e li dimostra - Ordine Giornalisti Emilia

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e li dimostra - Ordine Giornalisti Emilia
oRdinE
IORNALISTI
Emilia-Romagna
SPECIALE
E LI DIMOSTRA
85
MARZO 2013
Anno XXVIII - N. 85
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2 . GIORNALISTI
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sommario
85
G
EDITORIALE
4
SpEcIALE
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speciale / da pag. 6
Mezzo secolo
di ordine
Articoli di
Daniel Agami
Annalisa Atti
Elio Donno
Argia Granini
Roberto Laghi
Alberto Lazzarini
Fernando Pellerano
Cesario Picca
Gian Primo Quagliano
Claudio Santini
Franca Silvestri
Roberto Zalambani
Opinioni di
Enzo Iacopino
Giovanni Rossi
Immagini di
Walter Breveglieri
Pasquale Spinelli
b
uon compleanno! Ma c’è qualcosa per cui
festeggiare? Forse si può brindare almeno alla
legge sull’equo compenso, sperando che si
arrivi velocemente in porto. Per ora tutti
concordano che la legge del ’63 è
abbondantemente superata e la categoria è allo sbando.
Per lasciare comunque un segno di questi cinquant’anni
abbiamo raccolto nello speciale i contributi di colleghi
che testimoniano passato, presente e ipotizzano il futuro
della nostra, nonostante tutto, amata professione.
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IN pRImO pIANO
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Un anno di formazione
Bologna e gli anni di piombo
27
30
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Direttore responsabile: Gerardo Bombonato
Redazione: Emilio Bonavita, Roberto olivieri, Franca Silvestri
Segretaria di redazione: Argia Granini
Direzione e amministrazione: Strada Maggiore n. 6 - 40125 Bologna
Tel. 051/23.54.61 - Fax 051/23.02.27
Grafica: Marco Bugamelli e idea Pagina snc
di questo numero sono state stampate 8.200 copie
Registrazione Tribunale di Bologna n. 5251 del 23.03.1985
Registrazione RoC n. 4506
Stampa: il Torchio - Via Copernico, 7 - 40017 S. Giovanni in Persiceto (Bo)
Tel. 051/82.30.11 - Fax 051/82.71.87
Per colpa di chi...
6
Indifferente al passare del tempo 8
Nell'Ordine a pieno titolo
10
Bologna 1963
12
I quotidiani perduti
14
Una riforma indispensabile
16
Un pubblicista non pentito
17
I media francesi,
tra vitalità e crisi
18
Nel mondo non è unico, ma raro 19
Consigli di disciplina:
20
una giustizia più rapida?
È legge l'equo compenso.
22
Stop allo sfruttamento
Una distrazione durata
23
troppi anni
Più impegno per contrastare
24
abusi e povertà
Progettare un futuro diverso
25
dal disastro attuale
■
Un articolo di giornale
come prova d'esame
Giornalisti, oltre la crisi
non scordate la speranza!
Ma come parli? Chi parla male
pensa peggio
Lettera aperta a politici
e giornalisti
Il nostro Schindler
Forum nazionale dei pubblicisti
Il convegno dell'Airf
Il compleanno
della rivista Il Cusna
I giornali fanno storia
31
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35
35
36
36
RubRIchE
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Ricordi
In libreria
Iscrizioni e cancellazioni
Anno 1 Numero 1
37
40
45
46
marzo 2013 / GIORNALISTI . 3
di Gerardo Bombonato
C’era una volta
l’ordine
LA vOcE DEI cONSIGLI REGIONALI
u
n altro triennio se n’è andato, ma non si vede all’orizzonte la luce di una riforma
degna di questo nome. Certo, l’inerzia della politica e
del Parlamento…, la stessa identica
scusa consolatoria che usiamo da lustri: purtroppo non dipende da noi…,
la crisi devastante dell’editoria, le ristrutturazioni aziendali (58 solo nel
2012), i prepensionamenti selvaggi, la
disoccupazione dilagante, lo sfruttamento feroce dei colleghi sempre più
precari… Pazienza, direte voi. Sarà
per la prossima volta. Nossignori. Non
ci sarà una prossima volta. O riusciremo a far varare la riforma nel corso
del prossimo mandato o l’alternativa
sarà la sparizione dell’Ordine dei giornalisti tout court. Se non ci riusciranno i grillini (peraltro assai più numerosi e ben intenzionati dei radicali) ad
abolirci, saranno i colleghi a mandarci
a casa con i forconi. E con buone ragioni.
A metà maggio si torna a votare per
rinnovare i Consigli regionali e per
mandare a Roma un numero spropositato, ma soprattutto inutile, ingovernabile e costoso, di consiglieri nazionali:
154 (centocinquantaquattro). Una tornata epocale, che segnerà addirittura il
“sorpasso” dei pubblicisti sui professionisti (povero Gonella, di certo non
l’immaginava che il cinquantesimo
compleanno sarebbe stato festeggiato
così). Attenzione, nessuna discriminazione. Semplicemente quello che sosteniamo da sempre: giornalista è chi
lo fa e chi di giornalismo vive, sia esso
iscritto a un elenco o all’altro, superando divisioni ottocentesche. È illogico però, oltre che ingiusto, che a
decidere sulla categoria sia chi svolge
un’altra attività prevalente.
Ma tant’è, non sta solo nei numeri
4 . GIORNALISTI / marzo 2013
l’anacronismo di un organismo gonfiatosi e burocratizzatosi con progressione geometrica negli anni e sempre
più autoreferenziale. Mai come in
questi ultimi tempi il Consiglio nazionale si è rivelato tanto lontano dalle
necessità dei territori e dalle sensibilità dei Consigli regionali. E non parlo
solo di scandalose assoluzioni di colleghi protagonisti di assai poco edificanti commistioni tra pubblicità e informazione o addirittura complici nello sfruttamento di giovani colleghi
precari. Una questione di credibilità. E
dio sa quanto ne avremmo bisogno.
Mi riferisco alle soluzioni pasticciate,
al pressapochismo informativo, all’arrendevolezza verso il Ministero, alle
velate minacce di commissariamento
contro gli ordini regionali più critici,
in una parola all’incapacità di indirizzo dimostrata dal Consiglio nazionale
e dalla sua maggioranza nella gestione delle uniche novità della legislatura: i collegi di disciplina e la formazione.
Non per caso gli Ordini regionali hanno rivendicato chiarezza e regole condivise rifiutando regolamenti calati
dall’alto e dando vita a un coordinamento la cui prima riunione si è tenuta
a Milano nel novembre scorso, altre ne
sono seguite a Roma. Un segnale “politico” importante per chi lo vuole cogliere e che rilancia il ruolo delle autonomie locali anche in sede decisionale,
soprattutto quando le scelte nazionali
hanno ricadute sulle regioni.
Le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, e per i colleghi che rappresenteranno la nostra regione in Consiglio nazionale, sono fissate per le
domeniche di 12, 19 e 26 maggio (anche se nella prima giornata è pressoché impossibile raggiungere il quorum del 51% degli aventi diritti al voto e
pertanto è da considerarsi nulla). Il Consiglio attualmente in carica ha valutato come fornire agli iscritti la più ampia possibilità di votare. L’esperienza
di tre anni fa, quando era stato scelto di istituire ben cinque seggi in regione, non ha, purtroppo, portato un risultato particolarmente significativo in
termini di presenza al voto. Questa volta è stato quindi deliberato di ampliare l’orario di apertura dei seggi che saranno tre anziché cinque.
Si voterà a Bologna, a Cesena e a Parma il 19 e il 26 maggio, con il consueto orario (10-18), ma anche i lunedì 20 e 27 maggio dalle 10 alle 14.
La convocazione elettorale può essere inoltrata, oltre che con posta prioritaria, anche tramite Pec (Posta elettronica certificata). Quest’ultima opzione porterebbe all’Ordine un risparmio in termini economici e di tempo. È
per questo motivo che chiediamo la collaborazione di tutti i colleghi affinché provvedano, se ancora non l’hanno fatto, ad attivare una casella di
Posta certificata. Ricordiamo che per gli iscritti negli albi professionali esiste un obbligo di legge e che attualmente è possibile accedere alla Pec
anche in forma gratuita attraverso il sito istituzione www.postacertificata.
gov.it dove si può trovare anche l’elenco dei gestori abilitati al rilascio della
Pec, insieme a informazioni di natura tecnica e risposte alle domande più
frequenti.
editoriale
napolitano incontra i presidenti degli ordini regionali
È forse tardi, avremmo dovuto prendere coscienza e pensarci prima, ma
siamo ancora in tempo per disegnare
una riforma d’impronta federalista
della rappresentanza nazionale. Possiamo farlo già dai nuovi consigli che
usciranno dalle urne. Oggi più che
mai, dal momento che il Consiglio
nazionale non è più il tribunale di secondo grado per le attività disciplinari
e le sue funzioni si sono notevolmente
ridotte. Soprattutto costa troppo. Sono
ormai molti, se non la totalità, i Consigli regionali che hanno rivendicato
maggiori risorse per far fronte ai nuovi compiti. La formazione obbligatoria e permanente prevista dalla legge,
ma ancora tutta da inventare per tanti
Consigli regionali, necessita di energie, personale preparato e finanziamenti. I consigli regionali non possono più permettersi una ripartizione
delle quote al cinquanta per cento inviando la metà al nazionale. E serve
un fondo di solidarietà per gli ordini
più piccoli. Sono tutte questioni che il
neonato coordinamento dei Consigli
regionali intende porre con forza e
convinzione.
Troppe volte abbiamo sottolineato,
anche su queste pagine, il distacco e la
lontananza tra il livello nazionale e
quello regionale, addirittura la mancanza di dialogo, di confronto, e perché no di consultazione fra le diverse
rappresentanze della stessa regione,
quasi fossero corpi separati con interessi e obiettivi indipendenti. In attesa
che si chiarisca il nostro futuro, credo
che gli Ordini regionali possano e
debbano cominciare proprio da queste
elezioni alle porte a far sentire la loro
voce, a indicare con chiarezza quali
sono i punti irrinunciabili per un Ordine moderno, al fianco e al servizio dei
giornalisti, ma garante anche dei diritti dei cittadini. Hanno titoli e competenze per farlo: il rinnovamento non
può che partire da loro, dalla base. E
non sarebbe male che il sindacato,
troppo spesso disattento se non indifferente ai problemi dell’Ordine, contribuisse a questo risveglio.
Ce lo chiedono i colleghi, ce lo chiede
una categoria stremata, sempre più
numerosa (abbiamo superato quota
112mila), ma sempre più debole. Colpa della crisi? Anche, ma non solo.
Dalla recente apprezzabile indagine di
Lsdi, l’osservatorio diretto da Pino
Rea, si rileva che alcuni fenomeni non
dipendono tanto dalle difficoltà di
mercato e delle aziende, ma dalla
struttura stessa della categoria, dalle
modalità di accesso e dall’utilizzazione dei giornalisti da parte delle aziende. Su 112mila iscritti all’Albo (professionisti e pubblicisti) solo il 45%
risultano attivi e solo un giornalista su
5 ha un contratto di lavoro dipendente.
Di questi almeno la metà rappresenta
l’esercito di precari sfruttati e senza
speranza. Gli altri sono fantasmi, non
lavorano e non si sa cosa facciano. Sta
di fatto che, con la progressione degli
stati di crisi, l’aumento dell’area dei
contratti di solidarietà e della cassa
integrazione, e il sostanziale blocco
del turn over (sempre meno praticanti), si sta producendo un progressivo
invecchiamento della professione e un
preoccupante squilibrio nel rapporto
fra attivi e pensionati. Considerazione
finale: siamo il triplo dei francesi, il
doppio dei britannici e degli americani, nazioni nelle quali però vale il
principio detto all’inizio: è giornalista
chi lo fa. E questo dovrebbe far riflettere sulla rappresentatività della categoria.
marzo 2013 / GIORNALISTI . 5
I cinquant’anni dell’Ordine
R
izzoli 800 esuberi. 100 giornalisti
di troppo nelle redazioni Mondadori.
Solidarietà al Sole24Ore. 12
prepensionamenti all’Espresso.
Il Messaggero: probabili 33
licenziamenti. Tagliati i collaboratori della Condé
Nast. 60 aziende dichiarano lo stato di crisi.
Per non parlare di testate chiuse, prepensionamenti
e solidarietà nella nostra regione.
Un bollettino di guerra dove i caduti sono i posti
di lavoro dei giornalisti.
Quando è nato l’Ordine la situazione era certamente
più rosea. I detrattori diranno che il grande numero
di giornalisti ha contribuito a mandare in crisi
il settore. È possibile. Ma è oggettivo che il numero
degli iscritti all’Ordine aumentava quando
la richiesta degli editori era ampia, mentre
ora (osservando i dati della nostra regione)
registriamo una crescita pressoché nulla:
un saldo attivo di soli 19 iscritti nel 2012!
E il calo nelle domande non riguarda solo praticanti
(e di conseguenza professionisti) e pubblicisti ma
anche gli iscritti negli elenchi speciali, che dai 1200
di media negli anni dal 1996 al 2005 sono calati
costantemente fino a oggi, che sono appena 950.
Parafrasando Flaiano si potrebbe affermare che la
categoria ha “un grande futuro dietro le spalle”.
Giudicare in poche righe cinquant’anni è
estremamente difficile e – come dice anche il
presidente della Fnsi Giovanni Rossi nell’intervista
di questo numero – forse editori, Sindacato e
Ordine non hanno capito per tempo le
trasformazioni in atto nella professione.
E oggi ne paghiamo le conseguenze.
Argia Granini
Per colpa
di chi...
6 . GIORNALISTI / marzo 2013
speciale
Un calendario che simbolicamente inizia il 3 febbraio (giorno del 1963
in cui è nato l’ordine) e che riporta le tappe principali della categoria
in questi cinquant’anni. Un curioso strumento per ricordare,
anche visivamente, date importanti per i giornalisti.
marzo 2013 / GIORNALISTI . 7
Il nostro passato
indifferente
al trascorrere
del tempo
cI SONO STATI cAmbIAmENTI EpOcALI
mENTRE LA LEGGE DELL’ORDINE
è RImASTA ImmuTATA E SEmpRE
pIù INATTuALE. LE pERpLESSITà SuLLE
NORmE DI REcENTE INTRODOTTE
N
il marchese Montagna e Wilma Montesi
8 . GIORNALISTI / marzo 2013
on ho più vent'anni, anzi ho
superato i cinquanta, e non
sono mai entrata in una clinica di bellezza, e si vede”.
Parafrasando un noto spot tv
(mi perdoni Valeria Mazza) oggi la Legge
dell’Ordine dei Giornalisti mostra la sua
pelle: sciupata, grinzosa, specchio di un
tempo che non c'è più. Figlia di un’era
nella quale i giornali si facevano con il
piombo fuso, le foto erano su pellicola, i
telefoni funzionavano “a rotella”, i cellulari erano sconosciuti, i computer solo
progetti avveniristici. C’era l’Urss che non
esiste più, il Muro divideva le due Germanie, il Pontefice romano pensava a come
confermarsi e non a come dimettersi. Da
allora solo noi giornalisti - come struttura
professionale - siamo rimasti indifferenti
al passare del tempo e ora, inevitabilmente, ci ritroviamo allo sfascio: non solo per
colpa nostra, sia chiaro, ma anche per la
pigrizia, l’indifferenza, la convenienza dei
Parlamentari (molti sono anche colleghi e
godono di trattamento previdenziale Inpgi!).
L’ultima volta che hanno pensato all’Ordine è stato in Commissione Giustizia quando, nel 2012, hanno approvato un testo
minimo di riordino che però si è perso per
la fine di quella legislatura che, nell’ultimo giorno, ha tirato fuori dal cilindro solo
la riforma degli avvocati.
Per la verità, dimenticavo, abbiamo ricevuto le loro attenzioni anche nei provvedimenti di stabilizzazione economica dove
si è fatto riferimento a due pilastri del nostro ordinamento: la giurisdizione deonto-
il processo Montesi
logica e la formazione professionale.
Il primo è addirittura motore della nascita
dell’Ordine nel 1963. Ricordate?
C’era stato il Processo Montesi, i giornalisti “ci avevano marciato” coinvolgendo
nelle inchieste politici e figli di politici,
allora Mario Scelba, presidente del Consiglio, rispondendo a un’interpellanza sulle
“intromissioni” dei giornali, pose l’alternativa fra “misure legislative esterne” e
“efficace e vigile autocontrollo”. Leonardo Azzarita, al quinto congresso della
Fnsi, concordò sul fatto che c’era “l’urgenza di dare un’adeguata legislazione
alla stampa, secondo il principio che la
libertà deve essere congiunta alla responsabilità”.
Così nacque, con l’Ordine, la competenza
giurisdizionale dei Consigli regionali con
procedura fissata da dettagliati passaggi
normativi scritti dal Consiglio nazionale.
Una giurisprudenza annotata in una serie
di massimari, giudizi condivisibili e meno
condivisibili. Un’anomalia evidenziata da
speciale
molti soprattutto dopo l’affermazione costituzionale del “processo giusto”: la mancata differenziazione fra struttura inquirente e organismo giudicante. In poche
parole le persone che elevavano la contestazione erano le stesse che emettevano la
sentenza.
Ebbene, pensate voi che l’intervento del
2012 abbia cancellato questa stortura?
Niente affatto. Ha disposto solo che le
decisioni siano prese da giornalisti esterni
ai Consigli regionali, scelti dal presidente
del Tribunale (che presumibilmente ne
ignora le competenze) su una rosa di nostri
colleghi che, se non hanno già fatto parte
del governo dell’Ordine, non possono
avere dimestichezza con la procedura giudicante.
È un passo avanti? Nell’immediatezza sicuramente no. Anche perché si parte al
buio: e si dovrà prevedere un regolamento
che fissi l’iter procedurale. La riforma forense, ha dedicato un intero titolo (il quinto) ai collegi: norme, termini, ruoli di ac-
cusa e di difesa, sanzioni e procedure per i
ricorsi.
Nessuna norma legislativa invece per i
giornalisti “non riformati” e i Collegi giudicanti, non eletti (ma designati) non retribuiti (ma “a pieno servizio” vista la mole
di esposti che mediamente arriva all’Ordine) dovrà sperimentare una procedura ancora non definita. Un impegno con rischi
e incognite e una sola certezza: a far fronte
alle spese saranno i Consigli regionali
perché altre coperture finanziarie non sono state previste. E i costi si annunciano
pesanti anche se - ripetiamo - per i giudici
non è previsto compenso alcuno. Ma si
dovrà certamente pensare a una forma assicurativa di responsabilità civile (come
attualmente è per i componenti del Consiglio dell’Emilia-Romagna). E c’è, da subito, una questione logistico - formale che
non va sottovalutata: nel momento in cui si
stabilisce che i Consigli di disciplina sono
una struttura diversa dai Consigli regionali
dove li si insedia? Nell’ambito degli uffici
dell’Ordine o fuori da essi? E poi chi
provvede alla segreteria? Rimborsi per le
spese di trasferta, aumento dei costi per la
sede, assicurazione e probabili spese aggiuntive per la segreteria: alla faccia della
spending review!
E passiamo all’annunciata novità sul secondo “muro maestro” della casa dell’Ordine: la verifica delle capacità professionali. La legge del 1963 ha previsto l’esame di Stato e la normativa del 2012, non
solo lo ha confermato (con richiamo all'
articolo 33 della Costituzione), ma ha
esteso ai giornalisti l’obbligo (già previsto
per altre categorie) della formazione continua. Bene, benissimo: l’Emilia-Romagna sostiene da tempo tale necessità e a
questo scopo ha dato vita a una Fondazione, unica in Italia.
Ma anche in questo campo diversi sono
gli interrogativi legati, ad esempio, all’inizio dell’obbligo dei crediti (dal 2014? E
perché non da subito?), dalla necessaria
benedizione romana (in epoca di autonomia didattica), dalle puntigliose direttive
per la didattica alle non sempre precisate
fonti di finanziamento. Altro volontariato
come per i Consigli di disciplina o altri
oneri per i Consigli regionali?
E i pubblicisti? Restano, si riciclano, vanno? Nessuna risposta dopo l’affermazione
di principio (vedi decreto e legge 2012)
che all’Ordine possono essere iscritti solo
coloro che hanno sostenuto l'esame di
Stato. Buio fitto, per ora, su un argomento
che incide non solo sulla struttura originaria dell' Ordine del ‘63 (articolata proprio
sui due Albi) ma che può determinare
possibili effetti collaterali anche in campo
economico: perché, se sarà richiesta quella preparazione didattica oggi non prevista, occorreranno fondi per fare altri corsi
e se saranno collocati altrove l’Ordine
perderà le quote che ora versano.
In questo quadro invece nessuna modifica
degli automatismi di legge che dal ‘63
hanno fatto lievitare a centocinquanta il
numero dei consiglieri nazionali destinati
a crescere ulteriormente (a vantaggio di
chi?).
A pensare male si fa peccato ma talvolta
ci si azzecca: allora, si vuole forse creare
una struttura che serva solo alla sua formale sopravvivenza? Se sì, sarebbe questa
l’intonazione delle prime note di un “de
profundis” con quattro ceri al posto delle
cinquanta candeline.
Claudio Santini
marzo 2013 / GIORNALISTI . 9
Il nostro passato
Come si arriva
all’ordine
1916 - Un lodo del Collegio Probiviri stabilisce che lo stesso
Collegio è il solo competente a “decidere della iscrizione
nell’albo dei professionisti”. Per la prima volta è usata la
parola Albo.
1877 - Associazione della Stampa periodica italiana. 1) È
istituito un giurì d’onore permanente tra i rappresentanti
della stampa; 2) Ciascun rappresentante della stampa in
Roma sarà tenuto a consultare il giurì prima di andare sul
terreno per una questione di giornalismo. Dell’associazione
fanno parte anche editori. I giornalisti sono divisi in effettivi
(professione unica e retribuita), frequentatori (personalità
del mondo culturale e politico che pubblicano saltuariamente sui giornali), pubblicisti (coloro che scrivono sui
giornali pur avendo un’altra professione).
1908 - Legge 9 luglio n. 406 concede concessioni ferroviarie
(8 scontrini al 75per cento) a chi fa del giornalismo “professione abituale, unica, retribuita”. Viene previsto un elenco di
coloro che ne hanno diritto. L’elenco sarà aggiornato da una
Commissione costituita presso le Ferrovie dello Stato.
1925 - Contratto di lavoro. Articolo 5 “Presso la Federazione della Stampa e l’Unione Editori è costituito un albo generale dei giornalisti professionisti nel quale saranno iscritti tutti coloro che si trovino nelle condizioni dell’articolo
precedente (18 mesi di professione unica retribuita). All’aggiornamento provvederà un Comitato paritetico”. È il riconoscimento sindacale-contrattuale dell’Albo.
Nello stesso anno, dopo l’esame della Camera, il Senato
converte in legge i due decreti sulla stampa e la regolamentazione della professione giornalistica. Articolo 7: È istituito
un Ordine dei Giornalisti (…). L’ esercizio della professione
giornalistica sarà consentita solo a coloro che siano iscritti
agli Albi stessi. Le norme per tale iscrizione saranno stabilite con speciale regolamento”. Il regolamento tarda.
1928 - Regio decreto 26 febbraio n.384 con “Norme per
nell’ordine
a pieno titolo
I
L’ImpEGNO DEI pubbLIcISTI
DELLA NOSTRA REGIONE
NEI cINquANT’ANNI DELL’ALbO
colleghi seppero dell’approvazione
della Legge 3 febbraio 1963 n.69 dal
primo numero di Giornalismo emiliano e marchigiano, notiziario mensile dell’Associazione Stampa Emilia-Romagna e Marche e del Circolo
della Stampa di Bologna e portavoce
dell’Istituto Nazionale di Previdenza,
edito dal 20 settembre dello stesso anno.
In quel momento gli iscritti all’Albo di
Bologna erano: professionisti 184 di cui
18 delle Marche, pubblicisti 487 di cui
109 delle Marche (complessivamente
poco più dei 618 dell’elenco speciale).
Gli iscritti all’elenco praticanti erano 31
di cui 5 delle Marche. Leader indiscusso
era Roberto Monici, che troviamo prima
al vertice della sub Commissione dele10 . GIORNALISTI / marzo 2013
gata per la tenuta dell’Albo (1945-1954)
e poi del Comitato delegato (19551964) e infine dei primi Consigli interregionali (1965-1973).
In quel primo numero del periodico
Monici conferma la linea rigorosa per
l’accesso e per la revisione periodica
che consentirà di gestire in modo corretto il passaggio alla nuova normativa e
sottolinea il grande fermento dell’editoria emiliano-romagnola rivendicando “
l’appropriata e doverosa uniformità di
condotta nei riguardi particolarmente
della categoria pubblicisti che è stata
sempre la più complessa e meno decifrabile.
Nel suo editoriale, il direttore di Giornalismo emiliano e marchigiano Angiolo Berti rilevava come la professione
giornalistica fosse stata elevata a dignità
di Ordine e quindi potesse finalmente
disporre di un valido strumento di tutela
e di protezione dagli “abusivi”. Il professionista Giuseppe Zeccaroni si soffermava sui problemi legati al praticantato e all’esame di Stato.
Di Monici mi parla Donatella Gorini,
attualmente unica pubblicista iscritta
prima degli anni ’50 (dal primo dicembre 1949) dopo essere passata al vaglio
della sub Commissione composta, insieme a Monici, da Dino Augelli, Giuseppe Casoni, Luciano Bergonzini, Gaetano Fusaroli, Giuliano Lenzi e Giovanni Silvani.
«Avevo vent’anni quando scrissi i primi
articoli su periodici turistici per poi approdare al Giornale dell’Emilia di Taulero Zulberti con pezzi di colore sulle
corrispondenze degli Alleati alle loro
ragazze. Successivamente lavorai per
l’Alto Adige di Bolzano e per il Pomeriggio di Bologna diretto da Mario Bonetti. Avendo poi abbinato l’insegnamento all’impegno politico, iniziai a
collaborare all’Avanti! e all’Umanità in
qualità di responsabile dei rapporti femminili internazionali del Partito Socialdemocratico». Donatella ricorda la frequentazione del teatrino del Circolo
della Stampa di Bologna durante le Assemblee annuali: «Noi donne eravamo
speciale
l’istituzione dell’albo professionale dei giornalisti”. La
tenuta dell’albo e la disciplina degli iscritti sono esercitate dall’associazione sindacale a mezzo di un comitato
di 5 membri, nominati dal ministero di Grazia e Giustizia
di concerto con i Ministeri dell’Interno e delle Corporazioni.
Tre elenchi: professionisti, praticanti, pubblicisti. L’iscrizione all’Albo non è più determinata dalla Commissione
mista giornalisti-editori (come stabilito nel ‘25) ma viene
demandata al sindacato.
1953-56 - Progetto Fnsi e proposta di Moro.
1944 - Decreto luogotenenziale per la Commissione unica
per la tenuta degli albi professionali dei giornalisti. È prevista come norma transitoria ma si protrae.
1957 - Inchiesta Fnsi- Fieg sulla deontologia.
1950 - Congresso Fnsi a Riccione e prima proposta per
una legge sulla professione giornalistica.
1952 - Congresso Fnsi di Merano e auspicio della tutela
della professione attraverso apposito organismo. Invito a
elaborare uno schema di progetto.
pochissime, guardate dal lato estetico,
come soprammobili della categoria».
Al periodo del Comitato delegato per la
tenuta dell’Albo risalgono le iscrizioni
all’Ordine nell’elenco pubblicisti di
Gianni Campi e Gianfranco Galletti (rispettivamente dal 26 giugno e dal 25
settembre 1962). Galletti iniziò l’attività
giornalistica come critico cinematografico del settimanale Il nuovo Diario di
Imola (col quale ha collaborato vari decenni anche Aureliano Bassani, com-
1954 - All’interrogazione sul comportamento della stampa
nel Caso Montesi, Mario Scelba, presidente del Consiglio
pone l’alternativa di “misure legislative” o “efficace e vigile
autocontrollo”. Poco dopo Leonardo Azzarita al V congresso della nuova Fnsi afferma che “C’è l’urgenza di dare
un’adeguata legislazione alla stampa, secondo il principio
che la libertà deve essere congiunta alla responsabilità
(…)”.
1959 - Progetto Gonella sull’ istituzione dell’ Ordine dei
Giornalisti.
1962 - Discussione in Commissione parlamentare della
Camera.
1963 - Approvazione alla II Commissione del Senato quindi
varo della Legge dell’Ordine.
pianto vice Presidente regionale, in carica per quasi vent’anni) per poi andare a
guidare il mensile Cronaca Politica. Il
giornale, edito a Bologna ma diffuso a
livello nazionale, contava su collaboratori di calibro: Guido Gonella, Oscar
Luigi Scalfaro, Gustavo Selva, Giovanni
Vicentini e lo stesso Campi. Quest’ultimo fu consigliere nazionale dal 1974 al
2007. Dell’ultimo periodo di unione
dell’Emilia-Romagna con le Marche
dice: «Una bella stagione, di forte impe-
gno civile e professionale».
Per Campi - che sta predisponendo un
album di storie e immagini dal titolo Un
manager prestato al giornalismo - dalla
metà degli anni ’70 si aprì una lunga e
prestigiosa carriera ordinistica nel Consiglio nazionale (componente dell’Esecutivo dal 1974 al 1983, vice Presidente
dal 1984 al 1992 e dal 1995 al 2001,
consigliere dal 1992 al 1995 e del 2001
al 2007). Fu tra i primi, già all’inizio
degli anni ‘80, a sollevare il tema
dell’urgenza di «superare i limiti
dell’impianto legislativo del 1963, inadeguato a interpretare la rivoluzione del
mondo dell’informazione».
Negli anni successivi pose con forza il
problema «del riconoscimento effettivo
del ruolo del pubblicista nell’evoluzione
specialistica e tecnologica dell’informazione, con la difesa più rigorosa della
sua immagine rispetto a deformazioni
che hanno la loro origine nella stessa
applicazione notarile della Legge istitutiva dell’Ordine».
Anche oggi Campi - che ha all’attivo
libri e migliaia di articoli, soprattutto di
carattere economico - continua la difesa
attiva del pubblicismo italiano: un impegno che gli è valso il riconoscimento del
Consiglio nazionale dell’Ordine nella
convention di Roma nel 2010.
Roberto Zalambani
marzo 2013 / GIORNALISTI . 11
Il nostro passato
Bologna
1963
m
FATTI, EvENTI E AccADImENTI
NELL’ANNO DI NAScITA DELL’ORDINE
DEI GIORNALISTI
entre il neonato Ordine dei
Giornalisti apre la sua sede
a Bologna (in via Santa
Maria Maggiore per trasferirsi successivamente a
Palazzo Montanari in via Galliera e poi,
dal 1996, negli attuali locali di Strada
Maggiore) accadono fatti ed eventi di
non secondaria importanza.
co Redenti (alla memoria) e il pittore
Giorgio Morandi.
Neppure un mese dopo, il 14 marzo,
Ombretta Caleffi, moglie di Carlo Nigrisoli (figlio del professore Bartolo - uno
dei dodici docenti italiani che nel ‘31 non
giurò fedeltà al regime fascista - titolare
di una nota casa di cura privata), viene
trovata morta nel suo appartamento. È il
il Bologna dell'ultimo scudetto
È il 1963 e il 17 febbraio in occasione del
quarto centenario dell’Archiginnasio
viene istituito il premio annuale L’Archiginnasio d’oro con il quale vengono insigniti personaggi bolognesi che si sono
distinti in campo culturale. Quattro le
personalità premiate quell’anno: lo storico della letteratura Francesco Flora, il
fisico Giampietro Puppi, il giurista Enri12 . GIORNALISTI / marzo 2013
famoso “delitto Nigrisoli” (conosciuto
anche come “il giallo del curaro”) che
appassionerà l’opinione pubblica bolognese e che si concluderà con la condanna all’ergastolo di Carlo Nigrisoli.
In campo amministrativo molte le novità
decise quell’anno: il 5 aprile viene approvato il “Programma di sviluppo della
città e del comprensorio” (riforma che
ospedale Maggiore
speciale
1963 - Parcheggio in Piazza Maggiore (foto Walter Breveglieri)
Ferruccio Lamborghini
moltiplica gli investimenti pubblici grazie ai mutui contratti con il sistema bancario). Il Comune e la Società Autostrade
decidono la realizzazione della tangenziale che verrà inaugurata 4 anni dopo; il
21 giugno viene invece adottato il “Piano
per l’Edilizia Economica e Popolare”
(Peep) con il conseguente sviluppo delle
periferie a partire dal quartiere Fossolo.
Nello stesso giorno, il primo dell’estate
‘63, in via d’Azeglio viene costituita la
Cooperativa Murri che, dopo l’Acer (ex
Iacp), diventerà il più grande attuatore
del Peep: attualmente conta 25 mila soci,
mentre sono 12.500 gli appartamenti realizzati in questi primi 50 anni.
Sul fronte culturale, entreranno a far parte del neonato Gruppo 63 diversi intellettuali bolognesi: i fratelli Guglielmi, Giorgio Celli, Renato Barilli e poi Gianni
Celati, Giovanni Anceschi e l’ “adottato”
Umberto Eco.
Sempre quell’anno viene inaugurata sotto le Due Torri, in piazza di Porta Ravegnana, la libreria Feltrinelli, la cui dire-
zione, pochi mesi dopo la sua apertura,
verrà affidata a un giovanissimo libraio,
Romano Montroni, che la dirigerà per
diversi decenni, fino al suo pensionamento (ma subito dopo darà vita al circuito delle librerie Coop).
Altro evento di portata storica: otto anni
dopo la posa della prima pietra viene
inaugurato in via Marco Emilio Lepido il
nuovo Ospedale Maggiore che sostituisce la vecchia struttura settecentesca di
via Riva Reno distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Nuove costruzioni: l’architetto Glauco
Gresleri realizza a San Lazzaro le Officine OM vincendo il premio In-Arch per la
migliore architettura della regione; in via
Rizzoli, l’architetto Ferdinando Forlay
progetta la sede del Monte dei Paschi,
“indovinando” un felice dialogo fra modernità e città storica; a Corticella viene
inaugurato l’Istituto agrario Serpieri,
eretto su disegno di Antonio Pesarico.
Decisamente curiosa e anticipatrice dei
tempi futuri l’iniziativa di quattro giovani
allievi di Altiero Spinelli, della sezione
bolognese del Movimento Federalista
Europeo, che realizzano la prima moneta
europea stampata in argento e che chiameranno Euro, e che con altre caratteristiche entrerà in vigore nel 2002.
A pochi chilometri da Bologna, a
Sant’Agata Bolognese, nasce nel maggio
del 1963 la Lamborghini, fabbrica di
auto sportive di lusso, su iniziativa di
Ferruccio Lamborghini, nato nel 1916
sotto il segno del Toro, simbolo della
casa automobilistica.
Dalle auto al tram: il 3 novembre, in occasione dell’istituzione del senso unico
in via Santo Stefano, chiudono le ultime
linee tramviarie della città, la 6 Chiesa
Nuova e la 13 San Ruffillo. L’ultimo
viaggio, che si concluderà nel deposito
Zucca, sarà accompagnato dal Sindaco
Dozza.
Chi invece ha appena iniziato un viaggio
felice è il Bologna Fc di Bernardini e
Dall’Ara: il 15 settembre, con un pareggio casalingo per 1-1 con il Genoa, comincia il campionato di calcio 19631964 che si concluderà il 7 giugno nel
mitico spareggio di Roma contro l’Inter
di Herrera (2-0 finale) con la conquista
del settimo e (per ora?) ultimo scudetto
dei rossoblù.
Fernando Pellerano
marzo 2013 / GIORNALISTI . 13
Il nostro passato
i quotidiani
perduti
I
IL FOGLIO, LE GAZZETTE DI LONGARINI,
E-POLIS, IL DOMANI DI BOLOGNA:
GLI ANNI DIFFIcILI DELLA STAmpA
IN REGIONE
n questo mezzo secolo dell’Ordine,
molti quotidiani sono nati e chiusi in
l’Emilia-Romagna: ingrato compito
l’esaustività in poche righe, e mantenendoci distanti dall’essere completi,
ne ricordiamo qualcuno. Alla fine del
‘68, tra le innovazioni del periodo, sparisce il 2 dicembre L’Avvenire d’Italia,
quotidiano cattolico di Bologna, fondato
nel 1896 come L’Avvenire, e dal 1902
con quella testata. Due giorni dopo, a
Milano debutta invece Avvenire, che del
predecessore felsineo è erede: per questa
ragione, conserverà un’edizione settimanale bolognese. Nel settembre del 1919
aveva invece debuttato Il Resto del Carlino Sera, denominato dal 1953 solo Carlino Sera, «realizzato in collaborazione
con Nazione Sera a Firenze» ci testimonia Italo Cucci, caporedattore con Gualtiero Vecchietti. Vi debuttano come giornalisti Paolo Morelli, Stefano Benni ed
Enrico Franceschini, che ci racconta
quell’esordio così: «Era un giornale veramente strano, usciva a Bologna nel
pomeriggio con pagine locali fatte in un
seminterrato del Resto del Carlino, che
venivano completate ogni sera poco dopo mezzanotte, e pagine nazionali prese
dal Giornale d’Italia, un quotidiano che
si faceva a Roma. Era una combinazione
pazzesca e forse era inevitabile che finisse, del resto hanno poi chiuso tutti i
giornali della sera. Fu un’esperienza che
mi cambiò la vita: avevo 17 anni…A
notte tarda, finito il lavoro, talvolta Vecchietti ci portava a mangiare i tortellini a
prezzo politico, oppure a vedere le prime
cinematografiche gratis, o al night. Ho
imparato tanto e tanto mi sono divertito:
forse come giornalista, non sono mai
stato così felice come allora». Chiude nel
1975, quando debuttano due nuovi gior14 . GIORNALISTI / marzo 2013
nali in cui trasmigreranno alcuni di loro:
Paolo Morelli va a Il Nuovo Quotidiano,
giornale di Bologna diretto da Enzo Tortora che debutta l’8 marzo 1975 e chiuderà il 30 settembre dello stesso anno.
Vecchietti, Franceschini e Benni emigrano al Foglio di Bologna, che debutta il 3
giugno 1975, assieme al coevo Il Foglio
di Modena. Il quotidiano è innovativo,
per grafica e contenuti, e ci scrivono tra
gli altri e oltre ai succitati: Paolo Giuntella, Luigi Accattoli, Maurizio Torrealta,
La redazione del Foglio
Fulvio De Nigris, Roberto Grandi, Otello Ciavatti. A raccontarcelo, Stefano
Benni: «Ero abusivo al Carlino e non ci
stavo proprio bene, anche se avevo molti
amici lì. Aspettavo solo l’occasione di un
altro giornale, e il Foglio arrivò: non ci
pensai un attimo. Allora ero un gran presuntuoso e credevo di essere già uno
scrittore. Lì mi resi conto che avevo tantissimo da imparare. La speranza era una
stampa di cui i giornalisti potessero essere in parte padroni». Ma le copie vendute
non bastano e col numero 54 del 5 agosto
1975 il direttore Luigi Pedrazzi, e l’editore Marino Golinelli lasciano. È a quel
punto che, con varie polemiche, la redazione si “impadronisce” del giornale
fondando una cooperativa che chiederà
aiuto ai lettori per non chiudere, salvo
arrendersi qualche mese dopo al numero
117 del 17 ottobre. Come ricorda Stefano
Benni l’ultimo giorno da redattore? «Non
lo ricordo. Ma siccome al giornale lavorava anche il grande amore della mia vita, probabilmente pensavo: il Foglio se ne
va, Marta no».
Nel commiato si promette che non sarà
speciale
L'Avvenire d'italia, chiuso nel 1968.
il numero zero del Foglio di Bologna, nato nel giugno
del 1975 e chiuso a ottobre dello stesso anno
l’ultimo numero e infatti, il giornale
tornerà in edicola con due numeri unici
(nel 1976 e nel 1977) per mantenere la
testata, ma sarà invano. Dieci anni dopo
nel 1987 debutta La Gazzetta di Cesena,
con edizioni a Forlì, Ravenna, Rimini.
Chiuderanno nel 1993, con il crack
dell’imprenditore anconetano Longarini.
Anche allora, saranno i giornalisti a riunirsi in cooperatiEnzo Tortora
va e rilevare i
giornali, cambiando la testata: nasce il Corriere di
Romagna (con le
varie sedi di Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini, e della
Repubblica di S.
Marino). Il 12 set-
tembre ‘95, da un’idea di Walter Veltroni
debutta Mattina, quotidiano locale venduto in abbinamento a L’Unità ma autonomo sia sul piano redazionale che proprietario: cinque redazioni in Emilia e
una versione romagnola (Mattina Romagna). Il giornale avrà anche edizioni in
Toscana, a Milano e Roma. L’esperienza
però finirà nel 1998. Nel 1996 il gruppo
editoriale Monti Riffeser lancia Nuovo
Extra, strano esperimento di quotidiano
che unisce le pagine nazionali del Carlino e La Nazione, una pagina di articoli
scelti dal Foglio di Giuliano Ferrara (nato quello stesso anno) e tre di servizio
(orari di treni, aerei, previsioni del tempo in Europa). L’esperienza provoca una
protesta degli stessi giornalisti del Carlino: il giornale diventa un’agenzia di
stampa interna per poi scomparire nel
1997. Alla fine del XX secolo esordisce
Il Domani, quotidiano bolognese spinoff del Domani di Calabria, che con alterne formule (abbinato a La Stampa,
venduto autonomamente) arriva in edicola fino al 2009: quell’anno viene rilevato dal gruppo Spallanzani e cambia
testata (L’Informazione di Bologna), per
poi chiudere definitivamente nel 2011
(anche se tuttora continua come pagina
web). Con il XXI secolo arriva la freepress: comincia City Bologna, nel 2001,
edito da Rcs mentre nel 2006 comincia
Il Bologna, quotidiano del gruppo sardo
E-Polis, ma è un’illusione: il secondo
chiuderà nel 2010, il primo nel 2012.
Nel frattempo irrompe il web, e più possibilità per nuovi quotidiani on line da
creare. O da chiudere.
Daniel Agami
marzo 2013 / GIORNALISTI . 15
Il nostro presente
Una riforma
indispensabile
NEI FESTEGGIAmENTI
DEL cINquANTENNIO DELL’ORDINE
è STATO RIcORDATO GuIDO GONELLA
E pRESENTATA LA RIcERcA
DI ENRIcO FINzI SuLLA pROFESSIONE
GIORNALISTIcA
I
l 7 febbraio scorso a Roma nell’aula
dei gruppi parlamentari della Camera
si è svolto un significativo convegno
dal titolo “Giornalisti: mezzo secolo di
Ordine tra etica, professionalità e cambiamento” al quale hanno partecipato
Monica Maggioni direttrice di Rai news;
Caterina Malavenda avvocato cassazionista, penalista e giornalista pubblicista;
Francesco Occhetta, giornalista e gesuita. Nell’occasione è stata presentata
un’interessante ricerca a cura di Enrico
Finzi dal tema “I giornalisti italiani, l’etica professionale e l’informazione on line”.
In apertura dei lavori il presidente nazionale Enzo Iacopino ha ricordato Guido
Gonella «Ci sono persone che lasciano il
segno - ha detto - senza mai usare toni
forti o cercare riflettori. E altre scivolano
via, cessato il rumore che provocano per
dare sfogo alla loro vanità. Guido Gonella appartiene al primo gruppo. Non amava i toni forti, non rincorreva i riflettori,
aveva attenzione per i dolori della vita e
per gli ultimi». All’ex ministro della Giustizia è stata dedicata una bella biografia
del collega Michelangelo Bellinetti.
Con un discorso a tutto campo, Iacopino
ha poi sottolineato i punti salienti di questo lungo periodo, strettamente legato alla
vicenda politica e storica nazionale. Ha
ricordato la grande evoluzione della professione e la necessità che il Parlamento
provveda al varo di una riforma quanto
mai necessaria anche se “non si parte da
zero”. Il presidente si è poi soffermato
sulla nutrita serie di Carte deontologiche
approvate in almeno trent’anni. Fra queste
la Carta di Firenze (“l’Osservatorio deve
16 . GIORNALISTI / marzo 2013
subito entrare in funzione” ha detto) e con
essa l’intollerabile situazione nella quale
versano i precari oggetto di “uno sfruttamento selvaggio”. Ma le minacce, per i
giornalisti, vengono anche dal mondo
politico che troppo spesso usa impropriamente l’arma della diffamazione. Non
solo: ben 1315 colleghi, ha ricordato, sono
stati fisicamente minacciati dalle mafie
dal 2006 a oggi. A questo proposito, è intervenuta la collega Francesca Santolini
oggetto, pochi giorni prima, di una vera e
propria aggressione per le approfondite
indagini giornalistiche da lei svolte in
Lombardia su intrecci malavitosi.
Fonte di riflessione sono apparsi i numerosi risultati della ricerca presentata dal
il ministro Severino e il Presidente napolitano
professor Finzi, frutto di un questionario
sottoposto ai colleghi (hanno aderito in
1681). Fra i dati più rilevanti, emerge la
necessità di una formazione più approfondita e di un approccio sempre più
stretto nei confronti dell’innovazione.
Decisamente negativa la percezione che i
giornalisti hanno del grado di eticità e
qualità complessiva dei mezzi di informazione. Anche il futuro economico
della professione è visto negativamente:
chiuderanno molte testate e i contratti
saranno sempre più un miraggio. E sarà
sempre più difficile difendere l’autonomia, culturale e professionale.
Tre relazioni hanno infine sviluppato alcuni risultati proposti dalla ricerca. Monica Maggioni ha sottolineato come il
giornalista sia tale se è formato e se può
poggiare su solidi principi deontologici:
solo così darà notizie autentiche e non
opinioni o rumors.
Caterina Malavenda ha messo in luce le
oggettive difficoltà del giornalista “che è
un dipendente”: la sua deontologia si
confronta e scontra molto spesso con
esigenze-richieste “terze”. La privacy,
inoltre, è “la pietra tombale del giornalismo”.
Molti gli spunti offerti anche da Francesco Occhetta che ha sostenuto come
l’Ordine sia “garante di democrazia”. Il
potere del giornalista, ha aggiunto, passa
attraverso la credibilità fatta di vocazione, qualità e formazione. Il mestiere, poi,
si trasmette: la scuola o il master possono
non bastare. Internet, infine, deve essere
considerato come luogo, non come strumento.
Alberto Lazzarini
speciale
Un pubblicista
non pentito
LA TESTImONIANzA DI chI,
OLTRE ALL’ATTIvITà GIORNALISTIcA,
“ESERcITA ANchE ALTRE ATTIvITà
O ImpIEGhI”
I
l giornalista è un uomo di lettere? Se
per letterato si intende chi si occupa dei
grandi problemi della vita e della morte, dell’amore, della pace e della guerra
per lasciare messaggi immortali a chi
viene dopo, il giornalista non è un letterato. Scrive infatti dell’attualità e non a caso
nei corsi di giornalismo si dice che si parte sempre dalle notizie, cioè da informazioni che introducono almeno un elemento di novità in un quadro che generalmente è già noto. Nel trattare le notizie il
giornalista può essere comunque considerato, per l’attualità, un uomo di lettere. Ma
può essere anche un uomo di numeri?
Nella prima lezione del corso di comunicazione che tengo all’Università di Bologna, cercando di far capire che cosa sia
una notizia, dico che se affermiamo che la
maggioranza degli italiani ormai non beve
più regolarmente il vino a tavola diamo
un’informazione già nota e quindi una
non-notizia. Se invece diciamo che il
63,3% degli italiani non beve più vino a
tavola diamo una notizia, perché la quantificazione è in sé un elemento nuovo in
un quadro che era già noto, ma non nella
sua dimensione. Il dato numerico lascia
inoltre intendere che è stata eseguita una
rilevazione e una misurazione e viene
percepito come più attendibile di un’informazione non quantitativa che può essere scambiata anche solo per una sensazione non verificata di chi scrive. D’altra
parte sui mezzi di comunicazione di massa le informazioni di carattere quantitativo
sono sempre più diffuse e non di rado il
pubblico le apprezza più delle opinioni di
commentatori molto colti e quotati.
Faccio queste considerazioni perché la rivista che state leggendo, che è l’organo
ufficiale del nostro Ordine dei Giornalisti
dell’Emilia-Romagna, mi ha chiesto
(mettendomi in qualche imbarazzo) una
testimonianza sul mio essere un pubblicista, cioè, per citare l’articolo 1 della legge
istitutiva del nostro Ordine, sul mio essere
una persona che svolge “attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se
esercita altre professioni o impieghi”.
Questo è il mio caso. È del tutto evidente,
per me come per altri nella mia situazione,
che lo svolgimento dell’attività giornalistica è condizionato, anche e soprattutto
nei contenuti, dall’altra o dalle altre professioni esercitate. Per quello che mi riguarda l’altra professione è legata ai numeri e per questo - e non solo per la constatazione, peraltro ineccepibile, che la
dimensione quantitativa è sempre più importante nella comunicazione giornalistica - mi sento di affermare che, quantomeno, un certo tipo di giornalista è un uomo
di lettere, ma anche un uomo di numeri.
Qualche piccola nota autobiografica chiarisce come sono diventato un uomo di
lettere e un uomo di numeri nell’attività
giornalistica.
Quando avevo otto anni mio padre mi regalò il mio primo libro che ancora conservo: I cannibali dell’Oceano Pacifico di
Emilio Salgari. La lettura mi entusiasmò e
decisi che sarei diventato uno scrittore di
romanzi di avventura. A dodici anni scoprii casualmente che ero molto bravo nei
cento metri piani e decisi che sarei diventato un campione olimpico. Per cominciare il percorso verso la Gloria, invece di
studiare, mi misi ad allenarmi intensamente per partecipare e vincere, come
primo passo, i campionati provinciali tra
le scuole di Bologna, che allora erano
egemonizzati dall’Istituto Tecnico Pier
Crescenzi e dal Liceo Scientifico Augusto
Righi in cui io militavo. Prima di poter
partecipare ai campionati venni però col-
pito da una malattia che mi costrinse a
letto per sei mesi. Un mio grande amico di
allora, e di sempre, oggi giornalista professionista, tutti i pomeriggi veniva a trovarmi. Insieme consultavamo il catalogo
della Bur, che era sterminato e comprendeva tutti i classici al prezzo di 60 lire per
ogni cento pagine, che era una miseria
anche a quei tempi. Il mio amico andava
poi a comprare quello che insieme decidevamo che avrei letto. Fu una stagione
formidabile per la mia maturazione e
quando mi alzai, svanito il sogno olimpico, decisi che avrei fatto il grande scrittore. Fin qui i numeri non ci sono e neanche
il giornalismo. Arriveranno più tardi.
All’Università mi innamorai della statistica (tutti i gusti sono gusti). Diventare un
grande scrittore era sempre la mia massima aspirazione, ma non avevo ancora
scritto nulla e continuavo a prepararmi
con la speranza di fare esperienze fondamentali da trasmettere ai posteri. Finita
l’Università, arrivò il primo lavoro importante: responsabile del reparto indagini di
mercato e statistica dell’Autogerma, che
allora era l’importatore per l’Italia di Volkswagen, Porsche e Audi. Ebbi così modo
di sbizzarrirmi con fonti ufficiali, tabelle,
grafici, coefficienti, indicatori e tutto il
resto dell’armamentario dei numeri e delle statistiche. Ma proprio all’Autogerma
feci un incontro fondamentale per la mia
vita e per la mia professione: Athos Evanmarzo 2013 / GIORNALISTI . 17
Il nostro presente
gelisti, giornalista professionista che, vedendo per caso un mio commento all’andamento del mercato dell’auto, pensò che
potesse essere di un qualche interesse anche per un giornale se trasformato in articolo. Cominciai così, grazie ad Athos, a
collaborare con riviste di automobili e poi
approdai alla Gazzetta dello Sport, prima
come collaboratore della pagina dei motori, e poi ancora addirittura come editorialista, quando nel mondo dell’auto succedeva qualcosa che meritava il fondo in
prima pagina. A questo punto la fusione
fra le lettere e i numeri era avvenuta ed ero
diventato un pubblicista secondo quanto
previsto dalla legge sull’Ordine, cioè un
professionista che esercita attività giornalistica non occasionale e retribuita ma è
impegnato anche in altre attività.
La storia naturalmente continua (ma la
pazienza del lettore ha un limite e così la
faccio corta). Dall’Autogerma passai
all’Alfa Romeo come addetto stampa per
gli aspetti economici e sindacali e direttore responsabile di Alfa Romeo Notizie.
Esercitai poi alcune altre professioni e
qualche mestiere, ma il taglio è sempre
stato quello a metà tra le lettere e i numeri.
E anche oggi è così con il Centro Studi
Promotor e con Econometrica, di cui sono
presidente, che hanno il compito di portare sui giornali contenuti che riguardano il
mondo dell’auto e l’economia, partendo
dal supporto e dall’accreditamento che
deriva da una solida base statistica che ha
il pregio di presentarsi con il sapore
dell’oggettività.
Ho raccontato il mio percorso perché credo che il pubblicismo, specialmente quando è collegato all’esperienza professionale
quotidiana complessiva, sia una risorsa
per chi scrive e per il lettore. Nel primo
caso, perché lo sforzo di scrivere aiuta a
mettere in fila il proprio sapere; nel secondo, perché contribuisce in modo significativo ad arricchire l’insieme dell’offerta
informativa dei media, che possono così
avvalersi di approfondimenti tematici rigorosi, ma allo stesso tempo, cosa molto
importante, accessibili ai più.
Per tutte queste ragioni mi sono sentito
orgogliosamente giornalista a tutto tondo
quando l’anno scorso, proprio di questi
tempi, ho ricevuto dalle mani del presidente dell’Ordine la medaglia d’oro per i
miei quarant’anni di uomo di lettere e di
numeri.
Gian Primo Quagliano
18 . GIORNALISTI / marzo 2013
i media francesi,
tra vitalità e crisi
LA SFIDA DEL DIGITALE cONTINuA
mA ANchE IN RETE SI FATIcA A SOpRAvvIvERE
Editori contro Google
Il primo febbraio scorso, il presidente
francese François Hollande e il presidente
esecutivo di Google Eric Schmidt hanno
annunciato l'accordo che poneva fine alla
battaglia che gli editori francesi avevano
dichiarato all'azienda americana. Al centro del contenzioso, l'utilizzo da parte di
Google dei contenuti dei giornali online
d'oltralpe: gli editori lamentavano un danno economico derivato dalla pubblicazione di titoli, anteprime e link agli articoli
sulle pagine del motore di ricerca. Google
aveva sempre risposto che quelle anteprime e quei link generavano importanti volumi di traffico per i siti degli editori. Lo
stallo ha portato a lunghe trattative, per le
quali il governo francese aveva anche incaricato un consulente ad hoc. L'accordo
raggiunto prevede che Google non debba
pagare per utilizzare titoli, anteprime e
link sul proprio motore di ricerca, impegnandosi con un finanziamento di 60 milioni di euro a costruire un piano di transizione al digitale per gli editori francesi.
Questi avranno inoltre a disposizione le
conoscenze tecnologiche del gigante di
Mountain View e accordi pubblicitari a
prezzi vantaggiosi per cinque anni. Progetti e modalità di finanziamento per la
transizione al digitale saranno individuati
da una commissione composta da rappresentanti degli editori, di Google e indipendenti.
La sfida del digitale
Il digitale continua così a sfidare i modelli tradizionali del giornalismo e, all'interno dei nuovi scenari, lo stesso giornalismo
che vive esclusivamente sulla rete fatica a
trovare strade per sopravvivere. La chiusura di Owni, il progetto di informazione
in rete più innovativo e di successo della
Francia, a dicembre 2012 è un sintomo
chiaro: il sito non riusciva a reggersi economicamente. La sua chiusura è arrivata
in un periodo in cui il dibattito sulle nuove
forme di giornalismo, comprese la dialet-
tica (non sempre sensata) che contrappone carta stampata e web, sono particolarmente vivaci. È di ottobre 2012 un manifesto “per un nuovo ecosistema della
stampa digitale”: con questo testo il Syndicat de la presse indépendant d'information en ligne (SPIIL) chiede l'eliminazione degli aiuti diretti alla stampa (da sostituire con aiuti indiretti come la riduzione
dell'Iva al 2,10%) e il potenziamento della
ricerca nel settore dei media (attraverso
forme di credito di imposta e collaborazioni con le università). Mentre il dibattito
su questi temi si riaccendeva, la redazione
di XXI, un trimestrale cartaceo nato nel
2008, ha risposto con un suo manifesto
che presentava la conversione al digitale
come una trappola, con i lettori trasformati in consumatori di un'informazione troppo spesso indistinta e di bassa qualità.
Qualche numero
Niente di nuovo, probabilmente: di questi
temi si parla anche in Italia e da tempo.
Ma pure in Francia il mondo del giornalismo non se la sta passando benissimo. Il
rapporto dell'Observatoire des métiers de
la presse pubblicato nel 2012 evidenzia
una tendenza alla diminuzione del numero di giornalisti per il secondo anno consecutivo: nel 2011 i giornalisti con tesserino in Francia erano 37.286 (129 in meno
che nel 2010), con 1.936 domande di prima iscrizione (in leggera ripresa, +4,2%,
rispetto all'anno precedente). Nel 2012
(dati aggiornati al 3 gennaio) le Cartes de
presse rilasciate sono state ancora meno:
37.012. Il rilascio del tesserino avviene in
maniera diversa che in Italia: è la Commission pour la carte d'identité des journalistes professionnels a concederlo se chi
ne fa richiesta dimostra che l'attività giornalistica è la sua attività principale e regolare, da cui ricava più del 50% del reddito
(anche per i rinnovi annuali). Inoltre, non
possono ottenere il tesserino coloro che
svolgono funzioni di PR o di addetto
stampa. Secondo i dati del rapporto, il
speciale
nel mondo
non è unico,
ma raro
67,2% dei giornalisti professionisti lavora
nella carta stampata (ma la percentuale è
in calo dell'1,7% rispetto al 2010), il
13,9% in televisione (in calo del 2,7%), il
9,5% alla radio (+19,3%). Se si guarda al
tipo di supporto su cui lavorano i giornalisti, internet si ferma al 3,2% ma la percentuale di chi lavora su più supporti arriva
all'8,3%.
I giovani francesi che si affacciano all'attività giornalistica devono fare i conti con
un aumento della precarietà. Contratti a
tempo determinato e attività da freelance
la fanno da padrone e, spesso, non si tratta
di una scelta: dal 2008 al 2011 il numero
di contratti a tempo determinato è salito
del 57,9%. Il maggior numero di contratti
a tempo indeterminato, invece, riguarda i
giornalisti tra i 35 e i 59 anni. Il 57,2% dei
giornalisti assunti a tempo indeterminato
dichiara uno stipendio mensile lordo tra i
2.000 e i 5.000 euro. Tra i tempi determinati, il 17,4% guadagna meno di 1.500
euro al mese, il 42% tra 1.500 e 2.500
euro e il 40,6% più di 2.500 euro. Quelli
che lavorano come freelance, invece, si
dividono tra chi guadagna mensilmente
meno di 1.500 euro (32,1%), chi sta tra i
1.500 e i 2.500 (35,2%) e chi supera i
2.500 (30,3%).
Intanto, crescono esperimenti di giornalismo locale on-line, anche sui modelli già
noti e consolidati di Rue89 e Mediapart.
La maggior parte dei progetti di informazione legati al territorio cerca di trovare un
difficile equilibrio tra l'affidarsi alla pubblicità e il chiedere un sostegno diretto ai
propri lettori, sotto forma di abbonamento
mensile. Il traguardo non è facile da raggiungere, ma questi esperimenti sono un
segnale della vitalità che attraversa il
mondo dei media francesi, nonostante i
segnali di crisi.
Roberto Laghi
L’ITALIA hA L’EScLuSIvA EuROpEA
pER L’ODG. ALTRI pAESI hANNO
ORGANIzzAzIONI AFFINI ATTENTE
AL RIGORE DELLA pROFESSIONE
mA puRE AL cORRETTO
cOmpORTAmENTO DEGLI EDITORI
L
’
Ordine dei giornalisti quest’anno compie 50 anni. In Europa
ce l’abbiamo solo noi. Ma in
altri quattro Paesi ci sono degli
organismi che in parte lo ricordano. In Francia c’è la Commission de la
carte d’identité des journalistes professionnels (Ccijp). Istituita nel 1935 con la
legge Brachard, è composta da editori e
sindacati (Snj, Cgt, Cfdt). Concede la
tessera e ne decide il rinnovo annualmente, se chi la possiede svolge attività
giornalistica in via esclusiva e ne trae un
certo reddito. La carta non ha carattere
obbligatorio, ma l’articolo 6 della convenzione collettiva nazionale del lavoro
giornalistico impedisce a un’azienda di
impiegare per più di tre mesi chi non ce
l’ha. E chi ne fosse in possesso senza i
requisiti rischia fino a due anni di reclusione e un’ammenda di 3.750 euro. In
Belgio c’è la Commission d’Agréation
officielle. Composta da giornalisti e direttori di testate, assegna la carta di giornalista che il Ministero dell’Interno poi
ratifica. Dietro la commissione c’è l’Association Générale des Journalistes Professionnels de Belgique (Agjpb). Il sindacato è nato nel 1978 dalla fusione tra
l’Association Générale de la Presse Belge (nata nel 1886) e l’Union Professionnelle de la Presse Belge (1914). Al suo
interno c’è l’associazione francofona
(Ajp, Association des Journalistes Professionnels) e olandese (Vvj, Vlaamse
Vereniging van journalisten). Le Conseil
de Presse, creato con la legge del 20 dicembre 1979 e disciplinato dalla legge
del 4 giugno 2008, “coordina” i giornalisti del Lussemburgo. Con l’atto di modifica dell’11 aprile 2010, il Consiglio
della stampa è stato dotato di personalità
civile e può concedere o revocare la carta di giornalista professionista. In Portogallo c’è la Comissão da Carteira Profissional dos Jornalistas. Guidata da un
giudice e composta da giornalisti ed
marzo 2013 / GIORNALISTI . 19
Il nostro futuro
editori, oltre ad affrontare le questioni di
etica giornalistica, può ammonire o imporre delle sanzioni. Prima della commissione c’era la Corporazione StampaArti Grafiche e Tipografiche poi sciolta
con la caduta del dittatore Salazar nel
1974. Per esercitare la professione era
obbligatorio essere iscritti. In Spagna
non esiste un consiglio o un ordine professionale nazionale. Ne sono stati però
creati di regionali in Catalogna (2000),
Navarra (2001) e Andalusia (2004), ma
vigilano più che altro nel settore audiovisivo per garantire il rispetto della legge.
In realtà il compito di rappresentare, coordinare e difendere i giornalisti spetta
alla Federación de Asociaciones de la
Prensa de España (Federazione delle
Associazioni di Stampa della Spagna,
Fape). Così come avviene in tutti gli altri
Paesi europei, Svizzera compresa. In
Gran Bretagna e Irlanda c’è la National
Union of Journalists (Nuj); in Norvegia
la Press Association (Norsk Presseforbund, Np); in Danimarca l’Unione danese dei giornalisti (Dansk Journalistforbund, Dj); in Svezia l’Unione svedese
dei giornalisti (The Swedish Union of
Journalists). La più importante organizzazione sindacale in Finlandia è la Union
of Journalists. Esiste il Consiglio per i
Mass Media, ma non può imporre sanzioni. La maggior parte dei giornalisti
tedeschi è iscritta al Deutscher Journalisten-Verband (Djv). L’altro sindacato è il
Deutsche Journalistinnen-und Journalisten-Union, (Dju) che fa parte dei Verdi.
Molte le sigle sindacali che rappresentano i giornalisti greci. La principale è
l’Esiea (il sindacato dei giornalisti, fotoreporter e altri lavoratori dell’industria
dei media greci) che è confederata con la
Federazione panellenica dei sindacati dei
giornalisti (Poesia). La più antica è
l’Unione dei giornalisti dei quotidiani di
Atene. L’olandese Dutch Association of
Journalists (Nederlandse Vereniging van
Journalisten, Nvj) è a metà strada tra il
sindacato e l’organizzazione professionale. In Svizzera ci sono il Die Schweizer Journalistinnen Impressum; il Comedia (ora Syndicom) che conta 13.000
membri tra giornalisti, stampatori e addetti dell’industria grafica e libraria; e la
Ssm (Schweizerisches Syndikat Medienschaffender) che cura gli interessi dei
giornalisti di radio e tv.
Cesario Picca
20 . GIORNALISTI / marzo 2013
Consigli
di disciplina:
una giustizia
più rapida?
I
ISTITuITI A LIvELLO NAzIONALE
E TERRITORIALE DOvRANNO
vALuTARE I cOmpORTAmENTI
DEGLI IScRITTI ALL’ORDINE
l decreto legge n. 138 del 13 agosto
2011 recante misure urgenti per la
stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo, convertito con la legge n. 148
del 14 settembre 2011, ha previsto
all’art. 3 vari interventi in materia di
professioni, tra cui la divisione tra funzioni amministrative e disciplinari per
le istituzioni ordinistiche.
Il successivo Dpr n. 137 del 7 agosto
2012 (entrato in vigore il 14 agosto
2012) contenente il regolamento attuativo della riforma degli ordinamenti
professionali ha rinviato la disciplina di
molte materie, tra cui quella disciplinare, all’emanazione, da parte dei Consigli nazionali degli ordini professionali,
di regolamenti sottoposti al parere del
Ministero della Giustizia.
Il legislatore ha stabilito che entro un
anno dall’entrata in vigore del Dl
138/2011, e cioè entro il 12 agosto
2012, gli ordinamenti in questione dovessero essere riformati, con normativa
regolamentare, sulla base di alcuni principi, tra cui, per quanto riguarda le materie disciplinari, l'istituzione di organi
a livello territoriale, diversi da quelli
aventi funzioni amministrative (consigli
regionali dell’Ordine), e di un organo
nazionale di disciplina diverso dal Consiglio nazionale.
La novità principale sta nel fatto che la
carica di consigliere dell'Ordine territoriale o di consigliere nazionale è incom-
patibile con quella di membro dei Consigli di disciplina nazionale e territoriali,
mentre restano immutate le sanzioni
applicabili, dall’avvertimento, alla censura, alla sospensione e alla radiazione,
nonché la potestà regolamentare dell’Ordine sui diritti e sui doveri degli iscritti.
In sostanza i compiti di istruzione e
decisione delle questioni disciplinari
non saranno più dei Consigli degli Ordini (in prima istanza gli Ordini regionali e per i ricorsi il Consiglio nazionale
che manterranno le funzioni amministrative demandate dai rispettivi ordinamenti), ma da Consigli di disciplina ad
hoc, territoriali e nazionale.
Sulla base di tali disposizioni, il Consiglio Nazionale ha adottato il regolamento delle funzioni disciplinari che,
ottenuta l’approvazione del Ministero
della Giustizia, è divenuto operativo il
14 dicembre 2012.
Consigli di Disciplina Territoriali
Saranno costituiti da nove membri, di
cui il più anziano per iscrizione all’Albo
riveste le funzioni di presidente mentre
il più giovane quelle di segretario. I
consigli, a loro volta, saranno strutturati
in collegi giudicanti formati da tre
membri appartenenti allo stesso Consiglio e individuati di volta in volta dal
presidente del Consiglio di disciplina
territoriale. Anche il Collegio giudicante è presieduto dal componente più an-
speciale
ziano, mentre il più giovane svolge le
funzioni di segretario. In ogni collegio,
formato da un pubblicista e due professionisti, almeno un componente dovrà
essere donna.
La scelta dei consiglieri di disciplina
territoriali è, comunque, affidata al
Consiglio regionale dell’Ordine tramite
la definizione di una rosa di diciotto
candidati da sottoporre al presidente del
Tribunale perché designi i nove componenti dell’organo di disciplina.
I requisiti per la designazione sono i
seguenti: anzianità di iscrizione all’Albo non inferiore a 10 anni; assenza di
condanne penali per reati non colposi;
assenza negli ultimi dieci anni di sanzioni disciplinari, anche non definitive,
ex art. 52, legge 69/1963; assenza di
sanzioni disciplinari, anche non definitive, ex artt. 53, 54, 55 legge 69/1963
(non si terrà conto della radiazione per
morosità); essere in regola con gli obblighi della formazione permanente e con
il pagamento delle quote; essere iscritto
all’Albo nella Regione in cui ha sede il
Consiglio di disciplina territoriale.
Consiglio di Disciplina Nazionale
Al contrario di quanto previsto per i
Consigli territoriali, non vi è invece
terzietà nella composizione dei membri
del Consiglio di disciplina nazionale,
che sono scelti in numero di dodici tra i
Consiglieri nazionali: essi devono avere
almeno 10 di anzianità di iscrizione e
gli stessi requisiti richiesti per i consigli
territoriali. Il Consiglio Nazionale, a
differenza di quelli territoriali, tratta i
ricorsi e li decide collegialmente. Anche per questi collegi, per la carica di
presidente e di segretario, valgono i requisiti dell’anzianità. È prevista invece
la figura del vicepresidente, eletto dai
12 componenti, che sostituisce il presidente in caso di assenza.
Una volta eletti nel Consiglio nazionale
di disciplina, i consiglieri non possono
più esercitare funzioni amministrative.
Durata in carica
I Consigli di disciplina territoriali e
quello nazionale hanno identica durata
(tre anni) con una differenza: che la
durata dei territoriali decorre dalla data
di insediamento, indipendentemente
dalle vicende elettive (quindi disgiunti
dalla durata dei Consigli regionali),
mentre il Consiglio nazionale di Disciplina, essendo composto da consiglieri
nazionali, cessa con la scadenza del
Consiglio nazionale.
Nel caso specifico, in vista dell’imminente scadenza elettorale per quasi tutti
i Consigli regionali, i consigli territoriali, già costituiti o che saranno costituiti
prima della consultazione elettorale,
continueranno a svolgere la loro attività
per tre anni, mentre il Consiglio nazionale di Disciplina, eletto a dicembre,
cesserà le sue funzioni appena insediato
il nuovo Consiglio nazionale.
Osservazioni
Sin qui le nuove disposizioni, che impongono qualche riflessione sull’assegnazione delle cariche in base all’anzianità e sulle difficoltà che, specie a livello territoriale, inevitabilmente si incontreranno nella fase di avvio.
Quello dell’anzianità per l’assegnazione delle cariche è un criterio che va rivisto perché la guida di organismi così
delicati non si limita a funzioni notarili,
come il coordinamento del dibattito o la
firma degli atti, ma richiede un impegno di stimolo, di input, di confronto, e
di conoscenza della materia che sono
maggiormente garantiti attraverso la
scelta collegiale da parte dei vari componenti frutto di una elezione.
Ciò toglierebbe anche da una situazione
imbarazzante chi, pur volendo dare il
proprio contributo a tali organismi, ma-
gari non se la sente di assolvere a una
funzione che la legge gli impone e a cui
non può sottrarsi se non rinunciando
anche alle funzioni di componente il
Consiglio. Stesso discorso naturalmente
vale per il segretario che dovrebbe essere scelto collegialmente, come peraltro
accade per il vicepresidente nazionale.
Fase iniziale
Quanto alla fase d’avvio a livello territoriale, vi è la previsione di una rosa di
18 giornalisti da proporre al Presidente
del Tribunale per la scelta dei nove
componenti che potrebbe determinare
problemi per gli Ordini di piccole dimensioni ma anche difficoltà nell’individuare colleghi che abbiano già avuto
esperienze associative, perché è evidente che non si possono creare in prima
istanza con colleghi, pur professionalmente bravi, che non abbiano mai avuto
la minima esperienza in materia.
Il procedimento disciplinare infatti
comporta rigoroso rispetto di procedure, dalla fase d’avvio, all’istruttoria, al
provvedimento conclusivo, tanto che un
vizio insanabile determina la nullità di
tutto il procedimento.
Insomma, si è in una delicata fase di
transizione nella quale specie i nuovi
consigli territoriali dovranno avere il
tempo del rodaggio, pur nella consapevolezza che, per la tutela degli incolpati, si dovrà fare di tutto per soddisfare la
generale aspirazione di una “giustizia
rapida e sicura”.
Sotto questo aspetto, forse, saranno
utili dei seminari, da organizzare magari a livello interregionale, per consentire ai componenti i nuovi Consigli di
disporre di un quadro generale delle
disposizioni e dei codici in materia disciplinare e sugli aspetti formali di ogni
procedimento.
Nel merito delle questioni, fatta salva
l’autonomia decisionale per ogni caso
che sarà sottoposto all’esame dei Consigli territoriali e nazionale, si suggerisce di consultare i Massimari che il
Consiglio nazionale pubblica annualmente, per verificare qual è stata la
giurisprudenza ordinistica sulle singole
materie.
Tale consultazione è possibile cliccando la voce Massimario sul sito del Consiglio Nazionale (www.odg.it).
Elio Donno
marzo 2013 / GIORNALISTI . 21
Il nostro futuro
È legge l’equo
compenso.
Stop allo
sfruttamento
uNA cOmmISSIONE DEFINIRà
LE GIuSTE RETRIbuzIONI
pER I GIORNALISTI cOLLAbORATORI.
SOLO LE TESTATE chE pAGANO
cORRETTAmENTE AvRANNO
I cONTRIbuTI pER L’EDITORIA
N
el sito dell’Ordine nazionale dei
giornalisti la notizia dell’approvazione della legge sull’equo compenso nel settore giornalistico (n.
233/2012) è stata commentata con queste
parole: “La schiavitù è abolita per legge.
Nel 2012. È stata necessaria una norma,
quella sull’equo compenso, per creare
condizioni che consentiranno di porre fine allo sfruttamento selvaggio dei giornalisti”. Sfruttamento prima sanzionato solo
deontologicamente dalla Carta di Firenze
del 2011.
Vediamo i punti cardine della disciplina e
le questioni giuridiche più rilevanti che
essa implica.
Le linee portanti
della nuova disciplina
La legge riguarda il trattamento retributivo dei “giornalisti iscritti all’albo (…) titolari di un rapporto di lavoro non subordinato in quotidiani e periodici, anche telematici, nelle agenzie di stampa e nelle
emittenti radiotelevisive” ed è “finalizzata
a promuovere l’equità retributiva in attuazione del primo comma dell’art. 36 della
Costituzione” (art.1, comma 1).
Per equo compenso si intende “la corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del
22 . GIORNALISTI / marzo 2013
lavoro svolto, tenendo conto della natura,
del contenuto e delle caratteristiche della
prestazione nonché della coerenza con i
trattamenti previsti dalla contrattazione
collettiva nazionale di categoria in favore
dei giornalisti titolari di un rapporto di
lavoro subordinato” (art.1, comma 2).
Deputata a quantificare la misura dell’equo
compenso sarà una Commissione, che
dovrà essere istituita entro 30 giorni
dall’entrata in vigore della legge (18 gennaio 2013, dunque entro il 17 febbraio
2013), la quale (art. 2, comma 3) “entro
due mesi dal suo insediamento, valutate le
prassi retributive (…) a) definisce l’equo
compenso dei giornalisti iscritti all’albo
non titolari di rapporto di lavoro subordinato (…); b) redige un elenco dei quotidiani, dei periodici, anche telematici,
delle agenzie di stampa e delle emittenti
radiotelevisive che garantiscono il rispetto di un equo compenso, dandone adeguata pubblicità”.
“A decorrere dal 1º gennaio 2013 la
mancata iscrizione nell’elenco di cui
all’articolo 2 per un periodo superiore a
sei mesi comporta la decadenza dal contributo pubblico in favore dell’editoria,
nonché da eventuali altri benefici pubblici, fino alla successiva iscrizione” (art. 3,
comma 1). “Il patto contenente condizioni contrattuali in violazione dell’equo
compenso è nullo” (art. 3, comma 2).
Le particolarità
1) Il nostro sistema, normalmente, non (ri)
conosce il concetto di “giusto prezzo”; la
congruità dello scambio è data, secondo il
codice civile, dal punto di equilibrio economico trovato autonomamente dai contraenti; le deroghe al principio sono previste solo laddove le posizioni delle parti
coinvolte sono particolarmente sbilanciate
(contratti di locazione, alcuni contratti con
consumatori, ecc.) e ancor più rari sono i
casi di “prezzo imposto”. Però per l’attività professionale (così come per il lavoro
autonomo e l’attività di impresa), vale il
dogma (quanto meno dal decreto Bersani
in poi) che il compenso è determinato solo
dall’accordo delle parti, con esclusione
del riferimento a compensi predeterminati
(anche se il cosiddetto tariffario dei giornalisti è stato contestato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato,
così come quelli di altre professioni); si
presuppone cioè che nel caso di lavoratori
autonomi il rapporto tra le parti si collochi
su di un piano di parità, e anzi sia addirittura sbilanciato a favore del professionista.
Dunque questa legge va in controtendenza
rispetto a situazioni analoghe: Ad esempio, nella recentissima riforma della legge
professionale forense, all’art. 41 comma
1, si prevede che “decorso il primo semestre, possono (non devono, ndr) essere
riconosciuti con apposito contratto al
praticante avvocato un’indennità o un
compenso per l’attività svolta per conto
dello studio, commisurati all’effettivo apporto professionale dato nell'esercizio
delle prestazioni e tenuto altresì conto
dell'utilizzo dei servizi e delle strutture
dello studio”. Vi è però da dire che in
questo caso si tratta di tirocinanti e non di
professionisti già abilitati, come nel nostro
caso.
2) La misura dell’equo compenso è inderogabile, tanto che patti contrari, con
speciale
compensi diversi e inferiori a quelli fissati
dalla Commissione, saranno nulli per
violazione di legge. La nullità in parola
certamente è rilevabile dal Giudice d’ufficio, ed è probabilmente da considerarsi
nullità cosiddetta di protezione - cioè eccepibile solo dal soggetto nel cui interesse
è prevista (in analogia con quanto stabilito
dall’art. 2126 c.c., secondo il quale “La
nullità o l’annullamento del contratto di
lavoro non produce effetto per il periodo
in cui il rapporto ha avuto esecuzione,
salvo che la nullità derivi dall’illiceità
dell’oggetto o della causa. Se il lavoro è
stato prestato con violazione di norme
poste a tutela del prestatore di lavoro,
questi ha in ogni caso diritto alla retribuzione”. Altrimenti, poiché il contratto nullo per definizione non produce alcun effetto dall’origine, il lavoratore non avrebbe diritto a ricevere alcun compenso).
3) Il rafforzamento della concreta operatività della disciplina sarà affidato a un
meccanismo particolare: il committente /
datore di lavoro, che non garantisce il rispetto dell’equo compenso stabilito dalla
Commissione, perde il contributo in favore dell’editoria e qualsiasi altro beneficio
pubblico, sino alla reiscrizione nell’elenco
degli “osservanti”. Dunque, anziché comminare una sanzione - successiva e contestabile - in caso di inosservanza, si prevede un dis incentivo alla illegalità, mediante
la perdita, immediata, di un beneficio, sino al rientro nella “legalità”. Meccanismi
analoghi sono adottati ad esempio per
rafforzare il rispetto della regolarità contributiva da parte delle imprese artigiane,
commerciali e del turismo, per coloro che
assumono apprendisti.
Questi sono solo alcuni spunti di riflessione ad una prima lettura della legge; vedremo come concretamente opererà la disciplina per una più compiuta valutazione.
Annalisa Atti
Ricercatore confermato di Diritto privato
nella Facoltà di Giurisprudenza
dell'Università di Bologna. Da molti anni
insegna presso le Facoltà
di Giurisprudenza e di Lettere in materia
di diritto civile e di diritto d'autore,
nonché partecipa in qualità
di relatore a convegni,
corsi di specializzazione e master.
Avvocato, è stata ed è docente
in numerosi eventi e corsi per
la Formazione continua degli avvocati,
e in eventi formativi per magistrati.
Una distrazione
durata
troppi anni
uNO DEI mESTIERI pIù bELLI AL mONDO SI è
TRASFORmATO IN SchIAvITù. OGGI DuE NORmE
pOTREbbERO mIGLIORARE LA SITuAzIONE
Mai più 2 euro
G
li alibi, ora, sono finiti. Abbiamo due norme che, coniugate, offrono tutti gli elementi per un intervento moralizzatore del quale si avverte il bisogno: la Carta di Firenze e la
legge sull’equo compenso.
La prima è una conquista dei giovani di
tante età che nel capoluogo toscano hanno fatto nascere delle regole deontologiche che richiamano in maniera netta il
dovere di solidarietà tra colleghi. Tra
tutti, dal direttore ai capi redattori, ai capiservizio fino all’ultimo della catena di
comando per arrivare agli “invisibili”.
Già, ci sono anche tra noi, e lo sappiamo
da anni. Sono quelli che non vengono
fatti entrare in redazione, ma senza il lavoro dei quali i giornali dovrebbero ridurre la foliazione e radio e tv (anche
non piccole) dovrebbero rivedere la durata dei programmi di informazione. E accanto a loro ci sono i colleghi “trasparenti”, quelli che invece nelle redazioni vimarzo 2013 / GIORNALISTI . 23
Il nostro futuro
vono, per dieci o dodici ore al giorno. Ma
è come non ci fossero. I più sono molto
atletici: debbono essere pronti a sparire,
utilizzando ogni via di fuga, se si ha il
sospetto che chi bussa alla porta sia un
ispettore dell’Inpgi.
La legge sull’equo compenso è figlia del
lavoro di tanti. È nata nella sede dell’Odg,
il 18 maggio del 2010, ma il percorso è
stato condiviso, assistito, incoraggiato
dagli altri organismi di categoria, Fnsi in
testa. Con onestà è doveroso ammettere
che non sarebbe stato possibile riuscirci
senza l’aiuto di un gruppo di parlamentari: Enzo Carra, Beppe Giulietti, Silvano
Moffa, Vincenzo Vita.
Che strano (senza vittimismi, per carità),
di tutti costoro solo Vita era candidato
alle elezioni, in una posizione tale, il 18°
posto, che richiedeva due o tre miracoli
contemporaneamente. Neanche il miglior Spielberg poteva immaginarli.
Neanche la Carta di Firenze e la legge
sull’equo compenso faranno il miracolo.
Sono strumenti, non soluzioni. La seconda ha il bisogno che venga stabilito il
criterio di equità. Non sarà cosa semplice. Gli editori faranno di tutto per creare
ostacoli fin dalla prima riunione di insediamento, programmata per il 4 marzo,
che non si sa (mentre scrivo) se si terrà.
Governo e Fieg, infatti, non hanno ancora indicato i nomi dei loro rappresentanti.
Ma sono certo che Fnsi, Inpgi e Odg sapranno rispondere alle attese di migliaia
e migliaia di colleghi. Lo dobbiamo loro,
senza farci condizionare dagli “spaccacapelli”, ampiamente rappresentanti nella categoria, che fanno già le prefiche
prima che ancora la legge venga applicata.
La logica di alcuni tra costoro è la seguente: vedrete che le aziende abbasseranno i compensi di quelli che oggi vengono pagati (Bene? Benissimo? Benino?
Lautamente?) per suddividere lo stesso
badget tra più persone. È un inno all’egoismo perché equivale a dire che siccome
io me la cavo nessuno deve permettersi
di occuparsi di quelli che vengono trattati come schiavi.
Mi spiace, ma non sono disposto a seguire alcuno su questo terreno.
Proprio mentre scrivo, un collega mi trasmette copia di una proposta di contratto.
Un’offerta “fa-vo-lo-sa”: per avere 8
euro bisogna conquistare 10.000 contatti
(9.999 per l’esattezza). Se si vogliono
ottenerne 20 occorre raggiungere quota
19.999. Per vedere 55 euro, la soglia è di
49.999. Tasse comprese. E, non dimentichiamolo, anche le spese sono incluse.
È l’on line, bellezza? No, perché nella
carta stampata non si sta meglio. Ci sono
agenzie nazionali di stampa che retribuiscono con 3 euro e mezzo un take, magari strappato al desk che ti ha incaricato di
seguire un pallosissimo convegno della
durata di tre o quattro ore, dall’altra parte
della città. Chi ti manda fa con gli organizzatori la sua bella figura (“Hai visto,
ho coperto il tuo evento”: ma perché da
un po’ di tempo ogni banalità viene chia-
mata “evento”?) e tu, “schiavo” ottieni 3
euro e mezzo. Tasse e spese comprese.
Nessuno, non io, immagina un livellamento al ribasso. Non è facendo stare
peggio chi sbarca il lunario che si risolve
il problema di chi non ce la fa. Ma si può
sperare di riuscirci, a mio avviso, concordando parametri che tengano conto della
realtà editoriale e della diffusione della
testata. Corriere della sera e Repubblica
non possono essere messi sullo stesso livello di un giornale provinciale. Panorama e l’Espresso sono diversi da un settimanale a diffusione locale.
Ma c’è una soglia minima che va fissata,
stabilendo delle maggiorazioni legate alla realtà della testata. Quel minimo, però,
non può essere una mancetta o quasi.
Un po’ provocatoriamente (ma non troppo) ipotizzavo, con autentico rispetto, il
parametro colf. Può l’informazione, bene
primario per la crescita democratica del
Paese, essere compensata con una retribuzione oraria inferiore a quella di una
collaboratrice familiare? No, non può.
Su questo dovrebbero riflettere i garantiti, quelli che twittavano insolenze, mentre introducevo la conferenza stampa di
fine anno del Presidente del Consiglio.
Sazi dei loro stipendi da decine di migliaia di euro l’anno (molte decine e in
qualche caso decine di decine) non riuscivano a contenere la loro ansia di sapere quel che tutti conoscevano già: ma
Monti scende in campo?
Perché, chiedevano, Iacopino perde tempo per raccontare agli italiani la vergogna
Più impegno per contrastare abusi e povertà
TRE DOmANDE AL pRESIDENTE IAcOpINO SuLLA cREScENTE pREcARIETà DEI GIOvANI GIORNALISTI
Da diverse sessioni i praticanti dell’Emilia-Romagna rimandano il passaggio a professionisti perché non hanno
i soldi per sostenere l’esame di Stato. È una segnalazione pervenuta anche da altre regioni?
«Sì. In questi giorni stanno per scadere i termini di partecipazione alla 114esima sessione. Ricevo telefonate di
colleghi, da tutta Italia, che mi segnalano che forse potranno pagare solo l’ultimo giorno la tassa di iscrizione. Ho
un’idea, da verificare con l’amministrazione e se avrò il
consenso dell’esecutivo, per ridurre la tassa almeno per
quanti sono costretti a fare l’esame una seconda volta. C’è
anche di peggio. Non sono pochi coloro i quali superano
24 . GIORNALISTI / marzo 2013
l’esame, ma non presentano la domanda per l’iscrizione
tra i professionisti. Trovo, francamente, sconcertante
quanto mi viene riferito sui costi di questa operazione. È
una giungla. Ci sono Odg regionali che chiedono, con varia motivazione, somme significative».
Sempre in tema di difficoltà economiche, all’Ordine
dell’Emilia-Romagna arrivano tante mail di protesta riguardo al fatto che si dimezzano le quote ai professionisti e ai pubblicisti pensionati, mentre i colleghi che hanno perso il lavoro o che sono precari e mal pagati devono versare la quota intera. Questo problema è mai stato
affrontato a livello nazionale?
speciale
Progettare
un futuro
diverso
dal disastro
attuale
della “schiavitù” di migliaia e migliaia di
“invisibili”?
Rispondo loro da qui, dopo aver taciuto
per far sbollire la collera: per una voglia
di far perdonare all’Ordine una distrazione durata troppi anni, mentre vergogna si
accumulava a vergogna, trasformando
uno dei più bei mestieri del mondo in un
inferno per decine di migliaia di sognatori.
E, soprattutto, per il bisogno di dare voce
a chi non l’ha: un’esigenza morale.
Moralità? Sì, lo so, qualcuno non capirà.
Me ne farò una ragione.
Enzo Iacopino
LE TRASFORmAzIONI TEcNOLOGIchE SONO
STATE FONDAmENTALI mA GLI EDITORI LE hANNO
uSATE pER RISpARmIARE I cOSTI E NON pER
mIGLIORARE LA quALITà DELL’INFORmAzIONE
N
Enzo iacopino
ella ricorrenza dei cinquant’anni dalla nascita dell’Ordine ci
sono novità significative per la
categoria: la legge sull’equo compenso, la Carta di Firenze, la formazione
obbligatoria. Da anni lei è impegnato
nel sindacato e ha seguito l’evoluzione
della professione nel corso del tempo.
Cosa pensa di questo particolare momento storico?
«Si tratta di una delle fase di maggiore
crisi di tutto il settore. Molti colleghi
perdono il lavoro, tanti hanno le retribuzioni tagliate a seguito dei contratti di
solidarietà, c’è un largo uso della cassa
integrazione, centinaia di giornalisti ancor giovani sono prepensionati e non
«Trovo insopportabili le ironie di quanti, garantiti, con stipendi importanti, fanno battutacce sull’ammontare della
quota annuale. Cento euro sono spesso l’equivalente, tasse e spese comprese, di dieci articoli, a volte anche di
venti o più.
Sulla riduzione della quota alcuni Ordini hanno equivocato. Non va applicata a tutti i pensionati, ma a quelli che
tali sono diventati per età. Così dice la legge. Con l’esplodere degli stati di crisi aziendale, i non aventi diritto non
sono pochi, Iacopino compreso. Abbiamo provato, credo
due anni fa, a chiedere al Ministero la possibilità di fissare
quote differenziate, ad esempio per i disoccupati e per
quanti percepiscono un reddito molto basso. Gli uffici mi
dissero che la risposta era negativa. Ma gli Ordini regionali hanno strumenti per venire incontro ad esigenze particolari. So che quello dell’Emilia-Romagna, meritoriamente,
lo fa. Un buon esempio, da imitare».
poche aziende hanno, addirittura, come
è accaduto ad alcuni quotidiani in Emilia-Romagna, cessato l’attività.
Per gli organismi di categoria, non solo
per il Sindacato, si tratta di progettare
un futuro che sia diverso dal disastro
attuale. In questo contesto si deve operare per una regolamentazione seria del
lavoro autonomo e per un elevamento
della qualità dell’informazione a prescindere dalla piattaforma tecnologica
utilizzata. Pur senza essere la risoluzione del problema, conquiste come la
legge sull'equo compenso e la Carta di
Firenze e norme che impongano un
obbligo formativo per i giornalisti vanno in questa direzione. Occorre che
L’equo compenso e la Carta di Firenze serviranno realmente a migliorare la condizione delle frange più deboli
della nostra categoria?
«Ho investito molte energie nelle due iniziative. Ricordo la
campagna contraria, anche sul piano personale, quando
l’Odg, nel maggio 2010, propose la legge sull’equo compenso e le ironie, anche di autorevoli giornalisti gallonati,
sulla Carta di Firenze. Sono strumenti, non soluzioni. Queste ultime dipendono dagli uomini, dai membri dei Cdr e
dei Consigli regionali. I primi, tutelati dalla legge, facciano
le segnalazioni degli abusi. I secondi agiscano. Non mi
attendo miracoli e non mi nascondo i rischi delle conseguenze. Ma il timore di queste ultime non può autorizzarci
a non far nulla, guardando dall’altra parte. Lo abbiamo già
fatto, in passato, consentendo allo sfruttamento di trasformarsi in quasi schiavitù».
Franca Silvestri
marzo 2013 / GIORNALISTI . 25
Il nostro futuro
anche gli editori facciano la loro parte
e non si limitino a gestire la crisi con i
tagli occupazionali in attesa di tempi
migliori. È evidente, però, che anche
la politica e le istituzioni debbano intervenire e tra gli interventi possibili
c’è anche quello di una riforma vera,
complessiva e radicale del nostro Ordine professionale che deve essere rappresentativo del lavoro giornalistico
come è oggi e non come era cinquant’anni fa. Semplificando, l'Ordine
dei giornalisti deve essere davvero tale:
cioè rappresentativo di chi la professione la svolge davvero. E ciò lo si fa selezionando l’accesso sulla base della
qualità e verificando nel tempo il persistere delle condizioni per le quali si è
stati iscritti all’Ordine».
Quali a suo avviso i passaggi (positivi
e negativi) che hanno inciso maggiormente sulle trasformazioni del
mondo dell’informazione?
«Certamente le trasformazioni tecnologiche sono state l’elemento fondamentale di cambiamento. Nel bene e
nel male. Hanno messo a disposizione
dei giornalisti strumenti immensamente più veloci del passato per svolgere il
loro lavoro. La possibilità di consultare
con altrettanta rapidità fonti e archivi
diversi incrociando e verificando i dati.
Gli editori, però, hanno sostanzialmente visto in queste possibilità non la
strada per una nuova e maggiore
qualità del prodotto, ma la via
per ridurre costi, aumentare la
produttività purchessia, introdurre, di fatto, la catena di
montaggio in redazione. Insomma, per aumentare la quantità, poco importa se questo
andava a scapito della
qualità.
Anche qui c'è
la strada per
uscire dalla
crisi: investire davvero
sulla
multimedialità integrando e
non
contrapponendo le diverse
tecnologie
con le quali
è possibile “lavorare” l'informazione».
L’attuale povertà economica di buona parte dei giornalisti e la generale
crisi della professione da cosa dipendono? Quale ruolo hanno giocato in
questi cinquant’anni editori, sindacato e Ordine?
«La massificazione della professione
con l’aumento esponenziale della forza
lavoro disponibile ha - bisogna riconoscerlo - aumentato le possibilità degli
editori di ricorrere a lavoro sottoretribuito e ha depresso la qualità del prodotto.
L’idea, errata, che non sia più necessario
un professionista (uso questo termine in
senso generale e non nell’accezione ordinistica contrapposta a quello di pubblicista) in possesso di strumenti tecnici
e culturali atti a “lavorare il prodotto
informazione”, ma che basti il cittadino
che naviga in Rete ed utilizza twitter o
facebook per veicolare messaggi informativi, ha fatto il resto.
Giudicare in poche righe cinquant’anni
è estremamente difficile, ma ci provo.
Editori, Sindacato ed Ordine sono stati
accumunati dalla difficoltà di capire
per tempo le trasformazioni, ma, se
oggi possiamo ancora parlare di giornalismo professionale, cioè di una attività da cui migliaia di giornalisti e le
loro famiglie traggono un reddito, è
anche grazie alla capacità del Sindacato di tenere il punto, difendere il contratto di lavoro principale e
trattare a tutto sottoscrivendone di nuovi nei vari ambiti nei quali si esplica la
professione (da qui nascono gli accordi con Aeranti-Corallo, Uspi, Fipeg). L'Ordine è riuscito a
produrre un complesso di regole professionali attraverso le Carte deontologiche. Gli editori, purtroppo, hanno
badato più alla gestione contingente
(spesso messa in crisi da manager non
all'altezza dei loro compiti) seguendo
le tendenze immediate del mercato
senza immaginare cosa fare negli anni
a seguire. E oggi ne paghiamo le conseguenze».
In questo momento particolarmente
difficile per la categoria , come nuovo presidente della Fnsi cosa si propone?
«Il compito del presidente nella Federazione della stampa è quello di garantire l’unità del Sindacato, il rispetto degli Statuti (come condizione del
poter stare assieme di tante idee e
sensibilità diverse), essere sollecitatore di impegno sulle grandi questioni
di principio, come l'intransigente difesa della libera informazione, garantire
al Consiglio nazionale (il nostro Parlamento interno) un ruolo ed un coinvolgimento nelle scelte. Ogni Presidente ha le sue caratteristiche. Io sono
il 25° e vorrei soprattutto caratterizzarmi per un impegno diretto sulle situazioni concrete che vive la categoria
ovviamente in stretta collaborazione
con il segretario generale, Franco Siddi, la Giunta esecutiva federale e le
Associazioni regionali di stampa. Tra
queste mi interessano, in modo particolare, il lavoro autonomo, il precariato e l'annosa questione del riconoscimento contrattuale e professionale
degli addetti stampa, in particolare di
quelli che lavorano nella Pubblica
amministrazione».
Giovanni Rossi è stato eletto di recente presidente
della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Nato a Piacenza nel febbraio del ’49, ha lavorato all’Unità come vice caposervizio di cronaca
ed è stato caporedattore della sede emilianoromagnola della Dire. Il suo lungo impegno nel
sindacato lo ha visto presidente dell’Aser (Associazione Stampa Emilia-Romagna) e segretario generale aggiunto della Fnsi. Attualmente è anche responsabile del Dipartimento Uffici stampa del Sindacato nazionale e
membro del Consiglio generale dell’Inpgi.
(foto Spinelli)
26 . GIORNALISTI
Argia Granini
IN pRImO pIANO
Un anno di formazione
mentisti. Nel primo caso abbiamo a che
fare con la pratica dello scoprire e con la
mentalità etica, cioè col migliorare il presente, l’esistente, servendosi del passato.
Nel secondo caso abbiamo a che fare con
la pratica dell’inventare e con la mentalità estetica, cioè col migliorare il futuro,
l’inesistente, servendosi del progetto”.
E come Fondazione abbiamo cercato di
presentare corsi che dessero risposte alle
necessità formative dei colleghi, proposte
concrete, dove oltre alla parte teorica è
stato privilegiato il contatto tra gli allievi e
gli importanti testimonial che, lavorando
sul campo, hanno avuto la possibilità di
trasmettere le loro esperienze nelle varie
forme di giornalismo.
Come è possibile constatare, l’impegno è
stato continuo, considerando tra l’altro le
esigue risorse della Fondazione; i costi
sono stati contenuti grazie alla collaborazione di colleghi che hanno apportato il
loro contributo a titolo gratuito.
Il corso più numeroso, come è facile intu-
Dal dicembre 2011 la Fondazione ha proposto ben 17 iniziative fra corsi e
dibattiti:
15-16 giugno 2011 Corso di formazione per giornalisti neo-pubblicisti
19-29 settembre 2011 Corso di preparazione all’esame di Stato
12-13 dicembre 2011 Corso di formazione per giornalisti neo-pubblicisti
09-14 gennaio 2012 Corso residenziale di preparazione all’esame di Stato
10 novembre 2011 - 9 febbraio 2012 Corso di formazione e aggiornamento professionale
6 febbraio - 12 marzo 2012 Corso Cittadini sempre su carcere e informazione
1-2 marzo 2012 Corso di formazione per giornalisti neo-pubblicisti
13 aprile - 19 maggio 2012 Corso di formazione per gli uffici stampa
15 e 22 maggio 2012 Corso di formazione per giornalisti neo-pubblicisti
25 giugno 2012 Convegno Giustizia a furor di media - istruttorie e processi sui
mezzi di comunicazione
4 e 5 luglio 2012 Corso di formazione per giornalisti neo-pubblicisti
20 settembre - 10 ottobre 2012 Corso sulla lingua italiana Da Manzoni a twitter
1-5 ottobre 2012 Corso di preparazione per giornalisti praticanti all’esame di Stato
23 e 27 ottobre 2012 Preparazione per giornalisti praticanti alla prova orale
dell’esame di Stato
5 dicembre 2012 Seminario di approfondimento sulla lettura dei bilanci aziendali
10 e 11 dicembre 2012 Corso di formazione per giornalisti neo-pubblicisti
27 ottobre - 22 dicembre 2012 Corso di formazione per gli uffici stampa
è
trascorso più di un anno dalla
presentazione della Fondazione
dell’Ordine dei Giornalisti
dell’Emilia-Romagna (il 28 settembre 2011 a Villa Pallavicini
nella sede della Scuola Superiore di Giornalismo). Un anno che ha visto la Fondazione impegnata a sostegno della struttura
ordinistica con convegni e dibattiti in tutta
la regione, ma soprattutto in una costante
proposta formativa che ha reso questi
mesi molto impegnativi per una piccola
realtà basata prevalentemente sul volontariato dei singoli e sulla abnegazione di una
segreteria che ha gestito l’afflusso e la risposta alle richieste dei colleghi con solerte efficienza. La Fondazione ha proposto
ai giornalisti una serie di corsie formative
che hanno avuto un’ottima accoglienza
per il pregio di offrire soluzioni alle specifiche esigenze dei colleghi. Proprio in relazione a un approfondimento sui problemi e sull’etica della formazione, mi
sembra opportuno, ai fini di una considerazione comune, riportare in questo contesto una riflessione del collega Enzo Spaltro, membro del nostro Comitato tecnico
scientifico e tra l’altro presidente dell’Aif
Tabella 1
CoRSiSTi nEo-PUBBLiCiSTi dA GiUGno 2011 A diCEMBRE 2012 diViSi PER ETà
< 20 ANNI
TRA 21
E 30 ANNI
TRA 31
E 40 ANNI
TRA 41
E 50 ANNI
2
116
101
39
(Associazione Italiana Formatori): “Tutte
le volte che si comincia a discutere di
formazione ci si trova di fronte a una contraddizione: quella tra la formazione e lo
TRA 51
E 60 ANNI
13
TRA 61
E 70 ANNI
9
TOTALE
280
ire, è stato quello dedicato ai giornalisti
neo-pubblicisti: si tratta infatti di un momento formativo obbligatorio per coloro
che si iscrivono all’Ordine. Il seminario
PARTECiPAnTi Ai CoRSi PER GioRnALiSTi nEo-PUBBLiCiSTi
Grafico 1
sviluppo, cioè tra il presente ed il futuro.
Ci si chiede se dobbiamo inseguire un
bersaglio fisso e fare i replicanti o inseguire un bersaglio mobile e fare i movi-
dedica momenti formativi all’etica, alle
normative e alle leggi che regolano la nostra professione, indispensabili per affrontare con serietà l’attività giornalistica, e
marzo 2013 / GIORNALISTI . 27
IN pRImO pIANO
rappresenta il primo approccio formale
alla vita ordinistica. I corsi per pubblicisti
sono stati frequentati da 280 colleghi.
Nella tabella 1 si evidenzia il profilo del
collega pubblicista; la fascia di età più
rappresentata si posiziona in una area che
va dai 21 ai 40 anni. Il pubblicista quindi
è una persona giovane, con necessità di
crescita professionale che solo la formazione permanente può dare. Formazione
sancita dalle nuove direttive ordinistiche e
definita dalla recente legge sulle professioni. Nel grafico 1 viene riportato il numero dei partecipanti per ogni corso proposto. Va evidenziato che i corsi sono
stati seguiti anche da colleghi di altre regioni.
Un altro importante impegno della Fondazione è stato quello di fornire ai colleghi
praticanti preparazione e sostegno per
l’esame di Stato. Vi sono stati ben 4 momenti formativi, con interventi d’aula, per
la preparazione degli argomenti d’esame,
cembre 2012 divisi per età (grafico 3).
La proposta formativa è stata indirizzata
anche a colleghi già occupati in Uffici
Stampa pubblici o privati o che vogliono
lavorare in questo settore. I corsi sono
stati appositamente studiati, nella loro
impostazione, in modo da fornire ai colleghi i riferimenti necessari per affrontare i
problemi di questa particolare forma di
giornalismo, dividendo il progetto formativo in tre fasi nell’ambito delle 40 ore
proposte. La prima ha riguardato le regole
del giornalismo, il linguaggio giornalistico, la notizia, gli istituti di categoria, l’organizzazione dell’Ufficio Stampa. Nel
secondo gruppo di incontri si sono approfonditi gli aspetti relativi all’Ufficio Stampa pubblico, mentre nel terzo sono state
affrontate le modalità di lavoro nell’Ufficio Stampa di strutture private. Elemento
di rilievo è stata la presenza di colleghi che
prestano la propria attività in importanti
Uffici Stampa pubblici e privati e che
hanno portato testimonianze basate sul
loro reale impegno quotidiano, suscitando
l’interesse dei partecipanti. Le domande
per questo corso sono state molte, tanto
che si è reso necessario proporlo in 3 edizioni: la prima nella primavera scorsa, la
seconda in novembre-dicembre 2012 e la
terza da poco iniziata. Per facilitare la
frequenza, si è scelto di svolgere le lezioni il sabato, soprattutto per agevolare i
corsisti fuori sede. I primi due corsi sono
stati frequentati da 78 persone, di cui 18
non iscritte all’Ordine (vedi tabella 2).
Altro corso di rilievo e molto impegnativo
è stato quello di 120 ore, semplicemente
detto “Corsone”, che ha preso in conside-
Grafico 2
prove simulate con relative correzioni e
discussione dei lavori svolti dai praticanti.
Agli stessi è stato fornito anche un supporto per la preparazione all’orale. Hanno
partecipato 65 colleghi, provenienti da diverse regioni italiane (grafico 2).
Corsisti praticanti da giugno 2011 a di28 . GIORNALISTI / marzo 2013
Tabella 2
PARTECiPAnTi Ai CoRSi UFFiCio STAMPA nEL 2012 diViSi PER ETà
< 20 ANNI
TRA 21
E 30 ANNI
TRA 31
E 40 ANNI
TRA 41
E 50 ANNI
0
10
26
20
TRA 51
E 60 ANNI
20
TRA 61
E 70 ANNI
2
TOTALE
78
Grafico 3
Grafico 4
Grafico 5
razione, oltre ai fondamentali di questo
mestiere, tutte le “anime” del giornalismo:
un’ampia proposta formativa che ha preso
in esame editoria, web, radio e televisioni,
uffici stampa e particolari settori quali
giornalismo sportivo, agroalimentare, foto-cine giornalismo e giornalismo d’inchiesta. Le testimonianze sono state portate da colleghi affermati che operano nei
vari settori. Di seguito riportiamo in cui si
evidenzia il profilo dei 36 partecipanti
(grafico 4).
Il corso di lingua italiana Da Manzoni a
Twitter è stato seguitissimo: una proposta
audace che ha riscosso interesse notevole
anche da parte di non giornalisti (11 su 30
partecipanti) (grafico 5).
La Fondazione ha inoltre realizzato momenti formativi come Giustizia a furor di
Media e Cittadini Sempre, che hanno portato ad alcune riflessioni importanti, evidenziando i comportamenti non sempre
deontologicamente corretti di alcuni media. Gli incontri sono stati caratterizzati da
un dialogo continuo tra colleghi che operano in settori diversi e con differenti modalità di approccio ai problemi. Insomma,
un’opportunità di conoscenza e di confronto, un modo per “imparare ad imparare”, arricchendo la propria esperienza
professionale con l’apporto di quella altrui.
Tutti i corsi complessivamente hanno visto la presenza di 478 partecipanti, con
corsisti provenienti anche da altre regioni
(grafico 6). Segno che la proposta formativa è stata considerata meritevole e interessante. La tabella 3 e il grafico 6 mostrano le diverse provenienze.
Considerando il rapporto tra il totale degli
iscritti all’Ordine dell’Emilia-Romagna
(7.342) e il numero dei corsisti (469)
emerge una percentuale sicuramente rilevante: il 6,5 % ha frequentato un corso
promosso della Fondazione. Un dato molto lusinghiero, che testimonia il bisogno
dei colleghi di condividere le proprie esperienze e di confrontarsi e migliorarsi per
arricchire il proprio bagaglio culturale.
Emilio Bonavita
Grafico 6
Tabella 3
CoRSiSTi 2011-2012 PER PRoVinCE
BO
MO
PR
RA
RE
RN
PC
FC
FE
VENETO
MARChE
LOMBARDIA
PIEMONTE
BASILICATA
ALTRI
TOTALE
197
52
51
40
33
25
24
23
22
4
2
1
1
1
2
478
marzo 2013 / GIORNALISTI . 29
IN pRImO pIANO
Bologna
e gli anni
di piombo
LA vIOLENzA pOLITIcA DEGLI ANNI ’70
NEL LIbRO LA vETRINA INFRANTA, pROmOSSO
DALLA FONDAzIONE DELL’ORDINE
DEI GIORNALISTI DELL’EmILIA-ROmAGNA
Bologna, città delle tre stragi nere, ha vissuto negli anni del terrorismo
rosso un lungo e intenso periodo di violenza politica finora mai
accuratamente indagato. Questo libro - il primo pubblicato a cura della
Fondazione Odg Emilia-Romagna - si propone di colmare tale vuoto
storiografico prendendo spunto dall’assalto all’Associazione Stampa
dell’Emilia-Romagna-Marche, il 13 marzo 1979, nel quale perse la vita Graziella Fava. L’analisi politica di quella
morte “senza giustizia” (i colpevoli infatti non sono mai stati identificati) offre una prospettiva nuova e
particolarmente interessante: l’assalto non è stato un atto improvvisato e occasionale, ma va collocato al termine
di un ben preciso percorso politico che si conclude rendendo protagonista della Storia non una vittima eccellente,
ma una donna del popolo.
Questo volume è il risultato di accurate ricerche condotte dall’autore su quotidiani, atti processuali, dichiarazioni
e documenti, biografie e volumi; è impreziosito inoltre da interviste - realizzate da Claudio Santini - a testimoni
del tempo fra cui Maurice Bignami, il dirigente comunista Mauro Zani, il capo dei Carabinieri antiterrorismo,
Nevio Monaco e altri. Promotori della ricerca sono stati l’Ordine dei Giornalisti e l’Associazione stampa
dell’Emilia-Romagna che hanno istituito una borsa di studio. Infine la Fondazione dell’Ordine dei Giornalisti
dell’Emilia-Romagna ha concretizzato il progetto contribuendo al coordinamento di questa iniziativa nell’ambito
di un’attività editoriale e culturale.
G
li attentati incendiari del 13 marzo 1979 contro i giornalisti bolognesi volevano colpire gli operatori dell’informazione per intimidirli e
metterli a tacere. Invece provocarono la
morte di Graziella Fava, 50 anni, domestica. Un nuovo contributo giunge ora
grazie al libro di Luca Pastore,
La vetrina infranta. La violenza politica
a Bologna negli anni del terrorismo rosso 1974-1979 (edizioni Pendragon). Nato dalla collaborazione con l’Istituto
Storico Parri Emilia-Romagna e con
l’Università di Bologna, il volume ricostruisce eventi come l’omicidio del brigadiere Andrea Lombardini nel dicembre 1974, gli scontri di piazza degli anni
successivi, gli attentati intimidatori, l’uccisione di Francesco Lorusso nel marzo
1977, l’agguato ad Antonio Mazzotti e
la morte di Graziella Fava, per conclu30 . GIORNALISTI / marzo 2013
dersi con lo scioglimento dell’organizzazione terroristica Prima linea, annunciato in un tribunale bolognese.
I fatti del 13 marzo 1979 si inseriscono
quindi in una vicenda più complessa,
quella del terrorismo di estrema sinistra
anche detto “movimentista”, attivo nella
seconda metà degli anni ’70 su un binario parallelo, ma altrettanto tragico, rispetto alla traiettoria delle Brigate rosse.
Dopo aver incendiato la sede dell’Associazione stampa in via San Giorgio
causando la morte per asfissia di Graziella Fava, dopo aver fatto esplodere
ordigni rudimentali contro le porte delle
abitazioni di Gianluigi Degli Esposti del
Resto del Carlino e di Eneide Onofri
dell’Avanti!, rimasti illesi, il fantomatico gruppo dei Gatti selvaggi fece ritrovare un volantino di rivendicazione in
cui si diceva: «Con gli attentati ai penni-
vendoli di Stato abbiamo voluto colpire
nelle loro tane gli esecutori delle falsificazioni di regime».
Una vendetta per gli articoli critici apparsi nei quotidiani sulla figura di Barbara Azzaroni, la terrorista di Prima linea uccisa in un bar di Torino il 28 febbraio 1979 durante uno scontro a fuoco
con la polizia.
Ma anche l’intenzione di punire i cronisti e il mondo dell’informazione in generale, colpevoli di contrastare con l’arma della parola la ricerca di consenso
dei terroristi. Il giornalista, il mezzo di
comunicazione che non si fa vettore del
messaggio eversivo o criminale e addirittura tenta di disinnescarne l’efficacia
diventa un nemico da minacciare e, se
irriducibile, da colpire. Una dinamica
che si è ripetuta più volte nella storia del
nostro paese.
vARIE
Un articolo di giornale
come prova d’esame
SIGLATO uN AccORDO TRA ORDINE E mIuR pER FORNIRE
STRumENTI E OppORTuNITà FORmATIvE
AGLI STuDENTI DELLE mEDIE SupERIORI
L’
Ordine nazionale e il Ministero
dell’Istruzione hanno firmato un
Protocollo d’intesa attraverso il
quale i giornalisti potranno sostenere in
modo più facile,oltre che “più istituzionalizzato”, il mondo della scuola e in
particolare gli studenti dell’ultimo anno
delle scuole medie superiori che vogliano scegliere l’articolo di giornale quale
tema d’esame.
In realtà l’accordo ha una portata ancora
più vasta, come recita lo stesso titolo:
“L’informazione come strumento di formazione per comprendere la complessità dei fenomeni sociali, economici,
scientifici e culturali”.
L’operazione è stata ideata, promossa e
sviluppata, fino alla positiva conclusione, dalla Commissione cultura dell’Ordine nazionale; è stato un lavoro impegnativo e importante (durato oltre un anno)
non solo per l’organismo rappresentativo
dei giornalisti ma anche per il mondo
della scuola e soprattutto i ragazzi.
Il Protocollo non rappresenta un obbligo
ma un’opportunità. A breve la palla passerà ai singoli Ordini regionali che potranno essere contattati, o a loro volta
contattare gli Uffici scolastici regionali
o gli ex Provveditorati agli studi provinciali ma anche le singole scuole.
A quel punto scenderanno in campo i
singoli giornalisti, a cominciare da quei
volontari che avranno offerto la propria
disponibilità (e con essa l’esperienza, le
capacità professionali, le doti didattiche)
a intervenire nelle scuole quali docenti
per spiegare ai ragazzi cos’è un articolo
di giornale e quali regole tecniche e deontologiche occorre seguire al momento
di redigere il “pezzo”.
Gli Ordini regionali sono dunque chiamati ad un nuovo impegno, importante e
utile, ma dovranno essere sostenuti, in
tutti i sensi, dall’Ordine nazionale. E lo
saranno.
Va da sé che per gli insegnanti e i ragazzi
questi incontri potranno avere una positiva
ricaduta anche per ciò che riguarda la conoscenza e la vicinanza del mondo dell’informazione: un mondo che non scoppia di
salute in termini di immagine. È insomma
un’occasione - come si diceva - da non
lasciare scappare, e per tanti motivi.
Tornando al Protocollo di intesa, per
raggiungere gli obiettivi prefissati il
Miur e l’Odg si sono impegnati a individuare, nel rispetto della propria autonomia e nell'ambito delle rispettive competenze, strumenti e opportunità formative
volte a: favorire lo sviluppo delle capacità di analisi, di interpretazione e di considerazione delle conseguenze legate a
fenomeni di ordine ambientale, economico e scientifico; fornire ulteriori chiavi di lettura delle diverse realtà attraverso le tecniche d’indagine, di verifica
delle fonti d’informazione, di comparazione delle informazioni medesime, secondo l’ottica dell’oggettività dei fatti,
seguendo forme espressive autonome e
pluraliste nella descrizione e valutazione
dei fatti stessi; studiare i sistemi di predisposizione e stesura di un articolo di
giornale seguendo la tecnica della scala
delle priorità, della selezione dei contenuti (la notizia) secondo criteri d’importanza in un determinato contesto socio
emotivo, culturale e scientifico; spiegare
il perché delle cose (le ragioni), con
l’ausilio di tutte le informazioni che necessitano al singolo per formarsi un’opinione autonoma e sviluppare il senso
della partecipazione civile e democratica
alla vita del Paese; affinare le modalità
di scrittura rapportandosi al modello
giornalistico che utilizza: titoli coerenti
con i contenuti, incisivi e accattivanti,
linearità espositiva, periodi brevi, uso
moderato degli avverbi e degli aggettivi,
accurata selezione del verbo come motore dell’azione, capacità descrittiva improntata alla conoscenza e alla curiosità,
ampio spazio all’intuizione, struttura dei
titoli, capacità di sintesi, semplicità del
linguaggio, uso della punteggiatura tale
da rendere più comprensibili i significati e armoniosa la sonorità del periodo.
Scuola e Ordine individueranno insieme
gli strumenti e le modalità per raggiungere gli obiettivi, con un occhio particolare all’innovazione.
Credo che questo grande progetto potrà
davvero avvicinare maggiormente i giovani all’informazione, offrendo così alle
nuove generazioni utili strumenti formativi, più che mai necessari in una società
che abbisogna, fra l’altro, di maggiore
responsabilità, conoscenza e consapevolezza del bene comune e dell’autentica
crescita personale.
Alberto Lazzarini
Presidente Commissione Cultura
Ordine nazionale giornalisti
marzo 2013 / GIORNALISTI . 31
vARIE
Giornalisti, oltre la crisi
non scordate la speranza!
cINquEcENTO OpERATORI DELLA cOmuNIcAzIONE hANNO pARTEcIpATO
ALLE INIzIATIvE pER LA FESTA DEL pATRONO
DEI GIORNALISTI SAN FRANcEScO DI SALES. L’AppELLO DEI vEScOvI
“N
el mondo della comunicazione l’eccezionale è la notizia. Un pontificato fatto soprattutto di parole e di letture teologiche è difficile da raccontare - lo afferma il
vaticanista del Tg1 Fabio Zavattaro, intervenuto a Piacenza
alla Festa del Patrono dei giornalisti -. È più facile comunicare
la Chiesa di Giovanni Paolo II, basata anche sui gesti, sull’ammiccare, sulla capacità di nascondere sotto il mantello rosso due
bambini nell’Aula Paolo VI. Aspetto assente in Benedetto XVI,
che comunica con le riflessioni sull’uomo e i suoi diritti. I capisaldi del suo Magistero sono i temi della libertà, della giustizia,
della pace, della difesa della vita, questioni difficili da proporre
e non sempre gradite”. Dopo Zavattaro, sono intervenuti fra gli
altri, il vescovo monsignor Gianni Ambrosio e la vicepresidente
dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna Carla Chiappini.
“Reti Sociali: porte di verità e di fede” è stato il tema della
giornata a Carpi, promossa dall’Ufficio Regionale della Comunicazione Sociale della Conferenza Episcopale dell’Emilia
Romagna, cui hanno partecipato oltre 250 fra giornalisti e co-
Ma come parli?
Chi parla male
pensa peggio
p
overi politici! La loro ignoranza è pari solo alle loro parolone per non farci capire
nulla! Ma non stiamo disprezzando,
come fanno loro: in questo caso,
ignoranza è intesa come ignorare,
per la precisione, il disagio psichico.
Durante questa campagna elettorale
(e non solo) i termini psicopatico,
schizofrenico, autistico, sono stati
abitualmente usati per squalificare
32 . GIORNALISTI / marzo 2013
municatori aderenti all’Ucsi, Unione Cattolica Stampa Italiana,
alla Fisc, Federazione settimanali cattolici e al Club Santa Chiara. L’iniziativa si è tenuta a Carpi per esprimere la vicinanza
della stampa con le popolazioni colpite dal terremoto ma anche
per ricordare l’imminente beatificazione del carpigiano Odoardo Focherini (vedi articolo a parte) su cui si è lungamente soffermato, anche con annotazioni inedite, il nipote, giornalista
pubblicista, Francesco Manicardi. Intervenuti, fra gli altri,
mons.Francesco Cavina, vescovo di Carpi, mons. Ernesto Vecchi, Francesco Zanotti, presidente nazionale Fisc, Antonio Farnè per l’Ucsi Emilia-Romagna e Giorgio Tonelli per L’Ordine
regionale.
“I giornalisti devono essere fedeli alla verità, rispettosi delle
persone, delle loro diverse età e condizioni e liberi dai poteri
forti”. L’auspicio è del vescovo di Faenza-Modigliana mons.
Claudio Stagni nella giornata del patrono dei giornalisti. Sono
inoltre intervenuti il vicedirettore del settimanale “Il Piccolo”
Giulio Donati e i consiglieri nazionali dell’Ordine Roberto
Zalambani e Elio Pezzi. Al termine dell’incontro, mons. Sta-
Bergonzoni
l’avversario politico. “Sapete come
si sente un portatore di disagio psichico di fronte al vostro linguaggio
violento e sprezzante, che utilizza la
malattia mentale come paragone?”
Questo passo è tratto dalla lettera
aperta che Marie Francoise Delatour, presidente dell’Associazione
Cercare Oltre, ha scritto ai politici,
con la firma di numerose Associazioni di utenti e familiari del disagio psichico. La lettera è stata al
centro di una conferenza stampa/incontro con i politici, che si è tenuta
presso l’Ordine dei Giornalisti di
Bologna organizzata da Psicoradio,
moderata da Angela Cristelli, e che
ha visto la partecipazione di Angelo
Fioritti, direttore del Dipartimento
di Salute Mentale di Bologna.
L’artista bolognese Alessandro Bergonzoni ai microfoni di Psicorafio,
ha definito il linguaggio usato dai
politici come “delinquenza delle parole” e auspica un’Etica della Grammatica. Psicoradio si occupa da anni,
oltre che del disagio psichico, del
pregiudizio e del linguaggio. Anche
noi redattori siamo pazienti psichiatrici ma, ora più che mai, siamo Impazienti e stanchi di essere un termine di paragone dispregiativo.
Quei pazzi psicopatici e schizofrenici
redattori di Psicoradio
gni ha consegnato a don Angelo Bosi, (83 anni) una pergamena di riconoscenza per il suo “lungo impegno nel campo delle
comunicazioni”. Don Bosi infatti, già agli inizi degli anni
Ottanta si prodigò per far nascere una radio comunitaria e da
allora collabora con vari programmi su emittenti locali.
“I social network fanno di tutti noi dei potenziali giornalisti”.
È attento alle novità mediatiche ma mette in guardia dai rischi
delle “ideologie che tolgono all’uomo la curiosità di andare a
vedere” il neo vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca
nell’incontro con i giornalisti per la Festa del Patrono. Insieme al revisore del Consiglio regionale dell’Ordine Mario
Guidetti è intervenuto anche il consigliere nazionale Roberto
Zalambani che ha anticipato alcuni dati della ricerca sul rapporto fra giornalisti italiani e tecnologie digitali, curata dal
gruppo di lavoro “Qualità dell’informazione, pubblicità e
nuovi media” del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
A Forlì il vescovo monsignor Lino Pizzi ha illustrato il messaggio di papa Benedetto XVI per la 47° giornata mondiale
delle comunicazioni sociali. L’incontro coi giornalisti, gli
operatori della comunicazione e della cultura è stato anche
l’occasione per approfondire i temi della categoria e della
professione. Oltre al vicario episcopale per le comunicazioni
sociali don Franco Appi è intervenuto il direttore del settimanale Il Momento, Luciano Sedioli.
Ha incoraggiato i giornalisti a cercare la verità e a dare sempre
un messaggio di speranza anche mons. Douglas Regattieri,
vescovo di Cesena nell’incontro, in Vescovado con la stampa
locale, moderato dal direttore del Corriere Cesenate Francesco
Zanotti. Il Vescovo ha chiesto anche un supplemento di impegno per mettere maggiormente in evidenza gli effetti della crisi
economica e le difficoltà delle famiglie.
Estratto della lettera aperta
inviata a politici e giornalisti
Forse non lo ricordate, ma i manicomi sono stati chiusi
in Italia a seguito della legge 180 del 1978, perché servivano a escludere più che a curare. Tuttavia, nel vostro
linguaggio quotidiano, specialmente in televisione fate
ancora e spesso riferimento, per squalificare un vostro
avversario, a frasi come “Ma qui, siamo proprio in manicomio”, “Questa proposta è schizofrenica”, “Bisogna
legarli tutti”, “Questo è proprio da rinchiudere” “Questa
politica è autistica”. Perché continuate a usare questi
termini? Dovete essere consapevoli che i malati mentali e le loro famiglie sono tanti (almeno 700.000 persone
sono in cura ogni anno presso i Centri di Salute Mentale in Italia) e guardano anche loro la TV e leggono i
giornali. Dovete sapere che sono persone ipersensibili,
intelligenti, con un carico enorme di sofferenza sulle
spalle. E sapete quali e quanti sforzi fanno le associazioni dei pazienti e dei familiari, gli operatori dei servizi di
salute mentale perché si sentano accolti e "integrati"
nella società? Sapete come si sente un portatore di un
disagio psichico di fronte al vostro linguaggio violento e
sprezzante, che utilizza la malattia mentale come paragone? Avete provato a mettervi nei panni del sofferente
psichico che guarda le vostre trasmissioni? Lo fate
tutti: politici di destra, politici di sinistra, politici di
centro, politici dell'anti-politica, conduttori televisivi,
giornalisti, comici. Credete veramente che “mandare
qualcuno in manicomio” sia un'espressione come un'altra, solo
un modo di dire? Con il
vostro modo di dire,
ferite ulteriormente
persone vulnerabili.
Cercate di dimostrare
civiltà e vera attenzione
a chi soffre. Non usate
terminologie del passato per difendere le vostre idee, perché le vostre idee, i cittadini, anche i vostri avversari
politici, gli ascoltatori
dei programmi televisivi
e i lettori dei giornali
meritano di più, meritano rispetto.
Cercate di dimostrare
di essere degni di rappresentare l’intera comunità che comprende
persone che soffrono e
le loro famiglie.
La redazione di Psicoradio
marzo 2013 / GIORNALISTI . 33
vARIE
il nostro Schindler
ODOARDO FOchERINI, GIORNALISTA cARpIGIANO,
SARà bEATIFIcATO IL 15 GIuGNO pER AvER FAvORITO
LA FuGA DI OLTRE uN cENTINAIO DI EbREI.
mORì IN uN cAmpO DI cONcENTRAmENTO
“A
nche i giornalisti possono aspirare agli altari. Lo dimostra Odoardo Focherini che il prossimo 15
giugno a Carpi sarà beatificato e ricordato per il suo impegno civile. Famiglia
di origine trentina, Odoardo Focherini
nasce il 6 giugno 1907. I suoi primi articoli compaiono nel 1924 sull’Aspirante
testata che collaborò a fondare insieme a
Zeno Saltini. Si trattava di un foglio di
comunicazione tra i giovani che da regionale divenne poi nazionale. Dal 1925
scrive anche sul mensile Cuor di giovani
pubblicato a Carpi. Scrive anche su
L’Operaio Cattolico, espressione dei
cattolici di Carpi che chiuderà le pubblicazioni nel 1930. Nel 1934 viene assunto dalla Società Assicurazione Cattolica
di Verona come agente presso l’agenzia
di Modena. Diviene poi ispettore e svolge il suo incarico a Modena,
Bologna,Verona fino a Pordenone.
La beffa della carta
Padre di sette figli, presidente diocesano
dell’Azione Cattolica, per anni è anche
corrispondente locale dell’Avvenire
d’Italia, quotidiano cattolico pubblicato
a Bologna. Scrive articoli sulla cronaca
di Carpi, sugli avvenimenti ecclesiali,
sulle visite di ospiti illustri ma anche su
argomenti di cultura, l’Opera o il teatro,
o sui piccoli fatti quotidiani come le
il giardino dei Giusti a Gerusalemme
34 . GIORNALISTI / marzo 2013
spese domestiche. Collabora anche con
L’Osservatore Romano. Focherini è animato da una fede entusiasta e generosa.
Con il direttore dell’Avvenire d’Italia
Raimondo Manzini instaura un rapporto
di fiducia e di stima. Il cardinal Nasalli
Rocca, arcivescovo di Bologna, lo nomina membro e segretario della Pia Unione
di San Francesco di Sales, patrono dei
giornalisti. Nel 1939 assume l’incarico
di amministratore delegato de L’Avvenire d’Italia. Nel 1942 inizia l’attività di
Focherini a favore degli ebrei. E’ lo stesso Raimondo Manzini che, fidandosi di
lui, gli affida l’incarico di aiutarli. Chiesto e ottenuto il consenso della moglie
Maria, Odoardo comincia a tessere la
tela di aiuti organizzativi che servono
per trovare carte di identità in bianco e
portare gli ebrei in salvo in Svizzera.
All’indomani dell’ 8 settembre del 1943,
si inventa “la beffa della carta”. Per non
avvallare con l’uscita del giornale l’occupazione tedesca, utilizza l’alibi della
mancanza dei rotoli di carta e del piombo per sfuggire alla parvenza di normalità, sollecitata dai tedeschi.
La via crucis di Focherini
Sono più di cento gli ebrei che riescono
a evitare la deportazione grazie all’impegno di Focherini. L’11 marzo 1944
viene bloccato all’ospedale di Carpi
odoardo Focherini
mentre cerca di organizzare la fuga di
Enrico Donati, l’ultimo ebreo che riesce
a salvare. Viene quindi arrestato dal reggente del fascio di Carpi che lo porta dal
questore di Modena e poi condotto nel
carcere di San Giovanni in Monte a Bologna il 13 marzo del 1944, dove rimane
fino al 5 luglio. È poi trasferito al campo
di concentramento di Fossoli e il 4 agosto a quello di Gries (Bolzano). Da Gries
viene deportato in Germania il 7 settembre, nel campo di Flossenburg e poi nel
sottocampo di Hersbruck. Una ferita
non curata a una gamba gli procura una
grave setticemia che lo porterà alla morte il 27 dicembre 1944. Del periodo nei
campi di concentramento restano una
serie di lettere fatte uscire fortunosamente. Il pensiero corre al giornale, ai
dipendenti da pagare e all’amata moglie:
“Se tu avessi visto, come ho visto io in
questo carcere, cosa fanno patire agli
ebrei, non rimpiangeresti se non di non
averne salvati in numero maggiore...”.
Alla sua memoria la comunità ebraica
ha conferito la medaglia d’oro e un ulivo
è piantato con il suo nome nel “viale dei
Giusti” di Gerusalemme. Sul monte del
Ricordo. Nel gennaio 1995 è cominciata
la causa di beatificazione. Per lo Schindler carpigiano, il caporedattore della
sezione Cultura di Avvenire Roberto Righetto scrive: “Là dove la politica fallisce, all’individuo rimane sempre uno
spazio personale per mettere un argine al
Male. Questa la speranza che ci donano
tanti giusti anonimi”.
Giorgio Tonelli
Forum nazionale dei pubblicisti
IL 6 ApRILE A ROmA SI TERRà uN INcONTRO pROmOSSO
DALLA vIcEpRESIDENzA E DAI GRuppI DI LAvORO DEL cONSIGLIO NAzIONALE
I
l profondo cambiamento in atto nel
lavoro giornalistico, per la crisi dei
media tradizionali, per la crescente
diffusione dei new media, e per l’esigenza dei cittadini di essere informati “in
tempo reale”, dunque con mezzi d’informazione sempre più veloci, ha modificato la professione di giornalista. Non
soltanto dei 30 mila professionisti italiani, ma soprattutto dei pubblicisti, che nel
75% dei casi (circa 60 mila degli 80
mila iscritti agli Ordini regionali) vivono
esclusivamente di questo mestiere, con
una pluralità e vivacità di esperienze,
che non hanno trovato finora una risposta adeguata sul piano della dignità contrattuale e del riconoscimento economico. Lo sfruttamento da parte di editori,
privati e pubblici, rende infatti sempre
più difficile e precario, il lavoro dei pubblicisti e a gran parte di loro non si applicano leggi e codici che dovrebbero
tutelarli (nonostante lo sforzo dell’Ordine che con la Carta di Firenze sui precari ha fatto la sua parte). Un ulteriore
strumento è stato messo a disposizione
proprio in questi giorni: si tratta della
Legge sull’equo compenso giornalistico
(in vigore dal 18 gennaio scorso), fortemente voluta dall’Ordine nazionale, attualmente in fase di attuazione. Tale
legge, coniugandosi con la citata Carta
di Firenze, crediamo possa moralizzare
l’infamia delle retribuzioni da miseria di
tanti colleghi, una “pseudoretribuzione”.
Per far rispettare quanto afferma la legge
sull’equo compenso, crediamo sia fondamentale l’azione di vigilanza deontologica affidata a un apposito Osservatorio paritario, costituito da quattro giornalisti nominati dall’Ordine nazionale e
altrettanti dalla Fnsi.
I giornalisti pubblicisti hanno invece
acquisito sul campo - e a proprie spese
- il riconoscimento professionale, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie e
all’autoformazione, come è emerso, ad
esempio, dall’indagine di AstraRicerche per conto del Cnog, che vede il
92% dei giornalisti pubblicisti utilizzare quotidianamente nel proprio lavoro
pc, tablet, cellulari e smartphone, strumenti che rispondono alle principali
esigenze informative di oggi di immediata “reperibilità” (per l’84% dei giornalisti), “facilità” (83%), “rapidità”
(83%), “continuo aggiornamento”
(77%),
“facilità d'archiviazione”
(72%), “brevità sintetica” (65%) e “comodità di fruizione” (65%). L’autorevolezza dei diversi media dipende non
soltanto dalle capacità di commentatori, direttori e “grandi firme”, ma anche
dal puntuale, spesso oscuro e a volte
anonimo lavoro di tantissimi colleghi
(fotoreporter compresi) delle 28 mila
testate specializzate e degli oltre 8 mila
enti pubblici. Per riflettere su questi
temi, proseguire il lavoro di sensibilizzazione sulla professione giornalistica
e conseguire il pieno riconoscimento
della dignità professionale dei pubblicisti (anche alla luce del processo di
riforma della legge della professione
avviato da Governo e Parlamento
uscenti e che proseguirà con le nuove
Camere), sabato 6 aprile 2013, a Roma, è in programma uno specifico Forum dei Pubblicisti, promosso dal vicepresidente del Cnog Enrico Paissan e
dai colleghi dei gruppi di lavoro coinvolti (Pubblicisti, Giornali specializzati, Iniziative editoriali e culturali).
Elio Pezzi
in aprile a Milano il convegno dell’Airf
L’
Associazione Italiana Reporters
Fotografi terrà il suo terzo convegno in aprile a Milano. Nell’occasione verranno anche valutate le proposte dei due precedenti incontri a cui
hanno partecipato il presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e i presidenti delle associazioni di categoria.
In occasione della presentazione del
convegno milanese Mario Rebeschini,
presidente dell’Airf e già consigliere
nazionale dell'Ordine, ha ringraziato il
Cnog per il contributo alla sua realizzazione e ha annunciato che si parlerà anche di precariato, della scarsa considerazione degli editori nei confronti del fotogiornalista e delle possibili opportunità
lavorative che il mestiere di fotografo
può ancora offrire.
“Un precariato - ha detto Rebeschini - che
sta calpestando e distruggendo il nostro
lavoro e la vita di molti di noi . Al convegno parleremo di redazioni che non vogliono più pagare le foto, che le rubano e
le tagliano senza porsi alcun problema.
Che pagano alla prima pubblicazione, ma
poi utilizzano cento volte la stessa immagine regalandola infine all’on-line senza
preoccuparsi neppure di citare il nome
dell’autore. Fanno
finta di non sapere Rebeschini
che la vera proprietà
intellettuale
dell’immagine è
sempre del fotoreporter”.
“Oggi sono pochissimi i fotore-
porter presenti nel Cnog, soltanto un
paio a fronte di un centinaio di giornalisti della carta stampata – ha aggiunto
Rebeschini – e questo rappresenta un
fattore di grande debolezza che la nostra
categoria non deve più sottovalutare e un
problema di rappresentatività a cui dobbiamo porre urgentemente rimedio”.
A Milano i fotoreporter non si piangeranno addosso, ma cercheranno di capire
se realmente c’è ancora bisogno di fotogiornalisti. Per questo il prossimo convegno sarà essenziale per un progetto comune che ipotizzi in termini di assoluta
realtà quale dovrà essere il fotogiornalismo di domani.
Pasquale Spinelli
Segretario Associazione italiana
Reporter Fotografi
marzo 2013 / GIORNALISTI . 35
vARIE
Una montagna di parole
per i primi sessant’anni
uN vOLumE DEL cAI pER IL cOmpLEANNO
DELLA RIvISTA DI ALpINISmO
I
l Cusna ha compiuto 60 anni nel 2011:
Il Cusna inteso non come montagna,
ma come periodico, nato nell'ottobre
del 1951 in occasione della prima edizione della Mostra interregionale di fotografia artistica a carattere alpinistico.
Era uscito come numero unico della sezione del Club Alpino di Reggio Emilia
(prossimo a compiere 140 anni), e poi è
diventato un periodico trimestrale, dal
2006 completamente a colori. Si apriva
con un editoriale su “L'escursionismo
collettivo e l'alpinismo individuale”, a
firma dell'allora direttore, l'avvocato
Mario Cavallini. Qua e là, accanto alle
notizie della vita del Cai provinciale,
all'illustrazione delle attività svolte, al
programma delle diverse manifestazioni
sportive e culturali, compaiono alcuni
preziosi aforismi che rispecchiano il carattere della pubblicazione. Eccone uno:
“Alpinismo vuol dire andare per monti
per uno speciale impulso dell'animo”.
Nell'occasione del genetliaco, il Cai ha
pubblicato un libro di 250 pagine dal
felice titolo Una montagna di parole, a
cura di Iglis Baldi, attuale direttore del
giornale e presidente della Sezione reggiana. Il volume raccoglie gli articoli più
significativi apparsi sul periodico nel
corso dei 12 lustri, articoli di autori vari,
che sono quegli stessi escursionisti, alpinisti o semplici amanti della montagna i
quali, spinti dalla forte passione, hanno
rivissuto le loro esperienze in veste di
giornalisti e di scrittori. È un'antologia
molto varia per argomenti e motivazioni,
che ben spiega come Il Cusna non vada
considerato un semplice notiziario di
sezione, bensì un periodico che, non limitandosi a svolgere una funzione informativa per i numerosi soci, ha dato spazio ad approfondimenti e a temi che
vanno ben oltre i confini regionali.
Il periodico è passato attraverso una decina di direttori, uno dei quali, Luciano
Serra, nel saluto di insediamento (gennaio 1968), da buon profeta, ha scritto:
“Sarà, la nostra, una rivista di alpinismo
anzitutto, poi di speleologia, di sci e
36 . GIORNALISTI / marzo 2013
sport invernali, di problemi della montagna, di difesa della natura. Benché sezionale ambirà quindi anche a una proiezione nazionale.” E infatti il giornale di
tutto questo si è occupato, ospitando
negli anni anche firme autorevoli di noti
giornalisti e scrittori, stimolando dibattiti e suscitando l’interesse di un pubblico
sempre più vasto. Non solo di Appennino dunque si tratta, ma della montagna
tutta, con interessanti e godibilissimi reportages di arrampicate in diverse parti
del mondo. Così nel volume pubblicato
oggi ricompaiono gli articoli relativi
all’alpinismo californiano nella Yosemite Walley, o sul Shisha Pangma in Tibet,
per non parlare del viaggio nel tempo e
nello spazio dell’Etiopia, o attraverso la
sterminata taiga siberiana. Accanto a
questi racconti esaltanti non mancano le
pagine toccanti che ricordano le tragedie
della montagna che hanno segnato pesantemente l’alpinismo reggiano, come
quella avvenuta nel 1957 a Pizzo Palù o
quella del Gran Zebrù nel 1997. Ma al
di sopra di tutto emerge l’entusiasmo
che anima le imprese dell’uomo che si
confronta con la natura, la rispetta e la
ama tanto da non riuscire a starne lontano. Dagli scritti traspaiono la gioia e
l’emozione davanti a spettacoli affascinanti e unici, la soddisfazione indicibile
dopo la conquista di una meta difficile,
il senso di calda amicizia e solidarietà
che cresce spontaneo tra compagni di
scalata, la serena quiete che invade l’animo immerso nel silenzio perfetto, ma
anche il sacrificio, talvolta la paura e il
dolore, che spesso si accompagnano a
queste imprese, frutto di lunga preparazione tecnica e di provata esperienza. E
sempre si intuisce l'invito a non sottovalutare i pericoli che la montagna può
nascondere, il monito a ricordare che
tante volte la forza di volontà, l'abnegazione e il coraggio non bastano per
vincere le sfide che la natura ci oppone.
Fabio Cocconcelli
i giornali fanno storia
Il 30 gennaio è stata festeggiata la riapertura della prestigiosa Biblioteca
della Camera di Commercio di Bologna dopo un lungo e delicato lavoro di
riorganizzazione, selezione dei volumi (23 mila ) e informatizzazione del
catalogo.
Ampia l’ emeroteca con 750 raccolte di quotidiani e periodici italiani e stranieri, prevalentemente inerenti materie giuridiche, economiche e statistiche.
La biblioteca mette a disposizione le raccolte,pressoché complete, della
Gazzetta di Bologna (dal 1848, quando divenne quotidiano) del Monitore di
Bologna (quotidiano più diffuso dal 1859 al 1875) e degli altri quotidiani più
diffusi a Bologna a fine ‘800 quali: La stella d’Italia, La
patria, L’ Unione e L’ Avvenire. Del Resto del Carlino
conserva le copie dal 1889, del Corriere della Sera dal
1908, de Il Sole dal 1878, de Il Sole 24 Ore dal
1939.
La biblioteca è disponibile al pubblico su appuntamento al fine di consentire la massima assistenza nelle ricerche. Per informazioni www.bo.camcom.it, tel. 051
6093405
[email protected], tel. 051
6093454.
RIcORDI
MARCo TAVASAni
Aerei e giornalismo
le sue grandi passioni
Giornalisti “di pianura”
in gara sulle nevi
I
ferraresi Dario Cavaliere e Gabriele
Villa in rappresentanza dei giornalisti
dell’Emilia-Romagna, hanno conquistato ad Alleghe un brillante secondo
posto nell’edizione 2012 dei Campionati Italiani Ussi di sci per squadre regionali, disputato sulle nevi del Civetta. La
manifestazione organizzata come sempre dell’Unione Stampa Sportiva Italiana del Veneto, ha visto la partecipazione
di colleghi provenienti da Lazio, Toscana, Alto Adige, Veneto, Friuli e, appunto,
Emilia che si sono affrontati nella prova
di slalom gigante che ha originato poi le
varie classifiche.
Pianura sugli scudi, dunque, con Dario
Cavaliere che ha vinto la gara individuale con il tempo di 59,66, precedendo il
triestino Daniele Benvenuti (1’02,99) e
il vicentino Mauro Della valle (1’03,11).
Buon settimo Gabriele Villa, preceduto
di pochi centesimi dall’altro friulano
Gruden.
Nella classifica per regioni successo del
Friuli Venezia Giulia (Benvenuti, Stefanini, Gruden) con 150 punti, segue
l’Emilia-Romagna (Cavaliere, Villa) con
130. Terzo il Veneto (Della Valle, Genesin) con 85.
dario Cavaliere e Gabriele Villa
«h
ai sempre la testa
tra le nuvole», gli
dicevamo. E lui
sorrideva un po’ compiaciuto, perché il cielo era il
suo mondo, e nei colori e
negli umori della volta
frugava spesso con la mano sul mouse e gli occhi
sul computer. Aerei, comandanti, cloche, steward,
hostess, piste d’atterraggio e di decollo, check in e
sale vip gli accendevano
ogni volta lo sguardo di
bagliori di felicità, e per
uno di quei fenomeni strani, ma neppure infrequenti, anche il suo aspetto
aveva come assimilato
qualcosa dell’ambiente
aeronautico e in tanti sostenevano che sì, con la
divisa da pilota sarebbe
stato davvero benissimo.
Ma l’altra sera, Marco, è
salito in cielo per l’ultima
volta e per sempre, quando un improvviso malore
gli ha spento la vita sul
pianerottolo della sua ca- Marco Tavasani
sa, in piazza Carducci. Era
nato a Belluno nel luglio
del ’42, ma nel ’50 si era trasferito dal Sessanta, feluche e festa delle matricole,
Piave al piatto scorrere del Reno, a Bo- centro sconvolto, musica e brindisi quasi
logna, dove il padre guidava il birrificio sempre scatenatissimo e in prima fila, e
Pedavena. Qui Marco aveva proseguito ogni tanto ancora adesso tornava con la
gli studi fino alla laurea in Scienze poli- mente a quei giorni perché i ricordi e la
tiche, con Prodi e Andreatta, matricola nostalgia gli occupavano un angolino
numero 3 o 4, dopo un anno a Econo- dell’animo.
mia.
Il suo ultimo giorno di vita sta in un
Gli aerei gli prendevano il tempo e i brindisi e in un rientro. L’altra sera, ha
pensieri, come pure il giornalismo, me- lasciato il giornale per il consueto apglio se con argomenti non troppo lontani puntamento per l’aperitivo con il senadalle piste di decollo. Al Carlino era ar- tore Gian Carlo Sangalli. Cin cin e
rivato ancora giovanissimo e qui era ri- quattro chiacchiere, saluti e a presto. Il
masto sempre, in particolare, nell’ufficio malore lo ha fermato sul pianerottolo
Cronaca di Bologna. L’andare degli anni, di casa, con le chiavi in mano. Lascia
però, non aveva inciso granché sul suo la moglie Alessandra Banzi e la figlia
carattere di eterno goliardo, indistruttibi- Elisabetta.
Gianni Leoni
le residuo degli indimenticabili anni
marzo 2013 / GIORNALISTI . 37
RIcORDI
ALdo FERRARi
Ha saputo
vivere
e lasciare
I
giornalisti scompaiono quasi sempre
prima di morire. Cessano di esistere
quando smettono di scrivere. O di
guidare la barra in un giornale. Si salvano pochi famosi, anzi famosissimi: e
pure loro se continuano a lavorare. Poi,
nemmeno tanto piano, la luce si spegne.
I fortunati finiscono in qualche enciclopedia, senza gran spazio.
Scompaiono per la gente comune che li
leggeva, si affievoliscono per chi lavorava con loro, non sono mai esistiti per i
ragazzi che tentano con sempre più fatica
la professione. C’è un solo modo per i
giornalisti di vivere anche dopo la loro
fine: essere tramandati per quello che
hanno insegnato, per ciò che hanno seminato. Il loro nome sarà dimenticato,
quello che hanno fatto no. Passa da generazione a generazione. Come il polline,
la sementa, la scienza grande e minuta.
Aldo Ferrari persino fisicamente è (è,
non era) l’involontario maestro che merita di essere ricordato anche con il suo
nome, almeno per le generazioni che
l’hanno conosciuto. Se sono brave lasceranno anche loro qualche spiffero di ricordo a chi le seguirà. Morto qualche
giorno dopo quel 25 gennaio in cui non
aveva compiuto gli 89 anni ma «cominciato i 90», Ferrari ha insegnato mestiere
e soprattutto vita. Ad essere forse bravi,
sicuramente allegri e perbene. Lo ha
fatto senza lezioni, solo muovendosi,
scrivendo, parlando, stando in compagnia, dimostrando come si è vitali, vitalissimi ad ogni età. Proprio lui che era un
Peter Pan saggio nel corpo di un Babbo
Natale adolescente, rideva sulla bellezza
del suo amico Luca Goldoni e si consolava con l’ironia di Gianni Leoni, che i
capelli li perse da ragazzo e l’altezza
pure, con l’aristocrazia di Vanni Ballestrazzi, statua di una Ravenna sempre
imperiale.
Maestri anche loro, diversissimi e uguali. Aldo Ferrari ha insegnato come si lavora e come si rispetta non solo la noti-
38 . GIORNALISTI / marzo 2013
Aldo Ferrari
zia ma chi la notizia la crea, la subisce.
Etica, involontaria, quotidiana. Come si
sta con gli altri, come si raccontano gli
altri.
Al Resto del Carlino con lui come capocronista sono venuti su Giovanni Serafini e Alfredo Venturi, Giorgio Battistini e
Marco Guidi, Franco Mimmi e Claudio
Santini. Ha insegnato a loro che poi hanno girato il mondo, come ai ragazzi dello
sport quando lo guidò; ha insegnato anche ad altri, giovanotti spocchiosi di altri
giornali che lo vedevano ogni sera da
Vito, la trattoria, e lo guardavano per
imparare, come si faceva con Dalla e
Guccini. Mescolanze, quando il melting
pot non esisteva e si sognava che domani
fosse meglio di oggi.
Già, i giornalisti si dimenticano. Vale per
Ciro Soglia e Angelo Scagliarini
dell’Unità e per altri ancora, tutti amici
di Aldone. Tutti hanno lasciato qualcosa,
sta a chi resta cercare di continuarlo
senza presunzioni sul proprio nome, destinato all’oblio. Aldo è il monumento
bello, quasi equestre, a questo modo di
vivere. «Se è vero è uno scandalo, se non
è vero è uno scandalo» è l’inizio di un
suo pezzo che in molti abbiano copiato.
E «Questa è la classica storia dove la
gente non ci capisce niente. Gli inquirenti pure». «Fui assunto da Spadolini,
liquidato dal Bingo», così salutò la compagnia quando, 29 anni fa, fu mandato in
pensione da una delle prime pulizie etniche che non hanno mai risollevato le
sorti (economiche) di nessun giornale.
Ha fatto il presidente dell’Aser, è diventato un esperto nel computer, non ha mai
rimpianto né dimenticato.
Scriveva da dio, pensava da maestro:
guai a ficcarsi in una discussione con lui
se la banana è un albero o una pianta con
fiore o quando davvero comincia un
anno. Aveva conosciuto Lucia quando
tutti e due facevano alla grande atletica,
era un fotografo incredibile, ha regalato
la sua collezione alla Cineteca. Leggeva
le immagini e le costruiva: straordinarie
quelle dell’unico detenuto di San Marino, un suo onesto amico.
Soprattutto cercava continuamente i perché. Di tutto. Se esiste una cosa importante per un giornalista, è questa capacità. Cucinava come un matto di genio,
amava le macchine, era rigido e compassionevole. Ha saputo vivere e lasciare.
Marco Marozzi
RoBERTo RoVERSi
Bravi ce ne sono tanti, unici pochissimi
«Nessun foglio scritto è da buttare perché può avere un retro bianco da riempire con
qualcosa. Sono immerso nella carta stampata da quando sono nato. Amo i giornali:
mi piace leggerli, dissentire, arrabbiarmi. È solo che i giornali italiani sono per lo
più scritti male. Il giornalista che scrive bene invece mi commuove, mi fa andare in
brodo di giuggiole. Lo vado a cercare, lo inseguo».(Roberto Roversi)
c
i vorrebbe un poeta, per esprimere in poche righe l’enormità
culturale e artistica che ha creato Roberto Roversi. Un poeta, per
raccontare un poeta come Roversi:
quasi coetaneo di Pier Paolo Pasolini,
con cui nel 1955 fondò a Bologna la
rivista letteraria autoprodotta Officina
(la redazione era in via Rizzoli 4). Dopo essere stato partigiano, si laureò in
filosofia e pubblicò quattro raccolte di
poesie (la prima, in piena Seconda
Guerra Mondiale nel 1942, pubblicata
dal libraio antiquario bolognese Landi). Del 1959 è il primo romanzo, Caccia all’uomo, edito da Mondadori, a
cui ne seguiranno altri con Rizzoli,
Editori Riuniti. Scrittore instancabile,
ha collaborato a tante riviste nella sua
lunghissima carriera, tra le quali: Corriere Padano, Rendiconti (da lui fondato), Quaderni Piacentini, l’Espresso,
L’Informatore Europeo (con una rubrica di poesia in cui lancia giovani nuovi
poeti). Iscritto nell’elenco speciale
dell’albo dei giornalisti, ha realizzato
importanti collaborazioni anche coi
quotidiani l’Unità, il Manifesto, Lotta
Continua, del quale assumerà una direzione “morale” negli anni’70. Ha scritto pagine fondamentali per il teatro e lo
spettacolo italiano, soprattutto dopo la
decisione, intorno alla metà degli anni’60, di non pubblicare più con grandi
editori ma solo con piccolissimi, o con
autoproduzioni, perché l’arte sfuggisse
al consumismo industriale. Questo non
gli ha impedito di collaborare con gio-
vani attori, e di lavorare come paroliere
per il cantautore Lucio Dalla, nella
prima metà degli anni’70, per poi tornare a con lui in teatro con lo spettacolo Enzo Re alla fine degli anni ‘90.
Sono seguite altre incursioni nella musica leggera, come paroliere per gli
Stadio e Paola Turci. Per quasi tutta la
vita è stato libraio alla Palmaverde, che
ha gestito per più di mezzo secolo con
la moglie, in varie sedi di Bologna. In
questo posto si sono formati editori
come il nipote Antonio Bagnoli di Pendragon, comici come Alessandro Bergonzoni e scrittori come Stefano Benni, che a Roversi dedicò due poesie in
Prima o poi l’amore arriva del 1981.
«Anche nell’attualità, aveva lo sguardo
alto del poeta, vedeva lontano, non
soltanto il fatto di quel giorno», ricorda
Benni. «Mi ha influenzato in tante cose, anche nella semplice arte del vivere. È unico. Di bravi ce ne sono tanti,
ma di unici pochissimi».
Daniel Agami
Roberto Roversi
marzo 2013 / GIORNALISTI . 39
IN LIbRERIA
Colpi bassi
(sul ring e nella vita)
Racconti
tutela dei consumatori, propone un’interessante analisi del
fenomeno globalizzazione. Il
saggio esamina il contesto internazionale, europeo e nazionale, per evidenziare il significato della globalizzazione, denunciandone i rischi e facendo
proposte per contenere gli
aspetti negativi. L’autore evidenzia infatti come la globalizzazione potrebbe rappresentare per la nostra società un
grande valore aggiunto, sia in
termini di crescita delle imprese che per la diffusione dell’in-
di Gianluigi Schiavon
Giraldi Editore
Sedici storie dentro e fuori dal
ring per raccontare la passione per uno sport che, a differenza della vita, vieta i colpi
bassi e pretende solo combattimenti regolari. Con il suo
libro lo scrittore e giornalista
Gianluigi Schiavon, caporedattore del Quotidiano Nazionale e ormai al suo quarto
romanzo, ci conduce ai suoi
personaggi attraverso le loro
battaglie e i loro sogni, inseguiti al di là di ogni sopportazione. Un viaggio da Londra
a New York, da Rimini a Marsiglia, fino in Sudamerica, tra
lezioni e strategie per la boxe
e per la vita, incontrando poeti e assassini, musicisti e vecchi pugili, nello stile diretto e
incalzante del cronista, in un
intreccio in cui niente è come
sembra, e tutto può cambiare
imprevedibilmente. (fp)
Globalizzazione
di Giuseppe Rocco
Webster press 2013
Giuseppe Rocco, pubblicista
ed esperto di economia e già
autore di numerosi libri di
commercio internazionale e
40 . GIORNALISTI / marzo 2013
formazione e la comunicazione, ma mette in luce i forti limiti generati da una gestione
sbagliata, responsabile dell’incremento della forbice fra ricchi e poveri, invitando a contrastare le degenerazioni nocive di questo fenomeno e accoglierne e valorizzarne invece
gli aspetti positivi. (fp)
Riflessioni
sul pugilato
di Giorgio Vespignani
e Moreno Barbi
Booksprintedizioni
Dall’uomo che usa i pugni per
sopravvivere, alla mitologia e
ai giochi panellenici, attraversando diverse culture: egizia,
etrusca, cinese e romana. Un
lungo cammino per arrivare
allo sport del pugilato. All’inizio del secolo scorso la boxe
salvato l’Italia. Un intreccio
complesso, nel quale si incontrano particolare e universale,
che partendo da Bologna attraversa il mondo. Il rivoluzionario è un romanzo politico ma
trova le giuste condizioni per
svilupparsi e dar vita al professionismo negli Stati Uniti, dove figli di migranti arrivati
dall’Italia del sud e neri in
cerca di riscatto diventano protagonisti assoluti dell’età d’oro
del pugilato, dagli anni Venti e
fino ai Novanta. Ma la boxe
era insegnata anche nei riformatori e dava a ragazzi dal
passato difficile la possibilità
di una rivincita sociale. Rocky
Marciano era figlio di migranti italiani e dopo il baseball e il
servizio militare arrivò al pugilato, Jack Jhonson era un
nero figlio di schiavi e per
questo vittima di pregiudizi
razziali. Il grande Muhammad
Alì grazie a questo sport riuscì
a portare alla ribalta il tema del
razzismo nei confronti dei neri
negli Stati Uniti. (ag)
Il rivoluzionario
di Valerio Varesi
Frassinelli Editore
Un intreccio di Storia, politica
e cronaca per il nuovo romanzo dello scrittore e giornalista
parmigiano Valerio Varesi.
L’autore racconta la storia di
Oscar Montuschi e della sua
generazione: trentacinque anni
di storia italiana, dalla Resistenza agli anni ‘80, attraverso
sogni infranti, grandi ideali e
ideologie. Un libro tutto bolognese che segue i passi di un
comunista controcorrente, dalla fine della seconda guerra
mondiale fino al 1980, l’anno
della Strage alla stazione di
Bologna, in un libro ricco di
umanità e passioni, quelle passioni che con coraggio hanno
anche una storia d’amore, con
un sottofondo mai celato di
amarezza e malinconia. Insomma, una narrazione avvincente che racconta il passato
per cercare di capire il presente. (fp)
Bologna canta,
le voci i musicisti
le sale da ballo
di Adriano Bacchi Lazzari
e Giuliano Musi
Minerva Edizioni
Non solo Nilla Pizzi e Giorgio
Consolini hanno calcato i palcoscenici fra gli anni Trenta e
Sessanta ma sono ben 144 i
cantanti bolognesi censiti da
Adriano Bacchi Lazzari e da
Giuliano Musi nel volume Bologna Canta, le voci, i musicisti, le sale da ballo (pp 239,
con allegato CD). Il libro, frutto di anni di collezionismo di
Adriano Bacchi Lazzari e della passione per il racconto di
Giuliano Musi (già StadioCorriere dello Sport e autore
dei romanzi gialli I Glossatori
e Il Contabile) ricostruisce, in
particolare, il mondo musica-
le del secondo dopoguerra e
del boom italiano, quando le
sale da ballo erano lo snodo
centrale dello svago festivo e il
trampolino di lancio per nuovi
talenti. E nessuna parte d’Italia
come Bologna ha vissuto tanto
intensamente questo fecondo
periodo musicale. “A Bologna
- spiega Giuliano Musi- c’erano molte sale da ballo, ma
c’erano anche grandi orchestre
e bravi cantanti. Merito anche
del Conservatorio Martini che
in quegli anni aveva fatto nascere molti soprani e tenori.
Alcuni di questi cantanti che
non riuscivano a sfondare nella lirica si spostarono sulla
musica leggera ed ebbero successo perché a questi cantanti
del Conservatorio non mancavano di certo le capacità”. Ma
la più omaggiata dal volume è
sicuramente Nilla Pizzi, regina
indiscussa della canzone italiana. In 60 anni di carriera ha
ottenuto tutti i più importanti
premi e riconoscimenti. Inciso
circa 800 canzoni, venduto milioni di dischi. “Ha sempre saputo gestire in maniera intelligente il proprio personaggiocontinua Musi- e per anni è
stata l’ambasciatrice della canzone italiana nel mondo”. Ma
se Nilla Pizza era l’ambasciatrice, il ruolo di ambasciatore
era tutto per il bolognese Giorgio Consolini.” Ha fatto il garzone e il muratore prima del
cantante e questo lo ha aiutato
a non montarsi mai la testa ed
a rimanere il bel rappresentante della bonomia bolognese”
aggiunge Musi. Tra le curiosità del libro c’è Ariodante Dalla, che è anche lo zio di Lucio
Dalla, poiché fratello del pa-
dre. Era noto ai suoi tempi
come il “lord Brummel della
canzone italiana” per la raffinatissima eleganza nel vestire
che lo contraddistingueva in
ogni occasione. È morto a Torino nel 1966 a soli 47 anni,
dopo aver inciso alcuni brani
di un certo successo come “Ti
vorrei baciare”, “ Sei venuta
per me”,” Ritorneremo a Capri”. (gt)
Grand Hôtel Majestic
“già Baglioni”
Bologna
Cent’anni
di eccellenze
di Giancarlo Roversi
Edizioni Allemandi & C. Torino
Il Grand Hotel Majestic “già
Baglioni” ha compiuto
cent’anni e per celebrare questa ricorrenza è stato dato alle
stampe un volume che ne racconta la storia. Fra gli autori,
Paola Foschi, riferendosi al
luogo dove sorge il Grand
Hotel Majestic, ne espone le
vicissitudini storiche dall’epoca romana sino al diciottesimo
secolo. Mentre Mario Fanti
descrive le peripezie che videro protagonista il Cardinale
Prospero Lambertini nel fare
erigere, di fronte alla Cattedrale, il seminario, oggi sede
dell’albergo. Rosaria Greco
Grassilli riporta invece alla
luce gli avvenimenti che hanno contribuito a scrivere la
storia di questo albergo, dal
1912 al 1978, anno che segnò
l’inizio di una sosta che si è
protratta fino al 1985, quando
iniziarono i lavori di ristrutturazione. Dall’archivio storico
della Soprintendenza, Daniela
Sinigalliesi ha attinto i documenti per tramandarci la storia
del palazzo che ospita l’albergo. Beatrice Buscaroli ha vergato due capitoli: il primo
Marinetti e i Futuristi al Baglioni, il secondo sull’arte dei
Carracci, i celebri pittori bolo-
gnesi che affrescarono alcune
stanze di Palazzo Fava, ora
annesse al Baglioni. Fra gli
autori anche Guido Lenzi,
Carlo Monzani e Stefano Quarenghi. Il volume termina con
una carrellata di personaggi
illustri che hanno soggiornato
nel prestigioso hotel. Progettazione e coordinamento editoriale di Gabriella Baldini. (ls)
La società solidale.
Generazioni,
sindacato
e protagonismo
degli anziani
di Fausto Anderlini, Bruno
Pizzica, Florinda Rinaldini,
Marco Trentini
Editrice Socialmente
Il ruolo sociale e l’identità degli anziani si stanno trasformando. È quanto emerge chiaramente dai report delle due
interessanti ricerche proposte
dallo Spi Cgil e curate dall’Ires
Emilia-Romagna. La prima
indagine si occupa della solidarietà fra generazioni, e mostra come il contributo informale, non retribuito e di cura
apportato dagli anziani e dai
giovani favorisca il benessere
sociale generale e sia decisivo
nella tenuta del welfare locale.
La seconda, a cura del sociologo bolognese Fausto Anderlini, presenta un profilo degli
iscritti allo Spi dell’EmiliaRomagna, militanti attivi e di-
namici, in cui non mancano,
però, situazioni di povertà e di
disagio. Il libro si conclude
con il saggio del segretario
dello Spi regionale Bruno Pizzica, che tratta delle potenzialità del Sindacato dei Pensionati come soggetto che rappresenta gli anziani, i “vecchi sì,
ma forti” - come scrive il segretario regionale Pizzica che hanno ben saldi i valori
della solidarietà, della partecipazione e della coesione sociale e che sono ancora capaci
di produrre lavoro prezioso
per la società. La prefazione è
del segretario generale dello
Spi Maurizio Fabbri. (fp)
Il paradosso
del perdono
di Giovanni Mascarucci
Cittadella Editrice
Se è vero, come scrive Pier
Paolo Pasolini in una poesia
citata in questo libro, che
«Chi non si è perso non possiede», ci siamo persi tutti. Si
è probabilmente perso l’autore del libro, frate francescano
a Bologna, già marinaio a
Fano, organizzatore teatrale
nel modenese, autore televisivo e sacerdote, e vicino a chi
si è perso più di lui: i carcerati che ogni mese va a trovare.
Ma poi almeno lui si sarà ritrovato, in qualche speranza,
nella salvezza che ha chi è un
peccatore, rispetto ad un colmarzo 2013 / GIORNALISTI . 41
IN LIbRERIA
Motta ripercorrono le vicende
del nostro paese rileggendole
attraverso le esperienze di
quelle minoranze virtuose e
poco note che in Italia hanno
combattuto per il miglioramento delle condizioni di vita
e che sono state sconfitte , co-
pevole: il peccatore è salvo, il
colpevole, è un imputato qualunque. E si sono persi i protagonisti dei film di Lars Von
Trier, Bergman, e dei brani
letterari di Sartre, Pirandello,
Montale, Cêchov, Wallace,
Conrad, Victor Hugo e Dostoevskij, qui ripresi ed analizzati. Inquieta e conforta, come
l’abbraccio nell’ombra della
copertina ripresa da Rembrandt. Il libro è forse un
modo per ritrovarsi: i suoi
lettori, il suo autore, I riti e il
senso di una religione, e di
una confessione (sia nel senso
di pratica del credo, che in
quello penitenziale), le colpe
e i meriti, i genitori, i figli, i
frati, gli innocenti e i dannati,
gli amanti, tutti insieme, come d’altronde suggerisce
l’etimologia della parola
“Chiesa”. (da)
Elogio
delle minoranze.
Le occasioni
mancate dell’Italia
di Massimiliano Panari
e Franco Motta
i Grilli, Marsilio Editori
Un viaggio nei secoli alla scoperta e riscoperta di quelle
minoranze finora sottratte al
patrimonio condiviso dell’identità italiana. Il giornalista e
professore universitario Massimiliano Panari e il ricercatore di storia moderna Franco
42 . GIORNALISTI / marzo 2013
stretti ad assistere alla dissoluzione dei loro progetti, e poi
oggetto di dimenticanza. Dagli
eretici italiani del Cinquecento
ai social-riformisti dell'Italia
primo-novecentesca, dai galileisti del Seicento agli igienisti
dell'Ottocento: numerosi personaggi, accomunati da un atteggiamento mentale critico,
che avrebbero potuto forse costruire un’Italia più vicina ai
modelli sociali e culturali vincenti in buona parte dell’Occidente sviluppato. (fp)
Italiani d’Ungheria.
La Nobile famiglia
de Pisztory
tra Modena
e Castelvetro
di Gian Carlo Montanari
Edizioni il Fiorino
Il volume propone un’approfondita ricerca storica che offre
una nuova chiave di lettura sul
passato di Castelvetro nel periodo intorno al Risorgimento.
L’autore riporta le vicende di
una famiglia, la stirpe de Pisztory, originaria dell’Ungheria, che dopo numerosi spostamenti e viaggi in Europa, si
trasferì stabilmente a Modena,
dove ottenne la cittadinanza e
incarichi di prestigio nell’Ancien Régime. Una storia nella
Storia, da cui Gian Carlo Montanari prende spunto per tracciare il contesto e i cambiamenti del XIX secolo e gli avvenimenti di Castelvetro e della
provincia di Modena. (fp)
Bologna 1900-2000.
Cronache
di un secolo
da Carducci a Guazzaloca,
passando per Zanardi e Arpinati, Kenzo Tange e Renzo
Imbeni. Cento anni di avvenimenti, fatti, spunti di cronaca,
di politica e di eventi sociali,
economici, culturali e sportivi
raccolti in una straordinaria
enciclopedia di testimonianze
dirette, interviste, immagini
dell’epoca, che documentano
gli attimi e le svolte che hanno trasformato e costruito
Bologna. La raccolta ripercorre e ricostruisce la storia
della città attraverso un ventaglio di piccoli e grandi episodi e personaggi, con un taglio
aderente ai fatti e la proposta
di sistematizzazione di un
percorso storico e filosofico.
Al progetto hanno collaborato
l’Anpi, l’Archivio fotografico
Cineteca, la Biblioteca Comunale Sala Borsa, La Repubblica, la Fondazione Carisbo e il Gruppo Fotografico
Centro Ricreativo Santa Viola
del Quartiere Reno. (fp)
di Antonio Ferri
Bononia University Press
Cinquecento pagine per un
secolo di vita bolognese, raccontato dal giornalista Antonio Ferri insieme a un grande
pool di storici, giornalisti e
fotografi. Dal 1900 al 2000,
Storia della libertà
di stampa in Italia
di Rinaldo Boggiani
Agenzia il Segnalibro Edizioni
Se la storia dell'uomo è storia
di idee, cosa succede quando
il potere le controlla? Qual è
l’essenza della democrazia?
Dallo Statuto albertino alla
Costituzione italiana, questo
saggio storico-giuridico com-
parato analizza l’ordinamento
giuridico della stampa in Italia, con i criteri scientifici di
una rigorosa ricerca storica. A
firmare la nuova edizione integrata è l’allievo dello storico del diritto italiano Italo
Mereu, Rinaldo Boggiani,
che ha condiviso col Maestro
la cattedra di Istituzioni di
diritto pubblico al Libero Istituto Universitario Carlo Cattaneo di Castellanza (Va), ed
è collaboratore della prestigiosa rivista di diritto e applicazione forense La difesa penale, periodico ufficiale
dell’Unione delle Camere penali italiane e del Centro studi
Aldo Marongiu. Nel 2012, il
libro è stato insignito del premio speciale della giuria
nell’ambito del Premio Internazionale «Villa Selmi». (fp)
diritto di accesso alle informazioni. Viene poi affrontato
il tema della protezione delle
fonti, presupposto questo di
un’informazione libera. Ma
vengono anche analizzati i
doveri e le responsabilità che
i giornalisti hanno in ambito
internazionale. Il volume si
conclude con l’esame delle
misure sanzionatorie applicate ai giornalisti in Europa e
nel mondo. (ag)
Fatalisti
allo sbaraglio
Come orientarsi
con la propria
e l’altrui sorte
di Francesco Baccillieri
Edizioni Le Comete FrancoAngeli
La libertà
di stampa nel diritto
internazionale
ed europeo
di Marina Castellaneta
Cacucci Editore
Il libro analizza il diritto alla
libertà di informazione in ambito internazionale ed europeo. Nel primo capitolo si
prende in esame, fra l’altro, la
posizione “privilegiata” dei
giornalisti, il pluralismo come presupposto fondamentale per la libertà di stampa e il
Una riflessione a 360 gradi su
un tema che ci riguarda tutti: il
destino. Un argomento che,
ben lungi dall’essere discettato
solo da filosofi e dotti, è in
realtà sulla bocca di tutti noi.
Frasi come “se arriva il momento non c’è nulla da fare”,
“era destino che finisse così”,
le sentiamo tutti i giorni. Il libro è una sorta di manuale
con molti esempi tratti dalle
cronache e dall’esperienza
quotidiana, che vuole mettere
in luce alcuni falsi miti e luoghi comuni sul tema del destino. E affronta l’argomento con
un linguaggio agile e scorrevole. Arricchiscono il volume
le testimonianze di Padre Giovanni Cavalcoli, del professor
Carlo Monaco, dell’attore Stefano Bicocchi e del cantautore
Francesco Guccini. (ag)
Stragi e Mandanti
A cura di Roberto Scardova
e Paolo Bolognesi
Aliberti editore
Quel che non riesce a fare la
giustizia, talvolta cerca di farlo il tempo, e con esso, un libro: il risultato di questo libro,
realizzato con il contributo
(documentario, e testuale)
dell’Associazione Familiari
delle Vittime della Strage di
Bologna è una supplenza della giustizia. Il tentativo, giornalisticamente coraggioso, è
di vedere la strage alla stazione da lontano: l’acme, di un
unico progetto eversivo ideato
durante la II Guerra Mondiale, quando ancora l’Italia era
una monarchia e la Repubblica di Salò era scissa, e che si è
articolato attraverso le stragi
italiane da Portella della Ginestra (1947) alla II Strage di
San Benedetto Val di Sambro
(1984), passando per Milano
(Piazza Fontana), la I strage di
San Benedetto Val di Sambro
sul treno Italicus i numerosi
attentati, i falsi suicidi letti
come veri omicidi, di Feltrinelli, Calvi, dei fratelli Bisaglia. A ideare tutto questo, sarebbero stati uomini dell’Intelligence americana, attraverso un piano internazionale
(Stay Behind) finalizzato a
debellare il comunismo, assieme a uomini dei servizi segreti inglesi, governatori texani,
dirigenti fascisti, sacerdoti: in
questo senso la Strage di Bologna rientrerebbe in un’ unica
strategia internazionale che in
Italia si è manifestata col terrorismo, mentre in Grecia e in
Argentina coi colpi di stato
(tentati, invano, anche qui).
Alta manovalanza di tutto
!
questo, le Logge Massoniche
(la P2, la Camea), e lo Stato
italiano attraverso due strutture paramilitari, attive per reprimere una sempre imminente e mai avvenuta rivolta comunista: il piano Gladio, e
l’Anello, o Noto Servizio, nata addirittura durante la fase
repubblichina del Fascismo (a
capo della quale sarebbe stato
Giulio Andreotti). Bassa manovalanza: la mafia, che
avrebbe agito in cambio di
una promessa scissione della
Sicilia dall’Italia (tentata più
volte a fine anni’40 e anni
’70) e un cospicuo insieme di
gruppi e organizzazioni neofasciste e neonaziste. Bassissima manovalanza: una serie
impressionante di banditi e
faccendieri. Tra i finanziatori,
figurerebbero tra gli altri (in
modi diversi) il Vaticano e
Gheddafi. Ma il progetto eversivo avrebbe avuto inquietanti
intersezioni anche con il sequestro di Moro e la strage di
Ustica (depistata da chi, erroneamente, la riteneva parte
della strategia). Questa la tesi
del libro, argomentata attraverso testimonianze, articoli
di giornali stranieri, libri, e
soprattutto, atti processuali
dei singoli procedimenti giudiziari, comparati e analizzati
in un modo che la giustizia,
per gran parte dei fatti già
passati in giudicato o prescritti, non potrà più. (da)
marzo 2013 / GIORNALISTI . 43
44 . GIORNALISTI / marzo 2013
ISCRIZIONI
E CANCELLAZIONI
■ Riunione dell'11 settembre 2012
ISCRIzIONI
REGISTRO DEI PRATICANTI
Legni Andrea [Cesena (FC) 09/08/1982]: trasferito da Milano;
Sabattini Michele [Bologna 06/05/1982]: Il Resto del Carlino,
05/11/2010.
ALBO DEI PROFESSIONISTI
Dall’Olio Caterina [Bologna 15/08/1987]: 15/06/2012; Pedrielli
Alessia [Carpi (MO) - 22/10/1973]:
16/03/2012.
CANCELLAzIONI
PRATICANTI
Dall’Olio Caterina, Pedrielli Alessia.
PROFESSIONISTI
De Simone Caterina.
PUBBLICISTI
Brega Giusi, Pedrielli Alessia, Pietrobelli Andrea.
ELENCO SPECIALE
Orlando Francesco, Salzillo Antonio, Tagliavini River.
■ Riunione del 18 settembre 2012
ISCRIzIONI
REGISTRO DEI PRATICANTI
Ansaloni Andrea [Parma 03/07/1967]:
freelance,
18/04/2010; Cocchi Vanina [Reggio Emilia - 04/04/1973]: freelance, 08/09/2010; Del Gesso Antonella [Atessa (CH) - 14/08/1974]:
freelance, 18/03/2011; Gaggiano
Concetta Sara [San Giovanni Rotondo (FG) - 07/02/1980]: Golfarelli editore, 02/05/2011; Lucchini
Alessandra
[Piacenza
22/08/1984]:
Telelibertà,
27/08/2012; Paradiso Massimo
Antonio [Piacenza - 06/07/1986]:
freelance,18/03/2011.
Casa Stefano [Bologna 15/08/1984]: Oggiscienza; Demonte Catia [Rimini - 08/03/1981]:
Parolibero.it, La Fiera dell'Est;
Ferri Gaia [Modena - 27/12/1986]:
La Nuova Gazzetta di Modena,
Modenatoday.it; Fiorini Fabrizio
[Pescara - 13/10/1976]: Rinascita; Gelodi Julia [Civitavecchia
(RM) - 30/08/1975]: Ilgiornaledellaprotezionecivile.it; Gianardi Elisa
[Forlimpopoli
(FC)
03/04/1986]: Corriere Romagna;
Iazzi Marco Valerio Lorenzo
[Brindisi - 15/08/1978]: Qui Magazine; Leone Andrea [Bologna 14/11/1986]: Creazioni Editoriali;
Luccarelli Nicola [Cattolica (RN)
- 15/03/1985]: Corriere di Romagna; Provasi Lorena [Pavullo nel
Frignano (MO) - 10/03/1960]:
Gazzetta dell'Economia, Giornale
dell'Università di Modena e Reggio Emilia; Sias Giuliana [Oristano - 12/01/1982]: L'Unità; Tosini
Andrea [Ferrara - 29/03/1983]:
Estense.com; Trocciola Gaetano
[Caserta - 22/05/1975]: Parmatoday.it. Napolitoday.it; Vanoni Milena [Pavullo nel Frignano (MO) 31/05/1985]: Il Resto del Carlino.
ALBO DEI PUBBLICISTI
Andreoli Chiara [Parma 09/06/1977]: Teleducato Parma;
Bernardini Marco [Parma 25/12/1985]: Gazzetta di Parma;
Cola Giovanni [Parma 22/10/1985]: TV Parma; Lucchini
Rosa Anna [Borgonovo Val Tidone
(PC) - 28/10/1950]: Cronaca di
Piacenza; Nizzero Andrea [Montecchio Maggiore (VI) - 12/08/1986]:
Il Tennis italiano, Supertennis Magazine; Sciacca Marialivia [Bologna - 26/11/1977]: Ravenna &
Dintorni, Ravenna Festival Magazine; Tomasi Vittoria [Codigoro (FE)
- 04/07/1990]: La Rivista di un Po
nel Delta, Estense.com; Valentini
Cristina [Forlì - 29/11/1979]: Il
Corriere di Sesto.
ELENCO SPECIALE
Casadio Davide Enzo [Forlì 18/01/1953]: La Ca e tot que’l c’u
j va dri; Danese Giorgio [Modena
- 01/08/1958]: GP Collection; Mometti Mandy [Nieuwveen (Paesi
Bassi) - 22/11/1976]: Wild - Oltrenatura; Zattini Alberto [Meldola
(FC) - 21/08/1964]: Imprese di
Romagna.
ALBO DEI PUBBLICISTI
Alberti Fabio [Bentivoglio (BO) 28/04/1974]: Radio Budrio; Bellantone Valentina [Reggio Calabria 28/09/1981]: Luxrevolution.com,
Rubric.it; Bonaccini Nicola [Correggio (RE) - 03/02/1974]: Community Online; Brusamonti Cristian
[Castel San Giovanni (PC) 03/05/1985]: Libertà; Gardini Gloria [Bologna - 02/06/1979]: Radio
Bruno; Romenghi Luca [Parma 18/08/1978]: Gazzetta di Parma, TV
Parma; Sangermano Mattia [Ravenna - 18/08/1982]: Qui Magazine.
CANCELLAzIONI
PRATICANTI
Bruno Jessica.
PUBBLICISTI
Perazzoli Bruno.
■ Riunione del 15 ottobre 2012
ISCRIzIONI
ELENCO SPECIALE
Bagutti Franco, Battei Antonio,
Biancini Luca, Carpana Emanuele, Casale Renato, Gallegati Gregorio, Golinelli Marino, Guidetti
Emilio, Montipo’ Gino, Parmiggiani Luca, Rambaldi Onelio, Sabattini Gaetano, Spronelli Vicini Silvia.
■ Riunione del 25 ottobre 2012
ISCRIzIONI
ALBO DEI PUBBLICISTI
Esposito Maurizio [Napoli 07/07/1959]: trasferito da Napoli.
ELENCO SPECIALE
Ferretti Annalisa [Modena 02/01/1964]: Bollettino della Società Paleontologica; Maniscalco Pietro [Piacenza - 30/05/1964]: trasferito da Firenze.
CANCELLAzIONI
ELENCO SPECIALE
Bonetti Michele, Casamatti Paolo,
Chesi Giovanni, Minganti Lorenzo, Serpagli Enrico.
■ Riunione del 5 novembre 2012
CANCELLAzIONI
PRATICANTI
Legni Andrea.
PUBBLICISTI
Ansaloni Andrea, Cocchi Vanina,
Del Gesso Antonella, Gaggiano
Concetta Sara, Lucchini Alessandra, Paradiso Massimo Antonio.
ELENCO SPECIALE
Bonacini Ermes [Reggio Emilia 09/02/1953]: Carte in Tavola; Ortali
Francesca [Ravenna - 28/12/1964]:
Uccelli d'Italia.
ALBO DEI PROFESSIONISTI
Legni Andrea [Cesena (FC) 09/08/1982]: 23/11/2011.
■ Riunione del 25 settembre 2012
ISCRIzIONI
CANCELLAzIONI
ALBO DEI PUBBLICISTI
Camerini Nicolo’ [Lugo (RA) 29/09/1990]: Qui Magazine; Dalla
ALBO DEI PROFESSIONISTI
Bruno Jessica [Parma
13/03/1982]: 30/11/2011.
PUBBLICISTI
Babini Antonella, Ke Rochas Valerie, Zanarini Enrico.
-
ISCRIzIONI
ALBO DEI PUBBLICISTI
Augelli Primiano [Porretta Terme
(BO) - 08/02/1994]: La Gazzetta
dell'Appennino; Castaldi Gerardino [Bologna - 22/08/1967]: Acquainfo.it; Ferrari Federico [Formigine (MO) - 24/08/1987]: Il Resto del Carlino; Gherardi Giovanni
[Modena - 20/12/1934]: Nostro
Tempo; Guardiani Giulia [Piacenza - 18/10/1986]: Il Cittadino;
Menichella Vincenzo [Foggia 08/01/1979]: I Democratici; Nesi
Mariaconcetta [Policoro (MT) 13/08/1979]: L'indipendente.
ELENCO SPECIALE
Dapero Renato [Zavattarello (PV)
- 11/09/1947]: Anoss Magazine.
CANCELLAzIONI
PUBBLICISTI
Ampollini Michele.
Oliverio Cosimo, Reggiani Odoardo: deceduti.
marzo 2013 / GIORNALISTI . 45
ISCRIZIONI
E CANCELLAZIONI
ELENCO SPECIALE
Blè Alessandro, Foli Maurizio.
■
Riunione del 12 novembre 2012
ISCRIzIONI
REGISTRO DEI PRATICANTI
Malara Vincenzo [Modena 08/06/1981]:
Modenaqui,
01/06/2011; Rancati Michele
[Castel San Giovanni (PC) 30/12/1977]:
Telelibertà,
27/08/2012.
ALBO DEI PROFESSIONISTI
Mannarino Fausta [Cosenza 26/06/1959]: trasferita da Trento.
ALBO DEI PUBBLICISTI
Cavosi Claudio [Milano 17/10/1965]: Eurosport; Viglietta
Federica [Ancona - 13/06/1970]:
Le Vie della Storia.
ELENCO SPECIALE
Drigo Gianfranco [Codroipo (UD)
- 05/02/1965]: Bergamo Coldiretti.
CANCELLAzIONI
PRATICANTI
Zama Nicola.
PROFESSIONISTI
Badini Carlo: deceduto.
PUBBLICISTI
Caffagnini Cirillo, Calidoni Paolo, Rancati Michele.
ELENCO STRANIERI
Gjoka Violeta.
ELENCO SPECIALE
Ponzi Emma.
■
Riunione del 26 novembre 2012
ISCRIzIONI
REGISTRO DEI PRATICANTI
Persichella Giuseppe [Cerignola
(FG) - 17/05/1981]: Radio Città del
Capo, 26/05/2011.
ALBO DEI PUBBLICISTI
Bergamini Alessandra [Bologna - 15/05/1965]: Ottagono;
Capasso Stefano [Fondi (LT) 19/04/1986]: Calcioblog.it; Ci46 . GIORNALISTI / marzo 2013
ANNO 1
NUMERO 1
coira Emanuela [Sapri (SA) 23/08/1981]: trasferita da Napoli; Dalla Costa Diego [San
Secondo Parmense (PR) 13/09/1984]: Gazzetta di Parma; Giansanti Giampiero [Roma - 05/07/1953]: trasferito da
Roma; Loreni Silvana [Fidenza
(PR) - 30/03/1956]: Gazzetta di
Parma; Rossi Gianguido [Fermo - 01/08/1971]: Ticino Welcome, Equestrio.
ELENCO SPECIALE
Russo Guido [Avellino 23/08/1959]: Bollettino Ufficiale
per le Vendite immobiliari del Circondario del Tribunale di Modena.
CANCELLAzIONI
PUBBLICISTI
Bertelli Gian Carlo, Cicero Roberto, Fisichella Daniele, Mancuso Claudia, Medici Dino, Nanetti Simona, Padovani Corrado,
Parmeggiani Marcello, Persichella Giuseppe, Sguotti Cinzia.
Colombi Giuseppe: deceduto.
ELENCO SPECIALE
Alvisi Mauro, Babbi Andrea,
Bertoni Gianni, Bottari Carlo,
Cagnoli Roberto, Cappellari
Marco, Cotugno Pier Nicola, Covili Gianluigi, Dallari Fiorella,
Emiliani Simona, Fonti Michele
Sante, Gemelli Giuliana, Gualandi Monica, Gualtieri Giuseppina, Guaraldi Mario, Ignazi
Piero, Mainini Franco, Merciari
Giordano, Montanari Mirco,
Montuschi Pellegrino, Mora Paolo, Olivieri Diego, Panizza
Mauro, Pellati Roberto, Pini
Giorgio, Pisano Mirco, Poggi
Pollini Sabrina, Prencipe Monica, Pronti Roberto, Scaratti Elena, Silvestri Francesco, Spinalbelli Rosalba, Toni Graziano,
Trombetta Giovanni, Vivoli Gianfranco.
■
Riunione del 3 dicembre 2012
ISCRIzIONI
REGISTRO DEI PRATICANTI
Piras Stefania [Viterbo 16/08/1982]:
freelance,
01/06/2011.
ALBO DEI PUBBLICISTI
Branzi Maltoni Raffaella [Ravenna - 20/01/1974]: Ravennantica,
Qui Magazine; Florio Ilaria Francesca [Reggio Calabria 12/11/1980]: Sette sere; Fouque’
Nicoletta [Parma - 02/08/1979]:
Gazzetta di Parma; Gaetani Cecilia [Terracina (LT) - 23/01/1971]:
trasferita da Palermo; Rinaldi Daniela [Recanati (MC) - 12/08/1967]:
Radio5, TV Parma; Vastola Carolina [Dolo (VE) - 04/03/1978]:
trasferita da Venezia.
CANCELLAzIONI
PUBBLICISTI
Cerocchi Roberto, Fazzari Fernando, Piras Stefania.
ELENCO SPECIALE
Benedetti Francesco.
■
SECURITY hUB
Bimestrale di sicurezza informatica
e protezione digitale
Direttore responsabile:
Rossella Lucangelo
Editore:
Papi Editore - Via Galliera 28,
Bologna
Stampa:
Filograf (FC)
Riunione del 17 dicembre 2012
ISCRIzIONI
ALBO DEI PROFESSIONISTI
Donigaglia Luca [Argenta (FE) 30/10/1979]: 11/12/2012; Paradiso Massimo Antonio [Piacenza
- 06/07/1986]: 03/12/2012; Perdoni Gianluca [Piacenza 01/06/1969]: 04/12/2012.
ALBO DEI PUBBLICISTI
Maruti Riccardo [Cremona 08/08/1980]: La Provincia di Cremona.
CANCELLAzIONI
PRATICANTI
Donigaglia Luca, Paradiso Massimo Antonio, Perdoni Gianluca.
PROFESSIONISTI
Bussi Francesca.
PUBBLICISTI
Buttazzo Claudio Vito, Dardano
Lorenzo, Donigaglia Luca, Gasparini Alessandro, Iacovone
Luca.
Gandini Giorgio: deceduto.
UN’IDEA
DI APPENNINO
Periodico della montagna
bolognese
Redazione:
Località Madonna dei Fornelli, San
Benedetto Val di Sambro (BO)
Direttore responsabile:
Bruno Di Bernardo
Stampa:
La Grafica S.r.l. (TN)
www.unideadiappennino.it
Bologna Fiere
Exhibitions 2013
gennaio - january
16-17
MARCA BY
BOLOGNAFIERE
Private Label Conference
and Exhibition
25-28
ARTEFIERA
Fiera Internazionale
d’Arte Contemporanea
International Exhibition
of Contemporary Art
25-28
25-27
febbraio - february
21-23
28/2-2/3
FORUMCLUB FORUMPISCINE
14th Expo and
International Congress
for Fitness, Wellness &
Aquatic Clubs
5th Pool & Spa Expo and
International Congress
SAIE3 new
Salone Internazionale
della Filiera di
Produzione del
Serramento e delle
Finiture di Interni ed
Esterni
International Exhibition
of Windows, Doors,
Shutters and Finishings
for Interiors and
Exteriors
BIENNALE T3 new
Tende Tessuti Tecnologie
Curtains Fabrics
Technologies
COSMOPACK
Salone Internazionale
del Packaging
International Exhibition
of Packaging
8-11
COSMOPROF
WORLDWIDE BOLOGNA
46o Salone
Internazionale della
Profumeria e della
Cosmesi
46th International
Exhibition of Perfumery
and Cosmetics
22-24
IL MONDO CREATIVO
SPRING
Salone dell’Hobbistica
Creativa, Belle Arti e
Fai Da Te / Exhibition of
Hobby and Craft
BOLOGNA LICENSING
TRADE FAIR
La Fiera del Licensing
in Italia
The Licensing Event
in Italy
maggio - may
9-12
14-16
aprile - april
3-5
10-11
marzo - march
7-10
BOLOGNA CHILDREN’S
BOOK FAIR
Editoria Libraria e
Digitale per l’Infanzia e
la Gioventù
Book Publishing and
Digital Products for
Children and Young
Adults
15-17
LINEAPELLE
Mostra Internazionale
di Pelli, Accessori/
Componenti, Sintetico/
Tessuti e Modelli per
Calzatura, Pelletteria,
Abbigliamento e
Arredamento
International Exhibition
of Leather, Accessories/
Components, Synthetics/
Fabrics and Models for
Footwear, Leathergoods,
Clothing and Upholstery
ALMA ORIENTA
Giornate
dell’Orientamento
Students’ Orientation
Event
Career Day (solo 10 Apr.)
UNIVERCITY
Expo Città per gli
Studenti
Expo-City for Students
EXPOPIXEL new
Digital Entertainment
Exhibition & Conference
17-19
PHARMINTECH
Exhibition for the
Pharmaceutical,
Nutraceutical and
Personal Care Industry
19-21
COSMOFARMA
EXHIBITION 2013
Salone Internazionale
dei Prodotti e Servizi per
la Salute, il Benessere e
la Bellezza in Farmacia
International Exhibition
of Health, Wellness and
Beauty Products and
Services for Pharmacies
22-26
ZOOMARK
INTERNATIONAL
15° Salone
internazionale dei
Prodotti e delle
Attrezzature per gli
Animali da Compagnia
15th International
Exhibition of Products
and Accessories for Pets
PTE Expo 2013 new
10ª Fiera e Congresso
Tecnologie, Prodotti e
Servizi per la TERZA ETA’
10th Exhibition and
Congress-Technologies,
Products and Services
for ELDERLY CARE
AUTOPROMOTEC
25° Biennale
Internazionale di
Attrezzature e
dell’Aftermarket
Automobilistico
25th International
Biennial Exhibition of
Automotive Equipment
and Aftermarket
Products
settembre - september
7-10
SANA
Salone Internazionale
del Biologico e del
Naturale
International Exhibition
of Organic and Natural
Products
23-27
CERSAIE
Salone Internazionale
della Ceramica
per l’Architettura e
dell’Arredobagno
International Exhibition
of Ceramic Tiles and
Bathroom Furnishings
5-6
14-16
8-10
R2B-RESEARCH TO
BUSINESS
8° Salone Internazionale
della Ricerca Industriale
8th Industrial Research
International Exhibition
17-20
LINEAPELLE
Mostra Internazionale
di Pelli, Accessori/
Componenti, Sintetico/
Tessuti e Modelli per
Calzatura, Pelletteria,
Abbigliamento e
Arredamento
International Exhibition
of Leather, Accessories/
Components, Synthetics/
Fabrics and Models for
Footwear, Leathergoods,
Clothing and Upholstery
SIMAC
Salone Internazionale
delle Macchine e delle
Tecnologie per le
Industrie Calzaturiera e
Pellettiera
International Exhibition
of Machines and
Technologies for
Footwear and
Leathergoods Industries
SMAU BUSINESS
Information &
Communication
Technology per
Imprese e Pubbliche
Amministrazioni
Information &
Communication
Technology for Business
and Public Sector
MUSIC ITALY SHOW
Il Salone Della Musica e
del Fare Musica
The Show for Music &
Making Music
THE JAMBO new new
Music, Art & Action sport
16-19 SAIE
ottobre - october
giugno - june
5-6
AMBIENTE LAVORO new
14° salone della Salute
e Sicurezza nei luoghi
di lavoro
14th International
Exhibition for Health and
Safety in Working Places
Responsible
TANNING-TECH
Salone Internazionale
delle Macchine e
delle Tecnologie per
l’Industria Conciaria
International Exhibition
of Machines and
Technologies for the
Tanning Industry
16-18
SMART CITY
EXHIBITION
Comunicazione, Qualità
e Sviluppo nelle Città
Intelligenti/
Communication, Quality
and Development in
Smart Cities
Salone Internazionale
dell’Edilizia
International Building
Exhibition
EXPOTUNNEL new
Salone Professionale
delle Tecnologie
per il Sottosuolo
/ Underground
Technologies Exhibition
novembre - november
8-10
FISHING SHOW
7° Salone della Pesca
Sportiva
7th Sportfishing Show
15-17
IL MONDO CREATIVO
Salone dell’ Hobbistica
Creativa, Belle Arti e
Fai Da Te / Exhibition of
Hobby and Craft
MODEL GAME
Modellismo Statico e
Dinamico
Static and Dynamic
Model Making
THE CAKE SHOW
Sugar Art & Cake Design
Fair
20-22
BIG BUYER
Mostra Convegno del
Settore Cartoleria/
Cancelleria di Prodotti
Ufficio-Scuola-Fantasy
per Grandi Compratori
Italiani ed Esteri
Exhibition Conference of
Office/School/Fantasy
Stationery Products for
Italian and Foreign Big
Buyers
dicembre - december
7-15
MOTOR SHOW
Salone Internazionale
dell’Automobile
International Automobile
Exhibition
marzo 2013 / GIORNALISTI . 47
www.bolognafiere.com
Barabino&Partners Design
NOVEMBRE 2013
MARZO 2013
AGOSTO 2013
Enada Primavera
12 - 15 marzo
25a Mostra Internazionale degli Apparecchi
da Intrattenimento e da Gioco
www.enadaprimavera.it
Ecomondo
6 - 9 novembre
17a Fiera Internazionale del Recupero
di Materia ed Energia e dello Sviluppo
Sostenibile
www.ecomondo.com
Oro Blu
OTTOBRE 2013
Salone dedicato al trattamento e riuso delle
Airet
acque
3 - 5 ottobre
Inertech
Air Excellence Technologies
Salone sul riciclaggio nel mondo
www.airet.it
delle costruzioni
Città Sostenibile
Sun
La via italiana alle Smart Grid
6 - 8 ottobre
31° Salone Internazionale dell’Esterno
Key Energy
Progettazione, Arredamento,
6 - 9 novembre
Accessori
7a Fiera Internazionale per l’Energia
www.sungiosun.it
e la Mobilità Sostenibili
www.keyenergy.it
Giosun
Key Wind
6 - 8 ottobre
Salone dedicato all’intera filiera dell’energia
28° Salone Internazionale del Giocattolo
eolica
e dei Giochi all’Aria Aperta
Cooperambiente
www.sungiosun.it
6 - 9 novembre
Enada Roma
6a Fiera dell’Offerta Cooperativa
16 - 18 ottobre
a
41 Mostra Internazionale degli Apparecchi di Energia e Servizi per l’Ambiente
www.cooperambiente.it
da Intrattenimento e da Gioco.
Sal.Ve
Roma - Nuovo Quartiere Fieristico
6 - 9 novembre
www.enada.it
Salone dei Veicoli Ecologici
TTG Incontri
www.ecomondo.com
17 - 19 ottobre
BTC
a
50 Edizione della Fiera b2b del Settore
12 - 13 novembre
Turistico
Fiera internazionale dedicata agli eventi,
www.ttgincontri.it
meeting, congressi, convention, viaggi
TTI Tral Trade Italia
incentive del settore marketing, turismo
17 - 19 ottobre
e comunicazione - Fortezza da Basso
13a Edizione del Workshop dedicato
Firenze
al Prodotto Turistico Italiano
www.btc.it
www.ttiworkshop.it
APRILE 2013
My Special Car Show
5 - 7 aprile
11° Salone dell’Auto Speciale e Sportiva
www.myspecialcar.it
MAGGIO 2013
RiminiWellness
9 - 12 maggio
Fitness, Benessere e Sport on Stage
www.riminiwellness.it
Amici di Brugg
23 - 25 maggio
56° Congresso dell’Associazione Amici di
Brugg
www.amicidibrugg.it
GIUGNO 2013
Packology
11 - 14 giugno
2° Salone delle Tecnologie
per il Packaging e il Processing
www.packologyexpo.com
LUGLIO 2013
Sport Dance
8 - 14 luglio
6a Edizione dei Campionati Italiani
di Danza Sportiva
www.sportdance.it
Networking
Fare business in un quartiere
tecnologico, funzionale,
con 110mila mtq espositivi,
11mila posti auto, oltre 1,5
milioni di visitatori ogni anno.
In un territorio centro
dell’innovazione, accogliente,
dinamico.
48 . GIORNALISTI / marzo 2013
Meeting
18 - 24 agosto
XXXIV Meeting per l’Amicizia fra
i Popoli
www.meetingrimini.org
Real Time
Raggiungere la Fiera da ogni parte
del mondo con l’aeroporto
internazionale Rimini – San Marino
collegato ai principali hub europei
www.riminiairport.it o comodamente
in treno da ogni parte d’Italia
con la stazione ferroviaria di linea
(Milano – Bari) interna al quartiere
fieristico www.riminifiera.it/stazione.
Multi Channel
Hotel & Food Industry,
Technology & Environment,
Entertainment & Leisure,
Travel & Tourism.
Quattro distretti fieristici
e 30 manifestazioni altamente
specializzate dedicate a specifici
target e mercati.
Sports Days
22 - 24 novembre
Conoscere, Praticare, Investire
nello Sport
www.sportsdays.it
MANIFESTAZIONI BIENNALI
O TRIENNALI 2014
Art&Tourism
10-11 aprile 2014
2° Salone Internazionale del Turismo
Culturale - Fortezza da Basso, Firenze
www.artandtourism.it
Technodomus
aprile 2014
4° Salone Internazionale dell’Industria
del Legno per l’Edilizia e il Mobile
www.technodomus.it
Tecnargilla
settembre 2014
24° Salone Internazionale delle
Tecnologie e delle Forniture
all’Industria Ceramica e del Laterizio
www.tecnargilla.it
T&T
Tende & Tecnica
ottobre 2014
7a Biennale Internazionale dei Prodotti
e Soluzioni per la Protezione,
l’oscuramento, il risparmio Energetico,
la Sicurezza, l’Arredamento
www.tendeetecnica.it
Green
Un quartiere all’insegna
del basso impatto ambientale.
Un’organizzazione incentrata
sulle best practices,
in una città dove l’ambiente
è in primo piano.