Formazione ai mestieri d`arte e certificazione delle competenze
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Formazione ai mestieri d`arte e certificazione delle competenze
La Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte è lieta di promuovere il terzo tavolo di lavoro sulla formazione e i mestieri d'arte, ospitato dal FAI Fondo Ambiente Italiano 29 ottobre, ore 12 Villa Necchi Campiglio, Via Mozart 14 Formazione ai mestieri d'arte e certificazione delle competenze PROGRAMMA 12.00 – Ritrovo e visita guidata a Villa Necchi Campiglio, Casa Museo e Bene tutelato dal FAI 13.00 – Light lunch presso la Caffetteria di Villa Necchi 14.30 – Inizio dei lavori, che si protrarranno presumibilmente fino alle 17.30 IL TEMA DELL'INCONTRO Prosegue il lavoro degli enti firmatari della Carta Internazionale dell'Artigianato Artistico sui temi della formazione ai mestieri d'arte. Ai tavoli di Biella e Firenze segue ora a Milano un tavolo tecnico e operativo che coinvolge gli enti che si occupano da vicino di progetti formativi nell'ambito dell'artigianato artistico. Da un'iniziale riflessione attorno alla modalità di formazione in questo particolare settore, si era già passati a riflettere sulle criticità riscontrate da ciascun ente. In particolare, dall'analisi dello stato attuale del sistema della certificazione delle competenze e delle sue lacune su alcune Regioni, è emersa la necessità di fornire agli aspiranti artigiani un documento che certifichi le competenze acquisite durante i mesi di tirocinio, bottega-scuola o altre forme dell'apprendimento on the job, e che idealmente possa essere riconosciuto in tutta la penisola. A questo proposito le Dottoresse Valentina Fiorentini e Adriana Betti verranno a illustrarci, a titolo di modello virtuoso, i metodi di certificazione della Regione Emilia Romagna. SARANNO PRESENTI Confartigianato Udine - Eva Seminara, Comparto Artistico Direttivo Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte – Alberto Cavalli, Direttore Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte - Federica Cavriana, Referente progetto tirocini formativi Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte - Alessandra de Nitto, Direttore Attività editoriali ed Eventi Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte – Francesca Sammartino, Segreteria organizzativa Fondazione Villa Fabris - Stefania Barsoni, Coordinatrice Isabella Medicina, esperta di analisi delle competenze Italia Lavoro Regione Emilia Romagna - Adriana Betti Italia Lavoro Regione Piemonte e Regione Valle d'Aosta - Ivana Bordato MAC-Mestieri d'arte contemporanei Città Studi Biella - Patrizia Maggia OMA Osservatorio dei Mestieri d'Arte - Benedetta Zini, Responsabile settore formazione Provincia di Siena - Miriana Bucalossi, Responsabile P.O. Politiche Formative e Progetti Europei Regione Emilia Romagna - Valentina Fiorentini, Sistemi di supporto alle decisioni e Certificazione delle competenze Si prega di confermare al più presto la presenza alla visita guidata e al light lunch a Villa Necchi Campiglio – [email protected] – 02 89655359 Si ringrazia il FAI – Fondo Ambiente Italiano per la cortese ospitalità Informazioni per arrivare: Metropolitana MM2 – fermata Palestro Villa Necchi Campiglio Scheda didattica Museo Bagatti Valsecchi Casa Museo Boschi Di Stefano Villa Necchi Campiglio Museo Poldi Pezzoli Il Novecento a Milano Una villa di imprenditori lombardi Il periodo di maggior vitalità imprenditoriale e sociale dei Necchi Campiglio copre l’intervallo dagli anni venti alla fine degli anni sessanta del Novecento. Nonostante la crisi economica del ‘29 e le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, la storia di Milano di questo arco di tempo è immancabilmente segnata da grande energia e operosità. Popolata da circa un milione di abitanti, la città vede inaugurare, nel corso del terzo e quarto decennio del secolo: l’Università Statale e l’Università Cattolica, la nuova Stazione Centrale, il Museo di Milano, l’aeroporto Forlanini, l’Ospedale Niguarda, nonché la costruzione della Milano-Varese: prima autostrada a pedaggio nel mondo. Nel contempo, il mondo dello sport saluta la realizzazione del Palazzo del Ghiaccio, dello Stadio di San Siro, del Tennis Club e dell’Idroscalo. Successivamente, le tragiche vicende belliche vengono superate grazie a una decisa volontà di ricostruzione: tra il 1945 e il 1960 vengono così riaperti siti e attività di diversa natura e vocazione, dal Monastero di Chiaravalle, alla Rinascente, alla Fiera; mentre una campagna di restauri permette il recupero dei principali palazzi cittadini e della Galleria Vittorio Emanuele. La modernità del dopoguerra si manifesta con la prima linea della metropolitana e il grattacielo Pirelli. Nello stesso tempo, la cultura allarga la propria diffusione grazie alle nascenti attività editoriali di Fabbri, Feltrinelli e Polifilo, che seguono le già avviate Rizzoli e Bompiani. Anche le grandi imprese industriali conoscono una fase di forte sviluppo con, tra le altre, Alfa Romeo, Falck e Pirelli. I protagonisti Angelo Campiglio e Gigina Necchi Campiglio nel 1941 Nedda Necchi nel 1941 I Necchi Campiglio (le sorelle Gigina e Nedda Necchi e Angelo Campiglio, marito di Gigina) sono i tipici esponenti di quell’alta borghesia imprenditoriale che ha avuto un ruolo determinante nella Lombardia novecentesca: dirigenti e industriali che fanno grande Milano con le loro imprese economiche ma che dimostrano anche sensibilità e interesse nei confronti dell’assistenza civica. Una borghesia che ama la mondanità, si intreccia alle antiche casate lombarde, partecipa a balli e battute di caccia, frequenta la Scala e i circoli privati. Il considerevole patrimonio economico, alimentato dalla produzione di ghise smaltate e delle celebri macchine da cucire, e il lussuoso standard di vita avvicinano i Necchi Campiglio più al nobile Poldi Pezzoli e ai mondani fratelli Bagatti Valsecchi che non ai Boschi Di Stefano. Pur contemporanea al terzetto di via Mozart, la coppia di via Jan appartiene a una sfera sociale diversa, quella della borghesia intellettuale, caratterizzata da buona cultura e da uno stile di vita moderato: nel corso della loro vita i Boschi Di Stefano si mostrano intenti più a conoscere e valorizzare i giovani artisti del tempo che a seguire i riti e le cerimonie della mondanità cittadina. La casa Uno scorcio della facciata della Villa dal giardino L’abitazione dei Necchi Campiglio si distingue nettamente dalle altre dimore del circuito delle case-museo milanesi per la sua stessa natura architettonica: non un palazzo come quello di via Manzoni (Poldi Pezzoli) o quello di via Gesù (Bagatti Valsecchi), né un appartamento in uno stabile signorile, come quello di via Jan (Boschi Di Stefano) - che pure è opera del medesimo progettista di via Mozart: l’architetto Piero Portaluppi -, ma una villa, una vera e propria casa unifamiliare indipendente, con giardino, tennis, piscina e annessi nel cuore della città. Lo stile è quello dei primi anni trenta, influenzato in parte dal nascente razionalismo, che all’esterno della villa è evocato dal rigoroso disegno di linee e superfici, mentre all’interno si intreccia briosamente a elementi déco. Una brillante fantasia creativa e il gusto degli anni venti sono infatti componenti costanti nell’opera di Portaluppi, come dimostrano sia la facciata del palazzo di via Jan che i numerosi dettagli decorativi dell’appartamento dei Boschi Di Stefano. All’interno della villa di via Mozart, l’ampiezza dei volumi permette quella fluidità di spazi così ambita nelle architetture degli anni trenta e quaranta, conferendo all’intero progetto architettonico un ulteriore valore di modernità. D’altro canto, però, la netta separazione dei piani della casa in base alle diverse funzioni abitative tradisce una visione della dimora legata alla secolare tradizione degli edifici italiani. In questo senso dunque, rispetto alle altre residenze del circuito, troviamo affinità soprattutto con il palazzo Bagatti Valsecchi, sia per quel che riguarda la collocazione di cucine e locali di servizio al piano terra (qui seminterrato), sia per la sistemazione delle camere da letto per i domestici all’ultimo piano. La Collezione in comune con la coppia di via Jan: mentre questa è profondamente dedita al sostegno degli artisti dell’epoca e ne acquista le opere in gran quantità, con viva passione e competenza, i Necchi Campiglio mostrano scarsa attenzione per le vicende artistiche novecentesche, preferendo acquisire arredi e dipinti presso il tradizionale mercato antiquario. Solo Nedda, la sorella nubile, dà prova di un personale interessamento alla contemporaneità e crea una saletta espositiva per la propria piccola raccolta novecentesca (ora dispersa), con opere di Jean Arp, Gianni Dova, Lucio Fontana, Roberto Crippa, Mario Sironi, René Magritte e altri. Con l’arrivo del FAI, due importanti donazioni contribuiscono all’arricchimento del patrimonio artistico della Villa: la preziosa raccolta di arti decorative del XVIII secolo di Alighiero ed Emilietta de’ Micheli, allestita in una sala del primo piano e lo straordinario gruppo di dipinti e sculture degli anni ‘20/’40 di Claudia Gian Ferrari, collocato nelle stanze del piano terra. HEADS Collective Alfredo Ravasco, Centrotavola con pesci, 1930-1935 circa, lapislazzuli, agata e corallo Dal punto di vista dell’arredo, Villa Necchi Campiglio si presenta in origine come un insieme coerente di architettura, mobili e apparati decorativi anni Trenta, essendo integralmente frutto, almeno agli esordi, della mano del Portaluppi. Tale unità stilistica richiama la scelta di uniformità operata circa un cinquantennio prima dai fratelli Bagatti Valsecchi in chiave rinascimentale per la loro abitazione. Con il secondo dopoguerra, i Necchi Campiglio mostrano però un orientamento di gusto diverso e ricolmano gli interni della loro dimora con mobili e oggetti d’arte antichi, per lo più del XVII e XVIII secolo, rimuovendo integralmente gli arredi dell’epoca originaria. Il processo di “antichizzazione”, che avviene grazie anche alla consulenza del noto architetto Tomaso Buzzi, sottolinea un preciso interesse dei proprietari per una veste sfarzosa della loro casa, diversamente dai contemporanei Boschi Di Stefano, molto più concentrati sulle opere d’arte che sugli arredi della propria abitazione. In generale, l’atteggiamento del terzetto di via Mozart verso il collezionismo ha poco