Galleria storica, spunti per un futuro Museo delle Cere Obama e i
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Galleria storica, spunti per un futuro Museo delle Cere Obama e i
Galleria storica, spunti per un futuro Museo delle Cere Obama e i telefoni: Borghesi di tutto il mondo unitevi? (…) Ci sono due scene che rappresentano per me le ultime due stanze di questa ala del nostro Museo delle Cere. Una l’hanno vista tutti. O meglio: l’hanno sentita e non vista tutti. Durante la Cerimonia Inaugurale delle Olimpiadi di Pechino 2008 (che con una delle infinite coincidenze della storia danno il benvenuto ad Obama nella nuova era) il mondo viene allietato dal magnifico canto di una bellissima bambina. Peccato che la voce sia non della bambina esposta in mondovisione ma di un’altra: che canta da dietro una quinta per non mostrare il suo volto non certo angelico. La Cina si presenta al mondo estetizzando sé stessa, rendendo omaggio a tutto ciò che dovrebbe contrastare, se fosse davvero la Repubblica Popolare Cinese del comunismo vincente: il predominio dell’essere sull’apparire. La celebrazione dell’ingresso della Cina nel consesso del movente monetario, degli interessi composti, del calcolo e della contabilità avviene attraverso il più brutale rito estetizzante, dimostrando così di aver acquistato l’accesso al salotto buono, senza aver dato fuoco a nessuna polvere. L’altra scena me l’ha raccontata Andrea. Lo stesso Andrea che rubò con me e Maurizio la bandiera del PDS per farne il vessillo della sezione “Walter Veltroni”. Lo stesso che scriveva i comunicati demenziali dei NASK (Nuceli attivi della Sinistra Kombattente) che avevamo letterariamente fondato per prendere in giro gli estremisti e per rendere omaggio ai GASAD (i Gruppi a Sinistra dell’Altra Domenica di Maurizio Nichetti). Andrea, instradato dai suoi genitori verso un tranquillo futuro da impiegato, ha preferito fare l’operaio, alla Fincantieri del Muggiano, La Spezia. L’ho incontrato nell’agosto di quest’anno, al matrimonio di Maurizio. Non lo vedevo più dal 1998. Abbiamo parlato, inevitabilmente, di Fincantieri. Degli scioperi di maggio. Mi ha raccontato tutta la sua difficoltà di sindacalista FIOM a far scendere le persone in piazza: pura, disillusione e indifferenza sono il suo pane quotidiano. Mi ha confortato dicendomi che si fida di Bersani, della sua conoscenza dei problemi concreti: sa che indignarsi non basta; bisogna anche risolvere. Infine mi ha aperto un mondo, allucinante, raccontandomi che nella sua fabbrica avevano da poco finito di costruire una barca per un supermiliardario russo, uno di quelli che potendo spegnere i rubinetti del nostro riscaldamento si possono permettere qualsiasi cosa. Tra queste quelle di ordinare una barca con la “macchina per la neve”. Andrea l’ha chiamata così ed io subito, visti i committenti, ho pensato alla cocaina. Invece la “macchina per la neve” serve proprio a fare quello: la neve. I miliardari russi, al largo delle coste caraibiche, vogliono godersi una romantica nevicata. Andrea, che è sempre stato di poche parole, non ha fatto molti commenti: ma nei suoi occhi e nel suo tono c’era lo sconforto suo e degli altri operai costretti, per sperare nel futuro, ad augurarsi nel presente che alle fotomodelle piaccia la neve tropicale.