FullText - Archeologia Uomo Territorio

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FullText - Archeologia Uomo Territorio
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n. 17 (1998), pp. 79-93.
Antichi insediamenti abbandonati
in area alifano-telesina
Luigi Di Cosmo
Gruppo Archeologico Alifano
Il territorio oggetto della nota è parte dell’alto Casertano e del Sannio ed è compreso tra
le due colonie romane di Allifae e Telesia, sorte nei pressi di precedenti insediamenti
sannitici (Caiazza 1990, p. 25; Conta Haller 1978, p. 76). L’area appare geograficamente
omogenea. Attraversata dal fiume Volturno e dal Titerno, suo affluente, è caratterizzata
da una pianura delimitata da una serie di colline, separate da piccole vallate, su cui sono
presenti numerosi insediamenti di epoca sannitica, di cui restano cinte megalitiche più o
meno ampie (Caiazza 1990, p. 25; Conta Haller 1978). In pianura i terreni, molto fertili,
originatisi da materiale alluvionale e per l’erosione del fiume su rocce tufaceo-trachitiche,
furono e sono utilizzati per la coltivazione di cereali e ortaggi o adibiti ad allevamento di
bestiame. Le aree interne, con rilievi di non grande altezza, da sempre sono utilizzate per
le colture arboracee (oliveti e vigneti) e per il pascolo. Delle due colonie sono note
l’impianto urbanistico (Quilici 1966, p. 5 e ss.; Castagnoli 1966, p. 93), la centuriazione
(Castagnoli 1956, p. 371; Chouquer et al. 1987, p. 156), numerose epigrafi e monumenti
funerari (C.I.L. IX; Parma 1990, p. 103; Galasso 1983, p. 82), nonché materiale distribuito in vari musei (Lista 1990, p. 75 e ss.; Caiazza 1990, p. 25 e ss.; Galasso 1983,
p. 47). Di alcune aree, infine, recenti studi hanno approfondito il susseguirsi della
frequentazione e la presenza dei resti archeologici (Villucci 1990, p. 145; Di Cosmo
1990, p. 171).
Una diramazione della via Latina, proveniente da Teano e incrociantesi con l’altra che da
Venafrum si portava ad Allifae, costituiva in epoca romana la principale viabilità a ovest
di quest’ultima. Tale viabilità, di recente studiata dal Caiazza (Caiazza 1995, p. 109 e
ss.), proseguiva verso l’altra colonia romana di Telesia e per Beneventum (Trutta 1774,
p. 245 e ss.; Maio 1977, p. 194 e ss.). Di questo tratto, noto in modo approssimativo,
bisognerà individuare il tracciato. Già nella seconda metà del XVIII secolo così il Trutta
ne riferisce l’andamento a partire da Alife: «... e precisamente all’uscita della porta
Beneventana ora detta del Ponte e tirando diritto a Scirocco per lo nominato luogo di S.
Simeone quasi a riva del Volturno, si passa a traverso della Selva Alifana e all’uscita di
essa il diruto castello di Merione a destra lasciando, per lo feudo di Pianolisci, e per torre
di Marafi, ch’è un antico bastione quadrato, e per lo villaggio di Puglianello si viene
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all’antica Telesia» (Trutta 1774, p. 245 e ss.). L’acuta descrizione di uno dei più importanti
precursori dell’archeologia è senza dubbio un’utile e stimolante testimonianza per lo
studio dell’area.
Nell’ambito di un’indagine di superficie su alcuni insediamenti minori scomparsi, di
epoca medievale, ma di cui si conserva il toponimo, sono emersi elementi utili per
individuare la frequentazione dell’area. Di tale indagine si presentano i primi risultati.
Questi siti, posti in vicinanza del fiume Volturno o del Titerno, suo affluente, furono
sicuramente favoriti dalla presenza dell’antica viabilità e, tranne quelli di natura prettamente
militare, si disposero, a quanto sembra, su preesistenti insediamenti di epoca romana.
AREA S. PIETRO - S. SIMEONE
È sita nei pressi del fiume Volturno, alla confluenza con il Torano, in area pianeggiante,
nei pressi della Selva di Alife. I due toponimi indicano un’area molto vasta, attualmente
sottoposta a lavori agricoli intensivi. Soprattutto in località S. Simeone sono stati effettuati
notevoli interventi di bonifica tali da distruggere qualsiasi traccia di insediamento. Le
fonti storiche sono comunque interessanti. Di un convento di S. Pietro, fondato nel 719
dall’abate Taccone, al tempo di Romualdo di Benevento, e che fu sotto la giurisdizione
del duca Gisulfo (Marrocco 1979, p. 126), è nota ancora l’esistenza nel 1137 (Bloch
1986, p. 145). In S. Simeone, località contigua, era presente nel XIII secolo un insediamento
ospedaliero dell’ordine di S. Giovanni Gerosolimitano (Marrocco 1979, p. 130). Nel
1373 in un atto notarile è citata tra i beni dell’ordine la precettoria o domus di S. Simeone,
appartenente al Priorato di Capua e che «antiquitus fuit et est dicti hospitalis» (Capolongo
1996, p. 27). L’intera area è, quindi, interessata da un insediamento monastico longobardo
e da una precettoria templare e gerosolimitana. Quest’ultima presenza, insieme ad altre
dell’ordine in area alifana, sono indice di una importante viabilità. In superficie non si
evidenziano tracce di mura attribuibili con sicurezza a edifici. Notevole è la presenza di
frammenti ceramici di varie epoche, dalla vernice nera alla sigillata africana, all’invetriata
e smaltata medievale. Il materiale proveniente da S. Pietro, di particolare importanza, è
stato edito in studi recenti, di cui si ricorda quello pubblicato in «Archeologia Uomo
Territorio» n. 13 (Di Cosmo 1994, p. 172). Pertanto qui si presentano solo due frammenti
ceramici inediti che ben rappresentano l’ampia continuità di frequentazione dell’area.
Antichi insediamenti in area alifano-telesina
trova confronti in ambito napoletano (Ventrone Vassallo 1984, tav. CXIV, n. 414 e p. 284), venga modificato
a livello locale.
AREA COMPOSTELLA - TORRE DEL DUCA
Caratterizzata da un piccolo tratto di pianura, è sita tra il Volturno e i rilievi collinari di
Colle Alto e Colle de Sugli, i quali si portano quasi a lambire il letto del fiume,
determinando una stretta gola. Qui quasi sicuramente doveva passare una diramazione
della via Latina e vi doveva essere un guado del fiume per permettere di raggiungere
l’area opposta sita nel territorio degli attuali comuni di Ruviano e Alvignano e interessata
da insediamenti di epoca romana e altomedievale. Quest’ultima doveva ricadere, in
epoca sannitica, nel territorio di Compulteria e alla conquista romana, prevalentemente
dal II secolo a. C. al II d. C., fu occupata da insediamenti agricoli evidenziati di recente
da una ricerca di superficie, effettuata dalla Soprintendenza di Napoli e Caserta (De Caro
1993, p. 677) e da rinvenimenti nelle località S. Martino e Ruachiana (Russo 1996, p.
61). È noto che nel Catalogus Baronum è citato un feudo di Comestella (Jamison 1972,
p. 173) da alcuni identificato nell’area descritta, che attualmente è occupata da grosse
aziende agricole (Tescione 1990, p. 31). Ovviamente i lavori intensivi non hanno reso
evidenziabili tracce di abitato. Qualche lacerto di mura perimetrali è individuabile nella
Catalogo
1) Frammento di fondo di patera; argilla rosa-chiaro, depurata, friabile, non dura; vernice nera, opaca mal
conservata sul fondo esterno, e a tratti tendente al rossastro; decorato con rotellature (tav. 2).
2) Frammento di fondo di bacino decorato in bruno, verde e giallo su smalto con motivo centrale, fitomorfo,
in bruno e quadrilatero ampio, dato in bruno e verde, all’attacco del cavetto con il fondo; argilla rosa (Munsell
7.5YR 8/3), dura, depurata con inclusi scuri di media grandezza e piccoli, calcarei (tav. 2).
Il frammento di ceramica a vernice nera per la tipologia del piede può datarsi al II secolo a. C. (Morel 1981,
p. 459 e p. 231, n. 172e1). Interessante è il frammento di smaltata databile tra la fine del XIII secolo e la fine
del XIV secolo per la decorazione che mette in evidenza, ancora una volta, come un motivo decorativo, che
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Tavola 1.
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vicina località Torre del Duca. L’insediamento, estremamente piccolo per estensione,
doveva essere esclusivamente militare, forse una torre a base quadrata. Esso era disposto
su un’altura a forma tronco-conica, cui si poteva accedere solo dalle alture digradanti
delle colline che si portano verso Gioia Sannitica. Lungo la scarpata sono stati raccolti
pochi frammenti di ceramica che permettono una prima ipotesi di datazione
dell’insediamento.
Catalogo
3) Frammento di parete di anforaceo, dipinto con spirale in rosso; argilla ben depurata, compatta, dura, di colore
rosa, tendente al chiaro (Munsell 7.5YR 8/3) (tav. 3).
4) Frammento di orlo di ciotola, decorata sotto vetrina con archetti penduli in verde sull’orlo e banda in rosso
all’inizio della carenatura; argilla dura, ben depurata con vacuoli d’aria, di colore rosa-chiaro (Munsell 7.5YR
8/3) (tav. 3).
5) Frammento di boccale a base piana, di cui non è possibile stabilire l’andamento della parete, decorato sotto
vetrina giallina con due linee in bruno alla base e con motivo fitomorfo tra riquadrature verticali; argilla ben
depurata, compatta, di colore rosato (Munsell 5YR 8/4) (tav. 3).
6) Frammento di orlo di ciotola, decorato su smalto con due linee parallele al di sotto dell’orlo e puntini in
bruno sull’orlo; argilla compatta, dura, con fenomeno di sbiancamento esterno, di colore rosa (Munsell 5YR 8/
3) (tav. 3).
I pochi frammenti rinvenuti ben si inquadrano nell’ambito della circolazione della ceramica della fine del XIII
e del XIV secolo.
I confronti più stringenti sono possibili con la ceramica di Rupecanina, in S. Angelo d’Alife (Di Cosmo 1988,
p. 175 e ss.).
FAICCHIO - LOCALITÀ STARZE-PORTO
Interessante è l’area a nord-ovest dell’attuale centro abitato di Faicchio, sulle colline che
degradano dal monte Erbano verso il Titerno, affluente del Volturno. Il territorio comunale
presenta testimonianze archeologiche notevoli. Si ricordano le cinte murarie di insediamenti
sannitici sia in località S. Pasquale, sul versante di monte Erbano, che su monte Acero,
alture separate dalla stretta gola in cui scorre il Titerno (Conta Haller 1978, p. 67) e unite
da un antico ponte, risalente almeno al III secolo a.C. e successivamente più volte
sottoposto a lavori strutturali in epoca romana (Rocco 1996, p. 35 e ss.), da sempre punto
di importanza strategica per l’antica viabilità pedemontana del Matese. In vicinanza del
ponte sono presenti anche tracce di un acquedotto romano che poteva essere utilizzato
per alimentare ville di campagna o addirittura rifornire Telesia. In località Porto è
presente una chiesa di S. Martino, ormai abbandonata e priva di tetto. La località è citata
sia nelle decime degli anni 1308-1310 che in quelle del 1325 e 1328 (Inquanez et al.
1942, p. 157), anche se tra le chiese presenti in castri Portus non figura quella di S.
Martino, che compare nel 1446 quando viene unita alla collegiata di S. Maria e negli Atti
di S. Visita del 1685 (Pescitelli 1977, p. 193 e p. 206). Infine, è noto che nel 1306 gli
abitanti di Porto giurarono fedeltà al nuovo abate dell’abbazia benedettina di S. Salvatore
Telesino, su ordine di Carlo II (Iannacchino 1900, p. 102 e ss.; Meomartini 1907, p. 245;
Cielo 1995, p. 33). L’edificio, ad abside unica, è databile genericamente all’epoca
Tavola 2.
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normanna per la presenza di tracce di affreschi nel catino absidale. Nell’area antistante
sono stati rinvenuti pochi frammenti ceramici che oltre alla frequentazione medievale,
fanno ipotizzare una labile presenza romano-imperiale (nn. 7 e 8; per il n.7, del I secolo
a.C., cfr. in particolare Goudineau 1968, p. 22). Si segnala soprattutto la presenza di un
frammento di forma chiusa del XIII secolo, decorato da spirale in bruno nerastro,
confrontabile con materiale presente a Salerno (De Crescenzo, 1992, p. 91).
Catalogo
7) Piccolo frammento di orlo, probabile tazza, di sigillata aretina; argilla rosa, depurata, vernice rosso corallo,
ben conservata (tav. 3).
8) Frammento di coperchio; argilla scura all’interno e rossastra all’esterno, con presenze di piccolissimi inclusi
biancastri (tav. 3).
9) Frammento di forma chiusa (boccale), rivestito all’interno con vetrina giallina; esterno decorato con spirale
in nero su strato di smalto sottilissimo, bianco-grigiastro; argilla dura, depurata, di colore rosa-chiaro (Munsell
7.5YR 7/4) (tav. 3).
In località Starze è presente un’altra chiesa, del tutto identica dal punto vista architettonico a quella descritta,
anch’essa cadente, con tracce di affreschi nell’abside, databili al XII secolo. Questo luogo di culto era dedicato
probabilmente a S. Lorenzo, in quanto è presente nelle vicinanze una masseria S. Lorenzo ed è nota l’esistenza
di una chiesa intitolata al Santo nel citato documento del 1446. A nord dell’edificio, verso le falde di Monte
Erbano, affiorano frammenti ceramici frammisti a materiale calcareo e abbondante tegolame. L’assoluta
carenza di mura lascerebbe pensare alla presenza di un villaggio costruito parzialmente in legno. Anche qui è
presente ceramica romana.
10) Frammento di orlo di coppa; argilla rosa con vernice arancio, mal conservata; decorato con intacchi a
rotellatura sull’esterno; sigillata chiara A, forma Hayes 8a, Lamboglia 1a (tav. 4).
11) Frammento di orlo di anforaceo con attacco dell’ansa perpendicolarmente all’orlo; argilla dura, con inclusi
calcarei, di piccole e medie dimensioni, di colore scuro, tendente al rosato in superficie (tav. 4).
12) Frammento di orlo di anforaceo con attacco dell’ansa nastriforme perpendicolarmente all’orlo; argilla
compatta, con all’interno numerosi inclusi piccoli, calcarei, di colore rosso-chiaro (Munsell 2.5YR 7/8) (tav. 4).
13) Frammento di ansa nastriforme, ampia, argilla dura, depurata, compatta, di colore rosa-grigiastro (Munsell
5YR 7/4) (tav. 4).
14) Frammento di ansa nastriforme, di media grandezza, decorata con banda verticale appena visibile, data in
rosso; argilla depurata, dura, di colore rosa-chiaro (Munsell 5YR 8/4) (tav. 4).
15) Frammento di parete e orlo di ciotola con carenatura alta; decorazione non apprezzabile per il pessimo stato
di conservazione; argilla depurata, dura, di colore rosa-chiaro (Munsell 2.5YR 8/4) (tav. 4).
16) Frammento di parete e orlo di ciotola, decorato con due linee parallele, date in bruno, sotto vetrina giallina;
argilla depurata, dura, compatta, di colore rosa-chiaro (Munsell 5YR 8/4) (tav. 4).
17) Frammento di ciotola con decorazione su smalto bianco in bruno e verde; argilla rosa-chiaro (Munsell
2.5YR 8/4) (tav. 5).
18) Frammento di forma aperta, decorata su smalto bianco in bruno e verde; argilla rosa-chiaro (Munsell 5YR
8/3) (tav. 5).
19) Frammento di forma aperta, decorata con reticolo in verde su smalto bianco-opaco; argilla dura, depurata,
di colore rossiccio (Munsell 5YR 7/6) (tav. 5).
20) Frammento di parete carenata, decorata in bruno su smalto molto sottile; argilla dura, depurata, di colore
rosa-chiaro (Munsell 2.5YR 8/4) (tav. 5).
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Tavola 5.
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21) Frammento di collo di boccale, decorato con due linee parallele in bruno, delimitanti una fascia campita in
rosso, sotto vetrina giallina; argilla molto friabile, depurata, di colore rosa-chiaro (Munsell 5YR 8/4) (tav. 5).
22) Frammento di fondo di coppa con piede cercinato, ad anello, decorato sotto vetrina da una circonferenza
di colore bruno; argilla depurata, friabile, con qualche incluso calcareo, di colore rosa-chiaro (Munsell 5YR 8/
4) (tav. 5).
23) Frammento di fondo di coppa con piede ad anello e lieve umbonatura centrale, decorato su smalto biancoopaco con motivo floreale centrale dato in bruno e campito in giallo, racchiuso tra circonferenze in bruno da
cui si dipartono motivi geometrici in bruno e verde; argilla dura, depurata, con qualche vacuolo d’aria,
sbiancata all’esterno, di colore rosa-chiaro (Munsell 5YR 8/4) (tav. 5).
24) Frammento di fondo di ciotola decorato su smalto grigiastro da circonferenze in bruno da cui si dipartono
motivi geometrici dati in bruno e campiti in verde e giallo; argilla depurata, con vacuoli d’aria, di colore rosachiaro (Munsell 7.5YR 8/4) (tav. 5).
25) Frammento di fondo di ciotola con piede ad anello, decorata su smalto bianco-grigiastro da una spirale in
bruno; argilla dura, di colore rosa-chiaro (Munsell 5YR 8/4) (tav. 5).
26) Frammento di fondo di ciotola decorato con asterisco centrale in bruno su smalto grigiastro; argilla
depurata, dura, di colore rosa-chiaro (Munsell 7.5YR 8/4) (tav. 5).
27) Frammento di fondo di ciotolina con piede ad anello, che presenta un foro; decorato con motivo geometrico
centrale dato probabilmente da una croce in bruno campita nei settori da trattini in giallo; argilla depurata, dura,
rosa-chiaro (Munsell 7.5YR 8/4) (tav. 5).
Pur notando la presenza di frammenti di tegole e di dolia di epoca romana, l’unica forma ceramica databile è
la Hayes 8a/Lamboglia 1a della sigillata chiara della fine del I secolo e del II secolo d.C. (Hayes, 1972, p. 32;
Lamboglia 1958, p. 515; Atlante 1981, p. 26 e tav. XIV, 3). Interessanti sono le brocchette nn. 13 e 14 che sono
inquadrabili almeno al X secolo, soprattutto per confronti con materiale di Capaccio (Maetzke 1984, p. 147; Di
Cosmo 1995, p. 263 e ss.). La decorata a bande rosse è quasi sconosciuta in questo sito essendo stato rinvenuto
un solo frammento poco significativo. Da notare che alcuni motivi decorativi della ceramica invetriata decorata
in bruno e rosso, come quello del frammento n. 21, sono presenti anche in forma del tutto identica a Rupecanina
di S. Angelo d’Alife, facendo ipotizzare un uso generalizzato di questa classe, ben presente nelle aree interne
della Campania. Per quanto riguarda la ceramica smaltata, infine, i motivi decorativi sono tipici della fine del
XIII e del XIV secolo (nn.16-20) e i confronti sono possibili con il materiale di Rupecanina (Di Cosmo 1988,p.
175 e ss.) e di Napoli (Ventrone Vassallo 1984, p. 177 e ss.).
LOCALITÀ MASSA DI FAICCHIO - S. PIETRO
Al di là dell’antico ponte sul Titerno, in località Massa, nell’area indicata, sul foglio
I.G.M., con il toponimo S. Pietro e sita ai piedi di monte Acero, doveva essere presente
la chiesa omonima, ricordata ancora negli Atti di Santa Visita del 1596 (Pescitelli, 1977,
p. 206). Massa è già presente nelle decime del 1308-1310 e in quelle del 1325 è citata la
ecclesia S. Petri in casali Masse inferioris (Inquanez et al. 1942, p. 245).
Pur se sul terreno non sono visibili tracce di abitato, notevole è la presenza di ceramica
tardo medievale in zona.
Catalogo
28) Frammento di parete e orlo di ciotola emisferica, decorata, su ingobbio bianco e sotto vetrina, con punti in
verde sull’orlo e una linea in bruno all’inizio del cavetto; argilla depurata, dura, compatta, colore rossastro
(Munsell 2.5YR 7/6) (tav. 6).
29) Frammento di forma aperta, decorato sotto vetrina con linea in bruno e campitura in rosso; argilla dura,
depurata, compatta, colore rossastro (Munsell 2.5 YR7/6) (tav. 6).
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30) Frammento di fondo di ciotola con piede a disco, decorato con asterisco centrale dato in bruno e puntini in
verde alle estremità su smalto bianco-opaco; argilla dura, compatta, depurata, di colore rossastro (Munsell
2.5YR 6/6) (tav. 6).
31) Frammento di parete di bacino, decorato con probabile motivo fitomorfo in bruno e verde su smalto biancoopaco; argilla dura, compatta, ben depurata, di colore rossastro (Munsell 5YR 6/6) (tav. 6).
32) Frammento di parete di bacino, decorato con motivo fitomorfo dato in bruno e campito in giallo su smalto
bianco-opaco; argilla dura, depurata, di colore rosa-chiaro (Munsell 5YR 8/4) (tav. 6).
33) Frammento di parete di bacino con decorazione fitomorfa, data in bruno e verde; argilla ben depurata, dura,
di colore rosa-chiaro (Munsell 2.5YR 8/4) (tav. 6).
34) Frammento di parete e orlo di ciotola decorata su smalto bianco-opaco, spesso, con linea in bruno; argilla
rosa-chiaro (Munsell 2.5YR 8/4), ben depurata, dura (tav. 6).
Il materiale di Massa appare piuttosto omogeneo sia per l’argilla che per lo smalto. La decorazione è tipica della
fine del XIII-XIV secolo. Da notare che il frammento n. 28 presenta una decorazione rinvenuta anche in località
Starze, sempre in comune di Faicchio. La datazione di questo materiale è di poco successiva a quella degli altri
siti presentati, sia per la presenza di qualche fondo a disco (n. 30), che per la presenza di ceramica graffita,
identica a quella che si rinviene in alcuni siti dell’area sannio-alifana, datata alla fine del XV secolo e all’inizio
del XVI secolo in recenti studi e a cui si rimanda (Di Cosmo, 1992, p. 35). Questo tipo di graffita, decorata con
archetti a coppie che riempiono spazi delimitati da circonferenze, ravvivata dal blu, bruno, verde e giallo, è
caratteristica dell’area.
S. LORENZELLO - LOC. PIANA
Sempre lungo il Titerno, seguitando lungo la viabilità che doveva collegare le aree
pedemontane a S. Lorenzello, in località Piana, ove è stata realizzata la Scuola Media,
sono presenti tracce di insediamento romano e altomedievale. Il poco materiale che si
rinviene, a seguito di lavori per la realizzazione della palestra e per opere di captazione
idrica, è rappresentato da frammenti di vernice nera, rozza terracotta, dolia, sigillata
africana D, ceramica sovradipinta in rosso all’interno o all’esterno, nonché rari frammenti
decorati a banda larga in rosso. Il tutto lascia ipotizzare la presenza di un insediamento
agricolo romano con una fase di riutilizzo in epoca altomedievale. Qualche frammento di
ceramica preistorica, da ritenersi per ora sporadico, è stato messo in evidenza dalle
piogge. Si tratta in genere di ceramica a impasto scuro, a superficie esterna rossastra o
scura, con decorazioni a cordoni digitati.
Antichi insediamenti in area alifano-telesina
Lorenzello appare, al contrario, espressione di organizzazione territoriale probabilmente
basata su insediamenti sparsi, che si riappropriano di aree abbandonate più antiche.
Questi primi dati, quindi, sono utili per iniziare a ricostruire in modo comprensibile la
frequentazione di un territorio che per essere interessato da case contadine, fattorie o
piccoli villaggi, è stato per molto tempo ritenuto non interessante. Sin da epoca arcaica,
invece, fu luogo di insediamenti da ritenere espressione di uno sviluppo culturale ben
inserito nelle direttive commerciali più valide. La romanizzazione, con la centuriazione
del terreno, lo sviluppo delle vie di comunicazione e dei mercati, portò alla caratterizzazione
dell’area su cui in epoca medievale le fondazioni monastiche e gli insediamenti difensivi
trovarono ampie possibilità di sviluppo, formando un paesaggio agrario e una architettura
del territorio da tenere in attenta considerazione. Lo studio approfondito, basato sulle
fonti scritte e sulla cultura materiale di questi insediamenti, potrà apportare apprezzabili
risultati. L’abbandono di questi villaggi e la creazione di nuovi insediamenti, tra il XIV
e il XVI secolo, trova sicuramente motivi validi non solo nelle variazioni demografiche
causate dal terremoto della metà del XIV secolo, che distrusse l’area, ma soprattutto nel
variare delle esigenze politiche, di difesa ed economico-produttive. Tipico è l’esempio di
Porto che come dipendenza della Abbadia di S. Salvatore Telesino, sembra seguire il
lento declino di questa, mentre l’area più vicina si svilupperà dando vita all’attuale
abitato di Faicchio, ove si trovava sicuramente una struttura difensiva e dove vi era più
possibilità di sviluppo di attività artigianali. Le indagini, quindi, dovranno svilupparsi
tenendo presenti i rapporti politici, economici e anche religiosi che legavano questi
villaggi ad altre aree in via di sviluppo e urbanizzazione.
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G. Conta Haller, Ricerche su alcuni centri fortificati in opera
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CONCLUSIONI
Da queste prime indagini non è possibile desumere il tipo di insediamento presente nei
vari siti individuati. Il toponimo generalmente fa riferimento spesso a chiese o monasteri
e a insediamenti militari. Non è chiaro neanche a quale tipo di organizzazione fondiaria
era sottoposto il territorio soprattutto nell’alto medioevo. Se per l’area di S. Pietro - S.
Simeone è possibile pensare a insediamenti religiosi isolati, posti lungo una via di
comunicazione, per l’area S. Lorenzo - S. Martino, in comune di Faicchio, sembrerebbe
potersi ipotizzare la presenza di abitazioni nei pressi, tali da configurare una forma di
organizzazione insediativa posta lungo l’asse viario pedemontano. L’area di Piana di S.
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De Crescenzo 1992
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Antichi insediamenti in area alifano-telesina
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