Introduzione alla normativa sull`impatto ambientale: politica e
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Introduzione alla normativa sull`impatto ambientale: politica e
11-12/2004 Atti Notizie N O T A T E C N I C A Introduzione alla normativa sull’impatto ambientale: politica e prospettive L. Maffei, M. Beria d’Argentina L’Europa del 2000, se da un lato si interroga sullo sviluppo della tassazione ambientale, intesa sempre più come sistema tributario per il sostegno di processi e prodotti sostenibili, dall’altro promuove la adozione di codici di responsabilità sociale. SVILUPPO SOSTENIBILE I processi produttivi del settore siderurgico si svolgono in un contesto economico, culturale e normativo fortemente condizionato, negli ultimi 10 anni, dalle attenzioni del mondo occidentale verso la sostenibilità del proprio modello di sviluppo Nel 1988 il programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) insieme all’organizzazione mondiale per la meteorologia (WMO) dettero vita all’IPCC, (Intergovernmental Panel on Climate Change) allo scopo di informare l’opinione pubblica e i politici circa le nuove scoperte in tema di cambiamento climatico. Nello stesso anno viene adottata dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite la risoluzione 43/53 concernente la “protezione del clima globale nell’interesse delle generazioni presenti e future”. Nel 1990 gli esperti IPCC stilano un primo rapporto sul sistema climatico e sui suoi cambiamenti, sull’impatto ambientale, economico e sociale di queste modificazioni e sulle possibili strategie di risposta. La WMO assieme all’UNEP proposero alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e sullo sviluppo (Rio de Janeiro, 4-14 giugno 1992) una Convenzione programmatica sul cambiamento climatico per la quale richiesero la firma dei vari paesi. I principi guida della Convenzione sono i seguenti: - sensibilizzazione di tutti i paesi sul carattere globale degli effetti del cambiamento climatico - equità nelle misure di limitazione - responsabilità comune ma differenziata - sostenibilità della crescita - principio precauzionale (l’incertezza scientifica sulle cause non giustifica l’inazione). La Convenzione venne adottata solamente il 9/5/02 dalla Assemblea Generale dell’ONU. A tutto il 2002, la convenzione Luciano Maffei, Maria Beria d’Argentina Modulo Uno SpA, Torino Presentata alla Giornata di Studio Quadro di riferimento sull’impatto ambientale nell’industria metallurgica, Brescia 12 giugno 2003 62 la metallurgia italiana sul clima è sottoscritta da 186 paesi. Con il Protocollo di Kyoto (1997) è stata stipulata la Convenzione sui Cambiamenti Climatici: un accordo internazionale, sottoscritto da 160 Paesi, che indica gli obiettivi per un miglioramento, riferendosi in particolar modo ai sei gas ad effetto serra: • biossido di carbonio • metano • protossido di azoto • perfluorocarburi • idrofluorocarburi • esafloruro di zolfo. Il protocollo prevede limiti alle emissioni di 39 paesi, fra cui, in ordine di emissioni discendente: USA, Unione Europea (15 paesi), Russia, Giappone, Canada, Polonia, Bulgaria e altri paesi Est Europei, Svizzera, Norvegia. Il fatto che gli Stati Uniti siano al primo posto è uno dei motivi della loro recente uscita dalla Convenzione. I paesi in via di sviluppo, inclusi India e Cina, sono esclusi dagli obblighi di riduzione; i paesi più sviluppati sono tenuti a fornire risorse finanziarie a questi paesi, per assisterli nell’abbattimento delle emissioni. Dall’accordo di Kyoto hanno avuto origine le Direttive Comunitarie recepite dai Paesi Europei, inerenti al miglioramento della efficienza energetica e alle emissioni in atmosfera (riduzione delle emissioni e commercio dei diritti di emissione). Nel frattempo (2001) si è arrivati al terzo rapporto IPCC, che conferma e puntualizza i primi due. Il sesto programma di azione dell’UE del periodo fra 01/01/2001 e 31/12/2010, prevede: - cambiamento climatico → applicazione protocollo di Kyoto - natura e biodiversità → inclusione tematiche ambientali in politiche agricole, forestali, marine, territoriali - ambiente e salute → precauzione e prevenzione dei rischi per l’ambiente - gestione dei rifiuti → uso sostenibile delle risorse, contenimento dell’uso entro le capacità di carico. Gli obiettivi e i protocolli di politica ambientale europea si vanno nel contempo sempre più avvicinando al tema centrale della responsabilità sociale delle imprese. Questo perché le imprese, unica fonte di creazione e distribuzione del reddito, sono per parte loro sempre più interessate a dimostrare al mercato e ai risparmiatori che i propri processi si svolgono secondo principi etici che garantiscono il risparmio e tutelano le generazioni future. L’Europa del 2000, se da un lato si interroga sullo sviluppo della tassazione ambientale, intesa sempre più come sistema tributario per il sostegno di processi e prodotti sostenibili, dall’altro promuove la adozione di codici di responsabilità sociale. PROFILI URBANISTICI E PROFILI AMBIENTALI La disciplina urbanistica, avente ad obiettivo la regolamentazione d’uso del suolo e dello spazio, ha da sempre avuto tra i suoi più attenti e spesso critici interlocutori le imprese industriali, volte per propria natura a sviluppare, costruire, modificare gli spazi e le loro relazioni in rete. Il sistema di pianificazione urbanistica si articola in: 1) piani territoriali di coordinamento → stabiliscono le direttive generali dell’assetto e dello sviluppo urbanistico del territorio, allo scopo di orientare o coordinare l’attività urbanistica da svolgere in determinate parti del territorio nazionale 2) piani territoriali paesistici → comprendono i piani territoriali preordinati allo specifico compito della tutela dell’ambiente 3) piani regolatori generali (comunali ed intercomunali) → raducono le direttive generali in prescrizioni precise 4) piani particolareggiati di esecuzione → stabiliscono prescrizioni più dettagliate: sono uno strumento di esecuzione dei piani regolatori generali 5) piani settoriali → tra questi si possono ricordare i seguenti: piano urbano del traffico, piano di gestione dei rifiuti, piano energetico, piano di risanamento acustico, piano della rete di vendita, ecc. La sola disciplina urbanistica non è tuttavia sufficiente a contemperare, nelle forme, tempi e modi oggi necessari, le logiche di tutela con quelle di sviluppo. O ASPETTI NORMATIVI La Valutazione di Impatto Ambientale La V.I.A. è uno strumento per l’attuazione di una politica preventiva, che funge da supporto alle decisioni; dovrebbe infatti sempre confrontare la ipotesi di progetto con delle alternative, compresa la “opzione zero”; è quindi un procedimento amministrativo volto a prevedere gli effetti diretti e indiretti sull’ambiente di progetti pubblici e privati in modo da prevenire, evitare o ridurre quelli dannosi. Le finalità della procedura di V.I.A. sono quelle di individuare, descrivere e valutare gli effetti che un progetto produce su una pluralità di fattori biotici, quali l’uomo, la fauna, la flora e abiotici quali il suolo, l’acqua, l’aria, il clima, il paesaggio, i beni materiali e il patrimonio culturale, nonché sulle interazioni. Tali fattori costituiscono, complessivamente, l’ambiente in senso unitario e globale, comprendendo in esso anche la salute umana. La V.I.A. ha quindi una funzione preventiva per la valutazione ex ante dei progetti e degli impatti di una nuova realtà produttiva, ovvero di una significativa modifica di una realtà già esistente. Serve anche ad ottimizzare i progetti e i processi decisionali di opere e di attività rilevanti per l’ambiente, la gestione A T E C N I razionale delle risorse e la programmazione degli interventi sul territorio. La V.I.A. ricompone, sul piano procedurale, in un unico contesto, i molteplici interessi sottesi alla tutela dei valori ambientali, in una visione integrata dell’ambiente. Il DPCM 10/08/1988, n°377 stabilisce che alcune opere, prima dell’approvazione alla costruzione ed esercizio, debbano essere sottoposte a valutazione di impatto ambientale (VIA). Queste opere sono individuate da 2 elenchi, a seconda che la VIA sia di competenza ministeriale o regionale. Il giudizio di VIA di competenza ministeriale è espresso dal Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero dei beni culturali, entro 90 gg dalla presentazione del progetto. La VIA di competenza regionale si applic a a l l e o p e r e i n d i c a t e d a l D . P. R . 12/04/1996 e deve essere disciplinata da apposite norme regionali che possono modificare, entro certi limiti, le soglie dimensionali di esclusione (per la Regione Lombardia, la legge di riferimento è la L.R. n° 20/99). La disciplina del rischio industriale Il rischio industriale può essere istantaneo (esplosione, fuga di gas tossici, ecc.) ovvero di lungo periodo (esposizione prolungata a sostanze tossiche) e viene definito come un rischio imposto, subito e non scelto (come, invece, quello legato ad esempio ad alcuni sport) dalle popolazioni che vivono in prossimità di stabilimenti con attività a rischio di incidente rilevante Per quanto riguarda la normativa, si ricorda la Direttiva Seveso II riguardante il controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. Altre norme di riferimento per il rischio industriale sono la Direttiva n. 96/82/CE e il D.Lgs. 334 del 1999. In essi, viene riconosciuto e valorizzato, ai fini della gestione del rischio di incidenti rilevanti, il rapporto molto stretto che esiste tra pianificazione territoriale ed ubicazione degli stabilimenti industriali e vengono richiesti dei requisiti minimi di sicurezza, quali ad esempio le distanze di sicurezza. Inoltre, per quanto riguarda il D.Lgs. 334/99, le norme sono “fondamentali”, cioè vincolanti per le Regioni; il decreto definisce la prevenzione e la protezione come punti chiave della disciplina del rischio industriale: “il decreto detta disposizioni finalizzate a prevenire gli incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose e a limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente”. Il D.Lgs. 334/99 si applica agli stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose [tra cui sono annoverate le miscele ed i preparati ] in quantità uguali o C A superiori a quelle indicate nell’allegato I; per presenza si indica la presenza reale o prevista, nello stabilimento, ovvero quella che si reputa possa essere generata in caso di perdita di controllo di un processo industriale. La prevenzione e il controllo integrati L’IPPC - Integrated Pollution Prevention and Control, è stata introdotta dalla Direttiva 96/61/CE e recepita in Italia con il D.Lgs. n°372/99 con la finalità e gli obiettivi di mettere in atto tutte le azioni - in ambito industriale - al fine di “prevenire, ridurre e, per quanto possibile, eliminare l’inquinamento, intervenendo innanzitutto alla fonte garantendo una gestione accorta delle risorse naturali” e promuovere un approccio unitario agli impatti ambientali delle attività industriali, per la protezione complessiva dell’ambiente. La direttiva è rivolta alle attività produttive con un elevato potenziale di inquinamenti, individuate nell’allegato I in cinque categorie settoriali: • attività energetiche • produzione e trasformazione di metalli, • industria dei prodotti minerali, • industria chimica • gestione rifiuti più una sesta categoria, che raccoglie un insieme di attività. Lo strumento operativo previsto è quindi l’Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata dall’Autorità Competente. Sotto il profilo analitico, la normativa indica quali documenti sono richiesti per quanto riguarda energia, rifiuti, aria, suolo, rumore e acqua, sia per gli scarichi che per gli approvvigionamenti. Tali documenti sono schematizzati nella tabella a fianco. Atti Notizie Per questo, a partire dagli anni ‘90, si sviluppano in modo vertiginoso specifici strumenti di tutela dell’ambiente, quali: - strumenti giuridici → il diritto dell’ambiente - strumenti tecnologici → BAT (best available techniques) - strumenti sociali → educazione, informazione, pubblicità - strumenti economici e fiscali → tasse, imposte, incentivi - strumenti volontari → ISO 14001, Reg. CE 761/2001 (EMAS), marchi di prodotto (ECOLABEL) - strumenti negoziali → Agenda XXI e Piani di Azione Locale, Accordi di Programma. Inoltre l’Unione Europea ha individuato i seguenti indicatori di sostenibilità per le Agende XXI locali: 1. Soddisfazione dei cittadini con riferimento al contesto locale 2. Contributo locale al cambiamento climatico globale 3. Mobilità locale per trasporto passeggeri 4. Accessibilità delle aree di verde pubblico e dei servizi locali 5. Qualità dell’aria locale 6. Spostamenti casa - scuola dei bambini 7. Gestione sostenibile dell’autorità e delle imprese locali 8. Inquinamento acustico 9. Uso sostenibile del territorio 10. Prodotti sostenibili T UN PERCORSO VIRTUOSO Il percorso può essere suddiviso in quattro azioni: 1. comunicare efficacemente: l’impresa attraverso la dichiarazione ambientale e/o il bilancio ambientale e/o la politica e programma ambientale comunica con gli enti locali, le parti interessate e gli enti di controllo, che a loro volta comunicano tra di loro e con l’impresa stessa 2. agire localmente: l’Agenda 21 è il Piano di Azione dell’ONU per lo Sviluppo sostenibile di riferimento per il 21°secolo, definito dalla Conferenza ONU Sviluppo e Ambiente di Rio de Janeiro nel 1992 e sottoscritto da 180 Governi. Sviluppo Sostenibile è definito come “sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere alle proprie esigenze” (Brundtland W.C.E.D. 1987) e la metallurgia italiana 63 11-12/2004 N Atti Notizie N O T A T E C N I ENERGIA Consumi energetici superiori a 10.000 tep (tonnellate equivalenti petrolio) per industria e a 1.000 tep per i settori civile, terziario e trasporti Presenza di impianti termici di climatizzazoine con potenzialità < 35kw Presenza di impianti termici di climatizzazione con potenzialità ≥ 35 kw Controlli tecnici e manutenzione di impianti termici di climatizzazione RIFIUTI Produzione rifiuti e avvio allo smaltimento Deposito preliminare Messa in riserva nei casi previsti per i rifiuti soggetti a recupero con procedura semplificata Messa in riserva in casi diversi di quelli del punto precedente Trasporto di propri rifiuti pericolosi e di rifiuti conto terzi (per smaltimento o recupero di rifiuti non individuati) Trasporto di propri rifiuti pericolosi e di rifiuti conto terzi (per recupero di rifiuti individuati) Smaltimento Recupero rifiuti soggetti a procedura semplificata Recupero rifiuti Produzione, importazione, esportazione, commercializzazione di imballaggi vuoti e pieni Raccolta, trasporto, stoccaggio, condizionamento, utilizzazione di fanghi in agricoltura ACQUA - SCARICHI Scarico idrico industriale in qualsiasi ricettore Scarico idrico domestico in acque superficiali o sul suolo Scarico in fognatura di tipo: - industriale - domestico con approvvigionamento autonomo ACQUA - APPROVVIGIONAMENTO Derivazione di acque pubbliche Prelievo di acqua sotterranea Derivazione da acque superficiali ARIA Emissioni in atmosfera da impianto esistente Emissioni in atmosfera da impianto costruito, modificato o trasferito dopo l’1/7/1988 11-12/2004 Uso > 90% di oli combustibili, anche in emulsione, in impianti termici civili di potenzialità < 1,5 MW al 12/03/2002 Uso di carbone in impianti termici civili al 12/03/2002 Grandi impianti termici soggetti a tassa sulle emissioni C A DOCUMENTI RICHIESTI Comunicazione a Ministero Industria Libretto di impianto Libretto di centrale Rapporti dell’operatore DOCUMENTI RICHIESTI - Prima copia formulario + quarta copia controfirmata - Registro di carico e scarico - Denuncia catasto Autorizzazione Comunicazione a Provincia Autorizzazione Iscrizione ad Albo Comunicazione ad Albo Autorizzazione Comunicazione Autorizzazione - iscrizione Conai - eventuali denuncie periodiche Autorizzazione DOCUMENTI RICHIESTI Autorizzazione esplicita Autorizzazione esplicita rilasciata dall’ente competente come da norme regionali Denuncia annuale all’ente gestore dei volumi scaricati/prelevati DOCUMENTI RICHIESTI - concessione - comunicazione volumi prelevati come da norme regionali - autorizzazione alla ricerca - concessione - denuncia ex D.Lgs 275/1993 Concessione DOCUMENTI RICHIESTI Domanda di autorizzazione ex art. 12 DPR 203/88 oppure autorizzazione definitiva - Autorizzazione esplicita; - Comunicazione di avvio impianto; - Analisi di messa a regime trasmesse a Regione e Comune; - Analisi periodiche, se prescritte, trasmesse a enti specificati in autorizzazione. - Comunicazione a Provincia - Comunicazione a Provincia - Dati su emissioni - Dichiarazione annuale - Versamento acconti bimestrali SUOLO Superamento dei limiti di accettabilità di contaminazione dei suoli e/o delle acque di falda DOCUMENTI RICHIESTI - Notifica - Progetti di bonifica - Autorizzazioni comunali RUMORE Domanda di concessione edilizia o di autorizzazione all’esercizio di attività produttive DOCUMENTI RICHIESTI Previsione di impatto acustico 64 la metallurgia italiana N O A T E C N I tembre 1996 è stata recepita a livello nazionale attraverso il D.Lgs n° 372 del 4 agosto 1999. In particolare, si intende con il termine BAT - “le migliori tecniche disponibili” (art. 2, comma 12), ovvero: - TECNICHE: “le tecniche impiegate, le modalità di progettazione, costruzione, manutenzione, esercizio e chiusura dell’impianto” - DISPONIBILI: “le tecniche sviluppate su una scala che ne consenta l’applicazione in condizioni economicamente e tecnicamente valide nell’ambito del pertinente comparto industriale….” - MIGLIORI: “Le tecniche più efficaci per ottenere un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso” C A 4. monitorare gli impatti significativi: consiste nell’individuazione e valutazione degli aspetti/impatti ambientali significativi e nella gestione e controllo degli aspetti/impatti ambientali significativi. Gli aspetti/impatti significativi sono individuati come emissioni atmosferiche, scarichi idrici, emissioni sonore, inquinamento del suolo, rifiuti. Per sviluppare un controllo efficace degli impatti significativi è necessario porre attenzione non solo e non tanto al rispetto dei valori limite per le emissioni previsti dalla normativa applicabile, ma soprattutto verificare che i processi non modifichino significativamente lo stato dell’ambiente, mediante la quantificazione preventiva e di esercizio delle immissioni Atti Notizie porta a “miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi alla base”. 3. applicare le migliori tecnologie: Il concetto di “Migliore tecnologia disponibile” è stato introdotto nella legislazione comunitaria dalle direttive: - 76/464/CEE del Consiglio, del 4 maggio 1976, concernente l’inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell’ambiente idrico - 84/360/CEE del 28 giugno 1984, concernente la lotta contro l’inquinamento atmosferico provocato dagli impianti industriali - 96/61/CEE del 24 settembre 1996, sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento La direttiva n° 96/61/CEE del 24 set- T 2nd International Conference on Thin Slab Casting & Rolling Cremona, Italy 11-12th May 2006 (provisional dates) SCOPE Following the successful International Thin Slab Casting & Rolling Conference organised by CSM (Chinese Institute of Metallurgy) in Beijing 2002 (China), it is the intention of AIM (Associazione Italiana di Metallurgia), and ATS (Association Technique de la Sidérurgie), to organise the 2nd International Conference on Thin Slab Casting & Rolling, in Cremona, Italy in May 2006 (provisional dates are 11-12th May) The aim of the conference is to assess the evolution of mini-mill technology for flat products and related products in terms of its strategic development and to verify the state of the art in the Thin Slab Sector compared with non-conventional and innovative casting technology. Nearly 20 years of coil production technology from thin slabs has clearly shown its competitiveness in terms of cost and plant productivity. The challenge is now to develop a new generation of casting machines and rolling techniques to produce higher volumes and special grades such as DDQ steel (I.F.) and high quality steels such as Multi-Phase (DP, TRIP, TWIP, etc.) and stainless steels. Special attention will be given to thickness tolerances, surface aspects and formability as the final results in both scrap-based and integrated steel production processes, as reflected in current market requirements. TOPICS CALL FOR PAPERS Prospective authors are invited to submit their papers by the following deadlines: title and abstracts: 30th September 2005 final manuscripts: 31st January 2006. CONFERENCE CHAIRMEN Roberto Bruno - CEO - CSM, Rome, Italy (chairman) - Guy Dollé - President and CEO, Arcelor, Luxembourg (co-chairman) - Giovanni Arvedi - President Finarvedi, Cremona, Italy (co-chairman) CONFERENCE SECRETARIAT AIM Associazione Italiana di Metallurgia - Piazzale Rodolfo Morandi, 2 - 20121 Milan Italy Phone + 39 02. 7602.1132, Fax + 39 02. 7602.0551, e-mail: [email protected], conference website: www.aimnet.it/tscr.htm la metallurgia italiana 65 11-12/2004 Technological Up-dating of the state of the art of mini-mill design: • various types of casting and rolling design • expected performances Operational Presentation of existing plant performances: • production and quality performances • flexibility and time-to-market • limit steels that can be produced economically Development The new generation of mini-mill processes and products: • high speed casting • new products: interstitial-free dual phase and multi-phase • specific grades for car manufacturing