Farfalla Bianca

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Farfalla Bianca
Farfalla Bianca
Tratto da: “il drago del vulcano” di Mario Lodi. Ed Giunti junior
Farfalla Bianca era nata un giorno di primavera in un giardino pieno di fiori dai mille colori.
Ma lei, di tutti quei colori, non ne ebbe in dono nemmeno uno. Sulle sue ali neanche un
puntino giallo o blu o rosa. Era tutta bianca come un fiocco di neve.
Quando si specchiava nel ruscello e i fiori dalle sponde la fissavano con gli occhi colorati,
pensava: " Ah, se avessi anch' io le ali colorate come le mie sorelle, sarei felice!" .
Un giorno scoppiò nel cielo un temporale, nuvole grigie e nere si rincorrevano e si
scontravano con tuoni e lampi. Farfalla bianca si rifugiò nella tana di uno scoiattolo e
aspettò che il cielo finisse di litigare.
«Che strana farfalla sei» le disse lo scoiattolo, «non hai nemmeno una spruzzatina di
colore!»
«La mia mamma mi ha fatto così» rispose lei «e io sono contenta lo stesso.»
Quando il temporale finì, Farfalla Bianca uscì dal suo rifugio e volò nell' aria azzurra e
fresca. C'era ancora qualche nuvola che vagava, ma lassù, in alto, era apparsa una cosa
meravigliosa, mai vista: un arco di colori stupendi incoronava tutto il cielo.
Lo fissò e si incantò. Mai vista una cosa così bella! E le venne la voglia di salire fin lassù
per vedere da vicino quel mondo fantastico.
Vola e vola e vola, finalmente arrivò. L'arco era formato da tanti giardini, uno per ogni
colore. Il primo era tutto giallo.
«Si può entrare?» domandò con la sua vocina.
Nessuno rispose, i cancelli erano aperti e la farfalla volò dentro.
Nel giardino vide prati immensi di ranuncoli gialli, aiuole di forsizie, boschetti di limoni e
raggi di sole che facevano brillare ogni cosa come se fosse d'oro. In quella luce dorata
Farfalla Bianca fece voli e capriole e quando uscì, un raggio le donò una striscia di luce
dorata che restò sulle sue ali come un diadema.
Poi entrò nel giardino rosso, che sembrava un campo di papaveri dentro a un fuoco che
non bruciava e mandava luce rossa ovunque. Farfalla Bianca si tuffò in quel mare di fuoco
e la lingua di una fiamma le regalò una macchia rossa.
La farfalla passò anche negli altri giardini e ognuno le donava un po’ del suo colore: verde,
azzurro, indaco, violetto…
Così farfalla diventò bellissima, la più bella di tutte le farfalle.
Quando venne la sera, l’arco spense le sue luci colorate e scese il buio. E nell’oscurità si
alzò la luna piena, bianca di luce.
Vide la farfalla e le disse: «Come seI bella! Ah, se fossi anch' io colorata come te potrei
trasformare la notte in una festa di colori». E sospirò.
«Anch' io prima ero tutta bianca come te» le disse la farfalla. «I colori me li ha donati l'arco
dei giardini colorati. Ora l'arco non c'è più, ma se vuoi essere felice, ti donerò i miei
colori...»
«E tu?» domandò la luna. «Io resterò bianca come mi fece la mia mamma». Così dicendo
glieli regalò tutti e la luna diventò colorata.
Quella notte nessuno se ne accorse perché tutti dormivano, ma il cielo e il mondo furono
illuminati dalla luna con i colori dell' arcobaleno.
Farfalla Bianca ritornò sulla Terra e quando il sole si levò e i fiori alzarono la testolina,
raccontò a tutti la sua avventura e domandò:
«Verrà ancora l'arco dei giardini colorati?».
«Chi lo sa. Forse non viene più» disse una rosa.
Una campanula azzurra, nascosta nell'erba, le disse: «Se vuoi, ti posso donare un po' del
mio colore...».
«Anch'io!» disse la rosa gialla e le donò una striscia di giallo. E così fecero anche gli altri
fiori: ciascuno le offrì il colore di un petalo e la farfalla ritornò bella, piena di colori. La più
bella.