la mia musicoterapia

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la mia musicoterapia
LA MIA MUSICOTERAPIA
Sono una volontaria europea che ha vissuto 6 mesi in Italia, a Pordenone. Ho lavorato al
Centro ANFFAS “Giulio Locatelli”, un centro per disabili gravi e gravissimi.
Abbiamo organizzato tantissime attività come ceramica e ricamo, ma anche musicoterapia
e musica-gioco per dar loro giovamento. La musicoterapia mi ha sempre affascinato ed in
realtà sono venuta in Italia per mettermi alla prova e vedere se , con la mia musica, ero in
grado di lavorare con persone affette da disabilità gravi e gravissime. Un giorno mi e’ stato
chiesto se volevo collaborare ad un nuovo progetto di musicoterapia. Ho accettato di buon
grado e così io ed un altro operatore abbiamo creato un nostro progetto insieme.
Abbiamo deciso di lavorare sempre con lo stesso gruppo di ragazzi e di non servirci
unicamente della musica ma di lavorare anche con l’atmosfera nella stanza e con materiali
quali: creme, oli essenziali, acqua e sabbia. Prima dell’inizio della seduta creavamo
un’atmosfera accogliente servendoci di candele e profumi particolari. Ogni seduta iniziava
con me al flauto, proponevo sempre la stessa melodia e terminavo nello stesso modo al
fine di creare una struttura alla nostra musicoterapia. Non abbiamo dato nessun altro
inquadramento, era importante fare quello che ognuno sentiva durante l’ascolto della
musica.
Abbiamo fatto i massaggi con diverse sostanze a ritmo di musica per scoprire le reazioni
dei partecipanti. Ognuno reagiva in modo differente. Ad uno piaceva la musica classica,
un altro preferiva un altro genere musicale. Uno si beava nell’essere massaggiato, l’altro
non desiderava essere toccato…e tutti avevano modalità personali nell’esprimere queste
preferenze, ma dopo un po’ mi sono resa conto di cosa fosse davvero importante per loro
ed ho cominciato ad avvicinarmi maggiormente per costruire una relazione personale più
intima. E’ stato molto importante dar loro un contatto personale dato che da quel momento
loro hanno cominciato ad accettare in modo più ampio quello che stavo facendo ma
soprattutto me come persona che stavano imparando a conoscere.
Come mi ha sempre detto Anna, la mia tutor, la relazione che avevo instaurato durante le
sedute di musicoterapia non si esauriva alla fine della lezione…durante il mio normale
orario di attività c’era nell’aria qualcosa di speciale che mi univa ai ragazzi che
partecipavano alla musicoterapia ed erano proprio i ragazzi a renderlo manifesto. Una
ragazza ad esempio, fa molta difficoltà a mangiare con la maggior parte degli operatori e
prima anche con me, ora invece con me mangia tutto o quasi ed ogni volta che la
imbocco. Bastava ricercare una relazione personalizzata…ed io ci sono riuscita grazie alla
mia musica!
Grazie a questa nuova attività: la musicoterapia con il mio strumento ho imparato molto sui
disabili, su cosa sia importante per loro e cosa riescano a provare.
Durante una lezione abbiamo ascoltato musica “New Age”: con i suoni delle onde del
mare ed abbiamo lavorato e manipolato la sabbia. Uno dei ragazzi ha cominciato a
riconoscere il luogo in cui era cresciuto ed aveva vissuto prima di entrare al Centro
ANFFAS di Pordenone. E’ stato fondamentale per lui in quel momento capire di avere una
persona accanto che non lo facesse sentire solo. Cercava il contatto personale con me
per scandagliare le sue forti emozioni. Mi ha fatto sentire orgogliosa di essere scelta da lui
per questo contatto, dato che non mi conosceva bene. Dopo questo episodio ha
continuato a vedere in me chi poteva offrirgli una relazione privilegiata.
Ho anche appreso e compreso meglio che i disabili gravi e gravissimi hanno le loro
sensazioni ed emozioni, i loro gusti ed i loro punti di vista. Non puoi obbligarli a fare
qualcosa che non sia di loro gradimento. Per un operatore è importante riconoscere
questo aspetto: bisogna accettarli così come sono ed aiutarli in modo che loro riescano a
sentire la vicinanza di pensiero e di cuore, l’empatia. Puoi guidarli e condurli, ma non puoi
cambiarli. Non hanno la comprensione di tutto, ma questo non importa; ciò che importa è
che sentano di essere accettati.
6 mesi di musicoterapia non è abbastanza per avere il quadro complessivo ma è un
ulteriore passo per migliorare la loro qualità di vita e rasserenarne l’umore.
Non è stato sempre facile donare e mettere in gioco le mie emozioni per farli sentire
meglio, bisogna star bene dentro per trasmettere positività e questa è senz’altro la parte
più difficile. Alla fine della lezione ti puoi sentire esausto, ma sempre felice per esserti
donato a loro ed aver ricevuto così tanto in cambio: il loro sorriso a dimostrazione che
sono stati bene con te.
Anne Beermann
Volontaria tedesca al centro anffas da settembre 2003 a febbraio 2004