la filiera dell`olio di oliva umbria
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la filiera dell`olio di oliva umbria
LA FILIERA DELL’OLIO DI OLIVA UMBRIA Proposte operative per lo sviluppo di una filiera regionale Reg. CE n. 1698/2005. P.S.R. mis. 1.3.3. Attività di informazione e promozione prodotti di qualità (DOP Umbria e produzioni BIO) 1. Premessa Per chiarire l’ambito operativo nel quale viene ad essere inserita la proposta Confagricoltura – SQA2 si riportano di seguito alcuni dati riferiti alla filiera umbra dell’olio di oliva, tratti dal dossier PSR Umbria 2007/2013, integrati con alcune osservazioni degli autori. Il comparto olivicolo in Umbria conta una superficie investita a oliveti di circa 30.000 Ha di cui il 65% situato nella provincia di Perugia. La produzione di olive nella campagna 2003/2004 è stata di 195.748 q.li, tutti destinati alla oleificazione, dai quali si sono ottenuti 32.935 q.li di olio. Rispetto alla campagna precedente la produzione risulta in calo del 44%. Il corrispettivo in valore, relativamente a questa campagna, è stato di 67 milioni di Euro (olio prodotto). L’olivicoltura biologica nel 2002 occupava una superficie di 4.394 Ha. SI ricorda altresì che l’Umbria ha ottenuto il riconoscimento del marchio a denominazione d’origine (DOP) per l’olio extravergine d’oliva, distinguendo, sotto una unica protezione, cinque sottozone: Colli Assisi Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Orvietani e Colli Amerini. L’olio DOP Umbria commercializzato nella campagna 2002/2003, è stato il 12,6 % del totale. SI tratta di un buon livello se confrontato con altre situazioni e lo stesso andamento delle certificazioni può considerarsi soddisfacente. DOP OLIO UMBRIA - Andamento delle certificazioni c.c. c.c. ‘99/00 ‘00/01 DOP olio extravergine di oliva Umbria 471.401 628.913 (litri certificati) c.c. ‘01/02 c.c. ‘02/03 c.c. ‘03/04 c.c. ‘04/05 573.648 804.746 430.414 843.416 Per quanto riguarda la struttura produttiva prevalgono aziende di piccola dimensione, mentre l’area di maggior concentrazione è la fascia pedomontana che va da Assisi a Spoleto, caratterizzata da impianti di notevole età in gran parte riformati dopo le gelate registrate negli ultimi 30/40 anni. In genere la giacitura dei terreni e le forme di allevamento sono poco idonei a forme spinte di meccanizzazione, poiché alla coltivazione dell’olivo venivano destinati i terreni più difficili e collinari anche per fuggire le inversioni termiche del fondovalle. Per contro, lo spettro varietale, ancorché codificato dal disciplinare della DOP, e l’ambiente pedoclimatico conferiscono al prodotto caratteristiche chimico/organolettiche del tutto peculiari e distintive rispetto alle produzioni di altre zone del territorio italiano e internazionale. La fase di trasformazione vede operare in Umbria circa 250 frantoi che rappresentano il 4,5% del totale nazionale, per una quantità di olio ottenuto (olio dal registro dei frantoi) di circa 6.525 tonnellate (1% del totale); la produzione media per impianto è di 23,5 tonnellate di olio lavorate. La potenzialità produttiva dei frantoi in Umbria risulta così ripartita: il 47,7% degli impianti ha una capacità di lavorazione intermedia (compresa fra 4 e 10 tonnellate di olive molite/8 ore), mentre ben il 38% ricade nella classe di potenzialità produttiva più bassa (fino a 4 tonnellate di olive in 8 ore). La prima trasformazione in Umbria continua ad essere caratterizzata da una struttura di dimensioni mediopiccole, rispetto all’area del Centro Italia e all’ambito nazionale, nel quale si osserva una tendenza verso un incremento della capacità produttiva dei frantoi. La tecnologia di trasformazione prevalente risulta quella a ciclo continuo che (circa il 45,7%), ma sono ancora molto diffusi gli impianti tradizionali a pressione (44,5%). Gli impianti di trasformazione umbri sono caratterizzati da una elevata capacità di stoccaggio (138 q.li in media); pari al 56% della capacità lavorativa. Il PSR vede in questo valore una buona capacità dei frantoi umbri di garantire il servizio della conservazione ottimale del prodotto a supporto della commercializzazione. In realtà il dato secondo noi va interpretato diversamente e può spiegare in parte le ragioni di sopravvivenza di una quantità di strutture poco conciliabile con le ragioni della efficienza e della economia. La spiegazione a nostro avviso va ricercata nelle caratteristiche del mercato dell’olio umbro, dove la maggior parte della produzione regionale viene destinata ad esser commercializzata direttamente dagli olivicoltori o serve all’autoconsumo, mentre i frantoi utilizzano la capacità di stoccaggio per immagazzinare oli di diversa provenienza, venduti, tal quali o miscelati agli oli locali, come produzione umbra. Così facendo e sfruttando l’immagine di assoluta eccellenza della produzione umbra, viene ad essere lucrato un macroscopico differenziale di prezzo (fino ad oltre il 100%) tra oli umbri e oli di altra provenienza. Evidentemente tale situazione riguarda tutte le strutture ed a maggior ragione quelle di più elevata dimensione e riconoscibilità sul mercato. In attesa che si definisca e consolidi la normativa sulla etichettatura degli oli e relativa indicazione della origine delle olive, la situazione sopra descritta incide sulla produzione locale negativamente per diverse ragioni ed in particolare: • Concorrenza sleale sul prezzo; • Distorsione nella percezione del consumatore poco avvertito, o comunque non conoscitore profondo delle caratteristiche degli oli umbri, delle caratteristiche qualitative (organolettiche, fisico/chimiche, nutrizionali) dell’olio regionale (DOP o extravergine in genere). Per quanto concerne i canali distributivi, in Umbria il 76% delle aziende ricorre alle vendite dirette mentre solo il restante 24% raggiunge il mercato del consumo tramite forme organizzate di commercializzazione. Anche la quota di prodotto commercializzata dalle cooperative operanti in Umbria così come quella delle associazioni di produttori, risulta molto modesta. Inoltre, considerando anche la notevole frammentazione delle strutture produttive, le difficoltà di coordinamento all’interno della filiera rischiano, nel breve periodo, di trasferire i vantaggi economici della qualità certificata dalla fase agricola, cui dovrebbero competere, a quella commerciale della filiera. Tornando alla sue caratteristiche strutturali, l’olivicoltura umbra presenta forti limiti dovuti a: estrema polverizzazione delle strutture produttive, invecchiamento dei produttori e dei lavoratori stagionali impegnati nella raccolta e nella potatura, scarse possibilità di meccanizzazione per problemi di giacitura e di conformazione degli impianti (pendenze eccessive, vasi cespugliati, sesti di impianto troppo stretti o irregolari, scalarità di maturazione degli impianti polivarietali). Di conseguenza il settore presenta costi di produzione difficilmente comprimibili. Tra le possibili opportunità per il settore vi è la tendenza all’espansione della domanda a livello mondiale. La nascita di nuovi mercati in Paesi non tradizionali produttori (Giappone, Stati Uniti, Australia e Canada) e incrementi, sia pure modesti, dei paesi europei diversi da quelli mediterranei, lasciano intravedere margini di espansione della domanda di oli d’oliva a livello mondiale. Inoltre le recenti tendenze di consumo evidenziano una rivitalizzazione del segmento dei vergini a fronte di un consumo complessivo degli oli di oliva stazionario. Le minacce per la filiera dell’olio d’oliva derivano sostanzialmente dall’applicazione del disaccoppiamento totale, estesa nel 2006 all’OCM olio d’oliva. Con il disaccoppiamneto, aumentano infatti i rischi di abbandono dell’attività soprattutto nelle zone più marginali della Regione nelle quali le imprese agricole, caratterizzate da evidenti limiti strutturali, presentano già allo stato attuale problemi di competitività in quanto i costi di produzione troppo elevati superano i ricavi, nonostante il prezzo dell’olio d’oliva umbro sia in media superiore rispetto a quello nazionale. Tali aziende hanno inoltre crescente difficoltà a reperire manodopera per le operazioni colturali di potatura e raccolta. Tale minaccia presenta risvolti ancora più preoccupanti se si considera che l’olivicoltura umbra si concentra per lo più nelle zone più marginali caratterizzate da un lato dai maggiori problemi di dissesto idrogeologico e dall’altro da un elevato valore paesaggistico. Di seguito si riporta l’analisi SWOT del settore come esposta dal PSR Umbria Filiera olio d’oliva Umbria Punti di forza Elevata qualità dell’olio umbro; Elevato valore paesaggistico e ambientale; Presenza nella parte centro-orientale della Regione di un sistema locale di produzione; Opportunità Punti di debolezza Limiti strutturali dell’olivicoltura umbra e conseguenti elevati costi di produzione; Elevata incidenza dell’autoconsumo e del mercato corto e scarsa concentrazione dell’offerta; Poche strutture di stoccaggio gestite in forma associata; Difficoltà di reperimento di manodopera Minacce Tendenza all’espansione della domanda a Abbandono dell’olivicoltura nelle zone più livello mondiale; marginali a seguito del disaccoppiamento; Tendenza del consumo a privilegiare la qualità;. Le strategie per la promozione e valorizzazione dell’olio umbro di qualità 2. Interventi strutturali e promozione La formulazione del piano di promozione e valorizzazione della produzione di qualità (DOP, BIO) deve partire dall’analisi sopra riportata, evidenziando i punti deboli e le possibili soluzioni. Peraltro le azioni di promozione da sole avranno poca efficacia, se non addirittura rivelarsi controproducenti (es.: mancanza di prodotto a fronte di una domanda crescente), qualora non si proceda parallelamente ad azioni di rafforzamento e ristrutturazione della filiera. In tal senso sarebbe auspicabile un progetto integrato di filiera usufruendo delle misure del PSR già operative (1.2.1 e 1.2.3). Altro aspetto da tener presente sarebbe quello di un auspicabile coordinamento delle attività tra le diverse associazioni di olivicoltori: vista la dimensione umbra del comparto appare a dir poco suicida il voler fare “da soli”. Non deve quindi apparire fuori tema dal contesto di queste note, indicare alcuni interventi che si ritiene determinanti per la riuscita del progetto di promozione. 2.1 Comparto della produzione A livello agricolo, nel quadro dei vincoli dettati dai disciplinari (DOP, BIO), gli interventi dovrebbero: a) “in primis” consentire di mantenere e potenziare la produzione attuale privilegiando nuove zone e tipologie di impianto di facile meccanizzazione. Nel giro di pochi anni infatti c’è da attendersi l’abbandono di tutte quelle superficie olivate che non sarà possibile meccanizzare adeguatamente; b) diffondere la meccanizzazione della raccolta e potatura (anche in forma associata) sia nei nuovi impianti opportunamente governati, sia in quelli tradizionali attraverso la loro riqualificazione colturale e la sperimentazione di macchinari e tecniche innovativi; 2.2 Comparto della trasformazione/confezionamento/commercializzazione In questa fase della filiera più che la quantità degli interventi è determinante il tipo e la qualità degli stessi. Uno dei maggiori handicap della olivicoltura umbra è la polverizzazione dell’offerta a cui si accompagna l’enorme numero di strutture di trasformazione. Le grandi imprese del comparto operano in una logica di mercato globale dove fa premio la quantità e non la qualità intesa come eccellenza legata ad un territorio. L’azione deve permettere la concentrazione dell’offerta che dovrà distinguersi nettamente da quella delle imprese commerciali sopra ricordate, e quindi realizzare un controllo completo della filiera da parte dei produttori finalizzata a: 1. affermare una immagine di un olio che ha caratteristiche sue peculiari in quanto prodotto da olive raccolte e molite in Umbria; 2. creare e acquisire nuove quote di valore aggiunto in tutte le fasi della filiera. In concreto per quanto concerne le attività di estrazione gli interventi dovranno puntare al miglioramento tecnologico delle strutture, per elevare ancora la qualità e la conservabilità del prodotto, nonché alla drastica riduzione dei costi mediante la concentrazione dei poli produttivi, l’ottimizzazione del processo e l’utilizzo dei residui di lavorazione. A livello di stoccaggio e confezionamento la soluzione ideale sarebbe quella che tali interventi venissero realizzati dall’Organizzazione dei Produttori in strutture proprie, o realizzando accordi di lungo periodo con strutture già operanti sul territorio e sulla base di rigorosi protocolli operativi. La concentrazione dell’offerta deve essere funzionale alla commercializzazione che non può non essere gestita unitariamente dalle Associazioni che hanno tale compito fra le priorità statutarie. Alla Associazione competerà individuare le modalità ed i canali di vendita più appropriati per questo prodotto che potrà essere valorizzato puntando a nicchie di mercato in grado di valorizzarne l’unicità e peculiarità. Sarà privilegiata la vendita diretta ad un consumatore finale evoluto, o a particolari categorie di operatori (negozi di alta gastronomia, ristorazione qualificata), anche cercando di utilizzare al meglio le nuove forme di commercio elettronico. Strumento è la realizzazione di una piattaforma logistica eventualmente in sinergia con altre produzioni di qualità creando un “paniere” di eccellenze umbre al fine di ridurre i costi gestionali ed allargare la platea di potenziali clienti. Lo sviluppo dell’ attività commerciale dovrà essere supportato da azioni di promozione specifiche. 3. La promozione Gli elementi che contraddistinguono commercialmente l’olio umbro possono essere così sintetizzate: a. produzione di eccellenza ma quantitativamente modesta; b. commercializzazione diretta in forma non organizzata; c. mercato prevalentemente locale; d. consumatore, anche umbro, poco informato. La piccola dimensione e la polverizzazione dell’offerta costituiscono due fattori di oggettivo ostacolo alla conoscenza della produzione, elemento base per indurre il consumatore all’acquisto. Peraltro, la scarsa conoscenza del prodotto induce il medesimo consumatore ad omologare tutti i tipi di olio e conseguentemente ad operare la propria scelta sulla base del prezzo. Precondizione per il successo dell’azione di promozione è la realizzazione di una sufficiente concentrazione e gestione unitaria dell’offerta che sarà supportata da una serie di interventi coordinati rivolti da un lato, alla informazione al consumatore sui contenuti e la valenza dei prodotti di qualità sottoposti a certificazione DOP o Biologica, e dall’altro alla promozione vera e propria. Le iniziative anzidette potranno avere diversa attuazione in funzione del target cui si rivolgono. Ricordata la dimensione del comparto olivicolo regionale, nonché i livelli di costo tendenzialmente superiori ad altre aree produttive, ma per contro anche l’ eccellenza qualitativa della produzione da promuovere, appare giocoforza individuare in una nicchia di consumatori con capacità di spesa e livello socio-culturale medio-alto il target cui rivolgere l’azione di informazione e promozione. In tale contesto il luogo del mercato non sarà più prevalentemente locale, ma quello delle grandi aree metropolitane e dei Paesi evoluti (USA, paesi del Centro/Nord europa) o di recente benessere (Russia, Cina) che vedono emergere classi sociali per le quali la raffinatezza nei consumi costituisce uno “status simbol”. L’attività di informazione, che peraltro non dovrà trascurare il mercato locale poiché è fondamentale che ai fini della continuità della produzione nel tempo ne venga mantenuta viva la memoria, utilizzerà strumenti tradizionali (brochure) e moderne tecnologie (filmati su DVD) da utilizzare in incontri programmati o distribuiti (es. con internet) a liste di utenti selezionati (professionisti, associazioni culturali, ristorazione di qualità, ecc.). Un ruolo particolare nella diffusione della conoscenza potrebbe essere svolto dalle strutture ricettive: agriturismi in particolare, atteso che l’utente di queste strutture in genere è un soggetto più attento ai consumi legati alle specialità del territorio. L’informazione dovrà migliorare la conoscenza del consumatore in ordine al significato delle produzioni di qualità certificata e sulle normative di etichettatura e rintracciabilità evidenziando le tipologie di oli previste dalle vigenti normative e processi produttivi connessi. Questo tipo di attività ha carattere generale (informazione sul significato di produzione DOP) ed è destinata ad una platea più vasta di quella cui saranno destinate le iniziative di promozione per specifiche produzioni (es. Olio DOP Umbria). Per migliorarne l’efficacia e contenerne i costi sarebbe opportuno assumerla in comune tra diverse associazioni anche interregionali se del caso. L’attività di promozione viene vista in modo più specifico ed è rivolta alla produzione certificata regionale e tuttavia anche in questo caso sarebbe opportuno un intervento comune di più soggetti (costituzione di un’ATI). Il target consumatori ed i mercati sono quelli anzidetti, mentre andranno adottati strumenti ed iniziative specifiche, quali: a. partecipazione a primarie mostre nazionali (eventualmente internazionali) dedicate al settore olio, o a produzioni agroalimentari di fascia alta (es. SOL-Verona, MIA-Rimini, OLIO Capitale-Trieste, Salon Gourmet-Karlsruhe, Oil China-Shangai, ecc.). A tal fine, previa valutazione dell’economicità globale, l’Associazione potrebbe dotarsi di una struttura espositiva mobile (rimorchio/container/trailer attrezzati) da utilizzare come reception per la clientela, dimostrazioni/degustazioni, vendite promozionali, proiezione di filmati pomozionali). Tale struttura potrebbe inoltre essere utilizzata anche per essere presenti ad eventi con partecipazione di pubblico qualificato (es. tornei sportivi, eventi culturali, ecc.), nonché per iniziative presso operatori economici selezionati, centri commerciali, ecc. Per ultimo questa struttura potrebbe essere acquisita in comune, o utilizzata anche da altre DOP/IGP/ STG/Vini di qualità facenti capo all’umbria. b. iniziative con ristorazione qualificata (gala ad invito: associazioni, circoli culturali, giornalisti) c. predisposizione di guide di ristoranti/locali che utilizzano in esclusiva DOP e Bio Umbri 4. Strumenti normativi per finanziare gli interventi Gli interventi di cui sopra possono interamente essere ricompresi in un progetto integrato di filiera che preveda azioni verticali (investimenti materiali nell’ambito della produzione agricola e della trasformazione/commercializzazione) finanziabili ai sensi delle misure 1.2.1 e 1.2.3 (realizzazione e ristrutturazione beni immobili, interventi di miglioramento fondiario e di ammodernamento delle aziende agricole, accrescimento del valore aggiunto) e azioni orizzontali (promozione e qualità). Nella fattispecie quest’ultime sono differenziabili in: Attività di informazione e promozione prodotti di qualità (DOP Umbria e produzioni BIO) così come previsto dalla misura 1.3.3 del PSR. La produzione ordinaria non può beneficiare delle misura citata, tuttavia non può essere trascurata poiché anch’essa necessita di essere valorizzata, e perché può contribuire alla riduzione dei costi generali alla gestione del sistema di commercializzazione; Certificazioni di qualità secondo standard internazionali (norme ISO, BRC, IFS, ecc.), così come previsto dalle misure 1.2.1 e 1.2.3. La conformità certificata a norme specifiche permette di valorizzare anche la produzione ordinaria/convenzionale in termini di trasparenza del processo produttivo ed efficienza della gestione operativa. La norma ISO 22005 (rintracciabilità di filiera) di recente applicazione può rappresentare un efficace strumento per rendere ben riconoscibile un prodotto specifico (o più linee di prodotto) e garantirne l’origine a livello internazionale. Per quanto fin qui detto è evidente che le opportunità di sviluppo per la filiera dell’olio di oliva sono diverse e fra loro concatenate. Tale quadro può essere ulteriormente arricchito da un ulteriore possibilità: quella di inserire fra i capitoli di finanziamento le disponibilità finanziarie del progetto Assoprol ai sensi del Reg. CE 2080/05. A tal proposito si ricorda che ad oggi è in svolgimento l’ultima annualità (2007/08) del programma delle attività approvato da AGEA. Ad avviso di chi scrive tutte le opportunità fin qui riportate vanno sfruttate in maniera funzionale e sinergica. È importante definire traguardi ed obiettivi da raggiungere ed il 2 programma delle attività da realizzare. Di seguito si riporta un cronogramma delle attività ipotizzato da SQA con i riferimenti alle iniziative da usare per finanziare gli interventi. PRIORITA’ TIPOLOGIA INTERVENTO 1 Restiyling sito internet + predisposizione per vendita/ordine prodotti online; Video promozionale + video divulgativo per operatori di filiera; Divulgazione filmato; Indicizzazione sito; Materiale promozionale da vedere in correlazione al punto 2. MISURA/AZIONE/PROGETTO DA UTILIZZARE Reg. CE 2080/2005. L’idea è quella di realizzare ufficialmente un filmato divulgativo che ripercorra con taglio tecnico/operativo il lavoro fatto nella scorsa annualità di progetto con la pubblicazione del Prof. Fontanazza. Parallelamente si prevede di effettuare il restyling del sito internet esistente, sia graficamente che nei contenuti. In particolare si vogliono creare apposite sezioni di consultazione: una dedicata al progetto Reg. CE 2080/05, una alla normativa di settore vigente ed una a tutte le news correlate all’attività di Assoprol (eventi, manifestazioni, attività promozionale). C’è inoltre l’intenzione di dedicare un’apposita sezione alla RISORSE DISPONIBILI Reg. CE 2080/05 Onorari esperti: € 8.399,7 Pubblicaz. e diff.: € 11.228,35 Tot: € 19.628,05 2 vendita/ordine on-line di prodotto con un’apposita utility gestita direttamente da Assoprol con la collaborazione dei produttori che vorranno partecipare all’iniziativa. Inoltre, con fine prettamente promozionale, si vuole realizzare un video multimediale che possa essere impiegato durante la partecipazione a fiere e durante eventi espositivi. Il filmato avrà un format ed una tipologia di linguaggio secondo i vigenti canoni pubblicitari di comunicazione e si prefigge di raggiungere una larga fascia di consumatori, con l’intento di rinnovare l’immagine dell’olio d’oliva e rafforzare il valore della provenienza territoriale e le peculiarità di produzione. Il filmato potrà, a richiesta, essere masterizzato su formato digitale per essere proiettato in azienda, presso agriturismi e/o comunque in contesti sociali utili alla diffusione e promozione del prodotto. In fine ci si ripropone di divulgare il filmato tramite internet (sito Asssoprol e U-Tube) in modo da essere fruibile per più utenti possibili e di indicizzare il sito per almeno un anno. a. Campagna pubblicitaria; Sono ammissibili gli interventi per i prodotti b. Partecipazione ad eventi agricoli ed agroalimentari ricompresi nei fieristici (SOL); sistemi di qualità comunitari (DOP, IGP, BIO): azione a) Attività di informazione; azione b) Attività di promozione . a. “attività di informazione”, sono ammissibili le spese relative a: attività di informazione, di carattere generale e particolare, su: prodotti di qualità e relativi sistemi di tracciabilità ed etichettatura e simboli grafici, orientamento ai consumi dei suddetti prodotti presso scuole e famiglie, nei confronti di soggetti economici. Contributo pari al 70% della spesa riconosciuta ammissibile a finanziamento. Nel caso di interventi pubblicitari a favore di uno o più prodotti di qualità il contributo pubblico è pari al 50 % della spesa riconosciuta ammissibile. Per eventi fieristici specifici (SOL) il contributo è b. “Attività di promozione”, sono compreso fra € ammissibili le spese relative a: 50.000,,00 e € mostre, e manifestazioni fieristiche; 200.000,00 indagini di mercato e marketing connesse agli interventi di promozione in grado di aumentarne l’efficacia; attività finalizzate a promuovere la conoscenza e la diffusione dei prodotti presso i consumatori attraverso i mezzi di comunicazione; realizzazione e distribuzione materiali a carattere pubblicitario; iniziative pubblicitarie finalizzate ad invogliare i turisti all’utilizzo dei prodotti locali e alla visita degli impianti locali di produzione; attività promozionali a carattere commerciale a favore di operatori economici; attività pubblicitarie a carattere dimostrativo effettuate presso i punti vendita; campagne di pubbliche relazioni.