XIV - thesignmoak ITA

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XIV - thesignmoak ITA
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XIV 03/2015 © Caffè Moak S.p.A.
La grande ascesa del mercato del serving (cialde e
capsule) sembra preoccupare gli italiani più conservatori. Più che altro quelli che prendono l’espresso solo
al bar e quelli che a casa amano il rumore della goccia
che lentamente scende in tazza, il profumo che emana
la moka mentre il caffè sale e quella piacevole attesa, di
circa quattro minuti, prima di poterlo bere. Ma questo
“passaggio” ha realmente cambiato il nostro rapporto con
il gusto del caffè? Credo di no, perché dalle capsule si
cerca di ottenere comunque un caffè all’italiana.
E non credo sia neppure un cambiamento dovuto alla crisi: prendo il caffè a casa perché spendo meno (quello in
capsula in media costa più del macinato). Sono cambiate
le abitudini e la consapevolezza del consumatore italiano,
attento alla qualità, ma anche alla comodità. Mi va, per
questo, di rassicurare quei baristi che credono che la curva di crescita del serving sia inversamente proporzionale
a quella dell’horeca. L’uno non credo sostituisca l’altro.
Anzi. Chi sceglie di acquistare un ottimo caffè in capsula
per casa o in ufficio, non è detto che voglia rinunciare
al piacere di sedersi al bar, di ritagliarsi una pausa tra
amici o colleghi. Più semplicemente sempre più persone
a casa vogliono mangiare e bere al meglio. A noi torrefattori non resta che “ascoltare” le nuove tendenze, dare ai
nostri clienti la possibilità di poter scegliere, come al bar,
un buon caffè anche a casa. È ciò che abbiamo cercato di
fare con la nuova linea “my music coffee”: sei miscele
nei formati capsula e cialda. I dati vendita e di gradimento del primo semestre all’interno del circuito Feltrinelli
ci hanno dato ragione e noi continuiamo ad ascoltare i
nostri clienti, perché possano ritrovare il vero espresso in
ogni luogo.
Il Presidente
Giovanni Spadola
commenta su Twitter l’editoriale con l’hashtag #caramoak.
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Live My Music Coffee - Articolo a pag. 16
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XIV 03/2015 © Caffè Moak S.p.A.
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In copertina:
My Music Coffee
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Direttore Responsabile: Sara Di Pietro
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Il racconto di Ilenia Calafiore e la fotografia di Edoardo
Seminara vincono ai Concorsi Moak 2015
Libri da parati. Una storia da “appendere”
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Il caffè fra Dolce e Salato
Marino Pasquale e Patrizia Di Benedetto
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Locali storici, Caffè Poliziano
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Moak people contest
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Live My Music Coffee
Da Milano a Napoli il caffè si “esibisce dal vivo”
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Put your face contest
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Disegno industriale
Conosciamo Ivana Laura Sorge
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Caffè da leggere
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Sicilia in rosa.
Simona Malato
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Alle Feltrinelli piccoli artisti con la latte art.
E per loro Moak lancia il cappuccino vegetale 2.0.
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Caffè e sani dintorni
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Il racconto di Ilenia Calafiore e la fotografia di
Edoardo Seminara vincono ai Concorsi Moak 2015
di Sara Di Pietro
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i è conclusa con grande successo l’edizione 2015 di
Caffè Letterario e Fuori Fuoco, i due concorsi ideati
da Caffè Moak, in collaborazione con Archinet, con
l’intento di promuovere giovani scrittori e fotografi. Sabato
10 ottobre, il cuore della produzione dell’azienda siciliana
ha ospitato, sotto la conduzione di Paola Maugeri, la serata
di Premiazione dei due eventi, dove l’arte della fotografia e
della scrittura si sono unite sotto un unico denominatore: il
caffè. Ad aprire il sipario il sound avvolgente, tra visuali psichedeliche, dei VeiveCura, considerata tra le dieci migliori
band italiane di giovani emergenti. A trascinare, invece, il
pubblico nell’universo dei racconti premiati, la voce narrante
di Alessandro Romano. Anche per questa edizione Moak si
è avvalsa di due giurie di tutto rispetto. A presiedere la XIV
edizione di Caffè Letterario lo scrittore Mauro Covacich,
che ha commosso il pubblico con il modo in cui ha saputo
affrontare i delicati temi della maternità e della sterilità nel
suo ultimo libro “La Sposa”, che gli hanno fatto vincere il
secondo posto del Premio Strega 2015. Al suo fianco gli
scrittori Gianluca Morozzi e Guido Conti, Enza Campino,
responsabile della rubrica “parola di libraio” del Il Sole 24
Ore ed Elena Stancanelli, scrittrice e giornalista di fama
nazionale. Sul palco è salito anche Franco Ruta dell’Antica
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Dolceria Bonajuto, grande amico dell’illustre scrittore modicano Antonio Maria Belgiorno, al quale Moak da cinque
edizioni rende omaggio. I dieci racconti selezionati saranno
pubblicati nell’antologia “I racconti sul caffè”.
“Come la scrittura, allo stesso modo la fotografia – ha detto nel suo intervento il maestro Denis Curti, presidente di
giuria di Fuori Fuoco – riesce a raccontare il mondo e a
fare memoria, facendoci vedere quello che non riusciamo a
percepire con gli occhi”. Accanto a lui presente la giuria di
eccellenza di Fuori Fuoco: il fotografo Massimo Siragusa
di Contrasto, Ginette Caron (designer grafico e membro di
Aiap), Marco Lentini, grafico di Caffè Moak e Tony Gentile
(autore della celebre foto Falcone-Borsellino) dell’agenzia
Reuters. I portfolio delle opere vincitrici di Fuori Fuoco saranno pubblicati sulla rivista nazionale “Il Fotografo” e divulgate da Moak attraverso mostre e campagne pubblicitarie.
Ospiti della serata anche Andrea Bartoli e Florinda Saieva di
Farm Cultural Park. Per celebrare il rapporto di amicizia
tra Moak e Farm e la “Giornata Internazionale dell’Infanzia”, per l’occasione è stata allestita, in collaborazione con
Fatboy, l’installazione Best Friends: una famiglia di barboncini giganti, per promuovere la raccolta fondi per la realizzazione del Farm Children’s Museum.
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Caffè Letterario Moak
“Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che
poi venga scoperto” (Italo Calvino)
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1° CLASSIFICATO
Come nascono gli imperi
di Ilaria Maria Calafiore
Motivazione: “per la capacità dell’autrice di utilizzare il
tema del caffè facendone il perno narrativo del racconto.
Una storia d’amore epistolare con un’orchestrazione
molto originale di voci, spazio e tempo. Nella quale i
bianchi, intendendo quello che non viene detto, valgono
quanto i neri”.
2°CLASSIFICATO
Elide e Arturo, Caffè in fabbrica
di Daniela Grandinetti
Motivazione:“Attuale, senza pietismi, racconta una
vicenda dei nostri giorni con una buona capacità di
osservazione dei sentimenti, in un rapporto di coppia,
messo in crisi dalla chiusura di una fabbrica che modifica le loro vite”.
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3° CLASSIFICATO e VINCITORE PREMIO BELGIORNO
Conforti politici
di Roberto Gerace
Motivazione: “Racconto di notevole impatto espressivo,
ambientato in un caffè siciliano dove una molteplicità di
personaggi si confronta attraverso una serie di trovate
divertenti, arricchite da citazioni letterarie. Un riuscito
esperimento linguistico.”
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Di Roccia - VeiveCura
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Fuori Fuoco Moak
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1° CLASSIFICATO
Immobile
di Edoardo Seminara
motivazione: “Per aver saputo raccontare una grande
storia fotografica di grande coerenza stilistica, per aver
saputo sfruttare la potenzialità narrativa della luce,
per aver ambientato la sequenza di immagini in luoghi
carichi di valori e intimità, per la capacità di ritrarre i
suoi soggetti senza alcuna forzatura con grande spontaneità”.
2° CLASSIFICATO
Fondi di caffè
di Gianluca Bevacqua
motivazione: “per la sua capacità innovativa e per aver
saputo dar vita a un iconografia in grado di confrontarsi
con i linguaggi contemporanei senza mai perdere di vista
il significato e la tradizione del caffè. Lo spunto sui reconditi significati dei fondi di caffè è qui raccontato con
leggerezza e coerenza estetica”.
3° CLASSIFICATO
Ricordi di famiglia
di Lorenzo Cicconi Massi
motivazione: “Per aver raccolto una serie di immagini
di forte impatto emotivo e per la sua capacità di mettere in scena situazioni di carattere surreale. Per aver
saputo interpretare con coerenza stilistica il tema proposto, proponendo diversi contesti comunque capaci di
dialogare”
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sinossi: Apparentemente immobile, lì, nel salotto di casa sua, con un caffè in mano, un’anziana donna viaggia nel caos dei suoi ricordi.
sinossi: La tradizione popolare vuole che nei fondi di caffè possa leggersi il futuro; voi cosa ci vedete?
sinossi: I ricordi di un bambino la cui famiglia ha sempre lavorato nella torrefazione del caffè.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Crossing - Pietro Dossena
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Libri da parati. Una storia da “appendere”
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i incontri ne ha abbiamo fatti tanti. In molti di
questi, spesso fortuiti e non programmati, ci siamo
trovati a parlare d’altro, con persone – dai giovani, a chi porta con sé bagagli di esperienza – che il più
delle volte non aveva nulla a che fare con il mondo del
caffè. Tra una parola e l’altra scopriamo, invece, di avere
interessi e passioni comuni. Empatia. Non si può definire
diversamente. Da questi incontri sono poi nate partnership,
legami che ancora oggi danno vita a idee e progetti. Uno
di questi è quello tra Moak e VerbaVolant, casa editrice si-
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ciliana. Da quel “colloquio” nasce il libro da Parati “Fiori
bianchi bacche di caffè” scritto da Pia Parlato, giornalista
e blogger e disegnato da Angelo Ruta, illustratore e grafico editoriale. Gli inediti della collana “I libri da parati”
sono albi illustrati e poster d’autore insieme, stampati su
un foglio tipografico 100x70 cm. Dispiegando le pagine
si legge la storia fino a scoprire l’ultima tavola: un poster
da incorniciare e appendere alla parete. Un’idea editoriale
originale e audace nella forma, definita “munariana”, che
si fonde con una storia poetica che racconta cosa ci sia
prima del caffè in tazzina. Il racconto struggente coinvolge
i sensi: toccando la piacevole ruvidezza della carta Favini
Crush (realizzata con gli scarti di caffè) si può quasi sentire il profumo di fiori delle piantagioni d’Africa e immaginare i lussureggianti colori delle bacche e dei chicchi.
Nella tavola finale si sprigiona il profumo e l’aroma del
caffè in tazzina Moak, in cui riverbera il ricordo. “La collana Libri da Parati – dice Fausta Di Falco, editrice di VerbaVolant- nasce dal desiderio di coniugare il design, l’illustrazione e le parole, utilizzando anche una carta rispettosa
dell’ambiente. L’incontro con Moak è stato naturale, senza
alcuna forzatura: azienda siciliana, molto attenta al design
e alla qualità dei propri prodotti.”
sinossi
Cosa c’è prima di un’aromatica e corroborante tazzina di caffè? C’è un mondo coloratissimo, profumato e
vivace: le piantagioni, lussureggianti e popolate di raccoglitori operosi che vivono tra le piante dai profumatissimi fiori bianchi e bacche rosse. “Fiori bianchi, bacche
di caffè” racconta di questo affascinante mondo e della
storia di due sorelle che sono pienamente inserite nella
vita del villaggio addossato alla piantagione di caffè.
La vita, con le sue inaspettate curve, le porterà a dover
coltivare il ricordo l’una dell’altra e in questo saranno
fatalmente aiutate dall’elemento che le ha sempre unite
oltre all’amore: il caffè.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Love Sails - Ilaria Graziano & Francesco Forni
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Il caffè fra Dolce e Salato
Marino Pasquale e Patrizia Di Benedetto
di Sara Di Pietro
Espresso, in polvere o in chicchi, a renderlo protagonista – tra note dolci e salate - saranno Marino Pasquale della Pasticceria
Cucchi di Milano e Patrizia Di Benedetto del ristorante Bye Bye Blues di Palermo
A
Milano, in un angolo tra Corso Genova e Piazza
della Resistenza Partigiana cattura l’attenzione
dei passanti una struttura di raro valore storico
“La Pasticceria Cucchi”. Fondata nel 1936 divenne subito un luogo di intrattenimento notturno dove i migliori
esponenti della città trascorrevano il tempo libero tra un
bicchiere di whisky e uno squisito manicaretto. Nel ‘43
venne distrutta da un bombardamento che la rase completamente al suolo, ma Luigi Cucchi e la moglie Vittorina
non si persero d’animo e con determinazione riportarono
l’elegante fabbrica di dolci allo splendore di una volta.
Oggi, grazie al figlio Cesare, è ancora un luogo di ritrovo
per tutti coloro che non rinunciano a un momento di golosità e piacere. A realizzare un dessert per noi è il primo
pasticcere Marino Pasquale.
Marino Pasquale
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Operà
Ingredienti per il bisquit: uova intere, farina di mandorle, zucchero a velo, albume, zucchero semolato, burro,
farina;
per la ganache: panna liquida, cioccolato fondente 61%,
burro, trimolina (tipo di zucchero);
per la crema al caffè: latte, zucchero semolato, tuorli, fecola, burro, estratto di caffè;
Procedimento: stendere il bisquit Gioconda (alto cm 1
circa) e inzupparlo di caffè, proseguire con uno strato di
crema al burro al caffè, adagiare altro bisquit e inzupparlo di caffè, continuare con lo stesso procedimento alternando altri due strati. Completare glassando con la ganache al cioccolato fondente e guarnire con piccoli frutti e
spirali di cioccolato.
Patrizia Di Benetto
D
alle coste isolane, nella pacifica e formosa Mondello, giunge la storia di una donna che dal 1991
ad oggi è riuscita a conquistare i palati internazionali più pretenziosi. È Patrizia Di Benedetto del
ristorante Bye Bye Blues, che insieme al marito Antonio
Barraco, barman e sommelier, realizza il sogno di aprire
uno dei ristoranti che potesse cambiare il concetto tradizionale di fare ristorazione a Palermo. Fin da bambina
apprende dalle donne della sua famiglia gli antichi segreti della cucina mediterranea. Ottiene importanti riconoscimenti in ambito enogastronomico e nel 2010 si fregia
della tanto ambita “Stella Michelin”, unica in Sicilia ad
essere stata conquistata da uno chef donna. Recentemente è stata protagonista nelle cucine statunitensi di New
York, Boston, Baltimora e Long Island. Una donna e insieme uno chef stellato che non ha mai distolto lo sguardo dal suo obiettivo: alleggerire i piatti della tradizione e
adattarli ad uno stile di vita diverso, attento alla salute e
ai valori tradizionali.
Tartare di manzo con terra di porcini e polvere di caffè
Ingredienti per 4 persone: gr 30 di polvere di caffè, 4
cucunci (frutto del cappero);
per la tartare: gr 500 di filetto di manzo, gr 30 di capperi
sotto sale, gr 50 di mandorle sgusciate e leggermente tostate, sale e pepe, 70 ml di olio extravergine, 25 ml succo
di limone;
per la terra di porcini: gr 100 farina 00, gr 80 di burro,
gr 20 di porcini secchi frullati finemente, 1 pizzico di
sale, gr 10 di zucchero, gr 30 di acqua ghiacciata, gr 30 di
polvere di caffè, 4 cucunci (frutto del cappero)
Procedimento: Impastare tutti gli ingredienti per la terra e
fare raffreddare in frigo per 30 minuti.
Stendere la pasta e cucinare in forno a 175° per 20 minuti. Raffreddare e schiacciare con un batticarne. Preparare
la tartare mescolando tutti gli ingredienti. Impiattare la
tartare con l’aiuto di un anello di metallo e mettere accanto un po di terra di porcini e la polvere di caffè. Decorare
con una mandorla intera e i cucunci.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: What’s the matter - Marella Motta
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Locali storici, Caffè Poliziano
di Francesca Puglisi
L’elenco di nomi di donne e uomini illustri che hanno frequentato i locali storici in Italia è vastissimo. Basta sedere in questi
luoghi, prendere un caffè o un aperitivo e subito si ha la piacevole sensazione di fare un salto nel passato, dove i cimeli, le opere d’arte o i mobili d’epoca rievocano i ricordi di celebri personaggi che si intrecciano con gli eventi storici del nostro Paese.
Alcuni sono diventati fast food o boutiques. Ne sopravvivono ancora più di 120 e noi vogliamo raccontare e tenere in vita nella
nostra memoria questi luoghi che con onore e coraggio portano avanti pagine di storia e cultura della nostra bell’Italia.
I
n Toscana, tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, sorge
un piccolo borgo che porta il nome di Montepulciano, terra di conquistatori e amanti dell’arte. La storia
ci restituisce un’immagine di un locus amaenus, dove
paesaggi marittimi e collinari si intrecciano per dar vita
ad un dipinto dai colori pastello. In questa perla di Toscana, tra le vie del posto, sorge nel 1868 una bottega
di caffè l’antico “Caffè Poliziano”. Noto salotto in stile
liberty, Caffè Poliziano gode della fama di locale storico
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d’Italia dove hanno sostato grandi scrittori italiani come
Carducci e Pirandello. L’ambiente in cui ci si immerge,
valicando l’elegante ingresso, è quello di un raffinato
locale in cui ogni minuscolo dettaglio è stato scelto e
selezionato con cura da chi ha speso ogni energia per
regalare momenti di infinita spensieratezza. Il bancone
sinuoso, i rivestimenti murari firmati William Morris,
le specchiere e i vetri decorati con motivi grafici di un
tempo regalano a chi beve anche solo un caffè un moti-
vo in più per restare. Fiore all’occhiello di questo bijoux
d’epoca è l’ampia caffetteria ospitata da una sala con
vista panoramica, dove degustare le quaranta specialità
di thè e tisane e i dolcetti rigorosamente artigianali come
i cantuccini alle mandorle. Non da meno sono le specialità enogastronomiche del lussuoso ristorante. Le specialità culinarie, inoltre, possono essere accompagnate
dal “nobile di Montepulciano”, vino impregnato di odori
e sapori delle vallate, dove viene prodotto da secoli. Il
Caffè Poliziano si riconferma a distanza di anni un vero
e proprio ritrovo dall’inconfondibile gusto retrò dove
ogni cliente è considerato tassello fondamentale di un
puzzle fatto di raffinatezza, classe e buon gusto. Anche
il grande Federico Fellini amava sostare lì durante i suoi
viaggi in Toscana e chissà che proprio Caffè Poliziano
non fu la musa ispiratrice della pellicola de “La dolce
vita”, uno delle opere cinematografiche più riuscite di
tutti i tempi.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Just Friends - Chiara Izzi
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Le migliori foto e i volti più simpatici scelti fra quelli inviati.
Live My Music Coffee
Da Milano a Napoli il caffè si “esibisce dal vivo”
di Sara Di Pietro
“H
ai mai ascoltato un caffè?”. Questo è l’interrogativo, e insieme l’idea, che porta con
sé il progetto di Caffè Moak in collaborazione con il gruppo Feltrinelli. “My music coffee” è il
tentativo riuscito di assemblare la musica al caffè attraverso la creazione di una linea di capsule e cialde che
richiamano sei generi musicali, ai quali la talent scout
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Paola Maugeri ha affiancato sei diversi musicisti. Per
far conoscere dal vivo i loro inediti, l’azienda in partnership con Feltrinelli ha organizzato una serie di concerti live all’interno delle librerie di Milano, Roma e
Napoli aperte a tutta Italia. Le tre tappe, su cui è calato
il sipario lo scorso 30 Settembre sono state accolte con
entusiasmo dal pubblico delle tre città italiane.
My music coffe. Live to Milano.
Prima tappa del tour è stata Milano. Lo scorso 21 settembre la Feltrinelli di Piazza Piemonte ha ospitato il concerto live dei primi due artisti, che hanno ben interpretato le
due miscele della linea My Music Coffee: swing e soul.
La prima è stata assegnata alla ”Woody Gipsy”, la band
nata nel 2011 che vanta quattordici concerti in Italia e due
dischi a livello internazionale: “Wood Evening” (2012)
e “Live in London”(2013). Dopo l’energica esibizione
swing, il palco è stato affidato alla calda voce soul di
Marella Motta, artista che nel 2002 ha inaugurato accanto
al suo fedele maestro Paul Rosette il concerto di Tiziano
Ferro e che attualmente sta lavorando al suo secondo disco “In My Solitude”. Le note swing e soul hanno allietato il pubblico presente durante la degustazione delle due
miscele trasportandolo nell’universo dei cinque sensi.
“Il soul è pura emozione che vola libera, da ogni
schema e costrizione. Perciò ho scelto la calda voce
di Marella Motta. Lo swing è la spensieratezza necessaria ad alleggerire l’impegno di vivere felici. Perciò
ho scelto la solarità empatica di Woody Gipsy Band”.
(P.Maugeri)
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Urlando tango - Woody Gipsy Band
[ the sign moak ]
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My Music Coffee. Live to Roma.
Coinvolgente ed intensa la seconda tappa nella capitale.
Nello store romano Feltrinelli di Via Appia Nuova, lo
scorso 23 settembre, protagoniste sono state le miscele Jazz e Rock Coffee “ascoltate” attraverso le voci
di Chiara Izzi e del duo Ilaria Graziano e Francesco
Forni. La prima ad esibirsi è stata Chiara Izzi, che ha
colmato con la sua voce ogni atomo di pura musica e
aroma. La talentuosa cantante jazz ha collaborato, nella
sua carriera, con artisti del calibro di Roberto Gatto,
Maurizio Gianmarco e Massimo Manzi e nel 2013 ha
esordito con il suo album “Motifs”. A concludere la
serata con un ritmo travolgente e forte sono stati i due
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rock singers Ilaria Graziano e Francesco Forni. Nella
loro ricca esperienza lavorativa hanno ricevuto diversi
riconoscimenti collaborando anche con il circuito Rai
e con il mondo del cinema. Gli attenti spettatori hanno
deliziato i loro palati con le due miscele della linea serving, guidati nella percezione delle note musicali dei
brani eseguiti dal vivo.
“Il rock è musica sulla quale si scrive l’unicità di ogni
artista e di chi l’ascolta. Perciò ho scelto i bravissimi
Ilaria Graziano e Francesco Forni. Il Jazz, invece, è
gioia di vivere, con qualche pennellata di malinconia,
ma mai tristezza. Perciò ho scelto la potente vocalità di
Chiara Izzi”. (P.Maugeri)
My Music Coffee. Live to Napoli
Ai piedi dell’imponente Vesuvio si è concluso il 30 settembre il tour di concerti live delle sei band di My Music
Coffee. Protagonisti a Napoli, nello store di P.zza dei
Martiri, i due artisti che hanno tradotto in note musicali
le capsule “ funk coffee” e “ classic coffee”. La miscela
funk è stata magistralmente interpretata da Valentina
Gnesutta in arte Wena, di origine partenopea che fin da
piccola ha stretto legami con il genere funk e rap riuscendo ad essere notata da Ghemon e Torreggae. Ad esaltare
invece la musica classica e le note aromatiche della miscela decaffeinato è stato Pietro Dossena. Compositore e
musicista ha studiato in Italia, ma ha portato la sua musi-
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Live Well - Wena
ca in Francia, Spagna e in America. Premiato in numerosi
concorsi di composizione, scrive per strumenti acustici e
dispositivi elettronici, per la sala da concerto e per il cinema. Entrambi gli artisti, seppur con leit motiv differenti,
hanno colto pienamente l’essenza del progetto Moak, impregnando l’atmosfera di fascino e di suggestione.
“Il funk è una ventata di ribellione pacifica. Una musica
che abbatte qualunque confine geografico e di stile. Perciò ho scelto la tensione e la grinta di Wena. La musica
classica, per me, è un viaggio nel mondo degli esseri
viventi e della natura di ogni epoca. Anche di quella che
non conosciamo. Perciò ho scelto l’intensità emotiva di
Pietro Dossena”. (P.Maugeri)
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luglio 2015
@giorgia_panna |
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i | agosto 20
sophia_lentin
@dariocernigliaro | settem
bre 2015
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rubrica a cura di ADI Sicilia
G
iovane, brava e con le idee ben chiare: creare
qualcosa di bello e sostenibile, scuotendo – perché no - le vecchie istituzioni. Ivana Laura Sorge,
trentacinquenne designer catanese, si laurea nel 2007 in
Architettura con il massimo dei voti. Il legame con la sua
terra, la Sicilia, è forte e attivo (come il vulcano che la
sovrasta a pochi chilometri) e la voglia e determinazione
di mettersi subito in gioco le farà aprire nel 2010 uno
studio tutto suo, dove progetta e innesca fili conduttori
tra recupero e modernità. Il suo campo si estende dalla
progettazione urbanistica e dei giardini a quella architettonica, residenziale, commerciale, direzionale, attenta al
consumo energetico, fino all’interior ed exterior design.
Diciamo che sei figlia d’arte, provenendo da una famiglia di imprenditori e carpentieri. Quanto ha inciso nella tua scelta professionale?
Sin da piccola ho osservato ed ammirato mio padre, il suo
entusiasmo in cantiere unito a quello delle manovalanze
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[ XIV 03/2015 ]
nel veder innalzare la costruzione e il suo essere cordiale
ed affabile con i clienti. Credo che tutto ciò abbia potuto
influenzare i miei giochi d’infanzia, visto che tra i miei
preferiti c’era il disegnare delle case ed i loro spazi, immaginandovi dentro dei pupazzetti muoversi all’interno.
In età matura, ho avuto conferma che non si trattasse solo
di un gioco, ma volevo andare oltre l’edilizia, volevo progettare guardando al paesaggio, studiando la luce naturale
che mutua gli spazi, miravo alla poesia del progettare.
Non solo architettura, ma anche design. Con la collezione outdoor “Ray of Sunshine“ (raggio di sole) hai
vinto quest’anno il premio della prima edizione Tao
Awards Talent Design. Cosa ha significato per te?
Per una siciliana che ama la propria terra ed il proprio lavoro
di architetto e designer, ricevere un premio di tale prestigio
rappresenta un orgoglio del made in Italy per l’ambito nazionale e del made in Sicily visto che la collezione di arredi
outdoor Raggio di sole è interamente prodotta da siciliani.
Un successo che si è aggiunto a quello riscontrato al
Fuori Salone di Milano 2015, dove la collezione è stata
esposta con il riconoscimento del Design Selection di Archiproduction dato soltanto a circa 250 marchi ed aziende
a livello internazionale.
In pochi anni hai già un portfolio da professionista
affermata, spaziando da progetti di ristrutturazione, a
nuove residenze, fino a realizzare opere per il mondo
del sacro. In quale hai provato più emozione?
Ogni architettura e opera di design è un’emozione, una
crescita. Un coinvolgimento emotivo, perché cambia il
luogo, cambia colui o coloro che andranno a viverci, lavorare, socializzare. Amo il progetto di un’abitazione per
un diversamente abile, posta su una collina panoramica
sul mare e pertanto progettata in stretta relazione visiva e
fisica con l’esterno; un volume vetrato incastonato tra la
roccia in cui si specchiano i cipressi al vento e il riflesso
dell’acqua della piscina ed un volume superiore concepito come un cannocchiale verso il paesaggio; amo la spiritualità e la dimensione umana che c’è in ogni progetto,
enfatizzata nel sacro.
Quali sono i limiti e le opportunità per una giovane siciliana di affermarsi professionalmente?
L’essere una giovane siciliana, è come essere un fiore
nato da un nuovo innesto trapiantato in una terra lavorata
con i sistemi della tradizione; se a tutto ciò, novità, bellezza e tradizione, si affiancasse un sistema economico
differente dal nostro nazionale e si lavorasse mettendo al
primo posto le capacità intellettuali e artigianali, sarebbe
tutto davvero più semplice.
Quanto è importante oggi per un architetto collaborare
con Adi?
Sentirsi parte del mondo del design italiano, significa
anche conoscere e vivere un istituzione di prestigio
come ADI. Spero che il mio contributo in Sicilia possa
portare la nostra Isola oltre che nel resto dell’Italia anche
all’estero.
I tuoi progetti futuri?
Un’azienda leader nel mondo di prodotti che portano la
luce e ventilazioni naturali, mi ha coinvolta nel Day Light
Challenge, un team di 13 architetti siciliani con l’obiettivo di trasmettere al fruitore, ciò che ho sempre ritenuto
importante nell’architettura di nuova edificazione così
come nel recupero dell’esistente: riportare le luce naturale e il confort al centro del progetto, al fine di una progettazione ambientale e di bioarchitettura.
Ivana Laura Sorge
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Caffè da leggere
a cura di
Continua il nostro viaggio fra le librerie LaFeltrinelli, Ogni singolo scaffale è impregnato di un odore che rimanda al passato,
si affaccia al futuro e si nutre del presente. E la poesia, la musica, il cinema sono coinquilini perfetti di una casa che accoglie
migliaia di persone ogni giorno e che offre la possibilità di alienarsi dagli impegni più ardui per dare spazio alla lettura o ad
una mostra. I “custodi” di questi luoghi fervidi di spunti culturali sono i loro direttori, che immancabilmente ci indirizzano sulle migliori letture o sulle note da ascoltare in un pomeriggio mite.
Sara Di Matteo, direttore de laFeltrinelli Viale Marconi
A
Roma, nella caput mundi, sorge nel 2005 LaFeltrinelli libri e musica di Viale Marconi, un
vero e proprio angolo abitato da migliaia di libri,
dischi e vinili che cullano le giornate dei passanti. La
Feltrinelli di Viale Marconi si conferma ancora oggi,
a distanza di dieci anni, una tappa irrinunciabile di un
pellegrinaggio culturale e artistico. Ospita circa 36000
libri che possono essere comodamente sfogliati all’in-
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terno dei salotti illuminati che all’occasione si trasformano in accoglienti aule studio, rifugio di bambini e
studenti. E come un genitore che conosce bene i propri
figli, ma non smette mai di meravigliarsi dinnanzi alle
prodigiose novità che comporta la crescita, la direttrice
di Viale Marconi Sara Di Matteo non ha ancora smesso
di stupirsi delle prodezze di questa “figlia” poco più che
adolescente.
Vi suggerisco un libro e un disco
Vi suggerisco un libro e un disco.
Avevo questo libretto di 160 pagine in mano già da tempo,
ma il titolo Il senso di una fine mi scoraggiava un pò. Un
romanzo di Julian Barnes. Poi l’ho iniziato e sono stata
travolta da una storia semplice a prima lettura che però si
sviluppa attraverso una narrazione a mio parere prodigiosa. Se penso che all’inizio del libro Tony Webster è anziano e subito dopo, attraverso i ricordi e la ricostruzione della memoria, lui e i suoi amici sono giovani poi li ritrovo
alla fine delle poche pagine, al termine della loro esistenza, allora capisco che il vero protagonista è il Tempo e il
ruolo prepotente che ha nella narrazione. Per questo consiglio di leggerlo tutto d’un fiato, senza interruzioni, per non
perdere il Senso del Tempo spiegato dalla scrittura.
Breakfast on the morning tram della cantante jazz americana Stacey Kent è invece un disco per tutti coloro che
amano il jazz e lo swing, le atmosfere calde e soavi. Per
rimanere in tema di libri, ben quattro tracce sono state
scritte per lei dal grande scrittore inglese Kazuo Ishiguro
(ve lo ricordate Quel che resta del giorno?) e lei le interpreta magnificamente, creando atmosfere di rara bellezza.
di Sara Di Matteo
Titolo: Il senso di una fine
Autore: Julian Barnes
Collana: Supercoralli
Edizioni: Einaudi
Anno: 2012
Numero di pagine: 150
Prezzo: € 17,50 euro
ISBN: 9788806211561
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Breakfast on the Morning Tram - Stacey Kent
Titolo: Breakfast on the
Morning Tram
Autore: Stacey Kent
Anno: 2007
Genere: Jazz
Etichetta: Lucky Red
Tracce: 12
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Sicilia in rosa.
Simona Malato
di Francesca Puglisi
D
i origine palermitana Simona Malato riesce a valicare i confini della trinacria per affermarsi nel
panorama nazionale come attrice. Vanta collaborazioni con grandi firme del mondo cinematografico come
Giuseppe Tornatore e Raùl Ruiz, oltre che una formazione di respiro internazionale. Ha diretto ed interpretato lo
spettacolo “Insomnia 6 a.m. Girl”, vincitore del premio
miglior spettacolo (e lei come migliore attrice) al TXT
Blog Theater Festival di Graz (Austria). Dal 2007 è impegnata con la sua Compagnia Bogotà in giro per l’Italia
con lo scopo di diffondere l’arte teatrale. Abbiamo chiacchierato con lei ripercorrendo le tappe più significative
della sua esperienza artistica.
Chi è stato il tuo mentore?
Così d’istinto mi verrebbe da dire Palermo. Si, una città, la
città della mia nascita artistica. Spesso mi sono trovata ad
attraversarla, di notte, quando era semi sveglia, nel suo traffico di vite e auto, piena, quando era infuocata dall’estate e
vuota. Questa città mi ha adottata e accudita, ed è lì che ho
avuto i miei incontri. La poesia crudele e dolce di un grande
Maestro come Franco Scaldati mi ha abbagliata dandomi
una “visione”, un punto di vista sull’arte, sulla realtà e sul
loro appassionato legame. Sempre il teatro mi scuote quando mi racconta storie che si fanno largo dentro. Come se
il mio corpo fosse pieno di sabbia e loro tracciando strade
solcano, aprono. Mentore è chiunque mi abbia fatto questo.
Quale è stato il tuo primo approccio con il mondo del
teatro?
Non finisco mai di approcciarmi al teatro, di intricarmi
nelle sue trame, di perdermi e ritrovarmi grazie al teatro.
A diciotto anni sognavo di diventare una psicoterapeuta,
studiavo per diventarlo. Poi d’un tratto la teoria non mi
bastò più. Mi sono ritrovata su un palcoscenico, dentro un
teatro, con le luci, le quinte, un testo. Un mondo, che non
mi lasciava spazio per altro.
Quanto c’è della tua terra d’origine negli spettacoli che
porti in scena?
Sono siciliana e guardo il mondo con questo punto di
vista, quello di una donna che ha scelto di vivere nella
sua terra e che la lascia ogni volta che può, andando il
più lontano possibile, ma non può fare a meno di tornare.
Spesso ho affrontato dei lavori recitando nella mia lingua
d’origine, il siciliano. Una lingua dolcissima ed elegante
quanto diretta e cruda. Adesso la insegno alle mie figlie.
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Una scena dell’opera teatrale Riccarrdo III
Cosa ha significato lavorare con un regista del calibro
di Giuseppe Tornatore?
Bàaria è stata davvero un’esperienza bellissima. Lui,
Tornatore, che insegna tanto del suo mestiere semplicemente con uno sguardo, con una parola detta a te, alla
costumista, al direttore della fotografia, alle maestranze
ed io come una spugna con occhi e orecchi e sensi aperti,
dentro questa macchina dei sogni che è il cinema.
Da dove nasce l’idea di dar vita alla compagnia teatrale
“Bogotà”?
La Bogotà nasce da un desiderio di autonomia, di portare
avanti dei progetti che fossero trasversali: teatro, formazione, scrittura. È una casa a cui tornare dopo viaggi con
altri compagni. È un percorso parallelo ad altri mille.
Carmen Consoli, Emma Dante e Simona Malato, tre
donne siciliane, in tre diverse vesti artistiche: cantante,
regista e attrice.
In quell’occasione ho conosciuto una bellissima artista
come Carmen, donna divertentissima e piena, portando
nel suo concerto dei testi di un’altra grande artista colorata e cruda come Emma Dante. I loro linguaggi così diversi eppure complementari si sono incrociati nel mio corpo.
Molto fisico ed estroverso il lavoro che Emma mi ha
chiesto di fare: un concerto di Carmen Consoli nei Teatri
d’Opera di tutta Italia per un pubblico diverso da quello
che sceglie il teatro. Tre piccole deflagrazioni le tre donne
che interpretavo, come dei pezzetti di Sicilia.
I tuoi progetti futuri?
Uno in particolare a cui tengo molto è un progetto dedicato alle nuove generazioni, un’Antigone raccontata
ai bambini. “Parole e Sassi” è un progetto curato nella
direzione artistica da Letizia Quintavalla (Teatro delle
Briciole di Parma) che ha desiderato costruire tre anni fa
un Collettivo di diciannove attrici che raccontano la Tragedia ai bambini ognuna nella propria regione.
Simona Malato e il suo rapporto con il caffè?
Notturno! Ma solo in compagnia di mia madre. C’è
un’usanza famigliare che ha stupito tutti i miei amici,
anche grandi bevitori di caffè. A casa di mia madre si
beve il caffè prima di andare a letto; dopo una cena si
sta a parlare e trascorrere insieme il tempo fino a tardi,
anche molto tardi e poi ad un certo punto arriva il momento di fare di nuovo un caffè, come ultima cosa prima
di andare a letto.
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Alle Feltrinelli piccoli artisti con la latte art.
E per loro Moak lancia il cappuccino vegetale 2.0.
di Francesca Puglisi
I
l progetto di latte art junior promosso da Caffè Moak
approda a Milano e Firenze. Ad ospitare il calendario di
eventi sull’arte di decorazione del cappuccino dedicata
ai più piccoli sono gli store Feltrinelli. Il 23 Settembre
a Milano, nella libreria di Piazza Piemonte si è tenuta
la prima tappa, che ha visto coinvolti numerosi bambini
di fascia d’età compresa fra i 4 e i 10 anni. Creatività e
divertimento le parole chiave di questa esperienza, in cui
ogni bambino ha avuto la possibilità di essere titolare di
una personale opera d’arte realizzata su una bianca e soffice schiuma di latte. Grande entusiasmo e partecipazione
anche per al secondo appuntamento al Red di piazza Gae
Aulenti e in quello di piazza della Repubblica di Firenze.
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In occasione dei primi tre eventi, Moak ha lanciato anche
il cappuccino 2.0. 100% vegetale. Realizzato con latte di
mandorla Condorelli - partner insieme al Latte Sole nel
progetto di formazione MPT (Moak People Trainin)g - il
nuovo cappuccino è stata una sana e buona alternativa anche per chi non può assumere latticini. “Abbiamo selezionato due partner di eccellenza siciliana – spiega Annalisa
Spadola, direttore marketing di Caffè Maok - che ci garantissero la qualità del prodotto e la possibilità di offrire
un ottimo cappuccino anche vegetale”. Le prossime date
in calendario saranno pubblicate su mptraining.it.torio,
può consultare il sito mptraining.it e segnare sull’agenda
le prossime date che presto saranno pubblicate.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Chinese Children - Devendra Banhart
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Caffè e sani dintorni
rubrica a cura di Roberta Tribastone
Arriva l’autunno e per quanto possa darci l’impressione di essere una stagione priva di risorse alimentari, la natura ci sorprende con
ricche primizie e ultimi ortaggi dell’estate, da gustare a tavola con amici e parenti. In questo periodo autunnale si prediligono le preparazioni al forno, per non sforzare l’organismo dopo gli eccessi della stagione calda. A far da regina nel piatto che presentiamo è un
ingrediente prettamente ottobrino: la zucca che, legata degnamente ai selvaggi funghi porcini, crea un connubio delizioso di sapori.
Ad arricchire fortemente il tutto una spolverata di caffè, quasi a voler ricordare l’odore di terra e pioggia nei boschi spogli di foglie.
Polpetta di zucca e polvere di caffè
ingredienti per 4 persone:
per la polpetta: 100 gr di riso tondo bianco, 200 gr brodo
vegetale, 100 gr di zucca,1/2 cipolla rossa di Tropea,15 gr
nero d’avola, q.b.sale, pepe nero, timo, pangrattato;
per il ripieno: 200gr di melanzane, 50 gr di sesamo, 2 gr
succo di limone, q.b. Sale, olio;
per la crema: 100gr funghi porcini, 15gr vino bianco, 1
spicchio d’aglio, Q.b.timo, sale, olio, acqua, caffè Moak
in polvere;
Procedimento: affettare finemente la cipolla, soffriggere a
fuoco medio rimescolando di continuo, finchè non si ammorbidisce, aggiungere il riso facendolo tostare per qualche
minuto, sfumare con il vino, aggiungere il brodo vegetale e
lasciare cuocere finchè il riso non sarà ben cotto e asciutto.
A questo punto stendere su una placca e lasciare raffreddare.
Tagliare la zucca a pezzettoni e cuocere in forno a 185 gradi
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per 20 minuti. Quando il riso e la zucca si saranno raffreddati, frullarli insieme e aggiungere a sale, olio, timo e pepe
nero. A parte sbucciare e tagliare la melanzana a dadini.
Disporli in un colapasta e cospargendoli di sale. Lasciare
mezz’ora a riposare. Sciacquare quindi i dadini e condirli
con olio. Metterli in forno ben caldo fino alla cottura. In un
mixer frullare il sesamo e unire dadini di melanzane, succo
del limone, sale e olio. Mettere in una casseruola un filo d’olio e lo spicchio d’aglio e disporre su fuoco medio, aggiungere i funghi porcini affettati e rimescolare, sfumando con
vino bianco. Spegnere il fuoco e aggiungere il timo. Frullare
nel mixer aggiungendo caffè in polvere e acqua, fino ad ottenere un composto cremoso. Prendere il composto di zucca
e riso, ormai freddo, stenderlo sulla mano e praticare una
conchetta in cui inserire la farcitura di melanzane al sesamo
e richiudere con altro riso e zucca. Finite le polpette, impanarle e infornare a 200 gradi. Una volta pronte, disporre su
un piatto la crema di funghi e le polpette e decorare con una
spolverata di caffè Aromatik.
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XIV 03/2015 © Caffè Moak S.p.A.
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XIII 02/2015 © Caffè Moak S.p.A.
XIII 022015
XII 012015
XI 03/2014 © Caffè Moak S.p.A.
XI 032014
X 02/2014 © Caffè Moak S.p.A.
IX 01/2014 © Caffè Moak S.p.A.
X 022014
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IX 012014
03/2013 © Caffè Moak S.p.A.
02/2013 © Caffè Moak S.p.A.
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01/2013 © Caffè Moak S.p.A.
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