Per epica s`intende il racconto di imprese gloriose compiute da dei o
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Per epica s`intende il racconto di imprese gloriose compiute da dei o
Consegna. DOPO AVER SPIEGATO COSA S’INTENDE PER “EPICA CLASSICA” [1], PERCHÉ SI STUDIA [2], DA DOVE DERIVANO I POEMI OMERICI [3] E QUALI SONO I PROBLEMI INERENTI ALLA “QUESTIONE OMERICA” [4], ILLUSTRA L’ILIADE [5], DESCRIVENDONE LA TRAMA [6], LE CARATTERISTICHE [7], I PERSONAGGI PRINCIPALI [8], ANCHE CON RIFERIMENTI CONCRETI A PARTI DELL’OPERA STUDIATE [9]. (A cura di Valeria, 1C). Per epica s’intende il racconto di imprese gloriose compiute da dei o eroi. Quella classica è considerata la migliore, quindi del mondo greco e latino. Il linguaggio nei poemi di epica classica è sempre uguale: vi sono epiteti e formule fisse, patronimici (cioè chiamare il figlio con il nome del padre più il suffisso –ìde) e similitudini e il poema è sempre introdotto da un proemio, contenente l’invocazione a Callìope (figlia di Zeus e Mnemosyne, Musa della poesia epica) e l’argomento del poema, nell’Iliade l’ira di Achille, nell’Odissea l’uomo dall’agile mente, nell’Eneide l'armi e l'eroe che primo dalle spiagge di Troia (…) venne in Italia alle coste lavinie. L'epica classica viene studiata perché noi siamo “imparentati con i Greci”, derivando dalla cultura romana che tanto ha preso da quella greca, ma anche perché, studiando i poemi, su cui si sono educati tante generazioni di quei tempi, possiamo sapere quali caratteristiche (valori, usi, religiosità) avevano quelle civiltà. I poemi greci sono due, l'Iliade e l'Odissea, che si dice siano stati scritti entrambi da Omero, ma sono sorti dei dubbi a riguardo, per esempio se siano stati composti entrambi dalla stessa persona o se siano stati scritti da due persone o gruppi di persone diversi. A queste ipotesi ancora non si sa rispondere, perché ci sono molti elementi in comune tra i due poemi, anche se rappresentano due periodi diversi del mondo greco; inoltre è stato anche verificato che, mettendo a confronto i due poemi omerici, i loro linguaggi sono un po’ diversi. Alcune persone si sono anche chieste se Omero sia mai esistito, ma questa è l’ipotesi più sbagliata che si possa fare: certo, non sappiamo quando sia nato, ma sappiamo che è certamente esistito qualcuno che ha scritto queste opere, a cui possiamo tranquillamente dare il nome di Omero. La leggenda narra che un mercante lo portò ad esplorare il mondo e, mentre andavano in giro, Omero fu colpito da una malattia agli occhi, avendo una ricaduta mentre andava a Colofone, e divenendo del tutto cieco. L’ Iliade, chiamata così da Ilio, antico nome della città di Troia dovuto al suo fondatore, è composta di 24 libri (o canti), scritti in esametri, e racconta 51 giorni del decimo anno (e ultimo, secondo Omero) della guerra di Troia, combattuta dai Greci (chiamati da Omero Achei) e Troiani. Per molto tempo si pensò che Troia non fosse mai esistita, ma, grazie a H. Schliemann, dal XIX secolo abbiamo la certezza del contrario, perché egli si accorse che su un’antica città, che era andato a cercare seguendo il testo di Omero, ne erano state fondate altre 6 e nel suo penultimo strato identificò Troia, dove trovò anche la famosa “maschera d’oro” di Agamennone. Un giorno Crise, sacerdote di Apollo, andò da Agamennone, chiedendogli di ridargli la figlia, ma lui non volle. A conseguenza di ciò, Apollo, offeso, mandò una pestilenza nel campo acheo. Saputo il motivo, Achille disse ad Agamennone di restituire la ragazza al padre e allora lui (che era il comandante supremo dei vari popoli achei combattenti) gli rispose che lo avrebbe fatto, ma in cambio di Brisèide, la schiava di Achille. Agamennone la ebbe vinta. Ci furono vari scontri individuali tra eroi, tra cui anche uno tra Paride e Menelao e chi avesse vinto avrebbe avuto Elena, la causa della guerra per Omero. Ma, mentre Paride stava per essere ucciso, venne avvolto da una nube, mandata da Afrodite. I Troiani stavano per sconfiggere gli Achei, perché Achille, offeso con Agamennone, non andava più in guerra ed era il più forte eroe greco, quindi Patroclo chiese ad Achille, suo grande amico, la sua armatura, in modo lo scambiassero per lui; così fu, solo che venne ucciso da Ettore. Achille, saputo l’accaduto, tornò in guerra e uccise Ettore. I personaggi principali dalla parte degli Achei nell’Iliade sono: Patroclo, figlio di Locride; Elena, moglie di Menelao e presa da Paride; Diomede, figlio di Tideo, re di Argo; Ulisse, re di Itaca; Agamennone, re di Micene; Menelao, fratello di Agamennone e re di Sparta; Achille, figlio di Peleo e della ninfa Teti. Dalla parte dei Troiani spiccano Ettore, figlio di Priamo e Ecuba, rispettivamente re e regina di Troia; Andromaca, moglie di Ettore; Paride, figlio di Priamo; Enea, figlio di Anchise e Afrodite. Gli dei (che ingannavano spesso gli esseri umani e, in base a come si comportavano nella loro vita, li favorivano e stavano dalla loro parte o, al contrario, li ostacolavano) principali che parteggiano per gli Achei sono Atena, dea della sapienza; Poseidone, dio del mare; Efesto, dio del fuoco; Teti, ninfa del mare; Era, protettrice dei matrimoni. Dalla parte dei Troiani c’erano Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, Febo (Apollo per i Romani), dio del sole, e Ares, dio della guerra. Tra le varie parti studiate in classe, mi hanno colpito l’ira di Achille con Agamennone, con le offese che gli rivolge; il dialogo di Ettore, pieno di tenerezza e rispetto, e la moglie Andromaca, che vorrebbe evitare al marito di andare incontro alla morte per l’onore e il dovere verso la patria; il duello tra Achille e Ettore, con i particolari raccapriccianti che Omero non evita di raccontare, dandoci un’idea della violenza dell’epoca. E la presenza degli dei, molto attivi e capricciosi che sembrano giocare con gli uomini, che tuttavia niente possono fare nei confronti del Fato, che tutto decide!