Lo sfruttamento criminale del minore

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Lo sfruttamento criminale del minore
South Park
di Trey Parker
Presentazione critica
Introduzione al film
Cinismo e satira di costume
South Park è un’apparentemente tranquilla cittadina della provincia americana in cui i personaggi
hanno una bella faccia rotonda, occhi sempre spalancati, parlano molto veloce e dicono terribili
parolacce. Rispetto ai Simpson, la serie di cartoni animati cui è spesso stato paragonato, i personaggi
inventati dalla mente corrosiva di Trey Parker e Matt Stone appaiono meno indolenti, recuperando, in
compenso, sul piano dell’oscenità, della suscettibilità e della irascibilità. South Park: Bigger, Longer and
Uncut, questo il titolo originale, alla sua uscita ha fatto letteralmente piangere dalle risate il pubblico.
Particolarmente acuto, divertente anche a scapito del linguaggio utilizzato, volontariamente scurrile,
deliberatamente provocatorio, sarcastico, satirico e politicamente molto scorretto, South Park è un
disegno animato che ha debuttato nel 1997 sulla rete via cavo americana Comedy Central, diventando
immediatamente una serie di culto. Il film, apparentemente meno curato nei disegni di alcuni degli
omologhi di maggior successo, basa la sua forza sulla portata di personaggi dalle movenze grottesche,
realizzate, almeno inizialmente, prima che tale procedimento fosse sostituito dalla computer animation,
con la tecnica dello stop motion, che prevede l’inquadratura di singoli fotogrammi nei quali i movimenti
progressivi e scattanti delle figure erano incollati direttamente sullo sfondo di cartone. Ma la forza di
South Park e della serie che ne è seguita risulta evidente anche nelle sterminate invenzioni ad effetto che
sostanziano la vicenda narrata e che spesso si introducono nei territori della Black Comedy, al punto che
alcuni movimenti conservatori lo hanno giudicato moralmente offensivo ed essenzialmente antiamericano,
laddove, invece, ciò che viene messo alla berlina è la sicurezza all american di essere sempre nel giusto, a
dispetto di qualunque evidenza (un esempio su tutti: nelle manovre preparatorie alla dichiarazione di
guerra al Canada, si cerca di organizzare uno scudo umano per il quale sono selezionati esclusivamente
soldati di colore). Il disegno animato di Trey Parker e Matt Stone (figurativizzati all’interno della finzione,
dicono i ben informati, dai personaggi di Stan e Kyle) ha uno dei suoi grandi pregi nella abilità di segnalare
le estreme contraddizioni della realtà americana condendo le varie situazioni con una dose (per qualcuno
esagerata) di estrema cattiveria e di spregio delle convenzioni comunemente assodate: che altro è,
infatti, la palese ossessione per le scorie corporee e il ripetuto compiacimento nell’affrontare argomenti
ritenuti non adatti ad un pubblico giovane, se non il tentativo di svegliare dal torpore lo spettatore medio
televisivo?
Il ruolo del minore e la sua rappresentazione
Predicare bene e razzolare male
I quattro personaggi principali di South Park intendono fornire un campionario di tutte le sfumature
possibili dell’età della preadolescenza. Ovviamente il loro scopo non è assolutamente realistico, ma
esclusivamente funzionale a ciò che i due autori intendono stigmatizzare della morale americana. Stan
Marsh, ad esempio, rappresenta la parte razionale del gruppo, colui che riflette e propone, dopo attente
valutazioni e nonostante la bizzarria delle varie situazioni, uno sviluppo logico e coerente. Stan, tuttavia,
ha una debolezza: è innamorato di Wendy Testeberger ed ogni volta che la vede non può far altro che
vomitare per l’emozione. Kyle Broflovski è l’osservatore disincantato di una realtà di cui offre sempre una
prospettiva ragionevole, disillusa e talvolta acida. Cartman è invece un concentrato di difetti infantili (e
non solo): aggressivo, scontroso, prepotente, razzista, ipocrita e abbondantemente sovrappeso. Cartman è
sovente il pretesto attraverso cui gli autori esprimono le idee più conservatrici della classe media
americana. Kenny, infine, è l’esponente della classe povera, perennemente incappucciato e
incomprensibile nel suo linguaggio oscuro e sincopato. È anche protagonista, non a caso, di morti
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South Park – scheda critica
accidentali, violente e ripetute, una gag inaugurata in questo film e destinata a ripetersi di puntata in
puntata nella serie televisiva.
Date tali premesse, i quattro personaggi (il quinto del film è il fratello adottivo di Kyle, il quale è
spesso obbligato a trascinarlo con sé) in South Park – Più grosso, più lungo e tutto intero vivono
direttamente alcuni dei problemi della loro età e il confronto contraddittorio con le generazioni più
adulte, spesso in veste di moralizzatori legittimati dalle istituzioni ma non dal lecito comportamento
individuale. Si pensi a Cartman e all’uso del suo linguaggio osceno: uno scienziato installa, con l’avallo
dell’istituzione scolastica, un microchip nella testa dell’arrogante personaggio con lo scopo di colpirlo con
una scarica elettrica ogni volta che pronuncerà una parolaccia. Tutto questo mentre fuori soffiano venti di
guerra nei confronti di un Canada colpevole di corrompere le giovani generazioni americane con i suoi
malevoli esempi cinematografici e televisivi e mentre gli stessi ragazzi trovano su internet una serie di
filmini pornografici che vedono come protagonista l’attenta e premurosa madre dello stesso Cartman. La
colpa palese dei bambini, in South Park, si riflette sempre nell’ipocrisia degli adulti, anche se il tono
utilizzato è sempre quello mediato dalla satira e dal sarcasmo e non basato sulla semplice accusa diretta e
deliberata. La scuola non educa, ma punisce con metodi discutibili, sebbene divertenti; i genitori cercano
il decoro nell’interazione quotidiana, ma lontano da occhi indiscreti si mostrano permissivi e
pericolosamente ipocriti; la società intende moralizzare ogni suo aspetto e per fare questo mobilita
addirittura le sue truppe: ciò che Parker e Stone propongono come parte sana, capace ancora di essere
diretta in ogni sua manifestazione (dalla parola proferita alla flatulenza esibita), e non condizionata dalle
convenzioni e dalle finzioni quotidiane, è sicuramente quella sboccata, maleducata, arrogante, forse
anche modesta rappresentata dai bambini, capaci ancora di provare normali curiosità (il tormentone del
film è sapere che cosa sia il clitoride citato dallo chef di colore – la cui voce nell’originale è del cantante
Isaac Hayes), reazioni anche esagerate (il vomito di Stan alla vista di Wendy) e slanci di estrema,
irrefrenabile, quanto genuina vitalità.
Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici
Disegni animati, infanzia e critica alla società sono presenze costanti nelle serie americane degli ultimi
due decenni, alcune delle quali sono giunte anche sugli schermi del nostro paese. La più famosa è
indubbiamente quella già citata de I Simpson, i gialli abitanti di Springfield creati dalla fervida
immaginazione di Matt Groening con l’intenzione di fornire uno spaccato della famiglia media residente in
un’altrettanto media provincia americana. I problemi quotidiani della famiglia, i rapporti con i figli e le
relazioni di questi con il mondo circostante (scolastico o coetaneo), la deriva di alcune consuetudini
familiari, il vizio, la pigrizia e l’incapacità di affrontare con il giusto piglio le varie situazioni che si
susseguono giorno per giorno sono indici universali con cui ogni singolo spettatore si può confrontare e
spiegano il successo di questa serie.
La raccomandazione principale, nel caso in cui South Park – Più grosso, più lungo e tutto intero
dovesse essere inserito in un’unità didattica che si preoccupi di illustrare le contraddizioni di
un’educazione che intende prescrivere senza comprendere, sulla base di convinzioni accertate e mai
verificate in corso d’opera, è quella di preparare gli spettatori al criterio satirico fatto di linguaggio
osceno, situazioni imbarazzanti e argomenti spesso tabù con cui Trey Parker e Matt Stone caratterizzano
il loro personale discorso.
Giampiero Frasca
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