Weekend tra amici (2013)

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Weekend tra amici (2013)
Weekend tra amici (2013)
Weekend tra amici (2013) di Stefano Simone.
Marco, Gianni, Stefano e Fabrizio, amici da sempre, si riuniscono come ogni anno per un torneo calcistico
trasmesso in televisione che vede rivali le loro quattro squadre. Ogni personaggio è tormentato da
un’angoscia diversa: solitudine, famiglia, divorzio, inferiorità sociale.
Il calcio è il detonatore dei problemi insoluti delle loro vite, il catalizzatore di un odio represso, che
esplode in un tranquillo weekend di paura, tra le mura di una casa di campagna, dove tutto era
predisposto per una cena in compagnia, davanti al televisore, come ai vecchi tempi.
Stefano Simone gira il suo film più maturo, restando nel genere thriller stile "Kenneth" (2008) e
"Unfacebook" (2011), ma abbandonando i riferimenti fantastici presenti in "Cappuccetto Rosso" (2009),
"Una vita nel mistero" (2010) e nello stesso Unfacebook.
Weekend tra amici è intriso di crudo realismo, un thriller claustrofobico e introspettivo, teatrale, un
melodramma che scava nella psicologia dei personaggi e porta alla luce i demoni che albergano nella nostra
psiche. Simone va ben oltre gli angusti confini del genere, scrive il suo miglior cinema d’autore, che
risente delle influenze di Ingmar Bergman e William Friedkin.
Un elogio al soggettista sceneggiatore Francesco Massaccesi (un cognome che promette bene), perché a parte alcune lungaggini - non abbiamo notato buchi di sceneggiatura. Ottimo il montaggio, serrato
quanto basta per creare la tensione di un cinema claustrofobico, girato quasi tutto in una stanza.
Ilmeccanismo è quello dei 10 piccoli indiani di Agatha Christie, solo che non stiamo cercando un
assassino, ma il demone che prende forma e uccide senza un motivo apparente.
La musica di Luca Auriemma - che conosciamo dai tempi di Cappuccetto Rosso, una costante nel cinema
di Simone - è perfetta per caratterizzare tensione e momenti culminanti. Brani sintetici e sonorità
meridionali, a tratti pare di sentire uno scacciapensieri, sono il leitmotiv di una colonna sonora idealeper
rendere il clima angosciante della pellicola.
Effetti speciali credibili, realizzati in economia, ma realistici: le parti efferate sono prive di sbavature, se
tralasciamo il primo morto nella doccia che - per un istante - si vede respirare. Mi soffermo
sullarecitazione, da sempre nota dolente del cinema di Simone, perché questa volta gli attori sono tutti
bravie ben calati nella parte, recitano con tono drammatico notevole, forse troppo impostato e teatrale, ma
recitano, e catturano l’attenzione dello spettatore.
Matteo Perillo (il dentista) ha una marcia in più, un vero professionista, interpreta in maniera convincente il
dramma interiore della solitudine. Nicla Loconsole è una bella presenza sexy, persino misteriosa, che
compare per un breve flash, ma purtroppo è poco utilizzata dal regista. La regia è attenta, la macchina da
presa alterna primi piani, particolari, panoramiche, esterni paesaggistici che descrivono il colore locale,
fotografa il crescendo di follia ricorrendo a unacolorazione intensa con un tono rosso dominante.
Weekend tra amici parte con il tono della storia di formazione, un racconto alla Salvatores, stile "Italia
Germania 4 a 3" (1990) di Andrea Barzini e "Compagni di scuola" (1988) di Carlo Verdone, seguendo
una tematica minimalista e costruendo una nostalgia del tempo passato che sfocia nel dramma.
I quattro amici si riuniscono per passare un fine settimana insieme, per godere la visione del loro sport
preferito, ma non riescono a lasciare da parte loro stessi, i problemi, le angosce che tormentano un difficile
quotidiano. La vita scorre, la giovinezza è ormai perduta, i sogni sono infranti, resta il dramma di una
generazione sconfitta.
Simone e Massaccesi realizzano una dura critica al mondo del calcio ricorrendo a dialoghi serrati, molto
tecnici, che i non ferrati nella materia faticheranno a comprendere. La critica alla violenza va di pari passo
con il perbenismo di chi si disinteressa - ed è peggiore degli ultras - perché tanto ha l’abbonamento in
tribuna d’onore.
Lo stadio visto come sfogo sociale alle frustrazioni non è un’idea nuova, ma Simone inserisce citazioni
colte (Blake, Cechov…) e intuizioni d’autore interessanti, oltre a mettere il dito sulla piaga: il gioco del
calcio scatena gli istinti peggiori dell’uomo. Un crescendo di delirio e un tono sempre più cupo apre le
porte a sequenze di puro metacinema quando uno degli amici afferma che con il cinema alto non si fanno
incassi, svela i meccanismi della suspense e del sottotesto.
Solitudine, rancori, famiglia vista come gabbia dalla quale è impossibile uscire, incomprensibile follia, tutto
conduce alla più incredibile delle tragedie, una vera e propria ecatombe da melodramma spagnolo.
Stefano Simone si dimostra ancora una volta un regista promettente, capace di mettere in scena un testo
difficile e colto, intriso di riferimenti classici e letterari.
Regia: Stefano Simone. Scritto da: Francesco Massaccesi. Editing & Colour correction: Stefano Simone.
Musiche: Luca Auriemma. Arredamento: Dino D’Andrea. Effetti Cg: Andrea Ricca. Interpreti: Matteo Perillo,
Michele Bottalico, Filippo Totaro, Peppe Sfera, Tonino Potito, Nicla Loconsole, Michela Mastroluca, Raffaella
Piemontese, Adolfo Renato, Tecla Mione. Origine: Italia. Anno: 2013. Durata: 62’.