Legge CASATI - PavoneRisorse
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LINEE ESSENZIALI DELLA SCUOLA ITALIANA DEL NOVECENTO a cura del prof. ALESSANDRO MILITERNO, dirigente tecnico presso l’USR del Piemonte Legge CASATI: R.D.13/11/1859 entrata in vigore nel gennaio 1860 rappresenta per i sui caratteri fondamentali e per la definizione della strutturazione dell’organizzazione scolastica il modello per la scuola italiana (rimase in vigore fino al 1923). La forma del sistema scolastico era dualistica tra cultura classica e cultura tecnica. L’istruzione classica secondaria(tot.anni 8) divisa in ginnasio (anni 3+2) e liceo (anni 3) : ”ha per fine di ammaestrare i giovani in quegli studi mediante i quali si acquista una cultura letteraia e filosofica che apre l’adito agli studi speciali che menano al conseguimento dei gradi accademici nelle Università dello stato” art.188 ,mentre per l’istruzione tecnica erano previsti due gradi di studi post elementare: le scuole tecniche seguite dagli istituti tecnici , scuole e istituti erano costituiti ciascuno da due trienni e non consentivano l’accesso all’università; l’istruzione tecnica consentiva di “dare ai giovani che intendano dedicarsi a determinate carriere del pubblico servizio, alle industrie ed alla condotta delle cose agrarie, la conveniente cultura generale e speciale” art.272. Era evidente la separazione tra la cultura umanistica e quella tecnica ,in quanto la Casati risente delle tendenze pedagogiche del tempo che ritenevano la cultura generale umanistica educativa in quanto non utilitaristica ed espressione di valori universali. L’istruzione elementare era di due gradi biennali (2+2) di cui il primo gratuito ed obbligatorio per legge e vi si insegnavano: religione, lettura e scrittura, lingua italiana, aritmetica elementare e nozioni del sistema metrico. Nel secondo biennio si insegnavano : regole della composizione, calligrafia, tenuta dei libri, geografia, fatti salienti della storia nazionale e cognizioni di scienze fisiche e naturali applicabili agli usi ordinari della vita. Al maestro potevano essere affidati fino a settanta scolari dei due gradi, se erano in numero superiori si nominava un “sotto maestro” al quale si affidavano allievi del primo grado, il sottomaestro aveva diritto ad uno stipendio equivalente a metà di quello del maestro. Le spese per gli insegnanti erano a carico delle amministrazioni comunali ed i piccoli comuni potevano consorziarsi, non erano ancora obbligatori i registri dell’anagrafe scolastica. A livello universitario la Casati innestava sullo schema medievale delle facoltà di teologia (facoltà soppressa nel 1873 in seguito allo scontro tra Stato e Chiesa) , diritto, e medicina, le nuove facoltà di “lettere e filosofia” e di “scienze fisiche, matematiche e naturali” Alcune caratteristiche e limiti della L. Casati: 1)essere accentratrice avendo portato sotto diretto controllo del Ministro la costituenda organizzazione scolastica nazionale – 2)essere principalmente orientata a soddisfare i bisogni dell’amministrazione centrale statale e ad occuparsi degli studi superiori – 3)non aver posto al centro il problema sociale della crescita culturale delle popolazioni con una conseguente forte azione per contrastare l’analfabetismo – 4)aver saputo unificare e nazionalizzare il sistema scolastico ed aver avviato la realizzazione di una cultura nazionale superando le tendenze centrifughe degli stati annessi al Regno D’Italia –5)aver scontato ritardi anche notevoli nell’applicazione della norma nelle province centro meridionali del regno per varie difficoltà, lentezze burocratiche e modesti mezzi finanziari dei comuni. Legge COPPINO 15/7/1877 sull’istruzione obbligatoria. Contesto storico:avvento al potere della sinistra nell’anno 1876. Problemi cui la Coppino voleva dare soluzione: analfabetismo e insegnamento della religione cattolica. Lotta all’analfabetismo: la L. Coppino portava a sei anni l’età degli allievi tenuti all’obbligo, rendeva effettivo l’obbligo di frequenza del primo ciclo biennale della scuola elementare, istituiva l’anagrafe scolastica obbligatoria, prevedeva un’ammonizione iniziale ed un sistema di ammende crescenti contro i genitori che non rispettavano la prescrizione dell’obbligo scolastico. Per gli allievi che non continuavano a frequentare dopo il primo biennio obbligatorio era prevista per un anno la frequenza delle scuole serali (nei comuni ove venivano istituite) mentre per le alunne era prevista la frequenza per un anno delle “scuole festive”. L’insegnamento della religione cattolica: Si andava sempre più diffondendo con le idee della pedagogia positivista il problema della laicità dello Stato e della scuola, con la brecia di “porta Pia” la formula covourriana della “Libera Chiesa in libero Stato” non sembrava più reggere ed il Papa con il rifiuto delle Guarentigie si dichiarava “il prigioniero del Vaticano”. Questi eventi condussero ad una accelerazione laica evidente nella L. Coppino che in luogo dell’insegnamento della religione introduceva l’insegnamento delle “prime nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino” (art.2) in tal modo l’insegnamento della religione non era più obbligatorio, anche se non era impedito ai genitori di poterne richiederne l’insegnamento. Nel periodo successivo migliorarono i rapporti politici e la tolleranza tra gruppi politici cattolici e liberali con isolamento dei gruppi più estremi reazionari e progressisti. Significativa all’epoca la spinta della pedagogia laica-positivista fiduciosa nella scienza sperimentale (vedansi i programmi elementari del Gabelli (1888) con premessa pedagogico didattica che sosteneva la sperimentazione,l’attività e l’interesse come elemento di reale formazione/apprendimento–), anche se forte si manifestava la contrapposizione tra chi sosteneva una scuola nazionale e chi si opponeva alla statalizzazione in campo educativo (problema della scuola privata). Baccelli nel 1898 promosse la legge di riforma del triennio delle scuole tecniche; successivamente si cercò di migliorare il sistema di reclutamento degli insegnanti e principalmente quello dei maestri (assunzione per concorso) e nei Comuni furono istituite le Direzioni Didattiche per gruppi di almeno venti classi.(legge: Nasi 1902). Con la L. Orlando (1904) l’obbligo scolastico salì da tre a sei anni infatti le elementari erano di 4 anni per chi proseguiva gli studi e di cinque/sei anni per chi li teminava, ciò però si verificava solo nei Comuni ove esistevano le elementari superiori con lezioni di tre ore giornaliere (scuole popolari). Con la L. Daneo-Credano del 1911 lo Stato avoca a sé la gestione delle scuole sostituendosi ai Comuni , solo ai Comuni che avevano una consolidata tradizione e che disponevano di risorse finanziarie venne lasciata la gestione diretta della scuola elementare; il cambiamento comportò l’introduzione dei ruoli degli insegnanti elementari. Si istituirono anche scuole per detenuti e quelle per il superamento dell’analfabetismo tra i militari. La grande guerra con gli enormi sacrifici umani ed economici frenò lo sviluppo in campo educativo e didattico e la “vittoria mutilata” portò delusione. Nel 1919 Don Luigi Sturzo fondò il Partito Popolare riunendo i cattolici e dando loro un importante peso politico che portò ad ottenere il Ministero dell’istruzione (Antonino Anile – Governo Facta ) e una legge per l’esame di Stato al termine degli studi secondari per colmare il divario tra scuole pubbliche e private. Con la Marcia su Roma del 1922 iniziò il periodo fascista e si modificarono le condizioni della scuola italiana, infatti terminarono le spinte laico-positiviste-democratiche che avevano caratterizzato il periodo precedente e principiò l’avvio verso la più completa statalizzazione delle strutture, dei programmi e dei fini dell’educazione attraverso l’accentramento, l’autoritarismo, la propaganda e la accresciuto controllo gerarchico. Le idee in campo educativo furono quelle di Giovanni Gentile e della sua filosofia dell’idealismo. LA RIFORMA GENTILE(1923) comportò una revisione completa della struttura scolastica italiana: dalle scuole del grado preparatorio preelementare, all’innalzamento dell’obbligo fino ai 14 anni di età con l’istitiuzione del corso integrativo di avviamento professionale, alla scuola complementare di tre anni successiva alle elementari (soppresse dall’a.s. 28/29 e sostituite in scuole secondarie di avviamento al lavoro e poi trasformate nel 1932 in scuole secondarie di avviamento professionale), all’introduzione del Liceo Scientifico che nasceva dalla fusione della precedente sezione moderna del liceo classico con l’indirizzo fisico matematico dell’istituto tecnico, nonché alla introduzione dell’istituto magistrale di sette anni. Tutte queste importanti trasformazioni furono compiute dal Gentile in solo un anno e mezzo (tempo record per una riforma così profonda). Merita ricordare che il Gentile non era strutturalmente organico al Partito fascista tant’è che si dimise da Ministro subito dopo il delitto Matteotti. (1924) e venne sostituito da Pietro Fedele. L’Opera Nazionale del Balilla nata tra il 1924 e il 1926 per il controllo dell'educazione fisica passa nel 1929 sotto il controllo del Ministero dell'educazione nazionale, nello stesso anno viene introdotto il libro unico di Stato e vengono stampate 5 milioni e mezzo di copie dal Poligrafico. L’italia risente della crisi economica degli anni '30. Al maggior controllo statale nel campo dell’istruzione si associa l’ aumento della scolarizzazione e nel 1936-37 gli alfabetizzati raggiungono il 74,3% Nel 1936 diventa Ministro Giuseppe BOTTAI : Le leggi raziali dal 1938 allontanarono insegnanti e studenti ebrei dalla scuola di stato e maggiore divenne il controllo sui libri di testo. Nel 1939 Bottai introduce la “Carta della Scuola” un documento programmatico in 29 dichiarazioni che si prefigge di riformare la scuola dall’ordine elementare a quello universitario. Del progetto approvato dal Gran Consiglio del Fascismo l’unica attuazione fu l’istituzione della scuola media unica (L. 1.71940 n.899) che raggruppava i corsi inferiori delle secondarie (art.1 della L. “la scuola media con i primi fondamenti della cultura umanistica , e con la pratica del lavoro saggia le attitudini degli alunni, ne educa le capacità e, in collaborazione con le famiglie, li orienta negli studi e li prepara a proseguirli”); rimaneva ancora attiva la scuola di avviamento professionale ed i corsi inferiori degli istituti d’arte e dei conservatori musicali. L’entrata in guerra, la sconfitta, la caduta del fascismo, la guerra civile e la graduale liberazione portarono a nuovi scenari sociali, economici e politici sia in Italia che in Europa. La scuola nell’Italia repubblicana- da scuola selettiva a scuola per tutti Nel 1946 all’Assemblea Costituente per il settore scolastico vennero presentate due relazioni contrapposte quella del filosofo e critico comunista Cocetto Marchesi e quella del giurista cattolico Aldo Moro , il dibattito fu accanito soprattutto per ciò che atteneva alla scuola privata,; gli articoli che riguardano la scuola sono i seguenti: Art 3:rimuovere gli ostacoli all'uguaglianza dei cittadini - Art 7: riconoscimento Patti Lateranensi -Art 33 -34: Possibilità di istituzione di scuole private senza oneri per lo Stato - esami di stato conclusivi - autonomia dell'università - obbligo scolastico di 8 anni - aiuti a capaci e meritevoli - Art 117 affidamento alle regioni dell'istruzione professionale e artigiana. Dopo la fase costituente la vicenda della scuola nel cinquantennio repubblicano è la storia di una crescita che ha visto un mutamento quantitativo di dimensioni tali da essere esso stesso un mutamento qualitativo, soprattutto a livello secondario. Lo sviluppo scolastico, che ha seguito quello economico (miracolo economico degli anni sessanta) e civile (si ricordi anche il”68” e la contestazione della scuola così come era), è stato assecondato dalla politica cui si devono sul piano normativo soltanto interventi su singoli segmenti del sistema (1950 introduzione degli Istituti professionali – 1956 introduzione dell’Istituto tecnico femminile – 1962 scuola media unica e soppressione dei corsi di avviamento professionale – 1968 istituzione della scuola materna statale gratuita e facoltativa – 1969 riforma degli esami di Stato, prolungamento quinquennale dell’istituto professionale, liberalizzazione degli accessi universitari – 1973 si introduce la scuola delle”150 ore” destinata a far recuperare ai giovani dopo i 16 anni ed agli adulti la licenza media ). Solo la scuola media e l’elementare hanno fruito di vere riforme di struttura e di nuovi programmi didattici in sintesi: Scuola media unica: istitutita con la L.31 dicembre1962 n.1859, obbligatoria e gratuita con facoltatività di alcune discipline :latino, educazione tecnica e musicale in terza classe ,denominata unica in quanto si realizzò la contemporanea soppressione dei corsi di avviamento professionale, dei corsi secondari inferiori delle scuole e degli istituti d’arte; con la le Leggi 348 e 517 del 1977 si abolisce la facoltatività per le materie della terza classe, si aboliscono gli esami di riparazione,si elimina la votazione numerica, si inseriscono i portatori di handicap nelle classi normali con insegnante di sostegno, si introduce una prima modalità di flessibilità nell’organizzazione oraria annuale. Con i nuovi programmi del 1979 accompagnati da una estesa introduzione pedagogico didattica si introduce la programmazione educativa e didattica curricolare che comporta tra l’altro l’individualizzazione dell’insegnamento. Scuola elementare: Vengono introdotti nuovi programmi rispettivamente nel 1945 che tengono conto della pedagogia attiva del Dewey introdotta in Italia dall’incaricato delle forze armate alleate per gli affari scolastici Washburne. Successivamente modificati nel 1955 e nuovamente riscritti nel 1985, nel 1990 si introduce una nuova organizzazione con tre insegnanti per classe e con l’insegnamento della lingua straniera. E’ finora mancata una riforma organica di tutto il sistema di istruzione e particolarmente sentita resta la mancanza della revisione della scuola secondaria di secondo grado, infatti solo attraverso la riforma strisciante delle sperimentazioni, si è supplito alle difficoltà dei processi di decisone politica su un problema complesso come quello della riforma scolastica (DPR419/74 sperimentazione didattica e di innovazione anche strutturale). Si è assistito ad un forte incremento dei frequentanti la scuola secondaria ed a una rilevante redistribuzione nella scelta del tipo di scuola (crescita degli iscritti agli istituti professionali ,istituti tecnici e licei scientifici, sensibile riduzione riduzione del liceo classico). Vari furono i tentativi ed i piani di riforma che però per scadenza di legislatura o altro non sono mai giunti in porto. La democratizzazione della scuola. Con i Decreti Delegati del 1974 (DPR 416/74) si introducono nuove forme di partecipazione all’interno delle singole scuole e nell’intera struttura centrale e periferica, infatti vengono istituiti o modificati i seguenti Organi Collegiali: Consiglio di circolo o di istituto, Collegio dei docenti, Consiglio di interclasse o di classe, Consiglio di disciplina alunni, Comitato per la valutazione del servizio degli insegnanti – Consiglio scolastico distrettuale, Consiglio scolastico provinciale e Consiglio nazionale della Pubblica istruzione. (il Consiglio di disciplina alunni venne poi soppresso e le sue funzioni trasferite). La scuola dell’autonomia Dagli anni 70 in poi inizia un dibattito politico volto a migliorare l’organizzazione e l’erogazione dei servizi della Pubblica amministrazione attraverso il decentramento per meglio soddisfare le esigenze del cittadino la’ dove si trova. Con la L.15 marzo 1997 n.59 (conosciuta come Legge Bassanini sull’autonomia) si iniziano profonde riforme in particolare l’art.21 attribuisce alle istituzioni scolastiche autonomia (didattica ed organizzativa) e personalità giuridica previo ridimensionamento della rete scolastica e delle singole istituzioni (DPR 18 giugno 98,n.233). Dopo alcuni anni di sperimentazione si giunge al Regolamento sull’autonomia DPR 8 marzo 1999,n.275. che norma l’autonomia:didattica e organizzativa, di ricerca, di sperimentazione e di sviluppo definendo il P.O.F (art 3) e le norme per la definizione dei curricoli (art 8). L’autonomia ha trovato riconoscimento costituzionale nella revisione del titolo V° della Costituzione: Legge 18 ottobre 2001 n.3. Scuola pubblica e scuola privata: la legge di parità. Con la Legge 10 marzo 2000, n.62 una delle problematiche che maggiormente avevano visto opporsi le forze politiche si avvia a sistemazione, dall’art. 1 della L. : “il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’art33 c.2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali” Le scuole per essere riconosciute paritarie devono possedere specifici requisiti e devono produrre apposita richiesta, di fatto le scuole paritarie si affiancano a pieno titolo e a pari dignità alle scuole statali nell’erogazione del servizio istruzione. Occorre prima di concludere ricordare i seguenti provvedimenti: DPR 24 giugno 1998 regolamento statuto studenti e studentesse della scuola secondaria che definisce diritti,doveri e vita scolastica degli studenti; le modifiche sull’assolvimento dell’obbligo dell’art. 69 della L.144/99 che per la prima volta dispone nel nostro paese il perfezionamento dell’obbligo scolastico di istruzione introdotto fino ai quindici anni con l’obbligo di frequenza di attività formative fino al diciottesimo anno. Le riforme in corso La Legge Delega 28 marzo 2003 n. 53 se troverà applicazione sarà la prima Legge organica di riforma dell’Italia repubblicana, essa infatti prevede il rimodellamento di tutti gli ordini e gradi di istruzione e per il secondo ciclo di istruzione la costituzione del sistema dei licei (otto) e del sistema della formazione e dell’istruzione professionale. Torino 7 gennaio 2004