Sicurliguria l`associazione che io presiedo è una associazione della

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Sicurliguria l`associazione che io presiedo è una associazione della
CONVEGNO “MALE DI VIVERE” 16/05/2007
Intervento di Antonio Molari
SicurLiguria,l’osservatorio ligure per la sicurezza e la legalità che io presiedo, è un’Associazione della
Fondazione Cesar, Fondazione di Unipol Assicurazioni.
Un’Associazione regionale che con i Consigli Regionali Unipol trova una presenza organizzata in tutte le
Regioni in cui si mettono a confronto le rappresentanze della Associazioni del mondo del lavoro dipendente
ed autonomo ed imprenditoriale socie di Unipol che sono CGIL,CISL,UIL,Confesercenti,CIA, CNA e Lega
delle Cooperative.
L’impegno che abbiamo è quello di promuovere ricerche ed iniziative pubbliche con l’obiettivo di contribuire
alla crescita della cultura sociale, della sicurezza e legalità.
Parlando dell’argomento specifico che ci ha visto protagonisti con la CGIL ed la Federazione dei lavoratori
della comunicazione, nell’organizzazione di questo convegno, l’Osservatorio che parte da una valutazione su
come in genere vengono affrontati i confronti su questo argomento dove spesso la scuola scarica sulla
famiglia e la famiglia sulla scuola.
oggi ci poniamo come obiettivo di ragionare su queste problematiche abbastanza complesse partendo dalle
nostre conoscenze senza aver la presunzione di fare conclusioni ma di produrre un percorso di iniziative utili a
sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica..
La Fondazione Cesar ha prodotto nel tempo alcune ricerche e pubblicazioni sulla difficoltà di vivere di molti
giovani, una difficoltà che oggi si manifesta anche per la cassa di risonanza della stampa, in particolare per
quello che sta succedendo nelle scuole.
Alcuni documenti sono a disposizione uno che è “ ragazzi senza Tutela 2 non è a disposizione.
Noi oggi affrontiamo il problema partendo da quelle manifestazioni di intolleranza, quelle manifestazioni tese
a voler rompere gli schemi e rendere le azioni visibili, ma noi ben sappiamo che il fenomeno non si manifesta
o si esaurisce solo nella scuola.
Alcune ricerche fatte Brindisi e a Bologna e sul territorio italiano e spagnolo poi sulle difficoltà di vivere di
molti giovani, ci hanno dato la possibilità di poter ragionare sulle loro condizioni di vita.
Ricerche che non hanno la pretesa di dare una risposta definitiva o risolutiva al problema ma che possono
portare sia le Istituzioni che le famiglie a riflessioni su quanto è possibile ed utile fare.
La ricerca “ragazzi senza tutela” è una ricerca pubblicata nel 1996 ed inizia con l’analizzare “le stragi del
sabato sera” e la sicurezza stradale .
Da questa rilevazione che tenta di individuare dinamiche, condizioni psicofisiche e le motivazioni per cui
molti giovani promuovono la sfida al concetto di invulnerabilità, si passa ad analizzare il pianeta giovani
mettendo a confronto realtà nazionali diverse focalizzando il cammino di transizione tra famiglia scuola e
società.
Il progetto “Alice nel paese delle meraviglie” promosso dall’Assessorato alle politiche sociali di Brindisi
mette al centro alcune formule che sembrano magiche magiche che tutti conoscono che si chiamano
prevenzione, formazione e rete, formule che si devono adattare al processo educativo e ai soggetti che
esercitano tale funzione : genitori, docenti e formatori.
Questo è un punto di partenza utile per incidere sui processi formativi del carattere della persona.
Il quadro di coinvolgimento individuato sembra già così abbastanza complesso ma, ben sappiamo che questo
presupposto., questo intervento
si sviluppa in una condizione più complessa del nucleo familiare
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tradizionale, per via della presenza concomitante ed eterogenea di riferimenti adulti che diventano di fatto
riferimenti educativi a partire dall’età infantile ed adolescenziale.
Quindi quando parliamo di interventi utili per prevenire dobbiamo pensare al mondo dei giovani e degli
adulti,
Dobbiamo pensare alla cultura civica che viene propagandata dai sistemi d’informazione pubblica e privata.
Dobbiamo pensare al modello sociale che viene proposto, ai riferimenti e alle ambizioni che lo stesso ti fa
sposare ed alimentare
dobbiamo pensare alla condizione di precarietà e di insicurezza in cui ti fa vivere.
La situazione è più preoccupante di quanto si voglia far pensare.
Sembra che il modello sociale sia quello proposto dalla società del consumo che si è trasformata nella società
dello spettacolo , il valore lavoro sia un fenomeno solo considerato dalla costituzione , ma la domanda che
spesso mi pongo esiste ancora nella nostra cultura questa radice? Il valore del lavoro
Noi che parliamo a questo tavolo, noi che siamo portatori di questa cultura, è la stessa che abbiamo trasmesso
ai nostri figli?
Credo che l’errore che oggi possiamo fare sia quello di scaricare le responsabilità sulle spalle di altri senza
pensare che stiamo parlando dei nostri figli e del loro futuro.
Stiamo parlando del loro e del nostro futuro.
La devianza sociale di parte dei giovani, oggi, trova manifestazioni di intolleranza o di disagio non solo nella
scuola ma interessa tutti i luoghi di grande aggregazione.
E questo disagio trova sfogo con gesti di violenza o con scelte autolesioniste o con l’assunzioni di sostanze
per rendere di più o per star meglio.
Tutto passa anche attraverso una sfida al proibito e il consumo di sostanze che alterano le condizioni
psicofisiche come alcol e droga fenomeno che non esclude neppure il mondo del lavoro.
Per tentare di capire in maniera più approfondita le problematiche di cui stiamo discutendo, in occasione del
progetto presentato a Brindisi abbiamo fatto circolare un questionario.
Un questionario costruito su domande accorpate per affinità e contiguità di significato al fine di rendere più
agevole l’analisi ed evidenziare meglio alcune connessioni.
Uno strumento in cui si esplora il mondo dei giovani attraverso la conoscenza delle loro aspirazioni, le
aspettative sociali ed il loro grado di soddisfazione per poi affrontare i sintomi delle insoddisfazioni e del
conseguente disagio.
Lo sviluppo e le risultanze del questionario si possono analizzare leggendo il documento che è a vostra
disposizione .
Riprendo alcuni passaggi significativi della valorizzazione dei questionari.
Il pianeta giovani non esiste più, i giovani non sono omologabili ed identificabili tra di loro, hanno grandi
individualità, molte paure ed ansie ricorrenti; vivono grandi momenti di massa senza socializzazione, solo
fatti di esteriorità senza compromettersi nei sentimenti.
Hanno valori ed idealità forti ma sono spesso incapaci di viverli come valori sociali.
Il branco è forte e condizionante, di norma al suo interno si tendono a vivere le trasgressioni ed a credere in
valori negativi.
Tutto si svolge nell’indifferenza sociale e familiare, mentre gli esperti di queste problematiche ci richiamano
quotidianamente all’opera di ascolto e di aiuto degli altri.
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Parlare dei giovani non è come parlare di un’età a se stante ma è parlare di problematiche che riguardano
l’uomo ed il giovane in quanto uomo.
Infanzia, adolescenza, età giovanile ed età adulta sono parte di una unica storia .
L’altra ricerca fatta su Bologna e dintorni analizza un po’ il mondo del sabato sera, dello sballo e della
trasgressione.
Il titolo della ricerca sembra ammiccante “ ragazzi normali”
Il documento viene costruito attraverso un monitoraggio attento su quello che nel lontano 2002 stava
accadendo tra i nostri figli e purtroppo trova ancor oggi una sua drammatica attualità.
Permettetemi di non entrare nel merito della pubblicazione anche perché sarebbe utile una lettura attenta per
poi fare una giusta e tranquilla riflessione sui fenomeni che sono riportati.
Anche lì si parla di giovani e si parla di noi, di noi educatori e di chi ci spinge a considerare il mondo che ci
circonda e gli altri e le cose, dando loro un’importanza alcune volte sbagliata.
Sì, sempre noi, sempre la nostra capacità di socializzare, sempre la volontà di partecipare, sempre a confronto
con le nostre coerenze.
Al di la del segnale forte che ho voluto rappresentare attraverso questi lavori, ritengo che essi siano occasione
per parlare e continuare a parlarne di questi problemi, solo in questo modo creiamo le condizioni per fermarci
per un attimo a pensare, senza la volontà di gettare la croce sulle spalle di qualcuno, ma con la ferma volontà
di portare un nostro contributo alla crescita della cultura della socialità.
Qualcuno in formazione dice “trasformiamo il problema in un’occasione”, possiamo accontentarci con il dire
“partiamo dal problema per poter vedere assieme a tutti gli adulti, nelle diverse responsabilità, Istituzionali ed
educative, per stabilire cosa è possibile fare”.
Volutamente non ho accennato alle Istituzioni e al proclama dal titolo “tolleranza zero”, credo che poi tutto
abbia un limite e tutti devono sapere che la scuola non è terreno di conquista di qualcuno.
Il modello sociale e la cultura che vogliamo trasmettere attraverso la scuola e le fonti di informazione non è
la manipolazione della conoscenza e delle coscienze, su questo dovremmo essere noi rilanciare lo slogan di
“adesso basta” “tolleranza zero”
” tolleranza zero” contro quelli che ritengono utile ricostruire il concetto di scuola di classe e contro quelli che
ci coinvolgono per la partecipazione a modelli di vita non reali .
Per noi la scuola , la formazione, la cultura deve essere la palestra della conoscenza, delle regole, dei diritti
deve essere il luogo dove si esercita l’educazione al rispetto dei diritti di tutti.
La storia di quello che è stato e di quello che è di chi ci ha messo le mani , la conosciamo anche noi.
Ripartendo da alcuni obiettivi ambiziosi del passato, vorremmo riconsiderare un livello di partecipazione dove
la presenza delle rappresentanze di tutti i soggetti possano aver voce e possano essere ascoltati. Nella scuola
quando ero giovane li chiamavamo organi collegiali.
Come vi avevo accennato in precedenza la fondazione Cesar da anni sta lavorando su questi temi e spesso
senza un conforto convinto da parte della società civile e delle istituzioni.
Continuiamo a lavorare con la speranza che si possa sviluppare in un futuro prossimo la giusta attenzione e
partecipare assieme ad altri soggetti contribuire a creare le condizioni per tentare di governare questi
problematici processi-.
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