Articolo del quotidiano "Il Messaggero" : Venerdì 15 Agosto 2003 Le

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Articolo del quotidiano "Il Messaggero" : Venerdì 15 Agosto 2003 Le
Articolo del quotidiano "Il Messaggero" :
Venerdì 15 Agosto 2003 Le vacanze a tutto gas dei troppi marinai improvvisati
Il cafone del gommone
di CLAUDIO RIZZA
LA solita raffica di onde anomale e maligne vi ha appena frullato sulla barchetta presa a nolo,
facendovi sbattere la spalla. Il bambino è finito carponi, e meno male che non ha sbattuto la testa.
La moglie ha urlato: «Attenti!». Troppo tardi: è come un ma remoto del quinto grado e subito
pensate che vi è andata bene. Alzate lo sguardo e lo vedete.
E’ lui: il Cafone del Gommone. Il prototipo estivo del maleducato al timone. Più agguerrito e
incavolato che mai. Ha lasciato al parcheggio l’auto carica di valvole, frustrato dalla patente a punti
che non gli permette più di sfogarsi sull’acceleratore come vorrebbe. E non trova di meglio che
planare a tutto gas.
Lo fa in porto, appena mollata la cima, che lui chiama ”corda”. La mitragliata di onde che crea fa
sbattere le barche tra loro e contro la banchina, e mette in serio rischio chiunque stia salendo a
bordo, anche a cento metri di distanza. E’ proibito planare in porto. Proibitissimo. Ma il Cafone del
Gommone nemmeno lo sa, o non se ne cura. Fiero d’essersi autonominato capitano, impettito ai
comandi, manda avanti la leva del gas come fosse quella dello stereo. A palla.
Il prototipo del cafone è cangiante. Può anche non avere la canotta, i basettoni e il tatuaggio che
orna la schiena e i bicipiti. Magari gira elegante, polo in tinta col calzoncino firmato, gli occhialetti
da intellettuale. La fidanzata, che non sa cosa sia un uncinetto, è comandata di sciogliere e fare i
nodi alla cima. Deve buttare l’àncora a comando, stendersi a prua, incremarsi e mostrare agli altri la
sua bellezza. E’ un lavoro. In topless è meglio, il tanga obbligatorio.
Il Capitano la mostra generosamente a tutti, fiero. E sbircia quelle degli altri. Per farlo, è ovvio,
deve passare tra le barche e buttare un occhio. Lo fa sempre planando e provocando disastri. Anche
lei controlla chi la guarda, per sondare il peso del consenso e aggiornare il sondaggio, ma si gira
sempre dall’altra parte quando stai per protestare: «Cavolo, andate piano». Il rumore del fuoribordo
copre gli epiteti.
Come Giulio Cesare, il Cafone del Gommone adotta il veni, vidi, vici . Arriva sparato, ti guarda ben
bene, ti ribalta e se ne va a rompere le scatole in qualche altra placida caletta. Sembra non avere
pace, perché l’importante è sfrecciare. Non sa nulla della precedenza a destra, ama sfiorarti a dritta,
a prua e a poppa. Se peschi, passa sopra le tue lenze e le trancia. Se vai tranquillo per la tua strada
trova il sistema di sballottarti.
Vicino a riva bisognerebbe andare a remi, ma basterebbe tenere il fuoribordo al minimo per essere
cauti ed educati. Figurarsi. Se vede il pallone di un sub, invece di girare largo lo punta come
dovesse doppiare la boa di Luna Rossa.
Ma il più bello è ammirarlo all’ormeggio. Appena l’àncora tocca il fondo il nostro Capitano
assicura svelto la cima, pardon la corda, con un nodo fantasioso. Attorno alla maniglia che si
chiamerebbe bitta spunta un nodo di Gordio. Lui dovrebbe dare cima per almeno il triplo del fondo.
Invece l’àncora resta lì, impiccata, a piombo sulla sabbia. Basta un po’ di vento ed inizia ad arare
che è una bellezza. Il gommone ti viene addosso e quello ti guarda pure storto quando gli chiedi di
farsi più in là.
Se è lei che butta l’àncora lo sketch può diventare esilarante. Un classico è dimenticare di fissare
prima la cima, così si srotola tutto in mare. Oppure si usa la geniale raffinatezza di quella bella
biondina che, davanti al Vallone Fonnuto di Lampedusa, ha preso in braccio il malloppo della cima
aggrovigliata e l’ha buttato tutto a mare: troppa fatica mettersi lì a scioglierla. Il Capitano l’ha
osservata bonario.
Poi è tempo di tornare a riva. Altro capolavoro: tirare su l’àncora senza aver prima acceso il motore.
Sicuro che quello si ingolfa e le onde organizzano un tamponamento. Partire a tutto gas, tagliare in
due acqua e onde perdendosi nel blu, si sa, dà un senso di potenza e libertà. Peccato per la scaletta
che resta in acqua e compone un fantasioso strascico di grandi spruzzi. Omaggio al dilettante.
Dietro la poppa rabbia, lazzi e frizzi: gli sballottati si vendicano come possono.
Ecco finalmente il porto che si apre davanti al nostro Capitano planante. Altro che patente a punti,
basterebbero pillole di educazione. E un colpetto di retromarcia. Ma manca pure quello: l’ultima
tacca sulla prua è colpa della banchina. Le fanno sempre troppo dure, ’sti fessi.
Risposta del Socio A.I.S. Antonio Cantatore:
All'attenzione del Sig. Claudio Rizza, giornalista del "Il Messaggero" Sig. Rizza. Le scriviamo in
merito all'articolo "Il Cafone del Gommone" da Lei scritto e pubblicato su "Il Messaggero" di
venerdì 15 Agosto 2003. Noi dell'A.I.S.- Associazione Iniziative Sportive e nautiche di Roma- non
concordiamo assolutamente con quanto da Lei scritto. Nel nostro mare, è vero, ci sono tanti forse
troppi "marinai improvvisati", come dice Lei, ma questi non sono o lo sono in minima parte dei
gommonauti. Che dire invece di tutti quelli che, veri e propri marinai della domenica, affittano un
natante per un giorno e, sicuramente, non lo sanno portare? Noi possessori di gommoni conosciamo
benissimo le leggi del diporto nautico e manteniamo i nostri mezzi sempre in perfetta efficienza;
non ci riteniamo certo dei "lupi di mare" ma abbiamo affrontato spesso situazioni d'emergenza
come si può leggere sul sito www.aisclub.it\giglio.htm, sul quotidiano "Corriere di Maremma" di
lunedì 16 Giugno 2003, pag. 13 titolo dell'articolo "Ferita dall'Elica" e sulla rivista "Il Gommone e
la Nautica per tutti, sezione Vita di Club, c'è capitato spesso di soccorrere persone in difficoltà,
d'altronde il gommone ben si presta ad operazioni di soccorso. Inoltre Le facciamo presente che i
veri gommonauti non si avvicinano certo a tutto gas a spiagge affollate anzi cercano tranquille
calette dove possono sostare in solitudine o quasi. Avrebbe fatto meglio a documentarsi sulla realtà
della nautica italiana, in cui le piccole imbarcazioni, gommoni compresi, sono quelle che
garantiscono migliaia di posti di lavoro, ed esistono solo per la vera passione degli utenti che le
comprano a costo di grandi sacrifici, ben sapendo di poterle poco usare vista la scarsità di scivoli
pubblici attrezzati in Italia. Da un quotidiano serio come il Vostro ci saremmo aspettati un articolo
fondato sulla realtà e non un attacco propagandistico verso un mezzo di diporto nautico, spesso
scomodo e non facile da comprare ed usare, che non è certo meta di turisti occasionali ma di veri
appassionati di mare. Distinti saluti Cantatore Antonio Socio A.I.S.- Associazione Italiana Iniziative
Sportive e nautiche.
A proposito di "cattiva stampa"
Articolo "Il Cafone del Gommone" ovvero "il capro espiatorio" - Messaggero 15/8/03
Non so se questo è l'indirizzo di posta giusto; vi prego in caso contrario di indirizzarla
opportunamente al vostro interno.
Volevo esprimere il mio disappunto per il pressappochismo con cui il vostro redattore Claudio
Rizza, in un articolo comparso in prima pagina il 15 agosto 2003, offende e ridicolizza una
categoria abbastanza vasta di persone. L'articolo ha per titolo "Il Cafone del Gommone" è già
fornisce, in prima pagina, un giudizio sommario ed inequivocabile circa la categoria dei malcapitati
proprietari di un simile natante.
Naturalmente mi sento toccato e offeso perché anch'io sono proprietario di un gommone, un
composito con un motore fuoribordo da 70 HP, sono munito di patente nautica, amo il mare e
rispetto le persone, e assisto, durante le mie permanenze in mare, a comportamenti simili a quelli
stigmatizzati dal Sig. Rizza. La numerosità e gravità degli episodi a cui ho finora assistito sono per
fortuna molto minori di quelle che l'articolo del Sig, Rizza vorrebbe lasciar intendere.
Solo che il denominatore comune che io vedo in questi episodi non è il fatto che si tratta di
"gommoni", ma che si tratta di barche in genere (non necessariamente con il tubolare) "condotti da
persone maleducate", prima ancora che irresponsabili ed incuranti della sicurezza in mare.
Gli stessi soggetti che magari fumano ovunque e buttano le cicche di sigarette dove capita (magari
dal finestrino), o sfrecciano con l'automobile a dieci centimetri da un pedone sulle strisce, o vanno a
zig- zag sulle strade a tre corsie, o parcheggiano l'automobile in doppia fila incuranti degli ingorghi
che creano o più semplicemente la parcheggiano nello spazio destinato a due (o tre).
Fondamentalmente si tratta di persone maleducate che non hanno rispetto per il prossimo.
E' vero che per avere un maggiore effetto mediatico il Sig. Rizza doveva trovare uno slogan secco
per titolo da prima pagina (e la rima cafone- gommone sicuramente ha avuto il suo peso), ma
proprio non riesco a perdonargli di aver fatto una scelta dall'effetto così parziale ed ingiusto (i
gommonauti verranno ora additati e scacciati da tutti i lidi),, per stigmatizzare un problema che è
serio, ma che è distribuito in maniera diversa sulle categorie di "navigatori estivi". I veri problemi
sono che:
Il numero di barche che affollano le località marine è sempre maggiore e le rade più ricercate
assomigliano sempre di più al centro delle città nelle ore di punta (forse le barche costano ancora
poco, non lo facciamo sapere ai costruttori); In mare ci vanno ormai tutti (per moda e non per
passione) e soprattutto scendono dall'automobile e credono di poter condurre una barca come fosse
un veicolo su strada (pochi hanno ben presente che la barca non ha freni, risente molto del vento
quando si fa manovra e fare un parcheggio è cosa ben diversa che fare un ormeggio in porto); Le
patenti nautiche si possono ormai "ottenere" facilmente e ad un prezzo irrisorio rispetto al costo
della barca; Fino a motori con potenza di 40 cavalli non c'è bisogno di patente e non c'e modo di
obbligare i conduttori di queste barche a conoscere le regole prima di condurre i mezzi; con un
motore da 40 cavalli si possono fare danni veramente significativi.
Caro Sig. Rizza, "che s'ha da fare per campare" vabbè però ..... ha dato un bel contribuito per creare
dei nuovi "mostri", che non è detto siano quelli (o almeno solo quelli) da combattere.
Fabio B.
Replica di un lettore apparsa sul "Il Messaggero" del 27 Agosto 2003:
Il cafone che si aggira per i mari non viaggia solamente in gommone
Ci risiamo? Ormai da qualche anno non si associava il cafone al gommone, ma grazie a Claudio
Rizza (Messaggero, 14 agosto) abbiamo potuto assistere alla perpetuazione dell’usanza. Certo la
mia è dovuta al sentirsi toccato da tutto quello che vedo in mare stando su un gommone: sono
patentato, probabilmente educato e forse ho qualche altra dote che mi permette di notare che in
mare il partito dei maleducati è trasversale e si riconosce in ogni tipo di imbarcazione e ceto sociale.
Io navigo sempre a largo, eppure un signore ha pensato di farsi un bel bagno buttandosi a due
miglia dalla costa dal suo 20 metri e allontanandosi dalla sua ”nave”; me lo sono ritrovato pochi
piedi al traverso, quando non avrei potuto fare più niente, e la mia rabbia era tale che se lo avessi
preso sarei stato il solito cafone col gommone, magari non in sede giudiziaria ma di certo in prima
pagina. Il dottor Rizza non ha mai assistito alle patetiche manovre di chi cerca di accostare alla
banchina con un Jeanneau e dimentica i parabordi o di chi si incaglia passando in mezzo alle rocce
dimenticando che ha una ghiglia e un bulbo? Ci sono anche i pedoni del mare che se la prendono
con i gommoni ma pensano di percorrere tranquillamente un corridoio di lancio. E allora, dottor
Rizza, certo è possibile che lei abbia incontrato maleducati in gommone ma non capisco come non
abbia incontrato tutti gli altri. A proposito, mi dispiace per la moglie: la mia a 42 anni e tre figli si
può ancora permettere il tanga visto che il codice della navigazione non lo vieta, che io sappia.
Replica del Giornalista Claudio Rizza, sempre sul "Il Messaggero" del 27 Agosto
Risponde Claudio Rizza
Concordo pienamente. Il cafone è senza frontiere è non è certo l’”acquisto” di una patente che
garantisce l’abilità marinara. Ho fatto solo un esempio, gentile lettore, non si ”incagli” sul
gommone, i dilettanti li vediamo tutti noi che andiamo per mare.
In relazione a quanto detto sopra:
La sindrome del freno a mano
Succede agli ormeggi, soprattutto in zone infestate
Il vento spinge la barca magari dove no n si vuole ed ognuno affronta il problema con risultati più o
meno soddisfacenti secondo il tipo di barca, il vento, la propria esperienza, etc.. Non mi riferisco a
casi di manovre "sbagliate" in presenza di un vento sensibile e magari di situazioni inaspettate.
Possono capitare.
Ricordo, per esempio, che una volta in un porticciolo "scippai" ad un pescatore il suo posto per
fermarmi un attimo. Il mio gommone non era visibile perché coperto da una barca più grossa ed il
pescatore, con una barca da 10 m, arrivò proprio in quell'istante. Quando vide che il suo posto era
occupato era troppo tardi. Dovendo mettere a folle, la manovra che ripeteva - presumo - da anni,
giocando anche sulla spinta del vento, gli andò a pallino: andò ad appoggiarsi alla prua della barca
vicina e dovette penare un po' in attesa che gli liberassi il posto (cosa che ho fatto sollecitamente, e
scusandomi).
Il momento dello Stupido Arriva per tutti. Un esame di coscienza è utile per non essere ipercritici
nei confronti degli altri
A proposito di "cattiva stampa" La replica di Fabio B. ad un articolo che ascrive certi
comportamenti (solo!) ai gommonauti, forse perché ci viene un bel titotolo ad effetto (Il cafone del
gommone)
Gommoni e vele Complessi di gommonauta. Devo passare alla vela? Ci penso un po', poi concludo:
Nun me passa manco ...
Manteniamo la calma e godiamocela Si stava avvicinando troppo e Flora manifestava segni di
preoccupazione, pienamente giustificata da quello che accadde
Mi riferisco invece a quei momenti di calma, quando a malapena le bandierine si sollevano e
bisogna guardare le barche alla ruota per capire da che direzione spira una alito di vento, che
comunque non mantiene mai una direzione costante.
Dunque: sia durante la manovra di ormeggio che quella contraria, anche in situazioni del genere,
mettere a folle non significa affatto avere il freno a mano!
Se, per qualunque motivo (cima imbrogliata, ancora incagliata, piccolo incidente di bordo, etc.), si
interrompe la manovra mettendo a folle, l'abbrivo (o abbrivio), la corrente e quella bavetta di vento,
fanno sì che comunque la barca non rimane lì, ferma.
Direte, beh, che novità! Esaurito l'abbrivo, se non c'è corrente, se il vento è praticamente inesistente,
di quanto vuoi che si sposti la barca? D'accordo, non di molto, ma se stiamo in un porto affollato, di
barche e di cime... Se non ci si rende conto che, dopo aver lasciato la barca libera per mezzo minuto
o più, la barca non può essere esattamente dove era prima, può succedere che, innestando la marcia,
sorpresa!, si taglia o si avvolge una cima sull'elica.
Nel primo caso ho notato che molti non se accorgono neppure (o fanno finta), nel secondo,
purtroppo per loro, rimangono intrappolati e devono affrontare la cosa.
Immagino che, come tutte le cose inaspettate, capire quello che è successo richieda un certo tempo.
Ma come, barra al centro, la barca "gira a destra"? Metto la barra a sinistra e do gas... Che strano,
sto andando sempre più vicino alla poppa di quel gommone... Porca miseria, la fiancata è andata a
sbattere contro il suo motore...
Avete capito di cosa e soprattutto di chi sto parlando? Si tratta di quelli che scoprono la possibilità
di fare una vacanza "diversa" affittando un 10-12 metri a vela e, senza la minima esperienza né di
vela né di navigazione in generale, si buttano... Tanto la barca ha il motore e poi c'è l'assicurazione...
Non voglio tirare fuori quello che combinano manovrando in presenza di un po' di vento, però
vorrei tanto che a fine vacanza mi rimanesse qualche cima d'ancora intatta...
Prima che qualcuno interpreti male quello che dico, preciso che non sto parlando della maggioranza
dei velisti, né di quella dei velisti che affittano barche, né di quella dei velisti di nazionalità italiana
che affittano barche. Non stupitevi: come, stavolta gli Italiani sono meglio degli altri? Sì!
Vale la pena anche di chiarire perché il problema riguarda principalmente quelle persone e barche.
Non che l'imperizia media di chi affitta barche a motore sia inferiore, anzi una buona percentuale
delle lamentele relative a comportamenti maleducati e pericolosi riguarda proprio loro (Il cafone del
gommone). Ma si tratta di barche piccole, che all'ormeggio (soprattutto nelle condizioni che
descrivo) sono facilmente gestibili e quindi combinano altri casini, ma non questi.
Mi vengono spontanei tre pensierini da tenere presenti quando si danno giudizi magari sprezzanti su
questa o quella categoria di diportisti:
- non costituire un pericolo o dare fastidi dipende molto dalle caratteristiche del mezzo che si
conduce;
- signori che prendono in affitto un 10-12 m una barca a vela per una settimana: se stranieri (nord
Europa) possono non avere alcuna patente, se Italiani sicuramente ce l'hanno.
- signori che affittano giornalmente una barchetta a motore (10-15 CV): se Italiani raramente hanno
la patente, se stranieri è più probabile che ce l'abbiano.
Il cane pastore in gommone
E' chiaro che per raccontare il problema delle mie cime d'ancora mai integre a fine stagione mi sono
basato su ripetute esperienze reali ed in particolare su una occorsami quest'anno, nel porticciolo di
Parga (Grecia).
La cosa è andata proprio come l'ho descritta: in pratica, dopo aver salpato l'ancora, un 10 metri è
rimasto a baloccarsi (credo che marito e moglie stessero guardandosi la carta nautica per decidere
quale sarebbe stata la loro prossima tappa), ha scarrocciato di una decina di metri finché la deriva ha
preso, di poppa, la cima dell'ancora del mio gommone, ormeggiato sulla banchina ortogonale a
quella da cui provenivano, dove l'acqua è più bassa e quindi ormeggiano barche a motore. Quando
il capitano ha innestato la marcia...
Ho visto questa scenetta da duecento metri di distanza e, prevedendone l'esito, mi sono affrettato al
gommone ma sono arrivato a bordo quando ormai si erano "arrotolati" parecchi metri di cima e la
fiancata della barca si era incollata al mio fuoribordo (per loro fortuna lasciato col piede giù).
E' venuto allora in loro soccorso un giovanotto con un gommoncino, che, dopo essersi reso conto
della situazione, si è immerso con la maschera. Verificata l'impossibilità di sgrovigliare la cima, gli
ho passato un coltello per il doloroso taglio.
Come fa un uccello quando finalmente qualcuno gli apre la gabbia, una volta liberati i signori se ne
sono andati in fretta...
Il giovane, scusandosi al posto lo ro, mi ha restituito l'altra parte di cima, con catena ed ancora, dopo
la giunzione dei due spezzoni, si è offerto di riposizionarla e quindi mi ha offerto come risarcimento
un bello spezzone di cima d'ormeggio (una quindicina di metri).
Chiaro che non si trattava di un buon samaritano qualunque ma di un "cane pastore", con compiti di
sorveglianza sul gregge di barche identiche in affitto, ho commentato che doveva essere faticoso
fare da balia.
Lui mi ha risposto che in effetti era una balia, ma era pagato da un'altra organizzazione che affitta
barche.
Non ho accettato l'offerta da parte sua degli estremi di immatricolazione della barca per chiedere i
danni (tanto sono assicurati!), che, in fondo, si limitavano ad una piccola abrasione sulla capote del
fuoribordo, alla cima e ad un aumento della mia pressione arteriosa, soprattutto per la fastidiosa
impressione di deja vu e per il comportamento noncurante dei tizi. Ero in vacanza e non mi andava
certo di mettermi a combattere con raccomandate con ricevute di ritorno...
Gabriele Orsini ©