INCONTRI

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INCONTRI
INCONTRI .
Rivista europea di studi italiani / Anno 21
2006 . fascicoio 2
RONDOM VITA DI CASA
ARTICOLI
Raffaella Sarti, Cu/tura materiale e qualità della vita nell 'Europa moderna
(con 3 ill.) 139
Arnold Witte, Architectuur in vertaling - Italiaanse en Nederlandse
bouwtradities in de zeventiende eeuw (met 3 afb.) 151
Ma.artje van Gelder", Thuis in vroegmodern Venetië: woningen en levensstijl
van de Nederlandse kooplieden in de Serenissima (met afb.) 163
ff.
***
Jacomien Prins, Francesco Patrizi 's L'amorosa filosofia: Een dialoog over
harmonieuze schoonheid en ware liefde (met 2 afb.) 175
Ronaid de Leeuw, Di tutto un po ': feestrede 20 jaar Italië Studies 190
RECENSIONI
Maart je van Gelder, Gebroken en gelijmde huwelijken in vroegmodern
Venetië 198
Harald Hendrix, Renaissance auteurs over huwelijk en vriendschap 200 Loredana Polezzi, Donne in
movimento globale 203
SEGNALAZIONI
Jubileumcongres 20 jaar Werkgroep Italië-Studies 208 En de taalkunde dan? 211
Juryrapport Wis-scriptie prijs 2005 213
Juryrapport vertaalprijs Nella Voss-Del Mar 2005 214
GLI AUTORI 150
* Sandra Ponzanesi, Paradoxes of Postcolonial Culture: contemporary women writers of the Indian and Afro-Italian disapora. Albany (NY),
2004, xvii, 264 p.
propria condizione individuale (si veda ad esempio l'analisi della posizione 'assimilazionista' presa da
Mukherjee in Jasmine ), ma anche e soprattutto in termini della necessità ineluttabile di 'situarsi', di
prendere atto della propria posizione e prospettiva, che la coscienza postcoloniale e le sue ragioni critiche
impongono ad ogni studioso. Il difficile percorso che la critica femminista occidentale deve negoziare tra
solidarietà e rischi di prevaricazione 0 fraintendimento emerge in maniera cruciale, ad esempio, nel
capitolo finale, dedicato al testo di Sirad S. Hassam Sette gocce di sangue: Due donne som ale ed alla
questione della mutilazione genitale femminile. L'analisi del testo di Hassam si sviluppa in un'acuta
disamina delle motivazioni e dei rischi insiti nelle 'prese di posizione' di movimenti femministi occidentali
sulla clitoridectomia, e nei corrispondenti 'silenzi' di molte intellettuali africane.
Un'ulteriore tematica che attraversa l'intero volume è quella delle scelte linguistiche e delle pratiche di
scrittura: qui divengono particolarmente evidenti e rilevanti le asimmetrie tra chi sceglie un 'empowering
language' quale l'inglese, con il suo enorme pubblico e le sue reti intemazionali di distribuzione (rna anche
con il suo forte retaggio coloniale e neocoloniale), e chi opta per una lingua minore (almeno in termini di
mercato globale) come l'italiano. L'inglese offre ampia visibilità e la possibilità di conquistarsi una
posizione centrale in un mercato in cui la letteratura prodotta dalIa diaspora indiana ha ormai assunto un
ruolo dominante. Come notava uno degli osservatori inglesi piu attent.i, William Dalrymple, in un suo
recente articolo per il Guardian (13 agosto 2005), accade sempre piu spesso, ad esempio, che autori ed
autrici appartenenti a questo gruppo arrivino a spodestare dalle classifiche di vendita e dai curricoli
accademici britannici sia il romanzo 'tradizionale' ed 'autoctono' , sia la letteratura in lingua inglese
prodotta nelle ex-~olonie. A questo successo globale possono pero associarsi rischi di omologazione e
normalizzazione, e non è forse un caso che, come nota Ponzanesi, la scrittura italofona da lei presa in
esame sia all' apparenza meno sofisticata, ma nel contempo anche sorprendentemente piu sperimentale e
variegata, della sua controparte anglofona (p. 30). Tanto piu peccato, quindi, che tutte le citazioni da testi
in italiano (ad eccezione dei passi tratti da una poesia di Sibhatu, pp. 173-74), siano riportate
esclusivamente in traduzione inglese, come a segnalare che la stessa censura linguistica spesso subita da
scrittori migranti sia stata imposta dall'editore anglofono di questo studio cri ti co.
Se da un punto di vista metodologico i capitoli dedicati all' analisi testuale dimostrano ampiaq1ente
l'efficacia e l'auspicabilità di un approccio comparativo alla questione postcoloniale, il volume si chiude
pero con una serie di domande lasciate, inevitabilmente, aperte: resta da definire quella multiforme
'identità migrante' che viene qui attribuita, con diverse modalità e modulazioni sia biografiche che
testuali, a tutte le scrittrici prese in esame; cosi come rimane aperta la questione del ruolo edel futuro di
una scrittura 'diasporica' . Tra le domande che l'autrice si pone nella sezione finale del volume (p. 213),
una in particolare si impone all'attenzione: puo esistere una letteratura transnazionale, che non ricada pero
nell'etnocentrismo delle tradizionali 'grandi narrative' , con la sua tendenza ad appiattire ogni differenza
'"tra culture (0 sub culture ) in nome di un canone falsamente universale, magari rafforzato,
f
oggi, dai dictat del mercato globale? Nel già citato articolo sulla scrittura anglo-indiana, Dalrymple
sottolinea come, negli ultimi anni, stiano emergendo in Gran Bretagna autori che non si identificano piu
con un singolo punto di origine, con uno specifico movimento diasporico inteso come condizione
materiale storicamente identificabile, ma che sono piuttosto legati a dislocazioni molteplici, portatori di
eredità (etniche e culturali) compIesse. Autori come Zadie Smith, 0 come Hari Kunzru, il quale descrive
la propria scrittura come 'British writing about British hybridity.' Sono questi, secondo Dalrymple, i nuovi
'mediatori' tra Est ed Ovest, e una generazione simile non tarderà probabilmente ad emergere anche in
ambito italofono, per quanto 'minoritario' esso sia e possa rimanere. Resta da vedere se illoro eventuale
inserimento in un rinnovato canone letterario (nazionale, transnazionale, ...) sarà vero sintomo di
trasformazione 0 gioco di mercato.
oggi, dai dictat del mercato globale? Nel già citato articolo sulla scrittura anglo-indiana, Dalrymple
sottolinea come, negli ultimi anni, stiano emergendo in Gran Bretagna autori che non si identificano piu
con un singolo punto di origine, con uno specifico movimento diasporico inteso come condizione
materiale storicamente identificabile, ma che sono piuttosto legati a dislocazioni molteplici, portatori di
eredità (etniche e culturali) compIesse. Autori come Zadie Smith, 0 come Hari Kunzru, il quale descrive
la propria scrittura come 'British writing about British hybridity.' Sono questi, secondo Dalrymple, i nuovi
'mediatori' tra Est ed Ovest, e una generazione simile non tarderà probabilmente ad emergere anche in
ambito italofono, per quanto 'minoritario' esso sia e possa rimanere. Resta da vedere se illoro eventuale
inserimento in un rinnovato canone letterario (nazionale, transnazionale, ...) sarà vero sintomo di
trasformazione 0 gioco di mercato.
* Sandra Ponzanesi, Paradoxes of Postcolonial Culture: contemporary women writers of the Indian and Afro-Italian disapora. Albany (NY),
2004, xvii, 264 p.