollo delle Torri, seppure in proporzioni ridotte.
Camminavo sulla strada di fronte al palazzo disegnato dall'architetto Giò Ponti, quando
nella torre che è simbolo di Milano si schiantò un aereo da turismo con un enorme boato.
Dal foro perfettamente disegnato dal piccolo aereo nell’edificio uscivano fuoco e fumo,
mentre intorno scendevano lugubri coriandoli di carte bruciacchiate. Avrebbe potuto essere
una strage di proporzioni enormi che si rivelò di proporzioni ridotte, seppur tragiche, in
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termini di vite umane. In quel momento New York e Gerusalemme sembrarono più vicine
alla pacifica Europa. Il comportamento della gente fu ammirevole di fronte al pericolo
autentico, rappresentato dallo spettacolo messo in scena per noi. L'inchiesta dichiarò che
l'evento fu causato da una fatalità non intenzionale.
Anna, madre di mio figlio, si trasferì nella mia casa. Ci scambiammo racconti e
aneddoti rimandati, rivisitammo i momenti eroici e le vergognose disfatte, recitammo
anche qualche piccola discussione, come si usa fare in una vera famiglia. Fu il suo addio.
Una notte si schiantò in moto contro un albero. Le grandi ali del suo spirito si dispiegarono
rivelando la luce straordinaria che l’animava, oltre le misere apparenze delle recitazioni
terrene. Aveva vissuto a suo modo l’intensa esistenza di donna messianica non priva di
difetti. Aveva indossato con coraggio e auto ironia il ruolo di attrice cosmica portando un
contribuito determinante alla Divina Commedia e non sapevamo se ridere delle marachelle
di cui aveva costellato il suo Dharma o piangerne la dipartita.
Fu l’uno e l’altro.
Incontrai di nuovo Sergio. Costruiva il mondo a partire dallo spazio, aveva eletto il
pianeta a dimora e viaggiando raccoglieva oggetti nei suk e nei supermarket, creava
matrimoni inediti con lo stesso spirito divertito con cui progettava buildings e ambasciate.
M'invitò a vivere un nuovo momento d'invenzione nel suo studio: avremmo realizzato il
sito web per una ditta di cosmesi Giapponese.
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PANIFICIO
L'ospitalità è un teatro invisibile, è una guerra di ostaggi recitata tra l’ospite e colui
che lo ospita.
Nel 2002 assistemmo in televisione alla presa in ostaggio della Chiesa della Natività
a Betlemme - Beit Lehem - da parte di un manipolo di terroristi che finsero d'essere capitati
proprio lì per pura fatalità, inseguiti dai soldati dell’esercito di Istaele1 . Lo sceneggiato tenne
il mondo con il fiato sospeso, la perdita del controllo avrebbe comportato conseguenze
incalcolabili ma fortunatamente nessuno perse la calma.
Approfittando del fatto che l'ospitalità tende al dono per eccesso, come nell'episodio dove
Lot è pronto a consegnare le proprie figlie ai Sodomiti e ad abbandonarle alla loro crudeltà
a patto che non toccassero gli ospiti, i sacri Inviati del Signore1 , i terroristi pretesero armi
alla mano il diritto di asilo nel nome delle leggi dell'ospitalità. Lo pretesero come diritto
unilaterale assoluto. Prendendo alla lettera il detto Britannico, a guest is a host, l'ospite è un
ostaggio, chiesero agli ospiti, pretesero come riscatto dai guardiani Cristiani del Luogo, che
forzatamente li ospitarono, che dichiarassero Israele uno stato occupante in terra di
“Palestina” e se stessi vittime di un'aggressione, ma a differenza dell'impressione che la
richiesta di asilo intendeva comunicare, non erano Angeli del Signore, erano predoni
mascherati da angeli. In verità giocarono con astuzia una serie di aporie basate sull’assioma
che Israele sia lo stato occupante di uno stato inesistente e impastarono sul luogo del sacro
un pasticcio teologico, un sacri-legio: un dileggio del sacro e sul sacrilegio impostarono la
richiesta di riscatto.
Il luogo (maqom, in Ebraico) della Natività non avrebbe avuto importanza come luogo
comune, ma la lettera del Luogo è pre-scelta come oggetto della black-mail teologica.
Il Luogo, Maqom, che è niente di meno che uno dei Nomi di Dio, fu tradotto in ostaggio
come referente nel luogo di nascita di Gesù: The baby of Maqom, il Figlio del Luogo, nato a
Beit Lehem, la Casa del Pane e secondo la leggenda dei Vangeli fu collocato nella
mangiatoia tra il bue e l'asinello tra gli avanzi delle spigolature, la paglia delle spighe che
rimanda alla Megillà di Ruth, la storia della matriarca dell'Ebraismo, antenata di Re David.
Dal punto di vista della lettera fu offeso il fondamento teologico e liturgico del
Cristianesimo, secondo la Dottrina della Chiesa, il Principio Eucaristico stesso insito nella
“Casa del Pane”, Beit Lehem. Con la presunzione di trarre in ostaggio lo Spirito del “Corpus
Christi”, fu compiuta la massima dissacrazione: la profanazione del principio della
condivisione Eucaristica nella sede dell’origine del Sacramento, il Maqom, il Luogo. Per un
istante lungo un'eternità Roma cedette il Corpus Christi, il prodotto della Casa del Pane, di
Betlemme, Beit Lehem.
In Inglese, la parola Host oltre che ospite, ostaggio e fantasma, ghost, significa anche l'Ostia
Consacrata, Holly Ghost è lo Spirito Santo e “Chi bestemmia il Figlio può essere perdonato
e anche chi bestemmia il Padre può essere perdonato, ma chi bestemmia lo Spirito Santo,
costui non può essere perdonato”2 poiché si pone nel luogo dove il per-dono è rinnegato.
"L'idea era quella di entrare nella chiesa per suscitare pressioni internazionali su Israele . Gia' sapevamo che c'erano cibarie in
grado di sostenere i 50 monaci per due anni. Olio, fagioli, riso, olive. Buoni bagni e il pozzo piu' grande della vecchia Betlemme.
Non c'era bisogno di elettricita' perche' c'erano le candele. Nell'orto coltivavano verdure. C'era tutto il necessario" secondo un
comandante dei Tanzim, Abdullah Abu- Hadid, Yediot Ahronot 24 maggio, cit. in Daily Alert, Conferenza dei presidenti
delle principali organizzazioni ebraiche, 30 maggio 2002.
1
1
Genesi, 19, 8-9.
2
Luca 12.10
140
La Chiesa di Roma, che aveva ospitato il “Corpus” per duemila anni, lo cedette ai
teppisti e la Casa della Natività fu ridotta a un volgare panificio dalla premiata pasticceria
rai/islamista (dove rai non è un genere musicale). Dal punto di vista della teologia Cattolica
e Cristiana il gioco degli ostaggi giocato sul Terreno del Sacro espresse la liturgia del
massimo sacrilegio e dal punto di vista del diritto internazionale fu un crimine contro
l'Umanità, poiché ogni sequestro astrae l'individuo, lo degrada ad oggetto ma lo
universalizza in Umanità.
Durante l'ospitalità gentilmente concessa per eccesso, sulle pagine della stampa Cattolica un
prete morì ucciso dal fuoco Israeliano, ma alla fine resuscitò, più o meno come Gesù, e le
dispense della Casa del pane, che erano state vuote, traboccarono di viveri e di ricariche di
cellulari, come nel miracolo dei pani e dei pesci e le neo-celebrità, in grazia al loro show, si
guadagnarono una vacanza nel Paese della Rugiada di Dio, l'I-tal-ya, dove li rivedemmo
pochi giorni dopo in tv mentre mimavano la parodia di una post-ultima cena in un
appartamento Romano, questa volta ospiti di riguardo delle autorità locali.
“Fate questo in memoria di noi, in ri-membranza del nostro s-membramento”, sembravano
voler dire alla telecamera, occhio indiscreto dell'Eternità, gli sguardi ammiccanti di absolute
beginers che sanno di averla fatta grossa ma anche di averla fatta franca e sperano, per un
perverso gioco delle sorti, di diventare ospiti di qualche compiacente museo d’arte.
Sui tempi brevi le astute operazioni di pubbliche relazioni potranno riscuotere il plauso di
critici terrorizzati e trovare ospitalità presso i musei, come è accaduto,2 ma sui tempi lunghi
questi esempi di barbarie renderanno più grande Israele e il suo popolo e le azioni dei
terroristi testimonieranno la vanità del dio di pietra al quale offrono i sacrifici umani, un
dio furbo ma non intelligente: la parodia di un Dio.
La Chiesa di Roma espresse pareri discordanti sulla vicenda e i terroristi raggiunsero
lo scopo di portare in luce confusione, divisioni e inadeguatezza teologica.
Assistemmo ad un “Corpus” passato di mano, il cadavere squisito della ri-membranza
dell'Ospite di Roma per eccellenza, ceduto ai rappresentanti un esercito di occupazione
della Terra di Israele, eredi del vuoto lasciato dall'esercito di Roma: i Palestinesi, o Filistei.
Roma non lo difese, così come non si oppose alle leggi raziali durante il fascismo e
difendere il Corpus non vuol dire che il Papa debba schierare le sue divisioni.
La Lettera enciclica del Santo Padre sull'Eucaristia resa pubblica a Roma 17 Aprile del 2003
intendeva forse riparare alla dissacrazione avvenuta, all'oltraggio di proporzioni
Grazie all'alibi che assicura l'arte, la zona franca dove tutto è permesso poiché niente è vero, i critici mediocri, esaurito il filone
dei serial killers a sfondo sessuale, applaudono gli assassinii e le stragi a sfondo politico-razziale e la propaganda terrorista
inonda i musei e i centri culturali antiebraici ed arriva ad invadere i luoghi della memoria, come è accaduto a San Saba durante
le manifestazioni sull'olocausto.
Nel Gennaio del 2004 l'ambasciatore d'Israele Mazel, in una mostra sul genocidio nel cortile del museo di Stoccolma staccò la
corrente delle lampade gettandone una, spenta, nella vasca di liquido rosso in cui galleggiava una barchetta bianca con la foto
della terrorista che in Israele nell'Ottobre del 2003 aveva provocato la morte di 22 persone, non solo Ebrei. L'opera s'intitola
"Biancaneve e la follia della verità" e la poesia che l'accompagna è un'apologia dell'estetica del massacro. La verità non è folle, la
follia inizia dove la verità finisce, proprio come in questa confusa mescolanza. Sarebbe interessante che l'operatore culturale ebreo
di origine Israeliana impegnato nel movimento per la ‘pace’ con i Palestinesi e sua moglie, Svedese, con cui ha realizzato l'opera,
spiegassero la relazione tra Biancaneve e la modella Araba omicida-suicida, al di là dell'analogia tra il rosso del sangue e del
rossetto eil nero dei capelli della protagonista, i colori di Biancaneve, un tema sul quale io stesso ho lavorato per più di un
decennio. A seguito del gesto compiuto dall'ambasciatore di Israele, che aveva trovato la rappresentazione offensiva per le vittime
della strage alla quale si riferiva, il direttore del museo, promise l'esposizione permanente dell'opera camicazzista al museo
nazionale, a testimonianza perenne dello stato dell'arte Svedese ecome “monito per l'ambasciatore violento e antidemocratico,
degno rappresentante di un paese che usa distruggere con le ruspe i covi dei terroristi e che costruisce barriere invece che ponti”.
Il cantautore Roberto Vecchioni nell'ode a Marika esprime una morbida apologia della terrorista: «Canta, Marika, canta, come
sei bella l'ora del destino/ ora che stringi la dinamite come un figlio in seno... Ho imparato l'odio come se fosse l'ultima
preghiera/ rabbia s'è fatta rabbia tutto l'amore che c'era». Ai Vecchioni, in grazia del nome, garanzia di saggio giudizio, non
è interdetto di tenere concerti sulla pubblica piazza, come accade a Marilyn Manson, considerato un cattivo maestro, sebbene non
abbia mai fatto apologia del terrorismo ma si sia sempre espresso in termini politicamente corretti. - Oh, Susanna! Quali giudici
ti vogliono perduta! -.
2
141
inconcepibili dal punto di vista simbolico e dalle conseguenze politiche incalcolabili, se
evidenziato nelle proporzioni effettive dalle autorità Ecclesiastiche?
Almeno pubblicamente, almeno a chiare lettere, la Chiesa non colse l'occasione per
difendere il Corpus Christi e non difese non solo gli Israeliani, che appartengono a un'altra
parrocchia, ma nemmeno gli Arabi Cristiani che da anni subiscono discriminazioni, ostaggi
dei loro “fratelli” Palestinesi Islamici, così come le altre minoranze Cristiane e di altre fedi in
luoghi a maggioranza Islamica in questa non guerra di non religione.
La politica Vaticana sotto il papato di Giovanni Paolo Secondo è stata lungimirante e ha
saputo convincere l’Islam che i Cristiani non hanno mire aggressive nei loro confronti ma
forse peccò di eccessiva prudenza nel minimizzare le stragi e le persecuzioni di cui sono
oggetto i suoi fedeli oltre agli appartenenti ad altre fedi.
Non spetta a me difendere i Cristiani come gruppo di preghiera, “chiunque fa la volontà del
Padre Mio che è nei Cieli è mio fratello e mia madre”, ma mi chiedo a che serve una Chiesa
che tacendo si fa complice dei persecutori?
Durante il viaggio in Israele, non visitai i luoghi di culto teatro di scontri di potere
tra le sette Cristiane, già profanati dalla ridondanza di ori e argenti, di richieste di grazie e di
ringraziamenti per grazie ricevute, che non ricordo d'avere concesso.
In verità la performance dissacratoria ha insozzato i luoghi ma non ha toccato nulla di
sacro. A guest is a Ghost: il Fantasma Santo non può essere toccato.
Lo Starnuto di D-o, YASHU', Yeoshua, non può essere preso in ostaggio.
Tutto si è svolto sulla scena spettacolare mercantile recitata nel mondo profano del tonal.
Si può prendere un luogo e sconciarlo, come hanno fatto, si può anche prendere un uomo e
crocifiggerlo, come hanno fatto, ma non si ferma lo spirito del Messia, di Mashiach. Ecco
cosa sono riusciti a mettere in luce i sequestratori, con la miserabile abitudine di prendere in
ostaggio chi vale quello che essi non valgono. Il goffo tentativo di sottrazione del Luogo, del
Maqom, ha invece reso inderogabile la Resurrezione.Ecco perché compatirli e di cosa
ringraziarli. Ecco perché è detto di amare i propri nemici.
In questo caso la Chiesa di Roma ha giustamente evitato di rilevare la gravità dell'intento
sacrilego. Invece di rispondere all’offesa è stato meglio porgere l'altra guancia dicendo:
-Fatti avanti cretino-.
Inviai alcune e-mail sull'argomento alla stampa e alle istituzioni ma non ricevetti risposta
tranne dall'associazione Amici d'Israele che accettò la mia iscrizione.
142
36
AMARE L’ALIENO
La guerra non era finita: era soltanto sospesa. La nuova battaglia in Irak ebbe inizio
il 20 Marzo 2003, nel giorno del mio cinquantesimo compleanno, che non festeggiai.
Definita impropriamente una guerra preventiva, era un episodio della travagliata relazione
tra Occidente e Islam e dell’Umanità con se stessa. Seguiva all'attacco alle Torri,
conseguenza della guerra del Golfo, derivato dalla guerra dei Sei giorni e così via nei secoli
dei secoli, che videro le scorribande dei pirati Saraceni e le guerre dei Crociati fino alla
distruzione di Gerusalemme da parte dei Romani.
Mai le condizioni sul Pianeta avevano coinciso con tanta precisione con la
descrizione degli Ultimi Tempi, allo scenario Messianico tramandato dall'iconografia
letteraria e mai l'Umanità era stata in possesso degli strumenti per realizzare l’estinzione
della vita sul Pianeta. Durante la II guerra in Irak la tv diede il massimo rilievo alla notizia
che un'atomica era in viaggio per l'Europa. Il pacco non arrivò, rimase in sospeso. L'Europa
è solo un obiettivo secondario, sebbene la Russia sia costantemente bersagliata dal terrore e
in Bosnia la pace armata sia mantenuta grazie all'intervento Americano e degli eserciti
internazionali. Non è necessario credere che le sequenze numeriche dei codici inscritti nella
Torah migliaia di anni fa rivelino i nomi, le date e i luoghi delle vicende in corso, per
rendersi conto che su New York e su Gerusalemme è sospesa un'atomica e può esplodere in
ogni istante con conseguenze davvero 'apocalittiche'.
L'Islam, l'ultima delle religioni rivelate, la più moderna, al punto di essere
considerata una non-religione per via della laicità insita nei suoi aspetti più essenziali, soffre
la crisi più grave nel confronto con la realtà post moderna. L'Islam post moderno ha
dimenticato la poetica, la con-passione e la tolleranza, qualità comuni alle religioni dell'era
Assiale, di ceppo Ebraico e Hindu, alle quali fu debitore e che ricambiò nei momenti del
bisogno. Durante gli anni della seconda intifada, tranne rarissimi casi isolati, l'unica
motivazione che giunse dall'Islam a condanna degli attentati contro gli Ebrei fu che questi
gesti non giovano alla causa Palestinese. Sarebbe stato un bene per l'Islam, avrebbe giovato
alla sua stessa causa, se fosse riuscito a trovare qualche altra ragione. Nessuno riderebbe
dell’Islam se l’Islam non si prestasse ad essere deriso, come avvenne successivamente quando
la misura fu colma anche per la tolleranza Europea.
Scrive Karen Armstrong: “Il Corano nomina senza reticenza gli apostoli noti
agli Arabi come Abramo, Noè, Mosè e Gesù, che erano i profeti degli Ebrei e dei
Cristiani. Nomina anche Hud e Salih, che erano stati mandati agli antichi popoli
Arabi di Midian e Thamud. Oggi i mussulmani dicono che se Muhammad avesse
saputo dell'esistenza degli Hindu e dei Buddhisti, li avrebbe inclusi tra i saggi della
religione; dopo la sua morte, ad essi come ai Cristiani e agli Ebrei fu concessa
nell'impero islamico una completa libertà religiosa. Per la stessa ragione il Corano
avrebbe onorato anche gli sciamani e i santoni degli Indiani d'America e degli
Aborigeni Australiani.“8
E' falso dire che non esistono guerre sante: tutte le guerre sono di ordine spirituale.
Non era in atto una guerra tra Islam e Cristianesimo, non era una guerra di civiltà, ci
rassicuravano i capi di stato e i religiosi, ma una guerra era in atto, la guerra di gog e magog,
Karen Armstrong. Storia di Dio. Marsilio Editori, Venezia, 1998. P.164
Edom, Esaù, da cui ebbe origine la stirpe Romana, fratello gemello di Giacobbe, Israele. Ismaele, dal quale ebbe origine la
stirpe Araba, nato prima della nascita di Isacco, figlio di Abramo e della coincubina Agar, poiché sembrava che sua moglie Sara
fosse sterile. Da questo complicato intreccio di primogeniture nacquero le rivendicazioni patrimoniali che si trascinano a tutt'oggi.
8
9
143
una guerra trasversale dichiarata dalla demagogia mascherata con l’abito talare dei “sani
principi”.
Eppure si chiede di amare l’alieno. Perché l'Occidente dovrebbe amare l'Islam,
l’antagonista che si pone come un nemico anche quando dice di venire in pace? Perché con
i suoi attacchi restituisce all’Occidente malato la coscienza di sé. Grazie all’Islam
L’Occidente ritrova il Santo Graal, riscopre le cose più care e preziose che aveva dato per
scontate e il desiderio di difenderle. Ritrova la forza perduta: la rabbia e l’orgoglio, secondo
Oriana Fallaci. Per questo è consigliato comportarsi alla guerra come all’amore. L'Universo
è amore, non v’è altro che amore, ma in alcune forme parossistiche l’amore si manifesta
nella sua forma opposta, l'odio e esprime pulsione di morte. Scopo del terrore non è la
conquista di territori o di beni materiali, ma l’imposizione della paura e della morte
divinizzate e immaginate come trascendenza mistica. Il terrore si fa scudo di bambini,
donne, città, popolazioni, del Pianeta stesso, preso in ostaggio e separato al fine di
dominarlo. Il terrore suicida considera la disponibilità una debolezza. Non tratta, non
rilascia ostaggi. L'ostaggio è già un morto che cammina. Non si sventa la distruzione totale
porgendo l'altra guancia, l'altra torre, l'altra città, l'altra nazione, l'altro continente.
Secondo la testimonianza dei pastori riportata nei Vangeli, gli Angeli sopra Beit Lehem
annunciarono la pace “agli uomini di buona volontà”, soltanto a costoro e non a ogni
criminale. La sfida posta dal lato oscuro dell’amore richiede una risposta di volta in volta
adeguata che non sempre coincide con la pace incondizionata.
Agli orrori della guerra dichiarata dall’Islam radicale, non desiderata dall’Occidente
ma alla quale era impossibile sottrarsi se non con la resa al regime che imponeva, si
aggiunsero le sceneggiate dei falsi pacifisti, i pacifinti, nel registro della mimesi.
L’atto di porgere l'altra guancia invocato dai pacifisti a oltranza implica valenze complesse
nella messa in scena dell'io e del tu, incomprensibili dai nipotini della Lupa
volonterosamente inconsci delle topiche di storia e geografia. I giovani “vegetariani” dal
grosso cuore buonista pronto a infiammarsi più per un irriducibile odio atavico che per il
nuovo amore dichiarato per i Palestinesi, avanguardia dell'odio rinnovato delle Nazioni
contro i Giudei. Questi funzionari terrorizzati dal pericolo ebraico, già visti all'opera
nell'Europa nazifascista, giustificano i terroristi e li rivestirono del ruolo di vittima per
esercitare la propria brutalità senza sensi di colpa.
Incapaci di autentica creatività i pacifinti dalla doppia personalità, serial killer
paranoici come Mr. Hyde, il nascosto, schermato dai buoni principi del dottor Je-kill, l'iouccido, rubarono la bandiera arcobaleno del Gay Pryde, che passò di mano nel giorno in
cui Jasha Reibman, consigliere comunale radicale, libertario e simpatizzante gay, portò la
bandiera di Israele tra quelle arcobaleno in segno di solidarietà. Fu bastonato a sangue da un
manipolo di nazipacifisti e la bandiera con la stella di David fu incendiata. Reibman,
spiegarono i sinistri infrarossi nei loro siti web, non fu bastonato perché era Ebreo, ma
perché era un Ebreo sionista. I gay non lo difesero e da quel momento la bandiera
arcobaleno fu strappata loro di mano. Persero il diritto di portare la bandiera che era stata di
Noè, il patriarca dei giusti. Da quel giorno la gloriosa bandiera arcobaleno divenne
l’orripilante simbolo della paciosa connivenza con il totalitarismo terrorista.
I sequestratori della parola pace, lupacchiotti confusionisti travestiti da agnellini,
sinceri amici dei prepotenti e poco desiderosi di arginare la violenza, resero un bel servigio
alla lobby multinazionale della sopraffazione e dell’imposizione della miseria.
L’egemonizzazione ideologica delle sofferenze dell’umanità in funzione antiebraica e
antiamericana, rese più difficile la denuncia dei veri soprusi, delle autentiche ingiustizie che
spesso avvengono effettivamente in un Occidente tutt'altro che perfetto, dove proprio il
relativismo morale al servizio delle ideologie contribuisce a formare un mondo peggiore.
Sensibili alle sofferenze dei Palestinesi ma impietosi nei confronti di Armeni, Curdi,
Tibetani, Ainu, il popolo autoctono del Giappone ridotto all'estinzione e per i popoli
d'Africa schiavizzati e sterminati dagli Arabi. Internazionalisti e noglobal insieme, gli
144
antisionisti riconoscono ai Palestinesi il diritto di costituirsi in nazione mentre lo
disconoscono ai Sionisti, poiché, secondo questi a-narchici dell'ultima ora, gli Israeliani
sono nazionalisti. Fingono di dimenticare che durante le persecuzioni antisemite in Europa
non era discriminato chi si considerava Ebreo, ma chi lo era per discendenza: anche chi si
era convertito alla religione di stato subiva la sorte dei religiosi e dei Sionisti. A seguito della
Shoah si pose come inderogabile necessità per la sopravvivenza degli Ebrei costituire uno
Stato difeso da un esercito bene armato tra le nazioni, un diritto di universalmente accettato
come tale a ogni nazione, tranne che a Israele.
“… Voi dichiarate, amici miei, che non odiate gli Ebrei, ma che siete
semplicemente 'antisionisti'. Ed io vi dico: che la verità si riveli dalla cima dei monti
eche la sua voce echeggi nelle valli della verde terra di Dio: quando la gente critica il
Sionismo, essi intendono gli Ebrei, questa è la stessa verità di Dio. 'Antisemitismo',
l’odio contro il popolo ebraico, era e rimane una macchia sull’anima dell’umanità.
In ciò siamo pienamente d’accordo. Allora, sappiate anche questo: antisionismo è
implicitamente antisemitismo e sarà sempre così.“2
I ‘pacifisti’ videro nei terroristi il prototipo del buon selvaggio, ma questi sono
l'ultimo ritrovato della teche, ibridazione di carne, fili elettrici e acciaio dell'uomo
macchina, privo di pensiero e di sentimento, ridotto a pura reattività istintuale. L'unica
emozione è la rabbia, la dinamo sovraccarica d'odio che genera la scintilla che aziona il
detonatore dell'uomo che è esploso, che è già esploso precedentemente. Narcisi sfioriti, questi
idolatri sacrificano al Molock dello spettacolo, al film che si fanno su di se. Si scagliano
contro i civili inermi e si fanno scudo dei propri stessi bambini, allevati nell'odio e offerti in
sacrificio all’idolo. Niente a che fare con i piloti della Lega del Vento Divino. I Tamagochi a
orologeria non conoscono lo spirito e l'etica dei kamikaze, di cui hanno usurpato il nome,
Della morte non conoscono il desiderio di assoluto annientamento. Al contrario la morte li
ossessiona, ne sono tanto spaventati da cercarla e instaurano con essa un rapporto di pura
negoziazione: in cambio della vita, per la buona azione compiuta di avere ucciso gli infedeli
si attendono in premio un luogo identico a quello dal quale provengono, un deserto che
chiamano Islam, abitato esclusivamente da Islamici e dalle loro schiave, settantadue per
ogni maschio.
L’Islam radicale aveva iniziato la sua campagna distruggendo le statue di Buddha in
Afghanistan in nome del Comandamento di non farsi immagini, proseguì obbligandoci a
guardare gli snap movies, i video porno a basso costo della morte in diretta.
Yerushalaim, la città della pace, dell'integrità e della salute, come intende la parola
shalom, contiene il numero tre, shalosh, che corrisponde alla pluralità, un principio che solo
Israele ha dimostrato di voler difendere anche in tempo di guerra. Non ci può essere pace e
dunque salute nella malattia e nella decadenza. Non c'era pace nell'Europa degli anni trenta
eppure mai la volontà popolare raggiunse consensi maggiori quanto nei regimi totalitari.
L'Umanità pratica con devozione il culto della morte, ama la propria malattia e nei
momenti in cui si aggrava prende in odio l'Ebreo.
Nulla si cura, tutto si guarisce o si trapianta. L’Europa abituata ai miracoli dello stato
assistenziale considera la pace un bene di consumo scontato, un diritto ricevuto per grazia
sindacale e per i Palestinesi l'assistenza sanitaria è un obbligo dovuto dallo stato di Israele,
che continuava a guarirli nei propri ospedali mentre i responsabili usavano i soldi elargiti
per la sanità per imbottire di esplosivi le ambulanze per lanciarle contro gli Israeliani e
accusarli di crudeltà. Papi e sultani avevano medici ebrei ma Edom e Ismaele133 minacciano
chi si prende cura di loro.
2
Da Martin Luther King Jr., “Letter to an Anti-Zionist Friend“ _Saturday Review_XLVII (Aug. 1967), p. 76.
133
145
Il 25 Aprile 2003, partecipai al corteo della Liberazione sotto lo stendardo della
Brigata Ebraica, formata da Ebrei di Palestina (il nome assegnato a Israele durante il
protettorato Britannico) che aveva contribuito alla guerra di Liberazione in Italia nelle
milizie Inglesi e dopo la caduta del Terzo Reich si preoccupò dell'espatrio in Israele degli
Ebrei rimasti nei lager con lo statuto di rifugiati che privi di mezzi per sottrarsi alla seconda
detenzione erano preda dell'antisemitismo degli internati politici.
Eravamo un gruppetto di una cinquantina di persone, sotto le bandiere bianche e azzurre
con la stella di David, scortati e protetti da due ali di poliziotti in tenuta antisommossa,
come se alla festa della Liberazione dal nazifascismo gli Ebrei non fossero gli ospiti d'onore,
se non altro che per aver sofferto più di ogni altro, destinati dai nazifascisti allo sterminio
come ‘razza’ e non come individui.
No, non erano gli ospiti d'onore, tutt'altro. Nel corteo del 25 Aprile, il giorno della
commemorazione della Liberazione, eravamo una piccola enclave Ebraica in territorio
nemico, protetti da centinaia di agenti di polizia in tenuta antisommossa. Le espressioni di
ostilità giungevano forti chiare, scandivano slogan come “Palestina rossa, di sangue, il
vostro” e comparavano gli Ebrei ai nazisti. Tra quelle d'Israele c'era anche una bandiera
Americana con i nomi delle vittime dell'attacco alle Torri, l'unica nell'intero corteo,
nonostante il contributo della 5° Armata alla Liberazione. Chi la portava fu insultato e gli
fu chiesto con insistenza di farla sparire. Di fronte al consolato Americano tra cortine
fumogene, rulli di tamburi, striscioni dell'intifada inneggianti al terrorismo, furono date
alle fiamme la bandiera Americana e quella d'Israele in un rito consolidato, al ritmo della
parola pace urlata con odio.
A onore di alcuni Italiani, durante il tragitto lo stendardo della Brigata Ebraica ricevette,
insieme agli insulti, anche calorosi applausi. A Roma, quello stesso giorno, la comunità
Ebraica fu costretta a ritirarsi dalla manifestazione. Il razzismo antiebraico ormai si
esprimeva apertamente anche nelle manifestazioni della Liberazione senza che il fatto
apparisse in alcun modo strano alla grande maggioranza della società civile.
Se la guerra contro il regime di Saddam3 aumentò i sentimenti antiamericani, tolse
spazio alla tirannide che alimentava il terrorismo in Medio Oriente e fu motivo di sollievo
per molti Arabi libertari. I problemi in Irak non furono risolti ma vennero alla luce
mostrando la virulenza che covava sotto il silenzio imposto dalla “pace” di regime. Non
furono trovate le armi di distruzione di massa che avevano motivato l’azione di guerra ma il
regime che le aveva già usate contro i Curdi e che aveva dichiarato di possederle di nuovo e
di volerle usare, non avrebbe avuto difficoltà a ottenerle, se ancora non le possedeva.
Fu proposto un nuovo processo di pace denominato Road Map e i Palestinesi tradussero
road map in hudna, un termine Islamico che significa tregua strategica stipulata con l'infedele
in previsione della conquista definitiva e dell'annientamento.
La tregua d'armi non è la pace, ma nel frattempo anche Israele poteva prendere respiro e
osservare il percorso attraversato durante anni orrendi per i lutti, le infermità e il grave
impoverimento economico, dell'isolamento e del tradimento espresso dalle Nazioni che,
con l'eccezione degli Stati Uniti, ribadirono l'ostilità endemica nei confronti degli Ebrei e di
Israele, dove i nazifascisti volevano cacciarli durante il regime e dal quale ora i nipotini,
peggiori dei nonni, volevano buttarli a mare.
Di una cosa, tra le altre, la gente d’Israele poteva essere orgogliosa: nonostante il terrorismo,
gli episodi d'intolleranza etnica furono molto rari e nei casi in cui avvennero, furono
denunciati e aperte inchieste.
Seddim è il nome dei funzionari cosmici del Caos che cercano di distruggere l’equilibrio dell’universo. “Queste creature
demoniache costituiscono una formidabile opposizione al genere umano, particolarmente suscettibile alla loro influenza”. Z’ev ben
Shimon Halevi, Kabbalah. PP. 11, 12. Thames and Hudson, London 1979.
3
146
In aggiunta ai punti della road map, la hudna chiedeva Gerusalemme Est come capitale
dello stato Palestinese. Si trattava di una rivendicazione post moderna, Nel Corano, infatti,
Gerusalemme non è mai menzionata come parte dell'Impero Arabo4 .
Qualcuno si stupirebbe se Medina Est, fosse proposta come enclave di Gerusalemme Ovest,
capitale di Israele. Perché no, perché non ottemperare al rito del dono e dello scambio
simbolico per eccesso? Israele dovrebbe donare agli Arabi Gerusalemme Est così il mondo
Arabo, in segno di reciprocità, avrebbe l’opportunità di offrire in cambio a Israele Medina
Est, la città dove Mohamed imparò le Scritture presso gli Ebrei4.
Non sarebbe uno scambio eccessivo da parte dell'impero Arabo, le cui frontiere sono
interdette agli Israeliani; e non solo agli Israeliani, ma anche a tutti coloro che abbiano il
timbro di Israele sul passaporto e non solo a costoro, anche a tutti gli occidentali che non
siano in grado di esibire il certificato di battesimo, mentre in Israele vivono
unmilionesettecentomila Arabi Mussulmani su una popolazione di sei milioni!
Il mondo dovrebbe smettere di offendere la propria intelligenza oltre ogni limite.
E' scritto nel Libro: “Vi propongo la scelta tra la vita e la morte, tra benedizione e
maledizione: scegliete dunque la vita così voi e i vostri discendenti potrete vivere”5 ma il
mondo civile non poteva ammettere la costruzione della barriera difensiva, considerata un
simbolo razzista e segregazionista, infatti, al contrario dei ponti, i muri sono un simbolo di
disunione e ciò è male, tranne rare eccezioni, come la Muraglia Cinese, considerata una
delle Sette Meraviglie del mondo e altri muri che separano giustamente le popolazioni a
Cipro, in Irlanda e così via. La costruzione di un muro ha un costo enorme in termini
psicologici, economici edi immagine per un paese la cui economia ha subito gli effetti della
guerra e del boicottaggio internazionale. Il governo d’Israele rispose con pazienza che non si
trattava di un atto politico, ma una necessità di difesa della propria gente, Arabi Israeliani
inclusi, anch'essi presi di mira. In Israele senza difese adeguate ci si trova sgozzati o esplosi
dai terroristi. Questo gli Europei lo sanno.
Il mondo s’indigna se Israele delimita il proprio territorio ed esegue controlli alle frontiere,
come accade abitualmente tra tra l’Italia e la Svizzera, separate da reticolati, dove nessuno
s’indigna per il controllodella quantità di barrette di cioccolato importate, mentre in Israele
i frontalieri contrabbandano carichi di morte come fossero cioccolatini.
Non tutti i Palestinesi sono dei malvagi e dei terroristi, ma i loro giornalisti accreditati
affermavano che soltanto il 41% era favorevole ad Hamas e il resto all'Anp, l’organizzazione
di cui circa la metà è favorevole al terrorismo. Soltanto una percentuale approssimativa del
70% dei Palestinesi sarebbe dunque favorevole al terrorismo! Una percentuale che con
molta buona volontà potrebbe anche essere considerata bassa ma che rende difficile la
pratica della fiducia.
Il corano non ha un atteggiamento morbido nei confronti degli infedeli, trai i quali, prima degli altri, annovera gli ebrei, come si
può dedurre da alcune sure: v. 50: Guardate come essi (gli Ebrei) diffondono menzogne su Dio! Ciò è sufficiente a rendere palese
la loro condizione di miscredenti...“ v.52: “Ecco i maledetti da Dio!...“ In verità, coloro che avranno rifiutato la fede ai nostri
segni li faremo ardere in un fuoco e non appena la loro pelle sarà cotta dalla fiamma la cambieremo in altra pelle, a che meglio
gustino il tormento, perché Allah è potente e saggio. Sura 4:56“Instillerò il mio terrore nel cuore degli infedeli; colpiteli sul collo e
recidete loro la punta delle dita... I miscredenti avranno il castigo del Fuoco! ... Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che
li ha uccisi“ Sura 8:12-17. “Profeta, incita i credenti alla lotta. Venti di voi, pazienti, ne domineranno duecento e cento di voi
avranno il sopravvento su mille miscredenti“ Sura 8:65. Ecc…Altrove, per contro, il Corano invita al rispetto della gente del
Libro (gli Ebrei). “E non disputate con la gente del Libro altro che nel modo migliore eccetto con quelli che sono iniqui edite:
<Noi crediamo in quello che è stato rivelato a voi eil nostro e il vostro Dio non sono che un Dio solo ea Lui noi tutti ci
diamo.>“ 29.46.
4
Nella sinagoga di Yathrib (Medina), conobbe l'usanza delle tre preghiere quotidiane, le prescrizioni alimentari, le parole dei
Profeti e scoprì la discendenza del popolo Arabo da Abramo, In seguito restaurò il Tempio costruito da Abramo nella città di
Ur.
4
5
Deuteronomio 30, 19.20.
147
Le nuove stragi in Liberia impegnarono le news, ma non i pacifisti, che in
quell’occasione si concessero una meritata vacanza, dopo tanto duro lavoro.
S'immagina l'Anticristo vestito di nero su un cavallo nero con una falce in mano, come la
Morte. Quello è l'Angelo della Morte, un archetipo impersonato per l'immaginario
collettivo contemporaneo da Bin Laden a cavallo, che nei video a bassa definizione indossa
il mantello col cappuccio, al posto della falce ha il kalashnikov e l'orologio rovesciato invece
della clessidra.
Niente è ciò che sembra. L'Anticristo è sempre stato accanto a noi, durante questi duemila
anni, travestito di buoni propositi: lo incontrammo tra i salumieri Bavaresi, i macellai
Islamici, in Chiesa, a scuola, nel Crocefisso. Eccolo piccolo e spaventato, nascosto dietro
una bandiera rubata con i colori dell'iride e la scritta PACE sovrapposta a quella cancellata:
CULO.
148
37
SOPRATTUTTO
“L'illusione ingenua riguardo ai media è che tramite essi il potere politico
manipoli o mistifichi le masse. L'ipotesi inversa è più verosimile. Tramite i media
sono le masse ad alterare definitivamente l'esercizio del potere (o di ciò che si crede
tale). Laddove esso crede di manovrarle, le masse impongono la loro strategia
clandestina di neutralizzazione e di destabilizzazione.“ Scriveva Jean Baudrillard nel
1995: 1
Europa, Europa, Uber Alles…
Nell'Europa finalmente unita il sogno di Adolf Hitler è diventato realtà.
Hitler, un uomo non privo di sensibilità, ottimo acquerellista e grande attore, potente
sciamano del lato oscuro, seppe canalizzare le pulsioni di morte dei popoli europei nel
modo più catastrofico, dunque nel modo migliore secondo la volontà democratica popolare
che lo aveva trionfalmente eletto. Capace di amare quanto di odiare, combattè lo smielato
buonismo giudaico-cristiano con efferata crudeltà, in questo seguì il motto di Lutero,
secondo il quale le opere buone non fanno la salvezza. Fu precursore dei divi rock. Sostenne
le sculture di luce di Speer e la grafica di Goebbels, l'uomo del marketing. Promosse il
cinema, diede il via alle prime riprese televisive in Europa, sponsorizzò Von Braun, lo
scienziato che realizzò le V2 e avviò l'avventura nello spazio. Ordinò la progettazione della
Wolkswagen, l'auto del popolo, la prima utilitaria, che divenne l'auto degli hippies e
cambiò le sorti della classe operaia. Credo che si debba guardare con rispetto alla sua
missione, senza cadere nella fascinazione. Ci ha mostrato fino a che punto potevamo
arrivare, soprattutto nell’orrore. Andare oltre nell’infamia, secondo l’osservazione di
Deleuze, significa fondare una razza pura. Di fronte alla sua crudeltà sembriamo tutti più
buoni. Dopo aver sterminato sei milioni di innocenti e ad aver addossato a un solo uomo e
a un manipolo di suoi seguaci la colpa, siamo diventati più buoni e più educati, o almeno
immaginiamo di esserlo diventati.
Il nazismo fu un movimento così tipicamente umano, anzi, troppo umano, demonizzarlo
impedisce di comprendere e induce a sottovalutare l’orrore. Sbagliando s'impara, ma la
lezione non è ancora stata compresa e l'Umanità ripete gli errori che hanno reso possibile
l'immane tragedia. Questo è diabolico.
Pochi tra i sopravvissuti possono guardare con sereno distacco gli eventi e le cause che
portarono all'indicibile mostruosità che fu la Shoah.
Nessuno può criticarli per questo, ma qualcuno tra i sopravvissuti ha saputo dire:
“Smettete di piangere su di noi, piangete su voi stessi: noi ad Auschwitz eravamo vivi.”
Mistero dei misteri: nel nome di Gesù, ebreo ortodosso e sionista convinto, gli Ebrei furono
perseguitati nella diaspora, nel nome di Hitler tornarono alla Terra Promessa.
In verità vi dico: oggi Hitler è con me in Paradiso.
In occasione della riapertura dell'ambasciata d'Italia a Berlino fu deciso il restauro
filologico dell’edificio, inclusi i fasci Littori che la decoravano “Non come segno di
nostalgia ma per affermare la continuità storica con un periodo che non fu tutto negativo”,
secondo il Presidente. Come non essere d'accordo? Fascista è il carattere, non l’ideologia,
che può mutare con le mode e le stagioni. Il regime, dove esisteva una destra e una sinistra,
espresse al massimo grado il carattere Italico, nel bene e nel male. Promosse opere
pubbliche, bonificò paludi, sviluppò l'architettura, le arti, l'ingegno e la tecnologia, riscoprì
la classicità e fece tante altre cose buone e utili, come potranno testimoniare anche i popoli
della Libia, dell'Eritrea, della Somalia, dove fece costruire ferrovie e strade. Le leggi razziali
1
Jean Baudrillard. Il delitto perfetto. (la televisione ha ucciso la realtà?) Raffaello Cortina Editore. Milano, 1996.
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furono solo un incidente di percorso, così come i campi di sterminio, che in Italia erano
considerati Campi Santi, o meglio Santi Campi, come San Saba, lo stesso nome della
protagonista del Cantico dei Cantici, la regina di Saba, perseguitata dalle guardie. Si tratta
di uno scherzo oppure Dio gioca ai dadi?
Sarebbe in ogni modo un simpatico segno del ritorno del ricordo e della ritrovata unità
Europea, se di concerto anche sul tetto dell'ambasciata Tedesca a Roma garrisse di nuovo al
vento la bandiera rossa bianca e nera con la svastica, splendente simbolo orientale del fuoco
e della vita proposto da Goebbels e approvato da Hitler per rappresentare la Germania
nazzista. Il fascio, invece, è la lugubre scure del boia circondata da verghe per la
fustigazione. E’ una fissa quella per il patibolo nell’I-tal-ya che adora un dio crocefisso e
Santa Lucia porta su un vassoio.i suoi occhi estirpati.
O la testa o la croce, de jure et de facto, nella Repubblica Fondata sul Lavoro che rende liberi,
e che se ti muovi t’inchioda.
Fortunatamente per il buon gusto la Germania ha compiuto un'attenta autocritica riguardo
alla propria relazione trascorsa con l'Ebraismo a differenza di Italia, Francia, Spagna, Russia,
Polonia, tra le altre, che si considerano meno o per nulla responsabili di pogrom,
deportazioni, cacciate, stermini di massa e stillicidi quotidiani, altrettanto mortali. La
Germania nazzista non aveva fatto altro che perfezionare e moltiplicare i metodi utilizzati
dai nazionalisti Turchi all’inizio del secolo nello sterminio di un milione e mezzo di Armeni,
i Cristiani che costituivano l’intellighenzia del paese.
Per compiacere le masse, in nome della libertà di stampa e della democrazia, gli
annunciatori dell'agenzia di contro-informazione di stato dell’Europa Unita davano credito
ai terroristi in armi, che chiamavano militanti, combattenti, o alla peggio integralisti,
diffondevano notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico e provocare in tal
modo la destabilizzazione internazionale, e per dare un peso trascendentale alle loro
falsificazioni affermavano che “Anche Gesù era un Palestinese”.
Non in mio nome.
In nome della legge vi dichiaro in arresto.
In nome della legge sull'utilizzo del nome.
Se così fosse, anche Einstein era un Palestinese e Madame Curie e Freud e Golda
Meir e Moshe Dayan e anche la Torah sarebbero Palestinesi. Se tutto questo è Palestinese,
allora i Palestinesi dovrebbero rispettare il Sabato e le seicentotredici mizvot e smettere di
rompere i ... .
Palestina è il nome dispregiativo dato dai Romani alla Terra d'Israele durante l'occupazione
e phelistim, filisteo, deriva dalla radice lifloch esignifica invadere, conquistare. Li troviamo
nell’episodio biblico di David e Golia, il campione dei Filistei, e di Sansone, tradito da
Dalila. Non ho nulla contro i Palestinesi, o Filistei, di buona volontà perseguitati e ridotti al
silenzio nei modi più atroci dai loro fratelli, e non si contano terroristi tra i Palestinesi
Cristiani, ma durante i miei distratti studi di storia non mi sono mai imbattuto in qualcosa
come un regno di Palestina, né di uno stato di Palestina. I libri di storia riportano un regno
di Giuda e un regno di Israele, che per un periodo furono in conflitto tra loro, ma non
riportano l'esistenza di un regno di Palestina, che è solo la denominazione geografica del
protettorato Britannico nel secolo scorso e che non è mai esistita come entità politica. Gesù
non poteva essere Palestinese. Lo attesta l'inscrizione posta dalle autorità Romane a epigrafe
della croce, attualmente conservata presso il Santo Sepolcro, che riporta le lettere I.N.R.I.:
Iesu Nazareno Rex Iudeorum. Re dei Giudei. E' la reliquia con maggiore probabilità di
essere autentica tra la paccottiglia attribuita alla vicenda di Gesù ma poco esposta
all'attenzione dalle masse, veicolata sulle decine di chiodi, spine e lance che conferivano
potere alle abbazie che le custodivano.
Gesù era un Nazareno, un Nazireo, non un Filisteo. Iesu Nazareno Rex Phelistinorum
sarebbe I.N.R.P. Non c'erano re di di Filistea, che non era un regno. Secondo l’insegna
posta dai Romani era un re Giudeo e fu crocefisso tra due partigiani appartenenti al partito
trasversale degli zeloti, che la storia tramandata dai Vangeli redatti in Roma sotto la
150
dominazione dell'impero Romano, fece passare come due banali scippatori, forse al fine di
passare la censura2 . I giornalisti dovrebbero non dimenticare: Gesù non era un Palestinese.
Era un Giudeo. Juden!
Secondo i Vangeli nella cerchia più stretta di Gesù troviamo, tra gli altri “…Simone, del partito degli zeloti e Giuda
Iscariota…“ Marco 3, 18.19. Iscariota significa figlio del tintore, ma anche sicario.
2
151
38
L’ULTIMA CROCIFISSIONE
Nel frattempo negli U.S.A. Mel Gibson metteva in cantiere il film sulla crocifissione
del Giudeo, massacrato per istigazione delle masse Giudaiche. Visto dai trailers il film mi
sembrò più umoristico che scandaloso. Mi ricordò Texas Chainsow massacre e Driller killer,
gli splatter movies che tanto ci avevano divertiti negli anni ’80. Mi fece sorridere il make up
millerighe, per l'uso compulsivo di chetchup. Buona fotografia, anche troppo, ma noioso e
patetico, un film iperrealista dove il dialogo in lingue antiche conferiva una glassa di ultraverità. La sofferenza e la problematica, concentrata sul fisico, che il buon pubblico avrebbe
potuto apprezzare, ma di quale vicenda trattava? Non certo quella che avevo vissuto, non
dal mio punto di vista. Quanto all'accusa di antigiudaismo, non trovai niente che non fosse
già espresso dall'ortodossia ecclesiastica millenaria. Si trattò solo di una operazione di
marketing: nulla si sarebbe potuto vendere meglio in quel momento di un film Cattolico
considerato antigiudaico. Rabbi Joel David Bakst, studioso ortodosso, sa che lo Spirito
agisce oltre la volontà dell'artista che ne è il tramite e afferma che secondo lui si tratterebbe
anzi di un film Messianico:
"Nel corso delle ultime generazioni l’immagine di Gesù ha subito una
trasformazione. Partendo da un’immagine di “cristiano” biondo e con gli occhi blu,
è stato via via lentamente riconosciuto come ebreo, poi anche come facitore di
miracoli, come rabbino istruito ed oggi persino come cabalista, un ebreo saggiomistico (così come centinaia dei suoi contemporanei). Ma la trasformazione finale
di Gesù, questa sì di proporzioni Messianiche, sarà quella di riconoscerlo come un
microcosmo del corpo e dell’anima collettiva della nazione ebraica. Il ritratto di
Isaia del Messia come un servo sofferente universale è soltanto uno dei ruoli nella
totalità della centralità della missione ebraica nel tessuto della storia e nella
riunificazione di tutta l’umanità in un unico Adamo, l’anima dimensionalmente
superiore dalla quale è scaturita tutta la vita."1
Non ti offro l'altra guancia, sai dove trovarla. - Wakatta2, Mel san. Quanto a me: - I will kill Bill -.
Intanto in Irak la guerriglia attaccò le sedi dell'O.N.U. e della Croce Rossa. A
Nassirya, furono uccisi diciannove militari Italiani del corpo dei Carabinieri in missione. I
terroristi raggiunsero il risultato opposto a quello sperato: gli Italiani si comportarono con
onore, confermarono la volontà di restare e nella gente iniziò a farsi strada un sentimento
nuovo, la dignità. Qualcosa sembrava cambiare nelle coscienze: la presidenza Italiana di
turno al Parlamento Europeo meritò le lodi dello stesso Governo Israeliano per l’equità
dimostrata nei confronti del conflitto Israelo Palestinese, ma a seguito di un sondaggio
d'opinione l'antisemitismo divenne manifesta espressione democratica del sentimento
popolare Europeo. Ripetuto con domande più precise, fu confermato il risultato anche in
Italia. l'Europa smetteva serenamente e onestamente di fingere simpatia per i sopravvissuti
di Aushwitz, Mathausen, Danzika, Stettino, San Saba e per i loro discendenti. D'altra parte
non si eliminano sei milioni di persone per sbaglio.
Nei giorni precedenti Halloween si sviluppò una divertente polemica, sollevata dalla
decisione di un giudice di proibire l'esposizione dei Crocefissi sulle pareti delle aule
scolastiche a seguito di una petizione presentata da Adel Smith, un religioso Islamico di
origine Italiana.
1
La Passione del Primo Ebreo che ho conosciuto, Rabbi Joel David Bakst. www.chazonhatorah.org
2
Giapponese: ‘perdonato’.
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Furono chiamati a disquisire sull'argomento gli esperti delle tre religioni monoteiste e dei
ricettari alimentari insieme ai rappresentanti del laicismo, filosofi, stilisti, giornalisti,
massaie, presentatrici tv, modelle e calciatori. Ognuno ebbe l'opportunità di esprimere la
propria rispettosa ed interessante opinione. Tutti si trovarono d’accordo nel definirsi
monoteisti. Nessuno notò che gli adoratori del Monoteismo, la forma religiosa più alta e
civilizzata, continuano ad uccidersi a milioni nel nome di un Dio che dicono essere Uno,
ma che invece sono almeno tre. Non sono Tre Persone uguali e distinte come nella Trinità o
nella Trimurti, sono tre Dei diversi: uno si chiama Hashem, l’altro Cristo, e l’altro ancora,
Hallah.
I devoti giornalisti figli di tre Padri e di una mamma sola chiesero il parere a tutti tranne
che alle Supreme Divinità Assolute, e naturalmente non lo chiesero a Gesù Cristo, oggetto
della disputa, Unico ed Unigenito Figliuolo di Uno di questi Tre Padri.
Nemmeno i preti chiesero ai crocefissi se avevano piacere d’essere appesi nelle aule
scolastiche. E' comprensibile i cuochi e le calendar girls non comunichino con esseri così alti
e lontani, come le Divinità Assolute, o con i loro figli fatti uomini, ma è davvero singolare
che i preti non comunichino nemmeno con gli oggetti inanimati! E allora che ci stanno a
fare nell’abito di mediatori con la/le Divinità e con i pezzi di legno che le rappresentano?
Nelle civiltà primitive, ignoranti e politeiste, non solo gli sciamani, ma anche la gente
comune comunicava con gli Dei e con gli spiriti degli antenati. I sedicenti monoteisti,
questi sapienti ipercivilizzati, tanto suscettibili quando immaginano che gli adoratori di
altre divinità offendano la propria, non comunicano nemmeno con i propri oggetti di culto
che questi ipocriti adorano e ai quali sono fatti a immagine e somiglianza!
“Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti”, ovvero: che i crocifiggitori si
seppelliscano insieme con i loro crocifissi.
Io sono è la novità del messaggio ricevuto da Mosè da parte di Dio. Secondo la
definizione “Io sono colui che sono” Dio è Uno, è all’origine e include tutti i numeri,
eppure mai la percezione della Divinità fu tanto divisa quanto nell’era delle religioni
monoteiste, che dicono di trarre origine proprio dall’Unità espressa da Dio a Mosè!
“l’Io è la verità e la vita” ed è irriducibile. “Seguite l’Io”, disse Gesù, ma tradussero “Seguite
me”, come se fosse il Duce. L’io sono corrisponde alla totalità e il vero monoteismo è il
dispiegamento della molteplicità insita nell’Uno. Il politeismo, invece, esprime il noi siamo e
corrisponde agli interessi particolari di una parte separata, per quanto maggioritaria, che
pretende di imporre la propria particolarità come assoluta.
In realtà le religioni che si professano monoteiste a parole, si riferiscono a quella divinità
particolare che protegge una singola nazione, un’etnia o un gruppo di preghiera. Non è il
monoteismo autentico ad essere totalitario, a differenza di ciò che sembra suggerire la cifra
Uno, il generatore che rappresenta l’insieme del due, del tre e di tutti i numeri. Totalitario è
il politeismo praticato da una parte travestita da totalità, pretende la propria moltitudine
relativa come assoluta e costringe Dio nelle proprie rivendicazioni sindacali.
La funzione principale delle religioni consiste nel separare ed eliminare l’eccedente, il resto
del conto che non torna. Religio e relego, rileggo, ri-lego e infine rélego, lascio fuori. Questa
è la perversa condizione endemica delle religioni, che per quanto maggioritarie
rappresentano sempre l'interesse di una parte e per continuare a esistere sono costrette a
inglobare o eliminare ciò che le eccede, che è Altro: l’Assoluto. Tra le religioni non potrà
mai vera esservi pace, solo un ringhio di pace, una hudna, una tregua armata. Le religioni,
parassiti della Parola, produttrici di consenso e conformità, sono gli strumenti dell'orda; si
rivolgono contro il singolo e le minoranze, alle quali, solo nei momenti migliori, con
magnanima bonarietà, spesso a prezzo di un tributo, di una decima, di un pizzo mafioso,
concedono il diritto d'esistenza, non fosse altro che per confrontare con l'alterità la propria
superiore santità, che consiste soprattutto nell’imporre proibizioni e divieti, di interdetti e
ostacoli al sano sviluppo della Vita.
153
Secondo la sorprendente osservazione di Haim Baharier, durante la serie di conferenze su
Mosè, maestro e profeta4 , lo spazio di Dio è ateo e di certo l’ateismo è più vicino alla verità
di ogni altra religione, ma nulla sembra più seducente quanto la trasgressione dell’invito a
non farsi immagine né idoli, contenuto nel Primo Comandamento. Non si sottraggono
nemmeno le religioni atee, come la tecnica, lo sport, il nazionalsocialismo, il comunismo, il
liberismo, il rock'n'roll, la culinaria e la moda, che rappresenta la liturgia onnicomprensiva
dilagata da Edom al “tutto” separato, sia laico che religioso.
Alla fine il drammatico conflitto tra la falce di Luna e la Croce si può ridurre a una danza
macabra degli accessori in un'antitetica visione del Fashion nel baraccone planetario della
Fiera delle Vanità: un bisticcio tra il velarla e il rivelarlo: l’Islam obbliga le donne a indossare
il velo, un'usanza inaccettabile in Occidente, dove i maschi per essere credibili devono
indossare la cravatta, accessorio malvisto nell'Islam.
Dieu de l'Elegance, quanti sacrifici si fanno in tuo onore!
Il partito fondato da Hassan I Sabbah, il terribile Vecchio della Montagna, vinse le
elezioni in Spagna con un costo minimo: soltanto duecento morti e poco più di un migliaio
di feriti. Fu una lezione di democrazia, psicologia, mediologia, economia, tecnologia... e di
fashion. “Con dieci zainetti! Geniali!” -scrissero i giornalisti-.
Ci saranno motivi per piangere la fine della civiltà Europea? Era il quesito che si pose agli
Europei nel momento di definire la propria costituzione. La risposta fu che no, motivi
sufficienti non se ne trovavano. Solo la pace, anche solo temporanea, la hudna che Al Kaeda
offriva agli Spagnoli, a patto che si fossero comportati bene, era un valore per cui
manifestare. Ciò che è rimasto all’Europa degli insegnamenti di 2000 anni di Cristianesimo
è il senso di pace e l’esortazione a porgere l’altra guancia.
Non si danno i terroristi senza terrorizzati e il teatro del mondo ama il genere
horror, così la guerra, prodotta dall’umanità nonostante il buon senso di pace, mette in
scena il repertorio degli orrori. E’ nella sua natura estetica. Le foto delle torture ai
prigionieri Iracheni scattate dai cellulari dai soldati della coalizione giunsero in tv e a
seguito dell’episodio fu aperta un’inchiesta. Passò pertanto inosservata la morte di dieci
civili Israeliani a Tel Aviv, dove due terroristi si erano esplosi in un deposito di munizioni
con lo sopo, non riuscito, di provocare un numero maggiore dei morti che a Madrid. Passò
quasi sotto silenzio anche la cattura da parte dei militari Israeliani di un bambino che
trasportava una bomba di sette chili pronta ad esplodere. Il governo di Israele decise
l'eliminazione dello sceicco cieco, fondatore di Hamas, che vuol dire violenza. Fu nominato
il nuovo condottiero di Hamas: un pediatra. Nessuno trovò bizzarra la notizia e il mondo fu
costretto a vedere Abdu, un ragazzo, sul corpo del quale i suoi “fratelli” palestinesi avevano
montato un apparato esplosivo. Nessun medico senza frontiere inorridì, nessun pacifista
convocò gli stati generali, nessuna associazione di pedofili democratici si preoccupò di
inviare un esposto all'autorità Palestinese. Le mamme del TG di stato espressero
commozione per un popolo così disperato da 'dover' mandare i propri figli a farsi esplodere
tra gli ebrei, del giudizio delle mamme ci si può fidare perché fanno il latte, l’alimento che
dà la vita e fa il bene.
Assistemmo al fallimento della Parmalat, la multinazionale produttrice di latte con sede a
Parma, che lasciò sbigottiti e confusi gli investitori, rimasti senza soldi e più nulla in cui
credere. Se anche il latte tradisce in borsa che senso ha chiedersi se Dio esiste?
Cenere alle ceneri… E funk al funky!
Madonna annunciò il tour estivo: The whore of Babylon tour, il tour della puttana di
Babilonia, che prevedeva ben quattro concerti nel piccolo stato di Israele, evitato negli
ultimi anni dalle pop star per via dei continui attentati, ma...
4
IULM, Milano, Marzo 2006.
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Lunedì 24 Maggio 2004, 13:41 Madonna annulla il tour in Israele. Di Di
(Adnkronos)
Los Angeles, 24 mag. (Adnkronos)- Madonna non ce l'ha fatta e ha ceduto alle richieste dei
terroristi. La famosa pop star ha infatti annullato i concerti previsti in Israele in occasione
del suo nuovo tour mondiale, dopo avere ricevuto una lettera minatoria che la minaccia di
morte...Si legge sul sito on line del quotidiano britannico ' Sun'.…le minacce erano
indirizzate oltre che a lei, anche ai suoi due figli, Maria Lourdes di sette anni e Rocco di tre.
La vicenda non era conclusa: Venerdì 18 Giugno. New York, 19:35. Musica, la pop star
Madonna cambia nome: sarà Esther.
La cantante Madonna ha deciso di cambiare nome d'arte. D'ora in poi sarà "Esther",
un nome ripreso dal Vecchio Testamento. La svolta sembra dovuta al fatto che l'artista si è
appassionata alla Cabala, l'antica filosofia ebraica. Al "New York Times" ha dato anche una
motivazione autobiografica: "Mia madre, che si chiamava anche lei Madonna, morì all'età
di 30 anni, stroncata da un cancro. Ho voluto legarmi a un altro nome. Non si tratta di una
negazione dell'esistenza di miamadre. Volevo legarmi all'energia di un altro nome".
E ancora:
Israele: cabalisti in arrivo con Madonna e Demi Moore
(ANSA) - TEL AVIV, 27 GIU - Centinaia di studenti di 'Cabbala' – fra cui la cantante
Madonna e l'attrice Demi Moore - saranno questa estate in Galilea. Seguiranno infatti un
seminario teologico organizzato dal "Centro cabbalistico mondiale" di Tel Aviv. Lo rende
noto il quotidiano Maariv, precisando che Madonna (o Esther) ha tuttavia annullato un
concerto e silimitera' a seguire i corsi teorici…
Il comunicato di Madonna produsse un tonfo nell’acqua del vecchio stagno, a cui
seguì un assordante silenzio. Si chiuse l’argomento dicendo che le vendite dei cd della
cantante erano in calo e che lei avrebbe fatto di tutto per attrarre l’attenzione su di se.
Il 9 Giugno, la corte dell’Aia deliberò contro la costruzione della barriera difensiva, il muro
d’Israele, che aveva ridotto del 90% il numero degli attentati in Israele. La delibera
proveniva da una corte che non si occupava degli affari suoi interni, come la divisione di
Cipro o d’Irlanda, né di quelle di Corea, o di U.S.A. e Messico. C’è un tempo per i ponti e
un tempo per i muri, ma anche Giovanni Paolo II chiese fermamente la costruzione non di
muri ma di ponti. Perché non costruire un ponte in Piazza San Pietro, dunque?
La condanna dell’Aia legalmente non valeva un fico secco, ma servì a legittimare il
terrorismo: Il giorno successivo alla pubblicazione esplose una bomba alla fermata
dell’autobus a Tel Aviv, la prima dopo quattro mesi, uccidendo una giovane donna, soldato,
ma in ogni caso giovane edonna eferendo venti persone. I giudici Europei con la loro
sentenza si erano guadagnati la prenotazione di un posto nel Paradiso dell’Islam in
compagnia di settantadue vergini.
Alla sentenza dell’Aia il 9 Luglio seguì la dura condanna dell’ONU. Il consesso della società
delle nazioni si espresse apertamente in favore della distruzione dello stato di Israele. Dal
tempo di David le cose non hanno fatto che peggiorare, per le nazioni.
Ariel Sharon invitò gli Ebrei Francesi a lasciare la Francia, per via dell’antisemitismo ea
stabilirsi in Israele. Il presidente Francese si mostrò offeso.
l’Islam terrorista ci donò lo spettacolo della strage di Bambini in Ossezia, a Baslen,
traslitterazione di Belsen, il campo di sterminio nazzista. La blanda dissociazione
dall’esibizione di bestiale barbarie, da parte di moderati quanto radi esponenti dell’Islam
moderato in Italia, poco più che una studentessa e un paio di imam nati battezzati, non
riuscì a cancellare l’impressione che la religione Islamica, questa religione, fosse dedita al
culto monoteista della morte eche avesse dichiarato guerra all’Umanità, agli innocenti così
come ai presunti colpevoli, in nome del nazional socialismo pan arabo espansionista, buono
e cattivo, di destra e di sinistra, moderato e smodato, velato e rivelato, sufista e surfista.
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Le pie madri islamiche velate iraniane non persero l’occasione di manifestare in favore
l’accessorio dell’ideologia, poco distante dalla forca di Ateqeh Salhael, la bambina sedicenne
giustiziata per condotta immorale e perché aveva la “lingua troppo lunga”, secondo la
sentenza approvata dalla Corte suprema, mentre ancora non si erano svolti i funerali dei
bambini seviziati, violentati e massacrati dai preti della paura a Baslen.
L’elenco dell’orrore, di cui le prime vittime sono i carnefici stessi, non gli innocenti, che tali
restano, si annunciava senza limiti. Vale la pena di aggiungere un piccolo fatto, marginale,
non una strage tra le tante che seguirono senza sosta rasentando ormai la noia, ma
l’assassinio di un singolo uomo, Theo Van Ghog, nipote del pittore, che aveva realizzato un
film sui sopprusi dell’Islam religioso nei confronti delle donne e per questo fu assassinato da
un terrorista islamico legato al gruppo che aveva fatto saltare la stazione di Madrid. Chris
Ripke, un'artista di Rotterdam, Scioccato dall'omicidio del suo collega dipinse un angelo
sul muro esterno del suo studio con il testo "Non uccidere". I suoi vicini trovarono il testo
"offensivo" e il sindaco di Rotterdam ordinò alla polizia di cancellare il dipinto dal muro
perchè “razzista.” La polizia arrestatò un giornalista televisivo, che si era piazzato di fronte al
dipinto in segno di protesta contro la decisione.
La democrazia Europea, insicura di se, si mostrava sempre più comprensiva e materna nei
confronti di Alien. La democrazia Europea sposava il motto wahabita del Vecchio della
montagna: niente è vero, tutto è permesso. La liberazione delle istanze totalitarie mostra
l’equivalenza per cui tutto è vero e niente è permesso e il principio della libertà di parola si
trasforma con in diritto assoluto di blaterare.
Non è in atto una guerra di civiltà ma una guerra è in atto, la guerra trasversale infarcita di
demagogia e piagnistei ipocriti di carnefici travestiti da vittime, miliardari perdenti che si
pretendono oppressi, osannati dai seguaci europei e americani, terroristi terrorizzati,
vampiri vampirizzati, morti viventi che rappresentano quella parte peggiore d’Occidente già
acquistato dai petrolieri arabi, i rivenditori della Morte Nera.
156
39
CENTRAL PARK E SHANTI TOWN
Milano, tra i muri di gomma e le strade morte, cela appassionate storie d'amore che
si rinnovano nei giardini discreti che celano scrigni di sapienze segrete.
Non era ancora noto al pubblico il best seller sui codici di Leonardo, tra gli illustri abitanti
della città dall’apparenza scialba e banale, quando Miro mi parlò di Giancarlo, un
matematico che gli aveva esposto le sue ricerche sui codici dell’arte del Rinascimento.
Giancarlo si era impegnato per diversi anni nella decifrazione dei simboli e delle geometrie
nelle opere pittoriche di Leonardo, Botticelli, Raffaello, nei quali leggeva i codici geografici
e astronomici. Alla luce delle sue scoperte i quadri rivelavano date e coordinate geografiche
relative alla crocifissione e al viaggio di Maddalena.
L’incontro si svolse nella cornice che aveva ospitato la vicenda di Guglielma e
Maifreda, protagoniste di un'eresia femminista ambientata tra i salotti, le sartorie, le
abbazie, le vie e i giardini della Milano del 1200. Intorno a Guglielma, nobildonna di
famiglia reale Boema, crebbe un simposio di cercatori dello spirito protetti dai monaci di
Chiaravalle, l'abbazia alle porte della città, che durò fino al 1300, quando vi pose termine la
Santa Inquisizione, che dopo la sua morte avvenuta in circostanze naturali, venne a
conoscenza delle affermazioni di Guglielma in antagonismo con la realtà dottrinale della
Chiesa. La nobildonna, infatti, aveva confidato ai suoi amici di rappresentare
un'incarnazione dello Spirito Santo. La Santa inquisizione aveva dapprima ammonito i
seguaci dell’eresia, successivamente, a seguito di un regolare processo che ebbe luogo nella
basilica di Sant'Eustorgio, fu costretta ad ardere sul rogo alcuni tra i più irriducibili, tra i
quali Maifreda, che insistevano nella pratica devozionale sconsigliata.
Attraversammo i vialetti del giardino segeto, oltre il ponticello, al termine di una
scalinata Daniela ci accolse in un ampio salone, sede del laboratorio sartoriale, situato
vicino alla chiesa di Sant’Eustorgio e a S. Maria alle Grazie, dov’è conservato il Cenacolo
affrescato da Leonardo. Di fronte a un antico camino, Giancarlo iniziò a tracciare geometrie
armoniose sui celebri capolavori. I sorprendenti risultati delle sue ricerche che rivelavano
date e mappe dei percorsi dei nostri eroi e delle fantomatiche spoglie. Leonardo aveva
impegnato la sua vita nell’inviare attraverso i secoli i messaggi sulle vicende del primo
Cristianesimo facendo arrivare fino a noi il suo testamento spirituale, cifrato con una logica
numerica e geometrica, salvaguardando la sua persona e le opere. Evitò così le censure e i
pericoli connessi con le ‘scottanti’ rivelazioni, per le quali non pochi pellegrini dello spirito
avevano subito torture indicibili prima d'essere arsi vivi.
I’inedito lavoro di decrittazione proseguì e portò a nuove sorprendenti scoperte sui
metodi dell’arte rinascimentale, illuminarono di nuova luce le iscrizioni gnostiche dei poeti
che tanto ci affaticarono sui banchi di scuola e sopraluoghi in isole lontane portarono
ulteriori rivelazioni e messaggi impliciti tra i quali, ad esempio, l’auspicio di un
riavvicinamento tra Cristianesimo ed Ebraismo, raffigurati dalla vite e dell'olmo, come nel
dipinto di Pomona e Vertumno, realizzato manualmente da Francesco Melzi su indicazioni
di Leonardo, quando era ormai impossibilitato a dipingere personalmente.
La Chiesa Cattolica, seppure nelle incertezze iniziali, ha infine tracciato la ricomposizione
della frattura con il Giudaismo e ha aperto un nuovo capitolo di relazioni.
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 28 giu 2005 - La chiesa cattolica ''riconosce il
proprio rapporto con il popolo ebraico'' e sa che la fede ebraica, unica tra le religioni
non cristiane, ''e' gia' risposta alla Rivelazione di Dio nell'Antica Alleanza''.
Lo afferma il compendio del catechismo della chiesa cattolica, consegnato oggi dal
Papa ai fedeli.''E' al popolo ebraico - si legge nel testo - che appartengono l'adozione
a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi e da esso
157
proviene Cristo secondo la carne''.
Dal thriller della morte e resurrezione di Gesù e dalle ricerche gnostiche degli artisti
del ‘500 prese spunto un nuovo genere letterario, reso celebre dal romanzo sul Codice da
Vinci che non ho letto, personalmente non sono particolarmente interessato ai percorsi dei
miseri resti nei tempi successivi alla crocifissione ma mi alieta sapere che le traversie del
cadavere squisito alietano le vacanze di schiere di lettori. In tal modo anche i frammenti del
rimosso tornano alla luce. Chi cerca trova e chi frequenta i tombaroli, prima o poi troverà i
sepolcri, i teschi e le tibie. Qualunque saranno gli oggetti ritrovati, teste mozzate, coppe da
torneo o libri vecchi, il percorso di decifrazione ha portato alla luce ciò che era nascosto e
che è manifesto. Il Christos è risorto. Di questo ho la certezza, il resto è fiction o cronaca,
che della fiction è parodia.
C'è chi dice che Gesù sia morto in croce, altri sono convinti che un altro fu crocefisso al
suo posto. Qualcuno crede che fu curato dai suoi, secondo altri fu il suo fantomas che si
manifestò sul lago di Tiberiade. Secondo alcune testimonianze partì per l'Oriente. Altri lo
videro in qualche isola dell’arcipelago Greco dove morì, si dice, mentre la Maddalena dava
alla luce una figlia. Questa versione rivela una straordinaria sincronia con l'allegoria della
ninfa Io, che morì nel mettere alla luce una figlia in Nord Africa.
Il teschio e le tibie del Salvatore sarebbero stati sepolti secondo un’antica usanza Egiziana e
Tibbs and Bones divenne il simbolo della bandiera dei Cavalieri Templari, che i pirati
issarono sulle loro navi soltanto dopo l'avvento di Hollywood, il Santo Legno. Secondo
questa versione dall’ipotetica figlia di Gesù e della Maddalena ebbe origine la dinnastia merovingia, meir, mavrik, maverik, risplendente, meraviglioso, come Maverik Records, la casa
discografica fondata da Madonna molti anni prima che la “sguaiata cantante ricca e famosa”
dichiarasse pubblicamente il suo interesse per la cabala Ebraica.
Le tracce di rossetto sulla Sindone condussero sulle orme dei cavalieri medievali attraverso
battaglie e inquisizioni. Attraverso i codici gnostici i cercatori trovarono le corna delle renne
della slitta di Babbo Natale, corpi di preti miliardari assassinati e infine scoprirono il
misterioso Priorato di Sion, la setta segreta il cui nome ricorda i famigerati Saggi di Sion. Le
rivelazioni si susseguono a ritmi incalzanti delineando inedite relazioni sotterranee come
l’appartenenza alla setta, oltre allo stesso Leonardo e Dante, anche di Victor Hugo, uno dei
padri fondatori del surrealismo, fino al colpo di scena più sorprendente: l’ultimo capo della
setta fu nientedimeno che Jean Cocteau il noto artista, poeta, commediografo e coreografo
gay, stupefacente, glamorous missing link tra il lenzuolo di Gerusalemme, Coco Chanell e
MTV! -Chi l’avrebbe detto?-.
Infatti, la deduzione è ovvia sebbene i girnalisti del Graal non lo dichiarino, dal Priorato di
Sion capitanato da Jean Cocteau, le tracce di rossetto portano nel salotto di Coco Chanell,
mecenate parigina dei surrealisti. Qui assistiamo alle denudazioni della Maria messa a
nuvola operate da Marcel Duchamp e dai suoi scapoli, anche. Il passo è breve da Cocteau
alla Galattica Gala sant’aureolata, raffigurarata sull’insegna della Santa Maria con la croce
templare disegnata sulle vele spiegate, trascinata da un giovane sullo sfondo di una terra di
ghiaccio su cui aleggia l’ombra del Cristo in croce e sovrasta l’anfiteatro del Paradiso di
ghiaccio, dipinta dal genio Mosaico di Salvador Dalì in “ The dicovery of America by
Christopher Columbus”, l’opera Messianica di enormi proporzioni dove appare il guscio di
un riccio di mare incoronato da una corona di cristallo. Forse si tratta della meravigliosa
corona Meir-o-vingia? Forse questo quadro nasconde una mappa del Santo Graal? Forse si
tratta di una rappresentazione della Fortezza della Solitudine, della cripta segreta che
contiene il tesoro dei Templari?
Avevo citato questo quadro nel titolo del mio: “Madonna apeares to Gala and Salvador Dalì
in occasion of the discovery of America by Cristopher Columbus”, con i ritratti di Gala,
Dalì e la Madonna di Fatima, secondo un’immaginetta trovata nella stanza d’albergo a
Campione, dove conclusi con Magda la ricerca sulla rivelazione del Terzo Segreto. Un’opera
incoronata dai vandali che vi tracciarono una svastica dopo la messa in scena della
commedia.
Le tracce del Priorato di Sion conducono Oltre Manica. Ci troviamo ora alle feste di Mary
Quant e di Biba, laiche protettrici della swinging London. Qui incontriamo, insieme a
158
James Bond, i Beatles e Lady Madonna e tra stazione e stazione, il Duca Bianco, sospeso in
un momento magico tra Kether e Malkut e Brian Ferry riveste pietosamente di lustrini
glam rock The bride stripped bare, la Sposa denudata. Da Central Park alla Disco King e
dalla nobiltà insignita di Tibbs and bones di Adamo e le Formiche e relativi confratelli e
consorelle fino alle performances della Donna vestita di Sole, contro la quale professori e
cacciarori del calice dell’ufficialità avrebbero scagliato anatemi.
159
40
MONDI FLUTTUANTI
La reincarnazione e il karma, soprattutto in Occidente, non sono considerati fatti
relativi alla prassi ma teorie filosofiche in cui credere o non credere, secondo la propria
opinione. La credenza nella reincarnazione non si basa sull’osservazione e si fonda più sui
criteri dominanti del senso di colpa che sul procedere coerente di cause e di effetti, si crede
che il fine sia di espiare e imparare, più che creare ed espandere la coscienza nella gioia
attraverso nuove esperienze.
Iniziai un training sotto la guida di Dorina Alessandra con il metodo della trance desta che
riportò alla coscienza la memoria di alcune delle mie vite passate, i cui ricordi erano in parte
riaffiorati spontaneamente in circonstanze drammatiche. I risultati delle sedute furono
eccellenti, nonostante i miei dubbi sull’efficacia di una osservazione in uno stato emotivo
neutro. Nei giorni successivi riscontrai risonanze con le esperienze vissute durante le sessioni
e in alcuni casi durante le sedute sucessive i ricordi mostravano maggiori particolari di una
stessa esistenza. I ricordi riaffiorati mostravano alcuni aspetti della mia personalità attuale e
rivelarono stili di vita più variegati di quanto avevo immaginato, ampliarono la percezione
della continuità della mia esistenza. Vite dedite all’introspezione si alternavano a vite di
azione e ad altre di tutto riposo in una logica sequenziale inattesa.
Non attribuisco il valore di prove ai dati affiorati, il queste dimensioni non si danno prove
certe, ma riporto quelli che considero verosimilmente i ricordi relativi a quell’abitante della
Galilea che, notai sorpreso, coincidono in alcuni punti con la storiografia.
1° sessione, 9 Febbraio.
Mi trovo in Medio Oriente, in terra d’Israele, da bambino sono molto amato, felice in un
ambiente felice, percepisco una forte relazione affettiva con mia madre.
Vedo ambienti sabbiosi, colline, dune, erbe ingiallite, bruciate dal sole, poi un lago,
Tiberiade, dove la natura è più verdeggiante. Più avanti ho 25/30 anni. Non ho legami
matrimoniali. La situazione sociale è tesa e confusa e ne soffro. Condivido con la mia gente
il momento critico del Paese.
8° sessione, 6 Aprile.
Di fronte a me vedo una città costituita da case basse, bianche, con il tetto a cupola.
Credo si trovi in Israele, nell’anno 10 e.c. circa. Sono un ragazzino di circa dieci anni,
incerto sulle gambe ancora giovani. Mi trovo in un cortile e osservo alcune galline sul
selciato. A venticinque anni circa sono in viaggio verso l’interno, verso Oriente. Sono
aggregato a una carovana, mi trovo ai margini e sono solo. Non provo emozioni particolari
e non sento l’entusiasmo della scoperta di nuovi mondi, sono riflessivo ma disteso. Non
sento particolari legami con la gente della carovana ma deve trattarsi di gente del mio paese
perché non sono straniero o a disagio tra loro.
Verso i trenta sono di nuovo in Israele. Mi trovo in una scuola di pensiero e nella penombra
della stanza risalta una sedia vuota illuminata. Vedo due lettere dell’alfabeto, sono scure,
una vav, che corrisponde tra l’altro al pensiero riflessivo, e una chet, ma la barra superiore
della lettera è strana, piega verso l’alto e forma il disegno di una sedia.
La situazione sociale è disarmonica e il clima generale è molto spiacevole. Io osservo
rattristato la gente scontenta. Alcuni esprimono il malcontento nelle piazze. Qualcuno grida
il disagio. Rivivo un episodio drammatico che avevo già rivisto alcuni anni fa in questa vita:
rivedo la casa dove abitavamo con la mia fidanzata. Stiamo fuggendo da eventi minacciosi.
Rivedo la croce, ma questa volta osservo dal basso, dal punto di vista delle due donne. Poi
sono in me, la mia mente è confusa, la testa pesante, sto perdendo coscienza. Uno spirito si
stacca. “Il lavoro è compiuto”.
“Perché ti reincarni nella vita successiva?” - Chiede Dorina 160
“I libri, bisogna salvare i libri” rispondo. Non si tratta di rotoli ma di fogli rilegati.
17° sessione, 19 Ottobre.
Vedo un grande lago. L’atmosfra è tersa come accade a grandi altezze.
Non riesco a visualizzarmi; non succede nulla. Ho la sensazione di scendere una scala e
di trovarmi in un ambiente sotterraneo, sento delle voci ma è una sensazione confusa.
Per superare l’impasse di una seduta che sembra destinata a produrre scarsi risultati
Dorina m’invita a portarmi più avanti nel tempo. Ancora non vedo nulla, se non delle
forme triangolari che s’intersecano. Dorina m’invita a renderle concrete e si
trasformano in una piramide. Mi trovo in un ambiente chiuso, senza finestre. A destra
vedo un corridoio scuro, al centro un parallelepipedo di pietra, a sinistra la statua di un
gatto ad altezza d’uomo. Sono un ragazzo e sto seguendo dei corsi iniziatici in una
scuola dove s’insegnano materie spirituali e s’imparano tecniche come quelle che ho
seguito in questa vita, come il corso di rimembranza che sto seguendo con Dorina.
Più avanti, sono in viaggio con una piccola carovana nel deserto. Forse sto viaggiando
con la famiglia. Vedo cammelli, palme. Attraversiamo il Sinai nella direzione di Israele.
Mi trovo tra le scale che salgono e scendono tra le terrazze delle case di una città,
Gerusalemme. Ho circa trent’anni. Sono profondamente addolorato per la situazione
caotica in cui si trova la gente e il Paese. Vorrei fare qualcosa per cambiare la
situazione. Dorina mi chiede se sono una persona importante. – No, sono uno tra gli
altri -. Più avanti sono in un ampio salone luminoso con tende bianche sulle ampie
finestre, al cospetto di un romano. E’ un uomo di potere, duro e distratto, è infastidito
dalla situazione e vorrebbe essere altrove. Tra noi non c’è possibilità di comunicazione
e io resto in silenzio. So che per me è finita, come un animale che sa che la morte è
inevitabile. In mio corpo attuale scoppia in un pianto irrefrenabile, soffocato per
migliaia di anni, continuo a piangere mentre continuo a raccontare le mie visioni. Provo
profonda tristezza per la fine di un mondo, per la fine dei sogni, dei progetti, della storia
di un popolo. Poi vedo un panorama di colline, le croci e molta gente, La sottile linea
dell’orizzonte è una lama di luce ma il cielo è sovrastato da nubi nere. Sono sulla croce
ma non sento dolore fisico, c’e solo profonda tristezza.
Nel trapasso la mia voce dice: “Sia fatta la tua volontà”.
Una voce risponde: “Sei stato bravo”.
161
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SARO' IL TUO SPECCHIO1
“In quei giorni getterò la fame nel paese, ma non sarà fame di pane né sete
d’acqua, ma voglia di ascoltare la Parola dell’Eterno”
Amos 8,1.
La novella Il mare e il tramonto, di Yukio Mishima, riporta la storia di un certo
Anri, vissuto in Giappone nell’era Bun’ei, che corrisponde al 1200 e.c., narrata dal vecchio a
un ragazzo sordomuto che non capiva quello che diceva ma aveva fiducia nelle sue parole.
L’uomo era nato in Francia, nella Cevenne. Era un bambino intento a
pascolare le pecore quando ebbe una visione nel 1212, l’anno in cui la Francia aveva
conquistato e poi perduto Gerusalemme. Cristo gli apparve in una veste luminosa e
gli disse: “Sarai tu a riconquistare Gerusalemme. Voi, bambini, libererete
Gerusalemme dagli infedeli Turchi. Riunisci un gruppo di compagni e va a
Marsiglia. Le acque del Mediterraneo si apriranno indicandovi il cammino per la
Terra Santa”. Anche altri bambini ebbero visioni e lo seguirono. Solo i più forti
giunsero a Marsiglia, dove un uomo offrì la sua nave dicendo che sarebbe stato
onorato di condurli a Gerusalemme, ma Ad Alessandria d’Egitto li vendette tutti
come schiavi. Dopo lunghi anni Anri fu rivenduto a un mercante persiano e
condotto in India. Qui incontrò il monaco zen Dakaku che lo liberò. Giurò che
l’avrebbe servito fedelmente per tutta la vita e quando questi partì per il Giappone
lo seguì. Ormai nel cuore di Anri regnava la serenità.
Mashya e Mashyana sono i nomi di Adamo ed Eva nell’antica lingua Iranica e le
tradizioni successive considerano Adamo il primo Messia. La figura contemporanea del
Messia inizia a delinearsi nell’epopea di Giglamesh, il primo poema epico conosciuto.
Si sviluppò al tempo di Zardhust, noto come Zarathustra o Zoroastro, nel quale alcuni
vedono Melchisedeck, il Melech Tzadik, il re giusto, riformatore della religione dei Magi,
una prefigurazione del Messia ripresa dalle correnti Giudaiche messianiche da cui ebbe
origine anche il Cristianesimo.
Nonostante il tema letterario sia stato ampiamente trattato nel confronto millenario, che
giunse a esprimere momenti drammatici, in generale i termini della questione appaiono
ancora vaghi e confusi. Per il Giudaismo, Massiach rappresenta l’attesa: si manifesterà come
un condottiero vittorioso che ricostruirà il Tempio e condurrà alla salvazione. Per i Cristiani
di fede, ai quali furono sufficienti le parole del profeta Elia per identificare il Messia con
Gesù, il Christos, appartiene al passato. Crocefisso secondo le Scritture, risorse per poi
svaninre nel nulla ma con la promessa fare ritorno in un giorno da definirsi, in accordo, in
questo, con la tradizione Giudaica. Per entrambe le fedi, almeno nelle versioni accreditate,
l’evento messianico appartiene a uno scarto temporale, passato o futuro ed elude il presente.
Eppure, per quanta sia la fede con la quale lo si attende o si creda nella sua avvenuta
manifestazione, il Messia non è mai venuto e non verrà mai.
Il Melech Tzadik, Zardhust, è polvere di stelle. A volte si manifesta come una singolarità in
una serie di eventi miracolosi che accadono tra gli uomini, altre volte è simile a un’onda e
aleggia sulle acque del mondo fenomenico.
Un giorno, come tutto ciò che è ed è stato, sarà semplicemente visto.
“Alcuni farisei rivolsero a Gesù questa domanda:
-Quando verrà il Regno di Dio?-”
1
“I'll be your mirror”.Canzone dei Velvet Underground cantata da Lou Reed.
162
La risposta di Gesù, chiara e illuminante, sfortunatamente non è tra le più citate
nell'ambito dello spettacolo della religione:
“Il regno di Dio non verrà in modo spettacolare, nessuno potrà dire: - Eccolo là - perché il
Regno di Dio è già in mezzo a voi”2 .
Nell'Età dell'oro, Igor Sibaldi riporta un dialogo con uno Spirito guida:
“Non crederai anche tu che il Messia sia un tale che viene al mondo a un
certo punto e non prima… è una struttura, una forma che dovete scoprire. Ognuno
lo può diventare. Bisogna, anzi, è la vostra via… il Messia vi mostra anzitutto
quanto siano angusti il tempo e lo spazio dell'io piccolo a paragone delle dimensioni
in cui potete accorgervi di vivere davvero. Tante religioni lo descrivono, in tante
forme; quando per esempio parlate di reincarnazioni, cosa dite in realtà? Che la
storia di ognuno di voi non è tutta qui, che molto altro è stato, o sarà in altre vite.
Ed è perché il piccolo io non ha i mezzi per comprendere come e quanto questo
altro è in realtà, adesso…”
“ 'Da prima che Abramo fosse, io sono.' Citò l'Austero. Giovanni, 8-58”3 .
L’era Messianica si aprirà positivamente nel momento in cui saremo convinti di
essere in grado di farcela senza l'aiuto del Messia e della macchina di salvazione.
Il Messia, o Mashiach, l'Unto in Greco, non è proprietà esclusiva della setta GiudaicoCristiana. Un'infinita sequenza di Messia ha camminato sul Pianeta Terra e camminerà
finché vi sarà vita. Tra questi Krishna, il cui nome è così simile a Kristos, è un Messia, così
Dyonisos, Orfeo e il Serpente Piumato Quezalcoatl della tradizione Maya.
Il secolo scorso ha prodotto orrori inauditi e insieme straordinarie opportunità di
espansione di conoscenza. La follia messianica ha generato mostri quali il nazismo e il
comunismo. Lo scontro di opinioni sulla natura della perfezione e dei modi di attuarla nel
nome del messianesimo ha provocato guerre e sterminii di massa. Resterà deluso chi attende
un uomo che realizzi un Paradiso di pace e prosperità, un mondo perfetto privo di conflitti
e di contraddizioni dove i treni arrivano in orario, come nel Ventennio fascista. L'attitudine
a cercare un duce, “Qualcuno che ci guida, qualcuno che ci salva, qualcuno come Te…
Grande Fratello”, non fu sempre esente nemmeno nel mondo Ebraico, che ha dovuto a
volte patteggiare con gli idolatri per sopravvivere. Alcuni non hanno saputo riconoscere il
Messia in se stessi, non hanno visto lo spirito Messianico che è sempre stato di casa in
Israele, proprio come accade d'abitudine nelle società delle Nazioni eppure nelle cucine
Ebraiche, dove in segreto almeno di Sabato tutti sono artisti e poeti, si tramanda da lungo
tempo una storiella:
Un rabbi, interrogato su un tipo che nella Galilea del secondo secolo prima
dell’era corrente pretende di essere il Messia, apre la finestra e mette fuori la mano
per sentire il vento e risponde che no, non è il Messia. A chi, stupito dal gesto, gli
chiede perché dovesse sentire con la mano fuori per rispondere al quesito, rispose
che nella sua stanza il Messia era già arrivato.
La storia di Israele si svolge nella tormentata profezia dell'esilio, persecuzione,
trionfo Messianico e ritorno alla terra promessa, come un evento pre-registrato. Al tempo di
Paolo viveva nella percezione della fine del mondo. Un mondo finiva. Gli eventi
culminarono con l'occupazione di Gerusalemme e la distruzione del Tempio da parte del
generale Tito. Ebbe inizio una nuova esistenza per il popolo Ebraico. Con l'esilio e la
diaspora, il Libro fu portato alle Nazioni insieme alla forma del Messia.
Oggi l'Umanità non ha più un sogno. Ha perso la capacità di percepire i ‘profumi’. Ll
pensiero è sempre più debole, proliferano i culti pre-confezionati, il relativismo etico,
2
Luca 17, 20-21
3
L'Età dell'oro, di Igor Sibaldi, ed. Frassinelli, Milano, 2002.
163
scientifico e filosofico, si fanno equivalenza. Il mondo attraversa una crisi d'identità. La
decadenza è ai massimi storici e produce stagnazione. Incombe la minaccia di distruzione
totale. La demagogia regna sovrana.
Nell'anno 5760 a Gerusalemme, il 2000/2001 a Roma, abbiamo assistito al crollo delle
Torri Gemelle come, alcuni dicono, previsto nello Zohar, il libro dello Splendore, a segnare
la fine di un’era e l’inizio dell’era messianica. L’orribile atto terrorista pagato da governi
corrotti trascende la cronaca e la volontà degli attori mediocri: nell’universo simbolico
corrisponde alla morte del Re e della Regina del vecchio mondo, a cui segue un Nuovo
Regno. L'assetto dei regni, le guerre, le condizioni economiche e la promessa del ritorno alla
Terra di Israele difesa da un esercito forte, considerati segni dell’avvento, si sono realizzati
secondo le Scritture. Le colline sono piatte. L'antisemitismo, ancora presente, non è più un
dato costituzionale delle Nazioni, almeno in Occidente, almeno per ora. Sta nascendo un
nuovo mondo, seppure tra l’incoscienza dei più. Una parte considerevole dell’Umanità sta
riconducendo la dualità della visione utilitarista alla percezione della realtà fenomenica
unitaria dell’Albero della Vita. La comprensione dell’ unità olistica, dove bene e male
corrispondono a gradazioni della medesima energia, porta alla consapevolezza che la compassione non è una virtù ma è una legge ineludibile. Questo ridurrà i motivi di conflitto e
forse, di conseguenza, realizzerà anche un mondo migliore, seppure mai totalmente
pacificato.
Secondo una particolare lettura della storiografia Biblica Davide e Giuseppe
incarnano i poli della personalità del Messia. Dunque il Messia non è uno, i Messia sono
due: un Messia del Sud, figlio di David, che rappresenta il regno di Israele, e un Messia del
Nord figlio di Giuseppe, che rappresenta il regno di Giuda, entrambi viventi in ogni
generazione. E’ noto ai più il ruolo di predecessore messianico di re Davide, il pastorello,
danzatore e poeta, redattore dei Salmi, vincitore del gigante Golia e sucessore al trono di
Saul. E’ meno evidente il ruolo messianico svolto da Giuseppe, figlio di Giacobbe e di
Rachele, che amava abbigliarsi in modo eccentrico e con la sua presunzione irritava i fratelli
i quali, superato il limite di sopportazione, dopo averlo malmenato e gettato in un pozzo, lo
vendettero come schiavo a una carovana di profumieri Egiziani. Non fu venduto a dei
mercanti qualsiasi, ma ad erboristi alchimisti4 ed ebbe fortuna in Egitto, divenne consulente
regale e grazie alla sua posizione a corte contribuì a salvare prima l’Egitto e poi i fratelli e il
padre, Yakov/Israele, dalla carestia.
La vicenda di Giuseppe evidenzia un conflitto tra fratelli, come nella storia di
Giacobbe ed Esaù, che sono gemelli e che rappresentano ancora più chiaramente la
scissione nell’unità. Secondo alcuni commentatori Giacobbe ed Esaù, la coppia che come
Israele e Giuda rappresenta il rapporto tra la poiesis e la techne, erano entrambi consapevoli
del processo evolutivo Messianico di cui erano portatori. Giacobbe decise di acquistare la
primogenitura quando si accorse che Esaù aveva perso la consapevolezza del proprio ruolo.
Il ‘sangue’ di Esaù, adom, la sua energia vitale, si era contaminata, probabilmente a seguito
del morso di un serpente, nahash, durante una battuta di caccia. Giacobbe decise dunque di
assumere su di sé gli onori e gli oneri e della primogenitura per portare a buon fine il
processo Messianico. Dopo la lotta con l’angelo, che per un attimo le sembianze di Esaù e
che misteriosamente è anche Dio, Giacobbe acquisì il nome di Israele e operò in se la
trasmutazione Messianica della parte che spettava al fratello. Questo produsse
incomprensione e inimicizia, ma alla fine i due gemelli sono destinati a riunirsi e sarà
ricomposto il conflitto tra Gerusalemme e Roma, le città gemelle, come si armonizzeranno i
due aspetti della personalità del Messia, il lato destro e il lato sinistro, Nord e Sud, passato e
futuro, fede e ragione.
Non è un fatto ideale che deve accadere in futuro meravigioso, quando il Leone vivrà
accanto all’agnello senza tentare di sbranarlo. L’unità tra Gerusalemme e Roma è già nelle
pieghe della storia, è già una realtà, nel bene e nel male, in salute e malattia. Il
“Poi si sedettero per prendere cibo. Quando ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da
Galaad, con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a portare in Egitto” ( Genesi 37: 25).
4
164
Cristianesimo più autentico si differenzia di poco dal Giudaismo e gli artisti e i mistici non
espressero motivi di disaccordo teologico. Quanto più fu possibile la collaborazione tanto
più fiorirono i regni, mentre le persecuzioni coincisero con la decadenza, giunta al
parossismo con la Shoah. L’Europa unita dopo il crollo del muro di Berlino non ha ancora
ritrovato compiutamente la propria anima e continua a manifestare odio per Israele.
Questo sorprenderà chi nella moda, anagramma di Edom, vede solo l’aspetto più
superficiale ma se si osserva con attenzione dal punto di vista del pret-a- porter come un
servizio sulle pagine di Vogue magazine dove Madonna potrebbe posare come modella per
Versace senza stonare, magari mentre lecca la busta di una lettera, come in Vogue Italia,
Gennaio 2005. Nello scarto tra lo chick e lo charm la messianica vicenda rivela una lettera,
la solita lettera rubata appoggiata con noncuranza sul caminetto o sul televisore. Così il
mantello iridescente di Giuseppe è tessuto in colori sgargianti proprio al fine di essere
notato. Appare, scompare e poi riappare sugli attaccapanni della Bibbia e con passo felino,
con un cat walk, trapassa nei libri dei Vangeli.
Per ordine di Pilato Gesù, figlio di Giuseppe il carpentiere, è rivestito dal manto rosso.
Gesù, coperto di sangue, adom, muore, o sembra morto, ma risorge come Giuseppe figlio
di Israele/Yakov/Giacomo. Il mantello di Giuseppe rimane nel pozzo, come la Sindone, il
manto della morte, che giace abbandonata nel sepolcro e le tracce impresse sulla tela restano
ad afascinare l’umanità come lipstick traces su un clinex: il corpus del reato, the body of
evidence S’invola, la Sacra Sindone, poi si materializza di nuovo alcuni secoli dopo e
inaugura l’archetipo dell’arte occidentale, che nei millenni a venire si definisce come traccia
dell’assenza.
Gesù risorge e torna a mostrarsi sul lago di Tiberiade. La prima ad incontrarlo e a
riconoscerlo è la sua fidanzata: Mariam, Maria Madgdalena, la più bella ragazza di Migdal.
E’ una profumiera, una erborista alchimista, come gli Egiziani che trassero Giuseppe dal
pozzo per condurlo in Egitto. Mariam di Migdal è la Matrix, la matrice, testimone e
catalizzatore della resurrezione. Come Iside, la Dea lunare venusiana, raccoglie le membra
dello sposo Osiride e lo assiste nel suo ritorno dal mondo dei morti. Quest’opera per il
Cristianesimo esoterico rappresenta il tikkun Ebraico, la ricomposizione delle kelipot, i
frammenti, la ricomposizione del Vaso, o dei Vasi della Creazione a seguito della catastrofe
originaria. Questo è il Santo Graal.
Il Risorto scompare di nuovo, forse va a Est o forse a Nord Ovest, ma poiché tutte le strade
portavano a Roma, città del circo e dell’alta moda, ma anche dimora di alchimisti e registi
del cinema, è là che riappare in effige ed è accolto come il settimo re di Roma, che è Edom
e diventa il re che non muore, Genesi (36, 31-40).
Pietro, fido Vicario sostituto, indossa il mantello di porpora, a ricordo di quello che Gesù
gli diede quando si lamentava perché aveva freddo e dell’altro, tinto di rosso Ferrari, il
manto regale tradotto in città dal soldato Romano che l’aveva vinto ai dadi sul Golgota, la
collina del teschio.
Il Messia appare nei momenti più turbolenti della storia:
“Ecco, Egli viene dalle nubi, ogni occhio lo vedrà” Recita l'Apocalisse, 1.7.
Il rapporto con Dio nasce nella sostanza sottile e l'occhio dello spirito lo scorgerà tra nubi
dell'interiorità.
“Il Mashiach nascerà di Tisha B’Av”.
Il Nove di Av è il giorno del lutto per la distruzione del Tempio, la cacciata degli Ebrei dalla
Spagna, l'atomica su Hiroshima e Nagasaki e altre tragedie per l'Umanità.
Qualcuno aveva pregato:
“Signore, fai che il Mashiach venga presto, ma fai che io non sia lì per vederlo”.
I momenti Messianici sono accompagnati dalle doglie del parto.
Al culmine dell’oscurantismo, nello stesso tempo, per converso, si manifesta il Messia.
“L'epoca dell'avvento sarà contrassegnata da agitazioni politiche culminanti in aspra
guerra. Se vedi i regni contendere tra loro, cerca i piedi del Messia. Sappi che sarà
così, perché così accadde ai giorni di Abraham. Quando i regni lottarono tra loro
(Gen XIV) venne ad Abraham la redenzione”(Gen. R., XLII,4).
165
Queste lotte sono simboleggiate dalle “Guerre di Gog e Magog” (v. Ezek., XXXVIII e Apoc.
Giov. XX 8)4 .
“Il figlio di David apparirà solo in una generazione perfettamente innocente o
perfettamente colpevole; perfettamente innocente, come è detto: 'Il tuo popolo
saranno tutti i giusti, erediteranno la terra per sempre' Isaia (LX, 21); o
perfettamente colpevole, come è detto: ' Vide che non c'era nessun uomo e si
meravigliò che non vi fosse alcun intercessore: perciò il Suo braccio gli portò
salvazione' (ibid., LIX, 16) ed è scritto: 'Per Me, per Me (non per i giusti, che non
ce ne sono), lo farò” 5 (ibid., XLVIII, 11) (Sanh., 98a).
Quand'ero giovane non sopportavo la gente, ma amavo l'Umanità. Oggi continuo a non
sopportare la gente e dell'Umanità m'importa molto meno. Quello che faccio lo faccio per
me e per il Dharma.
“Quello che ho è il mio amore per l’amore e l’amore è il mio amore”
(David Bowie, Stone love).
David aveva i capelli rossi, amava la moglie del fratello e non sapeva educare i figli.
Gesù figlio di una puttana Ebrea e di un soldato Romano, curava i ciechi di Sabato, amava
le prostitute e morì in croce, secondo la versione espressa da qualche parte in qualche
Talmud, che trovo più dignitosa di quella porno-ieratica secondo la quale sua madre fu una
Vergine dedicata al Tempio e il padre un sacerdote che la fecondò con l’intenzione di
mettere al mondo il Messia.
Shabbatai Zevi, psicotico e orgiastico, si convertì all'Islam7. I Messia viaggiano raramente in
Rolls, più spesso in treni di terza classe e nella tradizione inaugurata dal profeta Osea6 ,
hanno puttane per mogli.
“Beati quelli che lavano i loro abiti nel sangue dell'Agnello: essi potranno
cogliere i frutti dell'albero che da la vita e potranno entrare nella città di Dio
attraverso le sue porte. Fuori i depravati, i maghi, gli assassini, i ladri, gli idolatri e
tutti quelli che amano e praticano la menzogna”9 .
- Si, sono tornato -.
4
Cohen. Il Talmud. Ed. Laterza, Bari 1999 P 415-416.
5
Osea, 3, 1-5
Shabbetai Zevi, nato a Smirne il 9 di Av del 1626. Discusso messia, alternava momenti di euforia a profonde crisi depressive.
Durante i momenti di euforia compiva azioni strane e paradossali, innovazioni dei rituali al limite del consentito,
rappresentazioni bizzarre del rapporto con la Torah. Raccolse un gran numero di seguaci e il movimento Shabbateo diede inizio
a un ritorno in Israele. Fu infine arrestato dalle autorità Turche a Gallipoli. Messo di fronte alla scelta tra la vita e la
conversione, si convertì all'Islam ponendo la condizione di mantenere la celebrazione dello Shabat, che gli fu accordata. Cadde in
disgrazia presso la maggioranza della comunità Ebraica che lo considerò un apostata. Alla sua mortei il movimento Shabbateo
si disgregò ma portò un innegabile contributo alla nascita di Hassidim, un movimento che fa della danza e della gioia un
momento di preghiera.
7
6
Cohen. Il Talmud. Ed. Laterza, Bari 1999. P.415
9
Apocalisse 22, 14-15.
166