700 poster linussio
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700 poster linussio
Il Settecento carnico vede l’affermarsi di una stupefacente figura imprenditoriale che, in pochi anni e grazie alle sue intuizioni, conquisterà i mercati mondiali fino a far diventare Tolmezzo la città con la manifattura tessile più grande d’Europa, ossia più grande del mondo di allora: Jacopo Linussio. (...) In Tolmezzo mi sorprese vedere la vasta Fabrica eretta in pochi anni da Giacomo Linussio che eccede una privata fortuna, mentre in essa si è consumato un ricco patrimonio. (...) (Le tele prodotte) saranno del valore di ducati 180 mila all’anno, né direi un’iperbole se in progresso di tempo s’intenderà moltiplicato il prodotto (Alessandro Duodo, luogotenente veneziano del Friuli, 7 Settembre 1746). 180.000 Avviene così che, nel giro di brevissimo tempo, fino a Jacopo Linussio (Paularo, 8 aprile 1691 – 17 giugno 1747) ha ducati erano 30.000 persone (una cifra impressionante per l’epoca) da poco finito il garzonato nel tessile, dove ha maturato una grande esperienza sviluppata anche in Paesi esteri, quando 6,3 volte il costo lavorino per Linussio e si utilizzino 1.200 telai con un inizia la sua grande avventura. Il suo asso nella manica è il del duomo di reddito annuale spropositato. La “Fabrica” manifatturieTolmezzo ra di Linussio diventa la più grande d’Europa. La stessa rapporto con Venezia la quale, proibendo l’importazione dei Venezia dedica alle “Tele del Linussio” una voce specifica rensetti di lino e dei naisotter tedeschi, di fatto amplia le possibidelle statistiche doganali a riprova delle entrate che ne ricavava. lità di uno sviluppo tessile interno alla Repubblica e locale dando La Carnia stessa ne trova giovamento con un’impetuosa crescita ecouna risposta alla grave disoccupazione presente. I Carnici sono riconosciuti come abilissimi “e rari” tessitori e rappre- nomica che diviene anche sociale e artistica tanto da essere considesentano una grande manodopera specializzata per cui la Serenissima rata, ancora oggi, un qualcosa di assolutamente unico nel panorama non ha difficoltà a finanziare il rivoluzionario progetto di Linussio alpino internazionale. che si sviluppa essenzialmente su due direttrici: - promuovere il lavoro femminile a domicilio; Il grande palazzo - ridurre a circa 1/4 i fili di ordito necessari per i disegni in costruzione, delle stoffe, utilizzando una sola trama. la schiera Le due cose, sommate al basso costo della manodopera, da un lato delle filatrici, lo fanno economicamente competitivo nei confronti della concor- l’organizzazione, la religione renza, dall’altra rendono maggiormente accessibili a tutti le stoffe e l’attenzione che produce che, comunque, non perdono di qualità tanto che venai poveri: questo gono apprezzate anche dalla nobiltà veneta. Ne consegue che la quadro sintetizza “Fabrica”, ossia la manifattura tolmezzina si espande in pochi anni l’avventura in maniera così spropositata da divenire più grande della stessa industriale di Tolmezzo, e che vengano aperte fabbriche a Moggio, San Vito, Jacopo Linussio. “Pordenon e territorio”, “Sacil e territorio”. A tutto ciò vanno aggiunte le migliorie tecniche che apporta ai telai per affinare la produzione e la realizzazione di opere viarie che facilitino gli scambi commerciali. la rivoluzione nella moda Jacopo Linussio rese più economiche e popolari le tele che produceva: Tolmezzo divenne il maggiore polo europeo della produzione tessile. Scoprite come. Per competere nel mercato dei tessuti, Linussio paga poco i propri dipendenti. In cambio dà maggior valore ai soldi che guadagnano: batte moneta propria e li paga con questa permettendo loro di acquistare in magazzini creati appositamente, dove la merce costa la metà. A sinistra, le monete che Linussio fece coniare Acquista la materia prima ovunque, per dare più valore alla paga dei suoi lavoranti. Sotto, pagina del “Libro dei Tacamenti” con le dall’Egitto alla Moscovia ma la fa indicazioni per la tessitura. filare in Carnia per combattere la grave disoccupazione. “Mi giubila l’animo nel sentirmi benedetto da oltre tremila famiglie per tutta la Carnia e lungo il Friuli e nel vedermi mostrato a dito come scelto dal cielo a risorgimento di una Nazione laboriosa e industre, costretta a emigrare tra gli stranieri.” Jacopo Linussio, 1726 Linussio è molto attento alle novità tecniche tanto da avvacapacità imprenditoriali di lersi di spie. Le Linussio si svilupparono anche nel perfezionare le macchine per la filatura del tempo. A Moggio, fece costruire una macchina per mezzo della quale una sola donna “potea badare a due e quattro fili di lino” ottenendo un prodotto qualitativamente fine e consistente. Per arrivare a questo, non esitò a inviare spie in Austria, i cui telai erano allora tecnicamente più evoluti. Ciò provocò grande irritazione e, per alcuni, la causa dell’irrigidimento dell’Austria nella soppressione del plurisecolare Patriarcato di Aquileia. Carta dell’epoca che mostra l’imponenza della “Fabrica” rispetto a Tolmezzo. L’armadio a spalla con il quale i cramàrs andavano per il mondo a vendere le tele prodotte. “La tela di Vinai che no si sbrega mai” è un detto popolare a vanto della qualità della stoffa prodotta a Vinaio. C’è chi la mette in rapporto diretto con la tela jeans. L’altra, grande “rivoluzione” industriale di Linussio era data dalla centralità del processo organizzativo che delegava le fasi più complesse e delicate all’azienda-madre e le altre al territorio per un maggiore controllo dei salari, della qualità e delle competenze al fine di ridurre il costo dei prodotti. Processo organizzativo applicato ancora oggi ma che, a quei tempi, era una grande innovazione che, ben presto, divenne modello di successo imitato da altri. Tra le novità che si attribuiscono a Jacopo Linussio, c’è quella di aver dato un grande impulso alla nascita del tessuto jeans moderno. L’indaco era un colore usatissimo in Carnia per la facile reperibilità. L’intreccio di fili di cotone bianchi e blu in un disegno diagonale, tipica della tela jeans, era nota fin dall’antichità ed esisteva già una tela di fustagno chiamata jeans (da una storpiatura di blue de Gênes, blu di Genova, città dove veniva imbarcata) o denim da de Nîmes, città francese, a indicare un tessuto prodotto in più località europee e destinato soprattutto alla fabbricazione di vele o di calzoni per i marinai. Ora, la grande rivoluzione produttiva e l’importanza imprenditoriale di Linussio sta nel aver ridotto a un quarto i fili di ordito necessari a tessere il disegno delle tele operate utilizzando una sola trama migliorandone la vestibilità e rendendole più economiche e popolari. È per questo che tanti sostengono che Linussio abbia innovato il settore della moda e della “haute couture” del tempo, permettendone un uso più accessibile. Compreso quello di una particolare tela blu che, un secolo e mezzo dopo e con l’aggiunta di rivetti di rame brevettati da Lévi Strauss, diventerà la tela dei moderni jeans e della quale sono stati trovati campioni similari. Jacopo Linussio era così fiero di quanto realizzato da far scrivere in questo ritratto fattogli da Pietro Longhi (Museo Civico di Pordenone) “guardate che si è fatto da sé” e da preferire al titolo nobiliare che Venezia gli offriva, una più conveniente riduzione delle tasse. Sotto: il salone di Palazzo Linussio a Tolmezzo. L’anello, il libro, la lettera indirizzata in francese... immagini ricavate dai quadri presenti nel Museo Carnico delle Arti popolari “Michele Gortani” di Tolmezzo, indicano lo stato di benessere, le relazioni e l’altissimo grado di alfabetizzazione nella Carnia del Settecento. Il figlio di Jacopo Linussio, Giovanni, ebbe corrispondenza anche con il più famoso esploratore del tempo: Alexander von Humbolt. Un matrimonio color indaco. Linussio aveva aperto fabbriche a Tolmezzo, Moggio, Sacile, Pordenone, San Vito. Di queste, solo quella di Tolmezzo è in parte visibile insieme al palazzo dei Linussio. Le maggiori testimonianze di questa straordinaria esperienza imprenditoriale le trovate nel Museo Carnico delle Arti Popolari “Michele Gortani”. Comeglians Sauris Villa Santina In blu le più importanti località dove ancor oggi è praticata l’arte tessile sviluppando la tradizione settecentesca: Prato Carnico, Tufting Creazioni; Villa Santina, Carnica Arte Tessile; Sauris, Tessitura Artigiana di Sauris Jacopo Linussio dà un’attento indirizzo famigliare all’azienda facendo sposare il proprio figlio, Giovanni, alla figlia del maggior produttore di indaco di allora che risiedeva a Corfù, cosa che lo rendeva ancora più competitivo nella produzione di tele blu tra le quali quella che formerà i jeans moderni. Per poter gestire i traffici dalla casa-madre di Tolmezzo, inoltre, migliora le vie di comunicazione anche con la costruzione di ponti e organizza ben cinquanta centri di smistamento delle materie prime per la filatura a domicilio. A “ FA B R I CA” I NUMERI DELL 2.000 operai a domicilio c i r t 30.000 fila i ele di canapa fino a 42.739 t n o p r o d o t t e o canapa e li no in un an erciali in rapporti comm America Europa, Asia e toffe per produzione di s e velature i vestiario, intern Il filato veniva quindi trasportato a Moggio per le operazioni di purgatura, biancheggiatura, tintura oltre alle prime lavorazioni del filato greggio. L’impero manifatturiero creato da Linussio crollerà con il crollo della Serenissima e dei privilegi che questa aveva concesso alla “Fabrica”. Gli austriaci favoriranno Trieste mentre i francesi desoleranno l’economia marittima e lo scalo veneziano punto di riferimento per l’industria carnica. Nel 1815, con il fallimento, si chiuderà una straordinaria avventura imprenditoriale e quella che Antonio Zanon, figura di spicco dell’economia friulana e veneta, ricordava come “la più grande manifattura di tele che sia in Europa tanto riguardo all’ampiezza e magnificenza delle fabbriche, quanto alla quantità del prodotto...”. ...la loro propria opera è tessere panni di lana ma più di lino nel che sono ECCELLENTI e RARI (Jacopo Valvason Morpurgo, 1564) Tessere la qualità: una tradizione carnica ancora molto viva L’abilità tessile è una tradizione della Carnia. Molti relatori dei secoli passati la esaltano e Jacopo Linussio ne costruirà il perno del suo impero commerciale con una produzione molto ampia e che molti imprenditori del tempo imiteranno anche in Friuli. Di conseguenza, nel Friuli settecentesco molte delle circa 160.000 donne che vi vivevano troveranno occupazione nelle manifatture tessili: 30.000 erano impiegate da Linussio, 15.000 da Lorenzo Foramitti di Cividale e 10.000 da Tomaso del Fabro pure di Tolmezzo. Ad esse vanno aggiunte le donne che lavoravano per imprese più piccole. Ma Linussio, per ingegno imprenditoriale e capacità innovativa rimarrà unico per quantità, qualità e popolarità della produzione. Imprese artigiane carniche producono e riprogettano una grande storia tessile Ancor’oggi, imprenditori e artigiani carnici mantengono vivo questo passato producendo eccellenti prodotti che seguono la grande tradizione tessile della Carnia. Lo fanno conoscendo a fondo la lettura dei tacamenti tessili del Settecento, riprogettandoli e producendoli manualmente come Lorella Volpato (Tufting di Comeglians); o sviluppando artigianalmente, con tecnica a jacquard, modelli che conservano la qualità, la bellezza e la tradizione affermandosi sia in Italia che all'estero (Carnica Arte Tessile di Villa Santina); Linussio con gusto o specializzandosi nei complementi d’arredo tradizionali (Tessitura Artigiana di Sauris). Sopra e a lato, alcune delle magnifiche stoffe prodotte dalla Fabrica di Linussio, apprezzate anche dalla nobiltà veneziana ed economicamente più accessibili dei tessuti prodotti all’epoca. La Carnia è terra di inaspettati e stupefacenti prodotti che ogni valle e ogni paese declinano a modo loro, comunque prodotti artigianalmente. Dal prosciutto di Sauris, rigorosamente affumicato a legna, al frico, alla jota carnica, agli esse di Raveo... tanti sono gli splendidi prodotti che questa terra offre. Molti, probabilmente, erano gli stessi che consumava con gusto Jacopo Linussio, amante com’era della sua terra. È il caso degli antichi e incredibili cjarsons, specie di agnolotti che possono contenere di tutto: dalle erbe ai pinoli e cioccolato variando da paese a paese. In Carnia trovi anche... Una montagna accogliente e attrezzata sia d’estate che in inverno. A lato, il celebre prosciutto affumicato di Sauris; sopra, gli imprevedibili cjarsons; e gli “Esse” di Raveo; a destra il frico. Tradizioni popolari antichissime e importanti reperti archeologici. Un’interessante collezione d’arte con i maggiori artisti contemporanei. Un ambiente che sa conservare le proprie caratteristiche architettoniche. Laghi e acque che riflettono magnifici scenari naturali. Si ringraziano per la cortese collaborazione: prof. Gilberto Ganzer, prof.ssa Attiliana Zanetti, dott.sa Raffaella Cargnelutti, dott. Roberto Siagri, m.o Giovanni Canciani, m.o Daniel Prochaska, Lorella Volpato, Museo Carnico delle Arti Popolari “M. Gortani”, Carnia Welcome, Turismo FVG, Comunità Montana della Carnia CarniaMusei Foto: Museo Carnico delle Arti Popolari, Tolmezzo - Turismo FVG - Luigi Vitale - Carnia Musei A cura del Comune di Tolmezzo, Assessorato al Turismo e alla Cultura, dott.ssa Aurelia Bubisutti Ideazione e realizzazione: adsGlen I realizzatori si riservano di adempiere ai diritti d’autore relativi alle immagini usate e delle quali non è stato possibile risalire alle fonti.