Rosazza 1 Caitlin Rosazza Esame Finale Letteratura

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Rosazza 1 Caitlin Rosazza Esame Finale Letteratura
Rosazza1
Caitlin Rosazza
Letteratura Italiana
Professoressa Serra
11 Maggio 2015
Esame Finale
Il Visconte Dimezzato
Il visconte dimezzato è un romanzo scritto da Italo Calvino nel 1952. Questo romanzo
è il primo in una trilogia di Calvino, I nostri antenati. Il visconte dimezzato è un racconto di
un visconte che combatte nella guerra e diventa divisa in due metà, una buona e l’altra grama.
Il romanzo segue il ritorno del visconte dimezzato, la metà grama a Terralba, la sua città, e le
azione cattive che fa contro i cittadini. Eventualmente, c’è il ritorno della parte buona e lui
comincia a diffondere la carità. Nella fine c’è una battaglia tra i due e il visconte diventa
intero di nuovo, si sposa con l’amore, e vivono felice insieme. Il romanzo è fantastico con i
suoi aspetti di realismo magico, spesso c’è una scena realistica ma con qualche aspetto
fantastico. Italo Calvino usa la metafora di un uomo dimezzato per mostrare come tutti gli
esseri umani si sentono incompleti. Il romanzo è ambientato in un periodo storico
significativo per rappresentare la pressione di una società sull’individuo.
Il personaggio principale è il visconte Medardo di Terralba. Il visconte è un nobile che
abita a Terralba, in Sardegna, lui combatte in Boemia nel lato dei cristiani contro i turchi. A
causa di una colpa di un cannone, diventa dimezzato in due metà. Il suo corpo diventa diviso
fisicamente in due parti, ma anche l’anima e la mente diventano divisi in due, una metà grama
e l’altra buona. Un altro personaggio integrale nel romanzo è la pastorella Pamela. Pamela è
una giovane contadina, innocente, con cui il Gramo, la parte cattiva di Medardo, si innamora
ma lei non si sente lo stesso a causa della sua cattiveria e invece Pamela si innamora con la
parte buona di Medardo, il Buono. Alla fine lei promette a sposarsi con entrambi il Buono e il
Cattivo, ma dopo la loro unificazione, lei si sposa con il visconte intero. Il dottore Trewlaney,
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un inglese, viene a Terralba a causa di un naufragio, lui è stato sulla nave con il Capitano
Cook. Il dottore è un medico, ma spesso non sembra interessata nella medicina praticale, ma
invece con si persa dentro le idee più grandi. Il dottore lavora con il nipote, il narratore, come
assistente e serve come una figura di mentore per il giovane narratore. Alla fine, il dottore va
via di Terralba e continua a viaggiare sulle navi. La balia Sebastiana è una figura maternale
per entrambi il visconte e il narratore. La balia è condannata a vivere con la comunità dei
lebbrosi, sulla periferia della città. La balia spesso diventa confusa con le due metà e dice i
consigli sbagliati a uno o l’altro. Un personaggio minore è il conte Aiolfo, il vecchio padre di
Medardo che vive chiuso nella sua camera con tutti gli uccelli ma lui muore dopo un incidente
con in cui il Gramo ha ucciso il suo uccello preferito. Il Mastro Pietrochiodo è un carpentiere
che rappresenta il mondo tecnico in confronto con quello mondo scientifico del dottore. Il
Mastro Pietrochiodo costruisce i congegni per la tortura dei condannati, ma alla fine cambia e
costruisce i mulini per aiutare la comunità.
Nel romanzo ci sono due gruppi principali che non sono propria parte della comunità.
Il primo gruppo è i lebbrosi che vivono a Pratofungo, sulla periferia della città. I lebbrosi non
sono accettati nella società a causa della loro malattia e sono visti come poveri e infelici, ma
invece sono persone che si divertono a cantare e ballare. Il lebbroso principale che mantiene i
contatti tra la comunità dei lebbrosi e i membri sani della comunità e chiede la carità per
aiutarli e accettarli. L’altro gruppo è quello degli ugonotti. Loro sono un gruppo religioso con
una devozione a Dio. Gli ugonotti sono ossessionati con il lavoro e sfruttano i propri membri
come quelli vecchi che non devono lavorare tanto. I personaggi principali tra di loro sono
Ezechiele che è il capo cattivo degli altri che sempre urla e il suo figlio Esaù che è un ribelle e
diventa un amico dal nostro giovane narratore. Lo temono il Gramo e la sua malvagità, ma
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anche odia il Buono perché dalla sua carità venga un critico giusto degli affari di Ezechiele e
il suo gruppo.
Il realismo magico riguarda direttamente i personaggi come sono entrambi realistici e
fantastici. I personaggi sembrano realistici, ma ci sono alcuni elementi che forse non sarebbe
possibile. La figura più fantastica è il Visconte che diventa fisicamente diviso in due metà che
vivono separati, qualcosa che non potrebbe succedere nella realtà perché non è possibile, ma
Calvino usa questa immagine di un uomo dimezzato per rappresentare la realtà che tutti gli
essere umani hanno un lotto interno tra il bene e il male e che tutti si sentono incompleti in
qualsiasi momento. Inoltre, la figura della narratore è molto fantastico, ma è solo alla fine del
libro il momento in cui i lettori si rendono conto del mondo fantastico in cui vive il narratore.
Il narratore sfugge della realtà e si nasconde nel bosco. Durante il romanzo il bosco
rappresenta un luogo fantastico in cui i personaggi possono sfuggire e nel bosco si trova gli
elementi fantastici delle personalità dei personaggi come il narratore o Pamela che vive nel
bosco con gli animali, una figura simile a Cenerentola.
Nel romanzo c’è un enfasi sulla società e la divisione tra diversi gruppi che sono
inclusi o esclusi nella società. Per quanto riguarda la divisione della classe sociale il visconte
fa parte di una classe sociale altissima e vive nel castello della città. Si chiama il Visconte
Medardo di Terralba quindi ha un titolo che mostra la sua posizione alta nella società, la sua
nobiltà. Ci sono i contadini come Pamela e i suoi genitori che sono di una classe molto più
bassa e la questione di classe entra in scena quando i genitori di Pamela vogliono che Pamela
si sposa con il Gramo e quindi potrebbe diventare la viscontessa e avrebbe un titolo e una
posizione di classe sociale più alta e non sarebbe più una contadina.
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La comunità è divisa tra quelli accettati e quelli derelitti per ragioni di paura, l‘ignoto,
e i visti estremi. I lebbrosi sono visti come poveri ammalati, contagiosi che sono trattati come
non umani, animali. La comunità vive in paura dei lebbrosi e “nessuno deve rimanere nelle
strade quando passa il lebbroso: la lebbra s’attacca da distante e perfino vederlo era
pericolo”1, ma sono maltrattati e incompresi della società. Gli ugonotti sono sulla periferia a
causa della loro visione religiosa estrema e vogliono rimanere separate fino al momento in cui
tutta la terra diventa quella degli Ugonotti perché quella è l’unica religione e modo di vita per
loro. Calvino utilizza la divisione sociale per rappresentare l’idea di un uomo dimezzato su un
livello più grande e mostra come la società è divisa e deve lavorare a diventare intera di
nuovo. Inoltre, Calvino affronta come le dinamiche di una società possono influenzare un
singolo individuo e causare la divisione interna di una persona a causa del ruolo della società
e come la società forma i pensieri e personalità degli individui.
I personaggi si evolvano durante il romanzo. Il visconte si evolve di più a causa della
sua divisione. Il visconte diventa due parte opposti, uno buono come un santo e l’altro gramo
come il diavolo e vive in due metà divise. Alla fine lui diventa intero di nuovo e ha vissuto
questi due vite estremamente diverse e quindi ha avuto un’esperienza trasformativa in cui
poteva vivere come due personalità estrema e alla fine quando diventa interno di nuovo si
trova il suo equilibrio. Alla fine il visconte è un uomo migliore “cioè apparentemente non
dissimile da quello ch’era prima di essere dimezzato. Ma aveva l’esperienza dell’una e l’altra
metà rifuse insieme, perciò doveva essere ben saggio.”2 L’unione e trasformazione del
visconte suscita a un periodo di felicità e ai cambiamenti nei cittadini di Terralba. Il mastro
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Pietrochiodo “non costruì più forche ma mulini”3 e il dottore Trewlaney “trascuro i fuochi
fatui per i morbilli e le risipole”4 e alla fine il dottore va via di Terralba e continua la vita su
un’altra strada, ma è diventato più consapevole e più coinvolto con la realtà a causa del suo
tempo in Terralba. Gli altri personaggi come gli ugonotti restano sempre uguali e il loro capo
cattivo Ezechiele continua a maltratta i suoi seguaci e non vede gli errori dei suoi metodi.
Il narratore di questo romanzo è anche un personaggio nel libro, ma lui è un
personaggio minore, il nipote del visconte. Il narratore racconta in una narrativa di terza
persona onnisciente. Il narratore racconta la storia del suo punto di vista, entrambi distaccato e
coinvolto, interno ed esterno della situazione. Il narratore è a volte direttamente coinvolto con
la situazione quando il visconte sta parlando con lui per esempio, ma in altri momenti
racconta un scenario in cui lui non è stato. Il narratore offre un punto di vista più personale,
ma perché lui non è uno dei personaggi principali, non entra spesso un pregiudizio. Lui
rimane abbastanza imparziale, ma a volte giudica quello che succede. Il narratore è molto
emotivo, spesso sensibile, a causa della sua personalità e la sua giovinezza, quindi espressa i
suoi sentimenti, spesso quelli di delusione o di confusione. Il narratore risponde con i
sentimenti a quello che succede come con i lebbrosi c’è un giudizio che riflette quello del
popolo che sia di avere paura di loro. Durante il racconto, il narratore giudica il dottore di più,
ancora di più del Gramo. Secondo me il dottore è anche quello che lo ammira di più. Il
narratore del nipote è quello nel romanzo che ha la capacità di rimanere quello più imparziale.
Se il romanzo fosse stato raccontato di un altro personaggio come il dottore, Pamela, Galateo,
un lebbroso o Ezechiele, un ugonotto.
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Alla fine il lettore si rende conto dei problemi grandi del narratore. Il narratore cambia
molto durante il romanzo, ma non è molto vocale dei suoi problemi fino al ultimo momento.
Il narratore racconta il romanzo nel passato, con l’uso del passato remoto, quindi si può
dedurre che non è ancora giovane, ma nel momento in cui racconta la storia è diventato un
adulto. Alla fine il narratore parla del periodo di felicità che è stata portata quando il visconte
è diventato intero di nuovo e dice che “io invece, in mezzo a tanto fervore d’interezza, mi
sentivo sempre più triste e manchevole. Alle volte uno si crede incomplete ed è soltanto
giovane.”5 Il narratore non poteva vivere come parte della realtà o la società e perciò “mi
prendeva la vergogna di queste fantasticherie e scappavo.”6 Il narratore si sente una mancanza
di maturità e non capisce come integrarsi nella società come un adulto, e in questo modo
anche il narratore si sente incompleto. Alla fine il narratore dice che “io rimasi qui, in questo
nostro mondo pieno di responsabilità e di fuochi fatui”7 e perciò rappresenta la transizione
dalla giovinezza alla età adulta e la incompletezza che un giovane può sentire affronta agli
grandi aspirazioni. Il narratore usa una lingua comune e abbastanza semplice per raccontare la storia. Alla
fine del libro scopriamo che il narratore è sfuggito dalla realtà a un mondo illusorio e quindi
c’è l’idea che sebbene che il narratore sia cresciuto e sia diventato adulto, probabilmente sia
ancora immaturo e quest’immaturità ha un effetto sulla sua narrazione. Durante il romanzo
c’è evidenza della innocenza infantile del narratore perché sta raccontando una storia nel
passato che è successo quando lui era giovane. Il narratore da giovane diventa sempre più
infatuato della fantasia quindi perde la sua connessione con la realtà e la propria identità. Il
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narratore non si rivolge ai lettori tanto, ma condivide aspetti della sua infanzia e il fatto che è
stato un orfano che potrebbe essere connesso ai suoi problemi con la maturità.
Il testo si svolge nel seicento durante un periodo storico di guerra in Europa. Durante
il seicento, dal 1618 al 1648 succedeva la guerra di trent’anni. L’epoca è storicamente definita
attraverso l’uso della guerra. Il romanzo è ambientato durante la guerra di trent’anni, anche
conosciuto come una delle guerre di religione. Dentro il testo non è mai esplicitamente detto
in quale periodo storico il romanzo è ambientato ma comincia dicendo, “C’era una guerra
contro i turchi”8 e continua con la battaglia dei cristiani contro i turchi. Il visconte è sul lato
dei cristiani e a loro i turchi sono stranieri, quasi bestiali. La guerra si tratta di religione e
potere tra i cristiani e i protestanti. Calvino ha scelto un periodo di grande conflitto e
instabilità per mostrare una maggior divisione tra gli stati e le religioni che hanno effetti sul
livello micro con gli esseri umani come il visconte che si sente e veramente diventa dimezzato
in due metà.
La storia è importante in questo testo e si tratta della guerra all’inizio e il conflitto fra
le religioni che è sempre rilevante. Il morale in questa storia tra la natura degli esseri umani di
essere intrinsecamente buoni o cattivi è direttamente collegata alla religione e i conflitti come
le guerre che si svolgono fra gli esseri umani. Gli ugonotti sono un gruppo religioso di
protestanti che sono andati dalla patria e vivono sulla periferia di Terralba. C’è una divisione
tra loro e la comunità a causa delle differenze di religione. Gli italiani come Medardo sono
tutti Cattolici e non hanno una grande tolleranza per le altre religiose e quindi si sfocia la
guerra.
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Il passaggio del tempo non è molto chiaro nel romanzo. Calvino non documenta
l’anno preciso, nemmeno quanti giorno sono passati tra un evento e un altro. Il narratore sta
raccontando nel passato e si da una cronologia degli eventi come succedono, ma il concetto
del tempo tra gli eventi non esiste. Il movimento di grande azione comincia con la guerra
all’inizio e dopo l’incidente il visconte ritorna a Terralba, dimezzato. Non è chiaro quanto
tempo passo prima del ritorno del Buono e quanto tempo le due metà rimane separate e
influenzano le vite dei cittadini prima della loro unificazione. Alla fine nella ultima pagina, il
narratore descrive gli anni dopo in cui c’era un’epoca di felicita, il dottor è andato via e il
narratore se stesso rimane nascosto nel bosco, nel suo mondo della fantasia. Il testo comincia
con la guerra è il visconte al campo cristiano combattendo nella guerra dove succede la sua
divisione fisica e finalmente finisce quando le due parti si riuniscono, probabilmente dura
qualche mesi. Una spiegazione probabile per la mancanza del tempo specifico da parte del
autore e per diffondere l’idea della fantasia e illusione in cui uno si perde e anche per
promuovere l’idea che il narratore rimane perso nella sua fantasia e a causa di questo non ha
un proprio riconoscimento del tempo.
Il romanzo si concentra nel passato e il narratore racconta degli eventi che sono già
successi tanti anni fa, quindi sta raccontando di un momento nel futuro. Il narratore non rivela
dettagli della sua vita nel presente, se il zio ancora vive, ma dice che c’era un periodo di
felicità quindi il lettore può dedurre che i cittadini vivevano in pace e felicità ma c’è dubbio
che il narratore è riuscito a scapare della sua fantasia e che ancora sta raccontando la storia del
suo zio nel bosco con tutte le altre favole che racconta. In qualche momento c’è l’uso di
flashback solo in termini di piccoli ricordi dell’infanzia del visconte e del narratore. Il
narratore rivela che è stato un orfano e il visconte l’ha preso e la balia Sebastiana lo ha
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cresciuto e anche è stata una figura maternale per il visconte, quindi esiste un legame tra il
nipote e lo zio. Inoltre, c’è l’uso del flashback per spiegare come il Buono è stato salvato e il
suo percorso per ritornare a Terralba. Infine, il periodo storico è una parte integrale per
spiegare un messaggio universale che si ripete nella storia degli esseri umani. In contrasto, il
tempo nel senso del passaggio degli eventi non esiste nel questo romanzo, quindi il tempo
reale che non è storico non ha un grande ruolo per raccontare la storia.
Il romanzo è pieno di messaggi universali con cui i lettori possono immedesimarsi. Il
messaggio è molto chiaro, non nascosto agli dei lettori. Il messaggio è che tutti gli esseri
umani hanno sia le parte buone che cattive nella natura dei se stessi, ma per essere una buona
persona si deve trovare un’equilibro tra i due estremi. Inoltre, il messaggio che voleva
raccontare Calvino con l’uso di un uomo dimezzato è che gli esseri umani sono complessi e
che possono sentirsi incompleti e persi tra il bene e il male, il reale e la fantasia. Calvino
descrive i suoi motivi per scrivere il romanzo, dicendo:
« Quando ho cominciato a scrivere "Il visconte dimezzato", volevo soprattutto scrivere
una storia divertente per divertire me stesso e possibilmente per divertire gli altri;
avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema
dell'uomo tagliato in due, dell'uomo dimezzato, fosse un tema significativo, avesse un
significato contemporaneo: tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti
realizziamo una parte di noi stessi e non l'altra. »9
Calvino voleva trasmettere un messaggio universale per sia le donne e gli uomini che
sosteneva che gli esseri umani non sono perfetti, ma hanno momenti e modi in cui si sentono
“dimezzati” e non interi a causa degli aspirazioni che la società pone sul individuo.
C’è un altro messaggio molto evidente della realtà in confronto della fantasia. C’è il
mondo reale a Terralba con il visconte, Gramo, che condanna le persone alle peni ingiuste, in
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confronto con il mondo fantastico in cui vive Pamela nascosta nel bosco con i suoi animali, e
alla fine la fantasia in cui si scappa dentro il narratore. Il racconto sembra ad avere un
struttura fiabesca e a causa della fantasia a volte non si sa che cos’è la realtà e che cos’è
l’illusione. Il messaggio è una combinazione di tutto la trama, i personaggi, il tempo, e lo
spazio, ma i personaggi, il visconte in particolare, sembrano di mostrare i messaggi di più.
Infine, il messaggio centrale è di un uomo dimezzato che diventa divisa in due parte e
quindi la sua incompletezza fisica e anche significativo della mancanza emotiva, delle anime
separate che di solito tutti si sentono, quindi una mancanza dentro l’anima. Nella vita, tutti
hanno i momenti in cui si sentono non interi, “dimezzati” in un modo o l’altro e che si
sforzano di trovare un equilibrio tra il loro buono e il gramo che è dentro di tutti.
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Bibliografia
Calvino, Italo. Il Visconte Dimezzato. Milano: Mondadori, 2015. Print.