IL FRANCHISMO e LA TRANSIZIONE 1936
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IL FRANCHISMO e LA TRANSIZIONE 1936
IL FRANCHISMO e LA TRANSIZIONE 1936-1945 Il “Nuovo Stato” 1936 settembre: la Giunta militare proclama Franco Generalissimo delle Forze Armate e capo del governo dello Stato spagnolo. 1937 creazione del partito unico chiamato Falange o Movimiento, che unifica i due movimenti di Falange Española (creata da José Antonio Primo de Rivera, di ispirazione fascista) e di Comunión Nacionalista (carlista). Due correnti ispiratrici parallele e ugualmente forti: a) totalitaria fascistizzante (nazionalista, autarchica, antiliberale), b) religiosa integralista (la “Crociata”). Lo stato di guerra, proclamato nel 1936, verrà tolto solo nel 1948. Il Tribunale speciale per la massoneria e il comunismo istituito nel 1940, funzionerà fino al 1963. 1939 si abolisce la riforma agraria repubblicana e si stabilisce l’intervento dello Stato in tutti i settori dell’economia. Caduta verticale della produzione agricola, non dovuta alla siccità, come diceva la propaganda di regime (solo nel 1945 e 1949), ma alla cattiva gestione statale del settore. Industria: si crea l’INI, diretto però da militari con scarsa o nulla competenza economica, e attenti solo al settore difesa. Autarchia e protezionismo (chiusura alle importazioni) = mancanza di competitività, corruzione burocratica, diminuzione drastica dei salari. L’indice di produzione industriale del 1930 verrà raggiunto di nuovo solo nel 1950; il reddito pro-capite del 1935 verrà raggiunto solo nel 1953 (vent’anni di stasi). Si passa da una fase più marcatamente fascistizzante, di appoggio alle potenze dell’Asse che sfiora in due casi l’entrata in guerra della Spagna (a fronte di concessioni territoriali in Marocco e a Gibilterra), a una fase di maggiore cautela, successiva alle prime sconfitte di Hitler e soprattutto all’entrata in guerra degli USA. A partire da questo momento il regime mette la sordina agli aspetti più tipicamente fascisti per accentuare l’ideologia anticomunista e cattolica che può propiziare un’intesa con gli USA. 1945-1957 L’egemonia cattolica 1947 Legge di successione alla carica di Capo dello Stato. Attribuisce al Caudillo la facoltà di designare il proprio successore (svuota così il principio ereditario della monarchia, mettendola alle sue dirette dipendenze). Processo che si completerà con la rinuncia da parte di don Juan di Borbone, figlio di Alfonso XIII (il re “deposto” nel 1931), a capeggiare l’opposizione, affidando a Franco l’educazione del proprio figlio Juan Carlos nel 1948. 1948: gli USA decidono di normalizzare i rapporti con la Spagna; la Francia riapre le frontiere; si firmano accordi commerciali con Gran Bretagna, Francia e Italia. 1951: gli USA aprono una rappresentanza diplomatica a Madrid. 1953: negoziati con gli USA per la concessione di basi militari. Concordato fra Spagna e Vaticano, molto favorevole alla Chiesa: insegnamento obbligatorio della religione cattolica nelle scuole, sovvenzioni, esenzione fiscale… 1955: la Spagna diventa membro dell’ONU. 1956 prima mobilitazione studentesca e operaia, repressa violentemente Crisi economica caratterizzata da alta inflazione e deficit della bilancia dei pagamenti. 1957-1969 Stato autoritario e cambiamento sociale 1957 Il cd. “governo dei tecnocrati” nominato da Franco per far fronte alla crisi economica: si allontanano i vecchi falangisti e militari per far posto a funzionari dello Stato, tutti dell’Opus. 1967 Legge organica dello Stato che sopprime il lessico fascista e cattolico ma continua a proibire la formazione dei partiti politici 1969 designazione di Juan Carlos di Borbone come successore di Franco. 1964 primo “piano di sviluppo” (fino al 1973) ispirato alla pianificazione economica francese. Sviluppo spettacolare: dal 1964 al 1974 l’economia spagnola cresce a ritmi del 7% annuo. Aumento della produzione, ma la bilancia dei pagamenti è sempre a sfavore, compensata solo da turismo e rimesse degli emigranti. Lo sviluppo economico si accompagna, ed è in parte causato, dall’esodo massiccio di popolazione dalle campagne e dai piccoli centri alle grandi città, che determina la presenza di manodopera disponibile per l’industria, e, nell’agricoltura, il ricorso alle nuove tecnologie con investimenti importanti. Nuova mobilità sociale e ampliamento della classe media. Il processo di modernizzazione economica e sociale si scontra tuttavia con il permanere dell’ideologia falangista e cattolica conservatrice. Nascita delle Comisiones obreras, un nuovo tipo di sindacato (vittoria nelle elezioni sindacali del 1966) 1959 nascita dell’ETA. 1962 inizio del Concilio Vaticano II 1962-63 scioperi operai nelle Asturie, repressi ma con appoggio sociale molto vasto (103 firme di intellettuali contro la repressione). 1963 accuse antifranchiste dell’abate di Montserrat al quotidiano “Le Monde” 1966 La Legge sulla stampa abolisce la censura preventiva mantenendo quella ex post 1967 le donne giuriste criticano la discriminazione femminile nella società. 1968 L’ETA passa alla lotta armata 1969-1975 La crisi del regime Tensioni fra il Movimento (Fraga), che vuole mantenere il regime allargandone la base di consenso tramite la Legge sulle Associazioni, e i “tecnocrati” dell’Opus (Carrero Blanco), che invece puntano a mantenerne la struttura autoritaria (continuista) garantendo però una soluzione monarchica alla successione. Mobilitazioni operaie e studentesche, propiziate dal generale movimento nato nel 1968; i fermenti nazionalistici in Catalogna e Paesi Baschi; l’allontanamento della Chiesa. Per la prima volta, Franco separa la carica di Capo dello Stato da quella di Capo del governo, affidando interamente a Carrero Blanco il compito di designare i ministri del nuovo gabinetto, che nasce nel giugno del 1973, con l’intento di dare spazio equo alle diverse “famiglie” del regime. Tuttavia, nel dicembre 1973 un attentato dell’ETA determina la morte di Carrero Blanco. Gennaio 1974, nasce il governo di Arias Navarro, il primo nel quale non compare nessun ministro espresso dai “tecnocrati”; potrebbe essere l’inizio di una strategia aperturista, che però Arias non ha l’energia di proporre e portare avanti con coerenza. L’alternanza ambigua e contraddittoria fra timidi segnali di apertura e reazioni repressive smisurate (1973-1975) finisce di disgregare il regime manifestando sempre più il suo scollamento con la realtà sociale. 1976-1982 La transizione Richiesta generalizzata di “cambio”; ruolo della stampa, della Chiesa, dell’associazionismo laico (asociaciones de vecinos). 1976 Divenuto re alla morte di Franco, Juan Carlos nomina come presidente delle Cortes Torcuato Fernández Miranda e come capo del nuovo governo Adolfo Suárez, uno degli aperturisti della prima ora. Suárez promuove, fra i suoi primi atti, la Ley para la reforma política, preparata da un attentissimo lavoro di convinzione delle forze che avrebbero potuto osteggiarla (esercito, politici franchisti…). La legge riconosce tra le altre cose il principio della sovranità popolare, attribuisce alle Cortes il potere legislativo, introduce il suffragio universale, fissa le norme per la riforma costituzionale. La Legge viene ratificata a larghissima maggioranza da un referendum consultivo tenutosi il 15 dicembre. In questo stesso anno, nasce il Coordinamento democratico (1976) che riunisce i diversi partiti di opposizione ponendo, come obiettivo, “la rottura o alternativa democratica mediante l’apertura di una fase costituente” da ratificare con referendum popolare a suffragio universale. 1977 Suárez incontra i rappresentanti dei partiti di opposizione (tranne il PCE) che, a febbraio dello stesso anno, verranno legalizzati. Alla fine, dopo la rinuncia da parte del PCE alla bandiera della repubblica, anche questo partito viene legalizzato. Prime elezioni e vittoria dell’UCD di Suárez. “Patti della Moncloa” tra governo e partiti all’opposizione (PSOE e PCE soprattutto): accordo per il raggiungimento di alcune misure fondamentali di democrazia e per il controllo della crisi economica (vanno in generale a discapito del lavoro salariato desencanto). 1978: nuova Costituzione democratica. Transito alla democrazia e creazione di una forma di Stato diversa da quella centralista. L’elaborazione e l’approvazione referendaria della Costituzione vengono preparate da una vasta e accurata rete di ricerca di consenso previo, condotta a livello riservato e interpersonale; se questo da un lato evitò conflittualità e dissensi pericolosi, mise anche in secondo piano le forze che erano state più attive nell’opposizione all’ultimo franchismo, limitando il dibattito e la partecipazione pubblici. Nasce anche in questa fase la cd. “politica dell’oblio”, ovvero la decisione comune di non affrontare una revisione dolorosa sul passato (Guerra civile e franchismo). Questi fattori spiegano l’alta percentuale di astensioni nel referendum confermativo della Costituzione (9 mil. di elettori su 26). Altri problemi della transizione: Crisi economica, dovuta alla seconda crisi petrolifera (1979) e al timore degli investitori per la ritrovata democrazia, alle ristrutturazioni industriali dovute alla recessione. Violenza politica: soprattutto il terrorismo dell’ETA (65 omicidi nel 1978) che punta a determinare reazioni golpiste nell’esercito per sconfessare la democraticità del nuovo assetto politico. Tentazioni golpiste, in effetti: 1978 progetto di assalto alla Moncloa di Tejero (non sufficientemente sanzionato) tentativo di golpe del 1981. Caratteri culturali della transizione: Ritorno degli esiliati (caso esemplare, il rientro di Guernica nel 1981) 1982 Mondiali di calcio, visibilità della nuova Spagna Mutamento dei costumi in ambito sessuale 1981 Accordi fra UCD e PSOE sulla realizzazione delle autonomie costituzionali, con l’approvazione consensuale degli Statuti di autonomia. 1982 Ingresso della Spagna nella NATO nonostante la posizione contraria della sinistra. Approvazione della legge sul divorzio nonostante l’opposizione durissima della Chiesa. 1982 Elezioni politiche anticipate con la vittoria del PSOE 1996 1996-2004 Aznar (PP) 2000 inizio attività della Asociación para la Recuperación de la Memoria Histórica 2004-2011 Zapatero (PSOE) 2007 Ley de Memoria Histórica 2011 Rajoy (PP)