Come migliorare la memoria,Gola secca in aereo, cause e rimedi

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Come migliorare la memoria,Gola secca in aereo, cause e rimedi
Torta di mele senza burro
Mi piace cucinare (a volte) e sperimentare nuove combinazioni,
qui vi propongo una torta di mele salutare, senza burro, senza
uova, con farina integrale e poco zucchero, rigorosamente di
canna ed integrale. La ricetta è liberamente tratta (ho fatto
alcune varianti) dal libro Io mi voglio bene di Marco Bianchi.
Ingredienti:
2 mele
200 g di farina tipo 1
100 g di farina integrale
250 ml di latte di soia
4 cucchiai di zucchero di canna integrale
4 cucchiai di olio di semi di mais
1 pizzico di sale
la scorza di 1 limone
1 bustina di lievito per dolci
Procedimento:
Lavate le mele, togliete i torsoli ma non la buccia,
riducetele a cubetti e tenetele da parte. Ora impastate tutti
gli altri ingredienti, aggiungendo i liquidi poco per volta e,
alla fine, incorporate le mele. Trasferite l’impasto in una
tortiera, io ho usato quella rotonda con il buco nel mezzo
perché adoro la crosticina, ma potete usare la tortiera che
volete. Infornate per circa 1 ora a 180 gradi.
Suggerimento:
se mettete in forno una ciotolina piena di acqua, il vapore
che si formerà renderà la torta più morbida.
Buon appetito!
Cinzia Malaguti
Lotta
alla
microcredito
povertà
e
Il microcredito è uno strumento finanziario che permette
l’accesso al credito di piccole somme da parte di soggetti che
generalmente
tradizionale.
sono
esclusi
dal
settore
finanziario
Il microcredito nasce da un’idea dell’economista e banchiere
bengalese Muhammad Yunus per sconfiggere la povertà e che lo
porterà nel 2006 a vincere il Premio Nobel per la Pace. L’idea
dell’economista bengalese è che la povertà possa essere
marginata attraverso piccoli finanziamenti che creano attività
e lavoro, concessi con la sola garanzia di un progetto
affidabile.
Secondo gli studi recenti, il microcredito è in grado di
portare alcuni vantaggi, ma in media non aumenta né il reddito
né la spesa per l’alimentazione e la casa, indicatori
essenziali del benessere finanziario. Il microcredito,
insomma, come lo si è portato avanti finora, non riduce la
povertà, sicuramente non riduce i livelli di povertà estrema.
I fattori che mantengono invariati i livelli di povertà sono
molti e complessi, ma sta destando interesse un programma
gestito in Bangladesh e altri luoghi dalla BRAC, la più grande
organizzazione non profit al mondo. Si tratta di un metodo
formativo che si sviluppa in sei passi:
1. Fornire un bene produttivo, cioè qualcosa con cui
guadagnarsi da vivere (bestiame, alveari per produrre il
2.
3.
4.
5.
6.
miele o merce con cui avviare un piccolo negozio);
Fornire addestramento tecnico su come usare questo bene;
Fornire un piccolo salario regolare per un breve periodo
di tempo, con cui fare fronte alle necessità della vita
quotidiana in modo che il beneficiario non debba vendere
il bene mentre impara ad usarlo;
Fornire accesso all’assistenza sanitaria, per restare in
salute abbastanza da poter lavorare;
Fornire un modo di risparmiare denaro per il futuro;
Effettuare visite regolari (in genere settimanali) da
parte di un istruttore, per migliorare le capacità,
acquisire sicurezza e aiutare i partecipanti al
programma ad affrontare ogni problema che si possa
presentare.
Il Ford Foundation and Consultative
Group to Assist the Poor ha realizzato il programma suindicato
in più luoghi, Etiopia, Ghana, Honduras, India, Pakistan e
Perù, con buoni risultati. Quando i ricercatori sono tornati
un anno dopo il termine del programma, hanno scoperto che
aveva avuto un impatto durevole: la gente aveva più da
mangiare e più soldi da spendere. L’unica eccezione è stata
l’Honduras per errata scelta del bene produttivo, i polli,
perché di una razza straniera, non resistente alle malattie
locali, che quindi si ammalavano e morivano; è dunque
determinante la scelta del bene produttivo da utilizzare per
lo sviluppo.
Questi interventi dimostrano che si possono fare progressi
duraturi importanti contro la povertà estrema, ma non bastano
il denaro e le buone intenzioni del microcredito delle
origini, occorre una strategia, investire bene e formare i
beneficiari.
Cinzia Malaguti
Fonte:
D. Karlan, Più prove meno povertà, Le scienze n. 568
Le invenzioni
Grecia
nell’Antica
Fu il III secolo a. C. il secolo d’oro delle invenzioni
greche: congegni meccanici che sfruttavano l’energia
dell’acqua, ma anche automi per sorprendere gli ospiti nelle
feste dei nobili che li avevano commissionati. Di questi
congegni meccanici ed automi ne abbiamo traccia in incisioni e
scritture, ma anche da ritrovamenti come quello della macchina
di Anticitera recuperata in un relitto naufragato nel I secolo
a.C. e custodita al Museo Archeologico nazionale di Atene.
Della macchina di Anticitera vi parlerò dopo, ora voglio
raccontarvi qualcosa del secolo d’oro delle invenzioni greche.
Archimede (III sec. a.C.) ideò sistemi di pulegge per spostare
grandi carichi, la famosa vite che prende il suo nome e
numerose macchine da guerra, tra cui potenti catapulte.
Ctesibio di Alessandria (III sec. a. C.) è considerato
l’inventore dell’idraulica per essere stato il primo a
sfruttare la forza della pressione dell’aria e dell’acqua nei
suoi meccanismi; Ctesebio ideò anche dispositivi meccanici
destinati agli spettacoli pubblici, tra i quali un vaso
rituale per le libagioni (rhyton) che emetteva un suono simile
ad uno squillo di tromba quando il vino veniva versato.
Erone
di
Alessandria, come
immaginato in una
stampa del 1688
Erone di Alessandria (I sec. a. C.) scrisse numerosi trattati
scientifici e tecnici che contengono anche modelli di
macchine, soprattutto automi. Questi automi erano esperimenti
di meccanica destinati a sorprendere durante le feste dei
nobili: uccelli che cinguettavano quando si accingevano a
bere, anfore che cantavano quando venivano riempite, modellini
di templi con suono di trombe all’apertura delle porte,
recipienti da cui sgorgava l’acqua per le abluzioni quando vi
si introduceva una moneta, per citarne alcuni; erano
giocattoli, ma nello stesso tempo esperimenti di meccanica,
inventati da Erone e sfoggiati dai nobili per sorprendere i
loro invitati in occasione dei banchetti.
Macchina di
Anticitera,
ricostruzio
ne
L’invenzione della macchina di Anticitera è fatta risalire al
100-150 a.C. e la sua scoperta ha una storia originale. A
inizio Novecento, un gruppo di pescatori si immerse nelle
acque dell’ isola di Anticitera, a sud del Peloponneso, per
cercare spugne, ma invece delle spugne trovarono il relitto di
un naufragio avvenuto nel I secolo a.C.. Il ritrovamento ha
permesso di recuperare diversi e preziosi manufatti, tra i
quali un calcolatore meccanico a cui è stato dato il nome del
luogo del ritrovamento, appunto “macchina di Anticitera”. Il
congegno ritrovato è dotato di un complesso meccanismo che
fungeva da misuratore per il calendario solare e lunare, dove
le ruote dentate permettevano di calcolare il sorgere del
sole, le fasi lunari, gli equinozi e lo scorrere del tempo. Il
calcolatore meccanico di Anticitera è considerato il più
antico della storia; nelle sale del Museo Archeologico
Nazionale di Atene è conservata la macchina in rame ritrovata
– delle dimensioni di circa 30×15 cm, coperta da oltre 2000
caratteri non ancora del tutto decifrati – e la sua
ricostruzione completa, ossia la macchina come gli studiosi
hanno immaginato fosse nella sua interezza.
Quando andrete ad Atene e visiterete il Museo Archeologico
Nazionale ricordatevi la storia delle invenzioni greche e, in
particolare, il racconto del ritrovamento di questo
straordinario calcolatore che ha superato l’età di 2100 anni.
Cinzia Malaguti
Fonti:
B. Farrington, Storia della scienza greca, Milano, Mondadori,
1964
Storica NG N. 66, Archimede, il grande pensatore di Siracusa
Storica NG N. 82, Inventori greci
Tecnologie nuove frontiere:
eye tracking
Si chiama eye tracking qualsiasi tecnologia in grado di
monitorare la direzione dello sguardo e il comportamento degli
occhi, generando dati che forniscono indizi sulle nostre
intenzioni. Basta un sensore ed un apposito software per
giocare con i videogames, comandare dispositivi e
diagnosticare malattie solo tramite gli occhi.
Eye tracking, pubblicità,
le parti in rosso sono
quelle che catturano di più
l’attenzione
L’ eye tracking rileva i movimenti oculari e dove si ferma lo
sguardo permettendone un impiego interessante anche nel campo
della pubblicità. Le società di marketing, infatti, usano le
mappe di colore basate sull’ eye tracking per capire dove si
fissa il nostro sguardo quando guardiamo una pubblicità
fornendo così dati importanti per renderla più efficace; ad
esempio, se una mappa di colore rileva che lo sguardo
dell’utente è catturato dal volto di un bambino, modificando
la pubblicità in modo che il bambino guardi il blocco di
testo, i pubblicitari portano anche su di esso l’attenzione
del lettore.
L’ eye tracking applicato alla diagnostica in campo sanitario
è utile per migliorare lo screening e la diagnosi di svariati
disturbi con componenti visive e presto aiuterà le persone con
disabilità a migliorare la loro vita. Sotto l’aspetto
diagnostico, l’ eye tracking è particolarmente utile per
rilevare il morbo di Parkinson, la schizofrenia, la dislessia,
l’autismo, la sindrome da deficit d’attenzione e iperattività;
i movimenti oculari di persone affette da questi disturbi sono
caratteristici e si possono individuare con semplici test al
computer. I bambini dislessici, ad esempio, hanno difficoltà a
seguire gli oggetti in volo cosicché la mappa del movimento
del loro sguardo risulta più discontinua. Anche il test della
schizofrenia si basa su un’anomalia nei movimenti oculari in
quando si è rilevato che le persone schizofreniche presentano
movimenti oculari a scatti quando cercano di seguire un
oggetto in movimento; quindi per rilevare la schizofrenia i
tecnici chiedono ai soggetti di seguire un punto che si muove
su un monitor e segnalano chi ha movimenti oculari con saccadi
significative.
Eye tracking di pagina
internet, le parti in rosso
sono quelle che catturano
di più l’attenzione
L’ eye tracking potrà servire anche ad aiutare le persone con
disabilità fisiche a vivere autonomamente attraverso
l’utilizzo di computer dotati di tecnologia ad interazione
visiva, più semplici e a comunicazione immediata rispetto alle
attuali apparecchiature basate su interfaccia neurale. Aprire
un browser, trovare la casella e-mail e selezionare le parole
su uno schermo avverrà solo attraverso lo sguardo.
L’ eye tracking offre vantaggi anche nella protezione di
apparecchi tecnologici; ad esempio, il proprio computer non
potrebbe essere usato da un estraneo perché il sistema
rileverebbe che non è il proprietario dai suoi movimenti
oculari.
L’ eye tracking applicato alla pubblicità su internet riserva
qualche timore dovuto ad un eventuale suo uso invadente,
allora è importante che questi dispositivi non vengano
preinstallati sui nuovi computer in vendita, ma lasciati alla
discrezione e libera scelta dell’utente che peserà vantaggi
(velocità e immediatezza di navigazione) e svantaggi (minore
privacy).
Cinzia Malaguti
Fonte:
A. Robbins, M. C. Hout, A me gli occhi, Mente & Cervello, n.
132, dicembre 2015
Sitografia:
Eye tracking (in inglese)
Cosa rende la Divina Commedia
un’opera sempre moderna
Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265 e morì in esilio a
Ravenna nel 1321, fu il sommo poeta che nella Divina Commedia
raccontò l’Italia del Trecento.
Dante Alighieri iniziò a scrive la Divina Commedia dopo
l’esilio forzato dalla sua città, Firenze, che avvenne nel
1301 perché appartenente alla fazione dei guelfi bianchi che
persero la guerra contro i guelfi neri. Nel corso del XIII
secolo, Firenze era stata al centro di continui conflitti fra
i guelfi, sostenitori del papato, e i ghibellini, sostenitori
dell’imperatore. I guelfi si imposero nel 1268, ma negli
ultimi anni del secolo scoppiò una guerra fra due fazioni
interne, i guelfi bianchi e i guelfi neri. Dante apparteneva
ai bianchi, per conto dei quali aveva ricoperto diverse
cariche di governo, e quando i neri conquistarono la città nel
1301, egli non poté più fare ritorno in città (in quei giorni
si trovava a Roma come ambasciatore), pena la morte.
Firenze, Casa di Dante
Dopo l’esilio Dante trovò rifugio a Ravenna dove visse
vent’anni. Fu in quegli anni che scrisse la Divina Commedia:
l’Inferno fra il 1306 ed il 1309, il Purgatorio tra il 1310 ed
il 1314, il Paradiso tra il 1316 ed il 1321, concludendo la
sua opera proprio l’anno della sua morte.
Nella Divina Commedia Dante si “leva molti sassolini”,
raccontando di bassezze umane, di depravazione morale e di
corruzione, soprattutto puntando il dito sull’avarizia.
Dante, ritratto di
Sandro Botticelli,
olio su tela del
1495,
Ginevra,
collezione privata
Nel girone dell’Inferno Dante mette i politici: la loro
superbia, invidia ed avarizia originò la guerra civile a
Firenze e li portò a saccheggiare il tesoro del municipio.
Nel girone dell’Inferno Dante mette la Chiesa caduta in
condizioni di depravazione morale e corruzione. Nel canto XIX
incontra Niccolò III: il papa, con i piedi lambiti dal fuoco,
espia la sua sete di potere in terra e preannuncia l’arrivo,
in un altro girone, di Bonifacio VIII e di Clemente V che,
come lui, si arricchirono con il commercio delle indulgenze.
Dante con la Divina Commedia elenca le cause all’origine delle
ingiustizie e delle guerre: superbia, invidia, avarizia,
ingordigia. Cause universali che rendono i messaggi di questa
grande opera sempre attuali, come anche Roberto Benigni ci ha
ricordato con i suoi spettacoli.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
D. Alighieri, La Divina Commedia, commento di Vittorio
Sermanti, Milano, Rizzoli, 2015
P. Antonetti, La vita quotidiana a Firenze all’epoca di Dante,
Milano, Rizzoli, 1983
R. Arqués, L’Italia del Trecento raccontata da Dante, Storica
National Geographic, Dicembre 2015
Luigi XV di Francia, il regno
e le amanti
Chi di voi amici lettori ha visitato la Reggia di Versailles
in Francia, vicino a Parigi, può meglio immaginare quello che
sto per raccontarvi di Luigi XV di Borbone, re di Francia dal
1715 al 1774.
Francia, la
Versailles
Reggia
di
Luigi XV di Borbone nacque nella reggia di Versailles nel
1710, ma la sua non fu una infanzia felice, certo non soffriva
la fame ed il freddo, ma furono altre le sue sfortune e le sue
pene, quelle dell’anima. Il futuro Luigi XV all’età di due
anni era già orfano, inoltre aveva già perso anche il nonno ed
il fratello maggiore e, dopo la morte anche del bisnonno Luigi
XIV quando il futuro re aveva solo cinque anni, le uniche cure
furono quelle della sua governante.
Luigi XIV, detto il Re Sole, bisnonno di Luigi XV, morì nel
1715 senza figli e nipoti in vita a cui lasciare la
successione al trono che passò così al pronipote Luigi, di
soli cinque anni; Luigi XV divenne re di Francia all’età di
cinque anni. Essendo Luigi XV infante, il governo fu affidato
a un consiglio di reggenza fino alla maggiore età. Sul piccolo
Luigi, in previsione della futura reggenza, cominciarono
a scatenarsi gli ipocriti adulatori, ambiziosi cortigiani in
competizione per accaparrarsi i suoi favori, al punto da
sviluppare in quel corpicino in sviluppo un forte edonismo.
Luigi XV di Francia,
ritratto di CharlesAndré van Loo
Luigi XV solo sporadicamente si occupò della guida del
governo, la prima volta aveva già 33 anni (1743) e fu dopo la
morte del cardinale de Fleury a cui aveva delegato
l’amministrazione del governo del regno; Luigi XV durò poco
alla guida del governo, nel senso che ben presto si stancò e
l’affidò ai suoi ministri. Luigi XV preferiva dedicarsi alle
sue amanti presso le quali cercava di riempire quel
vuoto d’amore e d’amicizia che tanto aveva patito durante
l’infanzia e che gli aveva lasciato una sensazione di
incapacità di cui non seppe mai liberarsi. Comunque, anche il
suo bisnonno e predecessore Luigi XIV ebbe molte amanti e
figli illegittimi, insomma libertini di sangue o di
tradizione, al di là della storia personale di Luigi XV.
Marchese
di
Pompadour, amante di
Luigi
XV
di
Francia, ritratta da
J. M. Nattier
Luigi XV si sposò all’età di quindici anni con una nobile
polacca di sette anni più vecchia di lui e che gli diede dieci
figli, ma non nascose mai le sue numerose amanti, dalle quali
ne ebbe altri otto di figli. Due delle sue amanti divennero
amanti ufficiali, ammesse a corte e molto influenti: la
Marchesa di Pompadour e Madame du Barry. La marchesa di
Pompadour (relazione iniziata nel 1744) ebbe un ruolo
importante nelle decisioni di governo, diventando la
consigliera speciale del re. Madame du Barry fu l’ultima
amante di Luigi XV; figlia di una sarta e di padre ignoto,
entrò a Versailles come intrattenimento temporaneo offerto al
re, ma la giovane riuscì a guadagnarsi il suo favore e il
monarca finì per presentarla formalmente alla corte come sua
amante, le assegnò un appartamento e la ricoprì di doni, con
enorme scandalo, fra gli altri, delle sue stesse figlie.
Madame du Barry,
amante di Luigi XV
di Francia, ritratta
da E. Vigée-Le Brun
Luigi XV attraversò un breve periodo di popolarità presso il
suo popolo che lo soprannominò le Bienaimé (il beneamato),
grazie ad alcune iniziative militari andate a buon segno, come
la battaglia di Fontenoy, una grande vittoria francese contro
una coalizione anglo-tedesca, ma anche questo durò poco. La
fallimentare politica fiscale e le umilianti sconfitte
militari, con l’aggiunta degli scandali della sua vita
privata, trasformarono Luigi XV nel primo bersaglio dello
scontento popolare; nel 1757 fu vittima di un attentato a
Versailles; il fallito regicida venne squartato.
Luigi XV muore di vaiolo, nella sua Reggia di Versailles, il
10 maggio 1774, dopo una lunga agonia. Gli successe con il
nome di Luigi XVI, il nipote Luigi Augusto, essendo rimaste in
vita all’epoca della sua morte solo figlie femmine legittime.
Dei tre figli maschi illegittimi, uno divenne marchese e gli
altri due si fecero preti, anzi abati.
Luigi XV fu un re in lotta contro le proprie angosce più che
contro i suoi nemici di regno. Dopo la morte di Luigi XV, non
passerà molto tempo all’arrivo della Rivoluzione Francese
(1789).
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
E. Le Roy Ladurie, L’ancien regime. Il declino
dell’Assolutismo. L’epoca di Luigi XV (1715-1770), Bologna, Il
Mulino, 2000
B. Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne, Milano,
Adelphi, 2005
F. Sanchez, Luigi XV, il re libertino che favorì la
rivoluzione, Storica del National Geographic, Dicembre 2015
Leggi anche:
Viaggiare. Ritorno a Parigi