Lean Six Sigma in Sanità
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Lean Six Sigma in Sanità
Anno 17, numero 3 – luglio-settembre 2012 CORP-1057479-0000 Poste italiane S.p.a. Sped. abb. postale - 70% - DCB - Roma Colloquia Lean Six Sigma in Sanità 22 Un Museo che è un Laboratorio che è un Percorso 31 Il primato della qualità 3/12 3 Colloquia Anno 17 | N. 3 | luglio-settembre 2012 Periodico trimestrale riservato alla classe medica edito in collaborazione con Indice FOCUS LEAN SIX SIGMA IN SANITÀ Per una maggiore qualità ed efficienza delle cure Pubblico/privato, industria, sanità: 3 verso una necessaria rivoluzione culturale Ignazio R. Marino Un’assistenza più efficiente e di qualità 5 nella Clinical Governance Gabriele Arcidiacono Lean Six Sigma e cure primarie: 9 gestione integrata del paziente con asma e rinite allergica Germano Bettoncelli, Erminio Tabaglio Gestione integrata e continuità 11 assistenziale nel paziente con cardiopatia ischemica Roberto Tramarin Il ruolo dei pazienti Miglioramento del processo di dispensazione dei farmaci ai pazienti in dimissione Teresa Brocca 14 LA MEDICINA E LE ARTI Un Museo che è un Laboratorio che è un Percorso Intervista a Pompeo Martelli 22 LA MSD SI RACCONTA Eccellenza in Sanità: la Fondazione MSD si allea con le istituzioni A cura di Pierluigi Antonelli 28 SONDIAMO... IL TERRENO Medici e dermocosmesi 30 A cura di Maria Luisa Zambrano LE RUBRICHE SALUTE ED ECONOMIA di Federico Spandonaro Il metodo Lean Six Sigma nei servizi sanitari 16 A cura di Daniela d’Angela SECONDO ME... di Giacomo Milillo Una nuvola sul congresso Fimmg. 20 Ma porta solo buone notizie Intervista di Eva Antoniotti a Paolo Misericordia A DIRE IL VERO di Tullio De Mauro Farmacopea 21 L’ULTIMA PAROLA di Giuseppe De Rita Il primato della qualità 31 Via Vitorchiano 151 – 00189 Roma Tel 06 36 19 11 – Fax 06 36 380 311 www.univadis.it Numero verde 800 23 99 89 Ogni farmaco menzionato deve essere usato in accordo con il relativo riassunto delle caratteristiche del prodotto fornito dalla ditta produttrice. Anno 17 N. 3 – luglio-settembre 2012 ISSN 1124-3805 Registrazione del Tribunale di Roma n. 244 del 16.05.1996 Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 – 00138 Roma Tel 06 862 821 – Fax 06 862 82 250 Internet: www.pensiero.it Stampa: Arti Grafiche Tris, Roma – ottobre 2012 Direttore responsabile: Giovanni Luca De Fiore Redazione: Manuela Baroncini Progetto grafico: Antonella Mion Prezzo: Fascicolo singolo E15,00 I contenuti pubblicati dalla rivista rispecchiano le opinioni degli Autori e non necessariamente quelle dell’Editore o della MSD Italia S.r.l. Contattando la redazione, è possibile richiedere le bibliografie relative ai singoli articoli. Le immagini: Richard Diebenkorn (1922-1993) In copertina: Blue Surround, 1982 Pag. 3 Ocean Park #79, 1975 Pag. 4 Ocean Park #21, 1969 Pag. 5 Ocean Park #128, 1984 Pag. 7 Ocean Park #32, 1970 Pag. 8 in alto: Ocean Park #27, 1970 in basso: Ocean Park #70, 1974 Pag. 9 Woman Outside, 1957 Pag. 11 Woman at Table in Strong Light, 1959 Pag. 12 Seated Figure with Hat, 1967 Pag. 13 Interior with View of Ocean, 1957 Pag. 14 Girl on a Terrace, 1956 Pag. 15 Man and Woman in a Large Room, 1957 Frank Stella (1936) Pag. 31 K.3 (2nd version), 2006 L’Editore rimane a disposizione di quanti avessero a vantare ragioni sulla riproduzione delle immagini pubblicate. focus Lean Six Sigma in Sanità Per una maggiore qualità ed efficienza delle cure Pubblico/privato, industria, sanità: verso una necessaria rivoluzione culturale La gestione delle attività sanitarie ha assunto da tempo il peso e le caratteristiche di vera e propria industria, senza ereditare però automaticamente l’attenzione alla qualità e alla customer satisfaction che caratterizza in genere le azioni promosse dall’imprenditoria. Eppure questi obiettivi si sposano perfettamente con la mission sanitaria. IGNAZIO R. MARINO* È impossibile parlare di sanità, oggi, senza affrontare il problema della sostenibilità, dei costi, degli investimenti, delle criticità del sistema che comprendono ma non si esauriscono nella categoria delle inefficienze, dei disservizi e degli sprechi. Da anni discutiamo dell’introduzione del governo clinico, quell’approccio integrato per l’ammodernamento del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e per la promozione della qualità che pone al centro della gestione le necessità dei cittadini, valorizzando il ruolo e la responsabilità degli operatori sanitari. Verrebbe da dire: un obiettivo ragionevole e necessario. Eppure ancora lontano dal diventare realtà quotidiana diffusa in tutti i nostri ospedali. Al di là delle lungaggini dell’iter legislativo, che l’esperienza italiana ci insegna essere spesso non rispondente alle reali esigenze e ai tempi della vita dei cittadini, c’è molto che possiamo fare. Si potrebbe cominciare dall’analisi dell’impatto che alcune metodologie mutuate da altri sistemi possono avere sulla nostra sanità, quindi sulla nostra salute e sulla nostra economia. Penso a processi che, presi in prestito dal settore privato, possono essere adattati con lo scopo di garantire maggiore efficienza, sicurezza e qualità. Un programma ambizioso e allettante, ma non inattuabile. Esso implica innanzitutto il superamento di antiche resistenze nei confronti della falsa dicotomia pubblico/privato in sanità. La gestione delle attività sanitarie ha assunto da tempo il peso e le caratteristiche di vera e propria industria, senza ereditare però automaticamente l’attenzione alla qualità e alla customer satisfaction che caratterizza in genere le azioni promosse dall’imprenditoria. Eppure questi obiettivi si sposano perfettamente con la mission sanitaria. Che la sanità sia ‘industria’ è chiaro per più di un motivo: il numero e il tipo di operatori iperspecializzati in essa coinvolti, il volume di spesa rispetto al Pil (nonostante l’Italia si attesti al di sotto della media OCSE per investimenti pro capite e assoluti), le ricadute sul tessuto sociale nazionale. Certo, è importante che la sanità italiana mantenga caratteristiche peculiari che possono far apparire come inapplicabili o inappropriati criteri mutuati dal mondo dell’industria: l’universalità, il principio di solidarietà, l’assenza di logiche di mercato fra le aziende sanitarie. D’altro canto, anziché costituire ostacoli all’adozione di strumenti nuovi, queste caratteristiche offrono l’occasione di reinterpretare modelli aziendali in maniera innovativa. È una sfida che l’Italia deve cogliere, seppur con grave ritardo rispetto ad altri Paesi, proprio in virtù delle unicità del suo sistema sanitario. È urgente reinterpretare con spirito nuovo e vincente COLLOQUIA 3 una sana vocazione alla produttività, all’efficienza e all’eccellenza. Il punto di partenza ineludibile per l’adozione di nuove metodologie è la loro condivisione a tutti i livelli. La promozione e l’adesione ai valori di un nuovo concetto di Azienda, la ridefinizione della mission generale di un Istituto costituiscono una vera e propria rivoluzione culturale, in un servizio pubblico, che richiede anche percorsi formativi mirati. Serve, inoltre, individuare obiettivi personali e di gruppo, in primis quelli strategici aziendali, premiare il merito, promuovere processi di responsabilizzazione e trasparenza, di accountability, di misurazione e valutazione dei risultati. Lo spirito multidisciplinare, fattore fondamentale ma spesso carente nel nostro SSN, si costruisce anche attraverso la promozione di una nuova cultura aziendale, incentrata sul merito. Nel disegno di legge n. 1954, relativo a “Disposizioni in materia di sicurezza e qualità dell’assistenza sanitaria”, ho riassunto alcune fra le misure che ritengo prioritarie per modernizzare quel patrimonio preziosissimo che è il nostro SSN. L’assunto è che le aspettative dei cittadini sono molto cresciute e il sistema stenta a soddisfarle. Il paziente richiede sicurezza, tempestività, efficacia, personalizzazione sempre maggiore delle cure, insomma più qualità. È quindi necessario dotarsi di strumenti operativi – a livello nazionale, regionale e periferico – e di metodologie adeguate. Una prima risposta è rappresentata dall’istituzione di un organismo indipendente che verifichi gli 4 COLLOQUIA aspetti gestionali e clinici delle strutture sanitarie, accerti i requisiti per l’accreditamento, controlli la qualità dei servizi, l’appropriatezza delle prestazioni e valuti i risultati in termini di sopravvivenza, complicanze o, ad esempio, ricoveri inappropriati. Penso all’istituzione di un ente nuovo che ho definito Ufficio del Garante della Salute. Un’altra novità importante è la modifica, non più differibile, dei criteri di nomina dei direttori generali delle ASL e delle aziende ospedaliere. Propongo un meccanismo di selezione e di valutazione improntato esclusivamente alla meritocrazia e alla trasparenza, nella consapevolezza che nel sistema attuale trova, invece, quasi sempre spazio la selezione per appartenenza politica. Si disciplinerebbe quindi in modo assolutamente innovativo il meccanismo di accreditamento di quelle figure che hanno responsabilità gestionale e clinica. In attesa che queste proposte trovino applicazione concreta, occorre preparare la strada e costruire insieme un nuovo spirito di appartenenza, l’orgoglio di raggiungere risultati di eccellenza. Questo potrà non soltanto aumentare la produttività, limitare gli errori, razionalizzare gli investimenti, ma anche promuovere quel fondamentale senso di missione che dovrebbe sempre animare ogni attività di chi presta assistenza all’ammalato. *Professore di Chirurgia, Jefferson Medical College, Philadelphia, USA; Presidente, Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, Senato della Repubblica. focus Lean Six Sigma in Sanità Per una maggiore qualità ed efficienza delle cure Un’assistenza più efficiente e di qualità nella Clinical Governance I progetti Lean Six Sigma nell’healthcare includono non solo problematiche di natura clinica, ma anche amministrativa e logistica. L’esperienza, infatti, insegna come i miglioramenti più significativi in ambito service possano essere raggiunti allargando il perimetro di applicazione a tutti i processi e a tutte le tipologie di inefficienze presenti nella Supply Chain. GABRIELE ARCIDIACONO* Introduzione: il bisogno di nuovi strumenti Nel settore sanitario il costo del servizio e la sua scarsa efficienza ormai non sono più tollerati, né dagli stessi addetti ai lavori, né tantomeno dai pazienti. Un vecchio studio (risale a oltre dieci anni fa) dell’Istituto Juran aveva evidenziato come nelle strutture sanitarie degli Stati Uniti circa il 30% delle spese fosse riconducibile a “cattiva qualità”. Questi costi fanno parte dei cosiddetti Cost Of Poor Quality (COPQ) (tabella I). I COPQ dello studio classificano i problemi in quattro categorie: overusage, underusage, misusage, waste (tabella II). Oggi i dirigenti ospedalieri appaiono sempre più determinati nel ridurre i cosiddetti muda, al fine di arginare i continui e crescenti sprechi che determinano l’aumento delle spese nei propri ospedali. La causa principale dell’aumento della spesa sanitaria (senza considerare i fattori incontrollabili, quali, ad esempio, l’aumento dell’età media della popolazione) risiede, infatti, nell’inefficienza dei processi che deve essere misurata e ridotta attraverso l’implementazione di azioni correttive. Alcune inefficienze sono riconducibili a processi prettamente medici o clinici, altre, invece, sono associate ad attività di tipo amministrativo, logistico e operazionale in generale. In questo scenario, diventa sempre più urgente e importante individuare nuove strategie e strumenti di intervento per porre in essere azioni correttive e recuperare l’efficienza e la qualità del sistema sanitario. Nuovi strumenti: Lean Six Sigma in Sanità Negli ultimi anni per raggiungere l’Eccellenza dei processi aziendali sono state introdotte varie metodologie che, nate in ambito industriale e manifatturiero, sono ormai diffuse anche in quello transazionale e di servizio. Tali metodologie dovrebbero unificare e rendere più efficiente il modo di lavorare nelle aziende allo scopo di: avere chiari gli obiettivi del metodo e dell’intervento (lavoro focalizzato); lavorare per punti ed essere COLLOQUIA 5 Focus Lean Six Sigma in Sanità | Un’assistenza più efficiente e di qualità nella Clinical Governance Tabella I. COPQ: Cost Of Poor Quality. Costi della qualità Costi della non conformità Costi di prevenzione Costi difetti interni • Manutenzione preventiva • Scarti • Audit di processo • Rilavorazioni • Audit di prodotto • Malfunzionamento impianti • Studi sulla capacità del processo • Ritardi e attese • Studi sulla capacità delle macchine • Fatture emesse in ritardo Costi di verifica • Previsioni di vendita errate • Controlli • Fermo produzione per anomalie • Collaudi Costi difetti esterni • Controlli sulle fatture • Resi dal cliente • Controllo ordini di acquisto • Assistenza in garanzia • Prove di vita sul prodotto • Richiami di prodotti consegnati • Declassamento prodotti • Stesura documenti relativi a resi • Penali Tabella II. Esempi di sprechi nella sanità. Spreco Esempio Overusage (eccesso di…) • Ricorso eccessivo alle strutture sanitarie • Cure non necessarie (comportano spese senza addurre benefici al paziente) Underusage (mancanza di…) • Carenza di cure adeguate in tempo utile • Incapacità di soddisfare la domanda di medicinali (vaccini, test, ecc.) • Riduzione dei trattamenti post-operatori Misusage (errori nell’impiego di…) • • • • Waste (sprechi per inefficienza) • Burocrazia nelle pratiche • Lavoro “a lotti” (allungamento lead time) • “Re-” (fare le cose due volte, ricontrollare, rilavorare, ecc.) Somministrazione errata di farmaci Errori di diagnosi Errori nell’impiego di macchinari Errori nell’applicazione di trattamenti post-operatori schematici (incremento efficienza); associare ad ogni possibile azione un costo o un beneficio economico (realizzazione dei cost savings); coinvolgere i proprietari dei processi ed essere in grado di garantire i risultati alla fine del lavoro (responsabilizzazione del personale); avere obiettivi aziendali “ambiziosi” e sostenibili nel tempo (miglioramento continuo); valutare la situazione aziendale in modo oggettivo e basandosi su dati raccolti (approccio statistico). Le metodologie maggiormente implementate sono Balanced Scorecard 6 COLLOQUIA (BSC), Lean (finalizzata ad individuare ed eliminare le attività che non aggiungono valore al prodotto/servizio), Six Sigma (finalizzata all’ottimizzazione e al controllo dei processi a reale valore aggiunto) e, recentemente, soprattutto l’integrazione di queste ultime, Lean Six Sigma (LSS): un modello orientato e guidato dalla soddisfazione del cliente (logiche Pull), e che garantisce il miglioramento continuo dei processi (Continuous Improvement). Il LSS, grazie alla sinergia delle due metodologie Lean e Six Sigma, rappresenta, senza dubbio, l’approccio più innovativo ed efficace in termini di Eccellenza Operativa, con molteplici casi di successo nei settori più disparati. Nel LSS ricopre particolare importanza la distinzione fra attività a Valore Aggiunto (VA) e attività a Non Valore Aggiunto (NVA). Mentre le prime sono quelle che effettivamente contribuiscono a soddisfare i Customer Needs, per i quali, pertanto, il cliente è disposto a pagare, le seconde, invece, costituiscono un vero e proprio costo: devono essere identificate e misurate al fine di ridurle o, quando possibile, eliminarle. Il LSS ha il pregio di combinare la potenza dell’analisi statistica dei dati propria del Six Sigma con i principi e gli strumenti atti all’eliminazione degli sprechi e alla riduzione dei tempi di attraversamento tipiche del Lean. Si sviluppa in azienda attraverso progetti di miglioramento gestiti da Team interfunzionali di persone direttamente coinvolte nei processi in oggetto. In ambito sanitario il LSS, che non ha in alcun modo la pretesa di sostituire il medico o il personale sanitario, è in grado di offrire un supporto quotidiano per il conseguimento del Continuous Improvement, attraverso quella perfetta combinazione fra l’approccio artigianale nella cura del paziente e il rigore metodologico volto all’erogazione efficace e snella dei servizi. Grazie alla diffusione in questi ultimi anni del LSS nell’healthcare americano e ai conseguenti significativi miglioramenti in termini di efficienza dei processi, detta metodologia sta cominciando a garantire un ritorno non solo qualitativo, ma anche economico per tutto il settore sanitario. In Italia, la spesa sanitaria incide pesantemente sul bilancio di molte regioni: pertanto, la riduzione dei muda delle strutture sanitarie potrebbe generare cospicui savings. Non è un caso che le metodologie sopra menzionate non sono sistematicamente utilizzate nell’healthcare, limitandosi, per ora, a singoli e isolati progetti. Peraltro, se tutta la filiera del settore sanitario conoscesse il LSS, la stessa potrebbe trarre grandi benefici anche dall’utilizzo di un linguaggio e di un framework comune: ad oggi, infatti, questo già avviene solamente fra le strutture ospedaliere e le aziende Focus Lean Six Sigma in Sanità | Un’assistenza più efficiente e di qualità nella Clinical Governance farmaceutiche in tema di studi clinici, di studi osservazionali e di farmacovigilanza. L’auspicio, quindi, è l’estensione a tutta la filiera e a tutti gli attori coinvolti di un approccio comune Performance and Patient Centric, ovvero centrato sulle prestazioni e sulla soddisfazione del paziente. Clinical Governance e Lean Six Sigma Introdotta in Inghilterra alla fine degli anni ‘90, la Clinical Governance è considerata una forma di gestione della sanità che attribuisce un ruolo centrale allo sviluppo di un sistema di miglioramento continuo ed è ancora oggi argomento di grande attualità nei tavoli di discussione della riprogettazione della sanità italiana secondo parametri industriali. L’obiettivo è quello di garantire che ogni paziente riceva la migliore prestazione con il minor dispendio di risorse e con la massima soddisfazione per il paziente stesso. Pertanto, si possono definire le caratteristiche di un sistema sanitario ideale: sicurezza, efficacia, centralità del paziente, tempestività, efficienza ed equità. Il miglioramento della qualità, però, deve essere raggiunto attraverso un approccio strutturato e un modello di sviluppo che comprenda, fra gli stakeholder, pazienti, professionisti e l’intera organizzazione. Nella Clinical Governance l’organizzazione deve essere gestita secondo le cosiddette 4E (Efficiency, Economy, Effectiveness, Efficacy) attraverso la condivisione e la standardizzazione delle best practice e deve: ricercare e declinare le aspettative del paziente; sviluppare e mantenere un sistema di gestione che possa soddisfarle in maniera affidabile, ripetibile ed economica; progettare servizi che riflettano i bisogni del cliente; fornire servizi che riproducano quanto progettato; verificare prima dell’erogazione che i servizi abbiano le caratteristiche richieste; prevenire l’erogazione di servizi che possano portare all’insoddisfazione del paziente; individuare ed eliminare nei servizi le loro caratteristiche superflue; trovare soluzioni operative più economiche mantenendo lo standard di qualità richiesto; rendere le attività operative più efficienti ed efficaci; individuare le caratteristiche che determinano la massima soddisfazione del paziente e attuarle. È indiscutibile come questi imperativi possano essere realizzati attraverso l’applicazione del LSS: non possiamo dunque non concludere che il LSS è in grado di fornire gli strumenti necessari per raggiungere gli obiettivi (ad es. orientamento della pratica clinica verso criteri di efficacia, prevenzione degli errori, ottimizzazione delle risorse disponibili) perseguiti dalla Clinical Governance. Len Six Sigma: un nuovo strumento per la Clinical Governance Lo stretto legame con la Clinical Governance giustifica, quindi, nell’healthcare la larga diffusione, in Paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna, del LSS, che, da metodologia COLLOQUIA 7 Focus Lean Six Sigma in Sanità | Un’assistenza più efficiente e di qualità nella Clinical Governance prettamente industriale, diventa strumento quotidiano di miglioramento continuo di tutti i processi. In particolare le aree di miglioramento prevalentemente affrontate riguardano: la riduzione dei tempi di attesa e dei ritardi (direttamente conseguenza dei difetti del processo); l’aumento della capacità ospedaliera e del rendimento (costo, qualità e tempestività del supporto medico); la riduzione del tempo di permanenza a letto dei pazienti in terapia intensiva; la riduzione degli errori legati al flusso documentale (dei ricoveri, di fatturazione da parte dei fornitori, ecc.); la riduzione dei tempi di preparazione per le medicazioni e per le operazioni chirurgiche; l’aumento del grado di soddisfazione del paziente in generale. Da questi singoli esempi emerge che i progetti LSS nell’healthcare includono non solo problematiche di natura clinica, ma anche amministrativa e logistica. L’esperienza, infatti, insegna come i miglioramenti più significativi in ambito service possano essere raggiunti 8 COLLOQUIA allargando il perimetro di applicazione a tutti i processi e a tutte le tipologie di inefficienze presenti nella Supply Chain. Anzi, sarebbe un grave errore limitare l’ambito applicativo alle sole aree in cui abitualmente si misurano la performance dei processi, perché, come puntualizza Mikel Harry, considerato il pioniere del Six Sigma per averlo introdotto in Motorola prima degli anni ‘90, “tutto ciò che non può essere misurato non può essere migliorato”. In tutti i progetti LSS la fase di Measure è infatti uno step fondamentale che consente la misurazione delle performance del processo prima di intraprendere le azioni correttive. Nelle altre fasi del LSS l’obiettivo è quello di analizzare il problema attraverso la definizione di indicatori chiari e univocamente identificati, la cui misurazione “fotografi” in modo oggettivo lo stato attuale del processo. Nell’industria, il successo dei progetti deriva proprio dal raggiungimento di determinati livelli quantitativi di questi indicatori. Anche nella Clinical Governance la misura è uno degli elementi chiave: una corretta valutazione della performance del servizio sanitario presuppone inevitabilmente l’utilizzo di indicatori attendibili e realmente rappresentativi della qualità dal punto di vista dell’utente finale. A tale proposito si rimanda il lettore interessato ai numerosi progetti condotti negli Stati Uniti da Kai Yang professore della Wayne State University di Detroit (Yu, Yang, 2008; Zarbo, D’Angelo, 2006; Zarbo, D’Angelo, 2007) o ai molti progetti LSS sviluppati nell’ultimo decennio in varie tipologie di ospedali in Belgio e Olanda (De Koning et al., 2006; Niemeijer et al., 2011). In Italia, come precedentemente anticipato, le applicazioni di questa metodologia, seppur con interessanti risultati, sono ancora condotte in maniera isolata o embrionale: un valido esempio è rappresentato dal progetto OLA (Organizzazione Lean dell’Assistenza) condotto dall’Azienda Sanitaria di Firenze (Mechi, Gemmi, 2009). È infine da sottolineare come il LSS, essendo a tutti gli effetti uno stringente paradigma di governance olistica dei processi aziendali, debba essere profondamente interiorizzato dagli attori – dai vertici dell’organizzazione fino ai livelli più operativi – che dovranno interpretarne e implementarne la visione, la cultura di fondo e le metodologie. Per il buon esito di un progetto LSS e ancor più per l’adozione del LSS come prassi gestionale, è pertanto indispensabile che il commitment aziendale, verso questo approccio manageriale e culturale, sia espresso e mantenuto nel tempo ai massimi livelli. Conclusione Il grande segreto della metodologia LSS consiste nel garantire un approccio efficace nella risoluzione di qualsiasi problematica, sempre orientato alla soddisfazione del cliente. La combinazione di Lean e Six Sigma offre, quindi, il framework ideale per favorire l’innovazione sistematica nell’healthcare, per arginare criticità quali, a titolo esemplificativo, l’abbattimento dei cosiddetti costi della non qualità e per garantire il miglioramento continuo del servizio erogato. In breve, con l’adozione di un modello organizzativo globale che ha chiare le proprie priorità e con il ricorso a strumenti e tecniche basate su dati oggettivi, il LSS rappresenta nel settore sanitario la strada maestra da percorrere verso quella Eccellenza Operativa che garantisca una qualità “perfetta” del prodotto/servizio, come attesa, anzi pretesa dal paziente. *Facoltà di Scienze e Tecnologie Applicate, Università degli Studi G. Marconi, Roma; docente della Business School, “Il Sole 24 Ore”. focus Lean Six Sigma in Sanità Per una maggiore qualità ed efficienza delle cure Di seguito si riportano casi concreti di innovazione nei processi sanitari che testimoniano cambiamenti reali conseguiti grazie a progetti attuati in specifiche realtà (Aziende Sanitarie e Ospedaliere) in risposta ad esigenze di miglioramento di processi di gestione e cura del paziente, espressi da chi è diventato non solo il destinatario del progetto ma, come emerge dai case study, il protagonista e l’artefice di un cambiamento funzionale a garantire la migliore prestazione con la massima soddisfazione del paziente. L a gestione integrata del paziente è un settore di continua attualità ed importanza in molte aree terapeutiche. Nell’ambito di asma e rinite allergica essa assume particolare rilevanza, tenuto conto della numerosità degli attori coinvolti: il medico di medicina generale, diversi specialisti (otorinolaringoiatra, pneumologo, allergologo) ed il farmacista, spesso il primo, se non l’unico, interlocutore del paziente. Di fronte a tale complessità è importante seguire un approccio strutturato, basato sui dati, che faciliti l’interazione fra gli attori coinvolti. È questo che abbiamo fatto presso la Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) di Brescia, grazie all’impiego della metodologia Lean Six Sigma, supportati e agevolati dalla consulenza MSD. Di seguito sono sinteticamente riportate le fasi di un processo condiviso dai diversi colleghi impegnati nella gestione dei pazienti con asma e rinite allergica. Tale processo ha contribuito a migliorare la reciproca conoscenza, ad approfondire i rispettivi punti di vista nell’approccio alle problematiche, a favorire la comprensione delle rispettive difficoltà nel raggiungere gli obiettivi assistenziali raccomandati e quindi a ridisegnare il processo secondo criteri di efficienza e qualità per il paziente. Lean Six Sigma e cure primarie: gestione integrata del paziente con asma e rinite allergica Se da un lato è necessario che siano le persone effettivamente coinvolte nel processo ad operare per il suo miglioramento, dall’altro sono proprio queste persone quelle più influenzate dalle loro esperienze e dai loro pregiudizi. Da qui la necessità di misurare ed analizzare dati oggettivi. GERMANO BETTONCELLI*, ERMINIO TABAGLIO** Fase di definizione Nella fase di definizione, una volta stabilita l’area di intervento, abbiamo determinato il tema o l’ambito su cui lavorare: la mancanza di un percorso diagnostico-terapeutico condiviso ed integrato tra medico di medicina generale, specialisti e farmacisti. Attraverso il project charter (che risponde alla domanda: “Come riusciremo a verificare che abbiamo raggiunto gli obiettivi ed i risultati sperati?”) abbiamo definito in dettaglio COLLOQUIA 9 Focus Lean Six Sigma in Sanità | Lean Six Sigma e cure primarie: gestione integrata del paziente con asma e rinite allergica sia la dimensione del problema sia gli obiettivi dell’iniziativa. Questi obiettivi sono stati fissati in modo da rispondere ai requisiti”SMART” (Specifici, Misurabili – i n modo oggettivo –, Raggiungibili – Achievable –, Realistici e con Tempistiche definite). Se da un lato è necessario che siano le persone effettivamente coinvolte nel processo ad operare per il suo miglioramento, dall’altro sono proprio queste persone quelle più influenzate dalle loro esperienze e dai loro pregiudizi. Da qui la necessità di misurare ed analizzare dati oggettivi. In questo caso, all’inizio del progetto erano disponibili solo dati di sintesi sulla prevalenza delle patologie, ma mancava un’analisi di dettaglio su accertamenti e terapie. Era quindi necessario che fossero i dati (aiutati dagli strumenti metodologici) “a parlarci”, ovvero a chiarire meglio quale fosse la situazione di partenza. Fase di misurazione e analisi L’obiettivo di questa fase è stato quello di avere una migliore comprensione del problema, sulla base dei dati relativi ad una popolazione di circa 63.000 soggetti, assistiti da 43 medici della rete UNIRE (medici di medicina generale della provincia di Brescia). Come sempre, quando si lavora su popolazioni campione, ci si è posti due doverose domande: 1. il mio campione è rappresentativo? 2. è sufficientemente numeroso? Nella elaborazione dei dati sono stati applicati strumenti di analisi tipici del Lean Six Sigma (come il calcolo dell’Intervallo di Confidenza ed i Test delle Ipotesi), proprio per poter vagliare i dati in maniera critica e pervenire a stime attendibili di prevalenza, incidenza, tipologia dei percorsi più comunemente seguiti dai pazienti con i medici di medicina generale e gli specialisti, terapie utilizzate1. L’analisi dei dati ha confermato e quantificato la mancanza di un 1.Per un approfondimento delle analisi citate si rimanda alla consultazione del volume a cura di Arcidiacono G et al. Lean Six Sigma in Sanità. Nuovi strumenti della clinical governance. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012. 10 COLLOQUIA percorso standardizzato rispetto agli accertamenti, rispetto allo specialista cui indirizzare il paziente e rispetto alla terapia. “Improve” o fase di miglioramento Una volta definito l’obiettivo (qual è la situazione da migliorare) siamo entrati nel dettaglio dei processi, per capire come renderli più efficaci e più efficienti sia per la salute dei pazienti, sia per l’impegno degli operatori sanitari. È stato organizzato un evento Kaizen (dal giapponese Kai Zen, ovvero smontare un processo e riassemblarlo nel modo ottimale) coinvolgendo tutti gli attori del processo stesso. A questo evento hanno partecipato 30 professionisti: medici di medicina generale, allergologi, pneumologi, otorinolaringoiatri e farmacisti del territorio. Dopo una parte iniziale, focalizzata sulla condivisione dell’obiettivo dell’iniziativa e dei dati di riferimento sopra esposti, i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi omogenei (in questi eventi il numero ottimale è di 5-10 persone per gruppo). Ad ogni gruppo è stato assegnato un moderatore, ovvero una black belt o master black belt ed un’area di lavoro: diagnosi, terapia, follow up. Durante questa fase di analisi, il team focalizzato sulla diagnosi, avendo asma e rinite un percorso diagnostico comune, ha descritto e mappato congiuntamente i processi di diagnosi di entrambe le patologie. Gli altri due gruppi, concentrati su terapia e follow-up, ne hanno invece descritto i percorsi in modo separato. Durante l’evento il lavoro è stato condotto in modo interattivo e collaborativo, utilizzando cartelloni, pennarelli e post-it. Questo approccio ha sicuramente consentito di raccogliere molte proposte di miglioramento, che ogni gruppo, con la facilitazione del moderatore, ha poi ulteriormente elaborato, dando la priorità a quelle che meglio rispondevano a criteri di fattibilità ed efficacia. Nell’ultimo passaggio i gruppi, in riunione plenaria, sono stati chiamati a confrontare il risultato del loro lavoro e ad elaborare un piano d’azione comune, individuando per ogni azione un responsabile e le relative tempistiche. A questa fase finale dell’evento Kaizen ha partecipato anche un rappresentante della ASL di Brescia, che ha discusso con i partecipanti le azioni che coinvolgevano direttamente la ASL. Fase di controllo Nella fase di controllo si verifica se gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti, e si cerca di creare le condizioni perché i miglioramenti siano sostenibili nel tempo, essendo concreto il rischio, che peraltro la metodologia consente di minimizzare, di un ritorno alle “vecchie abitudini” dopo una prima fase di miglioramento con il conseguimento di risultati concreti. In questo progetto la SIMG insieme alla ASL ha seguito una continua e corretta implementazione delle azioni individuate dall’action plan del gruppo, a partire dalla comunicazione delle stesse. Recentemente, per iniziativa dell’Ordine dei Medici, dell’Ordine dei Farmacisti di Brescia e del gruppo Brescia Pneumologica è stato elaborato un questionario per il paziente che si recava spontaneamente in farmacia per disturbi delle alte vie aeree. Il questionario da somministrare al paziente era in doppia copia: una copia da raccogliere ed elaborare a fini statistici (l’elaborazione è in corso), un’altra da consegnare al medico di medicina generale in modo da indirizzare correttamente il percorso integrato del paziente. Questa esperienza potrebbe gettare le basi per un vero e proprio cambiamento di approccio nell’organizzazione dei processi che coinvolgono il paziente con asma e rinite allergica. L’auspicio è che al di là di questa positiva esperienza ci sia un coinvolgimento stabile e strutturato della ASL, così come è stato fatto per altre patologie croniche, perché sia garantita la diffusione tra tutti i MMG e specialisti dei percorsi diagnosticoterapeutici e sia garantito il monitoraggio dell’effettiva ed efficace implementazione attraverso indicatori ad hoc. *Medico Generale e Responsabile Area Pneumologica della SIMG; **Medico Generale e Presidente Provinciale della SIMG. focus Lean Six Sigma in Sanità Per una maggiore qualità ed efficienza delle cure Gestione integrata e continuità assistenziale nel paziente con cardiopatia ischemica Obiettivo principale del progetto: l’implementazione di un percorso standard che porti, sulla base delle priorità definite nei sei punti principali delle linee guida di prevenzione cardiovascolare (ESC 2007), all’ottimizzazione della terapia, all’aderenza del paziente alla terapia, all’appropriatezza diagnostica e all’ottimizzazione dell’intervento sullo stile di vita. ROBERTO TRAMARIN* I l progetto nasce tra la società scientifica IACPR-GICR (Italian Association for Cardiac Prevention and Rehabilitation - Gruppo Italiano di Cardiologia Riabilitativa e Preventiva) e il team Lean Six Sigma (LSS), a seguito dell’esigenza espressa da parte dei riabilitatori cardiovascolari di colmare il “gap” esistente nel percorso di cura tra la dimissione ospedaliera dei loro pazienti e la presa in carico da parte dei medici del territorio. L’applicazione della metodologia LSS a questo ambito è apparsa come una opportunità importante per lo sviluppo di un processo di gestione integrata del paziente cardiopatico ischemico, volto al raggiungimento dei target cardiometabolici, al fine di una migliore implementazione dei percorsi diagnostico/terapeutici. Allo stesso tempo, per lavorare bene in un’area così complessa come quella della gestione integrata del paziente è stato indispensabile coniugare un approccio nazionale, attraverso la collaborazione con una società scientifica che ha fatto da collante fra diversi attori afferenti a strutture diverse, territoriali ed ospedaliere e regionale, in collaborazione con le ASL nelle diverse realtà locali. In particolare, come già detto, il progetto è stato sviluppato in partnership con il GICR e realizzato in tre regioni (Lombardia, Liguria e Campania) partendo dall’analisi dei dati Thales/Millewin, dalla ricerca di mercato sul percorso del paziente, ed ha portato alla creazione di tre gruppi di lavoro a livello regionale con medici di medicina generale, specialisti (cardiologi e diabetologi), referenti delle ASL, farmacisti ospedalieri e territoriali. Il progetto è stato inoltre accreditato dall’Agenzia Sanitaria Regionale della Liguria. Questo al fine di ottenere come risultato finale un documento di Consensus, presentato al congresso nazionale del GICR stesso, con l’implementazione a livello regionale delle raccomandazioni sviluppate. Di seguito una sintesi delle principali fasi della progettualità, sviluppata, coerentemente al percorso metodologico DMAIC1. Definizione Il processo di gestione integrata tra medico di medicina generale (MMG) e specialista, relativo al paziente cardiopatico ischemico, è un processo standardizzato la cui effettiva implementazione è lontana dagli 1.DMAIC è l’acronimo per Define, Measure, Analyse, Improve, Control. Per un approfondimento si vedano: A cura Arcidiacono G et al. Lean Six Sigma. Nuovi strumenti per il Governo Clinico. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012 e Catalano I, D’Achille C, Lupo M. Il Lean Six Sigma in Sanità: guida pratica. Metodi, strumenti ed esempi concreti. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012. COLLOQUIA 11 Focus Lean Six Sigma in Sanità | Gestione integrata e continuità assistenziale nel paziente con cardiopatia ischemica che escono dai Centri di riabilitazione di Liguria, Lombardia e Campania. Sono state raccolte informazioni sulle patologie e le comorbilità dei pazienti (le prime tre sono ipertensione, dislipidemia e diabete). Sono state raccolte anche informazioni sulle tipologie di cardiologi coinvolti nelle diverse regioni e nelle diverse patologie, informazioni sintetizzate nella tabella RACI (RACI chart), strumento che consente di descrivere, per ogni fase o attività, i ruoli e le responsabilità, dove il ruolo più critico da definire è proprio quello di chi ha la responsabilità finale (accountable) per quella determinata fase o attività di un processo. Misurazione e analisi Una volta definito il problema, come esso si articola e la sua estensione, è il momento di “far parlare i dati” utilizzando il database Thales (Millewin): il piano di raccolta dati è stato articolato sulla base di una metodologia quantitativa (il campione in totale è di circa 13.000 pazienti ipertesi che escono dai Centri di riabilitazione della Liguria, Lombardia e Campania; successivamente l’analisi dei dati e la loro visualizzazione consentiranno di confrontare fra di loro patologie e regioni2. obiettivi definiti: sia i dati Euroaspire del 2007 (sulla persistenza nel tempo dell’adesione a terapie e stili di vita ed il raggiungimento dei target terapeutici) sia le linee guida di prevenzione cardiovascolare (ESC 20071) lo confermano. Confrontando i dati dei pazienti nelle regioni selezionate (dati Millewin riportati dal MMG) con il target terapeutico definito nelle linee guida, emerge che su circa 13.000 pazienti cardiopatici ischemici analizzati, l’80% non è a target. Nell’attuale processo manca inoltre il pieno coinvolgimento ed accordo (buyin) del MMG, dello specialista del territorio e del paziente. Obiettivo principale è l’implementazione di un percorso standard che porti, sulla base delle priorità definite nei sei punti principali delle linee guida di prevenzione cardiovascolare (ESC 2007), 12 COLLOQUIA all’ottimizzazione della terapia, all’aderenza del paziente alla terapia, all’appropriatezza diagnostica e all’ottimizzazione dell’intervento sullo stile di vita. Una volta definiti problema ed obiettivo è stato analizzato più approfonditamente il problema. Lo strumento utile in questa fase è il SIPOC, acronimo di Supplier Input Process Output Customer, che consente di capire le dimensioni ed i confini del processo, e chi è il customer o cliente finale dello stesso. Le mappature sono fondamentali per capire come si articola il processo e chi ne sono i clienti: la fase successiva è infatti quella di “ascoltare” ed analizzare la voce dei clienti. In questa fase è stata condotta un’analisi qualitativa con interviste “face to face” della durata di 30 minuti, utilizzando un campione di 60 pazienti ipertesi egualmente suddivisi per regione “Improve” o fase di miglioramento Per condividere l’analisi dei dati e trovare, in ognuna delle tre regioni coinvolte, le soluzioni più efficaci, sono stati organizzati degli eventi Kaizen che hanno visto coinvolti tutti gli attori del processo: MMG, cardiologi ambulatoriali ASL, diabetologi, cardiologi riabilitatori ed interventisti, farmacologi presso le ASL e direttori di ASL. In tutti e tre i casi, dopo una parte iniziale dell’incontro, focalizzata sulla condivisione dell’obiettivo dell’iniziativa e dei dati di riferimento sopra esposti, i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi omogenei, 2.Per un approfondimento delle analisi citate si rimanda alla consultazione del volume a cura di Arcidiacono G et al. Six Sigma in Sanità. Nuovi strumenti della clinical governante. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012. Focus Lean Six Sigma in Sanità ad ognuno dei quali è stato assegnato un moderatore, ovvero una black belt o master black belt. Nelle tre regioni e per ogni area di lavoro l’approccio è stato lo stesso: descrizione e mappatura dei processi; identificazione e prioritizzazione di opportunità e criticità scegliendo quelle su cui lavorare in base a impatto e fattibilità; creazione di un piano d’azione condiviso. Il processo è stato descritto dal team multifunzionale prima per macro-step (ad esempio, il ritorno a casa post visita o degenza); all’interno di ogni macrostep sono poi state evidenziate le diverse fasi, e per ognuna di esse le opportunità e criticità. Dopo una fase di brainstorming, si sceglie l’area su cui soffermarsi. È questa una fase delicata in cui è molto importante il ruolo del moderatore nel comporre e convogliare positivamente eventuali divergenze all’interno del team. Per questo motivo la discussione viene guidata in un esercizio di prioritizzazione, dove si concorda insieme rapidamente se lavorando su una data area ci si aspetta di avere un impatto significativo sui risultati. Fra queste aree ad alto impatto si vanno poi ad identificare le aree che presentano un’alta fattibilità, ovvero quelle in cui è relativamente semplice intervenire. A questo punto il team identifica, per le aree selezionate, possibili soluzioni complete di piano di azione, descrivendo tempistiche e responsabili delle azioni. In un’ottica di gestione preventiva dei rischi vengono analizzate anche le possibili barriere che potrebbero ostacolare l’implementazione della soluzione e il raggiungimento del risultato, individuando le opportune contromisure. Il lavoro di gruppo viene sempre seguito da un sessione plenaria in cui un rappresentante di ogni gruppo spiega il lavoro fatto al resto dei partecipanti. In questa fase è possibile un’ulteriore discussione ed affinamento del piano d’azione. Una volta completati i tre eventi Kaizen nelle regioni interessate e sulle tre tipologie di pazienti in oggetto, è stato possibile confrontare i risultati ottenuti e successivamente stilare un documento di consensus finale che | Gestione integrata e continuità assistenziale nel paziente con cardiopatia ischemica definisce, sulle base delle singole esperienze, le principali azioni da promuovere. Controllo La fase di controllo di questo progetto è stata portata avanti parallelamente a livello regionale/locale e nazionale. A livello locale sono stati implementati i piani d’azione stabiliti nei diversi eventi Kaizen, con chiare responsabilità e tempistiche. A livello nazionale il IACPRGICR, sulla base del consensus document creato, si è invece fatto carico di promuovere le azioni concordate. Il modello di lavoro proposto è stato accettato con particolare interesse e, alla fine del progetto, con un elevato grado di condivisione dalla maggior parte dei partecipanti. Elevato il grado di partecipazione individuale, l’interesse suscitato da tutti e tre gli eventi ‘sperimentali’ e le aspettative che essi hanno in concreto generato nei partecipanti locali. Dal punto di vista della società scientifica IACPR-GICR le valutazioni dei risultati di questa esperienza preliminare sono state oggetto di un simposio organizzato nel contesto del Congresso Nazionale del 2009. L’impressione complessiva è stata di segno positivo, essendo state ampiamente condivise dai referenti della società la validità e l’utilità del metodo di lavoro, soprattutto come strumento di interazione operativa dei cardiologi della riabilitazione, con cardiologi dell’acuzie, interventisti, cardiologi del territorio e medici di medicina generale. Un cambiamento, quindi, senz’altro importante nell’approccio alla risoluzione di problematiche concrete (nonostante la presenza di alcune criticità) che sarebbe importante e auspicabile superare. Prima tra tutte, la necessità, soprattutto nella fase di avvio di esperienze di questo tipo, di una consulenza specifica degli esperti aziendali anche per i momenti successivi di concreta implementazione, verifica e controllo delle action plan. *Direttore della Divisione di Cardiologia Riabilitativa, Fondazione Europea di Ricerca Biomedica, Cernusco S/N, Milano: Referente per la Sperimentazione Lean Six Sigma per la gestione integrata del cardiopatico ischemico per l’IACPR-GICR; Membro del Consiglio Direttivo Nazionale SICOA. COLLOQUIA 13 focus Lean Six Sigma in Sanità L e farmacie dei sei presidi ospedalieri dell’Azienda Sanitaria di Firenze ed il punto di continuità dell’Ospedale Careggi effettuano l’assistenza al paziente in dimissione in modo diversificato per modi e tempi operativi, problemi clinici e tipologia di pazienti, anche in relazione alle specialistiche ospedaliere. Il numero di pazienti che afferiscono alle strutture aziendali è elevato. Le criticità sono spesso legate alla prescrizione, mentre dal punto di vista dei pazienti non residenti è la regionalizzazione della sanità a creare problemi nel proseguimento delle terapie domiciliari. Nel 2009 sono state spedite 174.000 ricette, oltre a piani terapeutici per i pazienti residenti, da parte di 23 farmacisti dislocati presso le varie sedi. Proprio in un settore come questo dove sia ha una serie di farmacie con utenze diversificate la metodologia Lean Six Sigma è risultata utile se non necessaria a stabilire regole e procedure, evidenziando anche gli “sprechi”, in alcuni casi intesi come l’effettuazione della stessa azione in più punti diversi1. Il coinvolgimento attivo delle persone fa la differenza fra miglioramenti buoni “sulla carta”, ma di scarso impatto al momento dell’implementazione, e miglioramenti reali e sostenibili. TERESA BROCCA* motivazioni, i suoi obiettivi, la sua importanza per l’intera organizzazione. Ai fini di monitorare e comunicare correttamente l’avanzamento del progetto è bene fin dall’inizio dotarsi di strumenti di gestione come il diagramma di GANTT, da tenere sempre aggiornato, per valutare l’avanzamento delle varie attività e per capire “cosa succederebbe se” anche una sola di esse dovesse subire ritardi o problemi. Fase di misurazione e analisi nel Lean Six Sigma), sarebbe stato però insufficiente perché non avrebbe consentito di ridefinire il processo in modo da creare un effettivo valore, portando verosimilmente a complicazioni, eccezioni, ripetizioni, che comprometterebbero proprio l’efficienza stessa. Lo strumento utile in questa fase progettuale è il project charter, che raccoglie la definizione del problema e degli obiettivi, che devono essere “SMART”, ovvero specifici, misurabili (in modo oggettivo), raggiungibili, realistici e con tempistiche definite. Un forte supporto del progetto “dall’alto” è necessario ma non sufficiente a lanciare un progetto con successo: bisogna programmare una comunicazione chiara ed efficace, che descriva alle persone coinvolte e/o impattate dal progetto le sue 1.Per una disamina dettagliata del case study relativo alle farmacie ospedaliere dell’Azienda Sanitaria di Firenze, si veda il volume a cura di Arcidiacono G. et al. Lean Six Sigma. Nuovi strumenti per il Governo Clinico. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012. 14 COLLOQUIA Il ruolo dei pazienti Miglioramento del processo di dispensazione dei farmaci ai pazienti in dimissione La fase di definizione Nella fase di definizione, una volta che è stata stabilita l’area di intervento, bisogna definire qual è il tema su cui lavorare. In questa fase è molto importante non limitarsi alla visione interna del processo, ma raccogliere dati e input da parte del cliente finale, e anche da parte di tutti coloro che sono parte attiva, ovvero partecipano al processo stesso (stakeholders). Nel nostro caso il primo dato rilevante è rappresentato dalla variabilità significativa fra i servizi offerti dalle diverse farmacie, variabilità emersa anche da un preliminare confronto degli indicatori chiave come ad esempio il numero di dipendenti, di ricette e gli orari di apertura. Basarsi solo su questo dato, senza considerare il punto di vista del cliente finale, ovvero senza ascoltare la voce del paziente (Voice Of the Customer o VOC | In questa fase siamo andati a raccogliere le informazioni necessarie ad una migliore comprensione del problema. Nell’approccio metodologico basarsi su dati oggettivi e su strumenti di analisi scientifici è molto importante, per fare frutto dell’esperienza di chi si confronta quotidianamente con un processo, evitando il rischio di basarsi su percezioni soggettive e/o pregiudizi. Anche in questo caso l’inizio è stato una semplice mappa del processo, realizzata con lo strumento dello swimlane diagram, ovvero una mappa dove le fasi del processo si susseguono con un flusso, mentre ai diversi ruoli (ad esempio, il paziente, il farmacista) è assegnata un’ideale corsia, in modo da rendere subito chiaro quali fasi del processo sono da loro condotte. Un’ulteriore valutazione è stato stabilire, per ogni passo del processo, se esso creava valore aggiunto dal punto di vista del paziente. Come in molti processi, la maggior parte delle fasi, necessarie per gestire la complessità interna, non crea valore per il paziente; ciò non significa che siano sbagliate o che possano essere eliminate Focus Lean Six Sigma in Sanità nel processo corrente, ma evidenzia un’area di miglioramento, in quanto si può immaginare di ri-disegnare il processo riducendo o eliminando ciò che non crea valore per il paziente. Partendo dalla mappatura del processo ci si è resi conto della necessità di ascoltare meglio sia la voce interna (Voice Of the Business, VOB) che quella del paziente (Voice Of the Customer, VOC). Per raccogliere informazioni sulle esigenze dei pazienti si è quindi proceduto preparando e somministrando | Miglioramento del processo di dispensazione dei farmaci ai pazienti in dimissione “Improve” o fase di miglioramento Come già detto l’approccio Lean Six Sigma è pratico e non teorico; una delle sue peculiarità è quella di far sì che siano le persone che effettivamente lavorano sui processi a individuare e mettere in pratica i miglioramenti. Il coinvolgimento attivo delle persone fa la differenza fra miglioramenti buoni “sulla carta”, ma di scarso impatto al momento dell’implementazione, e miglioramenti reali e sostenibili. tecnico della stessa, condividendo prima gli obiettivi ed i risultati della VOB e VOC, e poi chiedendo alle persone, divise in due gruppi focalizzati l’uno sull’approccio al paziente, l’altro sul processo di dispensazione, di descrivere il processo individuando criticità ed opportunità di miglioramento. Opportunità che sono state poi prioritizzate sulla base dell’impatto e della fattibilità, e poi condivise e concordate fra i due gruppi, creando un preciso piano d’azione. Sono direttamente le persone coinvolte nel processo ad essere chiamate a presentare e discutere proposte che necessariamente sentiranno come proprie. Alla fase finale dell’evento Kaizen ha partecipato la Direzione aziendale: da sottolineare ancora come per il successo di queste iniziative sia necessaria sia la sponsorship “dall’alto” sia la partecipazione attiva “dal basso”. Fase di controllo dei questionari specifici, che, compilati in forma anonima, sono stati raccolti da un operatore della Farmacia Ospedaliera, che ha garantito che le interviste ai pazienti fossero condotte in maniera consistente . In particolare lo strumento dell’evento Kaizen (dal giapponese Kai Zen, ovvero smontare un processo e riassemblarlo nel modo ottimale) ha portato a riunire i direttori di ogni farmacia insieme ad un operatore È nella fase di controllo che si determina la differenza fra miglioramenti temporanei e reali cambiamenti al processo e alle attività analizzate, nello spirito del miglioramento continuo. In questo progetto la Direzione del dipartimento del farmaco ha seguito una continua e corretta implementazione delle azioni individuate dall’action plan del gruppo, a partire dalla comunicazione delle stesse. Sulla base delle criticità evidenziate dai pazienti alcune attività sono state rivedute (in alcuni casi centralizzate) ed altre armonizzate fra le diverse farmacie, come l’orario di apertura e l’informazione fornita dai farmacisti; abbiamo cominciato a definire procedure chiare per le diverse attività, ad esempio per i dispositivi medici. Chiaramente si tratta di un punto di partenza e non di arrivo, rimangono differenze fra le farmacie ed aree di miglioramento, ma la strada del miglioramento continuo è stata intrapresa, e nei nostri meeting mensili verifichiamo a che punto siamo arrivati e in cosa consisteranno i passi successivi. *Direttore del Dipartimento del Farmaco, Azienda Sanitaria di Firenze. COLLOQUIA 15 SALUTE ED ECONOMIA di Federico Spandonaro* Il metodo Lean Six Sigma nei servizi sanitari Riflessione sulle prospettive di sviluppo: il caso del Servizio di Emergenza Territoriale 118 a gestione pubblico-privata Diminuire la spesa sanitaria attraverso una riduzione a priori dell’offerta o migliorare l’efficienza del sistema? La prima soluzione è politicamente di difficile realizzazione, mentre al fine di migliorare l’efficienza la tendenza è di trasporre i modelli di produzione industriale nel settore sanitario. A cura di DANIELA D’ANGELA* Introduzione Diversi Paesi sono oggi soggetti a vincoli finanziari sempre più stringenti, e quindi messi di fronte ad una scelta obbligata di riduzione della spesa; anche il settore sanitario non viene esonerato da questo fenomeno. Le inefficienze dei sistemi sanitari si stanno mangiando gran parte delle risorse disponibili1; uno studio negli Stati Uniti riporta che circa il 30% della spesa sanitaria totale è dovuto ad inefficienze quali: ricorso improprio all’ospedalizzazione, danni indotti da errori medici, danni a pazienti non curati, sprechi dovuti ad inadempienze di tipo burocratico amministrativo, ecc.2. Ci si trova quindi di fronte ad un bivio: diminuire la spesa sanitaria attraverso una riduzione a priori dell’offerta o migliorare l’efficienza del sistema? La prima soluzione è politicamente di difficile realizzazione, mentre al fine di migliorare l’efficienza la tendenza è di trasporre i modelli di produzione industriale nel settore sanitario. Ma è possibile applicare i modelli industriali al sistema sanitario? Sicuramente sì. Tra i diversi metodi industriali riportati in letteratura, il Lean Six Sigma (LSS), all’estero, ha un’ampia diffusione nel settore sanitario, con applicazioni prevalentemente in ambito 16 COLLOQUIA ospedaliero3. In Italia il metodo non è ancora ben radicato, si citano poche esperienze tra cui l’applicazione ad un progetto di “Riduzione delle liste di attesa in radiologia oncologica” dell’ULSS 3 di Bassano del Grappa, al progetto “Realizzazione del ‘carrello mono intervento’ per la riduzione del rischio clinico” del Policlinico di Modena4; l’esperienza più significativa è Figura 1. Roadmap DMAIC. quella dell’Azienda Sanitaria di Firenze, con il Progetto ‘Organizzazione Lean dell’Assistenza’5, che ha interessato diverse aree di assistenza ospedaliera (chirurgia in urgenza, programmata, low care, outpatients, percorso nascita). Il LSS è un metodo, introdotto e implementato nel sistema di produzione Lean Processing della Toyota6,7 che affianca, alla revisione dei processi finalizzata ad una riduzione degli sprechi, l’utilizzo di strumenti statistici, propri del metodo Six Sigma8, per misurarne la loro efficacia. Il perseguimento della qualità si basa sull’implementazione di un ciclo a cinque fasi: Define, Measure, Analyze, Improve e Control (figura 1); nella prima viene definito l’ambito d’intervento, nella seconda la grandezza da “misurare”, nella terza si analizza la problematica, Salute ed Economia nella quarta si individuano ed adottano le misure di intervento e nell’ultima gli strumenti per il ‘controllo’ degli eventuali miglioramenti ottenuti. Il LSS è un metodo che si contraddistingue soprattutto per la grande enfasi che viene data alla voce del cliente (Voice of Customer, VOC), oltre che alla voce interna (Voice of Business, VOB). Si vuole qui di seguito rappresentare un’esemplificazione dell’utilità del LSS in Sanità analizzando il parallelismo tra i processi industriali ed alcuni processi sanitari. Un esempio interessante è il Servizio di Emergenza Territoriale 118, rappresentando un sistema in cui il servizio viene erogato con una collaborazione di tipo pubblico-privato. Il mancato o cattivo governo dei processi che coinvolgono questa tipologia di sistemi può portare oltre ad inefficienze in termini di qualità delle prestazioni erogate, con ricadute dirette sul cittadino, anche a un ingente dispendio di risorse economiche, aggravando ulteriormente i già disastrosi bilanci delle nostre Aziende Sanitarie. Queste ultime si troverebbero così a sostenere, oltre al costo per l’acquisto del servizio dal privato, anche | Il metodo Lean Six Sigma nei servizi sanitari i costi della non qualità eventualmente prodotta, e senza alcuna garanzia sulla qualità del servizio erogato dall’intero Sistema. Il Sistema 118 e la collaborazione pubblico-privato Il Servizio di Emergenza Urgenza Territoriale 118, in cui è previsto il coinvolgimento delle Associazioni di Volontariato (AdV) per alcune attività di soccorso sul territorio9, rappresenta un esempio di servizio sanitario a gestione pubblico-privata. Il 118 rappresenta il Sistema di Emergenza Territoriale, istituito in Italia dal legislatore con D.P.R. del 27/3/1992, al fine di assicurare al cittadino utente il soccorso sanitario in caso di evidente (emergenza) o potenziale (urgenza) pericolo di vita su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un insieme di uomini, mezzi e strutture che operano h24 su un territorio con estensione provinciale, avvalendosi di due unità funzionalmente distinte ma operativamente integrate tra loro: la Centrale Operativa e il Servizio di Emergenza Territoriale. La Centrale Operativa costituisce il sistema di allarme e, oltre a ricevere la richiesta di soccorso, gestisce direttamente tutta la fase territoriale del soccorso attraverso l’allertamento e l’impiego delle risorse di cui dispone; il Servizio di Emergenza Territoriale è invece costituito dal complesso di risorse umane e tecnologiche che svolgono direttamente l’attività di intervento sul territorio. Il 118 al fine di erogare il servizio di soccorso si avvale delle AdV, il cui coinvolgimento è disciplinato da apposite convenzioni stipulate a livello regionale, e può variare da Regione a Regione: si tratta quindi di un sistema in cui cooperano un ente di natura pubblica, l’Azienda Sanitaria, e più enti di natura privata, quali appunto le AdV. Pur con una certa variabilità tra Regioni, nella maggior parte dei Sistemi 118 italiani, le AdV garantiscono i mezzi di soccorso e gli autisti soccorritori presso le postazioni dislocate sul territorio. Essendo i mezzi di soccorso dotati, per legge, di tecnologie adeguate alla tipologia di trasporto che devono COLLOQUIA 17 Salute ed Economia | Il metodo Lean Six Sigma nei servizi sanitari Nell’esempio preso in analisi, in analogia con quanto previsto nel modello Lean Processing, e dato anche il periodo contingente, è opportuno dare maggiore enfasi alla VOB, poiché è il management che ‘paga’ in primis gli tempo, il Sistema può erogare prestazioni di livello differente a parità di grado di emergenza-urgenza richiesta. Nello specifico, la presenza nel Sistema 118 di una dotazione tecnologica con alcuni cespiti di proprietà aziendale ed altri delle AdV, in assenza di specifici strumenti e procedure, potrebbe comportare una non conoscenza della dotazione effettiva di postazioni e mezzi, con un incremento ingiustificato della spesa dovuto ad eventuali acquisti superflui di tecnologie di cui già si dispone; un altro spreco di risorse economiche è dovuto ai tempi burocratici necessari per l’espletamento delle procedure aziendali per l’approvvigionamento di alcuni beni di effetti della non ottimizzazione, soprattutto se non sono ben governati i processi d’interazione pubblico-privato. Quando in un sistema di produzione industriale, non è ottimizzato l’utilizzo delle risorse tecnologiche, non c’è una omogeneità di tecnologie e relativa gestione, in sedi di produzione differenti, e l’approvvigionamento dei beni di consumo non è ottimale, può non essere sempre garantita la qualità di tutti i prodotti; in analogia a quanto detto sul sistema industriale, nel settore sanitario, e nel caso specifico del Sistema 118, può accadere che se dei mezzi e delle tecnologie di soccorso disponibili nelle diverse postazioni non ne viene fatto un utilizzo ottimale, e non ne viene garantita la costante presenza nel consumo durevoli: la necessità di garantire una continuità al servizio, dato anche il contesto di emergenza in cui esso opera, spinge il privato ad acquistare in urgenza i beni necessari presso fornitori esterni, quindi ad un prezzo decisamente maggiore rispetto a quello che sosterrebbe l’Azienda Sanitaria, presentando poi richiesta di rimborso all’Azienda stessa, rendendo contestualmente difficile anche una previsione di spesa del Sistema 118 e quindi la negoziazione di un budget. Ancora, la non conoscenza dell’effettiva dotazione tecnologica presente nelle singole unità mobili potrebbe comportare differenze tra postazioni dello stesso livello, erogando prestazioni sanitarie di livello potenzialmente effettuare, il servizio viene quindi erogato avvalendosi di tecnologie sia di proprietà dell’Azienda, sia delle AdV; una situazione analoga può verificarsi per accessori e consumabili di apparecchiature elettromedicali (piastre defibrillatori, carta per ECG, sensori per ECG, ecc.), e beni durevoli (barelle, tavole spinali, collari cervicali, ecc.). Il metodo LSS e i potenziali effetti sul Sistema 118 18 COLLOQUIA differente. Un’ulteriore criticità potrebbe essere associata all’assenza o non omogeneità di procedure di gestione delle apparecchiature (collaudi d’accettazione, prove tecniche funzionali, interventi di manutenzione preventiva e correttiva), implicando un non adeguato livello di sicurezza per paziente ed operatori, e l’esistenza di un diverso livello di sicurezza a seconda della postazione di afferenza, con disservizi al cittadino dovuti ad eventuali fermo macchina: fenomeni questi tradotti in costi di non qualità che l’Azienda dovrà sostenere. Le possibili azioni migliorative agli aspetti precedentemente elencati, e riportati nelle tabelle, possono prevedere l’introduzione di uno strumento informatico destinato a contenere tutte le informazioni relative ai beni durevoli e alla loro gestione, unitamente alla definizione di procedure che consentano un aggiornamento dello stesso in tempo reale; lo stesso strumento consentirebbe di ottimizzare la distribuzione delle risorse tecnologiche anche in base alla possibile domanda; prevedere tra i requisiti dei capitolati tecnici dei bando di gara l’obbligatorietà da parte delle AdV di effettuare procedure di collaudo e manutenzione preventiva sui beni di loro proprietà, fornendo all’Azienda documentazione dell’avvenuta esecuzione, consentirebbe di garantire un adeguato livello di sicurezza per pazienti ed operatori, riducendo di conseguenza i costi per la gestione degli eventi avversi, dei disservizi dovuti al fermo macchina, dei contenziosi ecc. Ancora, l’aumento di spesa dovuto all’acquisto di accessori, consumabili da parte delle associazioni da fornitori esterni con una richiesta di rimborso ex post all’Azienda, potrebbe essere eliminato, o almeno notevolmente ridotto, con l’istituzione di un magazzino che consentirebbe, da una parte di intervenire tempestivamente alla richiesta di approvvigionamento da parte dei mezzi, e dall’altra di ridurre la spesa acquistandone quantità non esigue presso fornitori aziendali. Conclusioni Non governare un sistema che eroga servizi è equivalente a governarlo male Salute ed Economia poiché genera, inevitabilmente, sprechi di risorse e possibili inefficienze; se il prodotto finale del sistema è la salute del cittadino il fenomeno richiede estrema attenzione. Il 118 per la vastità del territorio in cui opera, per l’enorme bacino di utenza (migliaia di cittadini), per l’ingente quantità di risorse coinvolte e per la coesistenza di enti pubblici e privati può essere definito un Sistema ad alta complessità. L’applicazione di un approccio industriale quale il LSS, e quindi la trasposizione dei suoi metodi al settore sanitario ed in particolare ai suoi sottosistemi a gestione pubblico-privata, come nel caso preso in analisi del Tabella I. Potenziali criticità ed effetti di governance non ottimizzata in un Sistema 118. Criticità Effetto Utilizzo non ottimizzato delle tecnologie da parte dell’Azienda Sanitaria e/o AdV • Aumento della spesa Postazioni/mezzi dello stesso tipo con livello tecnologico differente • Erogazione di prestazioni potenzialmente non omogenee Acquisto di accessori, consumabili, beni di consumo durevoli da parte delle AdV a causa dei tempi burocratici aziendali • Aumento della spesa Assenza o non omogeneità di gestione del parco macchine (collaudi, manutenzioni, ecc.) nelle diverse postazioni e/o mezzi • Aumento dei costi di non qualità • Sicurezza non garantita per operatori e pazienti • Fermo macchina con potenziale disservizio Assenza o non omogenea formazione per l’uso corretto delle tecnologie tra le diverse postazioni e/o mezzi • Aumento dei costi di non qualità • Utilizzo non corretto con potenziale danno a pazienti ed operatori Tabella II. Aspetti critici, azioni migliorative ed effetti previsti. Criticità Azione migliorativa Effetto previsto Utilizzo non ottimizzato delle tecnologie da parte dell’Azienda Sanitaria e/o delle AdV • Strumento tecnologico di supporto con elenco beni disponibili, ubicazione e proprietà • Inventariazione di tutti i beni (di Azienda e Associazioni) • Introduzione di procedure per aggiornamento continuo dell’applicativo Corretta pianificazione e valutazione acquisti/sostituzioni, con ottimizzazione delle risorse Postazioni dello stesso tipo con livello tecnologico differente • Strumento tecnologico di supporto con elenco beni disponibili, ubicazione e proprietà Postazioni dello stesso tipo devono avere la dotazione standard prevista Acquisto di accessori, consumabili, • Creazione di un magazzino beni di consumo durevoli da parte per l’approvvigionamento delle AdV a causa dei tempi di tutte le postazioni burocratici aziendali Riduzione dei costi sostenuti dall’Azienda Assenza o non omogeneità di procedure di gestione del parco macchine (collaudi, manutenzioni, ecc.) nelle diverse postazioni • Prevedere nel capitolato tecnico per l’affidamento alle Associazioni, l’obbligo di effettuare collaudi e interventi di manutenzione, con presentazione di documentazione attestante l’avvenuta esecuzione Livello di sicurezza garantito per paziente ed operatore indipendentemente dallo stato di proprietà del bene Assenza o non omogenea formazione per un uso corretto delle tecnologie tra le diverse postazioni • Prevedere nel capitolato tecnico Utilizzo corretto e sicuro per l’affidamento alle Associazioni, delle tecnologie la formazione degli operatori anche per tecnologie di proprietà delle Associazioni | Il metodo Lean Six Sigma nei servizi sanitari Sistema 118, risulta fattibile e “vitale”, rappresentando, in questo periodo più che mai, un valido strumento per l’efficientazione delle risorse, con una riduzione degli sprechi, della spesa, ed un miglioramento della performance di Sistema. Nel caso specifico del Sistema 118 un primo passo verso implementazione di questo approccio può essere rappresentato dalla recentissima introduzione, nel marzo 2012, da parte della Società Italiana Sistemi 118, in collaborazione con la società CERMET, dell’Accreditamento Professionale per la promozione della qualità dei Servizi di Emergenza Territoriale 118, il cui conseguimento richiede il possesso di requisiti che impongono alle Centrali Operative un’analisi dei processi, una loro eventuale ‘messa in discussione’ e conseguente adozione di azioni migliorative. Bibliografia e note 1. Womack JO, Jones DT. Lean Thinking. New York: Free press, 1996. 2. Juran Healthcare Institute. Reducing the cost of poor-quality health care through responsible purchasing leadership. 2003. 3. Vest JR, Gamm LD. Systematic Review. A critical review of the research literature on Six Sigma, Lean and StuderGroup’s Hardwiring Excellence in the United States: the need to demonstrate and communicate the effectiveness of transformation strategies in healthcare. Implementation Science 2009; 4: 35. 4. Collicelli C. Innovazione continua per la sostenibilità e l’efficienza in sanità. Storie di successo e idee per il miglioramento della qualità dei servizi e il contenimento della spesa. A cura di FIASO. Ed. Eli Lilly, Ed. Forum PA, 2011. 5. Mechi, Gemmi 2009: project leader del progetto OLA di Firenze. 6. Liker JK. The Toyota Way. 14 Management Principles from the World’s Greatest Manufacturer. Madison (USA): Ed. McGraw Hill, 2004. 7. Ohno T. Toyota Production System: beyond large-scale production. New York: Productivity Press, 1995. 8. Harry MJ, Lawson JR. Six Sigma producibility analysis and process characterization. Schaumberg, Ed. Motorola University, 1990. 9. D.P.R. 27/3/1992, Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza, G.U. n. 76 del 31/3/92 Serie Generale. *CEIS Sanità, Facoltà di Economia, Università “Tor Vergata”, Roma. COLLOQUIA 19 SECONDO ME... di Giacomo Milillo* Una nuvola sul congresso Fimmg Ma porta solo buone notizie1 Nella professione, e in Fimmg in particolare, sta maturando la consapevolezza dell’importanza degli aspetti connessi all’informatica. Non soltanto. L’informatica diventa molto importante nella prospettiva delle aggregazioni funzionali. occasioni a medici che utilizzano software diversi. Se questi software non colloquiano tra loro si rischia di creare davvero dei gap assistenziali. Intervista di EVA ANTONIOTTI a PAOLO MISERICORDIA** La soluzione a tutti questi diversi problemi sta nella nuvola, o meglio nel cloud? Il cloud sarà presto una realtà con cui fare i conti. Quasi tutte le software house che si occupano di gestionali ambulatoriali si stanno orientando ad un prossimo passaggio in un cloud, trasferendo in remoto sia i software che i database. Quindi: non solo nel pc del medico non sarà più “residente” il software, e questo ha il vantaggio di non doversi più occupare di manutenzione e aggiornamenti, ma non ci sarà neanche il database, e questo può essere un problema, perché i dati si verrebbero a trovare in situazioni che non controlliamo, con un potenziale rischio per la riservatezza delle informazioni. Q uando si parla di informatica, molti colleghi pensano ad un ulteriore carico di lavoro burocratico: trasferire dati, duplicare la compilazione di certificati e ricette, sottrarre tempo alla propria attività di assistenza. E certamente, il modo in cui sono state introdotte alcune procedure informatizzate “obbligatorie” porta proprio a pensare così. Ma l’informatica può anche essere una straordinaria risorsa per la Medicina Generale (MG), capace di offrire strumenti che migliorano l’assistenza, consentendo allo stesso tempo di sviluppare attività di ricerca in MG e anche di offrire una base di dati certa su cui fondare le trattative sindacali. Proprio per questo l’Esecutivo nazionale della Fimmg ha messo al lavoro due colleghi appassionati ed esperti di informatica, Paolo Misericordia e Vincenzo Landro, per esplorare la possibilità di offrire strumenti informatici facili, sicuri e utili ai medici di famiglia. Oggi, come ci spiega Paolo Misericordia, tutto il loro lavoro si sta concretizzando e il risultato è una nuvola! Dottor Misericordia, tanto lavoro solo per acchiappare una nuvola? Sì, ma è una nuvola speciale, un cloud informatico che potrà dare risposte a tanti problemi diversi, tutti molto sentiti dai medici di medicina generale. Partiamo dall’inizio. Perché Fimmg ha deciso di avviare questo progetto? Nella professione, e in Fimmg in particolare, sta maturando la 20 COLLOQUIA consapevolezza dell’importanza degli aspetti connessi all’informatica. Una serie di eventi accaduti nell’ultimo periodo mostrano come sia davvero importante poter gestire le questioni inerenti all’informatica, per non essere schiacciati da regole e da situazioni non condivise. Penso ai certificati di malattia, alla ricetta elettronica e anche al rapporto sempre più complesso con il mondo delle software house. Rispetto a tutto questo dobbiamo acquisire autorevolezza e autonomia, non solo “parare i colpi”. Ma si tratta solo di arginare le derive burocratiche? Non soltanto. L’informatica diventa molto importante nella prospettiva delle aggregazioni funzionali: andremo incontro a situazioni nelle quali i pazienti, che normalmente sono seguiti da un medico che lavora con un certo software, possono essere affidati in alcune Non vi fidate? Sia chiaro, non abbiamo la percezione che questo stia accadendo e che ci siano cadute nella sicurezza dei dati, ma obiettivamente non aver più sotto la propria scrivania il proprio database e affidarlo a soggetti che hanno un core schiettamente commerciale impone alla categoria alcune riflessioni. Senza contare che alcune aziende produttrici stanno diventando referenti diretti per l’amministrazione sanitaria, prendendo accordi diretti con le Asl o addirittura con i livelli regionali. Se non partecipiamo sul terreno informatico in prima persona, corriamo il rischio di trovarci di fronte a situazioni rigide, decise senza di noi. Insomma, anche sul terreno informatico, volete scegliere voi, come medici e come sindacato, per fare quello che vi serve e farlo nel modo in cui vi serve. Secondo me... È una buona sintesi, per dire che non vogliamo trovarci di fronte a scelte compiute senza di noi. Cosa presenterete al Congresso di Villasimius?2 L’elemento fondamentale è il “cloud Fimmg”, che ha al centro un database aggregato, generato dall’affluenza dei dati provenienti dai singoli medici. In questo database i dati sono crittografati, in modo che l’accesso al dato nominativo del paziente lo abbia solo il medico curante ed eventualmente i colleghi da lui autorizzati. In più c’è la garanzia che a gestirlo è appunto Fimmg, che come mission ha la tutela della professione, e non un soggetto commerciale. Inoltre, questo database potrà essere accessibile dai diversi software, superando le barriere e le difficoltà che indicavo prima. Infine, poter contare su questi dati sarà una risorsa importante per sviluppare la ricerca in MG e anche per l’attività sindacale di Fimmg, che avrà a disposizione dati certi nelle situazioni in cui è richiesta una rendicontazione delle attività dei MMG. Avete in mente altri sviluppi? Ci stiamo organizzando per distribuire, intorno al database, una serie di applicazioni. Vorremmo fare una sorta di app store di Fimmg, offrendo applicazioni utili al miglioramento della professione. Ad esempio, potrebbe venir supportato il meccanismo, che per adesso è assolutamente farraginoso, per l’invio della prossima ricetta elettronica. Oppure si può pensare ad una app utile per la gestione integrata ospedale-territorio, per le situazioni nelle quali è necessaria l’assistenza sia del medico di medicina generale che dello specialista. Esiste già una app dedicata alla Continuità Assistenziale e una basata sull’Evidence Based Medicine (EBM), contestualizzata al singolo paziente. Come si fa a riportare i dati EBM al singolo caso? È una app messa a punto da Duodecim, una società finlandese che ha messo a punto un algoritmo che, sulla base dei dati del singolo paziente, riesce a | Una nuvola sul congresso Fimmg indicare le raccomandazioni cliniche appropriate. A DIRE IL VERO Tutto questo vuol dire che Fimmg si sostituirà alle software house? No, assolutamente no. Non vogliamo entrare nel mercato del software, anzi vogliamo consentire a ciascun medico di scegliere liberamente il proprio software o continuare ad usare quello che già ha. Noi vogliamo piuttosto offrire ulteriori risorse, che operano in parallelo al software, garantendo la gestione sicura del database in remoto. Farmacopea Quindi lavorate sul database e non sul software? Esattamente. Perché partiamo dall’idea che il medico sia il proprietario esclusivo del proprio database. Quando si potrà usare tutto questo? Ora siamo in una fase di “messa su strada”: presenteremo il progetto al Congresso e crediamo che possa cominciare ad essere fruibile intorno alla fine dell’anno. Tempi rapidi. Come avete fatto? Abbiamo potuto contare su alcune esperienze avanzate già attive, come l’esperienza di Netmedica. Questa società veneta ha lavorato negli ultimi anni di concerto con la medicina generale per facilitare l’adesione ai contratti regionali sviluppati in quella Regione e quindi ha già una tecnologia facilmente adattabile al nostro progetto. Che previsioni avete fatto? Quanti saranno i medici che aderiranno al cloud? Noi pensiamo di riassorbire subito le oltre mille utenze di Netmedica nel Veneto, ma i contatti che abbiamo avuto in questi mesi con le segreterie regionali Fimmg ci dicono che c’è una larghissima attesa. *Segretario Generale Nazionale della Federazione Nazionale Medici di Medicina Generale (Fimmg); **Responsabile del Centro Studi Nazionale della Fimmg. 1. Questa intervista è stata pubblicata su Avvenire Medico N. 6/7-2012; 15-16. 2. Il 67° Congresso Nazionale della Fimmg si è svolto a Villasimius (CA) dall’1 al 6 ottobre 2012. di Tullio De Mauro* ella storia dei suoi significati la parola farmacopea conserva e condensa bene la storia del passaggio dalla produzione artigianale alla progressiva industrializzazione della produzione di farmaci. L’antica parola greca pharmakopoiía “fattura, creazione di farmaci”, passata in latino nella forma pharmacopoea, fu ripresa nel secolo XVI dalle lingue europee moderne, nel senso iniziale di “arte di preparare farmaci”. Quest’arte era affidata al farmacista, che si ispirava alla diretta esperienza e a trattazioni sistematiche intitolate appunto farmacopea. Nelle vecchie farmacie si conservavano ancora trattati del genere e, più comunemente, si conservavano i barattoli e recipienti, spesso vere opere d’arte ceramica, ciascuno intitolato a un semplice: il medicamentum simplex, un’erba, una sostanza naturale semplice, da usare, combinata con altre, per creare un farmaco galenico. Il giardino o orto dei semplici, nato a Salerno e poi diffuso in Italia e in Europa, fu per secoli il luogo di coltivazione e studio delle erbe mediche. Tutto questo è ormai memoria. Oggi farmacopea, dicono i dizionari, è “elenco ufficiale dei medicinali in commercio, in cui sono descritte le tecniche di preparazione, la composizione chimica, le norme di conservazione, di uso e di vendita”. Gli apporti delle scienze, dalla chimica alle discipline mediche, raccolti dall’industria, sono filtrati da esigenze commerciali e dalla pubblicità e si traducono nella variopinta nomenclatura dei farmaci in commercio. N *Già Ordinario di Linguistica generale, Università “La Sapienza”, Roma; autore di “Grande dizionario italiano dell’uso”. 2a ed. riveduta e ampliata, 8 voll. con docking station, Torino: UTET. “Grande dizionario italiano dei sinonimi e contrari”, 2 voll., Torino: UTET, 2010. COLLOQUIA 21 La Medicina e le Arti Un Museo che è un Laboratorio che è un Percorso Come è nata l’idea del Museo Laboratorio della Mente? Questo museo è nato 12 anni fa subito dopo la chiusura dell’Ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà di Roma. Ci si poneva il problema di lasciare una traccia di questo luogo e soprattutto di conservare il patrimonio storico documentale e scientifico che questo luogo conserva. L’Azienda Sanitaria Locale Roma E quindi ci ha affidato questo compito e noi abbiamo cominciato a lavorare sull’idea iniziale un po’ pioneristica, non essendo né esperti né curatori di musei ma clinici ossia provenienti tutti dall’area della salute mentale e lavorando comunque nel territorio con i pazienti ci siamo inventati 22 COLLOQUIA Quando si lavora con una logica antimanicomiale si riescono a far molto bene le cose e soprattutto si riesce a gestire molto bene la condizione della gravità psichica. Questo è un museo che insegna alle persone anche l’importanza della comunità e che fa capire una cosa molto importante: che noi non avevamo bisogno dei manicomi e che non abbiamo bisogno dei manicomi. Perché i manicomi servono solo a nascondere i fallimenti e i limiti. Intervista a POMPEO MARTELLI* una sorta di area espositiva molto primitiva e quindi molto naive. Negli anni ha funzionato abbastanza ma ci siamo resi conti che non era particolarmente efficace soprattutto sotto il profilo della comunicazione. Quindi ci siamo affidati, dopo averli incontrati di persona, ad un gruppo di artisti di Milano – Studio Azzurro – e con loro abbiamo reinventato e riscritto il percorso di questo museo costruendo una nuova idea della comunicazione in salute La Medicina e le Arti | Un Museo che è un Laboratorio che è un Percorso mentale e così facendo realizzando anche dei nuovi exhibit basati molto sull’interazione e sull’esperienzialità. A chi si rivolge il Museo? È un museo per tutti, principalmente è frequentato da giovani e da studenti ed è molto importante per noi perché non perdiamo la nostra mission di operatori della salute mentale, ma credo che siamo riusciti a costruire un progetto veramente innovativo dove l’esperienza della salute pubblica e nella fattispecie della salute mentale può essere discussa, raccontata; noi raccogliamo molte suggestioni dai nostri visitatori e siamo impegnati molto con progetti educativi soprattutto nelle scuole superiori. Chi vi supporta in questo progetto? È un’iniziativa questa che ci espone 24 COLLOQUIA molto e tale esposizione non è sostenuta sufficientemente bene dalle istituzioni. Abbiamo molte difficoltà dal punto di vista delle risorse umane, delle risorse economiche, anche perché – come potete immaginare – non c’è museo al mondo che riesca a fronteggiare le proprie spese con i ricavi dei visitatori. Siamo in una fase di crescita e dobbiamo confrontarci con le difficoltà del paese, con la crisi economica, non riusciamo ancora a consolidarci molto bene pur essendo un “vero” museo, integrato nel sistema museale della Regione Lazio. Siamo un’Unità Operativa della ASL Roma E, ma lavoriamo come un servizio sovraterritoriale (locale, regionale, nazionale e internazionale) e per questo dobbiamo avere maggiore sostegno. Siamo sempre aperti e riceviamo mediamente quasi 40.000 visitatori l’anno, ma nel 2013 ne avremo molti di più proprio in virtù dell’apertura con orario continuato. Dobbiamo trovare un aiuto sinergico da istituzioni pubbliche e privati perché altrimenti non si riesce ad andare avanti. Che genere di percorso offre il Museo? È un percorso narrativo, come chiunque potrà immediatamente rendersene conto entrando e facendo il percorso in prima persona. Non si entra in un museo tradizionale ma in un laboratorio, dove le cose si fanno insieme a noi, i visitatori possono interagire con le esperienze che abbiamo realizzato. Effettivamente il filo conduttore del Museo è il racconto: del dentro e del fuori, del prima e dell’oggi. È una metafora che abbiamo scelto quella che colpisce il visitatore quando entra: uscire fuori, entrare dentro. Abbiamo costruito La Medicina e le Arti un muro che separa il percorso museale e che permette ai visitatori di sentirsi parte di questa esperienza entrando dentro per la prima volta in un mondo che è a loro estraneo quindi percorrono tutto il Museo al di fuori del muro e poi attraversano l’interno del Museo entrando dentro il muro, svelando il Museo ciò che un tempo il manicomio nascondeva e svelando anche i rischi potenziali che ci sono ancora di poter ricreare di nuovo dei manicomi che non sono dati semplicemente dalla grandezza degli edifici ma dai modelli di lavoro che vengono adottati. Quando si lavora con una logica antimanicomiale si riescono a far molto bene le cose e soprattutto si riesce a gestire molto bene la condizione della gravità psichica. Questo è un museo che insegna alle persone anche l’importanza della comunità e che fa capire una cosa molto importante: che | noi non avevamo bisogno dei manicomi e che non abbiamo bisogno dei manicomi. Perché i manicomi servono solo a nascondere i fallimenti e i limiti. La psichiatria è una disciplina che si scontra con i limiti e noi non dobbiamo nasconderci dobbiamo affrontare spesso le situazioni limite e non possiamo farlo sempre da soli, non possiamo sempre delegare la gestione della difficoltà psichica alla psichiatria ma dobbiamo chiamare a un lavoro comune i cittadini, la comunità; in questo modo non ci dobbiamo vergognare dei limiti ma dobbiamo condividere i limiti e le esperienze. Perché solo insieme possiamo riuscire a fare quello che nessuno psichiatra può fare da solo. E questo devo dire che questo Museo lo rende molto bene. Il percorso di costruzione del Museo è in fase di realizzazione e completamento. Un Museo che è un Laboratorio che è un Percorso Con Studio Azzurro abbiamo già ideato e progettato tutto il percorso del piano superiore che è incentrato sull’oggi, sulla realtà odierna e a novembre avremo l’anteprima di una di queste nuove installazioni che si intitola “Portatori di storie”. Così come lo avete ideato e realizzato, su quali concetti e dimensioni il Museo porta a fare esperienza? La dimensione che a noi sta più a cuore è sicuramente quella della diversità che è l’aspetto fondamentale su cui lavora questo Museo. La diversità come elemento includente non escludente, quindi il contrario di come di solito si immagina la diversità. La diversità è una risorsa sia sotto il profilo biologico (nel mainstreaming della teoria evoluzionista) sia sotto quello della componente umana COLLOQUIA 25 La Medicina e le Arti | Un Museo che è un Laboratorio che è un Percorso in quanto lì sta il fascino dell’essere tutti diversi. Ma come diceva Franco Basaglia “da vicino nessuno è normale“ proprio perché siamo tutti diversi: ossia quando guardo qualcuno da vicino non è mai veramente come io voglio che sia, non è mai normalizzato come io tendo a farlo diventare perché resterà sempre un individuo diverso da me, se è diverso da me non è normale, non è simile a me, non è come io intendo la normalità. Posso quindi trovarmi in continuazione a fianco ad altre persone che io reputo non normali solo perché sono normalmente diverse. Come si fa ad accettare la diversità? Scardinando l’idea della normalità. Questo però non vuol dire negare la differenza e negare la malattia mentale, vuole dire semplicemente prendere coscienza che esistono persone che hanno condizioni e caratteristiche proprie e che quindi ogni persona ha la sua. Pertanto nel percorso di avvicinamento alla malattia mentale chiunque voglia comprendere l’altro deve fare in modo che l’altro si caratterizzi proprio per essere altro e non simile a me, perché se lo faccio simile a me tolgo tutte le componenti essenziali della sua alterità. L’alterità è un elemento fondamentale della nostra esperienza: incontro l’altro e mentre incontro l’altro incontro me stesso e mi conosco meglio, anzi divento io stesso migliore perché capisco e comprendo di più. E proprio su questo concetto si fonda l’idea di cura intesa come sempre individuale, specializzata e assolutamente peculiare, così come l’osservazione e la comunicazione. Come reputa l’esperienza di questi anni? Molto positiva perché ha dato forma a una rete italiana di esperienze anche se ancora non fortemente consolidata, e poi ad una rete europea con la quale siamo in contatto e dove cerchiamo di far valere anche le prerogative del nostro paese, soprattutto dell’esperienza italiana; non dobbiamo mai dimenticare che soprattutto nel campo della salute mentale l’Italia è un’eccellenza nel mondo e siamo molto orgogliosi di poterlo mostrare anche in questo Museo. Molti dei visitatori che noi accogliamo sono stranieri, vengono dai Studio Azzurro S tudio Azzurro è un gruppo di artisti dei nuovi media, fondato nel 1982 da Fabio Cirifino (fotografia), Paolo Rosa (arte visiva e cinema) e Leonardo Sangiorgi (grafica) a Milano. In quegli anni Cirifino, Rosa e Sangiorgi danno vita ad un’esperienza che nel corso degli anni esplora le possibilità poetiche ed espressive delle nuove culture tecnologiche; a loro si aggiunge, nel 1995, Stefano Roveda. Attraverso la realizzazione di videoambienti, ambienti sensibili e interattivi, percorsi museali, performance teatrali e film, disegnano un percorso artistico trasversale alle tradizionali discipline e formano un 26 COLLOQUIA gruppo di lavoro aperto a differenti contributi e importanti collaborazioni. “Ambito di ricerca artistica, che si esprime con i linguaggi delle nuove tecnologie”, Paolo Rosa ha definito Studio Azzurro una “bottega d’arte contemporanea” che “non ha regole stabilite”. Il collettivo parte con la videoarte, videoambientazioni interattive, e collegamenti con tutte le arti; vengono spesso descritti dei rituali del comportamento umano (Renato Barilli), soprattutto teatrali, secondo “Cinema Nuovo” con “intento politico” (oltre alle sperimentazioni, hanno anche una produzione di film tradizionali, per esempio «Il mnemonista»). Alcune opere fanno parte di allestimenti museali o di installazioni interattive pubbliche; Il giardino delle anime è stato acquisito dalla New York Hall of Science – Flushing Meadows. Il testo di Studio Azzurro “Verità figura visione” (1998) è scritto anche con il filosofo Jaques Derrida, con cui hanno in comune l’idea di opposizione alla realtà del contemporaneo. Alcune loro installazioni giocano un ruolo fondamentale anche nell’evoluzione del design. Uno dei progetti è stata l’ideazione della mostra su De Andrè che la Fondazione Fabrizio De André onlus ha organizzato anche al Palazzo Ducale di Genova; i temi di emarginazione e anarchia sono stati suddivisi in vari ambienti (parole, musica, persone, vita) svolti in percorsi multimediali. Gli “ambienti sensibili” di Studio Azzurro sono stati giudicati una modalità di interazione tra l’osservatore e l’oggetto. • www.studioazzurro.com Bibliografia • UOS Centro Studi e Ricerche ASL Roma E, Studio Azzurro, Museo Laboratorio della Mente. Silvana Editoriali, Milano 2010. • Studio Azzurro, Musei di narrazione: percorsi interattivi e affreschi multimediali. Silvana Editoriale, Milano 2011. La Medicina e le Arti paesi europei, dagli Stati Uniti, dal Sudamerica, dall’Australia. E proprio il caso dell’Australia è particolare. I colleghi australiani di Sidney stanno costruendo un Museo e sono venuti a trovarci e a chiederci di aiutarli a realizzare un percorso simile a quello del Museo Laboratorio della Mente. I riscontri al nostro lavoro sono molto positivi. Pensiamo di essere un anello fondamentale della catena del laboratorio italiano della salute mentale e siamo molto contenti che altre esperienze si stiano progettando sulla scia della nostra attività. Crediamo che sia utile non tanto costruire molti musei ma fare in modo di consolidare una rete di esperienze che possa permettere alle persone di avere molti elementi di conoscenza. La promozione della salute mentale è un cardine dell’attività della salute mentale, fare promozione e | Un Museo che è un Laboratorio che è un Percorso prevenzione è quello che facciamo noi. Il Museo Laboratorio della Mente è, e diventerà sempre di più, uno strumento estremamente significativo per l’empowerment di tutti i cittadini e per gli operatori sociali e della salute pubblica. I miei collaboratori sono tutti operatori con esperienza che vengono dalla salute mentale, dall’antropologia, dal campo storico-artistico e museale. Non serve solo la la psichiatria (il ventre molle della medicina) come afferma il mio amico e collega Pier Francesco Galli. Proprio dalla lezione basagliana abbiamo imparato che non può darsi salute senza salute mentale, senza diritti, giustizia, lavoro, educazione, legalità e solidarietà. *Psicoterapeuta, Direttore del Museo Laboratorio della Mente, ASL Roma E. COLLOQUIA 27 La MSD si racconta Eccellenza in Sanità: la Fondazione MSD si allea con le istituzioni La sostenibilità economica del sistema impone la ricerca di nuovi strumenti di governance capaci di assicurare un costante equilibrio tra il sistema delle prestazioni e quello dei finanziamenti, pur nel rispetto di criteri di efficacia, efficienza, sicurezza e ottimizzazione. A cura di PIERLUIGI ANTONELLI* L’ Eccellenza dei processi costituisce un’esigenza comune a tutte le aziende, qualunque sia il settore in cui esse operano e qualunque sia la loro dimensione. Con riferimento specifico al settore sanitario, si tratta evidentemente di un’esigenza sempre più urgente e importante in considerazione della presenza di una sistematica crescita della domanda di salute – legata anche a specifiche dinamiche demografiche – e, contestualmente, alla cronica contrazione delle risorse disponibili. In tali condizioni, la sostenibilità economica del sistema impone la ricerca di nuovi strumenti di governance capaci di in partnership con la FIASO, è parte attiva nella costruzione di un framework culturale e nell’offerta di strumenti utili alla governance del sistema, coerentemente a quelle che sono le linee guida istituzionali sul tema. Il governo clinico, in base alla definizione fornita dal Ministero della Salute2, è una strategia operativa da perseguire nelle aziende sanitarie e ospedaliere per intraprendere un percorso di ottimizzazione dei processi e di miglioramento dell’appropriatezza delle prestazioni. assicurare un costante equilibrio tra il sistema delle prestazioni e quello dei finanziamenti, pur nel rispetto di criteri di efficacia, efficienza, sicurezza e ottimizzazione. A partire da questa consapevolezza e con l’intento di contribuire fattivamente alla creazione e diffusione di percorsi virtuosi, la Fondazione MSD1, Strategia necessaria per far sì che la qualità cessi di essere una dimensione separata e diventi, insieme all’efficacia e all’appropriatezza clinica e organizzativa, parte integrante dei servizi erogati. L’attuazione di una siffatta strategia 28 COLLOQUIA richiede, evidentemente, la disponibilità di strumenti appropriati e la capacità di un concreto utilizzo degli stessi da parte degli operatori che a vario titolo sono coinvolti nell’erogazione delle prestazioni sanitarie. Strumenti efficaci e capacità di impiego degli stessi sono esigenze oggi ancor più irrinunciabili per realizzare il già citato difficile equilibrio tra domanda, offerta e costi delle prestazioni sanitarie, richiesto, peraltro, con sempre maggiore urgenza e determinazione dai più recenti provvedimenti in tema di governo clinico3. A partire dall’individuazione di tali bisogni, la Fondazione MSD, coerentemente alla propria filosofia di essere sempre sensibile e recettiva agli stimoli dell’ambiente e pronta a sviluppare, con approccio innovativo, progetti nati dal confronto attivo con i protagonisti del settore, sta promuovendo un percorso formativo sull’applicazione delle metodologie Lean Six Sigma in sanità, per incentivare “modelli organizzativi in grado di perseguire obiettivi di efficacia ed efficienza in maniera rigorosa e strutturata, adottando un flusso snello di aggregazione del valore definito dal cliente, in luogo di una semplice riduzione di costi”4. La MSD si racconta In particolare, la progettualità, costruita e sviluppata in partnership con la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere e con le Regioni (FIASO), si compone di: 1. Prodotti editoriali che si propongono come punti di riferimento teorici e pratici di una nuova cultura manageriale. • La monografia: Arcidiacono G, Catalano I, De Belvis AG, Fiore A, Geddes de Filicaia M, Jones DT, Lupo M, Marchetti M, Ricciardi W, Terranova L. Lean Six Sigma in Sanità. Nuovi Strumenti della Clinical Governance. A cura di Rutigliano C. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012. • La guida operativa: Catalano I, D’Achille C, Lupo M. Il Lean Six Sigma in Sanità. Metodi, strumenti ed esempi concreti. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012. 2. Formazione: corsi ECM di introduzione al Lean/Six Sigma come approccio innovativo alla clinical governance, promossi a livello regionale, con l’intento di contribuire concretamente alla formazione del management sanitario (Direttori Sanitari, Farmacisti Ospedalieri). 3. Progetti regionali di clinical governance: progetti pilota a livello di specifiche strutture (AO/ASL) operanti in aree critiche con gli obiettivi di fornire: un supporto concreto al miglioramento dei processi e allo sviluppo di un nuovo approccio metodologico nei clinici coinvolti attraverso un training on the job (analisi dei dati e criticità dei processi e definizione di un piano di | Eccellenza in Sanità: la Fondazione MSD si allea con le istituzioni implementazione e tracking); consentire l’individuazione delle best practice a livello regionale e una loro condivisione. Si tratta di una progettualità senza dubbio ambiziosa, sviluppata grazie alla virtuosa sinergia tra expertise interne e esterne all’azienda, con l’intento di essere non solo alleati delle istituzioni nella trasformazione del sistema sanitario secondo criteri di qualità e di eccellenza ma di esserlo dall’inizio alla fine – dalla conoscenza alla operatività – e attraverso proposte innovative capaci di rispettare e di rilanciare il valore della salute come elemento fondante della politica sociale e industriale del paese. *Presidente e Amministratore Delegato MSD Italia. 1. Nata nel 2004, la Fondazione MSD è un’entità indipendente da MSD Italia. Obiettivo statutario è promuovere tutte quelle iniziative che possano favorire la diffusione di conoscenze in campo sanitario, scientifico, industriale, sociale e culturale, prestando particolare attenzione a progetti che, con approccio multidisciplinare, possano favorire la diffusione di know-how nel settore della salute/sanità e del farmaco. Per un approfondimento www.msd-italia.it/chisiamo/fondazionemsd.asp 2. www.salute.gov.it/qualita/paginaInternaQualita.jsp?id=232&menu=qualita 3. Il Decreto Balduzzi di recente approvazione, prevede l’introduzione di, “criteri e sistemi di valutazione e verifica dell’attività dei DG sulla base di obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi definiti nel quadro della programmazione regionale e con particolare riferimento all’efficienza, all’efficacia, alla sicurezza, all’ottimizzazione dei servizi sanitari e al rispetto di equilibri economico finanziari” (art. 4). 4. Arcidiacono G, in: Arcidiacono G, Catalano I, De Belvis AG, Fiore A, Geddes de Filicaia M, Jones DT, Lupo M, Marchetti M, Ricciardi W, Terranova L. Lean Six Sigma in Sanità. Nuovi Strumenti della Clinical Governance. A cura di Rutigliano C. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2012. LEAN SIX SIGMA IN SANITÀ Nuovi strumenti per il Governo Clinico Hbcsjfmf!Bsdjejbdpop Jmbsjb!Dbubmbop Boupojp!Hjvmjp!ef!Cfmwjt! Bmcfsup!Gjpsf! Nbsdp!Hfeeft!eb!Gjmjdbjb! Ebojfm!U/!Kpoft Nbsdp!Mvqp Nbsdp!Nbsdifuuj Xbmufs!Sjddjbsej Mpsfo{p!Ufssbopwb Introduzioni di Qjfsmvjhj!Boupofmmj Hjpwbooj!Npodijfsp A cura di Dmbvejb!Svujhmjbop La monografia argomenta e discute le basi teoriche e le evidenze pratico-applicative del valore aggiunto che il Lean Six Sigma può avere nella promozione del governo clinico. Si articola in due parti. Una prima parte teorica, affidata alle voci più autorevoli sul tema nel panorama nazionale e internazionale e di una seconda parte pratica, in cui si dà ampio spazio – attraverso 6 case studies – alla descrizione delle progettualità realizzate con successo da MSD in aziende sanitarie ed ospedaliere. Ciascun case study è corredato dal feedback dei customer coinvolti in modo da dare spazio alla percezione che il customer ha del servizio erogato da MSD. Il manuale pratico promuove la diffusione, in un linguaggio semplificato ma per non questo meno rigoroso, di selezionati strumenti applicativi utili agli operatori sanitari che vogliano sperimentare l’applicazione della metodologia nelle proprie strutture. Ilaria Catalano Claudia D’Achille Ma arco Lupo Marco GUIDA P GUIDA PRATICA RATICA AL LEAN SIX SIGMA SANITÀ A LL EAN S IX S IGMA IN IN S ANITÀ Metodi, Metod di, strumenti ed e esempi concreti con ncreti A cura di Claudia a Rutigliano Prefazione Prrefazione e di Pierluig Pierluigi gi Antonelli COLLOQUIA 29 Sondiamo... il terreno Le vostre opinioni in un coupon � Per quali specifiche condizioni un prodotto dermocosmetico potrebbe coadiuvare un approccio terapeutico? Medici e dermocosmesi Coadiuvante trattamento malattie pelle (dermatosi, acne, xenosi, soriasi, psoriasi, dermatiti, eczemi, ecc.) 41,7% 34,6% 39,8% A cura di MARIA LUISA ZAMBRANO* R ecentemente, attraverso i nostri coupon, abbiamo intervistato i medici su un tema di grande interesse non solo per il grande pubblico, ma anche per la classe medica: la dermocosmesi. Al sondaggio hanno partecipato 554 lettori sia medici di medicina generale che specialisti. Come di consueto, vorremmo condividere i risultati di questa ricerca. Alla domanda: “Nella sua pratica medica, quanto le capita di consigliare prodotti dermocosmetici?”, un’alta percentuale, circa l’80% dei medici di medicina generale e circa il 65% degli specialisti, dichiara di avere consigliato tali prodotti. Cerchiamo a questo punto di capire perché e in quali contesti la dermocosmesi è entrata nel rapporto medico-paziente. La figura 1 mostra l’attribuzione di un potenziale della dermocosmesi nel coadiuvare terapie e nel migliorare l’aspetto estetico del paziente piuttosto che nella prevenzione (ancora forse attribuita all’iniziativa del singolo). I rispondenti hanno così ampliato il concetto di cura, riconoscendo al miglioramento estetico un positivo riflesso sul benessere della persona. E infatti, nella figura 2 si mostra che il medico si auspica che i prodotti dermocosmetici svolgano un ruolo di supporto ai trattamenti o alle terapie farmacologiche in atto. Stiamo assistendo a una evoluzione del concetto di salute e la sempre maggiore 30 COLLOQUIA importanza riconosciuta al benessere psicofisico è confermata dal fatto che i medici cercano in questa classe di prodotti la stessa caratteristica che essi chiedono al farmaco tradizionale: l’efficacia (figura 3). Possiamo concludere che i medici rispondenti hanno espresso un chiaro interesse verso un nuovo segmento, tipicamente non farmacologico, ma che, analogamente al farmaco, è frutto di una evoluzione scientifica e tecnologica in grado oggi di migliorare la salute dei pazienti. *Specialist Market Research & Analytics, MSD. Coadiuvante-supporto attività farmaci (profilassi, dermatiti da contatto, terapia antimicrobica, riduzione cortisonici per uso topico, lesioni da decubito, ecc.) 11,3% 9,4% 10,8% Miglioramenti psicologici-estetici (camoufflage, fragilità capillare, antiaging, collagene, ecc.) 10,8% 7,9% 10,0% Protezione e profilassi (idratazione, nutizione, secchezza, igiene intima, fotoprotezione, fotosensibilità, ecc.) 9,6% 9,5% 9,6% � Per quali specifiche condizioni consiglierebbe prodotti dermocosmetici ai suoi pazienti? Altro Malattie della pelle (dermatosi, acne, xenosi, soriasi, psoriasi, eczemi, alopecie, ecc.) 26,6% 36,6% 29,8% 51,5% 48,2% 50,7% Estetica-inestetismi (miglioramenti psicologici ed estetici, idratazione, invecchiamento, cicatrici ipertrofiche, cellulite, rughe, smagliature, couperose, ecc.) 32,9% 31,7% 32,6% MMG Specialista Totale � Quali caratteristiche dovrebbe avere un prodotto dermocosmetico per coadiuvare una terapia? Efficacia 43,3% 38,3% 42,0% Prevenzione-profilassi (agenti atmosferici, UVA/UVB, allergetici esterni, ecc.) Tollerabilità 29,4% 29,5% 29,4% 5,7% 7,2% 6,0% Scientificità (testato dermatologicamente) Altro 27,3% 32,2% 28,6% 9,9% 12,9% 10,7% MMG Specialista Totale MMG Specialista Totale L’ULTIMA PAROLA di Giuseppe De Rita* Il primato della qualità Non c’è dubbio che l’offerta sanitaria debba modellarsi con grande flessibilità e anche con un certo grado di creatività, trattandosi in gran parte di una “industria” (quindi ad alta intensità di capitale tecnico e finanziario) oltre che di un “servizio” ad alta intensità di lavoro. no dei miti dell’epoca attuale è il U primato della qualità: della vita come dell’istruzione, delle macchine come dell’ambiente, dei dati statistici come degli uomini politici. E a questo primato si collegano tante non sempre lucide attività di servizio, ad esempio il controllo, la valutazione, il monitoraggio, la certificazione e quant’altro. E l’enfasi data a tutti questi termini comincia a far temere pericolose confusioni, anche di responsabilità, dei vari operatori dei vari settori coinvolti. È sacrosanto, si badi, battersi per un progressivo innalzamento qualitativo di qualsivoglia attività e strumento di vita collettiva. Ma una cosa è parlare di qualità su un singolo prodotto finalizzato alla vita quotidiana (il rasoio per farsi la barba) o collocato in una precisa filiera di dinamica produttiva (un tornio dentro l’industria dei beni strumentali); e tutt’altra cosa è parlare di qualità sui grandi sistemi complessi dove nel quotidiano operano componenti complesse: organizzative, tecnologiche, finanziarie, procedurali, professionali, al limite umane e morali. Penso in particolare ai due grandi sistemi del nostro “welfare”, cioè il sistema scolastico e quello sanitario. Ho lavorato per anni, con diversi approcci, a tentare di migliorare la qualità della nostra scuola. E mi sono accorto che il tema mi sfuggiva sempre di mano, si trattasse sia di lavorare alla dimensione micro della qualità, dall’apprendimento dei discenti a quello del personale docente; sia di controllare il livello di qualità delle singole classi e/o dei singoli istituti; sia di monitorare la complessiva organizzazione del sistema (correlazioni fra risorse di personale, di finanziamento, di tecnologie educative) magari con il raffronto con altri paesi avanzati; sia di tenere sotto osservazione gli esiti sociali (dagli abbandoni scolastici al tragico peso dei diplomati e laureati che non trovano lavoro). Non mi pento della tanta fatica che ho per anni consumato su tale maturazione del primato della qualità nella scuola italiana; ma confesso che spesso sono stato oppresso da molte sovrapposizioni di intenti, da qualche confusione di ruoli ed obiettivi, e da una spiacevole frustrazione. Minori frustrazioni ho invece vissuto nel secondo grande sistema di welfare, cioè il sistema sanitario. Questo infatti si presta, molto più che quello scolastico, ad ampie e congiunte necessità/possibilità di misurare, controllare, modificare le variabili in atto nel sistema. La realtà sanitaria vive infatti di una grande quantità di dati orizzontali e orientabili all’intervento (diagnostico o terapeutico che sia); vive di grandi processi di innovazione tecnologica (macchinari, farmaci, ecc.) e di grandi progressi di professionalità; vive di una grande dinamica di domanda ed offerta (dalle liste di attesa ai lunghi monitoraggi post-operatori); vive di una forte tensione alla organizzazione funzionale, spesso addirittura all’aziendalizzazione; vive di intrecci delicati quanto quotidiani fra una grande quantità di operatori (ricercatori, medici, tecnici, infermieri, assistenti sociali, amministrativi). Vive in conclusione in una dinamica molto complessa ma anche abbastanza fredda per poter su di essa pensare in termini di ingegnerizzazione e reingegnerizzazione. Non c’è dubbio allora che l’offerta sanitaria (quella dei singoli presidii come quella dell’intero sistema) debba modellarsi con grande flessibilità ed anche con un certo grado di creatività, trattandosi in gran parte di una vera e propria “industria” (quindi ad alta intensità di capitale tecnico e finanziario) oltre che di un “servizio” ad alta intensità di lavoro. Ingegnerizzare i suoi processi, quelli più espressamente quantificabili, è quindi la strada non solo per evitare sprechi e ridondanze ma anche per garantire quel necessario o continuo interscambio di conoscenze, esperienze e tecniche che è il vero segreto fondamento della qualità anche umana dell’attività sanitaria. *Segretario Generale Fondazione Censis. COLLOQUIA 31 APPASSIONATI ALLA VITA CI SONO MOMENTI CHE VALGONO ANNI DI RICERCA. Ogni giorno portiamo la passione per la vita nei nostri laboratori, nei nostri uffici, negli ospedali, nelle vostre case. Lavoriamo per migliorare la salute attraverso la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini innovativi. Il nostro impegno raggiunge tutti, anche attraverso programmi umanitari di donazione e distribuzione di farmaci. Per assicurare ad ogni singola persona un futuro migliore. www.univadis.it www.contattamsd.it [email protected] www.msd-italia.it 09-13-MSD-2011-IT5849-J Be well.