Progetto in breve - Biologica San Damiano

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Progetto in breve - Biologica San Damiano
“NATURA MAESTRA”
(educare nella natura, con libertà)
LA “SCUOLA NEL BOSCO”
In Europa le scuole nel bosco sono più di mille: nate negli ultimi decenni nei Paesi
nordici, ora i primi esperimenti iniziano a fare capolino anche in Italia, con risultati
interessanti.
Anche se la nascita delle scuole nel bosco è avvenuta negli ultimi decenni, il percorso
che ha portato a queste esperienze è iniziato più di un secolo fa: le scuole nuove della
fine dell’800 avevano già aperto porte e finestre alla campagna, ambiente nel quale i
bambini dovevano poter vivere la propria esperienza di crescita individuale e
collettiva, secondo le leggi dello sviluppo biopsicofisico e sociale. Nel primo Novecento
in Italia fu aperta la prima scuola rurale dell’Agro Pontino e a Milano Giuseppina
Pizzigoni diede vita alla sperimentazione della scuola all’aperto.
In questo progetto si vorrebbe realizzare una educazione non autoritaria,
democratica e libertaria ; dove ci sia reciproca fiducia nella relazione tra adulti di
riferimento e bambini; dove l’apprendimento nasca da un confronto tra esigenze e
saperi; dove il bambino non risponda alle richieste dell’adulto per compiacerlo o per
sottomissione, ma per il desiderio di imparare e stare insieme.
“OUTDOOR EDUCATION”
Il modo con cui abbiamo costruito l’attuale società ha attenuato, o addirittura
eliminato, il naturale bisogno di muoversi o, quanto meno, ha condizionato
negativamente la possibilità di avere spazi e tempi per coltivare il necessario contatto
con l’ambiente naturale.
La cultura della sedentarietà è totale, diffusa in tutte le fasce d’età della popolazione
con ripercussioni negative sullo stato di salute di bambini e adulti.
La vita quotidiana dei bambini, in sintesi, è sempre più caratterizzata da attività
programmate, con poco tempo per esplorare o giocare liberamente all’aperto , e
spesso il gioco viene occupato dai videogiochi che aumentano i motivi per restare in
casa.
In una quotidianità sempre più sedentaria, i bambini faticano a sentire il proprio corpo
come strumento di esplorazione, conoscenza e libertà.
La libertà di pensiero è legata alla libertà di movimento.
I problemi (nel caso soprattutto dei bambini definiti irrequieti o “ipercinetici”) non
stanno nel bambino, ma nella relazione tra il bambino e quello spazio limitato, quel
tempo, quella rete di relazioni in cui si trova a vivere.
Gli spazi hanno un’enorme importanza nelle relazioni educative e bisogna ripensarli
continuamente, offrendo anche la possibilità di “stare fuori” (sia intesa in senso fisico
che in chiave metaforica).
IL RUOLO DEL MAESTRO-EDUCATORE
L’insegnante (o educatore) è un facilitatore che svolge la sua funzione secondo alcune
caratteristiche:
-
ORGANIZZATORE: sta dietro le quinte e prepara l’ambiente di apprendimento
ESEMPLIFICATORE: fa vedere “come si fa”, si mette in gioco
TRASMETTITORE: trasmette conoscenze, ma in prospettiva ontologica (ancora
cioè il sapere sull’oggettualità del mondo)
Il ruolo del maestro-educatore, tratto dal libro “L’Asilo e la Scuola nel Bosco, un nuovo
paradigma educativo”:
“L’educatore è colui che partendo dall’osservazione dei bisogni e degli interessi di
ciascun bambino lavora in maniera discreta sul contesto per facilitare il naturale
processo di crescita di ciascun bambino.
Molto efficace è a tal proposito la metafora della pianta e del buon contadino. Un
seme contiene in sé tutte le informazione e le risorse che gli permetteranno di
diventare una robusta e rigogliosa pianta. Un buon contadino sa che per ottenere
buoni frutti dalle sue piante non deve tirarle o indirizzarle per farle crescere più
velocemente o per permettere loro di dare più frutti. Un buon contadino sa che
ciascuna pianta ha bisogno di un ambiente che gli è proprio, fatto di un certo tipo di
terra, di una determinata quantità di sole e di una giusta dose di acqua. Un buon
contadino sa che il riso vuole molta acqua e il pomodoro meno, che la zucchina ama i
terreni grassi e l’insalata non ha molte pretese, che la melanzana ama il sole mentre la
fragola ama l’ombra. Quindi compito del buon contadino è quello di conoscere le
particolarità di ciascuna delle sue piante e creare il contesto più adatto affinchè
ciascuna di loro, con i tempi che le sono propri cresca armoniosamente .
Il buon contadino ha imparato dalla terra che per avere successo bisogna abbassarsi a
toccarla e cio’ costa fatica e presuppone umiltà. Il buon contadino sa bene che
l’ingrediente più importante per avere un orto ed un frutteto rigoglioso è l’amore.
Il buon maestro come il buon contadino sa che ciascuna delle creature di cui si prende
cura ha i suoi tempi e la sua individualità e per questo non si metta a giudicare o a
imporre un ritmo di crescita comune a tutti e soprattutto sa che ciascun bambino in un
determinato momento puo’ avere interessi e bisogni diversi e per questo deve evitare
di fare proposte uniche ma cercare di creare quelle situazioni che permettano a
ciascuno di loro di crescere seguendo il proprio unico ed irripetibile percorso.”
OBIETTIVI DIDATTICI
Le competenze da raggiungere saranno desunte dai documenti del ministero. Si
suddivideranno gli obiettivi in aree tematiche, tenendo presente però che
difficilmente nella pratica quotidiana potranno essere così ben suddivise, in quanto
trasversali a diverse materie di studio.
METODOLOGIE (Senza zaino, Montessori, Waldorf, metodo analogico-intuitivo di
Bortolato, intelligenze multiple di Gardner)
All’interno di una sperimentazione scolastica alternativa abbiamo come assunto
principale l’idea che la costruzione delle conoscenze avvenga con la partecipazione
attiva dell’alunno e che, in particolare, il processo sia di stampo costruttivista, cioè
l’accento passa dal mero trasferimento nozionistico alla costruzione dei saperi.
Il vero apprendimento è quello basato sull’ESPERIENZA.
Naturalmente esistono molti modi pratici per stimolare e agevolare questo tipo di
apprendimento significativo ed autonomo. Da qui la possibilità di “attingere” in modo
circostanziato dalle varie metodologie.
Quasi tutte le attività naturali di un bambino sono situazioni di apprendimento che si
intersecano con l’ambiente, sono quindi motivate da un’instancabile curiosità e dal
desiderio di scoprire attraverso un’indagine personale che deve mediare con la passata
esperienza.
Questa visione si integra coerentemente con le analisi sulla molteplicità delle
intelligenze sviluppata soprattutto dallo psicologo statunitense Howard Gardner.
LINGUAGGI ESPRESSIVI E ABILITA’ MANUALI
Faranno parte della programmazione giornaliera/settimanale della scuola, ovviamente,
i linguaggi non verbali, quali ARTE, TEATRO, MUSICA e DANZA.
Inoltre si lavorerà nell’ORTO, si cercherà di attivare una semplice FALEGNAMERIA,
una piccola SARTORIA (dove sperimentare la tessitura, il lavoro a maglia, il cucito…),
si faranno esperimenti di CUCINA e LAVORI MANUALI in genere avvalendosi
dell’esempio e del supporto di artigiani ed artisti.
VALUTAZIONE
“Offrire un premio per compiere un’azione significa che l’azione non è degna in sé e
per sé di essere compiuta. Nessun artista lavora mai per la ricompensa; la sua
ricompensa è la gioia di creare (…). Per di più le ricompense fanno da puntello al
sistema già esistente di competizione” (Korczak)
Le conseguenze più evidenti del sistema di valutazione per premi e castighi, che in
molta parte della scuola è rappresentato da voti, giudizi, simboli vari, sono riassumibili
in tre distinti atteggiamenti:
1- I bambini e le bambine iniziano fin da subito a svolgere attività non per piacere,
ma perché obbligati, aspirando ovviamente a un buon risultato che si trasforma
in un buon giudizio. Questa tensione verso il risultato (definito dall’esterno)
provoca ansia che annulla il piacere dell’azione e del processo.
2- Gli insegnanti si allineano a questa performance del risultato pensando di
effettuare una valutazione scientifica in un tempo limitato e limitante,
sostenendo una concezione utilitarista dell’istruzione.
3- La corsa al buon voto innesca la logica della competizione, che va a scapito del
naturale reciproco aiuto e della cooperazione.
“Si tratta di abolire nella nostra testa il concetto di profitto scolastico. Competizione,
profitto, valutazione, monitoraggio sono parole che appartengono al mondo economico,
non a quello scolastico” (Zavalloni)
Per questo motivo la valutazione non può che essere intesa come autovalutazione.
Ognuno ha un suo percorso diverso, l’apprendimento non è dimostrare un accumulo di
nozioni, quanto piuttosto la capacità di generalizzarle, di trasferire e di utilizzare la
conoscenza acquisita in situazioni reali.
PLURICLASSE (gruppo con età eterogenee)
L’essere umano, in tutta la sua storia, ha sempre vissuto relazioni intergenerazionali
imparando dai più grandi e prendendosi cura dei più piccoli.
La cosiddetta “pluriclasse” permette ai più piccoli di ascoltare e sperimentare anche
gli argomenti dei più grandi e agli altri di assumersi la responsabilità di seguire nel
percorso i più piccoli: un’esperienza gratificante e ricca di possibilità.
Inoltre ogni bambino trae dagli argomenti o dalle attività proposte l’aspetto o gli
aspetti che più ritiene utili o stimolanti per lui in quel dato momento del suo sviluppo.
GIOCO LIBERO (cioè non strutturato dagli adulti)
Oggi il tempo del gioco è troppo spesso, se non quasi sempre, strutturato,
ma consentire ai bambini il gioco libero è importantissimo per lo sviluppo sociale.
Caratteristiche positive che sviluppa il gioco libero:
1- CONDIVISIONE
I bambini che giocano insieme liberamente imparano a condividere. Da soli arrivano a
capire che nessuno giocherà con loro se non condividono, e impareranno anche come ci
si sente quando un altro bambino condivide (o non lo fa) con loro.
2- RISOLUZIONE DEI CONFLITTI
I bambini che giocano insieme, specialmente in gruppi con età miste, imparano a
chiarire i conflitti e a venire a compromessi.
3- RELAZIONE
Il gioco libero offre un’opportunità ai bambini di formare delle amicizie e imparare
come dare e prendere.
4- IMMAGINAZIONE
Il gioco libero “catapulta” il bambino in un mondo immaginario. Gli artisti, gli scrittori,
gli inventori, ed altri hanno sicuramente potuto contare su un’immaginazione attiva per
avere successo nei loro rispettivi campi.
5- UMORISMO
Uno degli aspetti più belli del gioco è la risata che porta con sé!
ORARIO
Riferendosi agli orari offerti dalla scuola statale, abbiamo scelto di non andare oltre
le 24 ore settimanali (non più di 3/4 ore mediamente al giorno di “attività didattica”
specifica). L’idea è quella di ridurre il tempo giornaliero ed allungare i mesi di possibile
attività. I bambini che avranno necessità potranno comunque rimanere all’interno della
struttura ospitante anche durante il pomeriggio, svolgendo laboratori, approfondendo
argomenti e…giocando!
COMPITI?
Se gli argomenti affrontati rientrano nelle loro “corde” i bambini non hanno bisogno di
ripassare o di esercitarsi ma ricordano perfettamente l’esperienza, oppure si
applicano ad approfondire volontariamente a casa.
Non dare compiti a casa non è lavorare meno ma lavorare meglio, tutti e tutte,
nelle migliori condizioni possibili. Si studia e ci si esercita sia da soli che in gruppo,
con un adulto, pronto e disponibile per tutto il tempo a motivare, o a organizzare, o a
lasciar fare da sé per poi tarare insieme metodi o insuccessi.
GLI SPAZI A DISPOSIZIONE
L’azienda, come struttura ospitante, offre soprattutto la NATURA, scenario e
maestra: il bosco, il prato, i campi coltivati.
Inoltre sono presenti una CASETTA DI LEGNO e TENDOSTRUTTURE per il lavoro in
zone coperte.
Oltre agli spazi aziendali, saranno utilizzati per le attività didattiche i parchi pubblici,
la biblioteca comunale, altre aziende, sedi di cooperative e associazioni e strutture
pubbliche/private in generale, a seconda delle esigenze e delle disponibilità.
RIFLESSIONI FINALI… (tratte da uno scritto di PAOLO MOTTANA,docente di
filosofia dell’educazione all’Università di Milano Bicocca)
“Occorre restituire ai bambini e ai ragazzi la loro esperienza.
Occorre riportarli sulla scena del mondo, della natura, delle strade, dei luoghi dove si
vive e si traffica e si impara sul serio.
(…)I bambini e i ragazzi come attori sociali a tutti gli effetti, in grado di negoziare la
propria esperienza come esperienza di integrazione nel mondo, nella sua carne e nei
suoi saperi, in presenza di un’offerta straripante di occasioni vitali di accesso alle
fonti primarie del fare e dell’essere. (…)Imparare come esperienza che si radica nella
vita concreta, con infiniti possibili punti di irradiazione, insegnanti, guide, maestri,
esperti che offrono la propria disponibilità in situazioni ciascuna dotata di autonomia,
di localizzazioni specifiche, dove l’unica motivazione a frequentare sia l’interesse, così
come deve essere sancita la possibilità di allontanarsi in ogni momento.
Il mondo intero può diventare spazio di esperienza, di avventura e di specifica
formazione e i ragazzi possono riconquistare il diritto di scegliere un proprio percorso
vitale, punteggiato di fasi di ascolto e di fasi di azione, di vuoti e di pieni, di
appassionamenti e di abbandoni, di volta in volta fruendo della possibilità di
condividere, di discutere i propri piani con pari, con adulti, con chi riterranno meglio.
Scegliendo luoghi e possibilità di esercizio dove corpo, mente, anima ed emozioni siano
insieme connessi e attivati.
Dal circo alla danza, dal teatro alla musica, dall’azione plastica alla scrittura alla
lettura, dal calcolo alla pura immaginazione, dalla costruzione alla demolizione, dalla
cucina all’amore, dall’esplorazione della natura a quella della città, dalla bottega
all’industria, dal laboratorio veterinario ai campi di granturco, dalla palestra alla pista
di pattinaggio, secondo nuove geometrie, ritmi, scadenze, una temporalità il cui fulcro
sia il libero e protratto esercizio al diritto di provare, di godere, di esaltarsi e di
sbagliare, di abbandonare, di perdere e di incontrare.
Il mondo che diventa un immenso teatro vitalissimo per l’immersione dei bambini e dei
giovani nelle sue maglie e nei suoi labirinti (…). “