L`Adige - Lotta contro il cancro Trento in prima fila

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L`Adige - Lotta contro il cancro Trento in prima fila
Scoperta con università Usa
Lotta contro il ca ncro
Trento in p ri ma fila
L'università di Trento in prima
fila nella ricerca sul cancro. È
stato pubblicato su una
prestigiosa rivista scientifica uno
studio - realizzato dal Cibio, il
centro per la biologia integrata,
in collaborazione cori l'ateneo di
Washington - che pone la base
per il blocco delle cellule
tumorali.
M. LUNELLI
A PAGINA
pass avant
i
i
•
nella ricerca sul cancro
Scoperta di Qbio e Uníversítà Washington
C'è un modo per bloccare cellule lumoralí
Importante pubblicazione La costante «lotta» coi fondi
grazie al lavoro di squadra «Ma qui c'e sensibilità»
Iniziamo dalla parte facile: grazie alla
proficua collaborazione tra l'Università di Trento (in particolare il Cibio)
e quella di Washington un gruppo di
ricercatori è riuscito a trovare un mo-
do per bloccare le cellule tumorali.
Attenzione, ciò non vuol dire che è
stata trovata una cura per il cancro,
ma «solo» che è stato fatto un importante passo in avanti nella ricerca: un
altro gradino è stato salito e da lì non
si dovrà più tornare indietro.
Ora veniamo alla parte difficile, ovvero spiegare cosa è stato scoperto. Per
farlo ci facciamo aiutare dal professor
Paolo Macchi, che dirige il laboratorio
«of Molecular and Cellular Neurobiology», presso il Cibio, ovvero il centro
per la biologia integrata.
«Prima di tutto dobbiamo sottolineare
che la nostra ricerca è partita da una
serie di conoscenze acquisite grazie
al lavoro passato di altri lavoratori.
Diciamo che ci siamo concentrati
sull'interazione tra proteine e acidi
nucleici (in particolare RNA o acido
ribonucleico), che è molto complessa.
I micro-RNA (o semplicemente miRNA) sono corte sequenze di RNA che
regolano l'attività dei geni e contribuiscono al normale sviluppo e funzionalità delle cellule. In quelle tumorali i livelli di miRNA sono alterati:
questo attiva una serie di eventi che
portano a una trasformazione della
cellula, allo sviluppo di metastasi e
quindi a una cattiva prognosi in pazienti oncologici. In questo contesto
miR-21 è uno dei miRNA più studiati
poiché alti livelli di miR-21 determinano un aumento dell'espressione di
geni onco-promotori e una riduzione
di geni onco-soppressori».
Traducendo ulteriormente e provando a usare un esempio meno corretto
ma più comprensibile, i ricercatori
hanno creato una chiave ad hoc, un
passe-partou per agire solo sulla parte
malata e bloccarne lo sviluppo.
Sia che abbiate apprezzato la spiegazione scientifica del professore, sia
che abbiate apprezzato quella «terra
terra» nostra, bisogna sottolineare
che il lavoro è durato quasi due anni.
E ora la scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica «Nature Che-
mical Biology» è a disposizione degli
scienziati di tutto il mondo, che da
qui potranno partire per ulteriori passi in avanti e, chissà, un giorno riuscire a trovare un rimedio per il cancro.
Insieme a Paolo Macchi hanno lavorato Annalisa Rossi, Lisa Gasperini,
Bouchra Kalaf, Lorena Zubovic, Nicola
Cornella e Alessandro Roncador.
Per questo gruppo di ragazzi la pubblicazione è particolarmente importante anche in ottica professionale futura. «Per loro è un bel passo in avanti
a livello di curriculum, potranno giocarsi questa carta se e quando andranno a dirigere qualche laboratorio,
magari all'estero. Si tratta di giovani
preparati e motivati, che hanno grande passione per quello che fatto. E
poi, in fondo, ci divertiamo a lavorare
insieme».
Per il mondo, per la comunità scientifica, per chi ci ha lavorato, ma anche
per la ricerca in senso più ampio questo risultato è un successo. «Soprat-
tutto per la ricerca di base è un successo: in assenza di fondi, spesso si
investe solo nella ricerca fatta per fini
particolari e immediati. Però si dimentica che quella di base è il carburante
per il motore».
Un ruolo importante lo ha avuto la
collaborazione con l'Università di Washington. «La scienza elimina le distanze: nonostante i chilometri abbiamo lavorato insieme, a stretto contatto. Il responsabile, Gabriele Varani, è
di Varese come me e eravamo entrati
in contatto casualmente anni fa, quando io ero in Germania e lui nel Regno
Unito. Poi lui è andato a Seattle e ci si
siamo ritrovati a collaborare su questo progetto».
Ora si festeggia un risultato, ma cori
la testa si è già proiettati a nuovi obiettivi e a nuovi percorsi. Con un occhio
sempre ai fondi, perché se mancano
quelli la ricerca non può andare avanti
e i risultati non possono arrivare.
«Il momento in generale non è facile,
ma per fortuna Trento da questo punto di vista è sensibile e investe su innovazione e ricerca, anche nel canapo
della biologia. Probabilmente solo qui
avremmo potuto centrare questo riMa.Lu.
sultato ».
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Paolo Macchi, Nicola Cornelia e Alessandro Roncador. Sotto da sinistra Bouchra Kalaf, Annalisa Rossi, Lorena Zubovic e Lisa Gasperini