l`illuminazione elettrica: dalla lampada ad arco alla lampada a
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l`illuminazione elettrica: dalla lampada ad arco alla lampada a
MUSEO ITALIANO DELLA GHISA L’ILLUMINAZIONE ELETTRICA: DALLA LAMPADA AD ARCO ALLA LAMPADA A FILAMENTI DI CARBONIO FEBBRAIO 2016 L’ILLUMINAZIONE ELETTRICA: DALLA LAMPADA AD ARCO ALLA LAMPADA A FILAMENTI DI CARBONIO Fino all’inizio del XIX sec. l’unico mezzo per produrre elettricità erano le “macchine a strofinio”, apparecchi elettrostatici capaci di generare scariche, che non erano però in grado di produrre correnti apprezzabili, se non per pochi attimi. La situazione cambiò radicalmente con la pila di Volta che, seppure di modesta intensità e differenze di potenziale, permise di ottenere correnti più costanti. Queste furono le premesse affinché i fenomeni elettrici cessassero di essere solo curiosità e chiacchiere da salotto. Nel giro di qualche decennio l’improvvisa Volta ottiene correnti elettriche più disponibilità di corrente elettrica avrebbe portato alla nascita di un costanti mostra la sua scoperta a nuovo settore industriale capace di sovvertire non solo gli aspetti della Napoleone (1802). vita quotidiana, ma le stesse condizioni della produzione. Il rapporto tra la messa a punto dell’apparecchio di Volta - il primo rudimentale generatore di corrente continua - e la possibilità di ottenere luce dall’elettricità fu quasi istantaneo. Già nel 1802 il chimico inglese Humphry Davy si era occupato della scintilla prodotta fra le estremità della pila di Volta e, utilizzando una batteria di pile composta da 2000 elementi (ospitata in un sotterraneo), aveva scoperto che se al posto dei filamenti metallici - colpevoli di causare la chiusura dei circuiti - si utilizzavano elementi di carbonio ben calcinato, la scintilla appariva più intensa e più luminosa. Questo arco elettrico, definito perciò “arco voltaico” divenne oggetto di molteplici studi tanto che già nel La pila di Volta è il primo rudimentale 1845, grazie ai primi successi nella costruzione delle lampada ad arco, generatore di corrente continua. 2 FONDAZIONE NERI - MUSEO ITALIANO DELLA GHISA fu tentato il lancio dell’illuminazione elettrica su scala commerciale. Il tentativo fu destinato al fallimento poiché la manutenzione delle ingombranti batterie di pile necessarie alla produzione della corrente risultava troppo costosa. La prima lampada ad arco per applicazione commerciale venne messa a punto da Staite nel 1853, mentre quella di Crompton, con due archi e un meccanismo di regolazione semplificato, permetteva una maggiore efficienza. In sostanza la lampada ad arco consisteva nella presenza di due elettrodi, solitamente di carbonio (grafite) tra i quali era presente una differenza di potenziale elettrico, sia in corrente continua che in corrente alternata. Gli elettrodi venivano inizialmente messi in contatto e successivamente separati per creare l’arco. L’emissione luminosa che ne scaturiva era particolarmente intensa e bianca, molto vicina allo spettro solare, anche se piuttosto instabile e ricca di raggi ultravioletti. Crompton mette a punto una lampada Tali caratteristiche la resero ideale per illuminare fari marittimi e ad arco più efficiente di quella realizzata spazi ampi come gli stabilimenti industriali. Venne usata anche per da Staite nel 1873: è dotata di due archi l’illuminazione pubblica sia montata su pali e mensole in fusione di e di un meccanismo di regolazione ghisa, sia con installazione al centro della strada tramite sospensione semplificato. su fune tesata. La lampada ad arco ebbe grande diffusione tra gli anni 1880-1920 giocando un ruolo trainante nello sviluppo dell’industria elettrica. Era l’epoca in cui il confronto fra la nuova tecnologia e quella legata al gas approdò spesso ad aspri conflitti, diatribe e contenziosi, soprattutto tra i pionieri dell’elettricità e le Società del Gas che non intendevano perdere il loro monopolio. Della lampada ad arco si interessò anche l’ingegnere elettrico serbo Nikola Tesla, ricercatore visionario e instancabile le cui invenzioni rimangono pietre miliari di quella “rivoluzione elettrica” che raggiunse il suo apice alla fine del XIX secolo. 1799 1802 1853 1878 1880 VOLTA DAVY STEITE EDISON CRUTO FONDAZIONE NERI - MUSEO ITALIANO DELLA GHISA 3 Nel frattempo si arrivò a una parziale definizione “dell’arco” grazie alla messa a punto, intorno agli anni Settanta dell’Ottocento, del generatore di Gramme: una sorta di dinamo realizzata con una meccanica solida e duratura, in grado di costituire il primo generatore elettrico funzionante in modo continuativo senza il rischio del surriscaldamento. Accoppiate con a queste vapore, rappresentarono GARE DE LYON A PARIGI ILLUMINATA CON 12 LAMPADE COLLEGATE AD UN UNICO GENERATORE NEL 1876 macchine dinamo l’elemento indispensabile per la nascita dei alla diffusione dell’illuminazione La soluzione del problema primi sistemi di illuminazione elettrica. Si era ormai ottenuta una consisteva nell’avviare uno studio elettrica ad arco. Da ricordare fonte di energia luminosa, intensa specifico per l’applicazione di che nel 1873 fu proprio la fabbrica e relativamente costante, benché lamine al carbonio all’interno parigina di Gramme la prima ad rimanessero inconvenienti di non delle lampade (il fenomeno fisico essere illuminata con questo poco conto come la necessità di per cui un oggetto, portato a sistema. una frequente sostituzione degli elevate elettrodi degli archi e la difficoltà di luce è chiamato incandescenza; Quando nel 1876 il telegrafista assicurare la medesima intensità il russo Jablochkoff mise finalmente del flusso luminoso alle numerose candescere, a punto una lampada alimentata lampade collegate in serie. In più bianco”). a corrente alternata, e l’anno rimaneva irrisolto il problema Il 24 maggio 1879 il piemontese seguente si provvide a illuminare dell’illuminazione elettrica degli Alessandro la Gare de Lyon a Parigi con 12 ambienti di dimensioni ordinarie dell’americano Thomas Edison e lampade collegate ad un unico dove la lampada ad arco era poco suo concorrente nell’invenzione generatore, fu evidente come utilizzata per la sua eccessiva della lampadina elettrica, si recò non esistesse più alcun vincolo potenza, mentre il gas era sempre al Museo Industriale di Torino più temuto quale possibile causa per assistere alla conferenza del di incendi e per la sua tossicità in prof. Ferraris sull’illuminazione caso di fughe. con la lampada a incandescenza: temperature, termine deriva ovvero Cruto, emette dal latino “diventare coetaneo Edison era riuscito a realizzare la prima lampada a filamento, ma di scarsa efficacia in quanto lo stesso filamento aveva brevissima durata (solo poche ore). Ferraris espresse apertamente il suo timore che la lampada elettrica 4 Con la lampada del russo Jablochkoff a incandescenza avesse poca o (1876) comincia a dif fondersi l’illu- nessuna probabilità di trovare minazione elettrica nei luoghi pubblici: applicazione strade, ponti, stazioni ferroviarie. delle città in quanto, nonostante FONDAZIONE NERI - MUSEO ITALIANO DELLA GHISA nell’illuminazione la soluzione teorica del problema e nel settembre di quello stesso fosse stata già raggiunta da un anno riuscì a mettere a punto la trentennio, lampadina che prese appunto il un filamento resistere di mancava in alla ancora grado di suo nome: essa si rivelò superiore temperatura a tutte quelle già ideate, compresa incandescenza. Cruto, quella di Edison. autodidatta geniale, dotato di Era una straordinaria attitudine per conoscere e commerciarla, ma la chimica e la fisica, fece proprie purtroppo la cronica mancanza le di considerazioni di Ferraris dunque necessario finanziamenti che farla aveva e da quel momento nel suo contraddistinto tutta l’attività di “laboratorio” di Piossasco lavorò ricerca di Cruto doveva ancora incessantemente per raggiungere una volta ostacolarlo, anche se, un unico obiettivo: realizzare sul finire del 1881 una speranza filamenti idonei. si affacciò all’orizzonte. All’ottico Cruto lavora alacremente nel suo labo- Come lui stesso spiega, dovevano Bardelli di Torino, che stava ratorio di Piossasco per raggiungere un essere costituiti di carbonio puro, sperimentando lampade unico obiettivo: realizzare filamenti del diametro di cinque centesimi Swan con filamento a fili di cotone di carbone in grado di resistere alla di carbonizzato incandescenza. di carbone millimetro, esattamente delle chimicamente uguali tra loro, elastici ma non provenienti da Londra, Cruto troppo fragili, dotati di resistenza propose una prova comparativa. elettrica e di capacità luminosa. L’esito fu talmente favorevole a Il 5 marzo 1880, utilizzando la lui che riuscì a trovare in poco corrente elettrica prodotta da tempo quattro persone pronte una batteria di pile Bunsen, a investire nel suo progetto accese la sua prima lampada ad concretizzatosi nel 1882 nella incandescenza nel Laboratorio costituzione della Società A. Cruto di Fisica dell’Università di Torino e Comp. con sede a Piossasco. Il 5 marzo 1880 Cruto accende la prima lampada a incandescenza che si rivela superiore a tutte le precedenti compresa quella di Edison. FONDAZIONE NERI - MUSEO ITALIANO DELLA GHISA 5 Edison: l’imprenditore che per primo applica i principi della produzione di massa al processo dell’invenzione. Il lavoro da svolgere si prospettava (di carbonio purissimo). enorme: oltre alle attrezzature Anziché per la produzione era necessario e casualità nella dimensione, viene condotta nei laboratori di pensare anche a tutti gli elementi processo inevitabile partendo da Menlo Park in California dove connessi come i portalampade, fibre naturali, la grafite di Cruto gli gli interruttori, gli isolatori per gli era pura e ottenibile nelle affrontati impianti all’esterno; insomma una dimensioni pratica vera e propria industria dove poter superiorità venne riconosciuta di illuminazione in cui tutti i fabbricare nel componenti, dal generatore alla compresi tutto l’occorrente, ovviamente i vari presentare impurità desiderate. 1893 dalle esperienze ricerca aspetti di Edison tecnologici sono congiuntamente; propone un in sistema macchinari (dinamo, alternatori) Fisica del Politecnico di Zurigo a incandescenza, siano progettati necessari a produrre energia. sotto la direzione del prof. Weber, per formare un complesso di Per il filamento, Cruto interviene docente di Einstein. Intanto nel apparati compatibili, allo scopo depositando sopra un filo di 1885 nasceva ad Alpignano (TO) di configurare una nuova attività platino finissimo del carbonio – la prima Fabbrica di Lampade economica: precedentemente percorso da elettriche prodotte da Cruto. centralizzata dell’elettricità per una corrente elettrica in grado Nel frattempo anche il geniale illuminazione. Edison rappresenta di portarlo allo stato rovente Edison, sostenuto, a differenza dunque il primo imprenditore – in un’atmosfera di idrogeno di poderosa capace di applicare i principi della bicarbonato (etilene). A questo struttura fabbrica produzione di massa al processo punto ricava uno spessore di le sue lampade il cui filamento dell’invenzione carbonio è questo dimensioni e da Laboratorio di rete di distribuzione e alle lampade Cruto nel Tale attività di delle compiute interamente artificiale). L’intensa una finanziaria, ottenuto carbonizzando la produzione ed aspetto è a proprio renderlo forme desiderate per ottenere chimicamente fibre naturali, in celebre. Rimaneva da definire la una resistenza elettrica, dopo particolare cotone: intende cioè “divisibilità della corrente” in modo di che, aumentando la corrente ottenere il filamento di carbonio che tutte le lampade collegate a elettrica, il filo di platino per da elementi esistenti in natura un generatore fossero alimentate surriscaldamento si volatilizza e (per questo motivo il prodotto con corrente della medesima la sua copertura, o rivestimento, ottenuto da Cruto si può a giusto intensità, indipendentemente assume la funzione di filamento titolo definire il primo ad essere dalla distanza 6 FONDAZIONE NERI - MUSEO ITALIANO DELLA GHISA loro e non L’ITALIA È PROTAGONISTA NELLO SVILUPPO DELLA LAMPADA E NELLA REALIZZAZIONE DELLE PRIME CENTRALI ELETTRICHE risentissero dell’inserimento o dell’esclusione di altre lampade del circuito. l nuovo sistema, quindi, oltre all’efficienza doveva risultare commercialmente valido e competitivo nei confronti del gas illuminante. Per far si che tutto ciò potesse svilupparsi risultava determinante localizzare le centrali di produzione in aree con un’elevata densità di potenziali consumatori: questo fu uno dei principali obiettivi su cui si concentrarono gli sforzi delle grandi città affinché la luce elettrica potesse finalmente diffondersi senza più ostacoli. In ambito nazionale l’impianto termoelettrico milanese di via Santa Radegonda, entrato in servizio nel giugno del 1883, è comunemente indicato come la prima centrale elettrica sorta in Europa anche se nella letteratura anglosassone tale prerogativa viene assegnata all’impianto londinese di Halborn Viaduct, di qualche mese precedente, per cui la fabbrica milanese andrebbe più correttamente intesa come la prima centrale elettrica dell’Europa continentale. Entrambi gli stabilimenti europei furono preceduti di pochissimo dall’entrata in servizio della centrale di Pearl Street a New York, ma al di là di considerazioni di tipo nazionalistico, quello che risulta più interessante è che le applicazioni dell’elettricità nella città di Milano si concretizzarono in contemporanea a quelle americane e con due anni di anticipo rispetto a quelle di Berlino. L’Italia, come emerge, svolse quindi un ruolo da protagonista non solo nello sviluppo della lampada elettrica ma anche nella realizzazione delle prime centrali deputate alla produzione della nuova energia. Le notti milanesi sono rischiarate dalle stesse lampade a incandescenza che il 26 dicembre 1883 illuminano per la prima volta l’ingresso del Teatro alla Scala. FONDAZIONE NERI - MUSEO ITALIANO DELLA GHISA 7 LA GAZZETTA PIEMONTESE TORINO, 2 OTTOBRE 1882 Nome attribuito in passato a diversi periodici, dopo l’Unità d’Italia la Gazzetta Piemontese diventa il titolo del quotidiano fondato da Vittorio Bersezio nel 1867. Stampato a Torino, a partire dal 1895 si chiamerà La Stampa. L’Edison italiano Sotto questo titolo fa oggidì il giro dei giornali è nato col bitorzolo del fisico. Destinato italiani la gloria di un nostro compaesano dalla sua condizione sociale ad attendere ai che, rimasto oscuro finora nello studio di lavori della campagna, sentì un bel giorno la un laboratorio in fondo di un paesello, ha potente inclinazione ad attendere alle scienze mandato ora subitamente uno sprazzo della sperimentali, e da allora, tutto infervorato, luce del genio destinato a scrivere una nuova si appartò in una camera di casa sua e gloriosa pagina sul libro delle scoperte italiane. cominciò i suoi studi, Ciò avveniva dodici Se i nostri lettori rammentano, noi abbiamo anni fa, quando il Cruto conosceva ancora fatto altra volta un accenno di quest’uomo e pochissimo i libri e possedeva meno ancora della sua scoperta: era il domani del giorno di istrumenti e macchine; i suoi compaesani in cui avevamo assistito alle prime esperienze che lo vedevano chiuso in quella camera, della scoperta, e mentre ce ne dimostravamo nella quale era a tutti vietato l’ingresso, lo ammirati, ritornare chiamavano il matto; neppure i suoi parenti sull’argomento. E’ ora che manteniamo la sapevano farsi un’idea di quello ch’egli facesse promessa. e di quello che volesse. La scoperta è una nuova rivelazione destinata Ma senza dubbio alla risoluzione del problema incessantemente, animato dallo spirito di dell’illuminazione; l’autore ne è Alessandro non so che di nuovo che doveva scoprire, e Cruto, e il luogo ove avvenne è Piossasco, il che senza dubbio avrebbe scoperto. La sua noto paesello piemontese, che ora la tranvia cultura, come il suo laboratorio, si andarono congiunge a Torino in meno di un’ora e mezzo di pari passo arricchendo di esperienze e di di tragitto. Alessandro Cruto è un modesto utensili; qualche tempo fa poi il Cruto ebbe cittadino di Piossasco che, come si suol dire, la fortuna di avere generosi mecenati che 8 promettevamo di FONDAZIONE NERI - MUSEO ITALIANO DELLA GHISA egli lavorava tenacemente, Alessandro Cruto lo sovvennero di un discreto sussidio. Ciò lampada di vetro, nella quale si è ottenuto il valse a sempre meglio avvalorare il Cruto, vuoto barometrico, costituiscono la lampada ed ecco che un bel giorno egli annunzia ad elettrica Cruto. Questi carboni possono avere un ristretto numero di amici che la scoperta tutte le dimensioni e le forme che l’inventore è fatta. Questa scoperta risolve uno dei più desidera; la loro produzione essendo, per così importanti problemi fisici dei giorni nostri, dire, a sistema di galvanoplastica, è chiaro problema finora tentato infruttuosamente che essi assumono la forma di qualunque dallo stesso Edison e da tanti altri, quello cioè oggetto si voglia imitare. di far depositare colla corrente elettrica, sopra un oggetto, del carbonio puro. I carboni Cruto sono internamenti vuoti, cioè a tubo capillare. Uno speciale attacco Con questo carbonio puro, che è una sostanza flessibilissimo in tutti i sensi venne pure leggera, nerissima, compatta, di splendore studiato dall’inventore per la sospensione metallico abbagliante, la riproduzione degli della sua lampada a incandescenza. Noi, oggetti costa assai meno che non colla come abbiamo detto, siamo stati fra i primi galvanoplastica, nel tempo stesso che dà ad assistere alla prima esperienza delle una maggiore bellezza e fedeltà di linee. Ma lampade Cruto. L’illuminazione è delle più l’invenzione non è solamente limitata alla belle: la luce Cruto è divisibile come quella del riproduzione degli oggetti, ma ben più ad gaz, è costante, limpida, molto meno costosa una importantissima industria cui finora delle altre luci elettriche, costituisce insomma è mancato un elemento; l’industria cioè una vera scoperta. Il Cruto anche innanzi dell’illuminazione lampade al suo trionfo, non ha perso nulla della sua d’incandescenza. Il Cruto colla sua scoperta preventiva modestia, ma noi non abbiamo è riuscito a fabbricare carboni del colore, errato prevedendo che la sua invenzione dell’elasticità portata al battesimo del pubblico avrebbe e elettrica con flessibilità dell’acciaio, che, saldati a fili di platino e chiusi in una avuto l’applauso che si meritò. FONDAZIONE NERI - MUSEO ITALIANO DELLA GHISA 9 MUSEO ITALIANO DELLA GHISA L’ILLUMINAZIONE ELETTRICA: DALLA LAMPADA AD ARCO ALLA LAMPADA A FILAMENTI DI CARBONIO