Tecnica guerra lavoro test di volo

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Tecnica guerra lavoro test di volo
DRonEziNe
La prima rivista italiana sui droni
magazine
numero 2 - novembre dicembre 2013
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test di voloApollo
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guerra
Mission Planner, guida completa L’incerto futuro degli UAV armati
lavoro
DRonEziNe
-1
professionisti
assicurati
DRonEziNe - 2
sommario
Rubriche
04
06
07
23
42
Editoriale
I droni dei lettori
Mappamondo
Clic
Contro editoriale
08
Lavoro
08 Volare assicurati
10 Brevetto per piloti con i piedi per terra
14 Braccia meccaniche volanti
16 speciale natale
Recensione
20 IdeaFly Apollo
Tecnica
20
24 Mission Planner, la guida completa
29 Progetta un drone per salvare il rinoceronte
30 Eliche, scegliamole bene
Militari
32
L’incerto futuro dei droni da guerra
Ricerca
34
36
Aldocopter, droni e disabilità
Il centro d’eccellenza di Capannori
Terza Pagina
36
40 Inventiamo il futuro dei droni
DRonEziNe - 3
editoriale
Parliamone
nel forum
www.dronezine.it/forum
il primo spazio italiano per
discutere liberamente
di lavoro aereo, volo long
range, automatico e fpv
D
a qualche giorno, DronEzine
ha un forum dedicato
all’utenza professionale dei
droni. La comunità dei piloti e utenti
di robot volanti cresce, e crescono i
bisogni di chi li usa per fare lavoro
aereo.
DronEzine risponde alla necessità
di informarzione degli operatori
professionali e di coloro che
vorrebbero diventarlo. Ma questa
comunità di fatto non aveva uno
spazio di discussione, un forum
dove i professionisti possano trovare
risposte per il loro lavoro.
Finora, in qualche modo ha
sopperito il forum del “Barone
Rosso”, il migliore e più completo
forum di modellismo italiano.
Abbiamo un’enorme stima del barone
Rosso,, tanto che i due fondatori di
DronEzine, Luca Masali e Stefano
Orsi, sono stati (Masali) e sono
(Orsi) moderatori di quel vastissimo
forum, e la stessa DronEzine deve
tutto a quel forum, visto che è tra
le sue discussioni che è nata l’idea
di fare una startup per offrire
informazione alla comunità italiana
dei droni.
Ma il Barone Rosso è un forum di
modellismo, e i droni non sono
aeromodelli.
DRonEziNe - 4
Giustamente, sul Barone Rosso
sono esplicitamente proibiti proprio
gli argomenti di nostro interesse,
in quanto nulla c’entrano con il
modellismo: lavoro aereo coi droni,
volo automatico, long distance, FPV
fuori portata ottica.
Attività che attualmente sollevano
enormi dubbi legali, ma le normative
sulla materia sono in divenire e, in
attesa che la legge metta ordine, le
sperimentazioni si fanno, eccome.
Serviva un forum professionale
perché chi con i droni lavora, chi
è interessato a discutere del futuro
dell’aviazione non si troverà a suo
agio in un forum che nasce per
servire le esigenze di una comunità
completamente diversa dalla sua,
quella di modellisti e amatori.
Serviva uno spazio di discussione
per la filiera italiana dei droni.
Tutta, dall’hobbista al professionista,
dall’appassionato di cose militari alla
startup che vorrebbe offrire sofisticati
servizi di lavoro aereo, dall’artigiano
che costruisce multicotteri
all’imprenditore che li vorrebbe fare
su scala industriale, dal fotografo che
fa matrimoni al regista che trionfa
a Cannes. Serviva e ora c'è. Piccola,
appena nata, ma ti aspetta su
www.dronezine.it/forum/
DRonEziNe - 5
i droni dei lettori
Hai un drone di cui sei molto fiero?
Posta la foto
su www.facebook.com/Dronezine
Wasp, la vespa di Doriano Marchesan
Emotionalview EVX8
Il drone natalizio
gigante
di Michele Praga
DRonEziNe - 6
Mappamondo 
Paesaggi dall’alto
visti dagli occhi dei nostri droni
A destra: immagine da quasi 500
metri di quota ripresa da Maurizio
Simone con Dji Naza.
Sotto, una immagine di Luigi Reho,
Parco naturale regionale Isola di S.
Andrea, Gallipoli (Lecce)
ripresa conPhantom DIJ
e GoPro hero3.
Un incendio boschivo in
Australia ripreso da un
drone amatoriale.
Gli autori del filmato sono
stati severamente criticati
dalla CASA, l’authority
aeronautica locale, perché
i droni disturbavano
l’azione dei vigili del fuoco
e mettevano a rischio
collisione i Canadair e gli
elicotteri della Protezione
Civile.
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volare
assicurati
di Luca Masali
Si può già sottoscrivere la prima
polizza RCT per l’impiego
professionale di Droni, sviluppata dal
broker assicurativo Cabi
L’
attività professionale con i droni, così come i rischi derivanti dal volo automatico e FPV, non sono coperte
dall’assicurazione degli aeromodellisti, come quella della
FIAM, e tantomeno dalle assicurazioni generiche come la polizza del capofamiglia, che escludono esplicitamente i rischi in
ambito professionale. Finora però non era possibile in alcun
modo assicurare con una polizza specifica i rischi dell’uso professionale dei droni: una grave lacuna che ora Cabi ha colmato.
L’assicurazione di Cabi è rivolta solamente alle aziende, compresi i professionisti con partita Iva, e il premio annuo varia a
seconda della tipologia di rischio ma parte comunque da un
migliaio di euro. “Si potrà vagliare la disponibilità dell’assicuratore a estendere le garanzie anche alle altre attività svolte dal
contraente, per esempio all’attività di fotografo, video maker,
eccetera” ci dice Marco De Francesco, responsabile del settore
piccole e medie aziende di Cabi.
La polizza ha massimali compresi tra 1 e 1,5 milioni di euro;
possono sembrare pochi, se consideriamo che la normale RC
Auto ha un massimale di 6 milioni, ma De Francesco ci rassicura: “Sono massimali adeguati al rischio, è remota la possibilità
di eventi catastrofali che invece possono presentarsi nei sinistri
stradali, come gli incidenti mortali con pluralità di soggetti”.
DRonEziNe - 8
Perché gli assicuratori rifiutavano di assicurare i droni?
“Per tanti motivi: la mancanza di idonee statistiche sulla sinistrosità del settore, sulla frequenza/tipologia/entità dei danni e
la mancanza di una dettagliata descrizione del rischio; il tutto
giustificato dalla novità imprenditoriale italiana e dalle sue caratteristiche. A questo punto non nego che le difficoltà si acuivano particolarmente. Dopo alcune riflessioni abbiamo deciso
di rappresentare il rischio a un unico assicuratore (di primario
livello). Per farlo e per non incappare nell’ennesima risposta
negativa, la rappresentazione avrebbe dovuto essere particolarmente dettagliata. Elementi delle rappresentazioni furono:
una dettagliata descrizione dei vari ambiti di applicazione dei
Droni/UAV, tipi di volo, una approfondita descrizione della
tipologia di aeromobili utilizzati (peso, misure, attrezzature
installate, comandi). E non solo, esperienza degli operatori,
eventuali brevetti, certificazione, check list di volo, misure di
prevenzione. L’esito è stata una rappresentazione del rischio
tale da far capire agli assuntori di compagnia le reali esposizioni della stessa in caso di danno.”
Qualcuno ha già sottoscritto questa polizza?
“Sì, un importante operatore che svolge attività con droni ad
altissimi livelli e che avendo condiviso il suo know how con noi
ci ha permesso di definire i dettagli della soluzione assicurativa
che offriamo oggi sul mercato.”
Si fa presto a dire droni, ci sono macchine di diverse tipologie, pesi e dimensioni. Voi cosa assicurate esattamente?
“Non ci sono limiti alla tipologia del drone utilizzato (quadricottero, esacottero, ottocottero, elicottero, ala fissa) né al suo
peso e non si prevedono indicazioni sul numero o elen-
Lavoro
chi dei piloti. Il costo è tarato sulle dimensioni produttive
dell’azienda con un premio minimo di accesso intorno ai
mille euro.”
Quindi. adesso la situazione è così: voi assicurate i professionisti, la Fiam assicura una parte degli hobbysti, ma
ad oggi restano fuori gli hobbysti che fanno volo automatico ed FPV…
“Stiamo studiando una soluzione su misura anche per loro.
E non solo, vogliamo sviluppare una polizza di responsabilità Civile del Produttore per i costruttori di Droni/UAV
Visto l’espansione del settore e visto che i produttori/assemblatori di droni cominciano a diffondersi e quelli già
esistenti aumenteranno la loro produzione riteniamo sarà
una esigenza molto sentita, anche alla luce della normativa
che rende responsabile il produttore per danni a terzi derivante da difetto del prodotto costruito o assemblato.”
Insomma, anche per le assicurazioni il nascente mondo
dei droni è interessante…
“Personalmente ritengo che siamo agli albori di una nuova
era sotto il profilo tecnico e imprenditoriale, e sono sicuro
che i nostri imprenditori non si lasceranno sfuggire questa
affascinante occasione di business. E per lavorare tranquilli
hanno bisogno anche di una buona assicurazione.”
Ci sono persone che sono assicurate per l’uso professionale dei droni, anche prima della vostra proposta.
“Verosimilmente si tratta di adattamenti di polizze gia in
corso per altre attività. Attenzione però, bisogna vedere se
si ė intervenuti correttamente sul contratto. Le condizioni
generali di assicurazione escludono specifcamente i danni
causati da aeromobili e i droni possono essere considerati
tali. Pertanto, affidatevi a un consulente esperto prima di
rischiare spiacevoli sorprese o contestazioni sull’operatività
della vostra polizza.” 
RISCHIO
Drone in volo a vista, uso amatoriale
Drone in volo a vista, uso professionale
Drone in volo automatico, uso amatoriale
Drone in volo automatico, uso professionale
Drone in FPV, uso amatoriale
Drone in FPV, uso professionale
fiam, l’assicurazione del modellista
Gli aeromodellisti associati alla Fiam, la Federazione Italiana Aero Modellismo, insieme alla
quota associativa pagano una assicurazione che
copre i danni a terzi che possono causare nelle
loro attività. Tra i terzi, sono considerati anche i
soci del club, i modellisti di altri club e perfino
i familari, quindi se uno schianta il drone sulla
macchina della moglie viene comunque risarcito.
Fortemente voluta dal presidente Adolfo Peracchi, che ha alle
spalle una lunga carriera in campo assicurativo, l’assicurazione
Fiam è specificatamente ritagliata sulle esigenze di aeromodellisti ed elimodellisti: con un massimale da 5 miloni di euro consente di volare tranquilli, non ci sono franchige e copre anche i
danni fisici che uno potrebbe causarsi da solo facendo modellismo, come tirarsi un drone sulla testa, fino a 80 mila euro (e
fino a 80 anni di età). C’è anche una tutela legale, fino a 50 mila
euro, che copre le spese legali di un modellista che dovesse essere
citato in giudizio per le sue attività. Copre anche esplicitamente i danni causati usando un radiocomando non omologato e
non legale in Italia, cosa che ha un suo peso visto che, inutile
nasconderlo, molto spesso si vede gente volare con radio dalla
dubbia omologazione, anche se multe e eventuali sanzioni penali restano tutte a carico del modellista (ci mancherebbe altro).
“Ma attenzione” dice Peracchi, “l’assicurazione Fiam è solo per
gli hobbisti: nessuno si sognerebbe di offrire per 70 euro all’anno
un’assicurazione che copra i rischi legati all’esercizio di professioni. Chi per esempio vola con un drone facendo riprese aeree
professionali, che sia un matrimonio, uno spot pubblicitario o
un film, non sarà mai coperto dalla nostra assicurazione”.
Mentre invece chi fa riprese amatoriali è coperto?
“Sì, ma solo se il mezzo che usa è assimilabile a un aeromodello. Per definizione, un aeromodello vola a vista, controllato da
un radiocomando; un drone che fa volo autonomo, guidato dal
GPS, o un drone controllato attraverso gli occhiali da FPV senza
che ci sia un pilota che lo osservi a vista e sia pronto a prenderne
i comandi, esula dalla polizza Fiam, anche se non si sta facendo
alcuna attività professionale.”
E se uno fa riprese aeree amatoriali, pilotando a vista, fuori da
un campo volo?
“L’assicurazione vale ovunque, sia sul territorio nazionale che
all’estero con esclusione di USA e Canada, pendii compresi.”
CABI
FIAM












Non tutto si può assicurare
Ci sono rischi, come il volo
amatoriale FPV e automatico che
non sono adeguatamente coperti
né dall’assicurazione Fiam né dalla
proposta Cabi
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Un brevetto
per pilotare con i piedi per terra
di roberto foraboschi
Le aziende che usano droni devono
riflettere attentamente sul fattore
umano: chi fa volare un APR deve
essere (anche) un pilota
E
nac, la nostra authority aeronautica, pubblicherà
a breve il Regolamento per aerei a pilotaggio Remoto, L’ APR. Che è considerato un aereo, anche
dal punto di vista giuridico, come previsto dal Codice
della Navigazione (articolo 743).
È un po' come tornare all’anno zero, ai primordi dell’aviazione, a quella famosa spiaggia ventilata di Kitty
Hawk del 1903 quando i fratelli Wright fecero volare il
primo aereo al mondo.
L'industria nascente legata al mondo degli aerei a pilotaggio remoto richiede una regolamentazione, per
uniformare gli standard e per non avere una concorrenza sleale che possa nuocere agli investimenti in
corso, allo sviluppo ordinato di nuove tecnologie e
nuovi mercati.
A differenza del 1903, oggi abbiamo l’esperienza pregressa, abbiamo già uno storico a cui fare riferimento:
esperti, organizzazioni, strutture, studi e ricerche.
E purtroppo anche incidenti e morti, dovuti talvolta a
lacune nella preparazione del pilota. Le nuove regole
della Faa prevedranno che i piloti tradizionali, quelli
che siedono in cabina, si sottopongano ad addestramento addizionale per la prevenzione ed il recupero
da una situazione di stallo e assetti inusuali del velivolo. Si ritiene che i cambiamenti costeranno alle linee
aeree tra 274 e 354 milioni di dollari, ma garantiranno
risparmi per 689 milioni di dollari prevenendo gli incidenti, a dimostrazione del fatto che la formazione
dei piloti sia un costo solo se vista nel breve periodo
e rappresentando invece un beneficio sul lungo termine.
Quindi, nonostante anni di aviazione commerciale, la
formazione dei piloti è ancora sotto costante studio,
cercando sempre di ottenere dei programmi addestra-
Enac: «per i droni leggeri basta autocertificare
che il pilota conosce le regole dell’aria»
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Lavoro
tivi che permettano il miglioramento continuo delle
performance umane in cabina.
Attualmente la bozza di regolamento dell'Enac (se dovesse essere confermata) prevede, nel caso di velivoli a
pilotaggio remoto sotto i 20 Kg (che diventeranno 25
Kg), il rilascio da parte dell’operatore di una dichiarazione di idoneità per il pilota, senza delineare standard minimi, se non una semplice affermazione: “il
pilota deve avere la necessaria conoscenza delle regole
dell’aria”.
I requisiti saranno quindi rilassati, non viene menzionata né la necessità di una licenza aeronautica di volo
né di esami presso l’Autorità Nazionale, come invece
è previsto allo stato attuale per i piloti commerciali e
privati.
cultura aziendale
Una semplice attestazione potrebbe non bastare a
rispettare gli standard minimi di sicurezza delle operazioni di un'industria destinata a crescere molto più
velocemente di quanti ci si aspetti. E questo sia per la
complessità e le criticità degli scenari su cui i droni
potrebbero volare sia per i differenti settori professionali di provenienza degli operatori.
Sarà difficile far capire, alle aziende che arrivano da un
settori completamente diverso da quello aeronautico,
l’importanza che il fattore umano riveste nelle operazioni di volo: chi sta ai comandi non sarà solo un tecnico informatico, un ingegnere o un cameraman.
È anche un pilota, con precise responsabilità e obblighi che questo ruolo comporta.
È necessario sensibilizzare le aziende che l’approccio
al training dei propri piloti debba essere lo stesso uti-
lizzato nell’aviazione tradizionale.
I nuovi iter di addestramento per i piloti e, in generale,
per gli equipaggi, dovrebbero considerare per esempio il tipo e la classe di velivolo a pilotaggio remoto ,
la diversità delle operazioni, gli scenari-tipo su cui potrebbe essere effettuato il volo, la più bassa situational
awareness (cioè la percezione del pilota della situazione di volo) su ciò che accade attorno al velivolo. Nel
pilotaggio remoto le cose sono complicate dalla mancanza di sensazioni normalmente percepite a bordo
del velivolo, da eventuali ritardi nei link di controllo,
dalle diverse interfacce uomo macchina. Cose che tra
l'altro richiederebbero l’utilizzo di simulatori di volo
specifici.
È importante che i piloti “remoti” abbiano un training
adeguato, che permetta di far volare i loro sistemi in
sicurezza, che li metta in condizione di conoscere
bene la macchina, che li aiuti a discriminare e valutare
i contesti in cui operano, e soprattutto a interagire con
gli altri attori dello spazio aereo e che sappiano agire
con prontezza ad eventuali situazioni che vadano al di
fuori degli standard operativi.
Per ottenere ciò sarebbe necessario che si inizi a parlare nel Regolamento Enac di scuole di volo certificate e licenze di volo, e non di autocertificazione che
possono essere rilasciate, a volte, dallo stesso soggetto
che ha funzione sia di operatore che di pilota. È un
approccio alla formazione più oneroso, ma necessario.
È auspicabile quindi che le aziende costruttrici e gli
operatori di droni inizino ad interfacciarsi con le
scuole di volo tradizionali e a costruire programmi di
addestramento che tengano conto sia dell’esperienza
degli FTO (Flight Training Organisation), al cui in-
Training
Un simulatore di volo
per droni civili leggeri
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Lavoro
terno sono già attivi “quality system” , “safety system”
e figure riconosciute da Enac come Head of Training
e Quality Manager che garantiscono un certo livello
di addestramento sia delle caratteristiche, peculiarità
e criticità del volo remoto. Tutte cose che possono essere messe in evidenza solo dai costruttori e operatori.
Integrare, quindi, le due realtà in maniera sinergica: il
know how e lo stato dell’arte del training convenzionale con le specificità e le richieste formative proveniente dai soggetti che utilizzano quotidianamente i
mezzi pilotati da terra.
impariamo dagli americani
Bisognerebbe iniziare a lavorare in tale direzione già
da ora, chiedendo delle linee guida più precise da parte dell’Autorità, per evitare di rischiare di prendere in
mano la situazione solo dopo un evento, o peggio ancora, una serie di eventi catastrofici.
“Esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori”, disse Oscar Wilde. Approfittiamo degli errori già
commessi, utilizziamo l’esperienza che il settore aeronautico può mettere a disposizione prima che i nostri
cieli siano invasi da droni in mano a piloti poco preparati e poco inclini al concetto di safety.
In America si sta già parlando di scuole di volo certificate e percorsi universitari specifici, come stan-
DRonEziNe - 12
no facendo la Klarkson University (foto di apertura
di questo articolo), l’Università del Nord Dakota, la
Kansas State University e l’Università Embry-Riddle
di Daytona Beach in Florida, denotando quindi un
approccio al settore lungimirante e strutturato, e preparando le loro organizzazioni, non solo formative,
su studi proiettati non sul breve periodo, come si sta
facendo in Italia, ma sul medio-lungo periodo. Anche
perché il tempo stringe, nei prossimi cinque anni nei
cieli americani voleranno 10 mila droni civili.
Gli americani hanno ben compreso e previsto che,
quando la domanda del mercato aumenterà in maniera drastica, sarà difficile correre dietro a livello regolamentare. E si stanno già preparando.
Solo sei anni sono passati dal primo volo dei Wright
alla prima compagnia aerea di Von Zeppelin, se si
considera che adesso l’innovazione tecnologica corre molto più veloce rispetto ai primi del ‘900, certi
scenari sono molto più vicino di quanto sia possibile
Il pilota dov’è?
La tecnologia per pilotare in remoto un jet
passeggeri c’è già, anche se oggi nessuno
comprerebbe il biglietto per fare un simile volo.
Intanto la Faa prevede già voli merci con un
solo pilota a bordo.
fattore umano
Rischi specifici
Pilotare in remoto richiede più attenzione del
pilotaggio tradizionale, vengono a mancare le
sensazioni che si provano in cabina ed è più
difficile rendersi conto di quello che succede
intorno al velivolo.
immaginare e l’approccio americano è sicuramente da
prendere in considerazione.
Perché allora non lavorare in tale direzione, in modo
che il drone sia riconosciuto, anche dai non addetti ai
lavori, come uno strumento che permetta di sostituire
l’uomo in operazioni pericolose, uno strumento versatile e flessibile, uno strumento che rivoluzionerà, in
positivo, il nostro futuro e il futuro di molte professioni e non come un sistema pericoloso e potenzialmente lesivo per la sicurezza, solo perché dato in mano a
piloti impreparati?
Anche l’opinione pubblica, a breve, avrà un forte impatto sull’andamento del mercato, è bene quindi rassicurare piuttosto che disseminare il panico, per il bene
di tutti.
Sarà la stessa opinione pubblica che deciderà, tra
qualche anno, se comprare o meno un biglietto per un
volo di linea senza il pilota a bordo. La tecnologia per
far volare un jet commerciale a pilotaggio remoto c'è
già, la mancanza è solo a livello regolamentare e sociale. Fantascienza? Beh, intanto la Faa sta già pensando
ad operazioni cargo con un pilota solo... 
Lavoro
La sicurezza nasce con i fratelli Wright
1903.I fratelli Wright, sulle spiagge di Kittyhawk,
compiono il primo volo con un aeroplano. Il volo durerà solo una manciata di secondi, ma l’evento sarà destinato a rivoluzionare negli anni a seguire la società e
l’economia mondiale .
Nel 1909, Ferdinand Raf Von Zeppelin fonda a Francoforte la Delag, la prima compagnia aerea del mondo, trasportando, negli anni a venire, più di 34 mila
persone. Inizia cosi a svilupparsi il trasporto aereo,
permettendo la movimentazione dapprima di milioni
e poi di miliardi di persone.
In pochi anni nasce il concetto di “flight safety” e, successivamente, quello di “sicurezza di sistema” che ingloba non solo la sicurezza dell’aereo ma anche quella
dell’ organizzazione e dell’ uomo, data la criticità che
hanno queste componenti nelle operazioni di volo. 
DRonEziNe - 13
Diamogli una mano
matteo campini
L’ultima frontiera dei velivoli senza
pilota è il lavoro. Non il lavoro aereo,
proprio il lavoro manuale.
U
n progetto del centro aerospaziale tedesco DLR prevede di sostituire gru e manovali con un robot-operaio volante dotato di un braccio automatico.
L’idea è quella di usarlo in compiti impossibili, o troppo
pericolosi, per un essere umano.
Al momento il progetto tedesco è in fase di studio di fattibilità, tra i problemi maggiori da risolvere c’è la delicata
messa a punto delle interazioni tra comandi di volo dell’elicottero e del braccio meccanico, dato che i suoi movimenti
mettono a rischio la stabilità dell’elicottero. Una volta superate le difficoltà, secondo i ricercatori tedeschi non solo
l’elicottero potrà rendere più veloci e sicure le costruzioni
edili, ma potrà essere usato in missioni di soccorso e di trasporto.
Per il prototipo, i ricercatori del DLR hanno usato un braccio industriale 7-DOF KUKA montato sotto un drone robot monorotore a turbina. Grazie a un sistema di volo FPV,
nei voli di test l’elicottero è riuscito a conficcare profondamente un palo nel terreno, esattamente nel punto previsto.
Un compito più difficile di quello che può sembrare, a causa della variazione del baricentro dell’elicottero durante le
operazioni.
«Riteniamo che per molte applicazioni pratiche sia richie-
DRonEziNe - 14
sto l’uso di un braccio robot volante libero di muoversi con
un carico pagante di almeno 10 chili» dice un portavoce
del centro aerospaziale. «Così il setup che abbiamo testato
finora è solo un punto di partenza per studiare la fattibilità
del progetto, e per sviluppare le necessarie tecnologie».
manine delicate
Se i tedeschi pensano al lavoro pesante, i coreani sono più
interessati a fare lavori di precisione con droni più piccoli che possano muoversi in ambienti ristretti, soprattutto
indoor, dove un elicottero a turbina non potrebbe entrare
mai. All’università di Seoul hanno messo a punto un quadricottero dotato di due braccia robotizzate con due gradi
di libertà, usato per spostare oggetti in un magazzino.
Un magazziniere robot insomma, anche se al momento le
limitazioni sono pesanti: la più importante è che la posizione dell’oggetto da spostare deve essere nota in anticipo.
Magazziniere volante
Un quadricottero
sperimentale coreano che
può spostare oggetti in un
magazzino.
Lavoro
In questo modo il drone, combinando le sue possibilità di
movimento con quella delle braccia, può afferrarlo e spostarlo. L’obiettivo dei ricercatori coreani è quello di gestire
robot e braccia come un unico sistema, e non come due
sottosistemi integrati, proprio come facciamo noi, che
non spostiamo prima il corpo e poi le
braccia ma a seconda delle necessità li
muoviamo insieme, a tutto vantaggio
dell’efficienza e della velocità.
Per dirla con le loro parole, «combinando la mobilità del mezzo aereo e
la versatilità di un braccio robotico, si
può massimizzare la manipolazione
dell’insieme». Che siano braccia robuste o manine delicate, manipolare
oggetti con un drone è una faccenda
complicata, spiegano i ricercatori. «La
stabilità dei velivoli senza pilota in volo
stazionario è ottenuta con piccole variazioni della spinta, per contrastare le
perturbazioni esterne. Ma i movimenti del braccio, anche
senza carico, oltre a causare variazioni del baricentro causano l’innescarsi di forze che mettono a rischio la stabilità,
e peggiorano se gli oggetti manipolati sono pesanti e hanno
una grossa inerzia».
non troppo pesanti». Come si vede dalla foto, spostare oggetti anche leggeri con una estensione così lunga del braccio
robot mette a dura prova la stabilità del drone, basta vedere
quanto la centralina lo deve inclinare per compensare i chilogrammetri di braccio e carico. E c’è chi immagina uno stor-
mo di piccoli droni hobbistici, equipaggiati ognuno con un
braccetto robot in grado di sollevare mezzo chilo che possono
cooperare per sollevare anche oggetti pesanti: è quello che ha
dimostrato Vijay Kumar del Grasp laboratory, L’immagine
(qui sopra) non è chiarissima, ma è suggestiva. 
Braccio armato
Il drone con la mano scatena anche la
fantasia dei militari, e sarebbe suonato strano il contrario. Darpa, l’agenzia
che studia le armi segrete dell’esercito
americano (e ha tra l’altro inventato
Internet) lavora a dare una mano al VBat (foto a destra), un drone a decollo
verticale che alle notevoli prestazioni
di volo (arriva a 5 mila metri di quota
e vola a 90 nodi per oltre dieci ore)
abbina una notevole precisione nello
spostamento a bassa quota. È la piattaforma ideale per testare un braccio
meccanico, per posare delicatamente
oggetti. Al Darpa spiegano che l’uso
previsto sia «posare oggetti a lunga
distanza in ambienti operativi difficili»; pudicamente non usano la parola
“mine”, ma posare questi odiosi ordigni ci sembra la prima cosa che possa
venire in mente a un generale.
Il braccio in dotazione al V-bat è lungo quasi due metri (6 piedi) e può
«manipolare delicatamente oggetti
DRonEziNe - 15
Speciale Natale 
doni & droni
Questo Natale metterai un drone
sotto l’albero? Ecco qualche idea...
QG550 XS
Micro quad pronto
al volo, con motori
a spazzole e radio.
Tre fasi di volo,
peso 53 grammi,
dimensioni 65x65 mm.
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DSMX 4 canali
Due fasi di volo
peso 18 grammi, interasse
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www.jonathan.it
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protezione delle eliche.
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shop.lindinger.at
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X4 H107C
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www.hobbyking.com
DRonEziNe - 16
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Parrot A.R. 2.0
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telecamera in alta definizione (720p)
e funzione flip. Autonomia e stabilità
molto migliorata rispetto al modello
precedente.
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Un classico, facilissimo da usare
e indistruttibile.
Blade 180 QX HD RTF
Quadricottero con motori a spazzole e telecamera 720p, 3 modalità
di volo. Richiede un radiocomando
Spektrum.
Ci è piaciuto:
La telecamera può essere tolta e usata
su un altro modello.
149,00 € da Jonathan
www.jonathan.it
460 Hornet
Quadricottero pronto al volo con motori brushless, ESC,
centralina di controllo Dualsky. Senza radio.
Ci è piaciuto:
Quadricottero elegante e di design, sotto i bracci ha i led per il
volo notturno.
269,00 € da der schweighofer
www.der-schweighofer.at
DRonEziNe - 17
Speciale natale gioielli volanti per chi vuole il massimo
+
Phantom 2 Vision, evoluzione
dell’apprezzatissimo Phantom,
ottimizzato per le riprese aeree.
Ci è piaciuto:
È l’iPhone dei multicotteri: si secglie
con il cuore, non con il cervello.
999.90 € da Jonathan
www.jonathan.it
+
Spreading Wings S800 EVO
Esarotore professionale con carrello retrattile,
senza centralina, batterie e radio.
Peso: 5000-8000 g
Motore: 4114-11 400KV x 6 (inclusi)
Variatore : 40A 450Hz x 6 (inclusi)
Eliche: Carbonio 15x4 x 6 ripieghevoli (inclusi)
Peso trasportabile: 0-3500 g
Ci è piaciuto:
Il meglio che si possa trovare in una proposta
commerciale.
2,299.00 € da Lindinger
www.lindinger.at
Dji F550 completo di carrello con
Gimbal, Naza Gps, GoPro Hero e
batterie Lipo GensAce 3S 5300 mAh.
Diametro circa 550 mm.
Ci è piaciuto:
Esacottero professionale assemblato
con cura artigianale e pronto al volo.
Ha persino la telecamera GoPro, manca
giusto la radio.
1.199.00 € da Movo
www.movo.it
DRonEziNe - 18
chicche per stupire
Speciale natale
Tricottero in vetroresina Trico Y3
completo di KK 2.0, Nav Lights, Pale
in carbonio, Rx Fasst compatibile
e Lipo 3s 3300 mAh.
Ci è piaciuto:
Drone originale, pronto al volo,
con un’accurata scelta di componenti
e materiali.
399.00 € da Movo
www.movo.it
Stingray 500
Macchina unica nel suo genere, non
ha eliche ma rotori a passo variabile
per un vero volo 3D: può fare tutto,
volo rovescio, tic-toc, piroette, Kaos,
Hurricane, Funnel.
Solo frame e centralina, senza radio,
Esc, servi e motori.
Ci è piaciuto:
Per chi cerca qualcosa di molto
speciale.
595.00 € da ckado
www.ckado.com
SmartPlane
Un piccolo biplano da indoor che si comanda
con l’iPhone. Solo due comandi, timone e gas
per gestire la quota.
Ci è piaciuto:
Facilissimo da usare, vola praticamente
ovunque.
69.00 € da TobyRich
http://tobyrich.com
DRonEziNe - 19
Apollo
sfida
il
f
ant
a
sm
a
frsky taranis, RC open source
a cura del laboratorio
L’ultimo nato di IdeaFly è un
quadricottero per riprese aeree pronto
al volo che sfida il Dij Panthom
A
bbiamo provato per voi Apollo, drone della cinese
IdeaFly, che prende il nome dal dio greco delle arti,
distribuito da modellismo Maximo di Gorle (BG).
L’unico campione attualmente disponibile in Italia ci è stato
consegnato direttamente da Luca, responsabile dell’azienda,
protetto da una pratica valigia scura che racchiude il piccolo drone, ne facilita il trasporto e ha anche lo spazio per il
radiocomando, le batterie e tutto ciò che serve per metterlo
in volo. La valigia è un optional, mentre il contenuto, ben
DRonEziNe - 20
disposto e ordinato, fa tutto parte del pacchetto standard e
comprende un multirotore con 4 motori brushless (distanza tra motore e motore in diagonale di 350mm), quattro
eliche in carbonio da 8 pollici (il passo parrebbe un 5 o 6
forse troppo spinto), una batteria LiPo (polimeri di Litio)
da 2200 mAh, un caricabatteria per LiPo, un gimbal su due
assi con servi digitali stabilizzato dalla centralina di bordo
compatibile con GoPro, Nilox o camere similari. Il peso in
ordine di volo a pieno carico è 1200 grammi, mentre senza
camera e gimbal è minore di 700 grammi
Visto da vicino
Una volta terminata l’analisi dei componenti e installata
con cura la batteria nel suo slot, abbiamo acceso il multi rotore avendo cura di tenerlo fermo immobile e posizionar-
recensione
lo in piano rispetto al terreno. La radio, veramente molto
semplice, si fa notare per la completa mancanza di antenna
esterna. Ma dato che usa la tecnologia FHSS sui 2,4Ghz,
non dovrebbe dare grosse differenze di prestazioni rispetto
a u modello con antenna esterna.
La scelta dell’importatore è stata quella di privilegiare una
radio senza tanti fronzoli, con gli slides per il reverse dei
canali in bella mostra sulla parte inferiore della plancia.
Considerando la bella giornata di sole delle prove, nonostante la temperatura prossima ai 0 gradi, abbiamo sentito la mancanza di un segnale acustico che ci confermasse
l’accensione della radio, visto che il piccolo led verde era
poco visibile alla luce invernale, il che ci ha costretto ad assicurarci per bene che la radio fosse effettivamente accesa.
La qualità degli stick è adeguata a una radio di questo livello, nulla di particolare da notare al riguardo. Nell’angolo
superiore sinistro si nota uno switch a 3 posizioni configurabili dal software in dotazione, che al momento della
prova erano attivavano le modalità di volo:
manuale, assistita e GPS.
decollo
Su consiglio di Luca il primo decollo è stato eseguito in modalità
assistita, che
segue la moda
del momento:
dopo aver
armato i
motori,
basta accelerare fino a oltre
metà gas per
poter vedere il drone decollare
in
maniera quasi automatica. Appena
trovato il punto di hovering e dopo averlo
trimmato un
pochino, abbiamo lasciato i comandi e verificato che Apollo e i suoi sensori
stabilizzassero
con efficienza la propria posizione.
Siamo passati quindi in modalità manuale per poter verificare un comportamento molto meno legnoso e duro
della modalità stabile, che ci permettesse di muoverci con
leggerezza e disinvoltura, grazie anche al ridotto interasse
diagonale in tutte le direzioni.
Abbiamo quindi cercato di testare la modalità GPS, ma nonostante diversi minuti in attesa di un segnale GPS valido,
i led nella parte inferiore del multirotore indicavano che
solo 4 satelliti erano agganciati, non permettendoci quindi di eseguire un volo in modalità altitude hold e position
hold. In sostanza, la modalità tipica di quando si vogliono eseguire foto o riprese, lasciando i comandi del drone e
concentrandosi sul soggetto da riprendere.
Come vola
Ci è piaciuta la leggerezza e velocità di risposta dei piccoli
servi digitali che correggevano prontamente le variazioni
di assetto. Simpatico anche il controllo del Tilt indipendente, governabile tramite il potenziometro situato nell’angolo superiore destro del radiocomando.
Ci è stato fatto notare a tal proposito che sono disponibili
altre due uscite ausiliarie nella parte inferiore del quadricottero per gestire altri accessori o controlli della camera.
Immaginiamo che per fare questo sia necessario
cambiare il radiocomando e la ricevente, visto che ha
solo 6 canali. Comunque, trattandosi di una ricevente standard e indipendente FHSS, il metodo di trasmissione usato, per esempio, da Futaba, dovrebbe essere facilmente
sostituibile.
Sempre
osservando
il multirotore dalla
parte
inferiore,
si
possono notare i led che ne aiutano la visualizzazione e l’orientamento ottico sui bracci portamotori e quello anteriore blu. Nonostante
la giornata di pieno sole, risulta comunque
abbastanza visibile. Spuntano dalla parte posteriore i cavi per l’alimentazione, da collegare
alla batteria con i connettori di tipo Deans e la presa mini
usb per aggiornamenti del firmware e verifiche e settaggi
da eseguire grazie al software di controllo. Molto simpati-
DRonEziNe - 21
recensione
ci, innovativi e leggerissimi i piedini in materiale gommoso che sono da aggiungere qualora si decida di montare il
gimbal, per aumentare la lunghezza delle gambe di Apollo.
Facilmente smontabili, basta tirarli e si sfilano, si prestano
anche a fornire una discreta protezione per le eliche qualora il pilota non sia tanto esperto e in fase di decollo o
atterraggio e tenda ad appoggiarsi su un fianco.
Difficile non fare un paragone con la concorrenza, a cominciare dall’attuale leader di mercato, il DJI Phantom che
è arrivato quasi un anno prima.
Dovendo insidiare un così blasonato competitor, i signori
di IdeaFly hanno dovuto fare le cose per bene, privilegiando una canopy originale e disponibile in diverse colorazioni, con un disegno da navicella spaziale, ecco forse il vero
riferimento al nome Apollo (che per chi non ha i capelli bianchi, ricordiamo essere il programma spaziale della
NASA che ha portato l’uomo sulla Luna). Il design è caratterizzato nella parte superiore da una bella antenna Gps e
da una generosa apertura anteriore per aerare l’elettronica
di bordo.
Ci è molto piaciuta la scelta dell’importatore di usare eliche
in carbonio, il cui rendimento è decisamente superiore a
quelle in abs o altri materiali plastici.
a chi lo consigliamo
A conti fatti, lo riteniamo un prodotto pronto al volo, dedicato a chi voglia entrare dalla porta principale nel mondo
delle riprese aeree senza accendere un mutuo. Ma anche
una macchina da utilizzare come muletto in molte occasioni dove droni più pesanti e ingombranti non possano
essere utilizzati. Il prezzo è allineato con quello della concorrenza. Al momento in cui questo numero di DronEzine
sarà in circolazione, la distribuzione dovrebbe essere appena iniziata, si parla del 30 novembre 2013, giusto in tempo
per il Natale, e il prezzo è di 469.00 euro Iva inclusa. 
Ci è piaciuto:
praticità e prestazioni
eliche in carbonio
servi digitali
piedini di gomma semplici ed efficaci
Non ci è piaciuto:
Radio molto basic senza display
Estetica discutibile
Modalità stabile legnosa
led di stato poco leggibile al sole
Voto: 
DRonEziNe - 22
APOLLO in PILLOLE
In sostanza lo riteniamo un prodotto pronto al volo per
chi voglia entrare dalla porta principale nel mondo delle
riprese aeree senza accendere un mutuo, o da utilizzare
come muletto in molte occasioni dove droni più pesanti
e ingombranti non possono essere utilizzati. Il prezzo al
momento è allineato con quello della concorrenza, ed è già
in vendita (dal 30 novembre scorso) anche in Italia a 469
euro, Iva compresa.
Il sito web dell’importatore è www.maximo.net
LA RADIO
L’Apollo è corredato da una radio a sei canali FHSS, caratterizzata dalla mancanza di una antenna esterna; essendo un
sistema a 2,4 GHz, la mancanza di antenna visibile è solo un
vezzo di design e non influisce in alcun modo sull’affidabilità
della trasmissione e sul raggio d’azione.
Sei canali sono sufficienti per gestire il quad, compresa la selezione del modo di volo (manuale, assistita e Gps) ma volendo ci sono altri due canali utilizzabili per funzioni aggiuntive
(per esempio fumogeni, lancio di paracadutisti e caramelle).
Per sfruttarli, è necessario usare una trasmittente a 8 canali,
ma non è un gran problema, sul mercato non mancano certo
le radio FHSS, usato per esempio da Futaba.
FHSS è una tecnica di trasmissione radio usata per aumentare la larghezza di banda di un segnale; consiste nel variare
la frequenza di trasmissione a intervalli regolari in maniera
pseudo casuale attraverso un codice prestabilito. Il frequency
hopping si deve a una donna, Hedy Lamarr, attrice austriaca. Suo marito, ai tempi della seconda guerra mondiale, era
fabbricante d’armi e le insegnò i segreti per bloccare i segnali
radio per il controllo dei siluri. Quando scoprì che il marito
vendeva armi a Hitler, fuggì a Hollywood e inventò la tecnica
del frequency hopping per aiutare gli Alleati; il suo sistema
usava 88 frequenze (il numero dei tasti del pianoforte). 
clic 
Drone Art
Female Drone, di Javier Michael.
DRonEziNe - 23
Mission Planner
di stefano orsi
Un software open source per far volare
il drone in modo completamente
automatico, guidato dal Gps
I
n un contesto di volo autonomo o semiautonomo, anche rimanendo entro un’ area di volo delimitata e non
eccessivamente estesa, viene naturale pensare che sia
necessario pianificare il percorso del drone per fargli
svolgere in maniera autonoma il proprio compito.
La missione potrebbe consistere in una semplice serie di
foto o riprese video scattate sempre dalla stessa angolazione e dalla stessa altezza, usando sensori barometrici e
GPS di bordo del drone, oppure un rilevamento ambientale per fini cartografici o di agricoltura di precisione.
Quasi tutti gli UAS (Unmanned Aircraft System) hanno
la possibilità di cambiare il carico pagante, cioè i sensori
trasportati per potere essere utilizzati in ambiti diversi: a
partire da telecamere con multipli Cmos, a termo-camere con rilevamento a infrarossi, sensori Lidar.
In tutti i casi, per essere certi di far eseguire al robot volante lo stesso percorso o fargli raggiungere una posizione ben precisa, ci possiamo affidare al pilotaggio remoto
tramite radiocomando, o programmare una missione
DRonEziNe - 24
completa grazie ai software di controllo che costituiscono la Ground Station vera e propria.
L'offerta in tal senso è veramente ampia, partendo da soluzioni customizzate e destinate a specifici modelli: vedi
ad esempio il software eMotion2 che accompagna i droni eBee e SwingletCam della elvetica SenseFly, oppure il
Waypoint Navigation della tedesca MicroDrones. O la
punta di diamante del settore, Draganflyer HandeHeld
Ground Control System che integra tutte le funzioni di
controllo e visualizzazione remota, anche di eventuali telecamere (foto di apertura). Nel mondo Open Source, da
non sottovalutare affatto,
grazie alla facilità di implementazione di nuove caratteristiche e alla velocità
di correzione di eventuali
L’ho fatto io!
Michael Oborne,
informatico
australiano creatore
del software Mission
Planner.
Tecnica 
bachi software, spicca tra gli altri il Mission Planner destinato al progetto semiprofessionale, oltre che ricreativo, ArduPilot che comprende e integra ArduCopter per i
multirotori, ArduPlane per aerei, passando per ArduRover, software per robot terrestri.
Mission Planner è stato creato da Michael Oborne, permette di eseguire una serie di operazioni che vanno al di
là della semplice pianificazione della missione e di eventuali WayPoint (i punti attraverso i quali vogliamo far
passare il nostro drone) e supporta la memorizzazione di
mappe provenienti da varie sorgenti, come per esempio
Google, OpenStreetMap, Bing, ArcGis, siano essi stradali o satellitari.
A questo aggiunge la configurazione del drone, con settaggio completo dei parametri per multirotor, aerei o rover terrestri. Il software può essere usato anche per interfacciarsi con un simulatore di volo in modo da prendere
confidenza e interagire con il drone prima di decollare,
e una volta a terra scaricare e analizzare tutti i dati telemetrici registrati sulla scheda di memoria a bordo o
trasmessi a terra durante la missione grazie all'opzionale
modulo telemetrico.
E naturalmente c’è il piatto forte, la pianificazione della
missione a partire dal decollo, dal raggiungimento di
uno o più punti di interesse, lo svolgimento delle attività
previste dal piano di volo una volta raggiunto il waypoint
(per esempio scattare una fotografia, spruzzare un fitofarmaco, sganciare caramelle a una festa) e infine atterrare automaticamente una volta che la missione è compiuta.
Funzioni principali
Memorizzazione di mappe stradali o satellitari
configurazione del drone, con settaggio completo dei
parametri
primi passi
La prima cosa da fare è scaricare gratuitamente dal sito
del progetto ArduPilot il pacchetto software (ardupilot.
com/downloads).
Appena lanciato il programma di setup e aver scaricato
le librerie richieste, si aprirà la schermata principale dove
sono raccolte le principali attività svolgibili dal planner.
La prima che viene visualizzata, cliccando su Flight Data,
è quella che permette di ricevere in tempo reale la telemetria trasmessa dal drone.
Tra i parametri più importanti troviamo la tensione delle
batterie di volo (serve un adattatore opzionale), la potenza del segnale ricevuto dalla ricevente di bordo, l'assetto
del drone mostrato da un orizzonte artificiale e, sulla destra, una bella mappa che riporta la posizione del drone
come rilevata dai satelliti Gps.
I tab sotto all’orizzonte artificiale ci permettono di gestire
il drone: per esempio, armare i motori, eseguire il programma di volo, dirigersi verso un waypoint, cambiare
modo di volo tra le consuete opzioni automatico, stabilizzato e acrobatico. Il tab Stato visualizza tutti i dati ricevuti dalla telemetria, Il tab Logs Telemetria carica i log di
missione memorizzati su un pc o scaricati direttamente
dalla Imu, per visualizzarli e analizzarli con il generatore
di grafici integrato nello stesso Mission Planner.
interfaccia con un simulatore di volo per prendere
confidenza e interagire con il drone prima di volare
scaricare e analizzare tutti i dati telemetrici
pianificazione della missione partendo dal decollo,
raggiungimento di uno o più punti di interesse, svolgere
attività una volta raggiunto il waypoint, atterrare a missione compiuta. 
Sulla destra del Flight Data in basso troviamo le indicazioni del numero di satelliti ricevuti e l'importantissimo
DRonEziNe - 25
 Tecnica
parametro Hdop, che indica la qualità e le bontà del se- Initial Setup
gnale del GPS ricevuto che deve essere pari o inferiore a
due per essere considerato affidabile.
Una schermata fondamentale è Fligh Plan, quella da cui
si controlla la programmazione e pianificazione del percorso da far eseguire al drone della famiglia ArduPilot.
Le operazioni sono molto intuitive, cliccando su un punto della mappa creiamo i vari waypoint, identificati da
un numero progressivo. In qualsiasi momento possiamo
spostarli, anche dopo averli caricati sul drone. Per ogni
waypoint si può scegliere la quota e il tipo di azione da
eseguire una volta raggiunto l’obiettivo. Al primo verosimilmente imposteremo come azione TakeOff (decollo) e
La schermata Initial Setup integra tutte le regolazioni neall'ultimo Land (atterraggio).
Una volta ottenuto il percorso possiamo caricarlo sul cessarie a inizializzare il nostro drone. Le configurazioni
cambiano leggermente tra aerei ad ala fissa e multicotteri, ma in linea di massima comprendono questi importanti e inevitabili passaggi:
calibrazione degli accelerometri inerziali
calibrazione della bussola magnetica
calibrazione dei segnali del radiocomando
assegnazione delle fasi di volo.
Su Internet ci sono tutorial per tutte le calibrazioni.
Attenzione però, nessuna delle fasi sopra indicate è
meno importante delle altre.
Dopo aver eseguito la calibrazione della radio, occorre assegnare uno o due switch del radiocomando agli
drone: per prima cosa clicchiamo sul pulsante in alto a opportuni canali per il cambio di modo del volo del
destra con scritto Connect, attendiamo la connessione e drone, passando quindi dalle varie modalità che poslo scambio di dati tramite il protocollo di comunicazione sono essere:
MavLink, dopodiché clicchiamo su Scrivi i Wps.
Acro, volo acrobatico più
o meno assistito
Stabilize, volo assistito
con giroscopio e inerziali
Hold, mantenimento della quota solo col barometro
Loiter,
mantenimento
della quota e della posizione con barometro, accelerometro e GPS
Auto, inizio missione
RTL, return to launch, ritorno al punto di partenza.
Ci sono anche altre modalità, per esempio FlyByWiDRonEziNe - 26
Guiida completa a Mission Planner
re o SuperSimply per le cui spiegazioni vi rimandiamo al
sito del progetto Ardupilot.
Chi usa Imu originali o cloni APM, sempre dalla schermata Initial Setup, può scaricare il firmware originale
sulla scheda, il che significa che la stessa scheda può essere riprogrammata per volare su un aereo o essere usata
su un fuoristrada/cingolato e svolgere ugualmente bene
il suo lavoro.
Nella stessa schermata Initial Setup troviamo i sottomenu per configurare gli accessori dei robot semi autonomi,
sotto la voce Optional Hardware:
3DR Radio, per configurare i
moduli telemetrici 3DR Robotics.
Sonar sensore opzionale per
la gestione della quota sino a 3
metri circa
Battery monitor, per la verifica della tensione della batteria
di bordo
Airspeed per gestire il sensore
di Pitot
OSD per abilitare la visione
dei dati telemetrici gestiti dal
Mission Planner in sovraimpressione sulle immagini ricevute in real time dal trasmettitore video
Camera Gimbal per gestire
e il gimbal e lo scatto remoto
della telecamera di bordo
Antenna tracker muove l’antenna della ground station
in direzione del drone per una ricezione ottimale.
Tecnica 
Nel tab Planner si possono configurare i parametri di
Mission Planner, come la possibilità di utilizzare la sintesi vocale e selezionare quali messaggi si vogliano ascoltare a seconda delle necessità.
Le possibilità di regolazione sono veramente tante e visibili nel tab Full Parameter List che ha una funzione Find
(cerca): consigliamo vivamente di approfondire l'argomento.La schermata Simulation nasce per interfacciarsi a circuito chiuso (loop) con un simulatore di volo, in
questo è possibile pilotare e usare Mission Planner con
Config tuning
Config Tuning permette di configurare i famigerati PID, un joystick.
i valori usati dagli algoritmi di stabilizzazione regolano
le risposte del drone in base ai fattori ambientali esterni.
Le schermate variano a seconda del tipo di hardware caricato, quindi Rover, Plane o Multirotore, e necessitano
di essere ben compresi consultando le wiki in linea o i
manuali pubblicati sul sito Ardupilot.
In poche parole, meglio non toccare nulla nelle prime
fasi e forse, se si è fortunati tutto andrà per il meglio. Fatta Terminal
salva l'ipotesi di avere un esperto di fianco, nel quale caso È forse la schermata più ostica, ci dà importanti feedback
è meglio ottimizzare e parametrizzare il drone per avere e controllo della scheda IMU tramite comandi testuali
che permettono di leggere i vari sensori, o di eseguire
risposte più precise e affidabili in ogni condizione.
calibrazioni e altri controlli con alcuni comandi di testo.
DRonEziNe - 27
 Tecnica
Lo scaricamento dei file di log salvati sulla scheda
può essere fatto solo da questa scheda Terminal e
dopo essersi disconnessi. Gli utenti evoluti apprezzeranno questa modalità, che bypassando molte fasi
o eventuali bug del programma di gestione, permette
di dialogare direttamente con la centralina di bordo
e il suo firmware pre caricato.
Tenendo premuto il tasto CTRL + F, appare un menu
nascosto, utile per eseguire operazioni di georeferenziazione delle foto scattate dal drone, arricchite
dai valori registrati dalla telemetria di bordo o del
computer.
Tradotto in parole povere, bisogna dire a Mission
Planner quale log utilizzare e scegliere una cartella
dove si trovano le foto scattate in volo.
Poi si lancia la procedura automatica (cliccare su Do It) nella quale il tool si incarica di stabilire quale è secondo lui la differenza temporale tra la prima foto e l'inizio del file di log.
Naturalmente è possibile cambiare tale valore, fatto ciò si lancia la scrittura delle foto (niente paura
DRonEziNe - 28
gli originali rimangono e le nuove vengono geotaggate con i dati scritti nelle proprietà della foto).
Siamo sicuri di non essere riusciti a spiegare a fondo
tutte le potenzialità di questo programma, ma siamo al contempo certi di aver sollevato quella giusta
curiosità e voglia di approfondire che vi permetterà
di procedere con attenzione nello studio di tutte le
caratteristiche del mondo ArduPilot e del suo pannello di controllo Mission Planner. Che, tra l'altro, in
questi giorni ha ricevuto una importante liberatoria
da parte di Google per poter utilizzare liberamente,
anche in locale, le Google Maps.
Ci sono altri programmi per il i tablet e gli smartphone che, seppur con meno funzioni, possono emulare
il comportamento del Mission Planner, ma di questo
parleremo in un altro articolo. 
Salvami
e vinci 35 mila dollari
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I piccoli droni possonno proteggere
i rinoceronti dai bracconieri.
Progettane uno e vinci
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er combattere la piaga del bracconaggio, la sudafricana Kashmir Robotics chiede aiuto a studenti
e hobbisti lanciando il Wildlife Conservation Uav
Challenge, concorso aperto anche ai team internazionali
con una borsa da 65 mila dollari in premi (35 mila al
team vincitore) e un soggiorno per 10 giorni nel Kruger National Park in Sudafrica.
La sfida è quella di progettare un Uav low cost che possa operare nel difficile territorio del Kruger, con sensori
per localizzare i bracconieri, avvisando i ranger in tempo
reale. La deadline per iscriversi scade il 31 gennaio prossimo. L’intento è quello di concentrarsi sull’integrazione
di sistemi embedded, quindi non è il caso di preoccuparsi
troppo delle prestazioni del velivolo. Per ottenere il punteggio massimo in termini di prestazioni, basta un drone
paragonabile allo Skywalker X-8 (nella foto). La differenza non la fa la parte aerodinamica ma la capacità del team
di integrare sistemi nell’architettura Arm. Il team vincitore sarà inviato in Sudafrica a dimostrare il suo Uav.
Info: www.wcuavc.com
MISSIONE
Area: Kruger National Park, South Africa. Frontiera
orientale del Mozambico. Priva di difese.
Ambiente: Savana africana. Terreno sconnesso. Grandi
distese di rovi. Nessuna strada.
Supporto: Rangers a piedi, solo in alcune aree con auto
4X4. Unità antibracconaggio.
Clima: inverno secco e assolato, estate molto calda e
umida, con temperature oltre i 45°. Temporali.
SCENARIO
La gran parte delle incursioni di bracconieri di rinoceronti proviene dal vicino Mozambico. I bracconieri entrano
di notte varcando la frontiera non protetta, e si disperdono nella boscaglia. Uccidono i rinoceronti con l’aiuto di
fucili di grosso calibro e visori notturni. Spesso sono armati di mitra kalashnikov. E li usano.
TEAM:
I team sono al massimo di cinque persone, studenti medi
e universitari, oppure hobbisti, ma non ci può essere più
di un laureato per team. Gli adviser, massimo due, possono essere o docenti universitari o professionisti. Il costo
totale dei materiali usati per sviluppare il drone non può
superare i 3 mila dollari Usa. 
DRonEziNe - 29
eliche
scegliamole bene
di giancarlo comes
La corretta scelta delle eliche
è un fattore determinante
per performance e stabilità di volo
I
l corretto accoppiamento telaio-motori-batterie-eliche
assicura importanti vantaggi: prima di tutto consente, a
patto di avere motori sufficientemente potenti, l'hovering
anche in condizioni di payload importanti, inoltre un profilo alare correttamente scelto garantisce poche vibrazioni
dovute all'innescarsi di fenomeni turbolenti, da cui, conseguentemente, deriva una buona silenziosità del volo.
Viceversa una cattiva scelta degli elementi traenti può portare a grossi disturbi, basti pensare che ogni elica ha un
regime di stallo (dipendente dal passo della stessa), ovvero una velocità di rotazione in cui subisce un brusco calo
di portanza con conseguenti fenomeni potenzialmente
dannosi per le eliche stesse e per il drone che trasportano
in volo. Non sono rari, infatti, i casi di stallo in manovra
dovuti ad eliche con passi eccessivi, problema spinoso del
quale risentono anche gli aeromodelli da volo acrobatico.
Preso atto di ciò, il passo successivo sta nell'affrontare il
problema della scelta o, più precisamente, del dimensionamento, che di per sé è un processo tutt'altro che intuitivo.
Le eliche sono contraddistinte da due misure fondamentali, entrambe normalmente espresse in pollici, ovvero il loro
diametro (detto tecnicamente diametro del disco) e l'incidenza del profilo alare al 75% del diametro, quello che è
anche detto passo della vite. Ad esempio un'elica 13x4.5 ha
un diametro di 13 pollici e ad ogni giro 'avvita' una colonna
d'aria alta 4 pollici e mezzo. Dato che la spinta è il prodotto
DRonEziNe - 30
di quantità d'aria spostata e velocità alla quale viene accelerata dall'elica, va da se che le due misure citate poc'anzi
determinano, in linea teorica, la spinta generata ad un certo regime di rotazione.
Il profilo alare dell'elica, visto in sezione, si presenta come
in figura: il flusso incontra il bordo d'attacco alla velocità v1 e si divide lambendo la parte superiore del profilo,
detta estradosso e quella inferiore, detta intradosso. Il flusso sull'estradosso è a pressione minore rispetto al flusso
sull'intradosso e questo contribuisce, per parte minore, a
generare la forza traente L (Lift force).
Tuttavia la maggior parte del contributo ad L deriva dalla
differenza di velocità tra v1 e v2 in modulo e direzione,
dove quest'ultima è data dall'angolo di deflessione del profilo (δ), infatti per la terze legge di Newton l'elica riceve
una spinta pari ed opposta a quella impressa al fluido.
Nel lambire il profilo, il flusso, che viene da esso stesso accelerato per effetto della velocità di rotazione, genera una
forza resistente D (Drag force) che è responsabile del consumo di corrente dei motori, poiché questa forza genera
Tecnica 
Il parere dela NASA
l’American Institute of Aeronautics (l’ente di ricerca che
porta avanti tutti i progetti della NASA), su 78 eliche
sperimentate in galleria del vento ha stabilito che le più
efficienti sono le le APC della serie Thin Electric, davanti
alle Graupner che si piazzano sul secondo gradino del
podio. Seguono GWS Slow Flyer e Master Aiscrew.
Il report completo della ricerca americana (in inglese) si
puà scaricare su DronEzine all'indirizzo
www.dronezine.it/prop/
una coppia resistente alla rotazione dell'elica che il motore
deve controbilanciare fornendo potenza (pari al prodotto
di tensione, che è fissa e vale 12V, corrente ed efficienza del
motore stesso). La somma vettoriale di L e D fornisce la
Portanza P del profilo.
Il fenomeno di stallo si verifica quando vi è il distacco del
flusso dall'estradosso con conseguente innesco di turbolenza. Questo genera vibrazioni che possono portare a
bruschi cali di portanza, come illustrato nelle figure della
pagina accanto.
Il fenomeno accade se si montano eliche con passi troppo
alti, poiché il regime critico è tanto più basso quanto più
il passo è alto, quindi un'elica con passo alto sarà potenzialmente più esposta a stallo di un'elica di pari diametro
ma con passo minore. Inoltre un'elica ad alto passo, pur
consentendo trazioni maggiori ha un'efficienza più bassa,
definita come rapporto D/L.
QUINDI, COME SCEGLIERE?
Bisogna tener conto di due cose. In primo luogo ogni pilota esperto sa che la condizione ottimale di hovering si
presenta quando lo stick del gas è a metà della corsa, in
modo da avere un controllo della spinta molto preciso, e
quindi anche una certa stabilità di manovra; in secondo
luogo bisogna trovare il giusto compromesso tra diametro
e passo tenendo presenti le considerazioni su quest'ultimo
fatte prima.
Quindi bisogna cercare di coniugare consumi, stabilità e
spinta. Questo lo si fa partendo dal peso al decollo del drone. In generale per macchine di classe media (dai 2.6 ai 3.6
Kg al decollo) il diametro va scelto tra i 10 ed i 13 pollici;
invece per droni a carico elevato (peso al decollo maggiore
di 4 Kg) si consigliano eliche da 14 o 15 pollici. Per quanto riguarda il passo, normalmente non si dovrebbero mai
montare eliche superiori a 5.5, anzi, recentemente la Tiger
sta proponendo eliche ad alta efficienza realizzate in carbonio con diametri da 10 a 15 pollici e tutte con passo pari a
3.8. Dulcis in fundo si decide il disegno dell'elica.
È stato dimostrato da una ricerca dell'università dell'Illinois, svolta per conto dell'American Institute of Aeronautics (l'ente di ricerca che porta avanti tutti i progetti della
NASA), che su 78 eliche sperimentate in galleria del vento
di diverse marche, da APC a Graupner passando per GWS,
le più efficienti sono le APC della serie Thin Electric, davanti alle Graupner che si piazzano sul secondo gradino
del podio. Per quasi tutte le eliche sperimentate si evince
anche che il regime di maggiore efficienza si ha proprio al
50% del gas circa.
In base alle le considerazioni fatte prendo a mo' di esempio un drone a sei motori da 3Kg di peso al decollo. Ogni
elica dovrà fornire 500g di Lift force. In base a questo posso optare per una 10'' o per una 11'' al massimo, tenendo
in considerazione che desidero l'hovering a metà stick.
Detto questo passo in rassegna i cataloghi selezionando
eliche con disegni simili (guarda caso) alle APC della serie Multi Rotor. Non trovando le MR da 11'' la mia scelta finale ricadrebbe sulle APC 10x4.5 MR oppure APC
11x4.7 SF.
Poi ovviamente dipende anche dai gusti del pilota, ma già
aver circoscritto la scelta a due modelli è un ottimo risultato, considerata la giungla che è l'offerta di mercato, perché non si perderanno tempo e soldi in tentativi a caso. 
Troppo passo
Se il passo è
eccessivo, la pala
dell’elica va in stallo,
cade la portanza
e si innescano
vibrazioni
DRonEziNe - 31
L’incerto futuro
dei droni da guerra
a cura del collettivo imerica*
USA: Tra disincanto e timori, militari
e cittadini si interrogano sull’impiego
degli aerei da guerra a pilotaggio
remoto
C
ostruire droni più grandi, più costosi e più cosmici probabilmente non è la risposta.» Una simile dichiarazione te la aspetteresti da un detrattore dell’uso in guerra
degli aerei senza pilota. Uno di quelli “contro” a prescindere:
contro le spese per la Difesa o il complesso militare-industriale.
E invece queste parole le ha pronunciate nientemeno che il generale Mark Welsh III, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica americana, figura chiave del programma UAV (Unmanned
Aerial vehicle), che lo scorso 14 novembre ha aggiunto: «Non
ci dovremmo lanciare in un acquisto forsennato di aerei pilotati a distanza». Welsh ritiene necessario ridurre almeno del
25% i droni che volteggiano sulle nostre teste. Al momento,
le Forze armate a stelle e strisce mantengono 62 combat air
patrol di Reaper o Predator: essendo formate da 3 o 4 droni,
si parla di circa 200 spie alate costantemente in volo. Le parole
della massima autorità dell’aviazione americana si aggiungono a una lunga fila di critiche, preoccupazioni, dubbi e ripensamenti che statunitensi, alleati e popolazioni colpite stanno
DRonEziNe - 32
facendo da qualche mese a questa parte.
A scatenare il fuoco contro i droni militari è la convergenza
di alcuni fattori. Primo, il progressivo ritiro dall’Afghanistan.
Man mano che i soldati americani tornano a casa, l’esigenza di
schierare tante sentinelle dei cieli viene meno.
Che fare di tutti questi droni? Parcheggiarli negli hangar o
spedirli al mercato dell’usato? Secondo fattore, le vacche magre finanziarie. La scure dei tagli alla Difesa si è abbattuta anche sugli aerei senza pilota: il budget per ricerca, sviluppo e
acquisizione del 2014 vede una drastica riduzione del 30%, da
3,4 miliardi di dollari a 2,3.
Sin qui però si è parlato solo dell’opposizione che sta montando in seno alle Forze armate americane. Ma c’è un terzo fattore: il crescente peso dell’opposizione dell’opinione pubblica.
Già, perché da quando l’argomento dei droni militari è stato
sdoganato, tutti vogliono dire la loro. Se prima era un tema di
nicchia, per appassionati di aviazione, tecnologia o affari militari, ora ne parlano i giornali generalisti, compaiono nei servizi televisivi e se ne discute al bar. Gli UAV non sono più un
acronimo incomprensibile né semplici «aerei telecomandati»,
ma «macchine letali», «concentrati di tecnologia» o «armi della guerra del futuro».
A portarli nell’occhio del ciclone sono stati soprattutto i critici,
che hanno accusato la Casa Bianca di autorizzare da anni una
guerra clandestina in teatri quali Pakistan, Yemen e Somalia,
condotta a suon di attacchi dal cielo che ha mietuto più di tre-
Obama ha esagerato
mila vittime. Senza contare gli scenari di guerra aperta come
in passato Iraq e Libia e uno dove si combatte ancora oggi,
l’Afghanistan.
Si sono lamentati i Paesi vittima, dove i governi fanno sempre
più fatica a chiudere un occhio sulle scorrazzate di Predator e
compagnia cantante. Si sono sollevate le organizzazioni che
difendono i diritti dell’uomo, come Amnesty International
e Human Rights Watch che a ottobre hanno pubblicato due
rapporti contenenti pesanti critiche denunciando l’alto numero di vittime civili in Pakistan e Yemen. E pure l’Onu, che tanto supporto ha dato agli States nella lotta al terrorismo, nutre
dubbi sulla gestione poco trasparente delle operazioni, come
dimostrano le denunce di Ben Emmerson, special rapporteur
su antiterrorismo e diritti umani.
Alla lunga fila di attivisti e istituzioni si aggiunge la sempre
più rilevante e potente industria civile dei droni. I produttori
americani, radunati a metà ottobre a New York per una conferenza sul tema, si sono domandati come levare dagli aerei a
pilotaggio remoto quel pedigree militare che si portano indirettamente dietro. «Per prima cosa - ha affermato Michael Toscano, capo dell’Association for Unmanned Vehicle Systems
International, un’influente lobby - bisogna smettere di chiamarli droni, che ricorda troppo il mondo militare, e chiamarli
UAV o UAS». Dubbi leciti: si stima che il mercato civile dei
robot alati possa fruttare 82 miliardi di dollari e 100 mila posti
di lavoro nel 2025.
Proteste e promesse
Non è solo una questione psicolinguistica o di opinioni. Obama e i suoi rischiano di giocarsi alleanze e supporto interno e
internazionale, nonché di perdere pezzi della strategia di antiterrorismo collaudata e che sembrava destinata a fare scuola.
La promessa fatta lo scorso maggio dallo stesso presidente di
trasferire tutte le operazioni con i droni al Dipartimento della Difesa, privando la Cia della “licenza di uccidere” dal cielo, non è stata mantenuta e, anzi, sembra un’opzione ancora
militari
molto improbabile. Anche i più fedeli all’inquilino della Casa
Bianca e al programma dei droni sono stufi di aspettare. Dianne Feinstein, presidente della Commissione Intelligence al
Senato e da una vita a braccetto con Obama, ha avviato un
iter legislativo per obbligare le agenzie coinvolte nella guerra
dei droni a fornire al Congresso e al pubblico tutti i dati sugli
strikes passati, con tanto di numero di vittime accertate.
L’esigenza di curare l’immagine dei droni militari è sentita anche tra gli Stati che vogliono (o volevano) mettere il peperoncino (leggi: missili) alle loro spie alate: la Germania ha bloccato un programma di armamento e l’Italia, in trattativa con gli
Stati Uniti per ottenere i kit di guida per le bombe dei droni,
si prodiga a promuovere il volto gentile dei suoi aerei senza
pilota nell’operazione Mare Nostrum di recupero dei migranti
al largo di Lampedusa.
Tutto questo can can mette in pausa le operazioni di antiterrorismo con i droni e manda in panchina i piloti. Negli ultimi
due mesi sono stati pochissimi gli strike portati avanti da Reaper americani e solo uno ha portato a casa un grosso scalpo
- quello del leader dei taliban pakistani Hakimullah Mehsud,
ucciso il 31 ottobre scorso. In altre occasioni, invece, l’America è tornata a fare uso delle Forze speciali, con team d’élite
schierati in Somalia e in Libia. Se fino a un anno fa i droni
erano la strategia preferita e perfetta con cui Obama e successori avrebbero combattuto il terrorismo nel mondo senza mai
sporcarsi le mani, ora i dubbi sono tanti, quasi troppi.
«Gli Stati Uniti generano all’incirca 40-60 nuovi nemici per
ogni presunto terrorista di al-Qa’ida ucciso da uno strike», ha
calcolato Nabeel Khoury, ex vice capo missione in Yemen dal
2004 al 2007 per il Dipartimento della Difesa. Khoury conta solo i nemici creati nei villaggi e nelle popolazioni vittima
degli attacchi. Forse dovrebbe aggiungere anche tutti quelli
che, nelle stanze del Pentagono e nel mondo in generale, a
ogni nuovo strike storcono il naso, firmano una petizione o si
schierano contro il programma.
È la potenza dell’opinione pubblica, bellezza.». 
* Collettivo iMerica
iMerica è un team di ricercatori
e analisti fondato da Giovanni
Collot, Nicolas Lozito e Federico
Petroni. Assieme a Patricia
Ventimiglia hanno scritto
un eBook sui droni militari
americani e italiani,
“La Guerra dei
Droni”, scaricabile
gratuitamente da
laguerradeidroni.it.
DRonEziNe - 33
AldoCOPTER
e aNCH’IO
VOLARE
posso
Stefano Orsi
Aldo è appassionato di volo, ma da
nove anni vive in carrozzella.
Grazie a un appassionato modellista,
anche lui adesso pilota un quad
M
i chiamo Aldo. A causa di un incidente in
moto, a 24 anni ho perso l'uso degli arti e
così da oltre 9 anni vivo su una sedia a rotelle.
Con un piccolo joystick elettronico controllato con
le labbra, tramite una sofisticata control board, ho un
completo e autonomo controllo della mia carrozzina
hi-tech, del personal computer, tablet, TV».
Queste sono le parole di Aldo Singlitico, un giovane tetraplegico con la passione per i multirotori.
Grazie alla forte amicizia di Luciano Zanchi, valido
modellista e nostro collaboratore storico, è riuscito
a realizzare il suo sogno di pilotare un quadricottero nonostante il suo pesante handicap. Gli abbiamo
rivolto alcune domande per comprendere come sia
stato possibile realizzare questa avventura:
con solo l'utilizzo di un mouse a bocca. Per prima cosa
voglio ringraziare l'amico e istruttore Luciano che mi
ha trasmesso la passione e mi segue in questa nuova
esperienza... che dopo il primo volo mi ha lasciato a
bocca aperta e con Lo stupore negli occhi. Incredibile
quante cose ancora si possono fare nonostante tutto.
Grazie alla disponibilità di bluetooth sulla "wheel-chair
control board", delle nuove versioni di Arducopter che
consentono un completo controllo di un multirotore in
Loiter e ai joystick virtuali su Andropilot abbiamo definito e realizzato una soluzione che sembra funzionare.
Nonostante l'ausilio di una forte ingegnerizzazione
delle elettronica di controllo e del software dedicato
al volo quali difficoltà hai riscontrato?
Ammetto che non è stato facile la prima volta riuscire a
dare la giusta direzione al quadricottero. Mi veniva difficile rischiando di urtare contro gli alberi. Ma fortunatamente c'era Luciano accanto a me, pronto a riprendere
il controllo della situazione. Non ho esitato a chiedergli
di fare subito un video, sono convinto che col tempo faAldo, come è stata la tua esperienza di pilotaggio e
remo molti progressi mi piacerebbe un giorno avere un
quali emozioni hai provato?
quadricottero tutto mio e sono sicuro che raggiungerò
l'obbiettivo. Prima che arrivi l'inverno e il brutto tempo
Non avrei mai creduto, vista la mia situazione un po’
spero di riuscire a fare qualche altro volo: ormai sono
particolare, di riuscire a pilotare un quadricottero
preso al 100%.
DRonEziNe - 34
Diversamente droni
Analizziamo nel dettaglio cosa è stato fatto e con quale
strumentazione, precisando che oltre al raggiungimento del obiettivo prefissato c'era anche una sfida per il
contenimento dei costi e l'utilizzo di apparecchiature
facili da reperire e già conosciute da Aldo:
 Un multi con scheda APM e Arducopter 3.1
 Radiocomando tradizionale controllo RC
predisposto in doppio comando
USB OTG e modulo 3DRradio
 3DRradio link a 433mhz tra APM e GCS
 Andropilot su Samsung Galaxy Tab con cavo  Andropilot 1.9.3 (che prevede joystick virtuali)
 Collegamento bluetooth tra Galaxy Tab e scheda
di controllo della carrozzina
 Setup di Arducopter con velocità di pilotaggio ridotte in loiter e sull'asse z (WPNAV_
LOIT_SPEED=200 – PILOT_VELZ_
MAX=150)
Tradotto in parole povere, significa che il controllo
del velivolo veniva eseguito grazie ad un set up dei comandi in maniera facilitata tramite il joystick labiale
già usato da Aldo per comandare anche altre funzioni
tecnologiche della sua carrozzina.
Tale impulso veniva trasmesso ad una Ground Station
che per mezzo del Bluetooth lo passava al link telemetrico che finalmente lo girava al quadricottero.
Contestualmente, dall’altro capo il radiocomando tradizionale in mano alle esperti mani di Luciano garantiva il successo dell'operazione e correggeva gli errori
dovuta alla inesperienza di Aldo.
rimaniamo in attesa di vedere gli sviluppi e l’avanzamento dei lavori, mentre attendiamo che alcune interfacce neurologiche quali ad esempio NIA (Neural
Impulse Actuator) prodotta dalla californiana OCZ
Technology, in grado di percepire i più piccoli movimenti facciali, siano introdotte massivamente nel mercato per lo più destinato al settore dei video giochi, e
con la quale i nostri amici Aldo e Luciano potrebbero
fare significativi passi avanti. 
Ricerca
basta il pensiero
La ricerca scientifica potrebbe un giorno non lontano
portare il sogno di Aldo a livelli ancora più sofisticati,
e dare un concreto aiuto alle persone con disabilità
fisiche. I ricercatori dell’università cinese di Zhejiang
hanno sviluppato un sistema per controllare con la
mente un quadricottero. Si chiama “Flying Buddy 2”
e usa un normale casco medicale per la rilevazione
dell’encefalogramma (EEG), un computer e un quadricottero molto stabile e leggero, in particolare un
Parrot AR Drone.
Il computer processa i dati ricevuti dall’EEG e li converte in comandi da inviare al drone attraverso un
link WiFi. Dai video che girano in Internet, pare di
capire che c’è una certa latenza, ma non tale da pregiudicare il volo.
Per poter usare il sistema, occorre un certo training
per apprendere l’uso dei comandi; con un po’ di pratica si arriva a risultati eccellenti, i ricercatori cinesi
hanno addirittura simulato un incontro di boxe tra
due Parrot comandati col pensiero.
Non è facilissimo impadronirsi delle tecniche di volo,
che non sono particolarmente intuitive anche se riprendono abbastanza fedelmente i comandi che si dovrebbero dare con lo stick: per atterrare e disarmare il
Parrot bisogna pensare “sinistra” intensamente, mentre per ruotare bisogna pensare sinistra “dolcemente”.
Se si vuole scattare una foro invece è facile, basta sbattere le ciglia.
Il controllo con il pensiero non è solo un gioco, i ricercatori intendono sfruttare l’esperienza accumulata
con il “Parrot telepatico” per applicarla a molti usi
concreti utili nella vita di tutti i giorni, e la tecnologia
non aiuterà solo i disabili: non è difficile immaginare
applicazioni anche nei settori dei trasporti, della difesa e della robotica. 
«Un giorno avrò un quadricottero tutto mio
e sono sicuro che raggiungerò l’obiettivo»
DRonEziNe - 35
A Capannori
nascono
i droni del futuro
Si chiama Zefiro, è un dimostratore
tecnologico e, come il vento
dall’Ovest, fa germogliare idee
e progetti di qualità per gli UAS civili
L’
aeroporto di Capannori, nella provincia di Lucca, oggi è un punto di riferimento per l’Unmanned System (UAS), il pilotaggio senza persone.
L’ex aeroporto militare, oggi inserito in un grande progetto di recupero (vedi riquadro), di cui L’UAS è uno
dei più significativi risultati, attraverso una convenzione con il Dimostratore Zefiro mette a disposizione
Eugenio Baronti
Presidente del Dimostratore Tecnologico
Zefiro Ricerca&innovazione
spazi dedicati e in sicurezza e uno spazio aereo controllato dal servizio informazioni di Volo Aeroportuale
(AFIS), che è disponibile tutti i giorni durante l’orario
di apertura dello scalo con operatori in Torre abilitati
e un servizio certificato e regolamentato attraverso la
circolare ICAO 211-AN/128.
In questi spazi vengono sperimentati prototipi di nuovi velivoli innovativi leggeri ad ala fissa e rotante pilotati e non pilotati, attraverso una rete di rapporti di
collaborazione con soggetti istituzionali, Università, e
privati a livello locale, regionale e nazionale, che operano nel campo della ricerca e dell’innovazione.
La metodologia di lavoro a rete, adottata e praticata, ha
favorito la costruzione di relazioni e
collaborazioni tra mondi, esperienze
e competenze diverse. Le preziose
sinergie scaturite hanno agito come
Robot, non solo volanti
Un drone acquatico civile, per
pattugliamento e controllo della
qualità delle acque
DRonEziNe - 36
Ricerca
“moltiplicatore” delle varie idee progettuali innovative,
che stanno a loro volta producendo progetti complessi
e di qualità.
Tra questi, il progetto Zefiro Unmanned Systems Developement Network, che si propone come un centro
di competenza e di sperimentazione di droni per realizzare nuovi vettori ad ala fissa e rotante per le innumerevoli applicazioni civili. In questi giorni si sta
concretizzando un protocollo d’intesa, promosso con
la Società Aeroporto di Capannori Spa, che coinvolge
l’intero sistema universitario toscano, il Dipartimento
Nazionale dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico
e della Difesa Civile; il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale (D.I.C.I) della Università di Pisa; il
Dipartimento dell’Energia dei Sistemi del Territorio e
delle Costruzioni (D.E.S.TeC.) dell’Università di Pisa;
Dalle bombe degli alleati
alla rinascita tecnologica
Nel Comune di Capannori, in provincia di Lucca c’è, dal
lontano 1932, un aeroporto che fu raso al suolo dai tedeschi in ritirata dopo averlo occupato.
Successivamente, nel dopoguerra, fu ricostruito con
alcune strutture minime essenziali per riprendere l’attività. Negli ultimi decenni ha attraversato molte vicissitudini: prima consorzio pubblico in perenne perdita d’esercizio, poi privati nostrani e stranieri, più avventurieri
che imprenditori, lo hanno portato al disastro economico e strutturale. Infine, nel 2011, è arrivato il Comune di
Capannori che, con un atto di grande coraggio e lungimiranza politica, ha acquisito il controllo della società di
gestione e ha voltato pagina rispetto a un passato in cui
sono stati inseguiti improbabili mega progetti di sviluppo, tutti miseramente falliti.
La rinascita dell’aeroporto è iniziata nel 2011 con un
progetto di sviluppo innovativo e sostenibile che, insieme alle attività tradizionali di scalo di aviazione
generale e di servizi di prevenzione, protezione civile
e antincendio di pubblica utilità, ha posto come direttrice strategica per uno sviluppo sostenibile la ricerca e
l’innovazione nel campo aerospaziale, dell’aeronautica
leggera, per riportare in terra di Toscana, ricca di grandi tradizioni aeronautiche, non solo l’innovazione, ma
anche la produzione di nuovi velivoli leggeri.
Questo progetto, sviluppato insieme al prof. Aldo Frediani della facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa
si è avvalso sin dall’inizio della collaborazione con il
settore aerospaziale del Dipartimento di Ingegneria industriale e civile dell’Università di Pisa e del suo spi-
Il Dipartimento di Ingegneria della Informazione della Università di Pisa; il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze; il Dipartimento di
Scienze fisiche, della terra e dell'ambiente dell'Università di Siena.
Il 14 novembre presso l’aeroporto, si è tenuta una dimostrazione di UAS, un sistema integrato di velivoli
a pilotaggio remoto impegnati in simulazioni di soccorso e protezione civile con la preziosa collaborazione
di piccole aziende che partecipano in rete al progetto,
(SICE, CAM e PITOM).
Alla dimostrazione hanno assistito i vertici della Direzione centrale per l’emergenza dei vigili del fuoco, grazie alle immagini trasmesse in diretta al Centro operativo nazionale del Viminale a Roma.
Nella simulazione sono stati impiegati UAS in volo, a
noff, SkyBox Engineering, delle grandi competenze nel
settore delle telecomunicazioni della SICE Telecom e di
altre società fortemente orientate all’innovazione.
È è nato così, nel febbraio 2012, il Dimostratore Tecnologico Zefiro Ricerca&innovazione Srl, partecipata anche dalla società di gestione a capitale interamente
pubblico Aeroporto di Capannori Spa. Zefiro promuove, sviluppa, coordina e gestisce attività di ricerca e innovazione, valuta e valorizza le potenzialità di nuove
soluzioni tecnologiche. Inoltre, individua le possibili
applicazioni e facilita processi di industrializzazione e
commercializzazione di velivoli innovativi, a partire
dalla fase più delicata, quella prototipale, quando un
progetto ha bisogno di essere sperimentato e perfezionato in tempi ragionevoli, e di trovare non solo i finanziamenti necessari, ma soprattutto il soggetto, i mezzi e
il luogo per realizzarlo.
Il sito: www.aeroportocapannori.it 
DRonEziNe - 37
Ricerca
Dimostratore Tecnologico Zefiro Ricerca&innovazione
terra e in navigazione, che hanno trasmesso le immagini e i dati rilevati durante le operazioni. Nel corso del
2014 saranno organizzate conferenze per usi specifici
dei droni in viticoltura, agricoltura, archeologia, geologia, monitoraggio e prevenzione ambientale, sicurezza,
soccorso pubblico durante calamità naturali, dissesto
idrogeologico, frane, monitoraggio, ispezione di viadotti, cisterne ciminiere, beni culturali e così via.
Droni per battere la crisi
Sono anche in programma corsi di formazione per la
gestione e il pilotaggio degli UAS per Aerofotografia
creativa e artistica, aerofotogrammetria e telerilevamento con multirotore e ad ala fissa. Stiamo organizzandoci per garantire diversi di questi servizi fornendo
il vettore e personale qualificato.
Oggi i sistemi di UAS hanno enormi potenzialità e
Il superidrovolante toscano
Idintos è un progetto finanziato dalla Regione Toscana per far nascere un polo aeronautico.
Il progetto si propone come
obiettivo la realizzazione
di un prototipo di
un velivolo ult r a l e g g e ro
idrovolante
di tipo innovativo, detto
“PrandtlPlane”, a scopo di
studio e ricerca
operativa, in vista di una
successiva
industrializzazione e produzione di velivoli ultraleggeri in Toscana, in maniera da porre le condizioni per la nascita di un polo della aviazione leggera in Toscana, fondato sul know how scientifico nel
campo dei velivoli della futura generazione.
La configurazione aerodinamica alla base del prototiDRonEziNe - 38
rappresentano una grande opportunità, soprattutto in
tempo di grave crisi economica e occupazionale, per
creare nuova imprenditoria, lavoro qualificato e ricchezza sociale. Ma è urgente e necessario che questo
paese si dia delle regole e una normativa di settore per
evitare abusi e un cattivo utilizzo dei droni, che potrebbe ostacolare lo sviluppo di questi sistemi innovativi.
Già oggi, il termine drone incute nell’opinione pubblica
allarme perché scatta immediatamente la sua associazione a un mezzo militare che spia le persone e semina
morte negli scenari di guerra a livello internazionale.
Per questa ragione, a Capannori si sono ripromessi di
utilizzare il termine UAS perché vogliono promuovere
questi vettori come strumento di lavoro civile e industriale, per migliorare la sicurezza, l’efficacia e la capacità operativa in tutte quelle azioni di pubblica utilità e
in tante attività umane. 
po di questo progetto, detta PrandtlPlane, consente la
minore resistenza “indotta” fra tutti i sistemi portanti
e, quindi, minori consumi, rumore e inquinamento,
insieme con la possibilità di utilizzare diversi tipi di
propulsione; inoltre, specialmente nel campo dei
velivoli di aviazione generale e degli ultraleggeri, consente un
aumento significativo
della
sicurezz a
del volo
e, quindi,
u n
incentivo allo sviluppo della aviazione.
Questa configurazione può inoltre
essere applicata a velivoli di ogni dimensione e, in particolare, alla aviazione
leggera. I velivoli ultraleggeri, due posti,
con peso massimo al decollo di circa
500Kg,
costituiscono un mercato in grande
espansione
e possono essere prodotti
con investimenti iniziali non
rilevanti; la condizione
essenziale è invece
la innovazione fondata
sul rigore scientifico. Una
grande
possibilità che si presenta
nel mercato
mondiale è quella dei velivoli
idrovolanti ad
elevata efficienza, operanti sia
su piste normali che su specchi d’acqua. 
le aziende informano
COPERTURA ASSICURATIVA DI RESPONSABILITA’ CIVILE PER L’IMPIEGO
PROFESSIONALE DI DRONI
CONTRAENTE
Società o ditta individuale con partita IVA.
COMPAGNIA DI ASSICURAZIONE
Primaria Compagnia di Assicurazione sul mercato nazionale e internazionale.
RISCHIO ASSICURATO

Noleggio e impiego di droni con pilota a terzi per produzione video e riprese aeree per:
Riprese Emittenti Tv e broadcast;
Riprese Eventi e spettacoli;
Riprese Sicurezza e controllo;
Ricerca di persone scomparse;
Fotogrammetria; Rilevazione topografica;
Rilevamenti termografici;
Agricoltura di precisione;
Rilevazioni di aree inagibili;
Reti dati per centrali operative;
Telerilevamento;
Laser scan;
MASSIMALI DI GARANZIA
L'assicurazione
vale fino alla concorrenza complessiva, per
capitali, interessi
1.500.000,00
per ogni sinistro, ma con il massimo di:
- responsabilita' civile verso terzi (R.C.T.)
Euro 1.500.000,00 per ogni persona che abbia subito lesioni e di
Euro 1.500.000,00 per danni a cose o animali;
- responsabilita' civile verso prestatori di lavoro (R.C.O.)
Euro 1.500.000,00 per ogni persona che abbia subito lesioni.
e
spese,
di
Euro
FRANCHIGIE
RCT: Franchigia minima per ciascun danno a cose: € 1.000,00- nessuna Franchigia per lesioni a terzi;
RCO: Franchigia fissa per ciascun danno biologico a dipendenti € 2.500,00;
CONTEGGIO DEL PREMIO
Parametro conteggio del premio: Fatturato
Premio lordo minimo annuo € 1.500,00
** Le condizioni suddette sono enunciate in modo sommario, per maggiori approfondimenti si rimanda al
fascicolo informativo e alle condizioni generali di assicurazione.
Riferimenti per maggiori approfondimenti e per sottoscrizione polizze:
Ufficio Tecnico CABI Broker di Assicurazioni srl – Dott. Marco de Francesco
Tel. 049-8700638 Int. 606
Sede Legale e Operativa
Tel. 049-5919112
35127 Padova • Via Vigonovese 115
Tel. 049.870.06.38 • Fax 049.870.3829
Sede Amministrativa e Operativa
24121 Bergamo • Via T. Tasso, 79
Tel. 035.22.64.17 • Fax 035.23.55.80
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R.I. di PD 27097 • CCIAA PD 203155
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gocce
di
futuro
Stefano Orsi
C’è fermento nel mondo dei droni
un movimento che cresce tra segnali
positivi e negativi, buone idee e fuffa
marketing, libertà e bisogno di regole
I
n rete si moltiplicano tweet e feed sugli utilizzi più
disparati per rendere socialmente utili i droni civili. Si
sono viste aziende che portano pizze o birre a domicilio,
uffici postali australiani che consegnano piccoli pacchi,
Amazon che sogna di farlo su larghissima scala. In alcuni
casi le applicazioni diventano più importanti, vedi il
tentativo da parte della Germania di paracadutare sul
posto un defibrillatore per attacchi di cuore. Nella maggior
parte dei casi si tratta di operazioni di marketing virale
che raggiungono l’obiettivo di far parlare dei droni anche i
media non strettamente “digitali”.
Sì, perché i droni nell’immaginario collettivo sono
identificati come strumenti di morte e terrore.
Non a caso in varie parti del pianeta ci sono associazioni
pacifiste che combattono giornalmente contro l’uso
indiscriminato dei robot volanti, che dietro il paravento
di combattere il terrorismo mondiale compiono a loro
volta vili attacchi, comodamente seduti dietro alla
DRonEziNe - 40
scrivania dalla altra parte del mondo; tuttavia i portavoce
della amministrazione Obama dichiarano di produrre solo
piccoli danni collaterali ovvero perdite insignificanti o
accettabili di persone estranee ai fatti coinvolte in queste
uccisioni mirate definite operazioni antiterroristiche.
salviamo i droni dai droni
Lo sforzo di molte imprese attive nel settore civile diventa
quindi quello di staccarsi e dissociarsi dall’odioso assioma
“Drone = Robot volante cattivo e mortale”, un bisogno più
che mai sentito e lo è in maniera proporzionale gli interessi
e agli investimenti economici in ballo.
I lettori più attenti del nostro blog avranno notato un
alternarsi di notizie dei droni militari usati per l’appunto
in missioni di guerra ,e una serie di notizie curiose e
simpatiche che dimostrano come nel campo civile i velivoli
autonomi possano essere effettivamente usati per compiere
meglio del uomo certi compiti rischiosi o difficilmente
realizzabili. Ci sono gli sceriffi cattivi che li usano per
controllare il lavoro forzato dei detenuti, ci sono i vigili
del fuoco e gli artificieri che li usano per non rischiare vite
umane durante missioni di ricerca e soccorso. Attenzione
però, perché la buona volontà dei singoli cittadini può
essere male interpretata. È successo ad esempio sempre in
terza pagina
Australia dove un drone amatoriale è stato utilizzato da un
privato per filmare un grosso incendio e la Casa (l’ente che
regolamenta il traffico aereo, equivalente del nostro Enac)
ha minacciato di fargli 8 mila dollari di multa per l’accusa
di intralcio a un pubblico servizio.
Il dibattito è aperto
Negli Stati Uniti, così come in altre parti del globo, fioriscono
le prime conferenze, anzi Drone Conferenze (D.A.R.C.)
con target multidisciplinari che hanno coinvolto realtà
aziendali internazionali, università, avvocati, legislatori,
difensori dei diritti umani e della privacy, giornalisti,
responsabili NASA e Forze Aeree, per analizzare e stilare
con le istituzioni, nel pieno rispetto del parere dei cittadini,
un possibile e auspicato utilizzo sempre più consistente dei
droni commerciali nello spazio aereo.
Nel mese di ottobre due importanti interventi hanno avuto
un certo peso e potrebbero divenire l’ago delle bilancia
nell’attesa che il piano regolatore aereo previsto per il 2015,
venga reso pubblico e attuato.
Il primo intervento in un video messaggio pubblicato dal
presidente della associazione aeromodellisti americani, Bob
Brown che manifesta e abbraccia la nuova tecnologia che
interessa l’ambiente modellistico, quindi velivoli pilotati in
maniera autonoma, semi autonoma, con controllo remoto
e con visione in prima persona.
Il secondo intervento reso pubblico in una conferenza di
Michael Huerta, attuale presidente della Federal Aviation
Administration, dove tra l’altro rilascia importanti e decisivi
documenti che sono visti come una roadmap, una strada
per il raggiungimento di un obiettivo che neanche tanto tra
le righe, si prefigge di raggiungere una regolamentazione
dei droni civili negli USA.
corsi di pilotaggio, magari accompagnate dall’emissione di
un patentino. A supporto di tali attività proprio in questo
periodo si stanno affacciando sulla scena diverse compagnie
assicurative che stipulano polizze ad hoc proprio per chi
voglia diventare una professionista nell’uso di droni civili.
I tasselli ci sono già tutti: l’associazione di settore italiano,
parliamo di Assorpas, ha realizzato un workshop a
Roma, proprio mentre queste pagine vengono stampate
coinvolgendo aziende produttrici di primaria importanza
e responsabili di alto livello dell’Ente Nazionale Aviazione
Civile, al quale tra l’altro auguriamo di deliberare presto
una nuova normativa che permetta al contempo lo sviluppo
economico di questo promettente settore senza trascurare
l’importantissimo contesto della massima sicurezza
nell’esercizio di queste professioni.
Il futuro dei droni professionali in Italia è tutto da
definire, ma se si seguiranno le orme gettate da paesi più
tecnologicamente avanzati nel resto del mondo, ci sono
buone speranze. 
aspettando che ci scappi il morto
Il motivo per cui viene auspicata una regolamentazione
è dovuto al fatto che oggigiorno grazie agli automatismi
presenti sulla maggior parte dei droni commerciali pronti
al volo si permette anche a persone senza alcuna esperienza
e preparazione di cimentarsi in imprese più sciocche che
eroiche, per esempio il sorvolo di Manhattan, facendo
correre grossi rischi agli ignari cittadini e finendo arrestati.
L’uso sconsiderato e irresponsabile al momento ha
procurato solo qualche ferito, come è successo in Spagna
dopo una prodezza di un video maker che è caduto sulla
folla assiepata di fronte alla Sagrada Familia. Considerando
l’aumento di peso di esacotteri o ottocotteri che trasportano
macchine video e fotografiche di livello professionale, non
è detto che tale bilancio in un prossimo futuro non possa
comprendere anche qualche incidente mortale.
Risulta evidente che per coloro che vogliano svolgere una
attività professionale siano necessarie regole, certificati e
DRonEziNe - 41
ortnoC - editoriale
di luca masali
perché non vedremo
i droni di AMAZON
L
a boutade di Jeff Bezos a una
tv americana ha fatto il giro del
mondo: entro due anni Amazon
consegnerà i libri a domicilio con
dei droni. Una trovata pubblicitaria
strabiliante. Ma questo non è possibile, e
basta fare due conti per capire il perché.
1
Lo impedisce la legge
la Faa aveva previsto di integrare i
droni nello spazio aereo americano
per il 2015, ma si è resa conto di
quanto enorme sia il problema di
avere decine di migliaia di arnesi
volanti di ogni foggia, forma, qualità,
peso e dimensioni a spasso per i cieli
americani. Tutto lascia prevedere che
i regolamenti si applicheranno solo a
droni grandi e pesanti, lasciando nel far
west e quindi nella semiclandestinità
quelli piccoli ancora molto a lungo.
2
Lo impedisce la tecnologia
Allo stato attuale, i droni non
possono assolutamente volare
in città. Non esiste ancora un sistema
sicuro, affidabile e soprattutto certificato
per evitare gli ostacoli, né un software
in grado di rendersi conto dell’ambiente
circostante e prendere decisioni
assennate. Se già due droni in rotta
di collisione non riuscirebbero a far
altro che un pasticcio, figuriamoci
migliaia. Non esistono torri di controllo,
segnaletica e regole di gestione del
traffico aereo per i droni. Non ci sono
DRonEziNe - 42
corridoi aerei, non c’è una centrale
che renda ordinato il traffico caotico
che esploderebbe se davvero Amazon
spedisse i via drone i suoi 26 milioni di
spedizioni giornaliere.
3
Lo impedisce l’economia
Gestire milioni di spedizioni
con i droni richiede una enorme
infrastruttura di personale tecnico, un
esercito di manutentori, tecnici, piloti;
già solo ricaricare le batterie dopo ogni
volo fa perdere tempo e richiede una
logistica dedicata molto costosa, senza
considerare l’inevitabile necessità di
recuperare i droni che per varie cause
sono costretti ad atterrare; la tecnologia
al momento non è particolarmente
matura, i droni piccoli sono ben
lontani dall’efficienza di quelli grandi,
e persino loro, persino quelli da guerra
che attraversano un continente in volo
automatico hanno i loro problemi,
immaginiamoci quanto frequentemente
volando tra i palazzi un drone perderà
il segnale GPS e non sapendo più che
fare dovrà atterrare nel primo posto
plausibile. Quanto resisterebbe un
drone che atterra nel Bronx, o anche
solo nella periferia di Milano?
Per molti anni, un camioncino sarà
la soluzione più logica per portare i
pacchetti. Anche perché assicurare un
camioncino ha costi certi, assicurare
una flotta di migliaia di droni è una
operazione che fa tremare i polsi. 
DroneZine
anno I
numero 2
Novembre/Dicembre 2013

Direttore responsabile
Luca Masali
Direttore scientifico
Stefano Orsi
Caporedattore
Angela Andò

Hanno collaborato
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Grafica e redazione
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