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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO
Corso di Laurea in Mediazione Linguistica e Culturale
IL CINEMA DOCUMENTA L’ORRORE:
LE DONNE DI CIUDAD JUÁREZ
Relatore : Prof.ssa Laura SCARABELLI
Elaborato finale di:
Martina ALIBRANDI
Matr. 753472
Anno Accademico 2012 – 2013
1
Indice
Ringraziamenti
Introduzione
1
2
p. 4
Sguardo su Ciudad Juárez
1.1
Morfologia di una città di frontiera
p. 10
1.2
La donna a Ciudad Juárez: discriminazione e violenza di stato
p. 16
1.3
Narcotraffico e illegalità
p. 21
1.4
Lo scenario delle maquilas: dalla migrazione allo sfruttamento
p. 28
Una richiesta di aiuto contro l’indifferenza
2.1
Negligenza,corruzione e impunità tra gli organi statali e giudiziari
p. 40
2.2
La voce delle vittime: il caso di Lilia Alejandra García Andrade
p. 54
2.3
Uno sguardo sull’associazionismo: Zorros del Desierto, Amnesty
International, Nuestras Hijas de Regreso a Casa, Zapatos Rojos
3
p. 61
Il cinema rivela l’abominio
3.1
Documentari e film a confronto
p.69
3.2
L’essenza della cinematografia di Juárez
p.75
Appendice
p. 97
Bibliografia
p.116
2
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare la mia relatrice, professoressa Laura Scarabelli, per la disponibilità e
cortesia dimostrata nei miei confronti e per tutto il supporto fornitomi durante la stesura
di questa tesi.
Un sentito ringraziamento va alla mia famiglia che, oltre ad un supporto economico, mi ha
sempre sostenuto in tutto il mio percorso universitario, sia nei momenti di sconforto che
in quelli di gioia.
Ringrazio mia sorella che, con il sorriso e l’allegria che la contraddistingue, mi ha sempre
regalato momenti di serenità e felicità senza mai farmi mancare nulla e facendomi sempre
sentire come se fossi la sua principessa.
Ringrazio mia mamma che, con il suo spirito tenace e la sua forza di volontà, non mi ha
mai fatto sentire inferiore e sola persino nei momenti peggiori, regalandomi l’appoggio
spirituale e mentale necessario per perseverare ed insistere a percorrere la mia strada.
Infine ringrazio mio papà, l’uomo che mi ha sempre donato sicurezza e amore. L’idea di
vedere il suo volto pieno di felicità e soddisfazione per la mia realizzazione e il concludersi
del mio percorso universitario mi hanno sempre spinto a continuare, combattere e non
abbattermi. È grazie al suo “Micina, never give up!”, detto con un sorriso sulle labbra, che
sono riuscita ad arrivare fin qui.
3
INTRODUZIONE
Per il mio elaborato finale ho deciso di focalizzare la mia attenzione sul problema del
femminicidio a Ciudad Juárez (Chihuahua,Messico) e sull’importanza che il cinema ricopre
rendendo coscienti le persone di tutto il mondo sullo scempio che sta accadendo in quelle
zone dal 1993. L’interesse per la materia dei diritti umani e il senso di profonda ingiustizia
determinato dalla consapevolezza che quasi sistematicamente questi diritti vengono
violati, unito a un desiderio di intraprendere una ricerca volta a scoprire cosa stesse
succedendo alle donne di questa città, hanno costituito il punto di partenza per scegliere
questo tema come conclusione al mio percorso di studi. La realtà che mi sono trovata
davanti, fatta di palesi violazioni dei diritti umani, era troppo grave per essere taciuta;
decisi quindi che sarebbe stato questo l’argomento finale. A onor del vero, mi sono
immersa nella realtà di Ciudad Juárez con non poche difficoltà. Non è stato piacevole
venire a conoscenza dell’esistenza di un mondo intriso di sangue e ingiustizia; non è stato
facile leggere storie di violenze estreme, di stupri, di torture, di pratiche rituali che
sconfinano nell’occulto. Ma sopra ogni altra cosa, è stato impossibile comprendere come
un fenomeno di dimensioni e gravità tali possa essere stato per anni ignorato, coperto in
patria e taciuto nel resto del mondo. Ho pensato quindi che, analizzando a fondo il
fenomeno, avrei potuto trovare una risposta alle tante domande che mi ponevo. Perché le
donne continuano ad essere uccise? Perché nessuno riesce ad interrompere la corsa di
questa folle macchina omicida? Qual è la verità sui crimini? In corso d’opera, invece, mi
sono resa conto che più che ottenere delle reali risposte alle mie domande, ciò che più mi
premeva era, fin dal principio, documentare e denunciare il femminicidio di Ciudad Juárez,
una realtà che non può e non deve essere ignorata. Difatti, ho ritenuto opportuno
affrontare questa tematica legata alla cinematografia in quanto ritengo che il cinema
abbia un maggiore impatto sulla mente e sul cuore dello spettatore poiché, diversamente
4
dalla lettura di un libro, con un film o un documentario è possibile mostrare in modo
chiaro e crudo immagini, suoni e testimonianze senza lasciare nulla all’immaginazione. Il
cinema ha lo scopo di impressionare lo spettatore; senza finzioni, il cinema si propone di
rendere lo spettatore conscio di una realtà tanto lontana da lui e di cui non ha alcuna
conoscenza. Tuttavia, una società come la nostra, considerata civilmente ed
intellettualmente progredita, non può rimanere muta davanti a tanto orrore. Perlomeno
deve sapere, deve conoscere ciò che accade in una città di frontiera tra le tante frontiere
di questo mondo, una città chiamata Juárez, dove l’inferno quotidiano e imperturbabile è
una realtà, sicuramente scomoda, ma disperatamente concreta e attuale.
Trattando appunto di cinematografia, la stesura della mia tesi si è svolta
analizzando i principali documentari e film che affrontano il problema dell’omicidio di
genere a Juárez. Pur trovando delle differenze stilistiche tra un documentario e un film,
entrambi riportano l’orrore di quei luoghi e il dolore che le donne affrontano
quotidianamente senza che ci sia la minima protezione da parte dello stato e della polizia.
Per comprendere a fondo il fenomeno criminale in atto, ho ritenuto necessario,
innanzitutto, inquadrare la particolare e difficile situazione che la città attraversa,
analizzando i vari aspetti che la caratterizzano. Il primo capitolo è dunque dedicato al
contesto storico, politico, sociale ed economico, al fine di contestualizzare tanto i recenti
sviluppi del paese quanto le sue profonde contraddizioni. Dopo un excursus sulla
morfologia della città, l’attenzione si è concentrata principalmente su grandi problemi
della città. Mi riferisco al NAFTA, l’accordo nordamericano di libero scambio che ha avuto
non poche ripercussioni sullo sviluppo economico del paese; alla situazione lungo la
frontera norte, una delle zone più controllate e militarizzate del mondo; al narcotraffico in
quanto, con oltre tremila chilometri di frontiera in comune con gli USA e con un mercato
che conta decine di milioni di potenziali consumatori, il Messico è diventato una piazza
nota per il traffico e il consumo della droga, nonché sede di uno dei cartelli più potenti al
5
mondo: il cartello di Juárez; al problema della maquila. Essendo un elemento
fondamentale per inquadrare i problemi relativi al femminicidio di Juárez, le maquilas,
ovvero le fabbriche di assemblaggio americane istallate sul territorio a partire dagli anni
Sessanta, sono il luogo di lavoro cardine per l’economia di questa città. La maggior parte
delle donne assassinate a Juárez sono lavoratrici nell’industria maquiladora e, visto che
emancipate e indipendenti economicamente, suscitano l’odio e l’ira degli uomini. È
proprio nel tragitto casa-lavoro e viceversa che queste donne vengono rapite, torturate,
stuprate, uccise e poi abbandonate nel deserto che circonda la città.
La prima parte del secondo capitolo del mio elaborato tratta un altro problema
fondamentale di Ciudad Juárez: l’indifferenza totale da parte dello stato e la corruzione
della polizia locale. In questa sezione, vengono delineate le principali problematiche
dell’organizzazione statale e giudiziaria. Visto ormai come una normalità e una
consuetudine, il femminicidio non viene fermato, anzi, alimentato dalle autorità che non
lo ritengono un problema. Di conseguenza, essendo solo una prassi e non trattandosi di un
omicidio singolo, ed essendo gli assassini molto spesso legati al narcotraffico, alla polizia e
alla vita politica, gli organi giudiziari non li arrestano, ma trovano un capro espiatorio che,
dopo torture e minacce, confessa un crimine che non ha commesso. Questo accade
poiché le famiglie delle vittime chiedono giustizia e la polizia, pur di accontentarle e non
creare scompiglio, risolve il caso trovando un finto assassino da incolpare. Nonostante
siano state adottate alcune importanti misure di carattere legislativo, l’interesse federale
si è manifestato troppo tardi e in modo troppo blando, per questo motivo tali iniziative si
sono infine rivelate insufficienti e spesso contraddittorie. Ma perché lo stato non lotta
contro questa violenza di genere? Perché la corruzione dei gruppi politici, che si sono
succeduti al governo dello stato di Chihuahua e della polizia, le minacce del crimine
organizzato, le intimidazioni ricevute da chi stava arrivando troppo vicino, le torbide
manovre riguardo al Trattato di libero scambio tra Stati Uniti e Messico hanno
6
rappresentato, fin dall’inizio, lo sconcertante sfondo dell’odissea di Juárez, contribuendo a
mantenere nella penombra e nell’impunità quella che è stata definita la più grave serie di
delitti contro le donne nella storia. Ed è proprio questo ciò che rende ancora più
inaccettabile un crimine già disperatamente efferato: il terribile sospetto che i colpevoli
possiedano già un volto ed un nome e che, gli investigatori di entrambi i lati della frontiera
sappiano già chi siano gli assassini, ma non abbiano fatto ancora nulla. Se neppure l’FBI,
Amnesty International e la Comisión Interaméricana de Derechos Humanos sono riuscite a
fermare queste inaccettabili aggressioni ai diritti imprescindibili dell’uomo, il destino delle
donne di Juárez sembra ormai segnato. Il fine ultimo di questa parte del capitolo è
dimostrare come lo stato messicano, con il suo immobilismo, si sia reso complice degli
omicidi.
Nella seconda parte del capitolo, invece, la mia attenzione si è focalizzata sui mass media
locali, sulle testimonianze delle madri delle vittime e sulle associazioni, sia nazionali che
internazionali, che stanno aiutando a sostenere le famiglie delle donne e a migliorare la
situazione attuale.
Parlando dei mass media locali, da un lato emerge che anch’essi corrotti e monopolizzati
dallo stato e che non sempre sono fonte di reale informazione per la popolazione di
Juárez, con la conseguente dis-informazione che dilaga. Dall’altro, invece, emerge che
l’azione di denuncia da parte dei movimenti locali è stata decisiva anche grazie
all’intervento dei media, determinanti nel dare visibilità e risonanza a livello
internazionale agli omicidi. Il ruolo centrale che il sistema di informazione locale ha svolto
si può presentare sotto un duplice aspetto. Innanzitutto, le istanze del movimento di lotta
del femminicidio, sempre osteggiate e screditate in patria, hanno acquisito legittimità
proprio grazie alla visibilità internazionale prodotta dai media, che hanno catalizzato
l’attenzione di un audience internazionale sulle battaglie delle associazioni locali. Ciò ha
permesso di conferire una sempre maggiore credibilità a favore dei movimenti contro il
7
femminicidio, consentendo agli stessi di poter presentare, e in alcuni casi vedere
realizzate, con maggiore facilità le loro istanze di verità e giustizia per le vittime. In
secondo luogo, è opportuno evidenziare come i media abbiano prodotto una sorta di
effetto inverso in quanto, conferendo legittimità alla lotta contro il femminicidio, hanno
generato un processo di criminalizzazione delle istituzioni governative messicane,
dichiarate responsabili della prosecuzione dei crimini e chiamate a risponderne.
Trattando il tema delle testimonianze, mi sono focalizzata sul caso di Lilia Alejandra García
Andrade, una ragazzina che è stata rapita, torturata, stuprata ed uccisa solo perché è stata
donata come regalo di compleanno ad un ricco e potente uomo messicano Tra tutti i casi
di femminicidio che ho studiato durante la preparazione di questo elaborato, questo mi è
sembrato il più rappresentativo di ciò che succede ancora oggi a Ciudad Juárez. Il caso di
Lilia Alejandra, è stato scelto, quindi, in quanto mostra il modus operandi degli assassini,
l’atteggiamento sprezzante e l’inettitudine delle autorità.
Esplorando, infine, il tema dell’associazionismo, ho dato spazio anche alla dimensione
sociale e culturale, cercando di fare emergere come la società messicana abbia reagito al
femminicidio. Mi sono soffermata sulla presenza e il ruolo delle associazioni civili in difesa
dei diritti delle donne, sui progetti destinati al rinnovamento della società. Queste
associazioni hanno avuto un impatto decisivo, in quanto è proprio grazie alla lotta dei
movimenti femministi che è stato possibile conoscere il femminicidio nelle sue reali
dimensioni. Contrariamente a quanto dichiarato in tutti i discorsi ufficiali, le associazioni
locali hanno sempre sostenuto come la situazione juárense non fosse frutto della violenza
domestica o di delitti passionali, denunciando a gran voce l’evidente legame tra gli
omicidi: le vittime provenivano da contesti disagiati, la maggior parte erano operaie
dell’industria maquiladora e tutte venivano sottoposte alla stessa, brutale violenza.
8
Nel terzo, ed ultimo capitolo della mia tesi, ho messo a confronto i documentari e
film da me analizzati, sottolineando le differenze emerse tra i due generi ma rimarcando
l’idea che entrambi siano una preziosa fonte di diffusione di informazioni per tutto il
mondo. È grazie al suo carattere internazionale che la cinematografia è uno degli elementi
fondamentali per la divulgazione mondiale di ciò che accade e di ciò che non si dovrebbe
sapere su Ciudad Juárez; è proprio grazie ad essa che il mondo è a conoscenza dell’orrore
di questa città.
Il capitolo si conclude con una breve descrizione dei protagonisti dei documentari che,
grazie alla loro esperienza in materia, mi hanno aiutato a comprendere meglio il problema
e a leggere tra le righe i documentari visti. Siano essi attivisti, criminologi o semplici madri
di donne scomparse, ognuno di essi è stato in grado, raccontando delle crude verità, di
aprirmi gli occhi sulla carneficina di Juárez.
L’elaborato si conclude con un’appendice, dove è presente un elenco di nomi di
donne assassinate con relativa età e data di morte. Ho deciso di terminare la mia tesi con
questa lista in quanto desideravo dare dignità e voce a quelle donne e bambine che dal
1993 fino ai giorni nostri continuano a subire le conseguenze di una violenza cieca ed
impune nell’indifferenza generale delle autorità del loro Paese e in quanto ritengo
importante che tutte le donne abbiano il diritto di essere ricordate.
Tutto questo scempio è femminicidio, ed è per questo che tutti noi dovremmo fare
nostro il motto delle Madri di Juárez : !NI UNA MÁS!1
1
<http://niunamas.net/>[12-06-2013]
“Non una di più”.Motto coniato per la prima volta nel 1995 dalla poetessa e attivista Susana
Chávez, nella provincia di Juárez, come richiamo alle onde di rapimenti e violenze contro le donne
con il tacito accordo di polizia e istituzioni.
9
1. SGUARDO SU CIUDAD JUÁREZ
1.1.
MORFOLOGIA DI UNA CITTA’ DI FRONTIERA
Ciudad Juárez (abbreviato in Cd. Juárez o semplicemente Juárez), situata a nord del paese,
è
una
città
dello stato
messicano di Chihuahua
sulle
rive
del
Rìo
Bravo.
Originariamente chiamata Paso del Norte, le è stato cambiato il nome nel 1888 in onore di
Benito Juárez, il quale si rifugiò nella città durante la Segunda Intervención Francesa2,
secondo conflitto armato tra il Messico e Francia (1862-1867). invasione di terra della
Repubblica del Messico da parte di un corpo di spedizione inviato dal Secondo Impero
francese, sostenuto in principio da parte del Regno Unito di Gran Bretagna e il Regno di
Spagna.
Ciudad Juárez è una delle città in più rapida crescita al mondo, pur essendo chiamata "la
zona più violenta al mondo al di fuori delle zone di guerra dichiarata" nel 2009.3 È la più
grande città dello stato di Chihuahua e l’ottava zona metropolitana più grande del
Messico,
nonché
un
centro
industriale
con
un
forte
sviluppo.
La città messicana è situata alle coordinate geografiche 31 ° 44'22 "N 106 ° 29'13" W,
ad un’altitudine di 1.120 metri sul livello del mare. È situata sulle rive del Río Grande, sulle
cui sponde, in territorio statunitense, sorge la città texana di El Paso. Le due città formano
un'area metropolitana binazionale di circa due milioni e mezzo di persone, formando così
la più grande area metropolitana binazionale sul confine fra Messico e Stati Uniti.
Ciudad Juárez si trova nel deserto di Chihuahua, considerato il più grande deserto del
Nord America. A circa 50 chilometri a sud della città si trovano le dune Samalayuca, una
zona protetta, caratterizzate da grandi dune di sabbia. Juárez è caratterizzata dal suo
clima estremo e soprattutto da venti molto forti, che uniti alla vicinanza al deserto,
2
TAIBO II, Paco Ignacio, La lontananza del tesoro, Donzelli, Roma, 1995
OLSEN, Lise, “Ciudad Juárez passes 2,000 homicides in ‘09”, Chron-Houston Chronicle, Huston,
21-10-2009
3
10
generano
frequentemente
tempeste
di
polvere
in
città.
La regione in cui si trova Ciudad Juárez è stata abitata a partire dalla fine del 1500. La
regione serviva come avamposto e caserma ai conquistatori spagnoli. Nel 1595, con il
permesso del re Filippo II di Spagna, le esplorazioni spagnole iniziarono a colonizzare il
territorio del Nuovo Messico e nel 1598 l'esploratore Juan de Onate rivendicò, per il
Vicereame della Nuova Spagna, il possesso dei territori al di là del Rio Bravo nel punto in
cui Paso del Norte.
L'8 dicembre 1659, il frate francescano Fray Garcia de San Francisco fondò quella che oggi
sono Ciudad Juárez ed El Paso (in Texas), con il nome di Missione di Nostra Signora di
Guadalupe.
Con il trionfo del movimento indipendentista nel 1821, guidato da Vicente Guerrero e
Agustín de Iturbide, tutte le provincie si unirono a loro per consolidare la repubblica
federale nel 1824 e resa ufficiale il nuovo stato di Chihuahua il 6 luglio dello stesso anno.
La prima costituzione dello stato di Chihuahua è stata emanata il 7 dicembre 1825. Il 5
gennaio 1826 il Paso del Norte è stato eletto a capo di una degli 11 partiti in cui è stato
diviso lo stato (“Altamirano”, 1988: p. 55). Nel 1836, con il cambio dal regime federale al
centralista, il Paso del Norte smise di essere a capo del partito, per diventare di distretto,
uno dei tre in cui si divideva l’odierno Dipartimento Chihuahua (“Altamirano”, 1988: p.
85).
Pur essendo già nell’aria dal 1836 con la separazione della Repubblica del Texas dal
Messico e conflitti territoriali che questa aveva creato, la guerra scoppiò nel 1846 tra Stati
Uniti e Messico con i texani che reclamavano il Rio Grande come il confine. Paso del Norte
è stato uno dei primi obiettivi delle forze armate statunitensi. Dopo 10 anni di battaglie, il
Paso del Norte fu occupato dalle forze americane nel dicembre 1846 (“Altamirano”, 1988:
p. 92).
11
Nel febbraio 1848 fu firmato il trattato di Guadalupe Hidalgo in Messico, con il quale si
vendettero agli Stati Uniti più di due milioni di chilometri quadrati di territori tra
California, New Mexico e Texas. Il Rio Grande fu tracciato come limite tra le due nazioni e
il Paso del Norte divenne, così, una città di frontiera. Tuttavia l'esercito americano
trascorse diversi mesi in Messico, fino 2 agosto 1848, quando finalmente attraversato il
Rio Grande, sgomberò Passo Norte.
Le difficoltà politiche del Messico proseguirono poi con il confronto tra liberali e
conservatori che porteranno al secondo intervento francese in Messico e la creazione del
Secondo Impero Messicano. Durante l'intervento francese in Messico, El Paso del Norte
ospitò le truppe fedeli al presidente Benito Juárez, il quale aveva formato un governo in
esilio a Chihuahua. Nel 1882 la città venne raggiunta dalla ferrovia, ciò comportò
l'apertura di banche, uffici postali, linee tramviarie e varie attività commerciali. Nel 1888,
con un decreto del Presidente Porfirio Diaz, si stabilì da quel momento in avanti la città di
Paso del Norte sarebbe stata rinominata Ciudad Juárez, in onore di Benito.
All'inizio del XX secolo, la regione divenne teatro d’intense proteste da gruppi rivoluzionari
in esilio a El Paso. Nel 1906 il Partito Liberale Mexicanotenía previde di iniziare una
rivoluzione sociale per rovesciare la dittatura di Porfirio Diaz ma il complotto fu scoperto e
rinviato.
Forze guidate da Francesco I. Madero presero Ciudad Juárez nel 1911 segnando la fine
della dittatura di Porfirio Diaz.
Popolazione stimata di Juárez è di 1,5 milioni di persone4. La crescita media annua
della popolazione nel corso di un periodo di 10 anni [1990-2000] era del 5,3%5. Durante gli
4
CHAMBERLAIN, Lisa, “2 Cities and 4 Bridges Where Commerce Flows”, The New York Times, New
York, 28-03-2008
5
CORONADO, Roberto/VARGAS, Lucinda, “Economic Update on El Paso del Norte”, Business
Frontier-Federal Reserve Bank of Dallas, Dallas
12
ultimi decenni la città ha ricevuto migranti da tutto il Messico: alcuni dati di stato
riferiscono che il 32% della popolazione della città non è originario dello stato di
Chihuahua; la maggior parte di essi vengono dagli stati di Durango (9,9%), Coahuila (6,3%),
Veracruz (3,7 %) e Zacatecas (3,5%), oltre che da Città del Messico (1,7%). Anche se la
maggior parte dei nuovi residenti sono messicani, alcuni sono anche emigrati da paesi
dell'America
Centrale,
come
Guatemala,
Honduras
e
Nicaragua.
Essendo la più grande città nello stato di Chihuahua è l'ottava area metropolitana
messicana. Insieme a El Paso, Texas, crea un'area binazionale di quasi più di 2 milioni e
mezzo di abitanti.
Il tasso di crescita annuale di Ciudad Juárez è sceso all’1,34 % annuo nel periodo tra
il 2000 e il 2005, mentre nel periodo precedente aveva mantenuto il tasso sopra il 5%. Ciò
è dovuto al rallentamento del settore delle maquiladoras sul confine messicano, a una
concorrenza dei prodotti cinesi e l'emergere di alti tassi di violenza in città.
Durante il XIX secolo l'economia a Ciudad Juárez era basata sulla produzione
agricola di grano, uva, fagioli, mais e prugne. Dal 1923 la produzione di cotone coltivato in
Valle de Juárez ha raggiunto qualità altissime fino al 1960, in parte a causa della caduta del
prezzo del cotone dovuta alla fine del programma Bracero6, programma istituito durante
la secondo guerra mondiale che ha permesso ai lavoratori agricoli messicani di lavorare
stagionalmente negli Stati Uniti. La fine di questo programma, nel 1964, ha aumentato il
tasso di disoccupazione nella regione di confine. Il governo del Messico ha creato un
programma aperto al settore delle maquiladoras per alleviare questo problema e da allora
è diventato la base principale dell'economia Juárez. Poiché Ciudad Juárez è situata in una
posizione strategica vicino agli Stati Uniti, il più grande mercato del mondo, i posti di
lavoro persi durante la crisi economica globale, sono in ripresa in modo significativo negli
6
CALAVITA, Kitty, Inside the State: The Bracero Program, Immigration, and the I.N.S, Routledge,
Michigan, 1992
13
ultimi mesi con la partecipazione di diverse società straniere. Inoltre il governo, sia statale
che comunale, sta lavorando per attirare gli investimenti stranieri in città. Ciudad Juárez è
stata riconosciuta per decenni come una delle migliori città per investire.
The Financial Times Group, attraverso la pubblicazione della rivista “Investimento diretto
straniero” ha classificato Ciudad Juárez come la "Città del Futuro" per il 2007-2008.7
La zona di Ciudad Juárez-El Paso è un importante centro di produzione. ADC
Telecommunications, Electrolux, Bosch, Foxconn, Flextronics, Lexmark, Delphi, Visteon,
Johnson Controls, Lear, Boeing, Cardinal Health, Yazaki, Sumitomo, e Siemens sono alcune
delle aziende straniere che hanno scelto Ciudad Juárez per la loro attività d’impresa.
8
Lo stato messicano di Chihuahua è frequente tra i primi cinque stati in Messico con
l'investimento più stranieri. 9Molte banche, fast-food ed imprese si posizionano all'interno
di Juárez, tra cui Sears, Starbucks, Wendy, Denny, McDonald, Scotiabank, Burger King,
Walmart, Piccoli Cesari, e HSBC.
Ciudad Juárez è a capo di otto circoscrizioni locali delle 22 in cui è diviso lo stato di
Chihuahua.
La città è governata da un presidente e un consiglio comunale costituito da 18 membri.
Ciudad Juárez è la sede del comune di Juárez, uno dei 67 comuni che compongono lo
stato di Chihuahua, il governo comunale spetta al Consiglio Comunale, che è composto dal
Sindaco e dal Consiglio, che viene eletto per un periodo di tre anni. Il sindaco di Ciudad
Juárez, per il periodo dal 10 ottobre 2007 al 9 Ottobre 2010 è stato José Reyes Ferriz, del
Partito Rivoluzionario Istituzionale. L'attuale presidente è Ettore Murguia Lardizabal, un
affiliato del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI). Tre partiti nazionali sono
rappresentati nel consiglio: PRI, il Partito di Azione Nazionale e il Nuovo Partito Alleanza.
7
< http://www.fdiintelligence.com > [12/04/2013]
<http://www.industrytoday.com/article_view.asp?ArticleID=F289> [09/05/2013]
9
<http://www.maquilaportal.com>[13-04-2013]
8
14
Il 6 febbraio 2010, il governatore di Chihuahua, José Reyes Baeza, ha annunciato di voler
spostare a Città del Messico il governo dello stato di Chihuahua, come misura temporanea
per ridurre la criminalità.
La popolazione di Ciudad Juárez è prevalentemente cattolica, con un numero
crescente di cristiani evangelici (protestanti): pentecostali, battisti, presbiteriani e
metodisti. Inoltre circa il 2% della popolazione appartiene ad altri gruppi cristiani che non
si considerano come protestante (Testimoni di Geova, i Mormoni, Pentecostali).
15
1.2 LA DONNA A CIUDAD JUÁREZ: DISCRIMINAZIONE E VIOLENZA DI STATO
Ciudad Juárez è uno dei posti più pericolosi del mondo per le donne, motivo per il quale i
messicani l'hanno soprannominata "città che uccide le donne". 10
A partire da gennaio 1993, è iniziata una strage ininterrotta di donne nella cittadina
messicana di Ciudad Juárez.
La prima vittima "ufficiale" è stata una giovane donna di nome Alva Chavira Farel11, il
cui cadavere è stato ritrovato percosso, stuprato e strangolato il 23 gennaio 1993. 12 Prima
della fine dell’anno, altri 16 omicidi sono stati aggiunti alla lista. Così come negli anni a
venire: 13 casi nel 1994, 18 nel 1995, 16 nel 1996, 20 nel 1997, 21 nel 1998, 8 fino a
marzo del 1999, 13 nel 2000, più di 200 fino al 2001, 340 fino al 2002, più di un’uccisione
al giorno nel 2004, 410 morti e più di 400 scomparse fino al 2005, più di 475 fino al 2007 e
più di 500 fino al 2008. 13
10
BIANCACCI, Ilaria, “La città che uccide le donne”, La Repubblica, 26-07-2010
MASTRONARDI, Vincenzo Maria/DE LUCA, Ruben, I serial killer, Newton Compton Editori, Roma,
2011, p.156
12
NEWTON, Micheal, The encyclopedia of unsolved crimes, Checkmark Books, New York, 2009,
p.78
13
NEWTON, Micheal, The encyclopedia of unsolved crimes, Checkmark Books, New York, 2009,
pp.78-81
11
16
DATI: 14
LUOGO
DONNE TROVATE MORTE DONNE
PER CRIMINI SESSUALI
Ciudad Juárez
Oltre 500
Edo de Mexico
1288
PERIODO
SCOMPARSE
1035
Fino al 2008
Tra il 2000 e il
2006
Chiapas
1263
Tra il 2000 e il
2004
Veracruz
1494
Tra il 2005 e il
2005
Guatemala
2612
Tra il 2000 e il
2008
El Salvador
886
Tra il 2001 e il
2007
Prov.
di
1072
Tra il 1997 e il
Buenos Aires
Spagna
2003
582
Tra il 1999 e il
2007
Perù
1118
Tra il 2001 e il
2004
New York
1400
Tra il 1996 e il
2006
14
Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, México, 2009
17
I primi corpi di donna che vengono ritrovati presentano caratteristiche simili: giovani
(tra i 13 e i 27 anni), carine, povere, di umili origini, impiegate come manodopera a
bassissimo costo nell’industria maquiladora, con un fisico minuto e capelli neri lunghi. Le
donne ritrovate sono persone completamente vulnerabili, immigrate dalle zone rurali del
Messico e del Centro America in cerca di un lavoro, spesso da sole o con figli piccoli,
scomparse lungo le strade per andare al lavoro o tornare a casa alla fine della giornata e
scelte come vittime perche “perfette, appena arrivate, nessuno le conosce” 15. La
stragrande maggioranza di queste ragazze, poi, vive dentro squallide casupole in zone
sovraffollate dove nessuno si scandalizza più di tanto per le frequenti sparizioni.
Non appena sono iniziati ad apparire i cadaveri delle donne , la comunità ha iniziato
ad allarmarsi e a pronunciare la parola “Femminicidio”. Le prime donne a pronunciarla
furono Diana Russell e Marcela Lagarde nel 199216 definendolo come « La forma estrema
di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in
ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine - maltrattamenti, violenza
fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare,
comunitaria o anche istituzionale - che comportano l’impunità delle condotte poste in
essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione
indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della
donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti,
morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al
disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia ».17
15
Kevin James Dobson, The virgin of Juárez, USA, 2006
MO, Ettore, “Nella città dei femminicidi molte chicas hanno preso le armi”, Il Corriere della Sera,
16-08-2011
17
<http://it.wikipedia.org/wiki/Femminicidio> [04-03-2013]
16
18
Non bisogna dimenticare, inoltre, che il femminicidio è un “fenomeno che coinvolge tre
generazioni, mamme, nonne e figli, aumentando a dismisura il numero delle vittime”.18
C’è
da
chiedersi:
Come
vivono
le
donne
a
Ciudad
Juárez?
Non c'è via sicura per le donne a Juárez. E’ un luogo pericoloso per loro che, senza mezzi e
sprovvedute, sono le più vulnerabili. La loro vita non conta. Molte di esse vengono
cancellate nei modi più disumani, non importa se donne, ragazzine o bambine. Queste
donne, rappresentano, insieme ai minori, l’anello più debole della società. Tutte loro,
spinte ad abbandonare le loro famiglie e la loro casa perché costrette dalla disperata
ricerca di un lavoro che consenta di sopravvivere, crescere i propri figli e fuggire dalla
povertà, sono costrette a cercare un lavoro nelle fabbriche e finire o cominciare il loro
turno nel cuore della notte. Di conseguenza, sono obbligate a percorrere strade isolate e
prive di illuminazione, dove è molto facile per un "predatore" appostarsi senza essere
visto.
L’attacco è realizzato da persone conosciute o sconosciute, violenti, violentatori, assassini
individuali o di gruppo, occasionali o professionisti e conduce sempre alla morte crudele
della vittima. Tutti questi atti hanno in comune una visione della donna che è considerata
come un oggetto “usa e getta” che si può violare ed eliminare.
Sono numerose le ipotesi sull’identità degli assassini. La prima ipotesi esplorata è
quella di un serial killer perche il modus operandi degli assassini è identico a quello degli
assassini seriali. Gli omicidi si ripetono, si assomigliano, le sevizie sono le stesse. Oltre che
dai tratti comuni degli omicidi c’è il fatto che negli Stati Uniti chi si è macchiato di crimini
di aggressione sessuale deve rimanere sotto osservazione e ci sono alcune zone in cui
queste persone vengono mandate al confine. Una di questi è El Paso, in Texas, che è il
18
PEINETTI, Patrizia, Ciudad Juárez. La violenza sulle donne in America Latina, l’impunità e la
resistenza delle Madri, Franco Angeli Editore, Milano, 2010,(a cura di Silvia Giletti Benso e Laura
Silvestri)
19
corrispettivo statunitense di Ciudad Juárez. In seguito si sono esplorate altre ipotesi come
narcotrafficanti, riti satanici, commercio di organi, cittadini statunitensi mandati in
Messico in regime di semi libertà. Alcuni sostengono, inoltre, che le ragazze siano vittime
di video porno amatoriali (snuff movies)che terminano con la morte della protagonista.
Il copione seguito dagli assassini, siano essi serial killer o no, si ripete secondo uno schema
macabro e preciso: rapimento, tortura, violenza sessuale, mutilazioni (come il seno destro
mutilato e il capezzolo sinistro staccato via con un morso), strangolamento e abbandono
in discariche (o fosse) o facendo sparire i corpi tramite il metodo infallibile della
«lechada»19 (liquido corrosivo, miscuglio di calce viva e acidi, che divora rapidamente
carne e ossa senza lasciare traccia).
Non si sa quali siano i motivi che spingono gli assassini ad uccidere, le cause sono
diverse. Non è, però, il caso di pochi uomini squilibrati che uccidono per fare baldoria, le
uccisioni
accadono
in
un
contesto
sociale
ed
economico
definito.
Una volta rapite, torturate, violentate, mutilate ed uccise, i corpi nudi, martoriati e
sfigurati vengono abbandonati da qualche altra parte, a volte dopo esser state
sequestrate per intere settimane. Alcuni cadaveri sono stati ritrovati nei quartieri del
centro cittadino, altri in zone incolte della periferia ed altri ancora nei quartieri più poveri
e isolati della città. Ci sono luoghi simbolici dove sono state trovate alcune delle donne
uccise ( es. Lomas de Poleo) perché è un luogo dove si possono lasciare i corpi facilmente
senza che nessuno se ne accorga. I cadaveri, quindi, vengono scaricati in mezzo al nulla,
nel deserto che si estende tutt'intorno la cittadina e nelle strade che costeggiano i terreni
abusivi.
19
VERONESE, Massimo ,“Ciudad Juárez, la città che uccide solo le donne” ,Il Giornale, 10-08-2009
20
1.3 NARCOTRAFFICO E ILLEGALITA’
Ciudad Juárez accoglie, dal 1993, il Cartello di Juárez, un cartello di narcotrafficanti tra
i più violenti e potenti del Messico cui talune indagini esterne attribuiscono come frutto di
rito iniziatico la cattura, lo stupro le sevizie ed infine la morte di oltre un migliaio di giovani
donne. Esso controlla il 70% della droga che proviene dalla Colombia e i legami di questa
organizzazione criminale con la mafia e con le istituzioni locali garantiscono loro immunità
e l’impunibilità.
Esistono dei rituali di iniziazione in cui i nuovi membri dei cartelli devono dimostrare
di avere le capacità per picchiare, torturare, violentare e uccidere un altro essere umano.
Le ragazze bersaglio dei narcotrafficanti sono l’oggetto con cui provare di essere all’altezza
del ruolo. In altri casi,invece, le donne vengono sequestrate e usate come “offerte
sessuali” per celebrare un successo negli affari, come la consegna di un grosso carico di
droga.
Data la sua posizione geografica, il Messico è stato a lungo utilizzato come scenario e
punto di trasbordo per la droga, per gli immigrati illegali e per il contrabbando.
La guerra
messicana
della
droga è
un conflitto armato
che
vede
contrapposti
i cartelli messicani della droga tra loro e contro le forze armate del governo messicano.
Le autorità statunitensi e messicane affermano che in Colombia, luogo dove si trovano la
maggior parte delle piantagioni, la produzione di droghe illegali è in crescita da quando la
principale rotta di rifornimento di cocaina e altre droghe illegali che entrano negli Stati
Uniti sono il Messico e l'America Centrale.
La nascita dei cartelli della droga messicani viene fatta risalire ad un ex agente di polizia
giudiziaria federale messicano, Miguel Ángel Félix Gallardo, che negli anni 80 controllava
tutto il commercio illegale di droga in Messico e nei corridoi del confine Messico-
21
USA.20 Gallardo iniziò contrabbandando marijuana e oppio negli Stati Uniti e fu il primo
messicano a fare da raccordo con i cartelli colombiani negli anni 80. Non c'erano cartelli in
quel periodo in Messico, Félix Gallardo era il signore dei signori della droga messicani.
Supervisionava tutte le operazioni; l'organizzazione era composta, oltre che da Gallardo,
da alcuni suoi stretti affiliati e da un manipolo di politici corrotti che lo proteggevano.
Gallardo decise poi di diversificare le attività della sua organizzazione per aumentarne
l'efficienza e per diminuire le probabilità che potesse essere decapitata in un colpo solo
dalle forze dell'ordine. In un certo senso, effettuò una sorta di privatizzazione del traffico
di droga in Messico affidandolo ad altre organizzazioni minori i cui capi erano molto meno
conosciuti e, per questo, meno soggetti alle azioni di contrasto della DEA. Gallardo
convocò i principali narcos messicani in una casa nella località di Acapulco e con loro
designò le nuove piazze di spaccio (plazas) e i nuovi itinerari del narcotraffico verso gli
Stati Uniti. L'itinerario di Tijuana sarebbe andato ai fratelli Arellano Felix, nipoti del
"padrino". Quello diCiudad Juárez sarebbe andato alla famiglia Carrillo Fuentes (cartello di
Juárez). A Miguel Caro Quintero fu assegnato il corridoio di Sonora (cartello di Sonora). Il
controllo del corridoio di Matamoros - poi sotto il controllo del cartello del Golfo - sarebbe
finito sotto il dominio di Juan García Abrego. Joaquín Guzmán Loera e Ismael Zambada
García avrebbero diretto le operazioni sulla costa del Pacifico, fondando il cartello di
Sinaloa. Gallardo fu poi arrestato l'8 aprile 1989. Altri arresti, l'avidità e il desiderio
inarrestabile di potere portarono poi alla nascita di numerosi conflitti tra i cartelli che
divennero pressoché indipendenti l'uno dall'altro già alla fine degli anni 90.
Nel corso del tempo, la bilancia del potere tra i vari cartelli messicani ha cominciato
a pendere ogni qualvolta i vecchi cartelli collassavano e i nuovi subentravano.
Un'interruzione del sistema di potere, come ad esempio gli arresti o le morti dei capi del
cartello, genera quasi sempre una guerra di successione per il vuoto di potere. I vuoti di
20
PADGETT, Tim, “The border monster”, Time, 11-06-2001
22
leadership a volte sono generati dallo Stato che riesce ad applicare la legge, così i cartelli
spesso tentano di utilizzare l'applicazione della legge l'uno contro l'altro, sia corrompendo
i funzionari messicani affinché organizzino azioni contro un cartello rivale, sia rivelando
informazioni sulle operazioni di un'organizzazione rivale al governo messicano o alla Drug
Enforcement Administration (DEA).21 L'inizio dell'escalation degli scontri tra i cartelli può
essere fatto risalire al 1989, nel periodo dopo l'arresto di Miguel Ángel Félix Gallardo che
gestiva il business della cocaina in Messico. C'è stata una pausa nei combattimenti
durante la fine degli anni 90 ma la violenza è costantemente aumentata dal 2000 in poi.
I messicani ritengono che la ragione più credibile per il declino della violenza estrema sia
che il capo più ricercato del mondo, Joaquin "El Chapo" Guzman, e il suo cartello di Sinaloa
abbiano vinto il controllo delle rotte del traffico di droga locali contrabbando nel nord.
Secondo il Washington Post, la guerra in Ciudad Juárez sembra essere cessato. Le autorità
attribuiscono la diminuzione della omicidi ai loro sforzi : pattuglie dell'esercito, arresti da
parte della polizia, nuove scuole per tenere i giovani fuori delle bande. "Grazie alla
collaborazione tra federali, statali e locali, così come il supporto pubblico, stanno
riparando
il
tessuto
sociale",
ha
detto
Poire
(Segretario
degli
Interni).22
Anche se spesso è stata presentata come una battaglia per la rotte di contrabbando negli
Stati Uniti, le forze dell'ordine affermano che la faida tra i Cartelli di Sinaloa e Juárez,
cominciata nel 2008, sia più che altro una lotta per il controllo di Juárez, per il controllo
della piazza della droga più importante del paese. È il traffico di droga che porta a un clima
di violenza nella città.23 I cartelli hanno scatenato i loro eserciti per conquistare la città e
4.700 sono state le vittime. Nel 2008 l’80% dei morti sono stati assassinati dalle truppe
d’occupazione [l’esercito]. La percentuale è scesa un po’ nel 2009 perché c’è stata la
21
BURTON, Fred, “Mexico: The Price of Peace in the Cartel Wars”, The Stratfor Global Intelligence,
02-05- 2007
22
“Guerra de cárteles en Cd. Juárez cesa, según WP; habitantes consideran que fue por victoria de
‘El Chapo’ ”, Vanguardia, 20-08-2012
23
Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, México, 2009
23
controffensiva dei narcos locali, spiazzati ma non sconfitti. Come afferma Ignacio
Alvarado, giornalista di “El Universal”: “il 65% dei morti sono minori di 25 anni e sono figli
o nipoti delle operaie delle maquiladoras”. Elizabeth Ávalos, sindacalista, ex-operaia,
conferma che questi giovani vedono nel narco l’unica possibilità di guadagno e
riconoscimento sociale”. Coinvolti dai cartelli della droga, sono oggi perseguitati
dall’esercito che li sequestra, li tortura e li assassina a centinaia al mese.
Dopo migliaia di morti e di arresti, le forze messicane hanno dichiarato ufficialmente che il
cartello di Juárez, nemico di Joaquin Guzman, ora sono solo l'ombra di se stessa. I
funzionari della DEA (Drug Enforcement Administration) dicono che entrambi i cartelli
sono stati feriti nella lotta, ma che l'organizzazione di Guzman emerse trionfante.
I CARTELLI PIÙ POTENTI DEL MESSICO:
CÁRTEL DE SINALOA:
Il cartello di Sinaloa ha iniziato a contrastare il dominio del cartello del Golfo nella
rotta della droga a sud-ovest del Texas dopo l'arresto del leader del cartello del Golfo Osiel
Cárdenas nel marzo del 2003. Il cartello è il risultato di un accordo del 2006 tra diversi
gruppi situati nello stato di Sinaloa. Il cartello è guidato da Joaquín "El Chapo" Guzmán, il
più ricercato trafficante di droga del Messico il cui patrimonio personale stimato in oltre
un miliardo di dollari lo rende il 701° uomo più ricco del mondo secondo Forbes.24 Nel
febbraio del 2010, il cartello di Sinaloa, tramite nuove alleanze, si contrappose al cartello
di Los Zetas. A partire dal maggio del 2010, numerose segnalazioni da parte dei media
messicani e statunitensi osservarono che il cartello di Sinaloa si infiltrò nel governo
federale
messicano
e
nell'esercito
per
distruggere
gli
altri
cartelli.
Il cartello di Sinaloa controlla il Triangolo d'oro del traffico di droga nel nord del Messico,
24
“Mexican drug lord makes Forbes' billionaire list”, CNN, 13-03-2009
24
una regione che comprende territori di stati di confine di Chihuahua, Durango e Sinaloa,
avendo anche una forte presenza in altri stati del nord e in alcune parti del sud e sud-est
del paese.
CÁRTEL DE TIJUANA:
Il cartello della famiglia Arellano-Félix, definito "cartello di Tijuana" o "Cártel
Arellano Félix", una volta era tra i più potenti del Messico, è caduto in disgrazia a causa
degli arresti di alcuni capi. Il cartello è stato oggetto di diverse operazioni militari che ne
hanno quasi smantellato l'ossatura e che avrebbero provocato la divisione del cartello in
gruppi più piccoli. Il cartello di Tijuana controlla la Baja California e Baja California Sur,
compresa la loro roccaforte, Tijuana.
CÁRTEL DEL GOLFO:
Il cartello del Golfo, con base a Matamoros, è stato uno dei due cartelli dominanti in
Messico negli anni 2000. Alla fine degli anni 90, il cartello ingaggiò un esercito privato di
mercenari, chiamato "Los Zetas", che nel febbraio 2010, ha poi interrotto la
collaborazione, divenendo autonomo e scatenando un'efferata violenza in tutte le città
dello stato di Tamaulipas, trasformando diversi centri di confine in città fantasma. I Los
Zetas fecero poi un accordo con gli ex capi del cartello di Sinaloa, i fratelli Beltrán-Leyva, e
si contrapposero agli ex alleati del cartello del Golfo. Il cartello del Golfo domina tutto
l'arco del Golfo del Messico, dalle spiagge della penisola dello Yucatan, da dove arriva gran
parte della droga colombiana.
25
LOS ZETAS:
Sono il gruppo con maggiore dispersione geografica. L'attività è stata rilevata nel
nord-ovest, come Tamaulipas e Nuevo Leon Sud-Est, come Oaxaca e al centro, come
Michoacan e Stato del Messico.
FAMILIA MICHOACANA:
La Familia Michoacana ha la sua base a Michoacán. La Familia è stata in passato
alleata del Cartello del Golfo e dei Los Zetas, ma si è poi divisa ed è diventata
un'organizzazione indipendente. Nel febbraio 2010, la Famiglia ha stretto una nuova
alleanza con il cartello del Golfo contro il cartello dei Los Zetas. Il Procuratore Generale in
Messico (PGR) ha dichiarato che il cartello della Familia Michoacana è stato "sterminato"
da metà del 2011. La Familia Michoacana è situata negli stati centrali e occidentali del
paese, da Colima a Guerrero.
CÁRTEL DE JUÁREZ:
Il cartello di Juárez è un cartello di narcotrafficanti messicani guidato fino
al luglio del 1997 da Amado Carrillo Fuentes, anno in cui morì misteriosamente.
Questo gruppo è legato ai Rodriguez-Orejuela (cartello di Cali) e attraverso forme di
parentela ai fratelli Ochoa (cartello di Medellín). Per anni, il cartello di Juárez ha
trasportato droga negli Usa per conto dei narcos, anche attraverso l'uso di aeromobili. Nel
1989 alcuni corrieri di questo cartello vennero arrestati dalla DEA che, in quella
circostanza, sequestrò a Sylmar (California) 21 tonnellate di cocaina per un valore di circa
12 milioni di dollari.
Fino al 2008 è stato il gruppo leader indiscusso della regione di Chihuahua. Proprio
all'inizio del 2008 l'ex alleato,il cartello di Sinaloa ruppe l'amicizia e inizio l'escalation di
26
violenza che in 4 anni ha provocato 10.000 morti rendendo la città di Ciudad Juárez la più
pericolosa del mondo. Ci sono 950 pandillas che operano a Juárez tra cui la più importante
sono i "Los Aztecas",proprio da questa gang provengono i sicari del braccio armato del
Cartello di Juárez chiamato "la linea". Un duro colpo al cartello di Juárez fu assestato dalla
polizia messicana con l'arresto di José Antonio Acosta Hernández, alias "El Diego".
Le alleanze o gli accordi tra i cartelli hanno spesso dimostrato di essere fragili, tesi o
temporanei. Dal febbraio 2010, i cartelli più importanti si sono allineati in due fazioni, una
composta dal cartello di Juárez, dal cartello di Tijuana e dai Los Zetas; l'altra dal cartello
del Golfo, dal cartello Sinaloa e dalla Familia Michoacana.25
25
ROEBUCK, Jeremy, “Violence the result of fractured arrangement between Zetas and Gulf Cartel,
authorities say”, The Brownsville Herald, 09-03- 2010
27
1.4 LO SCENARIO DELLE MAQUILAS: DALLA MIGRAZIONE ALLO SFRUTTAMENTO
Il governo messicano grazie al trattato del libero commercio (NAFTA ,North American free
trade agreement, o TLCAN, Tratado de libre comercio de America del Norte) e anche
grazie al WTO (l'organizzazione Mondiale del Commercio), ha permesso e incoraggiato
l'impianto di migliaia di fabbriche, le cosiddette "maquilas", a capitale straniero,
situandole nelle zone industriali di esportazione (EPZ, export processing zones).
Il NAFTA o TLCAN è un trattato di libero scambio commerciale stipulato tra Stati
Uniti, Canada e Messico e modellato sul già esistente accordo di libero commercio tra
Canada e Stati Uniti (FTA), a sua volta ispirato al modello dell'Unione Europea. L'Accordo
venne firmato dai Capi di Stato dei tre paesi (il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton,
il Presidente Messicano Carlos Salinas de Gortari e il Primo Ministro Canadese Brian
Mulroney) il 17 dicembre 1992 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1994. Il giorno stesso della
firma, simbolicamente iniziava nello stato messicano del Chiapas la rivolta zapatista da
parte delle popolazioni indigene che vedevano nell'accordo un ulteriore mezzo volto a
trasferire la ricchezza dalle zone povere del Messico verso il Canada e, soprattutto, verso
gli Stati Uniti.26
L’aspetto che maggiormente caratterizza il NAFTA è sicuramente legato alla progressiva
eliminazione di tutte le barriere tariffarie fra i paesi che aderiscono all’accordo.
Il NAFTA stabiliva l’immediata eliminazione di dazi doganali su metà dei prodotti
statunitensi diretti verso Messico e Canada. Il NAFTA è un trattato che sottostà al diritto
internazionale. In base alla normativa degli Stati Uniti esso è classificato come un accordo
esecutivo-congressuale piuttosto che un trattato, riflettendo il senso peculiare del termine
"trattato" in base alle norme costituzionali degli USA che si differenziano da quelle degli
altri Stati.
26
< http://www.nafta-sec-alena.org> [18-05-2013]
28
Gli scopi principali dell’Accordo sono:27
1. eliminare le barriere alle importazioni e facilitare il movimento intra-area di beni e
servizi tra i territori delle parti;
2. promuovere le condizioni di leale concorrenza nell’area di libero scambio;
3. incrementare le opportunità di investimento nei territori delle parti;
4. fornire protezione adeguata ed effettiva e rinforzare i diritti di proprietà
intellettuale nel territorio di ogni parte;
5. creare procedure efficaci per l’implementazione e l’applicazione di questo accordo,
per le sue amministrazioni congiunte e per la risoluzione delle controversie;
6. stabilire un quadro per una ulteriore cooperazione trilaterale, regionale e
multilaterale, al fine di espandere e accrescere i benefici di questo accordo.
Come conseguenza, dal 1994 sono immigrate a Juárez decine di migliaia di donne per
lavorare nelle maquiladoras che offrivano la speranza di un futuro migliore rispetto alla
povertà del Messico rurale. Difatti, non è possibile parlare di Ciudad Juárez senza
menzionare il suo lato di città di frontiera. Questo carattere della città si è sviluppato nel
corso dei secoli.
L'area dove attualmente è situato il confine tra Stati Uniti e Messico fu colonizzata
dagli Europei solo a partire dalla metà del XVI secolo, in seguito alla scoperta di giacimenti
di argento. All'epoca, la zona, pur sotto il teorico controllo spagnolo, veniva di fatto
considerata una "terra di nessuno" a causa della scarsità di popolazione e divenne così un
insieme di coloni dalla nazionalità più disparata. Questa situazione durò fino al XIX secolo,
quando, in seguito all'acquisizione della Luisiana da parte della Francia, gli Stati Uniti
iniziarono una politica di espansione. Quasi contemporaneamente, a sud, il Messico riuscì
ad ottenere l'indipendenza dalla Spagna; il confine iniziò così a divenire una zona ben
27
<http://www.trade.gov> [18-05-2013]
29
definita, e allo scopo di creare una "zona cuscinetto" fra il proprio Stato e gli USA il
governo messicano promosse l'insediamento di propri cittadini nell'area oggi nota
come Texas. Tuttavia, il tentativo fallì in seguito alla dichiarazione di indipendenza dei
Texani stessi, che nel 1836 si emanciparono dal Messico, per poi venire annessi dagli USA
nel 1845. Le tensioni e gli scontri tra statunitensi e messicani in Texas portarono infine
alla Guerra messicano-statunitense, che iniziò nel 1846 e che si concluse nel 1848 con
il Trattato di Guadalupe Hidalgo. Questo costringeva il Messico a cedere circa 2,500.000
km² di terreno, pari al 55% del suo territorio nazionale, comprese le aree degli attuali Stati
di California, Arizona, Nuovo Messico, Utah, Nevada e di parte del Colorado,
Wyoming, Kansas e Oklahoma. Inoltre, lo stato centroamericano fu costretto ad
abbandonare ogni pretesa sul Texas e sui territori tra il Rio Grande e il Rio Nueces. Cinque
anni dopo l'Acquisto Gadsden completò la definizione del confine tra Messico e USA quale
è oggi. Nel corso degli anni e dei decenni successivi, le città messicane poste lungo il
confine iniziarono ad allacciare rapporti commerciali ed economici con le città statunitensi
poste a nord; negli anni tra il 1876 e il 1910, sotto la presidenza del messicano Porfirio
Díaz, questi rapporti si fecero sempre più stretti, anche a livello istituzionale. Agli inizi
del XX secolo, le agenzie americane controllavano circa l'80% degli stabilimenti industriali
messicani nella zona di confine, e vi avevano investito 125 milioni di dollari.28
Dal lato messicano della frontiera, il fenomeno emigratorio viene visto come una
"soluzione" per far fronte a situazioni disagevoli della società. Lo status di città di confine è
stato da tempo una calamita per i migranti che definiscono Juárez come "porta del
28
LOREY, David, The U.S.-Mexican Border in the Twentieth Century, Scholarly Resources Inch.,
Oxford, 1999, p.107
30
paradiso"
29
o “frontiera della speranza”30 per orde di migranti clandestini in cerca di un
futuro.
Per poter parlare di “migrazione”, inoltre, ci sono da tenere in considerazione due
punti di vista: quali sono i motivi e le necessità della gente che emigra e come passare
attraverso un processo di integrazione in una nuova società e una nuova cultura.
Le ragioni che possono spingere una persona a emigrare sono diverse e complesse. La
gente emigra per necessità.
La più comune e tradizionale è la ragione economica: con l'arrivo della offerta di lavoro
delle maquilas, i flussi migratori hanno cominciato a spostarsi con la prospettiva di un
salario più alto e di migliorare la propria qualità della vita. Ci sono però anche altre ragioni
che spingono una persone ad emigrare: molti emigrano per sfuggire all'oppressione o
persecuzione politica, alla discriminazione razziale o di intolleranza religiosa; altri
cambiano il domicilio per cercare opportunità di una migliore istruzione per i loro figli.
Ciudad Juárez attrae molti emigranti da tutte le parti del Messico che cercano lavoro o di
passare
la
frontiera.
Molti
di
loro,
però,falliscono
entrambi
gli
obiettivi.
È possibile individuare nel corso del XX secolo quattro diverse tipologie di migranti
provenienti dall'area messicana diretti negli Stati Uniti:
 “Braceros”.
Immigrati che, essendo dotati di un regolare contratto di lavoro sono
stati ammessi legalmente nel
territorio statunitense. Essi sono lavoratori
temporanei che il governo statunitense assume per rispondere all'esigenza
di manodopera.
 Trasmigranti
o "commuters" o "tarjetas verdes" . Persone residenti in Messico ma
autorizzati a lavorare negli Stati Uniti.
29
30
RESCHIA, Carla, “La strage delle donne di Ciudad Juárez”, La Stampa, 06-05-2008
BIANCACCI, Ilaria, “La città che uccide le donne” , La Repubblica, 26-07-2010
31

Immigrati legali. Persone ammesse dalle autorità statunitensi con un regolare visto
d'ingresso.

"Indocumentados”. Immigrati illegali, quindi sprovvisti del documento. Questo tipo
di immigrazione viene favorita indirettamente dagli effetti degli accordi sui
Braceros: i migranti che non rientrano nelle quote statunitensi dei lavoratori
"necessari" e sono quindi costretti ad entrare in modo clandestino. Il contesto da
cui partono i migranti illegali è molto particolare: gli aeroporti messicani sono
tappezzati da manifesti orgogliosi dei compatrioti che emigrano e programmi
bilaterali o delle agenzie internazionali dei diritti umani fanno il possibile per
impedire o rendere meno drammatico il difficile viaggio verso i più ricchi Paesi del
Nord. Per molti questa tappa arriva dopo un lungo percorso che parte da altre
zone sudamericane, e dunque attraverso numerosi rischi e pericoli. Oltre ai pericoli
naturali rappresentati dai fiumi e dal deserto ci sono anche quelli rappresentati
dagli uomini: i coyotes (trafficanti di immigrati clandestini) abbandonano qui i
propri "clienti" ad un destino che vede il rischio di essere derubati da criminali
qualunque o avere a che fare con le autorità messicane e statunitensi; pagare è
spesso l'unico modo di proseguire il viaggio e la “mordida” (la tangente) è uno
strumento ormai consolidato, che si somma alla tariffa da pagare per il passaggio,
che è aumentata del 500 per cento dopo l’introduzione delle più moderne tecniche
di pattugliamento e si aggira sui 1.500 dollari.
Stime ufficiali indicano come Ciudad Juárez sia uno dei confini maggiormente
attraversati del mondo, registrando il passaggio di circa 250 milioni di persone ogni
anno.31
Ai "fortunati" migranti che riescono ad entrare nel territorio statunitense poi, si
prospettano una nuova serie di problemi: durante l'attraversamento della frontiera sono
31
< http:/mexico.usembassy.gov/mexico/eborder_mechs.html > [25-04-2013]
32
frequenti gli abusi della Border Patrol (la polizia di frontiera degli Usa) che, con i suoi
metodi incoraggia la dispersione dei migranti illegali nelle zone rurali meno controllate,
causandone un elevato tasso di mortalità, essendo queste zone per lo più desertiche ed
inospitali. 32
Inoltre, è noto che a Ciudad Juárez c'è un'alta percentuale di un altro tipo di popolazione,
che però non emigra: la “población flotante” ossia la popolazione fluttuante. Questa
popolazione crea il proprio spazio nelle aree svantaggiate della città, e ciò porta a creare
dei veri e propri “buchi neri” nella struttura sociale umana, rafforzando la povertà, il
deterioramento degli alloggi e dei servizi urbani, la criminalità e il degrado ambientale .
Questa popolazione fluttuante ha di diverse origini, ma uno scopo comune: l'esigenza di
passare "dall'altra parte".
Il governo messicano ha avviato due iniziative per far fronte alla questione dei
migranti
a
Ciudad
Juárez:
il
“Grupo
Beta”
e
il
“Programma
Paisano”.
Il primo è un gruppo di polizia speciale che è stato creato per difendere gli
indocumentados scortandoli o raccogliendo le denunce riguardanti i maltrattamenti subiti
dalle forze di polizia.
La seconda iniziativa, invece, è un sistema di assistenza che si occupa di varie iniziative
come la distribuzione di materiale informativo sui diritti umani e sui centri utili ai migranti.
Come ho detto in precedenza, in Messico la maggior parte degli individui che
decidono di emigrare, mirano alla frontiera nord del Messico. La meta da loro prediletta è
Ciudad Juárez perché, essendo state piantate lì centinaia di maquilas straniere, esse state
un fattore decisivo nella creazione di posti di lavoro. L'arrivo della maquila e la
realizzazione di nuove attività economiche sul suolo juárense ha accentuato i flussi
32
<http://gao.gov/new.items/d06770.pdf>, United States Government Accountability Office [1305-2013]
33
migratori e non è sorprendente che, avendo piantato nel loro territorio il maggior numero
di maquilas di tutto lo stato messicano, Ciudad Juárez sia al primo posto in materia di
occupazione di personale con poco più di 360.620 persone impiegate nelle fabbriche.
Esiste, in Messico, il fenomeno delle migrazioni soprattutto da quando si è
trasformato da un paese prevalentemente rurale a uno principalmente un urbano. Con
l'immigrazione non solo ha attratto popolazione rurale dello Stato, ma anche da altri stati
della Repubblica Messicana, come Veracruz, Chiapas, Oaxaca, Morelos, Coahuila e da altri
paesi del Sud e Centro America. Le migrazioni e l'industrializzazione hanno contribuito ad
accelerare il processo di urbanizzazione e di generare una diversità culturale in città.
Il Messico è forse il Paese con la più importante diversità culturale del mondo, al suo
interno ci sono molte differenti culture date proprio dai flussi migratori e immigratori
molto forti. Coloro che, quindi, scelgono di migrare dalla campagna alla città o da una città
del sud a una città del Nord, dovranno passare attraverso un processo di adattamento e di
integrazione.
Per
“integrazione”,
diversamente da
“adattamento”, si
intende
“L’Inserzione,
incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un
ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita
mirando all’abolizione di ogni forma di discriminazione di classi, razziale e religiosa”. 33
L'integrazione, quindi, richiede qualcosa di più dell’adattamento, un po’ di trasformazione
personale e sociale più profonda; è il processo di costruzione di un nuovo immaginario
collettivo sociale in cui tutti si sentono accolti, riconosciuti e rispettati e dove tutti hanno il
diritto e il dovere di partecipare come soggetti attivi.
Nonostante tutti i buoni propositi per l’integrazione degli emigranti, il vero scopo
degli azionisti stranieri delle società (che si trovano in USA, principalmente a NYC, Chicago,
33
Integrazione. In Vocabolario della lingua italiana, Istituto della enciclopedia italiana fondata da
Giovanni Treccani, 1987, Roma,vol. II D-L, p.910
34
Atlanta, San Francisco e Los Angeles) è la riduzione dei costi, quindi a loro non importa
l’ubicazione della fabbrica, ciò che gli interessa è impiantarla dove costa meno.
"Il capitale è intelligente. Va dove deve andare”34, dice un responsabile
dell'Associazione delle Maquiladoras di Ciudad Juárez. Tenendo conto il costo che paga
l’impresa per mantenere un operaio,intelligentemente il capitale straniero ha impiantato
lì circa 1000 fabbriche in 18 parchi industriali.35
Ciudad Juárez è una città conveniente per l’impianto di fabbriche poiché da un lato il
governo messicano permette quindi, senza far pagare le imposte e dazi doganali, di
importare in Messico pezzi, materie prime, componenti e macchinari per la lavorazione
dei prodotti; dall’altro permette lo sfruttamento della manodopera non qualificata locale.
Approfittando di manodopera a bassissimo costo e dall'assenza di dazi doganali, quindi,
queste
imprese
producono
a
basso
costo
beni
da
vendere
negli
USA.
Oltre all’assenza di tasse e alla manodopera a basso costo, le fabbriche straniere non sono
obbligate a smaltire o a restituire i rifiuti industriali e tossici ai Paesi esportatori. I rifiuti
prodotti nelle lavorazioni delle maquilas, secondo la legge messicana, dovrebbero essere
riportati nel Paese da cui provengono le materie prime. In realtà, finiscono nel Rio Bravo o
seppellite nel deserto. Per il NAFTA, inoltre, le aziende non hanno l’obbligo di comunicare
quantità e tipo dei loro scarichi.
In questo modo, però, le autorità non fanno nulla per sorvegliare l’ambiente e
salvaguardare la salute degli abitanti. Molti dei rifiuti contengono lo stronzio36, elemento
chimico che, se naturale, può avere effetti sulla crescita e sviluppo di bambini, e se
radioattivo, può colpire la struttura ossea causando leucemie. Di conseguenza, per la
34
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
36
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
35
35
tossicità dei rifiuti, viene riscontrata un’alta mortalità infantile e nascite con gravi
malformazioni nelle aree vicine alle maquilas più inquinanti. Ciò accade soprattutto in
Valle Dorado, nella zona Norfluor, dove sorge una montagna bianca costituita da una
sostanza inquinante (Fluorita). 37
Più del 70% degli impiegati delle maquilas sono donne.38 Esse giungono a Juárez da
ogni parte del Messico e dell’America centrale, alla ricerca di un lavoro con le lusinghe di
una vita migliore.
Le maquiladoras impiegano principalmente giovani donne, perchè rappresentano
manodopera meno consapevole dei propri diritti e meno propensa a farli valere; perché,
inoltre, più adatta a tollerare il lavoro minuzioso (avendo loro più abilità manuale), noioso
e alienante; così come più abile a lavorare velocemente, e a sopportare e accontentarsi di
salari bassissimi.39
“Maquila”: abuso dei diritti umani al lavoro.40
La maggior parte delle maquiladoras sono attive 24 ore al giorno41, soprattutto
quando è necessario l’aumentare della produzione, non lasciando uscire gli
operai42,nonostante ciò sia illegale.
Le
condizioni
di
lavoro
che
sopportano
le
operaie
sono
pessime:
lo stipendio percepito è di circa 40 pesos al giorno, (equivalenti a 8 dollari americani) e 50
37
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
PUYANA, Alicia, La maquila en México. Los desafìos de laglobalisaciòn, Flacso México, Città del
Messico, 2008, pp.67-69
39
AMAYA, Jorge Alberto, El impacto de la maquila en la migraciòn interna, Fonamih, Tegucigalpa,
2007, p.98
40
El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel
41
Gregory Nava, Bordertown, USA, 2007
42
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
38
36
pesos (10 dollari)43 di bonus se non tardano o non fanno assenze sul posto di lavoro; 44
le operaie lavorano in piedi per 12 ore di fila, senza possibilità di andare in bagno per
troppo tempo (solo 10 minuti giornalieri in totale), appoggiarsi o sedersi perché sennò
sgridate; 45
nessuna tutela per la salute in quanto la donna impiega sostanze tossiche senza
protezioni;
nessuna tutela per la maternità poiché, quando si inizia a lavorare nella maquila, le donne
sono costrette a fare una visita medica per vedere se sono incinte e a firmare un contratto
nel quale si dice che, se in quel momento risulta essere incinta, sarà esclusa dall’impresa.
Inoltre, ogni mese, la donna deve recarsi in infermeria nei giorni del ciclo per mostrare
l’assorbente alla dottoressa o all’infermiera per dimostrare di non rimasta essere incinta.
Nel caso contrario, la donna viene licenziata.46
L'80% delle donne uccise, e delle altre quattrocento scomparse, dal 1993, lavorava nelle
maquilas. Questo è il motivo per cui si ritiene che ci sia un doppio legame tra la fabbrica e
la violenza.
Per molte donne, giovanissime e provenienti dal Sud del Paese, le maquilas rappresentano
una possibilità di emancipazione: sono dei luoghi di lavoro in cui incontrano e, passandoci
molte ore insieme, fanno amicizia con altre donne e guadagnano del denaro. Spesso la
loro
autonomia
non
è
tollerata
in
famiglia
ed
esplode
la
violenza.
Come se questa condizione di marginalità e discriminazione non bastasse, le ragazze
devono correre un rischio quotidiano: quello di essere sequestrate, violentate, uccise
43
PUYANA, Alicia, La maquila y su impacto sobre las remuneraciones, Flacso México, Città del
Messico, 2005, p.167
44
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
45
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
46
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
37
durante l’interminabile tragitto che percorrono andando o tornando dalla fabbrica, sia di
notte che al mattino presto. Se le operaie ritardano anche solo di 2 minuti dall’uscire dalla
fabbrica, come racconta la madre della vittima Ivette Gonzàlez47, il pulmino che le porta al
centro abitato va via, non le aspetta e devono camminare fino a casa, in mezzo al deserto,
senza illuminazione, rischiando di venire rapite e uccise. Il lavoro, diritto fondamentale per
tutti gli uomini e le donne, diventa una trappola mortale. Tante, tantissime e soprattutto
giovani, hanno pensato di poter trovare uno spiraglio per la loro povera esistenza nelle
maquiladoras incontrando invece violenza, atroci torture ed infine quasi sempre la
morte. E non solo, le attiviste locali nutrono fortissimi sospetti sull'esistenza di una rete di
favoreggiamento tra dirigenti delle maquilas e i criminali poiché le donne subiscono
violenze sessuali anche nelle maquilas , soprattutto da uomini con cariche alte come
supervisori.
Inoltre la fabbrica non fornisce nessuna tutela alle donne, non si preoccupa minimamente
della sicurezza delle proprie dipendenti e non si interessa alla vita delle loro lavoratrici.
Nessuno dei dirigenti, come nessun organo e politiche statali, ha mai preso una posizione
sugli omicidi, nessuna presenza ai funerali, tutto va fatto passare sotto silenzio senza fare
quasi nulla per affrontare il problema. Anzi, Le uccisioni danno uno brutta impressione
dello stato di Chihuahua alle imprese globali che ci lavorano e le morti delle donne sono
definita come un "dettaglio negativo".48 Se da un lato, quindi, nella maquila stessa non c’è
protezione per le dipendenti, dall’altro è lo stato stesso a non proteggere non solo le
lavoratrici, ma la figura femminile in generale.
47
Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006
Ragazza messicana, lavoratrice in una maquila, scomparsa da Ciudad Juárez il 10 ottobre 2001 e
ritrovata defunta il 6 novembre dello stesso anno. Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en
Ciudad Juárez, 2006
48
Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, México, 2009
38
È vero sì che il tasso di disoccupazione è del 1%49 (uno dei più bassi di tutto il
Messico),ma le donne lavoratrici non sono poi così soddisfatte del lavoro che svolgono e
della condizione in cui si trovano. Come afferma una donna lavorante in una maquila:
“Quando uno ha bisogno di lavorare per vivere, va dove gli ordinano di andare. Se non
avessi così bisogno di lavorare, non mi farei calpestare così come ora li lascio fare”. 50
49
50
“El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
39
2. UNA RICHIESTA DI AIUTO CONTRO L’INDIFFERENZA
2.1 IMPUNITA’,NEGLIGENZA E CORRUZIONE TRA GLI ORGANI STATALI E GIUDIZIARI
Nello scenario di Ciudad Juárez, dove le donne vengono rapite, violentate e brutalmente
uccise, ci si interroga su quali siano i provvedimenti presi dagli organi statali e quale sia il
reale operato delle forze dell’ordine. Dalla documentazione scritta e cinematografica che
io stessa ho analizzato, sono infatti ricorrenti tematiche quali impunità, negligenza e
corruzione. Queste tematiche sono la prova della difficoltà di attuare pene detentive nei
confronti dei colpevoli al fine di fornire giustizia e contrastare il femminicidio a Ciudad
Juárez.
All’interno della documentazione da me esaminata, emerge che i documentari stessi
si schierano chiaramente contro le autorità statali e gli organi di polizia, utilizzando
testimonianze che screditano e creano dubbi sulla loro capacità di gestire la situazione.
Nonostante le autorità continuino ad affermare la loro non-complicità, mostrando un finto
impegno nella risoluzione dei casi di femminicidio, esso altro non è che un fenomeno
generalizzato, endemico e accettato dallo stato e dalle autorità giudiziarie. Non è possibile
trovare un singolo assassino o un singolo colpevole perché egli è il frutto di una corruzione
e di taciti accordi presi all’interno delle alte cariche statali. Il problema, quindi parte da più
in alto del singolo. Casi di complicità tra polizia, magistratura, potere economico e politico
sono stati denunciati a tutti i livelli, fino ad arrivare alle massime cariche.
Le autorità messicane non sono state in grado, negli anni, di porre fine al massacro
di Ciudad Juárez, non riescono (o non vogliono) identificare i veri responsabili e si rifiutano
di riconoscere la reale dimensione del femminicidio.
La parola chiave per la loro negligenza è: volontà. La mancanza di volontà, sia del governo
dello stato di Chihuahua che degli organi federali, di assumersi la piena responsabilità nel
40
riconoscere l’estensione di questi assassinii, ha lasciato la popolazione di questo paese
senza la dovuta protezione. L’incapacità delle autorità di dare delle risposte sensate alle
domande, ai perché di una violenza così spietata e incompresa, porta le famiglie delle
vittime a rimanere senza risposte, quindi a chiedere a gran voce una reazione da parte
della legge. La questione cruciale è che, mentre ci si concentra sul cercare di trovare i
colpevoli, veri o presunti, non si dà importanza al vero problema: è la violenza di stato la
responsabile di tutti questi omicidi; sono i soprusi che vengono ritenuti comuni e normali,
che dominano in questo luogo; la corruzione dilaga e le alte cariche altro non fanno che
continuare con questo circolo vizioso. La negligenza delle autorità statali, l'inefficacia
dell'amministrazione della giustizia e della mancanza di volontà del governo federale per
indagare pienamente su questi casi, dimostra l'incapacità di far fronte agli impegni
internazionali attraverso la ratifica della Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme
di discriminazione contro le donne (CEDAW, The Convention on the Elimination of All
Forms of Discrimination against Women).51
51
<http://www.un.org>[10-06-2013]
Convenzione adottata nel 1979 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è spesso descritta
come un disegno di legge internazionale dei diritti per le donne. Composto da un preambolo e 30
articoli, definisce cosa costituisca una discriminazione nei confronti delle donne e stabilisce un
programma d'azione nazionale per porre fine a tale discriminazione.
La Convenzione definisce la discriminazione contro le donne come "... ogni distinzione, esclusione
o restrizione fatta sulla base del sesso, che abbia l'effetto o lo scopo di pregiudicare o annullare il
riconoscimento, il godimento o l'esercizio da parte delle donne, indipendentemente dal loro stato
civile, su un base di parità tra uomini e donne, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in
campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro ".
Con l'accettazione della Convenzione, gli Stati si impegnano a intraprendere una serie di misure
per porre fine alla discriminazione contro le donne in tutte le forme, tra cui:
-di incorporare il principio di parità tra uomini e donne nel loro ordinamento giuridico, abolire
tutte le leggi discriminatorie e di adottare quelle appropriate che vietano la discriminazione contro
le donne;
-di istituire tribunali e altre istituzioni pubbliche al fine di garantire l'effettiva protezione delle
donne contro la discriminazione, e al fine di garantire l'eliminazione di tutti gli atti di
discriminazione contro le donne da parte delle persone, organizzazioni o imprese.
41
Le autorità non intervengono perché la cosa non è di loro interesse o, peggio ancora,
perché sono personalmente coinvolte in questi crimini. Esiste inoltre l’occultamento delle
informazioni e dei corpi da parte dello stato e delle autorità statali. Molti degli assassini
sono collegati con il crimine organizzato, con i cartelli della droga e con il potere, quindi
godevano di una protezione della polizia, della giustizia.
Se vi è un elemento strutturale indispensabile per la comprensione delle cause di
femminicidio, e in particolare il fatto che il fenomeno non accenna a diminuire, è
l'impunità. Lo Stato, con tutti i meccanismi che ha a sua disposizione, non è stato in grado
di fermare la crescente violenza contro donne nel corso degli ultimi 15 anni a Ciudad
Juárez. È proprio il non-punire il fattore che fa sì che le uccisioni si ripetano. Persone o
gruppi di persone ricche si credono in diritto di stuprare e uccidere una donna senza che
gli accada nulla. L'impunità manda un messaggio negativo a tutti gli uomini della società,
non solo a Ciudad Juárez; il messaggio che passa è che gli uomini possono fare ciò che
vogliono senza subire conseguenze. Questa è la causa che ha portato ad un rapido
incremento degli omicidi.
La mancanza di una risposta da parte delle autorità riguardo questi crimini, ha
portato ad una generale mancanza di norme sociali che regolano la violenza sulle donne.
Questo è ciò che il sociologo Émile Durkheim52 ha descritto, utilizzando il concetto di
anomia, come "uno stato emergente di deregolamentazione sociale"53 . Per Durkheim, la
mancanza di chiarezza delle regole sociali deriva dal comportamento deviante. Vale a dire,
I paesi che hanno ratificato o aderito alla Convenzione sono tenuti per legge a mettere le sue
disposizioni in pratica. Essi si impegnano inoltre a presentare relazioni nazionali, almeno ogni
quattro anni, sulle misure da essi adottate per conformarsi agli obblighi derivanti dal trattato.
52
FOURNIER, Marcel, “Émile Durkheim: A Biography”, Polity, Londra, 2012, pp. 3-5
Émile
Durkheim
(Épinal, 15
aprile 1858-Parigi, 15
novembre 1917)
è
stato
un sociologo, antropologo e storico delle religioni francese.
53
FOURNIER, Marcel, Émile Durkheim: A Biography, Polity, Londra, 2012, pp. 87-96
42
il contesto sociale di impunità e mancanza di regolamentazione non fornisce la distinzione
dei singoli limiti morali, che a sua volta si traduce nella reiterazione di comportamenti che
sono al di fuori delle norme sociali o criminali comportamento, come nel caso di
femminicidio.
Dal momento che non ci sono conseguenze legali o penali per gli atti di violenza contro le
donne, un clima di impunità che rafforza l’anomia sociale fa sì che la violenza contro le
donne sia un atto naturale. La creazione di questo quadro di impunità richiede la
complicità
delle
autorità
federali,
affinché
proteggano
i
responsabili.
Che sia per negligenza o per corruzione, ciò che non si può negare è che le autorità non
garantiscono né la conformità con la legge né il benessere di giovani donne, che lascia
potenziali vittime indifese e crea un quadro di impunità per la violenza di questo tipo.
La reazione più comune di fronte all'evidenza dei fatti è un atteggiamento
negazionista o la minimizzazione, incrementati dal fatto che le violenze hanno in comune
una visione della donna come un corpo usa e getta, che si può violare ed eliminare.
Ritenendole tali, le autorità non combattono per la loro tutela. Anzi, le denigrano,
puntando il dito contro le giovani donne accusate, ingiustamente, di istigare gli assassini
con i loro abiti scollati e il trucco provocante. “Le violenze? Colpa dei vestiti delle giovani
troppo provocanti. Ciudad Juárez è una località tranquilla.”
54
Afferma Francisco Barrio
Terrazas55, ex governatore dello stato di Chihuahua e braccio destro del presidente
Vicente Fox. 56
54
VERONESE, Massimo, “Ciudad Juárez, la città che uccide solo le donne”, Il Giornale, 10-08-2008
<http://www.eluniversal.com>[10-06-2013]
Francisco Javier Barrio Terrazas. (Satevo, Chihuahua, 25 novembre 1950). Politico messicano
affiliato al Partito di Azione Nazionale (PAN). Ex governatore di Chihuahua ed ex segretario nel
gabinetto del presidente Vicente Fox.
56
SANGIULIANO, Gennaro, Viaggio nella globalità, AGE-Alfredo Guida Editore, Napoli, 2001, p.47
Vicente Fox Quesada (Città del Messico, 2 luglio 1942). Uomo politico messicano che è riuscito a
55
43
Secondo i giornalisti Sergio González57 e Diana Washington58, la complicità tra le
autorità in diversi settori (politici, polizia e esercito) ed i trafficanti di droga è cresciuta nel
corso degli anni sessanta, settanta e ottanta, durante il governo priista con la repressione
dei movimenti sociali e politici, noto come la Guerra Sporca 5960. Durante questo periodo,
terminare l'egemonia 72 anni del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), vincendo le elezioni del
2000 e diventare presidente eletto per il periodo 2000-2006 con Partito di Azione Nazionale (Pan).
57
<http://www.archiviobolano.it>[10-06-2013]
Sergio Gonzàlez Rodriguez. Nato a Città del Messico, è uno scrittore e giornalista (dal 1993
columnist del quotidiano messicano Reforma da sempre in trincea. Per il suo giornalismo
d'inchiesta, per aver sfidato le gang del narcotraffico, per aver denunciato la complicità della
polizia messicana e le connivenze del potere politico.
58
<http://dianawashingtonvaldez.blogspot.it/>[10-06-2013]
Diana Washington Valdez è una giornalista statunitense di origine messicana. Lavora per El Paso
Times e si occupa di narcotraffico e corruzione al confine tra Messico e Stati Uniti. Il suo libro The
Killing Fields: Harvest of Women (Peace at the Border 2007) è stato una delle prime testimonianze
dell’omicidio di centinaia di donne a Ciudad Juárez.
59
OSORNO, Diego Enrique, Z. La guerra dei narcos, La nuova frontiera, Bologna, 2013
Guerra Sporca o Guerra Sucia è, tra il 1970 e il 1982, la soppressione dell’attivismo politico
combattuta tra gli stati latinoamericani, partendo dallo stato argentino, e i dissidenti. Questo
programma di repressione aveva lo scopo di eliminare qualunque forma di protesta e di dissidenza
nel Paese. Essa fu caratterizzata dalla massiccia violazione dei diritti umani e civili nei confronti
della popolazione con l'utilizzo di metodi quali la privazione della libertà senza procedimenti
giudiziari, la tortura, gli omicidi e le sparizioni. Per quanto riguarda lo stato messicano, il 2 ottobre
1968 l’esercito uccise oltre 300 manifestanti stipati nella centrale Piazza di Tlatelolco a Città del
Messico durante un’operazione repressiva pianificata dalle alte sfere governative che aveva la
funzione di sopprimere la protesta studentesca e operaia in favore della democratizzazione del
sistema politico egemonico retto dal partito unico PRI (Partido Revolucionario Institucional) e
maggiori diritti sociali.
60
ZANATTA, LORIS, “La sindrome del cavallo di Troia: l’immagine del nemico interno nella storia
dell’America Latina”, in Storia e problemi contemporanei, n. 35, 2004, pp. 107-135.
La Guerra Sporca è frutto di un piano sistematico repressivo senza eguali sia nella storia argentina
sia nei paesi vicini, che portò alla ‘guerra contro la sovversione’ – così chiamata dalla gran parte
degli ufficiali argentini – o guerra sucia – definita costantemente dai critici – combattuta contro un
‘nemico interno’ portatore di ideologie contrarie ai valori cristiani e occidentali. Gli stati
sudamericani si sono scagliati contro un nemico cresciuto nel seno della medesima società e dello
stesso territorio fino all’estremo di negarne la lecita esistenza. Contro, cioè, realtà o idee con cui
ritenevano di non potere convivere, che inibissero il progresso o minacciassero la tradizione. Di
fatto, proprio l’immagine di quel nemico, di colui che mina, erodendola dalle viscere, la vita
collettiva, riflette la natura segmentata, divisa, spezzata dell’America Latina.
44
la Governo messicano ha creato un gruppo paramilitare chiamato la Brigada Blanca 61 il cui
obiettivo era quello di spiare, monitorare e reprimere i dissidenti sotto il regime e per
volere del governo degli Stati Uniti, il quale ha voluto porre fine a movimenti comunisti in
America centrale e meridionale.
La Brigada Blanca eseguendo gli ordini, ha cominciato a rapire e torturare centinaia di
sospetti.
Per lungo tempo, il governo messicano, come altri governi in Sudamerica, ha negato
l'esistenza della Guerra Sporca contro i dissidenti e ha cercato di catalogare l'esistenza
della Brigada Blanca come mito. Ma gli attivisti politici degli Stati Uniti affermano che la
polizia federale e statale dello stato di Chihuahua ha collaborato e eseguito gli ordini degli
Stati Uniti.
Secondo Washington, i cartelli della droga hanno adattato i metodi impiegati nella
Guerra Sporca per le proprie operazioni.
Il Messico ha firmato diversi trattati internazionali (come la Convención de Belém Do
Pará)62 per sradicare le torture, ma ciò è solo stato scritto su carta. In realtà questo
Il ‘nemico interno’ nella storia latinoamericana, pur nelle sue innumerevoli declinazioni, suole
essere additato come ciò che l’organismo sociale non può assimilare, il germe patogeno che ne
minaccia la salute, intesa come il naturale concorso di tutti gli organi al conseguimento della sua
armonia complessiva. Ecco, dunque, stagliarsi in piena luce, drammatica ma funzionale,
l’immagine del nemico interno, di colui che si anniderebbe nel seno della comunità per corroderla
con un lento, sotterraneo e spesso silenzioso lavorio.
61
GARCìA, Gustavo, “El gobierno creó en 1976 brigada especial para ‘aplastar’ a guerrilleros en el
valle de México”, La Jornada, 07-07-2008
La Brigada Especial o Brigata Bianca, è un gruppo di 240 elementi, tra cui la polizia messicana, il
corpo militare messicano, il personale della Direzione Federale di Sicurezza (DFS) e la Polizia
Giudiziaria federale. La Brigata fu costituita nel giugno 1976 per fermare i guerriglieri che operano
nella Valle del Messico.
62
<http://www.inmujeres.gob.mx/index.php/ambito-internacional/convencion-de-belem-dopara>[06-06-2013]
45
atteggiamento non viene applicato nella quotidianità né dalle autorità né dalla dalla
polizia.
Governo messicano ha dichiarato falsa la relazione presentata da Amnesty International
dove, nel Rapporto Annuale del 2009, dichiara che “Membri dell'esercito e della polizia
hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali, uso
eccessivo della forza, torture e detenzioni arbitrarie. Diversi giornalisti sono stati uccisi.
Difensori dei diritti umani sono stati oggetto di minacce, accuse di reato costruite ad arte
e procedimenti giudiziari iniqui. Persone che protestavano contro progetti di sviluppo
economico sono state aggredite. La Corte Suprema ha rigettato un ricorso costituzionale
relativo alla legislazione di Città del Messico che depenalizza l'aborto. Sono iniziate le
riforme al sistema di giustizia penale. La violenza contro le donne ha continuato a essere
diffusa.”63
Una commissione Onu dichiara che in Messico la giustizia non esiste: il livello di impunità
nel paese raggiunge quasi il 100%. Nessun avvocato a Juárez osa, addirittura, difendere le
vittime per paura della vendetta.
Non sono, però, solo gli organi statali e le autorità a restare indifferenti davanti allo
scenario juárense; anche la polizia e gli organi giudiziari non si impegnano a lottare contro
il femminicidio di Ciudad Juárez.
Il cammino per arrivare ad affermare che gli assassini non sono serial killer e che gli
omicidi delle donne altro non sono che una pura vendetta maschilista, è stato lungo.
Convenzione per la prevenzione, la punizione e l'eliminazione della violenza contro le donne.
Adottata a Belém do Pará, Brasile il 9 giugno 1994 e ratificato in Messico il 19 giugno 1998. Essa ha
lo scopo di proteggere i diritti umani delle donne ed eliminare le situazioni di violenza contro di
loro, perché ogni donna ha il diritto a una vita libera dalla violenza, sia nel settore pubblico che
privato.
63
<http://www.amnesty.it/Rapporto-Annuale-2009/Messico.html> [09-06-2013]
46
Nel marzo del 1999, una squadra di specialisti provenienti dall' FBI si è aggregata alle
autorità messicane per dare un aiuto alla polizia locale. Per la prima volta in assoluto il
governo messicano ha chiesto aiuto per un investigazione interna. Dopo una settimana di
analisi, tre profilers provenienti da Quantico (Virginia, USA) hanno concluso che fosse
prematura parlare di un Serial Killer in azione, ritenendo che si trattasse soprattutto di
omicidi singoli.
Un'analisi
successiva,
effettuata
dall’
esperto
Robert
Ressler64,
contraddisse
esplicitamente le conclusioni dei suoi colleghi. Secondo Ressler, potrevano essere opera di
più di 3 assassini seriali che agivano contemporaneamente: Ressler formulò anche l'ipotesi
che ci potesse essere un Serial Killer americano in azione che attraversava il confine per
sfruttare la maggiore facilità di adescamento delle vittime offerta dal territorio messicano.
Un'altra famosa criminologa, la canadese Candice Skrapec 65, si recò a Juárez nell'estate del
1999 e concluse che gli omicidi potevano essere opera di 4 assassini seriali probabilmente
coinvolti in rituali satanici che comportano la mutilazione di corpi umani.
Negli anni più recenti, nuove analisi criminologiche sono state effettuate allo scopo di
capire il motivo per cui proprio a Ciudad Juárez si sia scatenata questa autentica epidemia
di omicidi. Si arrivò alla conclusione che gli omicidi sarebbero il risultato di una profonda
crisi psicologica che affligge gli uomini messicani sempre più esclusi dalla forza lavoro
64
<http://www.robertkressler.com>[10-06-2013]
Robert Ressler (Chicago, 15 febbraio 1937–5 maggio 2013) è stato un agente dell'FBI e uno dei
primini criminal profiler statunitensi. Nel 1970 fu assunto dell'FBI nel Behavioral Science Unit che
ha il compito di tracciare i profili dei criminali più violenti, stupratori e serial killer.
65
<http://www.fresnostate.edu/socialsciences/criminology/faculty/skrapec.html>
[08-06-2013]
Candice Skrapec è una psicologa, criminologa e profiler investigativo che ha fatto ricerche sugli
omicidi seriali dal 1984.
47
locale e rappresenterebbe la reazione di una società completamente maschilista al
tentativo di emancipazione delle donne.66
La polizia di Juárez indaga, arresta presunti colpevoli, ma tutto procede come prima,
nell'indifferenza generale. Il loro motto è "no hay,no se puede, no se pudo".67 Per togliersi
un po' di pressione di dosso, la polizia, in accordo con le autorità locali, ha classificato gli
omicidi sulle donne, tenendo in considerazione solo quelli con un movente sessuale,
nonostante tutti siano femminicidi, che c sia o meno un movente sessuale. In questo
modo hanno ridotto gli oltre 400 omicidi in 96.
La polizia juárense, secondo una ricerca condotta dal Colegio de la Frontera Norte e
l’ Instituto Transfronterizo dell’ Università di San Diego nel 2011, è una delle grandi
minacce per la popolazione di Juárez. La "debolezza istituzionale" e l'incapacità di
raggiungere i suoi obiettivi, fanno della polizia di Juárez, che comprende 3.100 agenti,
"una minaccia per la società”. "C'è una chiara consapevolezza tra i funzionari di polizia si è
coinvolti in crimini, che parla di una integrità istituzionale debole, specialmente ad alti
livelli di comando", dice lo studio. Il documento è stato condotto utilizzando un sondaggio
sul 75% degli agenti dello stesso distretto nel giugno 2010.
La polizia locale è accusata di non impegnarsi veramente a fondo per scoprire i
colpevoli e di svolgere le indagini senza cura, facendo sparire le prove; molti dei files delle
autopsie sono incompleti, e molti di essi non presentano nemmeno l'esame del DNA per
identificare la ragazza uccisa, che viene identificata solo dai vestiti. Inoltre, dato che non è
possibile cercare una persona scomparsa prima che siano passate 72 ore, la polizia utilizza
questo periodo di tempo per coprire i colpevoli e trovarne altri con cui rimpiazzarli.
66
MASTRONARDI, Vincenzo Maria/DE LUCA, Ruben, I serial killer, Newton Compton Editori, Roma,
2011, pp 185-192
67
Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, México, 2009
48
Nonostante le affermazioni di Ciudad Juárez polizia, non ci sono prove definitive (che non
contiene qualche aspetto di irregolarità) o testimonianze di indagini a seguito della
scoperta dei corpi che mostrano senza ombra di dubbio che l'imputato sono responsabili
per le morti delle donne. Questa mancanza di prove, combinata con irregolarità nel
processo investigativo e l’occultamento dei responsabili, ha sminuito la legittimità delle
azioni delle autorità di polizia messicane.
Secondo Diana Washington, "il problema creatosi con la polizia è stata che essi
lavorano per qualcuno altro, e non per la comunità. Essi lavorano con la criminalità
organizzata. La polizia è coinvolta a tutti i livelli, e da ordini di rapimento ed esecuzioni. La
DEA e l'FBI affermano che la principale preoccupazione della polizia di Juárez è di protegge
i narcotrafficanti e le loro spedizioni di droghe illecite ".68 Basti pensare che i cartelli di
droga messicani spendono circa il 10% del loro reddito lordo annuo (più di $ 3billion) per
la corruzione.69 Di fronte a una notevole corruzione nelle forze di polizia Juárez, le autorità
federali hanno deciso di agire. Diana Washington ha spiegato nel suo libro che la polizia
federale ha voluto monitorare le rotte intraprese dalla polizia municipale e, sulle loro
ricerche,
basano
l’idea
che
la
metà
dei
poliziotti
siano
corrotti.
La corruzione si estende e dilaga anche ai livelli più alti, tra giudici, alti funzionari e
imprenditori. Ad esempio, l’ex Procuratore Generale di Giustizia, Patricia González, è
stata incriminata per sospetta complicità con il narcotraffico.
In questa realtà, si partecipa, si tollera e si promuove il crimine.
68
WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border,
Burbank, 2006 pp.138-141
69
WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border,
Burbank, 2006 p.142
49
Anche i giornalisti Marcos Fernandez e Jean Christophe Rampal hanno trattato il
tema del coinvolgimento delle forze di polizia nell'omicidio di donne a Ciudad Juárez. Essi,
nel loro libro La Ciudad de las muertas: la tragedia de Ciudad Juárez, si riferiscono ad una
organizzazione all'interno della polizia chiamata La Línia
70
che è composto da polizia
municipale, agenti della polizia giudiziaria, sicari e criminali. Il rapporto tra polizia e
criminali implica che i trafficanti di droga, infiltrati nella polizia, sono responsabili di un
significativo numero di omicidi. Nel suo libro Extradiciones71, José Luis Vasconcelos72,
afferma che "l'obiettivo primario della Línia non era quello di coprire i crimini contro
donne, bensì era soltanto un modo per tutelare gli interessi del cartello. Il coinvolgimento
della Línia con i cartelli di droga è venuto alla luce quando, nel 1999 e nel 2004, la polizia
federale messicana ha scoperto una fossa comune con una dozzina di corpi di uomini che
erano stati torturati e strangolati nel giardino di una casa a Las Acequias, un quartiere
della classe media a Ciudad Juárez. Si conosce come il caso “narcofosas” (narco-tombe).
Gli agenti federali trovarono alcuni cadaveri che corrispondevano a donne che erano
scomparse. La polizia pensò che fosse molto probabile che le donne erano state nella
casa,ma non vi erano prove sufficienti per dimostrarlo. Uno degli inquilini della casa,
messo sotto interrogatorio, ha dichiarato di essere coinvolto nella morte di almeno undici
persone a seguito degli ordini di Heriberto Santillán Tabares 73 e un comandante nella
polizia giudiziaria dello Stato di Chihuahua.
Secondo Fernández e Rampal, la Línia ha dimostrato l'esistenza di un collegamento tra le
narcofosas, farmaci e un numero significativo di omicidi di donne. I due giornalisti
70
FERNANDEZ, Marcos/ RAMPAL, Jean Christophe, La Ciudad de las muertas: la tragedia de Ciudad
Juárez, Debate, Madrid, 2008 pp. 196-203
71
VASCONCELOS, José Luis Santiago, Extrasiciones, Procuraduría General de la República, Messico,
2007
72
José Luis Santiago Vasconcelos (7 giugno 1957-4 novembre 2008) capo della Criminalità
Organizzata Ufficio Indagini Specialistiche (SIEDO Organized Crime Specialized Investigation Office)
73
Heriberto Santillán Tabares. Uno dei principali capi del Cartello di Juárez.
50
proseguono sulla stessa linea di pensiero nel loro libro, affermando che quando gli uomini
del SIEDO sono arrivati a Ciudad Juárez, nel marzo 2003, hanno dovuto indagare sugli
omicidi di diversi persone sospettate di essere state uccise da trafficanti di droga. Per
settimane non hanno raggiunto nessun risultato, ma successivamente hanno scoperto che
il killer fossero gli stessi poliziotti (polizia municipale e gli agenti della polizia giudiziaria
dello Stato).
Alcune iniziative sono state proposte, durante gli anni, al fine di rinnovare il corpo di
polizia di Juárez e renderlo meno corrotto.
Una di queste iniziative è stata attuata dagli organi federali del Messico che hanno
stanziato circa 8,2 milioni dollari (100 milioni di pesos) per il governo dello stato di
Chihuahua al fine di rafforzare le misure di sicurezza a Ciudad Juárez e dintorni. Le nuove
spese sono necessarie per attuare un programma di eliminazione della corruzione nella
polizia locale, accusato di avere legami con la criminalità organizzata. Si tratta di creare un
nuovo corpo di 422 agenti per sostituire gli attuali polizia municipale. Il programma mira a
formare
nuove
leve
ed
eliminare
i
poliziotti
locali
notoriamente
corrotti.
Cesar Duarte74, ha permesso ai giovani universitari (statali e non) di candidarsi per creare
nuovi poliziotti al fine di combattere la “città più violenta del mondo”. I giovani selezionati
sono poi continuato una formazione presso la Polizia Federale, in modo tale da
riconoscere le abilità nell’analisi di ricerca, analisi tecnologica, le informazioni e
l'elaborazione dei dati, l'intelligenza operativa e analisi tattica competenze di polizia e
abilità.75
L’obiettivo di questo piano era creare una nuova polizia a Ciudad Juárez, nella quale le
istituzioni di sicurezza possano avere un maggior grado di fiducia.
74
César Horacio Duarte Jáquez (Hidalgo del Parral, Chihuahua, 14 aprile 1963). Governatore dello
stato di Chihuahua dal 04-10-2010.
51
La polizia dello stato di Chihuahua usa la tortura come metodo investigativo. La
pressione esercitata dalla società civile e dall’opinione pubblica, obbliga le autorità a
provare a risolvere i casi. La polizia, dovendo trovare obbligatoriamente un colpevole,
rapisce un uomo, generalmente all’interno della famiglia della vittima o l’uomo a lei più
vicino, lo isola e lo tortura in modo tale che lui confessi il crimine. Questo è il metodo
comune: trovare un capro espiatorio per una soluzione definitiva del caso. Cercando di
coinvolgere il presunto colpevole nel crimine, la polizia ha incarcerato moltissimi
innocenti, che son stati torturate per far sì che confessassero il crimine e venissero
arrestati.
Il più noto capro espiatorio arrestato fu, il 3 ottobre 1995, Abdel Latif Sharif. Chimico di
nazionalità egiziana, Sharif ha numerosi precedenti e 14 denunce nei tribunali americani
per stupro, atti di libidine e aggressioni violente a carico di donne. Se a questo si aggiunge
una prostituta che lo accusa di stupro, sequestro di persona e lesioni, ecco che il perfetto
responsabile e capro espiatorio, per la polizia, è stato trovato (Gonzalez, Ossa nel deserto,
pp. 15, 16). Quindi, Sharif è stato il primo pezzo di macchinario che per più di 10 anni
lavora a pieno regime, la creazione di teorie e prove fisiche, mentre distrugge tutti i
possibili
indizi
e
le
connessioni
che
possono
coinvolgere
i
veri
colpevoli.
Dopo aver trascorso un periodo di carcere in Florida per un'accusa di stupro, Sharif si è
trasferito in Messico e, quando è stato arrestato, ha confessato di aver ucciso cinque
ragazze a Ciudad Juárez, anche se, in un secondo momento, ha ritrattato la confessione
proclamandosi innocente.
In un primo processo a suo carico nel 1996, è stato assolto per sei omicidi, ma in un nuovo
procedimento, concluso nel marzo 1999, è stato riconosciuto colpevole di uno stuproomicidio
del
1994
e
condannato
a
trent'anni
di
prigione.
La polizia messicana era convinta di aver risolto definitivamente il caso, pensando che
Sharif fosse responsabile anche di tutti gli altri omicidi, invece, dopo un primo periodo di
52
calma seguito al suo arresto, i cadaveri hanno ripreso ad aumentare in maniera anche più
veloce di prima.
Gli investigatori hanno iniziato a sospettare che Sharif avesse pagato una banda
chiamata Los Rebeldes per continuare ad uccidere mentre lui era in prigione, allo scopo di
discolparlo. Nell'aprile del 1996, sono stati arrestati quasi 200 uomini della banda, accusati
di lavorare con Sharif. I membri del Los Rebeldes sostenevano di essere stati torturati e
costretti a incriminare se stessi. Il problema è che, anche dopo aver imprigionato sia Sharif
che
la
“sua”
banda,
gli
omicidi
sono
continuati
senza
interruzioni.
Sharif non è mai uscito dal carcere e lì è morto il 01-06-2006 per una presunta
emorragia.76
76
MASTRONARDI, Vincenzo Maria/DE LUCA, Ruben, I serial killer, Newton Compton Editori, Roma,
2011, p.193-94
53
2.2 LA VOCE DELLE VITTIME: IL CASO DI LILIA ALEJANDRA GARCíA ANDRADE
Ciudad Juárez, oltre ad avere una forte corruzione tra le autorità statali e della polizia, ha
persino una forte corruzione tra i mass media. Questi avrebbero il compito di aiutare e
diffondere le notizie sui casi di femminicidio, ma, al contrario, essendo anch’essi organi
corrotti dalle altre cariche, altro non fanno che occultare le notizie per non diffondere la
paura tra la popolazione.
Se da un lato i mass media aiutano a far conoscere la situazione di Juárez, dall’altro fanno
il possibile per nasconderla.
Nonostante anche in altre parti del Messico si trovino episodi di femminicidio, i
mass media puntano la loro attenzione su Juárez. Il motivi che spiegano come mai Ciudad
Juárez riceva più attenzione dei media rispetto ad altri casi nel mondo e in Messico sono
due:
Il primo di questi è il modello comune che la maggior parte degli omicidi seguono. Le
donne scompaiono e i loro corpi si trovano in luoghi pubblici con chiare indicazioni di
estrema violenza e, in molti casi, la mutilazione. I corpi di donna trovati, non sono stati
posti per lasciare un segno tra la popolazione o per disseminare la paura; essi vengono
semplicemente abbandonati, lasciati in luoghi qualunque. Questo accade perché gli
uomini hanno talmente poco rispetto e considerazione della donna, che non si
preoccupano nemmeno di occultare il cadavere.
La seconda considerazione è la mobilitazione del pubblico per denunciare gli omicidi a
Ciudad Juárez. A Juárez troviamo un colectivo, l'attivismo organizzato, mentre in altre
zone del Messico o in altre paesi le denunce sono state fatte individualmente e hanno
avuto meno ripercussioni in spazio pubblico e dei media. Se in alcuni paesi le denuncie
sono state fatte solo in forma privata, non ottenendo i risultati sperati, in Messico, grazie
ad una denuncia pubblica tramite associazioni o ad alcuni mass media che si prendono la
54
responsabilità di partecipare, i risultati appaiono molto positivi. Dall’altro lato, invece, i
media a Juárez sono uno strumento di “dis-informazione”. Alla stampa è stato imposto il
silenzio, così come ai giornalisti televisivi. Questo perché, meno informazione circola nel
paese, meno paura si scatena e più è possibile tenere la popolazione sotto controllo.
Circolando meno informazione sul problema, la popolazione non è in grado di capire
l’estensione della questione. La conseguenza è che, essendo meno spaventata, la gente ha
meno attenzione per le strade e sui luoghi di lavoro con la conseguente maggior facilità
per gli uomini di poter attaccare le donne. Un’altra conseguenza alla poca informazione
data dai mass media, è che, essendo gli uomini non denunciati pubblicamente, non si
sento in difetto, e, essendo rimasti impuniti sia davanti alla legge che davanti ai media, si
sentono più in diritto a continuare con gli omicidi.
Il numero delle vittime viene spesso minimizzato. Alle volte, i media accennano agli
omicidi delle donne, ma non fanno vedere i corpi in modo tale che non si sappia come
siano morte. Se non ci sono corpi, non ci sono omicidi. Altre volte, invece, le morti non si
meritano neanche un accenno sui giornali o al telegiornale. Le uccisioni sono diventate
tanto consuete che non fanno più notizia.
Non tutti i giornalisti, però, si adeguano a questa politica, ma la loro reazione al sistema
viene punita con minacce o addirittura la morte stessa. Nel 2006 sono stati ben nove i
giornalisti uccisi in Messico. Le minacce di morte arrivano anche ai responsabili delle
organizzazioni delle madri delle vittime.
I mass media difendono gli interessi del sistema di una minoranza non al potere; si
umiliano vendendo la dignità del popolo messicano, simulando che tutto vada bene,
55
distorcendo e deformando i fatti realmente accaduti e fomentando l’odio verso i
movimenti sociali. 77
Nonostante tutto, è anche grazie ai media che le madri delle vittime possono
mostrare i loro volti e chiedere giustizia raccontando le proprie esperienze. Le madri
continuano a piangere ma continuano anche a lottare per la verità.
Alcune delle madri non hanno ancora trovato il corpo della figlia. Aspettano invano
che la polizia faccia il suo dovere e ritrovi la loro figlia. Come Olga Alanis, che racconta di
come sua figlia Monica sia uscita di casa e non vi abbia più fatto ritorno: “Uscì di casa
giovedì 26 marzo 2009 e non l’abbiamo più vista. Quel giorno mi telefonò per dirmi che
sarebbe rientrata sul tardi e non stessi in pensiero. A volte, all’ora di cena, metto ancora
quattro piatti in tavola, come se la porta dovesse spalancarsi da un momento all’altro. Era
una ragazza inquieta ma studiosa, le volevano tutti bene. Come diciamo noi da queste
parti, era povera e bella. Abbiamo lasciato la sua stanza tale e quale al giorno che è
sparita: letto sfatto, i cuscini addossati alla parete, i tre orsacchiotti che le tenevano
compagnia la notte. Sento ancora la voce delle amichette che al mattino la chiamavano
dalla strada: ‘dai, Moni, svegliati dormigliona’” . 78
La madre di Monica vive almeno ancora nella speranza che un giorno sua figlia
torni a casa. Per altre madri, però, la speranza di rivedere la propria figlia è svanita.
Racconta la madre di Marcela Viviana Rayas Arellanes, studentessa sedicenne: “Mia figlia
fu vista per l’ultima volta il 16 marzo 2003 ad una fermata dell’autobus in città. L’abbiamo
cercata fin dal primo giorno senza successo. Successivamente abbiamo presentato un
77
DE ALBA, Alicia Gaspar, Il deserto delle morti silenziose. I femminicidi di Juárez, La nuova
frontiera, Bologna, 2006, pp. 325-329
78
MO, Ettore, “Nella città dei femminicidi molte chicas hanno preso le armi”, Il Corriere della Sera,
16-08-2011
56
ricorso alla Procura Generale di Giustizia dello Stato di Chihuahua denunciando il caso
come un sequestro. Per le autorità, però, non c’erano prove di un effettivo rapimento di
mia figlia, così, abbandonarono il caso senza darci alcuna informazione. Il corpo di Marcela
è stato trovato solo tre mesi dopo, il 28 maggio, in autostrada vicino a Delicias, in una
zona disabitata e periferica della città. Vista la pressione da parte nostra di avere giustizia
e risposte, le autorità hanno “fabbricato” due colpevoli (Ulisse Persabal Riccardo Ibañes e
la sua compagna Luisa Kicker Cinthia) e una storia di come nostra figlia sia morta: si
trattava, così ci hanno detto, di un delitto per gelosia. Nostra figlia avrebbe incontrato
Ulisse nel suo negozio Templo Mayor due mesi prima dell’omicidio. L’uomo l’avrebbe
invitata ad una seduta spiritica e lei avrebbe accettato. Una volta arrivati, tutti, mia figlia
compresa sarebbero stati sotto l’effetto di droga. Così, per gelosia, la compagna di Ulisse,
Luisa, avrebbe ucciso nostra figlia. Entrambi avrebbero messo il suo corpo in un’auto,
portato e lasciato in autostrada”.79
Anche Elba Mancha Moreno, madre di Rebecca Contreras, racconta della morte della
figlia: “Mia figlia è morta nel 2004, l’hanno violentata, picchiata ed uccisa per
asfissiamento. Poi, come se non bastasse, l’hanno investita 2 volte con la macchina. Il suo
corpo è stato trovato in una tomba nel deserto il 10 marzo. Le autorità hanno respinto da
subito l'idea che il suo omicidio fosse collegato con gli altri omicidi che coinvolgono lo
stupro e la tortura, perché mia figlia non era magra come le altre vittime. La polizia ha
subito sospettato l’uso di droghe. I colpevoli sono stati arrestati nella stessa settimana e
rilasciati dopo 4 mesi perche hanno pagato la cauzione. Io non li conosco, ma erano circa
in 6 e ora sono tutti liberi. Mia figlia era madre di tre bambini, il più giovane dei quali
aveva sei mesi quando lei è morta: cresceranno senza madre.”80
79
80
BIANCACCI, Ilaria, “La città che uccide le donne”, La Repubblica, 26-07-2010
Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007
57
Anche Julia Esther Santos, madre di Marcela Santos parla della morte di sua figlia: “…è
stata uccisa nel 1995 dal padre dei suoi figli,che intanto, fintamente, continuava a
chiedere di lei. È stata rapita il 17 marzo 1995 e il suo corpo è stato ritrovato il 26 marzo
in una fabbrica abbandonata. L’assassino l’ha portata e tenuta in un furgone, imbavagliata
con la bocca piena di carta. Dopo 10 anni hanno preso l’assassino di mia figlia e l’hanno
condannato solo a 9 anni e 6 mesi di reclusione perche il quinto giudice penale ha definito
il delitto come “delitto semplice”. Il marito di mia figlia era un narcotrafficante. Sia io che i
miei sei nipoti, figli di Marcela, siamo stati minacciati di morte dagli scagnozzi
dell’assassino perché, fin da subito, ho lottato per il suo arresto”. 81
Tra la moltitudine di casi di femminicidio, la mia attenzione ricade sul caso di Lilia
Alejandra García Andrade, una diciassettenne di Ciudad Juárez donata in regalo ad un
potente e ricco uomo juárense per la festa di San Valentino. Ho posto l’attenzione su
questo caso perché mi ha colpito come la donna venga vista come un semplice oggetto,
come un qualcosa usa-e-getta, da poter regalare. Rimango esterrefatta da come, pur
sapendo chi e come ha ucciso la ragazza, essendo un uomo con una certa rilevanza in
città, venga coperto e rimanga impunito.
Il 14 febbraio 2001, Lilia Alejandra García Andrade è scomparsa mentre attraversa una
delle zone più centrali di Juárez: le vie Ejército Nacional e Carretera Panamericana. Lilia
Alejandra lavorava in una delle maquiladoras della città, aveva 17 anni ed era madre di
due figli. Sua madre, Norma Andrade, il 15 febbraio ha presentato una denuncia di
scomparsa. Nel dossier della polizia, però, non compare alcuna prova di attività giudiziaria
nella ricerca della ragazza. Il 21 febbraio dello stesso anno, il suo corpo è stato trovato in
81
Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007
58
un terreno abbandonato vicino al centro commerciale Soriana, alle ore 18:30. Suly Ponce82
e la sua squadra si sono recati sul luogo dove è stato trovato il corpo. Lì sono arrivate già
televisioni che riprendono la poliziotta mentre bistrattava ed umiliava la famiglia della
ragazza con il sorriso sulle labbra, affermando “…ma lei che ne sa? Sua figlia dev’essere
stata una prostituta”.
Il corpo viene ritrovato nudo dalla vita in giù e segni di tortura e di violenza sessuale erano
evidenti. Era morta da circa 24 ore. Si ritiene che la ragazza, mantenuta in vita per cinque
giorni, al sesto giorno di sequestro, sia scappata seminuda ma che sia stata subito ripresa,
messa su una macchina bianca, uccisa e abbandonata vicino al centro commerciale.
Da quel momento in poi, la madre di Lilia Alejandra ha iniziato una ricerca instancabile per
trovare l'assassino di sua figlia e per ottenere la custodia dei nipoti. Le autorità hanno
respinto i dati forniti dall’FBI (Federal Bureau of Investigation) sulla presenza di sospetti
trafficanti di droga nella zona in cui è stato trovato il corpo e i quali potrebbe essere legati
al rapimento e all’omicidio della ragazza.
Ci sono però altri segni preoccupanti che circondano l'assassinio di Lilia Alejandra: a circa
50 metri dal lotto di terra dove è stato trovato il suo corpo (appartenente alla famiglia
Borunda ), si trova un centro commerciale chiamato Saint Valentín. Sull’edificio c’è dipinta
una volpe uguale a quella che si trova nelle proprietà di Valentín Fuentes Tellez, un
imprenditore e politico locale, nonché uno degli uomini più ricchi di Juárez. Il luogo del
ritrovamento del corpo si trova a due isolati da Avenida Zaragoza Fuentes Valentín, ed
inoltre, Lilia Alejandra è scomparsa il 14 febbraio, giorno di San Valentín. Per questi
82
PM speciale di Ciudad Juárez tra il 1999 e il 2004, accusata di negligenza per non aver stanziato
fondi per le indagini e aver contribuito a minimizzare questi omicidi davanti ai mass media
59
motivi si ritiene che la ragazza sia stata rapita da due poliziotti statali e data Valentín
Fuentes Tellez come regalo per il suo onomastico. 83
Questa sono solo quattro delle oltre 400 storie di donne scomparse o uccise a
Juárez. Sono solo quattro esempi dell’ignoranza e della noncuranza dello stato messicano.
Purtroppo però tutte le storie si assomigliano, le vittime appaiono come donne di facili
costumi e drogate, e nessuna famiglia otterrà mai giustizia.
83
WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border,
Burbank, 2006, pp. 267- 278
60
2.3 UNO SGUARDO SULL’ASSOCIAZIONISMO: ZORROS DEL DESIERTO, AMNESTY
INTERNATIONAL, NUESTRA HIJAS DE REGRESO A CASA E ZAPATOS ROJOS
Sebbene ci sia molta negligenza e indifferenza in tutto il Paese e in particolare nella città di
Juárez, non si sono disinteressati alla situazione.
Molte di esse si sono riunite in associazioni e, con i loro mezzi, aiutano a rendere meno
grave la condizione attuale, come gli Zorros del Desierto84 che assiste la comunità locale
individuando, molto spesso per primi, i corpi delle vittime nelle zone desertiche e come
Nuestras Hijas de Regreso a Casa85, un’associazione no-profit che sostiene le famiglie delle
donne scomparse. Altri aiuti, sono inoltre arrivati in campo internazionale, come Amnesty
International86, un’organizzazione non-governativa che si è proposta di spalleggiare la
politica contro il femminicidio di Juárez dando delle norme basi che il governo dovrebbe
seguire per lottare contro questa situzione, nonché da artisti messicani, come Elina
Chauvet con la sua istallazione chiamata Scarpette rosse87 con la quale, collocando delle
scarpe di donna rosse per tutta la città, ha voluto lasciare un segno contro la violenza di
genere.
Gli Zorros del desierto (o Volpi del deserto) è un'organizzazione composta da circa
sessanta persone, prevalentemente anziani. Si tratta per lo più di lavoratori dei campi e
84
Organizzazione indipendente con lo scopo di aiutare la polizia locale per il ritrovamento dei
cadaveri.
Ulteriori informazioni su questa organizzazione verranno fornite di seguito
85
<http://nuestrashijasderegresoacasa.blogspot.it/>[15-06-2013]
Ulteriori informazioni su questa associazione verranno fornite a p. 62
86
http://www.amnesty.it/[14-06-2013]
Amnesty International è un'Organizzazione non governativa indipendente, una comunità globale
di difensori dei diritti umani che si riconosce nei principi della solidarietà internazionale.
L'associazione è stata fondata nel 1961 dall'avvocato inglese Peter Benenson, che lanciò una
campagna per l'amnistia dei prigionieri di coscienza.
87
Istallazione contro la violenza di genere iniziata a Ciudad Juárez nel 2009.
Ulteriori informazioni su questa istallazione verranno fornite a p. 67
61
operai radioamatori che a proprie spese e con i propri mezzi protegge gli abitanti del
quartiere Anapra, facendo delle ronde notturne tracciando le zone dove di solito si
trovano le donne assassinate e creando una rete di soccorso. Anapra è un povero
quartiere operaio, il più problematico e pericoloso di Ciudad Juárez, e che teme la
presenza della polizia e delle autorità perché corrotte e violente. Le "volpi" organizzano
anche i rastreos, delle perlustrazioni nel deserto attorno alla città, alla ricerca delle donne
scomparse e dei resti dei loro corpi orrendamente mutilati. Infine, si prendono cura delle
ragazzine negli orari di entrata e uscita da scuola e monitorano il trasporto delle lavoratrici
delle maquilas quando terminano il turno a tarda notte, per assicurarsi che arrivino in
modo sicuro alle loro case.88
Guidati da Juan Rivera, direttore operativo del gruppo e uno dei più grandi, le "volpi del
deserto" sono diventate un prezioso supporto della polizia locale, pur non avendo più
strumenti che la loro radio a banda civile. Grazie a loro, la polizia è stata in grado di
trovare le tracce di almeno 50 donne, da allora ad oggi. Tuttavia, Rivera ritiene che le
autorità statali e comunali non abbiano apprezzato il suo sforzo. Essi sono i primi a
raggiungere i luoghi più remoti della città e ad avvisare la polizia quando avvistano un
cadavere. Una volta lì, la polizia li fa allontanare e non li lascia partecipare all’indagine. 89
“Nuestras Hijas de Regreso a Casa” è un'associazione civile di parenti e amici di
donne che sono state uccise e scomparse a Ciudad Juárez. Le fondatrici di questa
organizzazione sono Marisela Ortiz (maestra Lilia Alejandra) e Norma Andrade (mamma di
Lilia Alejandra). “Nuestras Hijas de Regreso a Casa” è stata fondata nel febbraio 2001, con
una serie di proteste pubbliche a seguito della disattenzione per le esigenze della giustizia
legale, l'inazione del governo, la violazione dei diritti umani e le vittime negligenza
88
89
“Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
<www.bbcmundo.com>, “Juárez: una historia que se repite”, 27-03-2005 [17-06-2013]
62
ricorrente. Nonostante lo scenario terribile di Juárez, trasformando la rabbia ed il dolore
in forza, questa organizzazione cerca di dare un contributo sociale di modo tale che
femminicidio
e
sparizione
di
giovani
donne
non
accadano
più. 90
Gli obiettivi principali dell’associazione sono: adoperarsi impartire giustizia e leggi giuste
nel rispetto delle disposizioni internazionali; attuare forme di giustizia sociale e di equità,
con la promozione integrale dei diritti umani; informare tempestivamente e in veritiero le
comunità locali, nazionali ed internazionali sulla violenza di genere e violazione dei diritti
umani; sostenere le famiglie che si trovano a dover sostenere il peso della scomparsa di
una donna in famiglia potenziando le azioni di ricerca dei dispersi; condurre programmi
per la salute emotiva e la cura per le famiglie delle vittime in una visione olistica della
realizzazione dei diritti umani nelle aree di cibo, salute, istruzione, alloggio adeguato, e
tutto il necessario per una qualità di vita decente e sicura; rendere i cittadini consapevoli e
restii ad atti criminali e violenza domestica e dei diritti umani delle donne. 91
Le attiviste Marisela Ortiz e Norma Andrade hanno ricevuto a Berlino il premio Alice
Salomon 2013, assegnato dalla Alice Salomon Hochschule a personalità che hanno
contribuito all'emancipazione delle donne e allo sviluppo del lavoro sociale in condizioni
avverse.92
Anche Amnesty International ha lanciato un appello per le donne di Ciudad Juárez.
Di seguito, le raccomandazioni di Amnesty International alle autorità federali, statali e
locali per condannare e indagare in merito a uccisioni e a sparizioni di donne.
Riconoscere e condannare pubblicamente i rapimenti e gli omicidi di donne mettendo in
luce la dignità delle vittime e la legittimità della lotta delle famiglie nella ricerca della
verità, giustizia e riparazione; condurre indagini tempestive, complete, efficaci e
90
<http://www.mujeresdejuarez.org> [12-06-2013]
<http://nuestrashijasderegresoacasa.blogspot.it/p/origen-de-nuestra-organizacion.html> [1106-2013]
92
<http://www.ash-berlin.eu/infothek/news/aktuelle-nachrichten/466/> [12-06-2013]
91
63
imparziali; risolvere con urgenza la domanda della società sulla competenza a indagare su
questi casi, al fine di garantire una ricerca più efficace, più rapido e più esaustiva che
godano di risorse, di esperti necessari e di una piena cooperazione di qualsiasi altra
istanza. Le autorità federali devono assumere la piena responsabilità di assicurare
l'efficacia delle indagini ed essere responsabili per i suoi obblighi verso la società
messicana e la comunità internazionale; istituire un meccanismo di ricerca urgente in caso
di denunce di sparizioni di donne e ragazze, con particolare attenzione ai casi che sono
conformi al modello casi esistenti e casi di minori. Questo meccanismo dovrebbe essere
parte iniziale di una indagine penale con ampi poteri, coinvolgendo la famiglia. Si devono
implementare misure per promuovere la ricerca di tutti i casi attuali di scomparsa; fornire
le risorse, la formazione ed il quadro giuridico generale necessario per far sì che i pubblici
ministeri e polizia possano condurre indagini efficaci, secondo gli standard internazionali;
le indagini sullo stupro e su altre forme di violenza sessuale devono seguire protocolli
internazionali; le procedure dovrebbero essere riviste dal Pubblico Ministero al fine di
garantire imparzialità e indipendenza, e di garantire meccanismi di controllo
giurisdizionale per assicurare la responsabilità; rafforzare il quadro giuridico per far
rispettare la figura coadiuvante, per regolamentare meglio i poteri del procuratore
generale per avviare una istruttoria e la prova di reato, e per consentire che le decisioni
del Procuratore Generale siano rapide ed efficaci davanti ad un tribunale indipendente;
rafforzare il ruolo dell'Ufficio tecnico-legale e concedergli la facoltà di esaminare e
discutere i casi; garantire che i servizi di medicina legale a livello statale e federale siano
indipendenti dal Procuratore Generale, e garantire la disposizione di risorse adeguate. Le
esumazioni, autopsie e l'identificazione dei corpi devono essere conformi ai protocolli
internazionali, tenendo conto, se necessario, dell'assistenza di esperti di organismi
nazionali o internazionali; implementare un programma di esumazioni che permetta di
trovare i luoghi dove possano trovarsi resti ed identificarli. Queste identificazioni devono
essere effettuate scientificamente e con il pieno rispetto della dignità delle vittime e delle
64
loro famiglie. In caso di risultati contrastanti, essi devono essere valutati da esperti
indipendenti, con il consenso delle famiglie. I corpi delle vittime dovrebbero essere
consegnati senza indugio alla familiare in modo tale che controllino l’identità della vittima.
Punire i responsabili con tutte le garanzie del giusto processo; indagare e punire la
negligenza, omissioni, complicità o la tolleranza dei funzionari dello stato riguardo le
sparizioni e omicidi di donne. Qualsiasi funzionario di stato ritenuto responsabile di gravi
violazioni dei diritti umani, tra cui la tortura, deve essere portato davanti alla giustizia con
tutte le garanzie del giusto processo e rimosso dal suo incarico in attesa del risultato delle
indagini; astenersi dal segnalare pubblicamente la colpa di presunti sospetti attraverso i
media prima che il processo venga completato e le formalità di legge siano terminate;
formare i giudici sulla violenza nei confronti delle donne e dei diritti umani,
incoraggiandoli a fare affidamento sulle loro decisioni e sentenze legislazioni nazionali e
protezione internazionale dei diritti delle donne. Fornire riparazione e sostegno alle
vittime e alle loro famiglie; assicurarsi che la famiglia, così come i difensori dei diritti
umani che hanno combattuto per porre fine alla violenza contro le donne, possano
svolgere il loro legittimo lavoro senza timore e con la piena cooperazione delle autorità in
linea con la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani; indagare,
condannare e punire tempestivamente e accuratamente i casi di pedinamento, molestie e
minacce contro i membri della famiglia, coadiuvanti e organismi civili; emettere delle linee
guida federali e statali di alto livello, sostenendo e riconoscendo il lavoro delle
organizzazioni della società civile e le associazioni di famiglie e sollecitando tutte le
autorità statali e federazione di rispettare e di promuovere le opportunità di
coordinamento e cooperazione con loro. Prevenire la violenza contro le donne; allocare le
risorse sufficienti per migliorare la sicurezza pubblica dal punto di vista del diritto delle
donne a vivere senza violenza, per esempio con l'installazione di servizi di illuminazione e
di sorveglianza, pavimentazione stradale e linee telefoniche di emergenza; assicurarsi che
le maquiladoras adempiano agli obblighi giuridici per le loro lavoratrici . Le autorità, in
65
collaborazione con le maquiladoras, dovrebbe garantire la sicurezza dei propri dipendenti
nel trasporto da casa al lavoro e viceversa, così come i parchi industriali e la zona
circostante, in particolare nei lotti, ponti e strade abbandonate, sia di giorno e turni di
notte; assicurarsi che le maquiladoras sostengano pienamente le indagini sulle sparizioni e
gli omicidi di donne e di si coordinino con le agenzie di sicurezza pubblica per l'attuazione
di programmi di prevenzione; attuare campagne educative e di sensibilizzazione per
l'intera società a partecipare attivamente alla eradicazione dei comportamenti di
intolleranza e di discriminazione che colpiscono direttamente la violenza contro le donne.
Queste campagne dovrebbero essere estese a scuola e lavoro industria e in tutta la
comunità e dovrebbero essere guidate e realizzate in collaborazione con il settore privato,
in particolare con la partecipazione del settore delle maquiladoras; adeguare la legge
federale e dello stato agli standard internazionali sulla violenza contro le donne e
garantire la loro attuazione attraverso il Programma Proequidad 93 e altri meccanismi
appropriati. In particolare, il quadro legislativo dovrebbe affermare il diritto delle donne a
vivere libere dalla violenza, ed essere valutate ed educate ad essere libere da modelli
sociali e culturali sulla base di concetti di inferiorità o subordinazione. Gli Stati devono
introdurre una legislazione contro la discriminazione e la violenza contro le donne sotto gli
stessi principi e priorità dei programmi specifici per l'attuazione; modificare l'articolo 133
della Costituzione per stabilire con chiarezza la supremazia gerarchica degli obblighi
derivanti dai trattati del Messico internazionale sul diritto nazionale, inclusa la
Costituzione; promuovere la legislazione per garantire che gli obblighi assunti dal Messico
93
<http://www.oei.es>[19-06-2013]
Programma nazionale per l’uguaglianza e non discriminazione delle donne (ProEquità).Questo
programma riflette il compromesso del governo federale con le donne messicane a partire dai tre
postulati fondamentali definiti nel Piano Nazionale di Sviluppo 2000-2006: umanismo, equità ee
cambiamento.
66
in convenzioni sui diritti umani siano pienamente applicabili e validi in tutto il territorio
nazionale, e che i poteri autonomi degli stati non servano per consentire l'impunità.94
Infine, arrivano aiuti anche in campo artistico. L’artista messicana Elina Chauvet,
con la sua installazione: “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”, ha collocato centinaia di
paia di scarpe rosse da donna in molte città del mondo per dire basta alla violenza di
genere.
E’ proprio a Ciudad Juárez che, nel 2009, Elina Chauvet ha dato vita a “Zapatos rojos” e, da
allora, l’installazione ha fatto il giro del mondo. In Italia è stata esposta a Milano, il 18
novembre 2012, a Genova e a Lecce. Ultima in ordine di tempo è piazza Castello a Torino,
dove “Scarpette rosse” fa parte del programma per i festeggiamenti dell’8 marzo 2013,
data in cui ricorre la “Giornata internazionale della donna”, meglio nota come “festa della
donna“.
L’istallazione prevede scarpe da donna sistemate per le vie, nelle piazze e vicino ai
monumenti delle città per dire stop alla violenza sulle donne. Decolletes, ballerine, sandali
e zeppe sono state reperite in ogni città attraverso l’attivazione di una rete di associazioni
e anche grazie al contributo delle persone che hanno portato le loro scarpe prima
dell’installazione. Ogni paio rappresenta una donna e la traccia della violenza subita.
L’effetto finale è quello di un corteo di donne assenti perché cancellate dalla violenza.
Donne di cui rimangono solo le scarpe. Zapatos Rojos è dunque, prima di tutto, una
chiamata rivolta alle cittadine e ai cittadini per manifestare la propria solidarietà verso le
donne che, nel mondo, hanno subito violenza, per le donne uccise o rapite e di cui si sono
perse le tracce.
94
AMNESTY INTERNATIONAL, Messico: morti intollerabili. 10 anni di sparizioni e assassinii di donne
a Ciudad Juarez e Chihuahua, Edai, Firenze, 2003
67
È il rosso il colore scelto dall’artista poiché simboleggia il sangue che ogni giorno le donne
versano per mano dei propri padri, mariti, ex compagni, simboleggia l’energia vitale, la
forza fisica e mentale, e la volontà di opporsi ai maltrattamenti.95
Grazie a questi aiuti esterni, siano essi associazioni, organizzazioni o solo
istallazioni, hanno fatto sì che molte più informazioni sulla situazione passata ed attuale di
Ciudad Juárez venga messa in luce. I mass media, come internet e la televisione
internazionale, hanno permesso di far trasparire come i juárensi siano preoccupati e
spaventati dalla loro condizione, e da come si sentano abbandonati. È grazie ai media
internazionali e alla denuncia che essi fanno, che è stato possibile aiutarli durante gli
ultimi anni, non riuscendo però a fermare definitivamente questa orribile situazione.
95
CAMPANA, Stefanella, “Zapatos rojos per non dimenticare”, La Stampa, 28-02-2013
68
3.
IL CINEMA RIVELA L’OBOMINIO
3.1
DOCUMENTARI E FILM A CONFRONTO
Ho ritenuto importante approfondire il tema della violenza di genere a Ciudad Juárez
mediante la cinematografia in quanto ho osservato come questo aspetto visivo abbia un
maggiore impatto sullo spettatore. Diversamente da una testimonianza letta, o ascoltata
alla radio, la visione di scene crude della realtà di Juárez, aiuta a comprendere meglio lo
scempio che le donne subiscono giornalmente. Inoltre, ho osservato come, grazie alla
cinematografia e alla sua internazionalità, sia stata possibile una maggiore divulgazione
delle informazioni. Il cinema, come la radio, internet e altri mass media hanno, a mio
parere, il compito di palesare l’orrore di Juárez, così da non lasciare che queste donne e
questa situazione siano dimenticate e taciute.
Per questo motivo e per la mia intenzione di dimostrare l’importanza che ha la
cinematografia in uno scenario internazionale, la mia attenzione si è focalizzata su 8, tra
documentari e film, che mi hanno permesso di capire più approfonditamente lo scenario
juárense.
Da subito ho notato come i due generi siano molto diversi stilisticamente e nell’approccio
dell’argomento: da un lato il documentario lascia poco spazio alla fantasia dello
spettatore, regalando informazioni chiare, dettagliate e non romanzate e ha il semplice
scopo di informare chi guarda quanto più possibile sull’accaduto, non lasciando nulla al
caso ma rendendo tutto esplicito, manifesto e non sottinteso; dall’altro, nei film il regista
lascia che sia lo spettatore a trarre le conclusioni poiché, non essendo lui che giudica,
lascia che sia lo spettatore a farlo, lasciando che “legga tra le righe”.
Nonostante la loro diversità ho potuto constatare che, entrambi, documentari e
film, siano una risorsa fondamentale per la diffusione delle informazioni, sia che esse
siano romanzate come nei film, sia che esse siano assolutamente reali come nei
69
documentari. Per questo motivo la mia tesi ha lo scopo di dimostrare come, grazie a
questi due mass media, sia emerso tutto l’orribile scenario di Ciudad Juárez e di come si
sia diffusa nel mondo l’idea di femminicidio in questa zona.
Con il termine documentario96 si intende un cortometraggio informativo o
istruttivo di qualsiasi lunghezza, girato senza aggiunta di elementi di finzione e, perciò,
senza una sceneggiatura che pianifichi le riprese, ma anzi con disponibilità verso gli
accadimenti, e senza attori. Non a caso, nei Paesi anglosassoni si impiega sempre più
spesso il termine non-fiction. Alla base del documentario c'è un rapporto ontologico con la
realtà filmata, che si ripresenta sullo schermo come si è manifestata davanti alla macchina
da presa, senza mediazioni.
Il film97, invece, è registrazione di immagini in movimento che rappresenta invece una
realtà mediata, manipolata dal regista per esprimere ciò che ha immaginato. È una realtà
messa in scena.
Nel documentario la macchina da presa è al servizio della realtà che le sta di fronte; nel
film, invece, la realtà viene rielaborata per la macchina da presa.
Cominciando con un’analisi dettagliata dei documentari da me esaminati, posso
affermare che questi, molto più rispetto ai film, hanno la capacità di arrivare in modo più
diretto al destinatario, grazie ad immagini reali e alle volte crude.
96
Documentario. Vocabolario della lingua italiana, Istituto della enciclopedia italiana fondata da
Giovanni Treccani, 1987, Roma, vol. II, D-L, p.167
97
Film.<http://www.fiafnet.org/>[04-07-2013]
La Federazione Internazionale degli Archivi del Film (FIAF), riunisce istituzioni leader mondiali nel
campo del patrimonio delle immagini in movimento. I suoi affiliati sono i difensori della forma
d'arte propria del ventesimo secolo. Essi si dedicano al salvataggio, la raccolta, la conservazione e
la proiezione di immagini in movimento, che sono valutati sia come opere d'arte e di cultura che
come documenti storici.
70
Sotto il punto di vista linguistico, la lingua predominante dei documentari è,
indubbiamente, la lingua spagnola. Essendo però il femminicidio a Juárez tema molto noto
in campo internazionale, per motivi di mercato e di maggiore diffusione delle
informazioni, ai documentari sono stati aggiunti, in seguito, dei sottotitoli. Questo aspetto
dell’internazionalità del documentario sottolinea come ci sia da parte di tutti, anche al di
fuori dal contesto messicano, un intento a far circolare le immagini non solo all’interno del
suolo messicano ma anche spingendosi oltre il confine.
Nei documentari da me analizzati si può notare come essi siano stati divulgati in tutto il
mondo anche grazie all’aiuto dei sottotitoli che aiutano a comprendere anche ai nonhispanohablantes: ad esempio, in “Maquilas”98 e in “En El Borde: El Feminicidio en Ciudad
Juárez”99, sono stati aggiunti dei sottotitoli in inglese, mentre in “Juárez, la ciudad donde
las mujeres son desechables”100 e “El silencio en Ciudad Juárez”101 in italiano.
Sicuramente il documentario ha un duplice destinatario, sia locale che mondiale. A mio
parere, esso ha lo scopo sia di rendere coscienti gli abitanti del Sudamerica, e non, sulla
situazione in espansione, facendo in modo che il fenomeno si riduca, sia di una diffusione
molto più ampia diffondendo quanto più possibile le notizie e le informazioni su ciò che
accade magari a chilometri e chilometri di distanza; più informazione circola, più è
possibile ricevere degli aiuti in campo internazionale.
Prendendo in esame con attenzione i sopracitati documentari, emerge come ognuno
abbia puntato la propria attenzione su differenti focus. Se il documentario di
Sandri/Gaudino basa le sue riprese sull’industria maquiladora e quello di Hise si concentra
98
Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004
Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006
100
Alex Flores/Lorena Vassolo, Juárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007
101
El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel, 2009
99
71
sui terribili dati statistici delle violenze di genere, il documentario di Flores/Vassolo pone
l’attenzione sulle testimonianze di persone note nell’ambiente che spiegano in modo
chiaro cosa realmente accade a Juárez. Ed ancora, se il documentario di Discovery Channel
si incentra principalmente su testimonianze di donne che hanno subito violenze ma che
sono riuscite a scappare e sugli aiuti che possono arrivare per migliorare la situazione,
quello di Sánchez si impernia sulle testimonianze delle madri delle vittime che raccontano
la propria esperienza.
Confrontando i documentari con i film da me analizzati, molte differenze si notano.
Non per questo, però, i film sono meno di impatto rispetto ai documentari.
La prima differenza che salta all’occhio è sicuramente una differenza nell’uso della lingua.
Tutti i film da me esaminati, “Backyard-El Traspatio”102, “Bordertown”103 e “The virgin of
Juárez”104, sono stati doppiati in diverse lingue e hanno, in aggiunta a scelta, i sottotitoli.
Tutti e tre i film utilizzano un linguaggio chiaro e semplice pur parlando di situazioni
spregevoli. Questo tipo di linguaggio, unito alla possibilità di essere visto in diverse lingue,
fa sì che i film abbiano dei destinatari internazionali e che il loro messaggio sia espanso in
tutto il mondo. La possibilità di poter scegliere la lingua con cui guardare il film facilita
sicuramente la diffusione delle informazioni con la conseguente diffusione del disgusto
provocato
dal
venire
a
conoscenza
della
situazione
di
Juárez.
Un’altra differenza che subito emerge è che nei film non è possibile riconoscere delle
testimonianze reali sull’accaduto. Pur essendo tutti e tre i film basati su delle storie vere,
in nessuno di essi compaiono nomi o luoghi reali. I nomi di persona, le testate
giornalistiche, i canali radio e altri elementi che attorniano la situazione, vengono
102
Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, Messico, 2009
Gregory Nava, Bordertown, USA, 2007
104
Kevin James Dobson, The virgin of Juárez, USA, 2006
103
72
storpiati. Ma ciò non rende il film meno veritiero; pur non sapendo i veri nomi delle
vittime o dei giornalisti, lo spettatore viene comunque a conoscenza dei fatti, che è lo
scopo del regista.
Il film, diversamente dal documentario, romanza i fatti realmente accaduti. Questo
significa che se da un lato racconta di uno o più omicidi di donne, dall’altro inserisce
intrecci amorosi o polizieschi. Ciò accade per una duplice ragione: da un lato il registra
vuole rendere meno cruda e più serena la visione allo spettatore; pur essendo meno
cruenta, chi guarda è lo stesso impressionato in quanto viene a conoscenza di fatti a lui
sconosciuti prima. Dall’altro lato, il regista affianca intrecci amorosi e polizieschi per
avvicinare lo spettatore alla situazione; è grazie alla realtà che lo spettatore nota simile
alla sua, che si immedesima talmente tanto da essere quasi parte della scena.
Diversamente dal documentario che mostra scene crude ed esplicite, il film mostra scene
che lo spettatore vive nella sua quotidianità, ed è per questo che si sente maggiormente
coinvolto. Questa è una situazione paradossale in quanto, più le scene proposte sono vere
e crude, meno lo spettatore è portato a vederle come reali e possibili e, viceversa, più le
scene sono romanzate e di finzione, più lo spettatore le percepisce come reali.
Questo è, a mio avviso, lo scopo del regista: rendere cosciente lo spettatore senza
turbarlo.
Anche per quanto riguarda il focus, diversamente dai documentari, i film non si
concentrano su uno o due aspetti principali, ma danno un’idea e una visione generica
della situazione di Juárez. Nessuno dei film tratta approfonditamente di un particolare
aspetto della vicenda, ma, al contrario, lasciano che sia lo spettatore a farsi un’idea su
cosa sta accadendo.
Ad avvalorare la tesi che, grazie alla diffusione di film o documentari, sia possibile
divulgare in modo concreto delle informazioni fondamentali per far sì che arrivino degli
73
aiuti internazionali, c’è da sottolineare che il film di Nava è stato patrocinato da Amnesty
International e, per la sua interpretazione, l’attrice principale, Jennifer Lopez, ha ricevuto il
premio “Artist for Amnesty 2007” 105.
105
<http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/199> [28-06-2013]
74
3.2 L’ESSENZA DELLA CINEMATOGRAFIA DI JUÁREZ
Avendo scelto la cinematografia come tema per elaborare il mio discorso su Ciudad
Juárez, per la mia analisi ho esaminato documentari e film inerenti al problema;
precisamente 5 documentari e 3 film.
Parto dall’analisi dei documentari, e in particolare dal documentario dal titolo
“Bajo Juárez. La ciudad devorando a sus hijas”106 della regista Alejandra Sánchez.
“Bajo Juárez” esamina la scomparsa di più di 400 donne di Ciudad Juárez dando voce ai
parenti delle donne e ai giornalisti che lottano per scoprire la verità dietro le scomparse, e
alle donne vive di Juárez che sono costantemente esposte al rischio di violenza offrendo le
testimonianze di un giornalista, una madre la cui figlia fu uccisa, e un’operaia di maquila
che é appena arrivata a Juárez da Veracruz. Affronta anche la situazione di quelle persone
che sono state accusate erroneamente di omicidio.
La struttura del documentario riesce a trascendere la mera denuncia degli assassinii di
donne delineando il quadro delle complicità e dei fattori economici che concorrono a farsi
largo nello scenario juárense. I microfoni e le telecamere insistono sulla vana speranza di
ottenere la verità dalle voci ufficiali o servono per confermare l’indolenza di un’autorità
che governa tramite la prepotenza, la corruzione e l’arbitrio. Ma i microfoni e le
telecamere sono anche il veicolo per altre voci: il remare controcorrente del giornalismo
impegnato rischiando la vita; rifiutarsi di essere complice dell’apparato giudiziario e
perdere il lavoro, senza badare alle conseguenze del saper troppo; essere vittima
dell’azzardo o della crudeltà del potere e diventare un capro espiatorio (emblematico caso
di David Meza che è stato accusato, incarcerato ed ucciso per omicidio nonostante non
fosse a Juárez ma in Chiapas); aver perso una figlia, una madre, una nipote o una sorella,
106
Alejandra Sánchez, Bajo Juárez. La ciudad devorando a sus hijas, Messico, 2008
75
ed aggrapparsi alla rabbia per non impazzire. Bajo Juárez è anche il racconto della
precarietà che contraddistingue queste zone. La maquila, anello piegato nella catena
manifatturiera della globalizzazione economica, è il destino delle donne di Juárez.
Nel documentario parla Lucha Castro, che si focalizza sull’aspetto della corruzione
dell’intero sistema politico, economico e giudiziario della città. Sottolinea come una città
situata in uno snodo così importante, sarebbe potuta essere una città fiorente e ricca di
turismo; al contrario, invece, a causa di corruzione e narcotraffico, si ritrova ad essere una
delle città più pericolose al mondo.
Lucha è la coordinatrice del Centro de Derechos Humanos de las Mujeres (CEDEHMCentro per i diritti delle donne), un’organizzazione non-governativa, con sede nella città di
Chihuahua, che promuove e protegge i diritti delle donne e di offerte legali e sostegno
psicologico alle donne vittime di violenza. È, inoltre, un’ avvocatessa e attivista sociale che
lavora in prima linea nella tato settentrionale messicano di Chihuahua, che sta vivendo
una crisi di violenza legata alla droga e sparizioni di giovani donne. Nel contesto attuale di
violenza e militarizzazione, Lucha ha assunto casi di forzata sparizioni e ha aiutato delle
famiglie a cercare giustizia presso la Corte interamericana dei diritti dell'uomo. Lucha
Castro ha ricevuto il premio Front Line Award for Human Rights Defenders at Risk (premio
per i difensori dei diritti umani a rischio) nel 2010. 107
Lucha Castro, in un documentario da me analizzato afferma “tutti gli assassini hanno in
comune la totale non curanza per la vite delle donne; loro non contano niente, non hanno
valore”.108
107
108
<http://www.frontlinedefenders.org/node/20184> [24-06-2013]
Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006
76
Tra il 9 e il 12 ottobre 2012, un certo numero di funzionari pubblici, tra cui il governatore
di Chihuahua signor Cesar Duarte, Segretario di Governo Sig. Raymundo Romero, direttore
Stato della Pubblica Accusa, Carlos Manuel Salas, hanno fatto delle dichiarazioni pubbliche
contro Lucha Castro.109 In una dichiarazione del Direttore della Pubblica Accusa ha
sostenuto che si tratta di un vergogna che il presunto difensore dei diritti umani difenda
gli assassini di Marisela Escobedo Ortiz. Front Line ritiene che le dichiarazioni fatte contro
Lucha Castro siano specificamente progettate per screditare il suo lavoro di avvocato e
difensore dei diritti umani e, in particolare, il suo lavoro nella lotta per la giustizia per
l'omicidio di Marisela Escobedo Ortiz. Front Line Defenders rimane profondamente
preoccupato per l'integrità fisica e psicologica di Lucha Castro e di altri difensori dei diritti
umani nello stato di Chihuahua, e ritiene che affermazioni come quelle sopra menzionate
mettano i difensori dei diritti umani a rischio.
Il secondo documentario preso in analisi è “ Juárez, la ciudad donde las mujeres
son desechables”110di Alex Flores e Lorena Vassolo.
Questo documentario è una denuncia alla violenza di genere fatta attraverso le
testimonianze di madri delle vittime e di persone di rilievo nell’ambito dei femminicidi a
Juárez. Nel documentario pone l’attenzione, appunto, sulle voci delle madri che chiedono
giustizia. Alcune di loro parlano con la foto della figlia tra le mani, altre hanno gli occhi
lucidi raccontando di come la figlia si andata a lavoro nella maquila al mattino presto e
non abbia più fatto ritorno a casa. Ciò che diverso ho trovato in questo documentario
rispetto ad altri, è l’accento che pone sui figli delle vittime; gli assassinii di donne, non solo
gravano sui genitori della vittima, ma anche sui suoi figli. Attraverso delle interviste a
bambini le cui madre sono stata assassinate, emerge come essi siano ignari di cosa sia
successo alla madre e il motivo per cui sia morta. Molto spesso le madri erano l’unico
109
110
<http://www.frontlinedefenders.org/node/20184> [23-06-2013]
Alex Flores/Lorena Vassolo, Juárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007
77
sostegno economico per la famiglia, quindi molto spesso i figli vanno a vivere o con i nonni
o in delle comunità. Per questo motivo, è nata la campagna “Arteterapia”111 per il
recupero emotivo dei bambini, a cui viene dato un aiuto psicologico per renderli più forti
come esseri umani, come membri di una società più cosciente e per garantirgli un futuro
migliore. Questa campagna mira a formare borse di studio per agevolare e garantire
un’educazione futura e per rendere i bambini degni rappresentanti della loro comunità e
famiglia.
Nel documentario, tra i tanti personaggio di rilievo che prendono la parola, parlano
Marisela Ortiz e Diana Washington. Entrambe sottolineano come l’autorità messicana sia
immobile davanti all’accaduto e di come, tramite i mass media corrotti passi un messaggio
sbagliato dove si colpevolizzano le vittime di prostituzione. Marisela pone l’accento sul
caso di Lilia Alejandra Garcia Andrade, raccontandone la storia e di come lei ne sia stata
coinvolta in prima persona essendo lei molto vicina alla famiglia anche prima della sua
morte. Diana, invece, si focalizza sugli organi di polizia e su come gestiscano in modo
errato gli arresti solo per concludere il caso e accontentare le famiglie delle vittime.
Marisela Ortiz112 è stata un attivista sociale messicana nonché membro dell’associazione
Nuestras Hijas de Regreso a Casa, uccisa in Plaza Hidalgo, nella città di Chihuahua di fronte
al Palazzo del Governo da un sconosciuto assassino da un solo colpo alla testa 113 mentre
protestavano contro l'omicidio di sua figlia 114. L’ attivismo sociale di Marisela Ortiz è
cominciato a Ciudad Juárez a partire dal 2008, quando sua figlia, Ruby Frayre Marisol
111
Per ulteriori informazioni sulla campagna
<http://www.facebook.com/arte.terapia.juarez> [04-07-2013]
112
(1958 - Chihuahua, 16 dicembre 2010)
113
MINJARES, Gabriela, “It took 20 seconds to shut 27 months of fighting”, Diario de Juárez, 18-122010
114
<http://www.informador.com.mx/mexico/2010/257447/6/matan-a-la-activista-que-pediajusticia-por-su-hija.htm> [26-06-2013]
78
Escobedo, di 16 anni, è stata assassinata. Sergio Rafael Barraza Bocanegra è stato
riconosciuto come presunto assassino, arrestato e portato a Juárez dove ha confessato il
delitto in tribunale. Tuttavia, è stato assolto dai giudici per mancanza di prove ed è stato
liberato, generando così uno scandalo che divenne noto a livello nazionale e
internazionale115.
In risposta all’assoluzione di Sergio Rafael Barraza Bocanegra, Marisela ha iniziato una
serie di proteste contro le autorità dello Stato di Chihuahua, chiedendo che Sergio Barraza
fosse nuovamente arrestato e processato. Così il tribunale ha impugnato di nuovo il caso e
ha condannato l’uomo per omicidio. Egli, però, rimane ancora latitante.
Diana Washington è una giornalista pluripremiata che ha lavorato per quotidiani in New
Mexico, California e Texas. Diana Washington è considerata una grande esperta sui
femminicidi Juárez, sulla politica messicana e sul traffico di droga. Per il suo interesse sul
femminicidio, ha ricevuto molti premi116: nel 1998 è stata scelta per partecipare al
programma North American Journalism Exchange; la sua “Death Stalks the Border” sugli
omicidi di donne, pubblicato da El Paso Times, è stato nominato per il premio Pulitzer nel
2002; ha ricevuto il primo premio del Texas Associated Press Managing Editors; il
Congressional Hispanic Caucus Institute117 l’ha onorata nel 2006 con un premio per il suo
lavoro su omicidi delle donne Juarez; nel 2006, ha ricevuto il premio National Association
115
VILLALOBOS MENDOZA, Dora, “Report of two femicides that shake Mexico”, Yancuic, 18-122010
116
<http://dianawashingtonvaldez.blogspot.it/> [26-06-2013]
117
<http://www.chci.org/>[26-06-2013]
Fondato nel 1978 da un piccolo gruppo di membri ispanici del Congresso, questo istituto è nato
per sviluppare la futura generazione di leader Latino con una visione chiara di un’America forte
resa possibile con i numerosi contributi in tutti gli aspetti della società americana. Questa visione è
stata fondata su tre pilastri per il successo: il livello di studio e di accesso all'università, i
programmi di sviluppo della leadership di Washington, e l'accesso a una potente rete di leader
latinoamericani negli Stati Uniti.
79
of Social Workers-Texas Chapter Media Person of the Year118 per il giornalismo che aiuta a
far avanzare la giustizia sociale; il suo libro “The Killing Fields: Harvest of Women”119, è
stato candidato nel 2006 per il premio The Lettre Ulysses 120 per il reportage
internazionale; ha collaborato a diversi progetti relativi a temi di frontiera USA-Messico
facendo pubblicazioni e documentari negli Stati Uniti, Messico, Spagna, Gran Bretagna,
Polonia, Austria,Canada e Germania; nel corso degli anni, ha ricevuto numerosi altri; premi
giornalistici e riconoscimenti; è membro di Investigative Reporters & Editors121, the
Committee to Protect Journalists122, Reporters without Borders
123
e la National
Association of Hispanic Journalists124.
118
<http://www.naswdc.org/>[26-06-2013]
La NASW è un’associazione che lavora per migliorare la crescita professionale e lo sviluppo dei suoi
membri, per creare e mantenere standard professionali, e per far avanzare le politiche sociali
sane.
119
WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border,
Burbank, 2006
120
<http://www.lettre-ulysses-award.org/> [26-06-2013]
121
<http://www.ire.org/>[26-06-2013]
Investigative Reporters and Editors è un'organizzazione no-profit dedicata a migliorare la qualità
del giornalismo investigativo. IRE è stata costituita nel 1975 per creare un forum in cui i giornalisti
di tutto il mondo potrebbero aiutarsi a vicenda attraverso la condivisione di idee, tecniche di
raccolta delle notizie e fonti.
122
<http://www.cpj.org/>[26-06-2013]
Il Committee to Protect Journalists è un'organizzazione indipendente no-profit che promuove la
libertà di stampa in tutto il mondo.
123
<http://en.rsf.org/>[26-06-2013]
Associazione fondata a Montpellier (Francia) nel 1985 da quattro giornalisti: Robert Ménard, Rémy
Loury, Jacques Molénat e Émilien Jubineau, è stata registrata come organizzazione non-profit in
Francia dal 1995, ben presto assunse una dimensione internazionale. Le sue missioni sono:
Vegliare tutto il mondo, combattere la censura cibernetica, sostenere la protezione dei giornalisti.
124
<http://www.nahj12.com/>[26-06-2013]
La Nahj è un’associazione dedicata al riconoscimento e alla crescita professionale degli ispanici
nell'industria mediatica. Fondata nell'aprile 1984, NAHJ ha creato una voce nazionale e visione
unitaria per tutti i giornalisti ispanici.
80
Il terzo documentario analizzato è “El silencio en Ciudad Juárez”125, trasmesso da
Discovery Channel nel 2009. Essendo emesso da una tv pubblica e quindi visibile a tutti, il
documentario presenta la situazione di Juárez nella sua integrità, trattando i temi di
povertà, industria maquiladora, corruzione e negligenza degli organi statali e giudiziari e
narcotraffico. Pone l’accento anche sull’associazionismo, parlando di quanto importanti
siano gli aiuti provenienti dall’esterno, come Amnesty International, che dall’interno,
come gli Zorros del Desierto. Su di essi dedica qualche minuto sottolineando come da un
lato Amnesty stia cercando di forgiare le norme locali e le autorità affinché la situazione
migliori, e come dall’altro l’azione degli Zorros sia fondamentale per tracciano le zone
dove di solito si trovano le donne. Infine, non mancano le interviste a parenti e familiari
delle vittime e criminologi. Su uno di essi il documentario si sofferma: Oscar Mainez. Oscar
è un criminologo, dottore forense ed ex capo dei Servizi Periziali di Ciudad Juárez dal 1993
al 2001, data in cui si è dimesso poiché non accettava la forma di investigazione da parte
del governo messicano.
126
Quando lavorava in polizia ha azzardato una volta l’ipotesi,
parlando di un rapporto della polizia su un caso di donna trovata uccisa, della possibilità
di un serial killer, presentando punti a favore della sua tesi, ma alla polizia non interessava
perché le donne uccise altro non sono che persone povere. Durante la sua permanenza
presso i Servizi Periziali, Oscar si era reso conto che il modus operandi degli assassinii ero
lo stesso e che gli omicidi avevano un nesso comune, qualcosa di organizzato, quindi
capisce che non si trattava di un tipico serial killer generico, ma di un gruppo
organizzato127. Nel documentario di Flores e Vassolo emerge l’idea di Oscar sugli assassini
di Juárez: l’assassino è un sadico sessuale che realizza le sue fantasie e lo fa solo perche è
in grado di farlo; le sue fantasie ricorrenti sono: donna legata, in cantina o magazzino e poi
125
El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel, 2009
Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007
127
Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007
126
81
usata. Afferma, inoltre, che “se hai questa fantasia, soldi e potere a Ciudad Juárez, cosa ti
ferma dal realizzarla? Nulla!”128.
L’idea di femminicidio a Juárez, secondo Oscar Mainez, è legato alla negazione,
minimizzazione e colpevolizzazione delle vittime, alla denigrazione della dignità delle
donne incolpate, agli arresti finti con tortura solo per chiudere il caso da parte delle
autorità. Inoltre ritiene che il Paese sia arretrato in materia di diritti umani e giustizia 129 e
che Juárez sia passata dall’essere centro di violenza di piccola scala a grande scala 130.
In un’intervista fatta dal giornalista e scrittore Javier Juárez del 31 gennaio 2009 131 Oscar
racconta di come ha abbandonato i corpi di polizia, affermando che “la sua scelta è
arrivata a seguito del dissenso che ha mostrato per il modo di investigare sui corpi di
donne trovate uccise. Ha detto molte volte di essere convinto che le persone che erano
state arrestate fossero innocenti e che la polizia stavano producendo una falsa prove
d’accusa. Fondamentalmente quello che ha fatto, allora, era di rimanere nel posto di
lavoro nonostante le pressioni fatte per far sì che si dimettesse. Dopo molte pressioni, ha
rassegnato le dimissioni dalla sua posizione”.
Sempre nell’intervista di Javier Juárez, Oscar afferma che “ciò che è sbagliato è il sistema
giudiziario messicano, così come le autorità, accusate di negligenza e noncuranza. Sono
proprio le autorità che utilizzano tutti i tipi di strategie possibili per evitare di rispondere al
problema del femminicidio. Negare il problema, dando la colpa alle vittime non è una
soluzione al problema. E quando si ha una situazione grave come questa, ancora una
volta, invece di indagare si preferisce catturare due persone innocenti, perseguitarle e
128
Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007
Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007
130
Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006
131
<http://javierjuarez.blogspot.es/1233360780/> [26-06-2013]
129
82
torturarle. Vedere come tutte le altre istituzioni si pieghino alle autorità, e vedere come i
giudici siano così facilmente corruttibili, è vergognoso, come è vergognoso anche
l'atteggiamento assunto dai media, che modificano le versioni ufficiali senza pensare alle
conseguenze.”
Il quarto documentario da me esaminato è “En El Borde: El Feminicidio en Ciudad
Juárez” del regista Steev Hise. È un documentario, mio parere, molto esaustivo in quanto,
constando di 9 parti che rappresentano, secondo il regista, gli 9 problemi principali di
Ciudad Juárez, si propone di esaminare la totalità dello scenario juárense. Le 9 parti del
documentario sono: la violenza della povertà, negligenza, tortura, corruzione,
narcotrafficanti, migrazione e frontiera, libero commercio, violenza contro le donne e
“What can be done?” (“Cosa è possibile fare?”).
Nella prima parte il documentario si focalizza sulla situazione demografica della città,
sottolineando come l’aumento della popolazione (passata da essere 278,995 nel 1960 ad
essere 1,300,000 nel 2003) abbia portato ad una povertà tra la gente che, o per lavoro o
per speranza di oltrepassare il confine statunitense, è costretta a vivere a Juárez. La
seconda, la terza e la quarta parte si concentrano sull’atteggiamento di indifferenza delle
polizia e delle autorità dimostrando come il loro lavoro non sia da considerarsi
competente. Nella quinta parte del documentario si sottolinea l’importanza del
narcotraffico nell’economia della città in quanto è diventata un centro di distribuzione di
droga per gli USA, calcolando che circa il 65% di tutta la cocaina che entra di contrabbando
negli USA entra dal Messico. La sesta parte, invece, trattando il tema della migrazione,
dimostra come il salario minimo a Ciudad Juárez sia molto più alto di qualsiasi altra parte,
quindi la città diventa un polo di attrazione per chi ha bisogno di un lavoro. La settima
parte si focalizza sull’industria maquiladora su come il NAFTA abbia contribuito
negativamente al degrado della città. Il regista, infatti, sottolinea come non sia una
coincidenza che l’aumento degli omicidi si ha dal 93, 94, 95 simultaneamente
83
all’implemento di questo trattato. L’ottava parte si propone di trattare il tema della
violenza di genere fornendo testimonianza e dati che lasciano lo spettatore senza parole:
su 10 persone uccise, 6 sono donne. La nona, ed ultima, parte infine prova a dare dei
suggerimenti su cosa sarebbe opportuno fare per ridurre il fenomeno del femminicidio. Il
regista ritiene che i provvedimenti da prendere debbano essere: ri-negoziazione del
NAFTA, rendere le droghe legali, proteggere maggiormente la figura femminile, sperare in
una giustizia che venga da fuori come un investigatore o un giudice statunitense, non
smettere di denunciare e non dimenticare.
A parlare in questo documentario sono Charles Bowden e Alma Gomez. Il primo si
concentra sul tema della città come unica responsabile della morte della sua popolazione,
affermando “Questa città violenta non nutre la sua gente, non la educa, non la protegge”.
Alma, invece, si concentra sull’aspetto della povertà delle vittime che, avendo poche
possibilità di difendersi e denunciare, restano senza giustizia.
Charles Bowden, nato nel 1945, è un autore non-fiction americano, giornalista e saggista
con sede a Las Cruces, Nuovo Messico. È un ex scrittore per il Tucson Citizen 132 e spesso
scrive per l’American SouthWest133. È anche il redattore di GQ134 e di Mother Jones135,
132
<http://tucsoncitizen.com/>[24-06-2013]
Il Tucson Citizen Tucson è un quotidiano di Tucson, Arizona. È stato fondato da Richard C.
McCormick e John Wasson come editore e redattore, il 15 ottobre 1870
133
<http://www.americansouthwest.net/> [24-06-2013]
134
<http://www.gq.com>[24-06-2013]
GQ (originariamente Gentlemen's Quarterly) è una rivista mensile maschile che si concentra su
moda, stile e cultura per gli uomini, attraverso articoli sul cibo, cinema, fitness, sesso, musica,
viaggi, sport, tecnologia, e libri.
135
<http://www.motherjones.com/authors/charles-bowden>[24-06-2013]
Mother Jones (abbreviato MoJo) è una rivista americana di sinistra che investiga e da notizie
straordinarie sulla politica, l'ambiente, i diritti umani e la cultura. Monika Bauerlein e Clara Jeffery
fungono da co-editori.
84
scrive per altri periodici tra cui Harper’s Magazine136, New York Times Book Review137,
Esquire138, e Aperture139. È il vincitore del Premio Lannan Letterario140 per il Non-fiction
nel 1996 e ha ricevuto un premio nel 2010 da United States Artists 141.
Per quindici anni Charles Bowden si interessa e scrive riguardo a Juárez. Egli scrive circa gli
incomprensibili livelli di uccisione in Juárez con un lirismo austero e, difatti è stato definito
"un giornalista sanguinario e coraggioso con la sensibilità di un poeta." Nel suo ultimo
libro, "Murder City: Ciudad Juárez and the Global Economy’s New Killing Fields”142,
Bowden segue tre abitanti della città per un anno: un sicario, una regina di bellezza spinto
alla follia dopo un brutale stupro di gruppo e un giornalista messicano in fuga per salvarsi
la vita. Durante un’intervista143 del 2010 per il New Yorker, Bowden ha rivelato che nel
suo libro ha descritto gli omicidi, le torture e gli stupri in modo frugale perché un tono
136
<http://harpers.org/>[24-06-2013]
Harper’s Magazine è una rivista mensile di letteratura, politica, cultura, finanza, e arti. Lanciato nel
giugno 1850, è la seconda più antica rivista mensile continuamente pubblicata negli Stati Uniti
(Scientific American è la più antica). L'attuale direttore è Ellen Rosenbush, che ha sostituito Roger
Hodge nel gennaio 2010.
137
<http://www.nytimes.com/pages/books/index.html>[24-06-2013]
Il New York Times Book Review è un supplemento settimanale per il New York Times in cui
saggistica e libri di narrativa attuali sono rivisti. Si tratta di uno dei più influenti e più letti Book
Review del settore. Gli uffici sono situati nei pressi di Times Square a New York City.
138
<http://www.esquire.com/>[24-06-2013]
Esquire è una rivista per uomini, pubblicato negli Stati Uniti dalla Hearst Corporation. Fondata nel
1932, fiorì durante la Grande Depressione, sotto la guida dei fondatori Arnold Gingrich, David A.
Smart e Henry L. Jackson.
139
<http://www.aperture.org/> [24-06-2013]
Aperture è una rivista fotografica trimestrale e un editore di libri con sede a New York. La rivista è
pubblicata dalla Aperture Foundation, una organizzazione non-profit dedicata alla fotografia
d'arte.
140
<http://www.lannan.org/bios/charles-bowden> [24-06-2013]
141
<http://www.unitedstatesartists.org/> [24-06-2013]
142
BOWDEN, Charles, Murder City: Ciudad Juárez and the Global Economy’s New Killing Fields,
Nation Books, New York, 2010
143
<http://www.newyorker.com/online/blogs/books/2010/05/the-exchange-charles-bowden-onjurez-murder-city.html> [24-06-2013]
85
piatto trasmette meglio l’agonia rispetto ad una moltitudine di aggettivi. Inoltre aggiunge
che molte persone nel libro sono senza nome per non essere riconosciute ed uccise.
Continua l’intervista affermando che sarebbero tre i provvedimenti da prendere nel
tempo per ridurre il massacro di donne a Juárez: legalizzare le droghe, rielaborare NAFTA
(quindi fornire un salario di sussistenza, proteggere i lavoratori da materiali tossici e
proteggere i sindacati) e cessare dando all'esercito messicano mezzo miliardo di dollari
l'anno : questo, afferma, è il più grande gruppo criminale in Messico e un giocatore in
crescita nel settore della droga. L’intervista segue parlando del libro "Murder City" dove si
esprime frustrazione per la messa a fuoco sulla violenza contro le donne in Juárez,
piuttosto che la disintegrazione della città nel suo complesso; nel suo libro ricorre l’idea
del “presunto colpevole” che viene arrestato ingiustamente solo per coprire un giro di
corruzione molto più ampio. Continua affermando che Juárez è un prodotto di molte cose:
la corruzione messicana, un punto di passaggio fondamentale per l'industria del farmaco e
un'economia fallimentare. Bowden conclude l’intervista affermando che, anche se
preferirebbe scrivere di altro per codardia, è stato addestrato per inoltrarsi nella storia è
riportarla; è un dovere. Afferma di ritenere impossibile essere a conoscenza di tale
scempio, e non scrivere su di esso.
In uno dei documentari da me analizzati, Charles Bowden afferma “in Messico non ci sia
un sistema giudico giusto, no polizia che faccia rispettare le leggi, no giudici giusti, ma c e
un governo che può comprar tutto con i soldi” 144 e che “afferma che l assassinio delle piu
giovani è un simbolo, pero la realtà è che la città causa la morte della sua popolazione.
Questa città violenta non nutre la sua gente, non la educa, non la protegge”. 145
144
145
Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006
Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006
86
Alma Gomez è un avvocato rappresentante i familiari delle vittime e Cofondatrice di
Justicia para Nuestras Hijas146. Nel documentario da me analizzati l’attivista sociale Alma
Gomez sottolinea come il numero delle vittime reso noto sia molto minore del numero
reale poiché le autorità altro non vogliono che occultare il più possibile.147 Inoltre pone
l’attenzione sull’impossibilità delle donne stuprate a Juárez di denunciare, difendersi
legalmente ed ottenere giustizia a causa della loro povertà.148
Il quinto, ed ultimo, documentario che ho esaminato è “Maquilas” dei registi
Isabella Sandri e Giuseppe M. Gaudino. Già dal titolo, è possibile capire che il
documentario tratta il tema dell’industria maquiladora. Sin dalle prime scene viene
espresso lo scopo del documentario: la reporter, Laura, desidera che il documentario
venga trasmesso per far vedere la realtà a tutti affermando che il lavoro a Ciudad Juárez
non è così bello come si pensa, e che la gente però continua ad emigrarci per lavorare.
Continua affermando “Qui ci sono ingiustizie e con questo documentario si vuole far
aprire gli occhi alla gente”.
Il documentario racconta la storia di Adriana, di Felix e degli Zorros del Desierto. Adriana
lavora come volontaria per un'associazione, "Centro de Investigacion y Solidaridad
Obrera". Il suo lavoro è rischioso e ha già ricevuto minacce per la sua vita perché
sensibilizza gli operai e gli abitanti che vivono dentro e attorno alle fabbriche.
146
<http://www.justiciaparanuestrashijas.org/>[22-06-2013]
Justicia para Nuestra Hijas è un’organizzazione fondata nel 2002 da Norma Ledezma, Adriana
Carmona, Luz Estela Castro, Laura Aragon e Alma Gomez, dopo l'assassinio di Paloma Angelica
Escobar Ledezma nel marzo dello stesso anno nella città di Chihuahua. Le missioni
dell’organizzazione sono: individuare le ragazze scomparse e le donne dello Stato di Chihuahua e
promuovere l'accesso alla giustizia per le vittime e le loro famiglie nei casi di scomparsa e
l'omicidio di donne; trasformare lo Stato di Chihuahua in un luogo in cui le ragazze e le donne
possono godere appieno dei loro diritti e possano vivere in sicurezza, un luogo dove, il diritto alla
verità e la giustizia per le famiglie e le vittime di femminicidio e la scomparsa.
147
Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006
148
Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006
87
Felix percorre le rive inesistenti di cemento di quello che non è più un fiume, il Rio Bravo,
ora ridotto a un ridicolo rigagnolo: quasi tutta l'acqua, per complicati accordi, trattati e
dispute,
viene
prelevata
prima
e
deviata
verso
gli
Stati
Uniti.
Felix lavora all'interno dell'associazione "Alianza Ecologista del Rio Bravo" controllando
che non si aggiungano altri danni ambientali a quelli già esistenti. Vuole informare la gente
di Ciudad Juárez su dove vengono portati i rifiuti industriali tossici e i danni che da sempre
il
fiume
subisce,
con
le
conseguenze
inevitabili
su
tutti
gli
abitanti.
Gli Zorros del Desierto è un gruppo di circa sessanta volontari radioamatori che a proprie
spese e con i propri mezzi protegge gli abitanti del quartiere Anapra, facendo delle ronde
notturne e creando una rete di soccorso.
La frase che ricorre spesso nell’intero documentario è "Il capitale è intelligente. Va dove
deve andare.", sottolineando quanto poco importante sia la posizione della maquila per
l’imprenditore che, cio che gli interessa è impiantarla dove costa meno.. Intelligentemente
il capitale straniero ha pensato bene di piantare lì circa 400 fabbriche, maquilas, in 18
parchi industriali (zone franche chiamate Export Processing Zones) poichè Ciudad Juárez è
una città veramente conveniente, dove si prende e non si paga, o si paga poco. Nessuno
paga niente, né tasse, né dazi; si paga poco o niente la mano d'opera; non si è obbligati a
smaltire o a restituire i rifiuti industriali e tossici ai Paesi esportatori di materie prime che
vengono lavorate qui in Messico e che si possono seppellire nel deserto che circonda la
città.
Dalle testimonianze di alcune lavoranti, nella maquila, quando si deve aumentare la
produzione, non lasciano uscire gli operai, pur essendo illegale. La paga è di meno di 40
dollari a settimana e 10 dollari di bonus, solo se non arrivano tardi o non fanno assenze sul
lavoro. Una ragazza, lavoratrice nell’industria maquiladora afferma “quando uno ha
bisogno di lavorare per vivere, va dove gli ordinano di andare. Se non avessi così bisogno
di lavorare, non mi farei calpestare così come ora li lascio fare”.
88
Nel documentario racconta la sua storia Norma Andrade, madre di Lilia Alejandra García
Andrade, assassinata a Ciudad Juárez nel 2001. Della figlia, di cui si è sentito dire che sia
stata consegnata come regalo per l’onomastico di Valentìn Fuentes (della famiglia
Zaragoza-Fuentes, famiglia potente e ricca che ha tutto sotto controllo) le autorità si sono
completamente disinteressate. Norma afferma “Non è giusto che la gente ricca e potente
li umili e gli metta i piedi in testa in questo modo”. La donna non ha rinunciato a lottare
per la giustizia e la verità sul caso di sua figlia e anche per tante altre famiglie colpite dal
femminicidio in Ciudad Juárez. Norma Andrade è anche una delle fondatrici
dell'organizzazione dei diritti umani “Nuestras Hijas de Regreso a Casa” che chiede
giustizia per i casi di donne e bambine assassinate e sparite a Ciudad Juárez.
Essendo una delle attiviste più stimate e considerate, non è estranea ad episodi di
minacce e di violenze. Solo tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 ha subìto due aggressioni.
Venerdì 2 dicembre 2011, mentre tornava a casa, a Ciudad Juárez, Norma Andrade è stata
aggredita da un uomo sconosciuto armato. È stata ricoverata in ospedale per pochi giorni
e, essendo la sua condizione stabile, dimessa. Le organizzazioni per i diritti umani hanno
sollecitato le autorità federali e statali a garantire sicurezza a Norma Andrade e ai
familiari. Quanto accaduto dovrebbe essere indagato in modo imparziale ed efficace,
soprattutto considerando le numerose minacce nei confronti di Norma Andrade e gli altri
membri dell’organizzazione di Nuestras Hijas de Regreso a Casa. 149 Un’ulteriore attacco a
Norma Andrade è stato fatto il 3 febbraio 2012 da uno sconosciuto a sud di Città del
Messico. Verso le ore 09:00, Norma Andrade aveva lasciato la casa dove abitava nel
quartiere di Coyoacán, nel sud di Città del Messico per portare sua nipote a scuola quando
è stata aggredita da un uomo non identificato. L'aggressore si avvicinò e colpì il viso con
un coltello prima di fuggire la scena. Ricoverata in ospedale, Norma Andrade è stata
dimessa dopo un paio di giorni dopo le minacce di morte rivolte al personale ospedaliero.
149
<http://www.amnesty.it/messico-agguato-contro-attivista-norma-andrade> [13-06-2013]
89
A seguito di questo attacco, si è trasferita a Città del Messico per la sua sicurezza e quella
dei suoi figli. La posizione di casa sua era nota solo ai funzionari federali e statali. La
fondazione Front Line Defenders150 ritiene che l'attacco contro Norma Andrade è
direttamente correlato alla sua lotta per la giustizia per l'omicidio della figlia, così come la
lotta comune per la giustizia per l'uccisione di donne e ragazze nello Stato di Chihuahua. 151
Per quanto riguarda la filmografia, invece, ho esaminato 3 film inerenti al
problema del femminicidio nella zona di Juárez. I film che ho preso in analisi sono :
“Backyard-El Traspatio”152, “Bordertown”153 e “The virgin of Juárez”154.
Il primo che andrò a recensire è “Backyard-El Traspatio”, del regista Carlos Carrera.
Già dalle prime scene viene espresso il luogo dove è ambientato il film (Loma de Poleo,
Ciudad Juarez), il periodo (1996) e il motivo per il quale è stato dato questo titolo; il
regista afferma che il titolo fa riferimento al carattere fronterizo, di frontiera, di Ciudad
Juárez, che segna il confine tra il Messico e gli Stati Uniti.
Basandosi su una storia ma non citando i veri nomi dei protagonisti, la trama racconta la
storia di Blanca Bravo, un’ufficiale di polizia che è stata inviato a Ciudad Juárez da Città del
Messico per indagare su una serie di omicidi di giovani donne. Le ipotesi sui presunti
colpevoli vanno da un serial killer ai cartelli di droga, ma Carrera è in grado di denunciare
e, soprattutto, punta l’attenzione sul fatto che i colpevoli che non siano mai stati
consegnati alla giustizia in quanto la verità più devastante che emerge è che questi omicidi
150
Front Line Defenders è una fondazione internazionale, fondata a Dublino nel 2001 con lo scopo
specifico di proteggere i difensori dei diritti umani a rischio, le persone che lavorano, non-violenza,
per uno o tutti i diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU).
151
<http://www.frontlinedefenders.org/node/17292> [13-06-2013]
152
Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, Messico, 2009
153
Gregory Nava, Bordertown, USA, 2007
154
Kevin James Dobson, The virgin of Juárez, USA, 2006
90
continuano ad accadere perché essi sono diventati comuni. Oggi, gli uomini uccidono le
donne semplicemente perché possono. Blanca, quindi, scopre una forza di polizia
incompetente e complice e una popolazione locale indifferente.
Il tema del femminicidio è quindi, senza dubbio, l’elemento fondamentale del film. A ciò si
legano i temi dell’industria maquiladora, del narcotraffico (Blanca riesce ad arrestare la
banda dei Cheros e i suoi principali esponenti) e dell’inefficienza della polizia locale.
Come emblema della violenza di genere, il film racconta la storia di Juana, un’attraente
ragazza messicana che si trasferisce a Ciudad Juárez andando a vivere a casa di una cugina
e iniziando a lavorare in una fabbrica. Lei e la cugina cominciano a sentirsi libere, essendo
lontane dai genitori, guadagnando dei soldi e uscendo per locali notturni. In uno di questi
Juana incontra Cuberto. Lui diventa il suo ragazzo, ma il senso di libertà acquisito da
Juana, la porta ad uscire sempre di più e a incontrare un altro ragazzo, con la conseguente
rottura con Cuberto. Una sera, Cuberto, geloso, le mette una droga nel drink, la porta a
casa di amici dove gli amici si lui approfittano Juana e costringono Cuberto ad ucciderla
mettendole un sacchetto di plastica in testa e lasciandola nel deserto. I colpevoli non
vengono catturati, ma, in compenso, viene trovato un capro espiatorio, un uomo vicino a
Juana, che viene arrestato con l’accusa di omicidio. In tutto il film ricorre anche l’idea di
capro espiatorio e Blanca, molto spesso fa riferimento al caso eclatante di Abdel Latif
Sharif, appellandolo però con il nome di Abdalah Haddad.
In tutto il film non si fa altro che accusare i metodi e le azioni della polizia, rimarcando
quanto siano inutili e spesso forvianti le loro indagine. Viene sottolineato inoltre che, se
un poliziotto non è corrotto ma agisce in modo pulito per aiutare concretamente le donne
in difficoltà, viene allontanato dal suo lavoro, come se non lo stesse facendo in maniera
corretta.
91
Durante le riprese del film, molte minacce sono arrivate al cast e alla troupe di “Backyard”,
come ad esempio un agnello macellato sulla sua porta di casa, con una minaccia di morte
appuntato ad esso arrivato alla protagonista. Anche se le autorità messicane, alla fine,
hanno deciso di fornire protezione a Carrera e alla sua troupe, hanno prima cercato di
dissuaderlo dal progetto, sperando che invece girasse una commedia romantica a Cancun.
Il secondo film da me analizzato è “Bordertown” del regista Gregory Nava.
I titoli iniziali affermano che le società americane stanno usando il North American Free
Trade Agreement per aprire grandi maquiladoras vicino al confine con gli Stati Uniti
d'America. Le maquiladoras assumono soprattutto donne messicane per farle lavorare
molte ore e pagandole poco in confronto alla grande quantità di beni che producono (1
televisore ogni 3 secondi, 1 computer ogni 7).
Basato
su
una
storia
vera,
il
film
presenta
Lauren
Adrian,
un'appassionata giornalista americana del Chicago Sentinel, che vorrebbe occuparsi di
questioni internazionali come la guerra d'Iraq, invece il suo direttore George Morgan le
assegna un'inchiesta su una serie di crimini irrisolti in cui le vittime sono delle giovani
donne che lavorano nelle maquiladora a Ciudad Juárez.
Eva, una di queste lavoratrici, originaria dello stato di Oaxaca, a Sud del Messico, viene
seguita in un vicolo da un uomo e, scappando da questo, prende un bus per tornare a casa
sua nella città-barraccopoli dove vive. Passano le fermate e tutti i passeggeri scendono dal
bus, a quel punto l'autista le chiede se ha qualche problema se prima di portarla a casa si
ferma a fare benzina, ed Eva accetta. Tuttavia, lui si dirige verso una zona molto isolata e
l'assale e la stupra assieme ad un altro uomo, tentando alla fine di strangolarla. I due
uomini, credendo Eva morta, la sotterrano viva. Più tardi, con quel poco di energie che le
sono rimaste, Eva riesce a dissotterrarsi e a scappare.
92
Arrivata a Juárez, Lauren rincontra Alfonso Díaz, con il quale aveva già lavorato; egli è il
caporedattore del giornale locale El Sol de Juárez, giornale al quale Eva, cosciente del fatto
che la polizia non la possa aiutare, va a chiedere giustizia. Lauren e Díaz riescono a
nascondere Eva e sua madre dalle autorità locali che le stanno cercando: Eva racconta la
sua vicenda a Lauren, dal suo lavoro alla maquiladoras fino all'assalimento, quindi
cominciano a raccogliere prove fotografando i vari autisti degli autobus e riescono a
trovare l'assalitore di Eva.
Per servire da esca, Lauren inizia a lavorare in una maquila. Infatti, quando al termine del
lavoro sale sull'autobus, l'autista si comporta proprio come aveva con Eva, portandola in
un luogo isolato con la scusa di fare benzina. Lauren, a differenza di Eva, riesce a ferire
l'aggressore al volto, intrappolandolo sull'autobus. Quindi chiama la polizia che interviene
arrestando l'autista. Si scopre che il luogo è sede di diverse fosse comuni, soprattutto di
donne.
Lauren scrive e spedisce l'articolo sulla vita di Eva e delle donne di Ciudad Juárez alla
redazione del Chicago Sentinel e il suo articolo viene pienamente approvato dal
caporedattore che però, in seguito non glielo farà pubblicare poiché corrotto da un
senatore.
Eva dovrebbe testimoniare al processo contro l'autista, ma decide di non farlo per la paura
di venir assassinata, e prova ad emigrare negli Stati Uniti con altri emigranti, nascosta nel
bagagliaio di una macchina. Viene scoperta dalla polizia americana e quindi arrestata.
Dìaz viene ucciso da sconosciuti mentre era nella redazione del suo giornale perché esso
raccontava delle verità scomode.
Nell’intero film ricorre, tra le righe, l’idea di corruzione e negligenza che dilaga tra le forze
politiche e di polizia. Questi ultimi sono descritti come immobili di fronte alla situazione
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che si espande. Nessun poliziotto è così pulito e non corrotto da denunciare o mostrare un
segno di sostegno per la situazione. Così come le autorità, che sono talmente potenti da
corrompere un’intera redazione giornalistica per bloccare l’uscita di un articolo che
avrebbe potuto infangare la zona e le persona che la governano. Inoltre, il film racconta di
come il giornalismo libero non abbia la possibilità di esistere a Juárez, essendo uno dei
pochi mezzi di comunicazione che sarebbe in grado di raccontare la verità sullo scenario
abominevole. Infine, il regista pone l’attenzione sulla popolazione; è una popolazione
spaventata, terrorizzata da ciò che potrebbe accaderle poiché non ha alcuna protezione
da parte della polizia e delle autorità: è una popolazione che preferisce cercare di valicare
il confine chiusi in un bagagliaio piuttosto che affrontare un processo, esporsi e rischiare di
essere uccisa.
L’ultimo film da me visionato è “The virgin of Juárez” del regista Kevin James
Dobson.
La scena iniziale del film mostra la protagonista, Mariela, scendere da un pullman a Juarez
e, mentre cammina per strada prega tenendo in mano una collanina della Vergine Maria,
un uomo, nascosto, la fotografa, un altro l’aggredisce pubblicamente e un altro (Felix,
complice
dell’aggressore)
la
salva
e
le
offre
il
suo
casa
e
lavoro.
La scena si sposta su una giornalista di Los Angeles, Karina Danes, che parla con
un’ufficiale di polizia, la quale nega che ci sia una situazione pericolosa a Juárez e che
afferma “ci sono più uccisione a Newyork e Los Angeles in un mese che qui in un anno”.
In casa, Mariela continua a pregare la Vergine Maria; un giorno, Felix porta un amico che
“vuole conoscerla”; in realtà Mariela viene stuprata e picchiata. Va all’ospedale.
Karina viene a sapere di Mariela, che è sopravvissuta, e vuole interrogarla. Arriva in
ospedale dove Mariela era ricoverata e viene a sapere che Mariela crede di avere avuto
visioni della Vergine Maria e che le sono spuntate le stigmate alle mani. La Vergine,
94
afferma Mariela, l’avrebbe salvata dall’oscurità. Così, i volontari dell’ospedale, molto
credenti, la portano in una chiesa dove viene curata da delle madri, non da medici e
tenuta come “figura sacra”. La comunità, intanto, collabora per trovare l’aggressore della
donna e Mariela continua a sostenere la sua tesi: dopo essere stata torturata, camminava
sola nel deserto, come se fosse spinta dalla vergine e circondata da una luce brillante e
guardandosi le mani ha visto del sangue scorrere, senza dolore; lei crede di avere una
missione.
Trovato l’aggressore, viene ucciso da un fedele, senza che quest’ultimo venga arrestato
poiché legittimato ad uccidere in quanto l’uomo era il violentatore della Vergine Maria.
Nel frattempo che Mariela è diventata anche la speaker radiofonica di un programma
dove aiuta i juárensi a farsi forza e a non lasciarsi abbandonare alla situazione deplorevole,
riconosce il suo stupratore, che altri non era che il prete che l’aveva sempre assistita. Così,
durante il loro incontro dove l’uomo chiede il perdono della donna, scoppia un incendio,
l’uomo muore, ma arriva Karina che tenta di salvare Mariela che, però, desidera non
essere salvata, così muore anche lei nell’incendio lasciandosi bruciare viva dalle fiamme.
La scena finale del film è chiarificatrice ed emblematica del problema di Juárez: un’altra
donna scende da un pullman a Juárez e viene presa da degli uomini su un furgoncino.
Il film è indubbiamente incentrato sulla religiosità degli abitanti di Juárez che,
nascondendosi dietro la venerazione della ragazza, dimenticano ciò che è realmente
importante. Spesso ricorrono immagini di scritte sui muri che echeggiano la frase "The
bible is truth, read it", rimarcando la necessità della popolazione di aggrapparsi a un
piccolo spiraglio di speranza per sopportare l’orribile scenario i cui vivono.
Emerge anche qui, come il libero giornalismo non sia possibile in quelle zone e che, non
appena un giornalista venuto da fuori sente la necessità di raccontare cosa accade a
95
Juárez, subito si rende conto di quanto ciò sia impossibile e come la polizia non sia in
grado si cambiare lo stato di cose in tutta la zona.
96
APPENDICE
97
Aggiungo alla mia tesi un elenco completo, in ordine alfabetico, delle vittime di Ciudad
Juárez dal 1993 a settembre 2006. 155 Sono stati riportati nomi, cognomi, età e data di
morte.
Ho ritenuto opportuno aggiungere il seguente elenco poiché mi sembrava doveroso dare
un nome alle vittime tanto descritte nelle pagine precedenti; inoltre credo fermamente
che le donne sotto elencate abbiano diritto a essere ricordate poiché è con la memoria
che si impara a non commettere nuovamente gli stessi errori nel futuro.
Abigail González Benítez, 42 anni, (06.07.03)
Abigail Rodríguez Rincon, 25 anni, (entro 09.06)
Adriana Acevedo Juárez o Adriana Saucedo Juárez, 25 anni, (17.10.00)
Adriana Iveth González, 15 anni, (15.08.05)
Adriana Martínez Martínez (15.10.95)
Adriana Torres Márquez, 15 anni, (02.11.95)
Aída Araceli Lozano Bolaños o Araceli Lozano Bolaños, 24 anni, (01.08.98)
Aída Avila Hernández, 18 anni (03.07.03)
Aída Carrillo Rodríguez o Aída Carrillo, 26 anni, (07.07.00)
Airis Estrella Enriquez, 7 anni, (16.05.05)
Alejandra Bisceas Castro o Alejandra Viescas Castro, 13 anni (21.03.95)
Alejandra del Castillo Holguín o Perla del Castillo Holguín o Perla del Castillo, 29 anni,
(11.03.00)
Alejandra Janeth Diaz Sánchez, 13 anni, (17.09.05)
Alejandra Medrano Chavarria, 25 anni, (25.01.05)
Alexis Guadalupe Ramírez, 24-27 anni, (16.05.00)
Alma Brisa Molina Baca, 34 anni, (26.07.04)
Alma Delia Chávez Marquez, 37 anni, (21.05.04)
155
WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border,
Burbank, 2006 pp. 363-379
98
Alma Delia Moreno Cadena, 45 anni, (09.09.05)
Alma García, 30 anni, (08.01.02)
Alma Mireya Chavarría Fávila o Alma Chavira Farel, 5 anni, (21.01.93)
Alma Neli Osorio Bejarano, 21 anni, (18.11.01)
Amalia Morales Hernández, 37 anni, (13.02.03)
Amalia Saucedo Díaz de León, 33 anni, (30.11.97)
Amelia Lucio Borjas o Amelia Lucio Borja, 18 anni, (27.05.97)
Amparo Guzmán Caixba o Amparo Guzmán, 18 anni, (01.04.00)
Ana Hipólito Campos, 38 anni, (02.02.98)
Ana María Gardea Villalobos, 12 anni, (03.03.97)
Ana María Gil Bravo o Ana Gil Bravo, 34 anni, (02.01.93)
Ana Maria Reyes Valverde, 35 anni, (16.09.04)
Anabel Mendoza Torres, 30 anni(26.03.03)
Anay Orozco Lerma o Anahi Orozco, 10 anni, (2005)
Angélina Luna Villalobos, 16 anni, (25.01.93)
Antonia Ceniceros Corral, 60 anni (06.04.03)
Antonia Hernández Pérez, 36 anni, (10.96)
Antonia Ramírez Calderón, 35 anni, (24.08.94)
Antonia Valles Fuentes, 46 anni, (19.06.01)
Apolonia Fierro Poblano, 66 anni, (11.06.97)
Araceli Esmeralda Martínez Montañés o Araceli Rosaura Martínez Montañés o Araceli
Esmeralda Martínez, 20 anni, (01.07.95)
Araceli Gallardo Rodríguez, 35 anni, (05.06.96)
Araceli Lozano Bolaños, 24 anni, (05.08.98)
Araceli Manríquez Gómez o Aracely Manríquez Gómez, 25 anni, (18.08.98)
Araceli Núñez Santos, 19-22 anni, (29.11.97)
Aracely, 23 anni, (06.10.96)
99
Argelia Salazar Crispín o Argelia Irene Salazar Crispín, 24 anni (02.98)
Bárbara A. Franco Rivera, 3 anni, (09.11.04)
Berenice Delgado Rodríguez o Brenda Berenice Delgado Rodríguez, 5 anni, (09.02.03)
Berenice Gómez Ortiz, 23 anni, (12.03.00)
Berta Briones o Berta Luz Briones, 41 anni, (02.08.99)
Blanca Vázquez Valenzuela o Blanca Estela Vázquez Valenzuela, 36 anni, (18.10.99)
Brenda Alfaro Luna o María Esther Luna Alfaro, 15-17 anni, (12.10.97)
Brenda Herrera, 15 anni, (06.11.01)
Brenda L. Santos González, 15 anni, (17.03.03)
Brenda Lizeth Nájera Flores o Brenda Lizeth Nájera, 15 anni, (05.12.96)
Brenda P. Méndez Vázquez o Patricia Méndez Vázquez o Brenda Patricia Méndez
Vázquez, 14 anni, (26.06.98)
Brisa Nevárez de los Santos o Brisa Nevárez Santos, 20 anni, (26.01.01)
Carla M. Contreras López, 24 anni, (17.02.95)
Carmen Estrada Márquez, 26 anni, (02.02)
Carolina Carrera Aceves o Carolina Carrera, 30 anni, (19.03.02)
Cecelia Covarrubias Aguilar, 19 anni, (15.11.95)
Cecilia Sáenz Parra, 20 anni, (31.01.00)
Celia G. Gómez de la Cruz o Celia Guadalupe Gómez de la Cruz, 14 anni, (11.98)
Cervantes Dávila, (07.07.98)
Cinthia Armendáriz Moreno, 15 anni, (21.08.02)
Cinthia Irasema Ramos, 21 anni,(06.12.04)
Clara Hernández Salas o Clara Hernández Martínez, 32 anni, (22.02.02)
Clara Zapata Alvarez o Clara Zepeda Alvarez o Clara Zapata Zepeda Alvarez, 16 anni,
(15.02.98)
Claudia Escamilla Alcántar (08.11.95)
Claudia Flores Javier, 17 anni, (24.12.05)
100
Claudia G. Martínez Hernández, 3 anni, (22.02.02)
Claudia Guillen Hinojosa, 28 anni, (12.01.05)
Claudia I. Tavares Rivera, 22 anni, (21.01.03)
Claudia Ivette González, 20 anni, (06.11.01)
Claudia Ramos López, 8 anni, (13.10.96)
Consuelo Ortiz Contreras, 2 anni, (28.09.01)
Coral Arrieta Medina, 17 anni, (12.03.05)
Cristina Escobar González, 22 anni, (13.03.04)
Cynthia Irasema Ramos, 21 anni, (3.12.04)
Cynthia Portillo de González o Cinta Portillo de González, 26 anni, (08.04.02)
Cynthia R. Acosta Alvarado o Cinthia Rocío Acosta Alvarado o Cynthia Rocío Acosta
Alvarado, 10 anni, (09.02.97)
Dalia Noemí Diaz Montezuma, 16 anni, (26.07.05)
Deisy Salcido Rueda, 26 anni, (17.11.02)
Denisse Yaliz Pérez Cano,2 anni, (04.09.04)
Diana Belam Ortega, 21 anni, (09.09.05)
Diana M. Hernández Vázquez, 14 anni, (04.04.03)
Diana Yazmín García Medrano, 18 anni, (07.08.03)
Domitila Trujillo Posada o Otilia Santos Trujillo, 27 anni, (04.10.00)
Donna Maurine Strippling Boggs o Donna Maurine Striplin Boggs, 28 anni, (08.05.94)
Dora A. Martínez Mendoza o Dora Alicia Martínez Mendoza, 34 anni, (26.08.02)
Dora Sara Zamparripa, 48 anni, (05.12.99)
Elba Hernández Martínez o Elva Hernández Martínez, 40 anni, (18.09.00)
Elba Reséndiz Rodríguez, 35 anni, (25.12.98)
Elena García Alvarado o Helena García Alvarado, 35 anni, (01.03.99)
Elisa Carrera Aceves o Alicia Cerrera o Alicia Harrea, 72 anni, (19.03.02)
Elisa Rivera Rodríguez o Elsa Rivera Rodríguez, 63 anni, (20.07.97)
101
Elizabeth Castro García, 17 anni, (13.08.95)
Elizabeth Flores Sánchez, 20 anni, (08.06.99)
Elizabeth Martínez Rodríguez, 26 anni, (05.05.95)
Elizabeth Ramos, 26 anni, (08.05.93)
Elizabeth Robles Gómez o Elizabeth Gómez, 23 anni, (25.12.95)
Elizabeth Soto Flores, 26 anni, (25.10.98)
Elizabeth Verónica Olivas o Elba Verónica Olivas, 17 anni, (21.02.98)
Elodia Payán Núñez, 47 anni, (04.08.00)
Elsa América Arrequín Mendoza, 22 anni, (14.02.99)
Elvira Carrillo de la Torre o Elvira Carrillo de la Fuente, 72 anni, (18.01.01)
Elvira Varela Pérez, 38 anni, (10.04.97)
Emilia García Hernández o Alicia Pulido Sarid Duron, 32 anni, (11.02.94)
Emilia Ulloa Galván, 64 anni, (19.04.98)
Emy Y. Gaytán Núñez, 2 anni, (20.07.03)
Eréndira Buendía Muñoz, 17 anni, (14.11.97)
Erendira Ponce Hernández o Erendira Ivonne Ponce o Erendira Ivonne Ponce Hernández,
17 anni, (30.08.98)
Erica García Moreno, 18 anni, (14.07.95)
Erika Ivonne Ruiz Zavala, 16 anni, (23.06.01)
Esmeralda Andrade Gutiérrez, 35 anni, (01.02.94)
Esmeralda Herrera Monreal (06.11.01)
Esmeralda Juárez Alarcón, 17 anni, (10.02.03)
Esmeralda Leyva Rodríguez , 13 anni, (13.11.93)
Esmeralda Urías Sáenz, 23 anni, (19.11.94)
Estefanía Corral Martínez o Estefanía Corral González, 22 anni, (03.03.96)
Fabiola Zamudio, 35 anni, (16.04.95)
Fátima Vanessa Flores Díaz, 14 anni, (05.11.00)
102
Flor E. Monreal Meléndez, 19 anni, (03.07.00)
Flor Fabiola Ferrer Rivera, 20 anni, (09.12.04)
Flor Márquez Valenzuela o Flor Idalia Márquez o Flor Idalia Márquez Valenzuela, 15 anni,
(29.04.01)
Francilina Pereyra, 38 anni, (07.03.03)
Francisca Epigmenia Hernández, 36 anni, (18.02.96)
Francisca Lucero Gallardo (08.11.95)
Francisca Sánchez Gutiérrez, 51 anni, (04.12.98)
Francisca Torres Casillas, 48 anni, (04.12.01)
Gabriela “La China” (2004)
Gabriela Domínguez Aguilar, 23 anni, (29.08.93)
Gabriela Martinez Calvillo o Gabriela Edith Martinez Calvillo o Gabriela Edith Márquez
Calvillo, 15 anni, (15.05.98)
García Aldaba (23.05.95)
Gema Nevárez, 14 anni, (21.06.01)
Gladys Janeth Fierro Vargas o Gladys Janeth Fierro, 10 anni, (08.05.94)
Gladys Lizeth Ramos Esparza o Gladys Lizeth Ramos Escárega, 27 anni, (15.03.99)
Gloria Betances Rodríguez 34 anni, (27.05.02)
Gloria Elena Escobedo Piña o Gloria Escobedo Piña, 20 anni, (20.08.95)
Gloria Ivana Berumen Robles, 14 anni, (25.04.06)
Gloria M. Escalante R. o Gloria Escalante Rodríguez o Gloria Escalante Rodríguez de
Gómez, 73 anni, (24.03.02)
Gloria Martínez Delgado, 40 anni, (09.03.99)
Gloria Moreno Avilés, 33 anni, (11.02.97)
Gloria Rivas Martínez, 16 anni, (26.10.02)
Graciela Bueno de Hernández o Gabriela Bueno Hernández, 26 anni, (26.10.94)
Graciela García Primero, 28 anni, (29.01.95)
103
Guadalupe I. Estrada Salas o Guadalupe Ivonne Estrada Salas, 16 anni, (11.06.93)
Guadalupe Juárez Rodríguez, 39 anni, (30.04.03)
Guadalupe Santos Gómez, 36 anni, (24.05.04)
Guadalupe Verónica Castro Pando o Verónica Guadalupe Castro Pando, 17 anni,
(02.03.96)
Guillermina Hernández Chávez o Guillermina Hernández, 15 anni, (13.12.94)
Haydée Osorio Rosales, 51 anni, (19.04.98)
Hester Susanne van Nierop o Hester van Nierop, 28 anni, (20.09.98)
Hilda Fierro Elías o Hilda Fierro Olivas, 18 anni, (15.08.94)
Hilda Rodríguez Núñez, 28 anni, (12.01.02)
Hilda Sosa Jiménez, 29 anni, (30.09.96)
Hortensia Parra Chávez, 58 anni, (03.11.97)
Ignacia Rosales Soto o Ignacia Morales Soto, 22 anni, (20.11.95)
Inés Silvia Marchant o Silvia Marchant o Inés Silvia Merchant, 20 anni, (14.02.00)
Irma Angélica Rosales Lozano, 13 anni, (15.02.99)
Irma Arellano Castillo o Irene Castillo, 63 anni, (04.06.99)
Irma Leticia Muller Ledezma, 37 anni, (18.05.04)
Irma Márquez, 32 anni, (25.07.00)
Irma Rebeca Sifuentes Castro o Irma Rebecca Fuentes, 18 anni, (11.05.01)
Irma Rebeca Fuentes, 18 anni
Irma Valdez Sánchez, 35 anni, (2002)
Jacqueline C. Sánchez Hernández o Jacqueline Cristina Sánchez Hernández, 14 nni,
(05.00)
Jessica Lizalde de León o Jessica Lizalde León, 30 anni, (13.03.93)
Jessica Martínez Morales o Yésica Martínez Morales, 13 anni, (02.01.98)
Josefina Contreras Solis, 38 anni, (02.01.05)
Juana Aguinaga Mares o Juana Iñiquez Mares, 35 anni, (19.10.97)
104
Juana González Piñón o Juana Gonzáles, 36 anni, (05.01.00)
Juana Sandoval Reyna, 17 anni, (10.02.03)
Julia Mauricio de Colorbio, 77 anni, (08.12.97)
Julieta Enríquez Gonzales, 39 anni, (03.08.02)
Karina Avila Ochoa, 29 anni, (07.12.97)
Karina C. Ramos González o Karina Candelaria Ramos González, 22 anni, (23.07.03)
Karina Daniela Gutiérrez, 21 anni, (18.04.95)
Karina Enríquez Amparán, 25 anni, (11.11.00)
Karina Soto Diaz o Karina Soto Cruz, 3 anni, (13.04.97)
Laura Ana Inere, 27 anni, (24.12.95)
Laura B. Ramos Monárrez o Laura Berenice Ramos Monárrez (06.11.01)
Laura Georgina Vargas, 30 anni, (01.01.01)
Laura Ivette León Chávez, 13 anni, (21.05.04)
Laura Lourdes Cordero o Laura Lourdes Cordero García (19.04.98)
Laura Márquez Valenzuela o Laura Alondra Márquez, 18 anni, (11.05.01)
Laura Rocío Lara Amaro, 17 anni, (07.03.00)
Lesdy, 6 anni, (2005)
Leticia Alvírez Carrera o Leticia Caldera Alvídez, 27 anni, (06.03.02)
Leticia Armendáriz Chavira o Leticia Armendáriz, 32 anni, (04.08.00)
Leticia de la Cruz Bañuelos, 30 anni, (01.11.96)
Leticia García Rosales, 37 anni, (11.11.96)
Leticia Palafox Zavala o Alma Patricia o Leticia Palafox Zamora, anni 14, (15.08.96)
Leticia Quintero Moreno, 23 anni, (04.04.)
Leticia Reyes Benítez, 20 anni, (05.02.95)
Leticia Vargas Flores, 48 anni, (19.07.01)
Lidia Elías Granados, 52 anni, (14.08.04)
Lilia Alejandra García Andrade o Lilia Alejandra García A., 17 anni, (21.02.01)
105
Lilia Reyes Espinosa o Lilia Juliana Reyes Espinosa, 26 anni, (08.02.03)
Liliana Frayre Bustillos, 23 anni, (07.07.95)
Liliana Holguín de Santiago o Liliana Hodging de Santiago, 17 anni, (04.00)
Linda Sandoval Sánchez o Linda Ramos Sandoval, 31 anni, (21.06.02)
Litzy Paola Ramírez , 8 anni, (10.12.00)
Lorenza Clara Mavie Torres, 26 anni, (07.07.04)
Lorenza I. González Almillo o Lorenza Isela González o Lorenza Isela González Almillo, 38
anni, (25.04.94)
Lorenza Rodríguez Calderón , 32 anni, (04.04.04)
Lorenza Veronica Calderon, 32 anni, (02.04.04)
Lourdes I. Lucero Campos o Lourdes Ivette Lucero Campos, 26 anni, (18.01.02)
Lucila Silva Salinas o Lucila Silva Dávalos, 30 anni, (02.06.02)
Lucy, 19 anni, (02-03.96)
Luisa Lorena Hernández Carrasco, 27 anni, (25.02.06)
Luisa Rocío Chávez Chávez , 14anni, (13.05.04)
Luz Ivonne de la O García o Luz de la O García, 20 anni, (21.04.93)
Luz M. Jiménez Aguilar, 18 anni, (03.10.96)
Luz Martínez Reyes o Luz Adriana Martínez Reyes, 17 anni, (31.08.96)
M. Viviana Rayas Arellanes o Marcela Viviana Rayas Arellanes, 16 anni, (03.03)
Manuela Cano Luna, 50 anni, (09.02.05)
Manuela Hermosillo Quezada o Manuela Hermosillo Quintero, 52 anni, (08.06.02)
Marcela Marcías Hernández o Marcela Hernández Macías, 35 anni, (12.06.97)
Marcela Santos Vargas o Marcela Santos Garza, 18 anni, (13.09.93)
Margarita Briseño Rendón, 36 anni, (27.09.02)
Margarita Cardoza Carrasco, 74 anni, (25.02.06)
Margarita González Hernández, 38 anni, (02.08.99)
Margarita Juárez Torres, 41 anni, (02.02.04)
106
María Agustina Hernández, 33 anni, (24.06.94)
María Ascensión Aparicio Salazar, (29.09.99)
María Cendejas Martínez, alias Graciela Martínez, 46 anni, (04.11.01)
María Clara Mavie Torres Castillo,26 anni, (07.07.04)
María D. Quiñónez Corral,43 anni, (11.05.03)
María de J. Barrón Rodríguez, 30 anni, (07.11.93)
María de Jesús González Apodaca, 32 anni, (30.11.02)
María de Jesús Lechuga Meza, 56 anni, (04.07.98)
María de Jesús Valenzuela o María de Jesús Fong Valenzuela, 35 anni, (22.11.02)
María de la Luz Murgado Larrea o María de la Luz Murgado G., 42 anni, (17.02.97)
Maria de la Luz Martinez Garcia, 30 anni, (12.04.06)
María de León Calamaco, 52 anni, (26.02.01)
María de los Angeles Acosta Ramírez
María de los Angeles Alvarado Soto, 65 anni, (07.04.00)
María de los Angeles Deras o Miriam de los Angeles Deras, 28 anni, (26.08.95)
María de Lourdes Galván Juárez,26 anni, (26.11.99)
María de Lourdes Villaseñor, 32 anni, (13.07.97)
María del Refugio Núñez L. o María del Refugio Núñez Lopez, 23 anni, (16.10.99)
María del Rocío Cordero Esquivel o María Rocío Cordero o María Rocío Cordero Esquivel,
11 anni, (12.03.94)
María del Rosario Lara Loya o Patricia, alias “la burra”, 48 anni, (08.08.94)
María del Rosario Ríos o María Rosario Rios, 48 anni, (14.04.02)
María Díaz Díaz, 67 anni, (28.03.00)
María Domitila Torres Nava, 45 anni, (14.10.96)
María E. Acosta Armendáriz, 43 anni, (17.09.00)
María Elba Chávez o María Elba Chávez Caldera, 60 anni, (06.07.99)
María Elena Caldera o María Elena Chávez Caldera, 15 anni, (24.10.00)
107
María Elena Salcedo Meraz o Elena Salcido Meraz o María Elena Saucedo Meraz, 35 anni,
(26.01.00)
María Elsa Cano Gutiérrez, 21 anni, (04.09.04)
María Enfield de Martínez, (08.07.94)
María Estela Martínez o Ma. Estela Martínez Valdez, 22 anni, (09.01.99)
María Esther López de Ruiz, 43 anni, (12.09.93)
Maria Estrellan Cuevas Cuevas, 20 anni, (05.05.05)
María Eugenia Martínez Hoo o Eugenia Martínez Poo, 27 anni, (06.08.97)
María Eugenia Mendoza Arias, 28 anni, (03.10.98)
María G. Rivas Triana Ramírez, 44 anni, (15.11.00)
María I. Chávez Martínez González o María Isabel Martínez González o María Isabel
Chávez González, 42 anni, (7.11.00)
María I. Haro Prado o María Isabel Haro Prado, 38 anni, (26.03.97)
María I. Plancarte Luna o María Irma Plancarte Lugo o María Irma Blancarte Lugo, 30 anni,
(22.09)
María Inés Ozuna Aguirre
María Isabel Nava Vázquez, 18 anni, (28.01.00)
María Isela Rivera Núñez o María Isela Núñez Herrera, 28 anni, (25.01.98)
María Julia Luna Vera o Julia Luna Vera o María Luisa Luna Vera, 46 anni, (09.04.01)
María L. Carsoli Berumen o María Luisa Carsoli Berumen, 34 anni, (21.12.01)
María L. Gutiérrez o Lourdes Gutiérrez Rosales, 35 anni, (11.06.01)
Lourdes Gutiérrez Rosales, 34 anni
María Liliana Acosta Acosta, 19 anni, (16.01.05)
María Lopez Torres, 24 anni, (01.01.02)
María Luisa Cuéllar o María Luisa Estrada, 24 anni, (08.04.02)
María M. Carmona Zamora o María Maura Carmona Zamora, 30 anni, (11.02.98)
María Marisol Franco de García, 47 anni, (03.10.96)
108
María Máynez Sustaita, (08.11.95)
María Montes Lazcano, 27 anni, (04.03.97)
María Moreno Galaviz, (05.09.95)
María Navarrete Reyes o Martha Cecilia Navarrete Reyes, 14 anni, (02.07.96)
María Osuna Aguirre, 18 anni, (21.03.95)
María Quezada Amador o María Cristina Quezada Amador o Cristina Quezada Mauricio,
32 anni, (22.01.95)
María Rosa León Ramos, 23 anni, (16.05.98)
María S. Luján Mendoza, 25 anni, (13.11.96)
Maria Sagrario González Flores, 17 anni, (30.04.98)
María Santos Ramírez Vega o María Santos Ramírez, 42 anni, (07.04.99)
María Santos Rangel Flores, 40 anni, (05.01.00)
María Saturnina de León, 50 anni, (27.02.01)
María T. Contreras Hernández, 40 anni, (08.09.93)
María T. Renteria Salazar o María Teresa Renteria Salazar o Teresa Renteria, 34 anni,
(29.11.97)
María Teresa Araiza Hernández, 19 anni, (26.06.03)
María Teresa Tullius, 22 anni, (11.04.03)
María Verónica Santillanes Nájara o Verónica Santillanes Madera, 32 anni, (04.11.00)
Maribel Palomino Arvizu, 17 anni, (18.03.97)
Maribel Villa Santana, 31 anni, (13.07.03)
Maritza Toribio Flores, 11 anni, (23.04.00)
Marta Alicia Meraz Ramirez, 40 anni, (24.05.05)
Marta Celilia Vazquez Jimenez, (25.11.04)
Martha A. Esquivel Garcia o Martha Alicia Esquivel Garcia o Martha Alicia Esquivel, 32
anni, (16.06.00)
Martha Alicia Meraz, 47 anni, (24.05.05)
109
Martha Arguijo Castañeda, 33 anni, (12.02.96)
Martha C. Pizarro Velásquez o Martha Claudia Pizarro Velásquez o Berta Claudia Pizarro
Velasco, 23 anni, (3.11.01)
Martha E. Veliz Valdez o Martha Esmerelda Veloz Vasquez o Martha Esmerelda Veloz
Valdez, 20 anni, (22.01.98)
Martha Francisca Hernández, 29 anni, (06.06.00)
Martha Granados Villegas, 37 anni, (21.10.05)
Martha Lizbeth Hernández Moreno, 16 anni, (02.11.04)
Martha Sosa Gallardo, 41 anni, (24.11.02)
Martha Y. Gutiérrez García o Martha Yolanda Gutiérrez García o Martha Gutiérrez García,
18 anni, (07.09.97)
Mayra Gema Alamillo González, 20 anni, (23.07.03)
Mayra Juliana Reyes Solís
Mayra Yesenia Nájera, (28.04.03)
Merced Ramírez Morales, 35 anni, (26.01.02)
Minerva Torres, (2003)
Mireya Hernández Méndez, 18 anni, (13.10.93)
Miriam A. Velázquez Mendoza o Miriam Adriana Vázquez Mendoza o Miriam Adriana
Vázquez o Miriam Arlem Vázquez Mendoza, 14 anni, (20.02.95)
Miriam Aguilar Rodríguez, 17 anni, (07.04.97)
Miriam García Solorio, 22 anni, (23.07.03)
Miriam Sáenz Rivera, 14 anni, (24.03.02)
Miriam Soledad Sáenz Acosta o Soledad Sáenz Acosta, 14 anni, (28.03.02)
Nancy G. Quintero o Nancy Guillermina Quintero o Garcia, 20 anni, (25.08.02)
Natividad Monclova Moreno, 39 anni, (05.12.01)
Nelidia Pedroza García, 68 anni, (28.06.01)
Nely América Gómez Holguín o Nelly América Gómez Holguín, 23 anni, (24.10.99)
110
Neyra Azvcena Cervantes, 18 anni, (14.07.03)
Nohemi Diaz Moctezuma, 15 anni, (25.07.05)
Non-identificata, 14 anni , (01.01.95),
Non-identificata, 35 anni, (02.01.94),
Non-identificata, (14.01.96)
Non-identificata, 42 anni, (19.01.00)
Non-identificata, 22 anni, (31.01.99)
Non-identificata, (11.02.98)
Non-identificata, 14 anni, (15.02.98)
Non-identificata, 35 anni, (17.02.93)
Non-identificata, (17.02.98 )
Non-identificata, 17 anni, (25.02.96
Non-identificata, 16 anni, (01.03.98-031698)
Non-identificata, 10 anni, (13.03.96)
Non-identificata, (17.03.98)
Non-identificata, 16 anni, (18.03.96)
Non-identificata, (15.04.05)
Non-identificata, 20 anni, (12.05.93)
Non-identificata, 16 anni, (09.06.96)
Non-identificata, (11.06.02)
Non-identificata, 20 anni, (08.07.96)
Non-identificata, 22 anni, (08.07.97)
Non-identificata, (10.08.99)
Non-identificata, 18 anni, (11.08.95)
Non-identificata, 17 anni, (18.08.96)
Non-identificata, 28 anni, (02.08.93)
Non-identificata, 55 anni, (08.97)
111
Non-identificata, 20 anni, (05.09.95)
Non-identificata, 45 anni, (26.09.05)
Non-identificata, 19 anni, (01.10.96)
Non-identificata, 25 anni, (06.10.04)
Non-identificata, 13 anni, (07.10.02)
Non-identificata, 25 anni, (25.10.94)
Non-identificata, 18 anni, (02.11.95)
Non-identificata, (05.11.01)
Non-identificata, (09.11.94)
Non-identificata, (12.11.99)
Non-identificata, 3 anni, (13.11.04)
Non-identificata, 14 anni, (29.03.96)
Non-identificata, (13.12.04)
Non-identificata, 15 anni, (19.12.97)
Non-identificata, 19 anni, (13.03.96)
Non-identificata, (21.01.05)
Non-identificata, 15 anni, (22.08.95)
Non-identificata, (22.08.95)
Non-identificata, (02.05.95)
Nora E. Flores Flores o Nora Elizabeth Flores Flores, 18 anni, (25.05.98)
Norma Julissa Ramos Muñoz o Norma Julissa Ramos, 21 anni, (06.11.97)
Norma L. Luna Holguín o Norma Leticia Luna Holguín, 16 anni, (24.03.99)
Norma Leticia Quintero M., 22 anni, (05.04.01)
Norma Mayela Palacios López, 33 anni, (09.02.96)
Olga Alicia Carrillo Pérez, 20 anni, (10.08.95)
Olga Brisia Acosta Diaz, 36 anni, (27.07.05)
Olga González López, 23 anni, (22.08.98)
112
Olivia G. Morales de Ríos o Gloria Olivas Morales, 28 anni, (06.08.95)
Paloma A. Escobar Ledesma o Paloma Angélica Escobar Ledesma, 16 anni, (27.03.02)
Paloma Villa Rodríguez o Paloma Rodríguez Rodríguez, 17 anni, (25.07.01)
Patricia Alba Ríos, 30 anni, (15.03.94 )
Patricia Cortez Garza o Patricia Cortes Campos, 33 anni, (07.08.95)
Patricia Monroy Torres, 27 anni, (13.01.99 )
Patricia Montelongo de la O., 33 anni, (2005 )
Paula Zepeda Soto, 62 anni, (08.01.98 )
Paulina León, 17 anni, (09.01.99 )
Perla del Castillo Holguin, 36 anni, (11.03.00 )
Perla Patricia Sáenz Díaz, 22 anni, (17.02.98 )
Petra de la Rosa Moreno o Petra de la Rosa Viuda de Mesa o Petra de la Rosa Masa, 55
anni, (20.04.02 )
Raquel Lechuga Macías, 17 anni, (15.01.98 )
Rebecca Contreras Mancha o Rebecca Contreras, 24 anni, (08.03.04 )
Rebecca E. Escobedo Sosa, 24 anni, (21.11.93)
Reyna Lara Luciano, 3 anni, o Reyna Sarriá Lara Luciano o Reina Sarriá o Sarahí Lara
Luciano (09.02.01)
Reyna Perez Castillo, 55 anni, (2005 )
Rita Parker Hopkins o Perla Parker Hopking, 35 anni, (29.09.96 )
Roberta G. Coronel Molina o Roberta Georgina Coronel Molina, 32 anni, (21.01.02 )
Rocio Agüero Miranda o Rocio Miranda Agüero, 30 anni, (29.07.96 )
Rocio Barraza Gallegos, 23 anni, (19.09.98)
Rocío García Leal o Rosario García Leal o Rosario Rocío García Leal, 17 anni, (07.04.96 )
Rocio Paola Marin Avila, 19 anni, (27.03.05 )
Rocío Rincón, (03.97)
113
Rosa Í. de la Cruz Madrigal o Rosa Ícela de la Cruz Madrigal o Rosa Isela de la Cruz
Madrigal, 19 anni, (11.04.02 )
Rosa Isela Corona Santos o Rosa Isela Carmona, 16 anni, (07.09.95 )
Rosa Isela Tena Quintanilla, 14 anni, (15.12.95 )
Rosa Ivonne Páez Márquez, 14 anni, (24.11.95 )
Rosa Linda Gardea Sandoval, 30 anni, (27.12.97 )
Rosa M. Arellanes García o Rosa Margarita Arellanes García, 24 anni, (07.12.97 )
Rosa M. Placios Briones, 62 anni, (06.12.01 )
Rosa María González o Rosa María Hernández de Corral, 42 anni, (16.07.01 )
Rosa María Lerma Hernández o Rosa María Hernández, 23 anni, (02.08.94)
Rosa Rivera Barajas o Rosa María Rivera, 36 anni, (05.07.99)
Rosa V. de Hernández Cano o Rosa Virginia Hernández Cano, 31 anni, (20.03.95 )
Rosalba López Espinoza, 25 anni, (30.01.99 )
Rosalba Ortega Saucedo, 36 anni, (08.06.95 )
RosalinaVeloz Vazquez, 20 anni, (25.01.98 )
Rosario Aguayo o Rosario Aguayo M., (23.03.95)
Rosario de Fátima Martínez o Rosario de Fátima Martínez Angel, 19 anni, (28.04.96 )
Rosina Solís Corral, 30 anni, (22.04.04 )
Roxana I. Véliz Madrid, 17 anni, (20.06.97 )
Sagrario González Flores o María Sagrario González Flores, 17 anni, (09.04.98 )
Sandra Corina Gutiérrez Estrada, 17 anni, (09.02.01 )
Sandra Herrings Montreal o Sandra Henry Monreal, 37 anni, (16.06.00 )
Sandra Luz Juárez Vasquez o Sandra Juárez V., 17 anni, (08.07.96 )
Sandra Maribel Frías García, 23 anni, (11.02 )
Sandra Ríos Salmón, 15 anni, (21/22.10.04)
Selene, 4 anni, (22.02.99 )
Silvia Alcántar Enríquez, (08.11.95)
114
Silvia E. Rivera Morales o Silvia Elena Rivera Morales, 15 anni, (03.05.95 )
Silvia Gabriela Laguna Cruz o Silvia Gabriela Luna Cruz o Silvia Gabriela Laguna Luna Cruz,
16 anni, (24.01.98 )
Silvia Guadalupe Díaz, 19 anni, (08.03.97 )
Silvia Ocón López, 17 anni, (14.03.96 )
Silvia Rivera Salas, 15 anni, (20.06.96 )
Silvia Valdez Martínez, 5 anni, (05.03.96)
Sofía González Vivar, 20 anni, (05.11.97 )
Soledad Beltrán Castillo o Soledad Beltrán, 30 anni, (13.08.96 )
Sonia Sánchez Ramírez o Sonia Ivette Ramírez, 13 anni, (09.08.96 )
Sonia Yareli Torres Torres, 18 anni, (13.08.00 )
Suly Alvarado Torres o Zulema Olivia Alvarado Torres, 13 anni, (10.05.02)
Susana Enríquez Enríquez, 29 anni, (14.01.01 )
Susana Flores Flores, 13 anni, (05.12.96 )
Susana Torres Valdivieso o Susana Torres Valdivia, 20 anni, (23.12.01 )
Tanya, 22 anni, (02-03.96 )
Teodora de la Rosa Martínez, 53 anni, (04.08.95 )
Teresa de Jesús González Mendoza
Teresa Rentaría, 32 anni, (30.11.97 )
Tomasa Echeverria, 54 anni, (04.05.05 )
Verónica Huitron Quezada, (05.06.93)
Yolanda Tapia, 50 anni, (15.12.93 )
115
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