fino all`8.III.2009Bertrand LavierRoma

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fino all`8.III.2009Bertrand LavierRoma
02 febbraio 2009 delle ore 20:07
fino all'8.III.2009
Bertrand Lavier
Roma, Villa Medici
Citazioni, sovrapposizioni, interpretazioni. Luoghi comuni del quotidiano, spiazzanti punti di
partenza e di approdo di una declinazione meta-linguistica. Pittura, scultura e ready made à la
française...
Duchamp docet. Il primo impatto con l’opera
di Bertrand Lavier (Châtillon-sur-Seine, 1949;
vive a Parigi e Aignay-le-Duc) rivela subito la
sua matrice, che include Frank Stella, Walt
Disney e Hans Arp.
Non a caso, il percorso dell’antologica allestita
a Villa Medici ha inizio nel vestibolo, con le
labbrone rosse di La Bocca/Bosch in primo
piano e la scenografica visione prospettica della
statua di Luigi XIV nel punto di fuga. Labbra
morbide, come si addice a un canapé rivestito
di tessuto. Il piedistallo, invece, altro non è se
non un ingombrante congelatore bianco.
È un viaggio per tappe cromatiche, questo tuffo
nella declinazione artistica del francese.
Quaranta opere che riassumono la sua attività,
dal 1978 a oggi, chantier dopo chantier.
Il nero è il punto di partenza. Nera è la pittura
acrilica usata per dipingere, nella loro interezza,
due pianoforti che si guardano. Quello a mezza
coda è uno Steinway & Sons, l’altro è uno
Young Chang-Arthur Martin. Quella di Lavier
è una poetica del dipingere, sovrapporre,
dislocare, delegare, prendendo in prestito le
parole di Giorgio Verzotti: “Non è l’ironia che
entra in campo”, spiega il curatore, “ma un
senso molto forte di estraniazione. La pittura
ricopre uniformemente le superfici e imita il
colore sottostante, in tutti i particolari; l’oggetto
è sottoposto a una sorta di maquillage che da
un lato lo conferma del suo aspetto esteriore,
dall’altro lo estrae dal suo contesto abituale.”.
Il rosso, l’arancio e il blu introducono
all’esplosione di tubi al neon colorati. L’argento
si riflette dalle recenti sculture in bronzo
nichelato: una sorta di altare ancestrale dedicato
all’arte primitiva. Dal bianco delle pareti si
staccano i cimeli della modernità: una
motocicletta accartocciata, un blocco di
cemento, uno skateboard, una sega elettrica, lo
sportello di un frigorifero su cui si legge la
marca (Bendix, per la cronaca).
Sullo schermo della sala cinematografica di
Villa Medici è proiettato Four red in dark, film
che trae il titolo da un dipinto di Mark Rothko.
“La fissità estatica che dovrebbe prendere
l’osservatore dell’opera reale”, spiega ancora
Verzotti, “per la percezione della quale il grande
pittore americano raccomandava determinate
condizioni spaziali e di illuminazione, in Lavier
diviene la fissità dello spettatore, la passiva
condizione del consumatore di immagini”.
Torna un pizzico di giocosità in presenza della
fontana in giardino, già realizzata nel 2000 e
riproposta in quest’occasione nell’installazione
di coloratissimi tubi di gomma. Société
générales, infine, è il site specific che conclude
il percorso. Un ironico gioco di geometrie e
colori sulla facciata interna dell’edificio, con
bassorilievi in ceramica che citano i loghi di
banche. L’estrema sintesi della decontestualizzazione.
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Bertrand Lavier
a cura di Giorgio Verzotti
Villa Medici - Accademia di Francia
Viale Trinità dei Monti, 1 (zona piazza di
Spagna) - 00187 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 11-19
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Catalogo Presses du réel
Info: tel. +39 06676291; fax +39 066761243;
[email protected]; www.villamedici.it
indice dei nomi: Giorgio Verzotti, Bertrand
Lavier, Frank Stella, Walt Disney, Hans Arp
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