"via anelli" ed il suo "intorno" - padova

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"via anelli" ed il suo "intorno" - padova
CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST LAUREAM
AZIONE LOCALE PARTECIPATA E SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE:
PIANIFICAZIONI INTERATTIVE, AGENDA 21, CITTÀ DEI BAMBINI E DEGLI
ADOLESCENTI
(A.A. 2004 / 2005)
RESPONSABILE: PROF. LILIANA PADOVANI,
PROGETTAZIONE E TUTORAGGIO: LUCIA LANCERIN, RAFFAELA MULATO
"VIA ANELLI" ED IL SUO "INTORNO"
- PADOVA -
ALESSANDRA RUGGERO
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INDICE
1. INTRODUZIONE
2. INQUADRAMENTO DELL’AREA
2.1 BREVE STORIA DI PRESENTAZIONE DEL CASO DI VIA ANELLI
2.2 UNO SGUARDO “ATTIVO” SU VIA ANELLI ED IL QUARTIERE ATTORNO
3. GLI ATTORI
3.1 ATTORI “ISTITUZIONALI”
3.2 ATTORI “INTERVENIENTI”
3.3. ATTORI “NUOVI”
4. QUALI AZIONI E QUALI POLITICHE IN ATTO?
4.1 APPROCCI “DALL’ALTO” E “DAL BASSO” DELLE POLITICHE ISTITUZIONALI
4.2. INIZIATIVE DAL QUARTIERE
5. ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.
6. BIBLIOGRAFIA
7. ALLEGATI
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1. INTRODUZIONE
L’elaborato propone un’analisi del caso di un’area urbana in situazione di degrado – fisico e
sociale – su cui sono intervenuti soggetti diversi (pubblici e privati) con approcci e modalità di
intervento a loro volta molto differenti.
Nell’affrontare questo studio di caso si sono utilizzate metodologie di avvicinamento e di
analisi tra loro molto diverse nell’ottica di una prospettiva interdisciplinare per la lettura del
contesto e la definizione del problema. Da un lato c’è l’approccio “scientifico” del tecnicourbanista che utilizza la cartografia come base di analisi su cui osservare forme, funzioni e
relazioni tra gli spazi; dall’altro c’è l’approccio multi-disciplinare del ricercatore-osservatore che
fa uso di strumenti e tecniche che rimandano a discipline diverse (quelle delle decisioni
pubbliche, delle analisi pubbliche e sociali, ecc. ) capaci di mettere in luce le relazioni
territoriali e tra attori, e di leggere la stratificazione delle pratiche di uso quotidiano del
territorio.
Entrambi gli approcci ricercano informazioni di tipo sia quantitativo che qualitativo; entrambi
portano a scendere sul campo di lavoro, a fare esperienza del problema; ma mentre il primo
lavora all’interno di una cornice disciplinare definita, il secondo approccio porta con sé un
continuo esercizio di smontaggio e ricostruzione di cornici interpretative.
Per la definizione del problema in questo studio di caso si sono quindi utilizzati strumenti di
indagine diversi e materiali eterogenei: la lettura cartografica, l’osservazione diretta del
contesto fisico e delle pratiche sociali quotidiane, la lettura della rassegna stampa e dei
materiali urbanistici di piano, l’intervista a soggetti diversamente coinvolti (privilegiati e non).
È stato riservato un ruolo anche all’improvvisazione, qualora si siano verificate situazioni
informali e impreviste di raccolta di informazioni dirette.
Nel fare sintesi di quanto raccolto durante la ricerca e nel riproporlo in questo breve elaborato
si sono utilizzate due logiche: quella analitica che si rifà più all’approccio e all’utilizzo di fonti
scientifiche, e quella narrativa che si rifà – invece – a riflessioni nate da osservazione
partecipante.
Le fonti possono essere distinte su tre piani: il piano scientifico – tecnico dei saperi consolidati
e delle fonti autorevoli (documenti di piano, leggi, …); il piano disciplinare del materiale
specifico su approcci integrati e partecipati (in riferimento ai casi studio individuati come buoni
esempi); ed infine il piano delle opinioni e delle percezioni dei vari soggetti e attori.
Relativamente a quest’ultimo piano le informazioni e i dati raccolti sono da trattare con molta
attenzione e senso critico. E’ il piano delle percezioni che influenzano le azioni.
Non si deve dimenticare che tutta la vicenda è inserita in contesto temporale in continua
evoluzione e definizione. Ed è per questo che bisogna riconoscere, da un lato, che gli attori in
campo cambiano e di conseguenza mutano i tipi di politiche di intervento. Dall’altro, che nelle
stesse politiche e piani di intervento c’è una componente temporale di decisione, attuazione
che incide fortemente sugli esiti e sugli effetti della politica, anche in relazione agli attori che
entrano ed escono “dalla scena”. La stessa raccolta e costruzione di informazione è fortemente
connessa allo sviluppo di interazioni anch’esse connotate da un’elevata componente temporale.
Le considerazioni di partenza di questo lavoro sono sia che la risoluzione del “problema Via
Anelli” debba confrontarsi con altre esperienze simili per trarre da queste utili suggerimenti,
per aumentare la capacità di analisi e per indirizzare la stessa ricerca; sia che la scelta di
queste debba orientarsi su casi in cui sono stati sperimentati soprattutto approcci diversi al
problema. In particolare si ritiene che approcci in cui vengono impiegate metodologie che
permettono il coinvolgimento degli abitanti, poiché riconosciuti come protagonisti del processo
di trasformazione di una città e come portatori di sapere, siano preferibili poiché sono risultati
maggiormente efficaci per la costruzione ed il mantenimento del consenso ed in risposta alla
crisi dei modelli di pianificazione e progettazione tradizionali ed alla domanda di miglioramento
della qualità dell’ambiente urbano. Questo tipo di logiche rientrano nella famiglie delle “azioni
locali partecipate” o della “progettazione partecipata”, una serie di proposte orientate alla
coordinazione di prospettive tipiche di organizzazioni formali e informali. Per organizzazioni
informali si fa riferimento alla definizione di Schon1, secondo cui sono “strutture di relazione ed
interazione tra persone o gruppi. Queste strutture sono regolari e persistenti e, in questo senso,
possiedono una qualche norma, ma non vengono governate da regole formali. Esse si trovano
1
Schon, 1989
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al di fuori del dominio del contratto formale, della regolazione formale e dell’organizzazione
formale”. Quasi specularmene per reti formali si intendono tutti i gruppi governati da regole
formali e formalmente organizzati, regolarizzati.
Lavorare nell’intento di coordinare queste prospettive opposte implica innanzitutto la
conoscenza da parte delle organizzazioni formali del repertorio di reti informali esistenti in una
determinata comunità, territorio; ed in secondo luogo studiare quali siano gli interventi
possibili per rafforzare le reti che funzionano efficacemente e per integrare con reti formali
laddove le informali non arrivano o non sono efficaci.
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2. INQUADRAMENTO DELL’AREA
L’area urbana in esame ha il suo baricentro nel complesso residenziale “Serenissima” e si trova
nel Q3 – Quartiere Est 3 del Comune di Padova; è un’area delimitata da alcuni importanti
tracciati stradali. A sud è stretta da via Venezia, strada che porta al casello autostradale di
Padova Est per l’autostrada Serenissima (A4) e l’A13 per Bologna. A Ovest confina con Via
Grassi, altra grossa direttrice che collega Padova con la sua zona Nord ed infine a Nord e a Est
è limitata da Via Friburgo e dalla linea ferroviaria.
La zona è, data l’importanza strategica delle strade che ne segnano grossomodo i confini,
inserita di fatto in un’area a ridosso della Zona Industriale di Padova (Z.I.P.) e di tutta una
serie di grandi strutture commerciali che si affacciano in questi grandi tracciati stradali.
IMMAGINE 1 :IN ROSSO LA ZONA DI VIA ANELLI
RISPETTO ALLA CITTÀ DI PADOVA.
IMMAGINE 2 : IN ROSSO IL
COMPLESSO SERENISSIMA
RISPETTO AL QUARTIERE
STANGA.
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2.1 BREVE STORIA DI PRESENTAZIONE DEL CASO DI VIA ANELLI
Dal momento che il complesso residenziale “Serenissima”, per il suo degrado fisico e per il giro
di criminalità che ruota attorno ad esso, è di fatto l’elemento problematico e l’origine dei disagi
del quartiere e della percezione di insicurezza degli abitanti, è opportuno iniziare proprio da qui
l’esplorazione del caso in esame.
Il principale strumento utilizzato per ricostruire questa breve storia delle vicende legate al
Complesso è la rassegna stampa. Molte informazioni sono state poi verificate nel tempo
attraverso l’utilizzo di altre fonti.
Il complesso residenziale in esame è composto da sei palazzine, progettate e realizzate
attorno agli anni ’70 secondo una tipologia edilizia pensata per miniappartamenti destinati a
studenti. Nell’insieme si parla di 287 miniappartamenti, di circa 30 mq.
Attorno agli anni ’80 il trasferimento in periferia di molti abitanti dalle zone centrali, rende
quest’ultime più appetibili per gli studenti ed il complesso inizia a perdere la sua attrattività.
Nel tentativo di trovare nuovi destinatari degli alloggi, in presenza dei primi grandi flussi
migratori dai paesi extracomunitari, attorno agli anni ’90 i proprietari indirizzano l’affitto degli
appartamenti verso categorie più disagiate ed è così che nel complesso abitativo inizia a
concentrarsi popolazione immigrata.
Scatta velocemente un meccanismo speculativo per cui questo tipo di popolazione, esclusa da
altre soluzioni abitative, si trova a dover pagare affitti molto elevati ed il passaggio al
sovraffollamento degli appartamenti è l’immediata conseguenza. Proprietari e amministratori,
inoltre, iniziano a non curare più la manutenzione delle palazzine e la situazione igienicosanitaria peggiora notevolmente.
Si arriva alla fine degli anni ’90 ad una situazione complessiva piuttosto seria e grave: ai molti
degli iniziali proprietari che decidono di svendere gli alloggi, subentrano acquirenti che hanno
ben chiaro il gioco speculativo possibile e in parte già in atto. Le condizioni fisiche, igienicosanitarie degli alloggi si fanno preoccupanti e si radicano all’interno del Complesso attività
illecite, quali spaccio di droga e prostituzione. Tutto questo in un clima di tensione per la
compresenza di gruppi etnici molto diversi.
Il “Caso di Via Anelli” esplode finalmente nel 1999. “Finalmente” perché fino a quel momento
proprietari, amministratori e autorità pubbliche non si preoccupano minimante di questa
situazione.
L’episodio scatenante è - nel particolare - una delle numerose risse tra magrebini e nigeriani
che scoppia la sera del 22 Settembre e che vede l’intervento massiccio delle Forze dell’Ordine.
Coincidenza vuole che fossero presenti a Padova le troup televisive di RAI e Mediaset, le quali
lanciano la notizia sulla rete nazionale. “Via Anelli” si impone così all’opinione pubblica con lo
stigma di “Bronx padovano”, che denota la concentrazione di degrado, criminalità e la
segregazione sociale degli abitanti.
Da questo momento in poi sulla vicenda di Via Anelli si mobilitano diverse categorie di attori
che intervengono nel contesto e sul caso con strumenti e modalità diverse.
2.2 UNO SGUARDO “ATTIVO” SU VIA ANELLI ED IL QUARTIERE ATTORNO
Dopo aver ricostruito l’origine del “Caso di Via Anelli” e prima di analizzare quali categorie di
attori, e con quali strumenti e obiettivi, sono intervenute sulla vicenda o convivono
quotidianamente con la realtà del quartiere, si è deciso fare esperienza di questa realtà. Da un
lato si sono usati gli strumenti specifici dell’urbanista con un approccio più tecnico rivolto alla
funzionalità degli spazi e alla loro destinazione d’uso; dall’altro c’è lo sguardo di chi vuole
andare oltre la lettura di una situazione che faccia uso di schemi interpretativi ormai impliciti
ed automatici.
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IMMAGINE 3: ALCUNI
SQUARCI DEL QUARTIERE.
QUEST’IMMAGINE VUOLE
FORNIRE L’OCCASIONE DI
UN PRIMO CONTATTO
VISIVO CON L’AMBIENTE DI
STUDIO. LA CARTOGRAFIA
DI BASE AIUTA A FORNIRE
QUALCHE INFORMAZIONE
SULLA LOCALIZZAZIONE
DEGLI ELEMENTI
FOTOGRAFATI E SULLA
LORO RELAZIONE
SPAZIALE. LE IMMAGINE
FOTOGRAFICHE AIUTANO A
DARE CORPO AI VOLUMI E
AGLI SPAZI A DIRE
QUALCOSA SULLA LORO
QUALITÀ.
SONO STATE
RAPPRESENTANTE LE
PRINCIPALI TIPOLOGIE
ABITATIVE, I PIÙ AMPI SPAZI
VERDI E ALCUNE TRA LE
STRUTTURE DI
RIFERIMENTO PER IL
QUARTIERE.
Attorno al Complesso Serenissima ed a Via Anelli esiste tutto un quartiere che si relaziona
fisicamente e costantemente con questa situazione di degrado e che è costretto a respirare
tutta la tensione politica che ruota attorno a cinque palazzine. Si vuole in questo momento
rivolgere lo sguardo attorno al complesso residenziale per tentare di descrivere e capire quanto
questo “caso” puntuale influenzi, oltre ad essere stato a sua volta influenzato dalle scelte
urbane e urbanistiche del quartiere, la vita di questo.
Queste innanzitutto sono grosso modo le destinazioni d’uso del costruito nell’immediato
dintorno del Complesso Serenissima.
FIGURA 4: DESTINAZIONI D’USO
LEGENDA
RESIDENZIALE
COMMERCIALE
SCUOLE
CENTRO PARROCCHIALE
Questi invece i maggiori spazi verdi pubblici, attrezzati dell’area.
FIGURA 5: AREE VERDI
LEGENDA
VERDE ATTREZZATO
VERDE PUBBLICO
ATTREZZATO
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Nella zona del quartiere a est del Complesso, di fronte
al giardino delle scuole, si trova il “Giardino Esperanto”.
Un parco piuttosto vasto al cui interno si trovano una
pergola, una zona giochi per bambini recintata e un
mini anfiteatro dove con la bella stagione avvengono
alcune manifestazioni artistiche. La pergola al centro
del parco è un po’ la "centralità" del parco, dove si
incontrano alcuni gruppetto di anziani, ma dove si
danno anche appuntamento spacciatori e drogati. Ed
ecco che uno spazio verde così ampio e attrezzato
finisce con il diventare un elemento di insicurezza per
gli abitanti del quartiere. Capita infatti molto spesso che
gli spacciatori usino "angoletti nascosti a mo' di
deposito per i loro involucri contenenti stupefacente2".
Raccogliendo la testimonianza di chi è sempre vissuto
nel quartiere3 e che da bambino andava a giocare nel
Giardino, la percezione è che la situazione sia nel
tempo peggiorata. I bambini per il quartiere non
possono più giocare da soli, i genitori generalmente li
accompagnano nel centro parrocchiale e li rivengono a
prendere, evitando che possano così allontanarsi da
posti “sicuri”. I ragazzi più grandi del quartiere dicono
si aver imparato a “convivere 4 ” con le situazioni più
diverse (il dover chiedere ad esempio ad alcuni tossicoIMMAGINI 6, 7,8 : IL “GIARDINO ESPERANTO” E LA SUA
PERGOLA. QUI SOTTO LA LOCALIZZAZIONE DEL GIARDINO
(IN VERDE) IN RELAZIONE AL COMPLESSO (IN ROSSO).
IMMAGINI 8, 9
“GIARDINO”, LO SPAZIO PER I GIOCHI, L’ANFITEATRO. A SINISTRA UNA LOCANDINA DI UNA SERIE DI
LE IMMAGINI RIPORTATE PRESENTANO UNA REALTÀ CHE NULLA SEMPRE AVERE A CHE FARE CON
LA PERCEZIONE DI INSICUREZZA DEGLI ABITANTI – COME RIPORTATO NEL TESTO – RISPETTO A QUESTI LUOGHI DALL’ASPETTO COSÌ CURATO E VIVIBILE.
E
10:
dipendenti, intenti a drogarsi, di spostarsi da davanti al
proprio garage per permettere di entrarci) in questa
realtà a cavallo tra la legalità e l’illegalità, ma riportano
come invece i genitori, le donne in particolare, non si
sentano tranquilli nel girare per il quartiere e nel far
girare i propri figli e figlie. D’altro canto la presenza
costante di pattuglie delle forze dell’ordine che
dovrebbero riportare la sicurezza nell’area, per alcuni
non fa che alimentare una “xenofobia generalizzata5” e
quindi accentuare la percezione di disagio e insicurezza.
ALCUNI ANGOLI DEL
ATTIVITÀ ESTIVE DI ANIMAZIONE SERALE NEL PARCO.
2
da "Il Mattino", 12.09.04, Via Anelli, 40 arresti per droga
M. Bellun, Via Anelli vista da vicino. Su Emerso e sommerso, lo sguardo “anfibio” degli “Stanga Boys”, appunti per la
tesi di laurea in Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale, IUAV.
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M. Bellun, Via Anelli vista da vicino. Su Emerso e sommerso, lo sguardo “anfibio” degli “Stanga Boys”, appunti per la
tesi di laurea in Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale, IUAV.
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M. Bellun, Via Anelli vista da vicino. Su Emerso e sommerso, lo sguardo “anfibio” degli “Stanga Boys”, appunti per la
tesi di laurea in Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale, IUAV.
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Poco distanti dal Complesso, e appunto di fronte al Giardino Esperanto, si trovano sia la
Scuola Statale Elementare (Giovanni XXIII) che la Scuola Statale Media (A. Pacinotti) del
Quartiere. Sono all’interno dello stessa recinzione e sono separate da un grande giardino
comune.
IMMAGINI 11 E 12: A
SX LA SCUOLA MEDIA
A. PACINOTTI; A DX LA
SCUOLA ELEMENTARE
GIOVANNI XXIII
Per quanto riguarda l’offerta commerciale nel quartiere si
può facilmente osservare come i piccoli negozi al dettaglio
siano stati “soffocati” dalla grande distribuzione. A ridosso
di via Anelli c’è il primo grande centro commerciale, sorto
a Padova ormai da un decina di anni, il “Centro Giotto”,
che al momento ospita un supermercato della catena
“Auchan”. E lungo tutta via Venezia si sono andati
localizzando molti altri centri commerciali che hanno un
raggio di attrazione quanto meno di livello provinciale:
“Media World” e “Media Music”, “Decathlon”, “Chicco”, etc.
Lungo le stradine interne del quartiere si vedono invece
qualche saracinesca di negozi di alimentari chiusa e
qualche negozio specialistico (negozio all’ingrosso di
IMMAGINE 13: IN ROSA I GRANDI COMPLESSI A
TERZIARIO.
tessuti, prodotti per l’oleodinamica e la pneumatica, pizza
per asporto, …). L’unico grande referente del quartiere
per il commercio è il “Centro Giotto” con l’ “Auchan”, di cui gli abitanti sono costretti a subire
pregi e difetti: la comodità di una grande e assortita offerta commerciale vicino a casa, ed il
disagio che questa crea in termini di traffico e di affollamento dell’area in alcune ore della
giornata e soprattutto in alcuni periodi critici dell’anno (sotto le feste natalizie per esempio).
L’approccio al quartiere – come è già stato detto – non si limita a quello analitico - scientifico
che si rifà a documenti, interviste, articoli di giornali e vari materiali raccolti, ma si trasforma in
quello analitico – descrittivo di chi attraversando il quartiere riesce talvolta a cogliere alcune
spigolature di una reale percezione di alcuni fenomeni.
Le osservazioni e le riflessione che ne sono conseguite e che sono riportate qui sotto non
hanno alcuna pretesa di scientificità. Esse propongono un esercizio di smontaggio e
ricostruzione di prospettive e punti di vista diversi.
Innanzi tutto una costante: la pattuglia della Polizia parcheggiata a tutte le ore del giorno e
della notte davanti alla cancellata del complesso di case. Gli agenti, generalmente chiusi dentro
la macchina, ogni tanto si affacciano per fermare qualche passante o qualche macchina e fare
qualche controllo. Ci sono parecchie persone, visibilmente straniere, fuori dalla cancellata e dal
lato opposto della strada. Generalmente maschi sulla trentina. Alcuni di questi comunicano tra
loro con qualche gesto e cenno tra di loro e con alcuni passanti. Solo quelli che camminano
lentamente. Io, che generalmente attraverso il quartiere e passo spedito e sguardo fisso, cerco
di non incrociare troppi sguardi per paura di venir fraintesa nelle mie intenzioni e avvicinata. La
sensazione è quella di trovarsi in una “proprietà privata” e di non essere affatto i benvenuti. Ci
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si sente controllati a vista. Ed in realtà la presenza della vigilanza non attenua questa
sensazione, anzi la accentua facendoti sentire comunque un po’ come tra due fuochi, spesso
fisicamente anche dai due lati opposti della strada. La
zona appare "monitorata a ciclo continuo dalla polizia6".
Lungo la ringhiera di recinzione del complesso di
palazzi c’è un gran caos di biciclette, motorini e vecchie
macchine parcheggiate malamente nel marciapiede.
Alle finestre degli appartamenti sono appesi – oltre alle
varie antenne paraboliche – vari stendibiancheria (di
quelli che generalmente si appoggiano a terra). Giù nel
cortile e sotto i porticati dei palazzi si trovano vecchi
elettrodomestici abbandonati e oggetti vari che fanno
apparire il posto una piccola discarica a cielo aperto. La
percezione immediata è ovviamente quella di un posto
in stato di degrado innanzi tutto fisico ed igienico.
Immondizie: in via Anelli, a differenze delle vie
circostanti, sono presenti solo i cassonetti del “Secco
non riciclabile”. Mancano completamente i coperchi ai
cassonetti, su tutti i cassonetti e saranno almeno otto.
Se la curiosità spinge perfino a spiare all’interno di
questi è possibile osservare che contengono un po’
rifiuti di vario genere, compresi quelli “ingombranti” che
andrebbero portati in discarica. E’ possibile però vedere
anche che ci sono alcuni sacchetti che contengono rifiuti
dello stesso materiale: solo plastica, solo carta, etc.
Quando scende la sera si accendono dei grossi fari,
installati ovviamente per ragioni di sicurezza, che
illuminano il cortile di cemento e tutto lo spazio tra i
IMMAGINI 14 E 15: ALCUNI SQUARCI DEL COMPLESSO
SERENISSIMA, RUBATI DA FUORI LA CANCELLATA. IL
palazzi come fosse giorno. La scena richiama
LOCALE INTERNO DOVE SI VEDE LA SARACINESCA
quell’immaginario di cortili interni alle prigioni presi da
ABBASSATA OSPITA “OPEN WINDOWS” .
qualche film, in cui la forte luce ti impedisce di
scordarti anche solo per un attimo di essere sotto
sorveglianza.
Di bambini che giocano in cortile non se ne vedono, eppure ce ne sono. Molte delle persone
che si sono stabilite da anni si sono costruiti una famiglia e hanno avuto anche dei bambini. Lo
dimostra la presenza sempre più numerosa di bambini nella scuola di quartiere e nella
parrocchia. Se si passa di domenica mattina verso mezzogiorno la strada ed il cortile si colora
di tinte sgargianti: è la comunità nigeriana che si veste a festa e si reca a celebrare la S. Messa
nella chiesa di quartiere (S. Pio X).
Nell’unica occasione che mi è stata offerta di essere accompagnata all’interno della cancellata
e nel cortile interno ho potuto vedere con i miei occhi lo stato di degrado fisico e le condizioni
igieniche insufficienti anche solo dei locali comuni e semiaperti: campanelli manomessi, vetri
rotti, buchi nei muri che facilitano lo scarico di fognature mal funzionanti, sporcizia diffusa.
Comprensibile affermare che per i bambini che scendono durante il giorno in cortile per giocare
questo non sia l’ambiente adatto e che le famiglie che abitano in queste palazzine siano le
prime a voler cambiare la realtà di degrado e disagio sociale in cui sono costretti a vivere per
mancanza di alternative.
6
da "Il Mattino", 12.09.04, Via Anelli, 40 arresti per droga
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3. GLI ATTORI
Si è già detto che molti sono i soggetti che con motivazioni, approcci, ruoli e strumenti diversi
intervengono sulla vicenda di via Anelli in forma diretta o meno. Vi sono infatti attori che si
sono espressi e mobilitati unicamente in relazione alla vicenda del “Complesso Serenissima” e
altri – invece – che, pur mantenendo un attenzione privilegiata per la questione di Via Anelli –
lavorano in una prospettiva che racchiude l’intero quartiere.
Si è scelto di suddividere i soggetti coinvolti nella vicenda secondo tre categorie in relazione al
ruolo che hanno nel loro intervenire: attori “istituzionali”, “intervenienti” e “nuovi”.
Per attori istituzionali si intendono quei soggetti che sono chiamati ad esprimersi per il ruolo
“istituzionale” che ricoprono. Questa categoria racchiude in generale tutti i soggetti pubblici
che si attivano per la carica che ricoprono negli enti pubblici amministrativi, ma anche chi – più
in generale – interviene nella vicenda per la professione che svolge o per il ruolo che una
comunità di riferimento gli riconosce. Questi attori generalmente possono intervenire per
dovere piuttosto che per scelta. Sono organizzazioni formali che operano secondo regole e
procedure definite, all’interno di un confine d’azione chiaro e prestabilito.
Per attori “intervenienti” si intendono quei soggetti che intervengono al di là del ruolo che
possono ricoprire nella società. Questi non si sentono chiamati a doversi esprimere per un
ruolo riconosciutogli od una competenza professionale precisa, ma piuttosto scelgono di
intervenire. Possono anche mettere in campo una propria competenza, o sfruttare un ruolo,
ma l’interesse è altro rispetto a quello degli attori istituzionali. All’interno di questa categoria
sono state inserite tutte le associazioni attive nel quartiere e sulla vicenda di Via Anelli, ma
anche alcuni enti istituzionali che in maniera indiretta sono stati coinvolti (l’ESU per esempio) o
si sono interessati (l’Università di Padova, Banca Etica) alla vicenda. Sono organizzazioni
formali che cercano di cogliere opportunità locali per allargare, migliorare la loro capacità di
azione.
Ed infine gli attori “nuovi” sono tutti quei soggetti che intervengono o si costituiscono come
“attori” per la prima volta in relazione alla vicenda. Ne fanno parte anche tutti quei soggetti
che - direttamente coinvolti – riscoprono tutta una serie di risorse personali (di competenza, di
ruolo, ecc) da poter mettere in campo. Racchiudono i comitati spontanei, i singoli individui che
scendono in campo. Nascono da reti poco formali o del tutto informali per formare
organizzazioni “effimere” capaci di rispondere nell’immediato alle domande di un ambiente,
lette come opportunità per mettere in campo capacità d’azione e competenze progettuali.
Tuttavia – per la loro natura – questo genere di organizzazioni con il tempo muoiono o si
trasformano in organizzazioni formali, perdendo così tutta quella dinamicità che le
caratterizzava.
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3.1 ATTORI “ISTITUZIONALI”
- Comune di Padova : amministrazione del sindaco Giustina Destro ( dal giugno 1999 al
2004 ) e in seguito del sindaco Flavio Zanonato
- Regione Veneto, in particolare l’assessore regionale alle politiche della Sicurezza, Raffaele
Zanon
- ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale), con i presidenti Drago ed in seguito
Marco
- Forze dell’ordine : Polizia, Carabinieri, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco
- Questura
- Prefettura (Il Prefetto Padoin)
- Magistratura
- Televisione & Stampa (locale – Il Gazzettino , il Mattino di Padova, il Corriere del Veneto –
e nazionale)
3.2 ATTORI “INTERVENIENTI”
- Associazioni:
» “Stanga Boys”
» La “Cascina”
» “Beati Costruttori di pace”, Don Albino Bizzotto
» “Casa Talita”
» Comitato – Associazione Pio X - Pescarotto
- Centri Sociali
- Banca Etica
- Agenzie Immobiliari
- Parrocchia S. Pio X
- ESU
- Università
3.3. ATTORI “NUOVI”
- Il “Comitato Per Il Superamento Del Ghetto”
» ARC (Associazioni e Cooperative Robin Hood in consorzio)
» Associazione per la Pace
» Mimosa, Nadir
» Radio Sherwood
» Razzismo Stop
» Professionisti (1 avvocato dell’ASGI, 3 medici e alcuni sindacalisti della CGIL e
rappresentanti dell’ADL)
- Gli abitanti di Via Anelli e del quartiere
- I proprietari e i condomini del complesso Serenissima
- Amministratori del complesso Serenissima
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4. QUALI AZIONI E QUALI POLITICHE IN ATTO?
Gli attori generalmente si possono muovere secondo due logiche distinte: la prima è quella
delle politiche top-down, che si muovono con obiettivi e risorse definiti a priori e secondo
processi decisionali razionali presi dalle autorità pubbliche e programmi da mettere in opera; la
seconda – invece – è quella delle politiche bottom-up, in cui il punto di partenza è la
valutazione del problema e delle risorse esistenti, elementi base per la definizione di un
programma di interventi, per risalire successivamente alla definizione dell’intervento possibile.
Questo tipo di approccio da per assunto in partenza che la performance delle politiche dipenda
“dall’abilità nel muoversi all’interno delle contrattazioni implicite nel processo di messa in
opera”, piuttosto che dalla “conformità degli obiettivi7”.
Queste due logiche sono profondamente diverse, come - di conseguenza - diverse sono le
motivazioni e gli approcci che gli attori, nel seguirle, hanno nel confrontarsi con la medesima
problematica.
Le politiche top-down , vengono anche dette “dall’alto” ; sono le tipiche logiche di chi governa
e amministra un territorio partendo da “atti ufficiali e discendendo la catena di diramazione
delle competenze formalmente attribuite8”. È un tipo di approccio che fa affidamento solo sulle
competenze, le risorse e la disponibilità che il soggetto chiamato ad intervenire ha definendolo
in partenza. Il piano di intervento è un progetto elaborato ex-ante in cui l’esperto agisce come
problem solver. Il tipo di conoscenza legata a questo approccio è del tipo “conoscenza per la
decisione”, originata da una “definizione del processo di piano come processo di decisione9”.
L’approccio secondo le politiche bottom-up ha una prospettiva opposta rispetto al top-down. È
una logica di intervento che parte dall’analisi delle risorse esistenti in cui far dialogare
conoscenza analitica con “conoscenza popolare10” e che si sviluppa affidando un ruolo chiave a
queste risorse (di persone, di conoscenza, di soldi, di competenze,…) nella progettazione degli
interventi. L’esperto in questo caso è chi sa accompagnare e mediare in questi processi
d’interazione di conoscenze e prospettive. Questa seconda logica è più legata ad una
definizione di processo di piano come “sistema empirico di interazione multipla11”.
In questo elaborato la distinzione delle politiche in atto viene semplificata rispetto alle
definizioni appena date. Rientrano negli “approcci ‘dall’alto’ e ‘dal basso’ delle politiche
istituzionali” tutti quegli interventi che nascono su iniziativa di attori “istituzionali” e che di
volta in volta utilizzano logiche bottom-up o top-down; sono invece “iniziative dal quartiere”
tutte le azioni promosse da attori “nuovi” o “intervenienti” e che per loro natura nascono dal
riconoscimento e dalla messa in campo di una serie di risorse personali già esistenti in un dato
territorio o comunità di abitanti. Rientrano in questa seconda categoria anche tutti i progetti
delle associazioni attive nel “rione” e della parrocchia. Anche queste categorie di iniziative
seguono a seconda dei casi e della loro natura, una logica piuttosto che l’altra.
4.1 APPROCCI “DALL’ALTO” E “DAL BASSO” DELLE POLITICHE ISTITUZIONALI
Le prime iniziative che vengono avviate da parte di attori “istituzionali” nel tentativo di
arginare e controllare il fenomeno della criminalità che sta esplodendo in Via Anelli e della
percezione di insicurezza degli abitanti del quartiere sono di tipo repressivo. “L’emergenza
sicurezza”, che di per sé va letta in maniera integrata per i due fenomeni con cui si manifesta
generalmente (quelli appunto del simultaneo aumento sia della criminalità, che della
percezione di insicurezza) viene affrontato inizialmente con sole politiche contro la criminalità.
Dal settembre del ’99 viene istituito un presidio permanente di forze dell’ordine per il quartiere
(in particolare una pattuglia rimane fissa – praticamente giorno e notte – in Via Anelli nelle
vicinanze del Complesso Serenissima) e prendono il via tutta una serie di retate (diurne e
notturne) dentro il complesso.
Nell’ottobre del 1999 la Pubblica Amministrazione prevede la localizzazione di uffici, negozi, un
grande parco e l’allontanamento degli immigrati clandestini dal quartiere attraverso
l’approvazione di una Variante al Piano Regolatore Generale Comunale di Padova, che include
7
G. Capano, M. Giuliani, 2002
G. Capano, M. Giuliani, 2002
9
P.L. Crosta, 1995
10
Gelli, 2002
11
P.L. Crosta, 1995
8
- 14 -
anche l’area di via Anelli: solo ai regolari – infatti – il Comune intende garantire un alloggio
temporaneo in accordo con l’ATER.
Nel frattempo l’Amministrazione Comunale riesce ad acquistare due alloggi ed il negozio posto
al piano terra di una delle palazzine: l’idea è che in questo spazio di 600 mq possa essere
ospitato il Comando di Polizia, oppure – in alternativa – un centro multiculturale. Il Comando
viene poi localizzato alla Stanga e nel giugno del 2003, all’interno di quello spazio, nasce il
punto “Open Windows”, un centro di servizi integrati alla persona e alla famiglia, presso cui
partecipano diversi enti.
Nell’aprile del 2003 avviene la firma di un protocollo di intesa tra l’Amministrazione Comunale
di Padova, la Regione Veneto e l’ATER per un programma integrato di bonifica e riqualificazione
ambientale dell’area del Complesso residenziale “Serenissima”. Il Sindaco Destro – a capo
dell’amministrazione – afferma che una percentuale degli alloggi riservati al Comune, saranno
assegnati ad agenti di pubblica sicurezza.
Nel settembre del 2003 avviene la firma di un accordo di programma tra Comune, Regione e
ATER per la riqualificazione di Via Anelli. E nell’aprile 2004 viene approvato in Consiglio
Comunale il “piano di riqualificazione di Via Anelli”, passaggio che si rende necessario per
procedere agli espropri, giustificati per “ragioni di pubblica utilità”. Il piano prevede la
costruzione di un ulteriore edificio nel Complesso, rendendo quindi necessaria una variante
urbanistica per la rideterminazione volumetrica (da 39mila a 44mila metri cubi) dell’area. Il
piano, con un costo che si aggira attorno ai 25 milioni di euro, sottoscritto dalla giunta Destro e
dall’assessore Zanon, prevedeva la ristrutturazione di tutti gli edifici di via Anelli e la
costruzione appunto di un ulteriore palazzo. Il numero di alloggi però diminuisce per
permettere una maggior cubatura ai singoli appartamenti, anche se è previsto il mantenimento
di 92 mini appartamenti da 30 mq, per i quali deve essere prevista una deroga (il regolamento
edilizio non prevede tipologie abitative inferiori ai 45 metri quadri).
Con l’avvento della nuova Giunta Comunale guidata dal sindaco Zanonato, il centrosinistra
mette in discussione questo piano poiché non risolve il problema mantenendo inalterata la
densità abitativa a spese ingenti. Il motto della nuova giunta è “mai più via Anelli 12 ”,
sottintendendo la volontà di recuperare la zona ed impedire che in futuro possano venire a
crearsi ulteriori ghetti. Il piano proposto dalla nuova giunta prevede infatti l’abbattimento del
complesso e la costruzione ex novo di due palazzine per un totale di 60 appartamenti di
diverse metrature. Gli ulteriori appartamenti previsti verranno recuperati aumentando la
cubatura nei PEEP ancora in via di realizzazione in città. l’Assessore Comunale alla Casa,
Daniela Ruffini, dichiara inoltre13 che “per la riqualificazione e l’accompagnamento sociale dei
residenti sarà necessaria la realizzazione di un tavolo associativo più ampio possibile che
coinvolga residenti ed associazioni”. Ma i proprietari degli appartamenti del Complesso della
Serenissima presentano ricorso al Tar. Tale ricorso è imperniato sulla “violazione e falsa
applicazione della legge regionale 1096, equivocando sul significato dell’espressione ‘odierni
proprietari residenti’ 14 ”. La delibera infatti dice che “gli alloggi da realizzare, tutti di edilizia
residenziale pubblica, diverranno di proprietà degli odierni proprietari residenti che abbiano
aderito al programma di riqualificazione e che potranno ottenere un alloggio di dimensioni e
caratteristiche non inferiori di quello di attuale proprietà”. Ma gli alloggi di residenza pubblica,
secondo la legge regionale vanno assegnati a chi ha residenza nel Comune o vi svolge la
principale attività lavorativa, mentre la delibera comunale interpreta “residente” riferito
all’unità immobiliare. Questa esclusione al programma di riqualificazione dei 212 proprietari
non residenti (su 223 totali) viola costituzionalmente i principi di uguaglianza ed imparzialità
dell’azione dell’amministrazione pubblica. Ovviamente a muovere i proprietari non residenti,
capeggiati dall’amministratore condominiale Mason, c’è un interesse economico non
indifferente: gli appartamenti, del valore di mercato di circa cento mila euro, verranno
espropriati per soli ventisettemila euro, il “costo di una Golf15”. Nel settembre ’04 il Tribunale
Amministrativo Regionale accoglie il ricorso, bloccando in questo modo il piano di risanamento.
In risposta ad una svista del Consiglio che non sembra essersi accorto di come la questione di
“Via Anelli” per la città di Padova rappresenti “una vera e propria emergenza per la sicurezza
della città […], per i risvolti di carattere sociosanitario e per l’inabilità di gran parte degli alloggi
12
13
14
15
da
da
da
da
“Il
“Il
“Il
“Il
Mattino”
Mattino”
Mattino”
Mattino”
di
di
di
di
Padova,
Padova,
Padova,
Padova,
giovedì 22.07.04, “Via Anelli sarà demolita a ottobre”
giovedì 22.07.04, “Via Anelli sarà demolita a ottobre”
venerdì 23.07.04, “In arrivo una raffica di esposti al Tar”
sabato 11.09.04, “Il Tar blocca le ruspe in Via Anelli”
- 15 -
esistenti16”, il Comune di Padova fa “ricorso contro il pronunciamento del T.A.R. di Venezia17”,
poiché esistono tutti i presupposti giuridici per farlo. Il Consiglio di Stato appoggia questo
ricorso e si pronuncia contro quanto emesso precedentemente del T.A.R..
La Giunta si ritrova comunque nelle condizioni di dover proporre un percorso di intervento
differente da quello che escludeva i proprietari non residenti. È di questi ultimi giorni – infatti la presentazione di un Piano di Recupero per Via Anelli che prevede la costituzione di una
Società di Trasformazione Urbana a partecipazione mista, pubblica e privata, per il
coordinamento degli interventi e per il recupero delle risorse finanziarie che coinvolga i
proprietari degli alloggi.
Il nuovo strumento urbanistico proposto, la cui adozione è prevista per la fine di febbraio 2005,
prevede l’abbattimento di tutte e sei le palazzine e la successiva ricostruzione di cinque di
queste, con volumetrie diverse da quelle esistenti (per i dettagli si vedano le immagine qui
sotto riportate). Nel complesso le volumetrie totali scenderebbero dai 39 mila mc attuali, ai 29
mila mc in progetto.
IMMAGINE 16: LE SEI PALAZZINE OGGETTO DI
INTERVENTO E IL LOTTO DI RIFERIMENTO.
IMMAGINE 17: IL NUOVO PIANO DI RECUPERO. IN
GIALLO LE CINQUE PALAZZINE CHE VERRANNO
RICOSTRUITE.
IMMAGINE 18: LE DUE PALAZZINE IN GIALLO,
IMMAGINE 19: LE TRE PALAZZINE IN GIALLO, SONO
SONO QUELLE CHE VERRANNO RICOSTRUITE
QUELLE CHE VERRANNO RICOSTRUITE DI ALTEZZA
DELLA STESSA ALTEZZA DI QUELLE ATTUALMENTE
INFERIORE ALL’ ESISTENTI.
ESISTENTI.
LA COSTRUZIONE PIÙ A
NORD SARÀ LA NUOVA PALAZZINA A SERVIZI.
Le palazzine saranno liberate, ed i suoi abitanti trasferiti in altri alloggi, una alla volta. È
previsto a breve l’avvio del trasferimento della prima palazzina, nello specifico la numero 25,
quella che attualmente accoglie “Open Windows” e che non verrà più ricostrutita.
L’amministrazione afferma che il trasferimento dei nuclei familiari è “consensuale18” e che per
la scelta dei possibili incroci nell’associazione di un nucleo con l’alloggio disponibile, si sono
16
Raffaele Zanon, da “Il Gazzettino” di Padova, domenica 12.09.04, “In Via Anelli serve più chiarezza”.
da “Corriere del Veneto”, sabato 18.09.04, “Il Comune ricorre al Consiglio di Stato”
18
da un intervento del vicesindaco Sinigaglia alla presentazione del nuovo Piano di Recupero, tenutasi il 24.02.05,
presso la Parrocchia di S. Pio X.
17
- 16 -
basati su un censimento effettuato per avere un quadro delle tipologie familiari (numero, età
dei componenti del nucleo, e fabbisogni vari:sociali, lavorativi, …).
Appena svuotata la palazzina dagli abitanti questa verrà chiusa, “con un nuovo portone
rinforzato che la renda inaccessibile agli estranei19” e per ordinanza del sindaco di inabilità,
scatterà il sequestro amministrativo dell’edificio.
Gli attuali abitanti delle palazzine saranno ospitati nelle diverse zone PEEP del Comune di
Padova. Non viene data nessuna indicazione più precisa per paura che si creino “inutili
allarmismi20” tra i “padovani costretti ad accogliere i nuovi vicini21”.
Come è gia stato accennato, il Comune – parallelamente a questi progetti di riqualificazione
fisica del “ghetto” - ha avviato il Progetto “Open Window” presso il Complesso Serenissima,
con l’obiettivo di offrire servizi di ascolto, di informazione socio-sanitaria e di orientamento
rivolti alla popolazione del quartiere, straniera e non. Vi sono poi alcuni servizi pensati in
particolar modo per gli immigrati quali il corso di italiano, alcune consulenze legali e un servizio
di accompagnamento più generale. Sono presenti anche alcuni mediatori culturali, figure di
grande riferimento per gli immigrati. Aderiscono a questo progetto numerosi soggetti: Croce
Rossa, A.V.O., Caritas Diocesana e Parrocchiale, Associazione Fraternità e Servizio, U.S.L.L.,
Dipartimento per le Dipendenze, Obiettori di Coscienza, etc.
Un altro progetto del Comune di Padova attivato nel quartiere è "Conoscersi" con il duplice
obiettivo di fare un censimento delle opportunità sociali presenti nell'area, e di svolgere
animazione di strada per i ragazzi. Il progetto opera all'interno del Piano Triennale Infanzia e
Adolescenza (del 2001) secondo la legge 285/1997. Vi è un gruppo di associazioni che
costituiscono il gruppo di coordinamento del progetto e che in questi anni hanno realizzato
diverse iniziative dal punto di vista della messa in rete di chi opera nel territorio, della
comunicazione dei servizi attivi nel quartiere, più tutta una serie di attività e iniziative più
puntuali di tipo ricreativo e formativo. Le attività del coordinamento sono comunque pensate e
rivolte a tutto il quartiere e non specificatamente per via Anelli.
Il criterio di ammissioni all’interno del “Coordinamento” è quello di una “condotta conforme
alla legalità22”. Legato al “Progetto Conoscersi” c’è una sorta di Newsletter, intitolata “Stanga
Informa Giornalino Informativo del Quartiere”. Il numero che si è riusciti a trovare ( e un po’
per caso in realtà) “festeggia” il primo anno del “Progetto” raccontando alcune delle esperienze
che hanno preso vita all’interno di questo. Oltre al reportage delle esperienze fatte, riporta una
“bacheca” delle prossime iniziative previste.
Il Comune di Padova ha inoltre organizzato nel Quartiere 3 alcuni “orti
urbani”. La zona residenziale, a Est rispetto al Complesso Serenissima,
è separata da una bretella della tangenziale di Padova, via Friburgo,
attraverso una fascia di verde. È all’interno di questa stretta fascia che
il Comune ha istituito “l’Orto Primavera”, che, come gli altri
appezzamenti di questo tipo, ha lo scopo di creare occasioni ricreative
per le persone della “terza età” e di valorizzare gli spazi verdi liberi.
IMMAGINE 20: IN VERDE È
SEGNATA L’AREA
Pur essendo un’iniziativa comunale, la gestione effettiva degli spazi e
APPROSSIMATIVA DEDICATA
delle regole di comportamento è nelle mani di una rete nata tra i
AGLI “ORTI URBANI”
fruitori degli orti. Questa rete informale svolge diverse funzioni tra cui
quella principale di controllo degli accessi e regolazione delle attività e degli spazi all’interno
degli Orti. Ad alcuni individui – poi – viene riconosciuto il tipico “ruolo di rete” nelle interazione
tra persone. Su questi, che eventualmente hanno a disposizione maggiori risorse (capacità
personali, competenze e conoscenze), ricade la gran parte delle responsabilità relativamente
alle funzioni che la rete si è data.
19
da “Il Mattino” di Padova, del 25.02.05, “Via Anelli, lo sgombero forse anticipato. Nuovo vertice in Questura”.
da “Il Gazzettino” Padova, del 25.02.05, “Lunedì mattina verrà svuotata la prima palazzina”
21
da “Il Mattino” di Padova, del 25.02.05, “Via Anelli, lo sgombero forse anticipato. Nuovo vertice in Questura”.
22
M. Bellun, Resoconto delle informazioni raccolte durante l’intervista a Nadia Limberto, psicologa e funzionario del
Settore Servizi Sociali del Comune di Padova e referente del Progetto “Conoscersi”, appunti per la tesi di laurea in
Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale, IUAV.
20
- 17 -
IMMAGINE 21: ENTRATA DELL’ “ORTO
PRIMAVERA”.
IMMAGINE 22 E 23: ALL’INTERNO DELLA
RECINZIONE, GLI ORTI SONO SUDDIVISI IN
PORZIONI OGNUNA IN GESTIONE AD UNA
PERSONA.
IMMAGINE 24: UNA
CASCINA PER GLI
ATTREZZI.
Il primo gruppo di iniziative promosse dagli attori cosiddetti “istituzionali” segue una logica
riconoscibile come “dall’alto”. Sono politiche settoriali che lavorano sul versante della “lotta alla
criminalità”, e su quello del “diritto alla casa”. Le primissime iniziative sono rivolte alla
creazione di parternship pubbliche (quali gli Accordi di programma) per il coordinamento delle
azioni e per la determinazione di tempi, modalità e finanziamenti. A questa seguono tutta una
serie di strumenti urbanistici tecnici di definizione e programmazione dell’intervento fisico
sull’area: si inizia a parlare di Piani integrati, di Varianti urbanistiche, di Programmi di
Riqualificazione, di Espropri. Ed in seguito a questi di delibere, leggi, e ricorsi, ovvero gli
strumenti normativi di attuazione ai progetti.
- 18 -
Questo gruppo di azioni è – in un certo senso – accompagnato da iniziative che coinvolgono
più la sfera sociale del Quartiere, e che sembrano essere attivate più secondo una logica “dal
basso” di riconoscimento dei bisogni e delle risorse esistenti. È il caso di “Open Windows” e
soprattutto del “Progetto Conoscersi”, il quale parte proprio da un’analisi del capitale del “terzo
settore” presente e attivo nel quartiere e da una sua valorizzazione.
4.2. INIZIATIVE DAL QUARTIERE
Nell’ottobre del ’99, appena dopo – quindi – lo scoppiare del “caso Via Anelli”, si costituisce il
“Comitato per il Superamento del Ghetto di Via Anelli”, formato da un gruppo di associazioni quali “Razzismo Stop”, “La Mimosa”, “Radio Sherwood” - . Il Comitato nasce dalla volontà di
“dimostrare alla città che il problema di via Anelli può e soprattutto deve essere affrontato in
maniera diversa […], come una sfida da raccogliere, per iniziare ad affrontare le complesse ed
articolate problematiche che lì convivono, […], una sfida attraverso la quale costruire una città
fondata sul rispetto dei diritti e della dignità 23 ”. Il Comitato prende sede – inizialmente all’interno di un prefabbricato posto all’interno dello spazio comune dei condomini, poi – con un
finanziamento di Banca Etica – riesce ad acquistare un appartamento – detto “appartamento
solidale” – all’interno del complesso.
Il Comitato è attivo nell’area organizzando dibattiti e manifestazioni, momenti di festa e di
incontro, con l’intento di “rompere quel muro di pregiudizi ed emarginazione […] per avvicinare
la città al ghetto e viceversa”.
Il gruppo si propone anche come interlocutore tra
l’amministrazione e le autorità politiche, e i cittadini di Via Anelli, anche chiedendo
espressamente di poter lavorare all’interno del progetto di risanamento. Ma – almeno durante
la “Giunta Destro” – sono stati esclusi da qualsiasi iniziativa, verosimilmente per i loro
schieramento con l’opposizione, ed i loro inviti nei confronti dell’amministrazione a partecipare
ad alcuni incontri, sempre respinti. Claudia Vatteroni, referente del Comitato, sembra essere
più ottimista nei confronti del nuovo “piano via Anelli” e della nuova “Giunta Zanonato”, che ha
incontrato una delegazione di residenti ed il “Comitato per il Superamento del Ghetto” (nel
settembre 2004) per “disegnare lo svuotamento del Bronx della Stanga24”. Al gruppo è stato
affidato il censimento dei residenti in via Anelli per la definizione di un piano sociale di
accompagnamento.
La Vatteroni è di fatto l’unica non residente nel complesso che possa girare liberamente tra le
palazzine e al loro interno. Per fare fotografie o girare video all’interno del Complesso è
indispensabile la sua guida perché a lei sola viene data la credibilità sulle buone intenzioni di
questi mezzi di comunicazione.
Nell’incontro con alcuni assistenti sociali e volontarie della Croce Rossa all’interno di Open
Window è emerso che essi non sapevano niente dell’esistenza di questo Comitato all’interno
del quartiere. Difficile dire se facessero finta di non saper niente, anche per via del
comportamento ai margini della legalità del comitato (si fa riferimento ad alcuni casi di
appartamenti occupati abusivamente), o se – pur lavorando all’interno di questa realtà non
conoscano effettivamente chi oltre a loro lavora al suo interno. Ricordiamo che Razzismo Stop,
una delle associazioni costituenti, non fa parte del “Coordinamento” del progetto “Conoscersi”25.
Un altro gruppo molto attivo nel quartiere e per l’integrazione degli abitanti immigrati, e che fa
parte del “Coordinamento”, è quello dei cosiddetti “Stanga Boys”, una ventina di ragazzi del
“rione”, di un’età compresa tra i 16 e i 20 anni, che si “conoscono da sempre 26 ”. Essendo
cresciuti nel quartiere questi ragazzi hanno fatto esperienza diretta di quali sono i problemi
generati dall’esistenza di una “Via Anelli”, ma anche di altre piccole realtà di disagio e degrado
nel quartiere, e di quali sono le difficoltà che la popolazione straniera incontra nell’integrarsi,
nonostante molti siano qui da anni, con gli altri abitanti. Gli stessi “Stanga Boys” si sono
costituiti per riscattarsi da una brutta fama nel quartiere che li definiva “i tossici”, e quindi per
sentirsi maggiormente integrati e ben voluti in quello che è il loro quartiere di sempre.
23
www.meltingpot.org
da “Il Mattino” di Padova, 19.09.04, “Da ottobre, scatta il piano”
25
la giustificazione ufficiale per la sua esclusione è lo spostamento della sua sede legale fuori dal Quartiere 3, ma in
realtà includerla nel coordinamento avrebbe voluto dire approvarne gli atti illeciti che caratterizzano parte delle sue
attività.
26
M. Bellun, Via Anelli vista da vicino. Su Emerso e sommerso, lo sguardo “anfibio” degli “Stanga Boys”, appunti per la
tesi di laurea in Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale, IUAV.
24
- 19 -
L’occasione della loro costituzione è un bando regionale, riservato a giovani gruppi informali,
per il finanziamento di iniziative a sostegno dell’integrazione e dell’interculturalità. Decidono di
partecipare con un progetto che prevede l’organizzazione di un torneo di “calcetto a 5”, di un
documentario e di una mostra fotografica sul quartiere. Non vincono il concorso, ma ottengono
comunque i finanziamenti dal Comune (Servizi Sociali) per l’organizzazione del torneo (che si è
tenuto nel luglio 2004) e di un corso di Videomaker (tenutosi tra Settembre e Dicembre
200427). Il gruppo, nella spontaneità e nell’informalità con cui si è costituito, sostiene di non
far altro che provare a “riproporre l’integrazione che noi avevamo avuto modo di sperimentare
nel nostro piccolo, giocando a calcio nel rione con i ragazzi stranieri”.
La parrocchia di S. Pio X, chiesa di riferimento del Rione e gestita
dall’ordine dei Giuseppini del Murialdo, è anch’essa attore molto attivo
nel quartiere per quel che riguarda iniziative rivolte all’integrazione
delle diverse realtà presenti nel territorio e nella città. Il parroco, Don
Pietro continua il lavoro iniziato dal parroco precedente, Don
Guglielmo (attualmente residente a Milano, ma che periodicamente è
presente in una missione in Sierra Leone), di dialogo delle diverse
comunità presenti nel Rione, nonché con le realtà di povertà presenti
nella città di Padova. Numerose sono infatti le proposte di questo tipo
su iniziativa o sostegno della parrocchia o che in essa hanno sede. Ne
sono un esempio il torneo di calcetto promosso dagli Stanga Boys, i
corsi di italiano per stranieri che la Parrocchia tiene presso l’Open
Windows (di cui il bollettino settimanale parrocchiale ne riporta
IMMAGINE 25: LA CHIESA
resoconto),
il pranzo di Natale in collaborazione con le “cucine popolari”
DI S. PIO X.
di Padova, etc. La Parrocchia è inoltre sede per la Comunità Nigeriana
cristiana cattolica anglofona che tutte le domeniche anima la celebrazione della S. Messa delle
h.12.00 in inglese. In queste occasioni la chiesa si riempie davvero dei colori sgargianti delle
vesti e dei canti nigeriani.
Presso il complesso di Case Popolari, progettate dall’arch. Lironi in via
Maroncelli, ha sede l’Associazione Comitato S. Pio X – Pescarotto.
Questo gruppo di volontari, nato nel 1995 come Comitato Civico e
trasformatosi nel ’99 in Associazione di Volontariato, ha come primo
obiettivo quello di ottenere un dialogo costruttivo con le istituzioni “sui
problemi che gravano e che ancora oggi sono presenti nella nostra
zona” affinché “il nostro Rione ritrovi la sua dignità e sia considerato a
tutto titolo nella città 28 ”. All’interno di questo macro obiettivo
l’associazione si propone come “punto di riferimento laico 29 ” nel
territorio per attività di volontariato finalizzate all’incontro e alla
socializzazione tra le persone attraverso sia la promozione di attività di
studio, culturali e sociali di tipo informativo e formativo, sia
IMMAGINE 26: L’ENTRATA
DELLA SEDE
DELL’ASSOCIAZIONE
COMITATO S. PIO X PESCAROTTO
27
28
29
30
31
l’organizzazione di spettacoli, gite, etc. Da una breve intervista
effettuata in toni piuttosto informali con il presidente dell’Associazione,
Alfredo Steno, è emerso come la realtà di Via Anelli sia percepita come
un vero punto critico del territorio, addirittura una “cancrena dolente30”
per tutto il quartiere e non solo per chi vi abita. Per questa situazione e
per di centri commerciali di grande distribuzione, il territorio rionale
viene definito “terra bruciata31”, visto il progressivo svilimento di tutto il
territorio soprattutto dal punto di vista del commercio di piccolo taglio.
in allegato la fotocopia del volantino di riferimento
da un manifesto di presentazione dell’Associazione, copia in allegato
da un’intervista con il presidente dell’associazione, Alfredo Steno
da un’intervista con il presidente dell’associazione, Alfredo Steno
da un’intervista con il presidente dell’associazione, Alfredo Steno
- 20 -
IMMAGINE 27: L’EDIFICIO CHE OSPITA “LA CASCINA”.
Tra gli “orti urbani” ed il “Giardino Esperanto” si trova “La Cascina”, un’associazione legata alla
Parrocchia di S.Pio X che promuove animazione e servizi di dopo-scuola per i bambini e ragazzi
delle scuole del quartiere. Lavorando sui ragazzi del quartiere si propone come occasione
efficace di integrazione tra i più giovani del Complesso Serenissima e gli altri ragazzi del
quartiere. All’interno della struttura è presente un appartamento di prima accoglienza per
famiglie immigrate in difficoltà.
- 21 -
5. ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.
Come si è detto fin dall’inizio di questo elaborato, l’ambizione di queste righe conclusive è
quella di proporre alcune considerazioni in merito alle politiche messe in campo, o da attivare,
da parte dell’amministrazione comunale di Padova, partendo da alcuni spunti di riflessioni
proposti e affrontati all’interno del Corso di Perfezionamento Post Lauream “Azione locale
partecipata e sviluppo urbano sostenibile: Pianificazioni interattive, Agenda 21, Città dei
bambini e degli adolescenti”.
L’attenzione dell’amministrazione padovana sembra concentrarsi attorno al Complesso
Serenissima, limitando la questione ad un problema di insicurezza urbana e di una insufficiente,
e in stato di degrado, offerta abitativa.
Il Comune nell’affrontare questa situazione di disagio e insicurezza non sembra considerare
affatto che, è vero che questa ha origine nel Complesso Serenissima, ma è vero anche che ha
portato l’intera popolazione del Quartiere ad una percezione di degrado ed insicurezza.
E’ sintomatico di una situazione che non funziona il fatto che il Comune e gli altri enti
territoriali coinvolti, pur non riuscendo a percorrere nessuno dei percorsi che questo tipo di
approccio suggerisce, non sembrano mettere minimamente in discussione l’approccio in se
stesso. Quello di cui forse l’amministrazione ha bisogno è un momento di riflessione che lo
porti a mettere in crisi i “frame” che utilizza nel leggere il problema e gli strumenti a
disposizione. In altre parole, la questione è che c’è un quartiere attorno a questo Complesso, e
viene da domandarsi perchè non provare a lavorare sul quartiere e sui suoi abitanti, piuttosto
che limitare il proprio raggio di intervento al Complesso. Questo non vuol certamente dire
abbandonare la cruciale questione abitativa del Complesso, ma piuttosto non lavorare solo su
quella concentrandovi ogni risorsa. In questo momento non si hanno qui né gli strumenti, né le
informazioni, né quantomeno le competenze per permettersi di esprimere giudizi o dare
suggerimenti in tema di edilizia supplica popolare, ma su questo tema sembrano corrette le
riflessioni, riportate anche dai quotidiani, sul fatto che la soluzione a questa situazione critica
non stiano fisicamente solo all’interno del Comune di Padova, ma debbano trovarsi all’interno
di tutta la Provincia, così da agevolare anche quelli che lavorano fuori dal Comune.
L’amministrazione comunale dovrebbe forse cercare di allargare le prospettive di intervento ad
altri settori che coinvolgono la vita e le esigenze del quartiere, ovvero lavorare per la soluzione
di una situazione problematica con un approccio integrato, sia dal punto di vista degli attori
coinvolti, che da quello dei ambiti affrontati. La questione della “sicurezza urbana” è – per
esempio – una tipica problematica da affrontare attraverso un approccio integrato. Lo stesso
concetto di “sicurezza urbana” “comprende la qualità urbana, fisica e sociale, lo ‘star bene’
nella città e nelle relazioni sociali, non solo l’ordine pubblico in senso stretto, il controllo della
legalità, la repressione dei reati 32 ”. Il tema della sicurezza, inteso come bene comune dei
cittadini, è un tema su cui città europee ed italiane hanno investito molte delle loro energie.
Sono stati costruiti forum europei ed italiani (Forum Europeo per la Sicurezza Urbana e Forum
Italiano per la Sicurezza Urbana) nel tentativo di realizzare programmi finalizzati a contrastare
l’insicurezza nelle città, favorendo lo scambio di informazioni e ricerche. La città di Napoli,
stimolata dalla partecipazione ai Forum, ha ideato e ha dato vita ad una serie di iniziative
all’interno del “Progetto Sicurezza e Solidarietà”. Le azioni previste all’interno di quattro ambiti
di intervento: 1) ambito della prevenzione; 2) ambito della concertazione; 3) ambito della
riduzione del danno e di aiuto alle vittime; 4) ambito della mediazione culturale e sociale.
Questi ambiti sono coordinati e monitorati da un Gruppo centrale dirigente. Le azioni previste
all’interno di ogni ambito esprimono la natura integrata degli interventi volti sia alla
riqualificazione degli spazi pubblici, che all’educazione alla legalità, alla creazione di unità
operative di emergenza mobile, alla mediazione interculturale. Alcune di queste azioni, proprio
perché assumono la necessità di politiche di integrazione sociale a livello delle comunità locali,
come condizione indispensabile per il rispetto di regole condivise di convivenza, per una
maggiore libertà e autonomia e quindi per la costruzione del “bene sicurezza”, sembrano
potersi confrontare anche con il caso del Quartiere della Stanga.
32
E. Milanesi, A. Naldi, 2001.
- 22 -
Un altro suggerimento, che deriva dal confronto con casi affini, viene rivolto alle autorità
pubbliche che dovrebbero recuperare innanzi tutto una base minima di consenso e di fiducia
nei confronti dei cittadini dell’intero quartiere, per poter poi lavorare insieme alla comunità del
quartiere per dare una svolta al fenomeno di degrado e di insicurezza che da anni regna
nell’intero quartiere, per quanto sia nel complesso un’area con notevoli punti di forza, per
esempio dal punto di vista della qualità dell’offerta abitativa, dell’accessibilità e degli spazi
verde.
Il Quartiere 3 è un territorio ricco di realtà associative, una risorsa che non può, e non deve,
essere sottovalutata da un amministratore che voglia governare in maniera efficace un
territorio. Nel riconoscere questa ricchezza sembra però possibile distinguere questi soggetti a
seconda della loro collocazione spaziale e dell’effettiva direzione verso cui rivolgono i loro
interventi. Vi sono infatti realtà nate per il quartiere che si trovano a dialogare in maniera
positiva con la realtà del Complesso Serenissima (la “Cascina”;…) o che – al contrario –non
entrano (più o meno intenzionalmente) in relazione con questa (gli “Orti Primavera”;
“l’Associazione Comitato S. Pio X – Pescarotto;…). Ma vi sono anche servizi nati per intervenire
all’interno del Complesso, che sembrano invece privilegiare le relazioni instauratesi con il
Quartiere (la “Caritas”, “Open Windows”;…). Vi sono, infine, realtà del terzo settore nate in
maniera spontanea per intervenire sulla condizione di disagio del Complesso e che all’interno di
esso sembrano essere riconosciuti come principali referenti per le relazioni del Complesso con
il Quartiere (il “Comitato di superamento del Ghetto di Via Anelli”;…).
In un processo di tipo partecipativo, per la definizione delle mosse da compiere in fase
preliminare, si ritiene utile partire dall’intersezione con azioni partecipate eventualmente già
presenti, per integrarsi eventualmente con queste azioni locali già sviluppate. Il progetto
“Conoscersi” si è rivelato uno strumento di analisi molto utile, ma - se vuole essere anche
strumento efficace di partecipazione cittadina - deve dialogare con costanza sia con la
comunità che con l’amministrazione. Ci sono alcune interessanti iniziative, dell’amministrazione
pubblica, della Parrocchia e delle organizzazioni del Terzo Settore, che lavorano nell’ottica di
una rigenerata appropriazione del territorio da parte della comunità degli abitanti, solo che non
sembrano essere riuscite ad instaurare un dialogo costruttivo e continuativo né tra di loro, né
con la comunità. Il progetto “Conoscersi” è un’occasione privilegiata di incontro per queste
realtà, e la “Newsletter” attivata nel quartiere, da parte del Consiglio di Quartiere, è un mezzo
di comunicazione importante tra la rete di politiche e iniziative in atto nel quartiere e gli
abitanti. Al momento entrambi questi strumenti sembrano un po’ sottovalutati rispetto alle loro
potenzialità. Questa rete di attori locali manca – a mio parere – di una maggiore legittimità di
azione. Sembra funzionare piuttosto come tavolo semi-istituzionale attorno a cui ogni parte
trova per se stessa la legittimazione che gli serve per operare nel quartiere attraverso reti e
canali formali. È il rischio che si corre qualora un governo cerchi di interagire con una rete
informale, esso “rischia di fare di quella rete una organizzazione formale 33 ”. Il Progetto
propone quella competenza professionale e quel controllo esterno che, nell’ottica di
un’amministrazione pubblica, ovviano alla presupposta mancanza di qualità ed equità del
servizio offerto da queste organizzazioni. Agendo in questo modo però, istituzionalizzano anche
la capacità progettuale dei singoli attori, minando di conseguenza la capacità della rete di
rispondere prontamente alle domande dell’ambiente.
La struttura di “Open Windows”, uno spazio fisico dalla localizzazione strategica, potrebbe
funzionare come sportello di riferimento per gli abitanti del Quartiere34. In un’ottica di piano
integrato di riqualificazione, può servire come spazio di riferimento per l’accompagnamento
sociale da affiancare al recupero fisico degli spazi. Nel particolare questo spazio può candidarsi
a sede ottimale per lo svolgimento dell’attività di “incrocio” tra tipologie di famiglie e alloggi
disponibili e per la costruzione, l’organizzazione e la gestione di un effettivo “piano dei
trasferimenti”. Condizione preliminare, però, a questo tipo di ragionamenti è che sia previsto
un effettivo coinvolgimento e partecipazione dei residenti del Complesso al piano. Il che a sua
33
Schon, 1989
Sono un buon esempio di questi spazi di riferimento in quartieri in cui si stanno svolgendo interventi di
riqualificazione, il “Punto Sospello” o “Punto Cincinnato”, attivati da Avventura Urbana, all’interno del PRU per Corso
Grosseto.
34
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volta implica un “abbassamento di soglia 35 ” delle politiche attivate dall’amministrazione.
L’attuale struttura dei servizi offerti dalle istituzioni pubbliche “prevede un sistema di relazioni
strutturato che attende il cittadino/utente oltre una ‘soglia di ingresso’ che regola, seleziona
(ed eventualmente esclude) le domande individuali36”. “Abbassare la soglia” di questi servizi
significa sia “porre il servizio in un’ottica inclusiva in cui l’obiettivo primario è il contatto,
l’interazione sociale, l’avvicinamento reciproco tra individuo e operatore/servizio in cui si mette
al centro un ammorbidimento dei codici dell’offerta37”, sia – in senso fisico e di organizzazione
spaziale – ad un miglioramento della “capacità ricettiva di uno spazio di ingresso (fisico) del
servizio, […] ad un’organizzazione dello spazio che sia accogliente, flessibile, ospitale”. Il
“Punto Sospello” nasce e lavora appunto in quest’ottica come “punto di riferimento per tutti
coloro che abitano o gravitano sul quartiere38”. Si ricorda che tra le responsabilità del “Punto”
torinese c’è il lavoro costante finalizzato alla costruzione della fiducia, alla moltiplicazione dei
soggetti attivi sul territorio, alla risoluzione dei problemi legati alle procedure e ai processi di
comunicazione tra i diversi soggetti coinvolti nel progetto (Comune, ATC, Circoscrizione,
abitanti, …).
Da parte della popolazione del quartiere, organizzata o meno in comitati, associazioni, c’è una
forte domanda di partecipazione. Nell’attuale Giunta Comunale di Zanonato è stato attivato un
assessorato alla Partecipazione (il cui assessore è il prof. Scortegagna 39 ), ma questa per il
momento sembra essere più una mossa politica, che una reale intenzione di attivare processi
di partecipazione degli abitanti nella trasformazione della città. L’assessorato dovrebbe
progettare e sviluppare piuttosto una attività strutturata di coinvolgimento degli abitanti e
degli attori locali. Vi sono tutta una serie di tecniche specifiche di interazione già sperimentate,
da utilizzarsi in maniera simultanea o successivamente per lo sviluppo di una strategia
partecipativa. In ogni situazione è necessario definire una strategia appropriata e combinare le
diverse tecniche che più opportunamente lavorano in quella direzione. Se ne sono individuate
alcune che più di altre, per quella che è la conoscenza della situazione attuale del “ghetto di
Via Anelli”, potrebbero risultare innovative ed efficaci.
» Mappe di uso sociale del territorio e Planning for Real.
Le prime sono un metodologia elaborata a partire dalle “mappe del rischio” e generalmente
utilizzata per la mappatura della percezione di insicurezza urbana. Il Planning for Real in vece è
uno strumento per il coinvolgimento degli abitanti nella progettazione urbanistica. Entrambi
queste tecniche prevedono la consultazione degli abitanti, la ricognizione sul territorio, incontri
pubblici allargati.
» Regole del luogo.
È un lavoro attorno al riconoscimento ed alla applicazione di regole condivise per la buona
progettazione degli spazi. Il coinvolgimento degli abitanti nella costruzione di piani
autoregolatori ha lo scopo di far riemergere le regole organiche che hanno prodotto modalità
insediative considerate positive.
La presenza delle scuole primarie e della loro collaborazione con associazioni del quartiere (“La
Cascina”,…) potrebbe essere una risorsa importante per l’attivazione di programmi di
coinvolgimento dei bambini e delle bambine come occasione di definizione di obiettivi di
rigenerazione urbana sostenibile attenta alle esigenze degli abitanti più giovani.
I diversi comitati attivi nel quartiere hanno presentato diverse proposte per il futuro di via
Anelli, ma non hanno mai avuto modo – a quanto pare – di sedere attorno ad un tavolo per
provare a ragionare insieme all’amministrazione pubblica su cosa scegliere per il quartiere. Non
sono stati attivati, in altre parole, tutti quegli strumenti per domandare agli abitanti cosa
volessero cambiare del quartiere ed ascoltare i loro scenari sul futuro del rione della Stanga e
della città di Padova: laboratori di quartiere, colloqui, incontri di scala, … . La prima iniziativa in
questo senso è stata la presentazione del Piano di Recupero, svoltasi il 24 febbraio 2005,
anche se, fatta a pochi giorni dalla discussione in Giunta per l’adozione, non sembra essere
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M. Bricocoli, 2002
M. Bricocoli, 2002
Bricocoli, 2002.
Bricocoli, 2002.
Insegna presso la Facoltà di Scienza Politiche dell’Università di Padova.
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mirata alla costruzione di un confronto attivo sul tema, quanto piuttosto ad una ricerca di
consenso. Lavori pure allora l’amministrazione sul recupero della fiducia da parte degli abitanti
nei confronti delle autorità pubbliche, e appena le è possibile metta in gioco questa fiducia e
renda i cittadini i veri interlocutori e protagonisti nella trasformazione dei loro quartieri e poi
della città.
E’ già stato ricordato il ruolo che gli abitanti hanno come portatori di una conoscenza che,
accompagnata al sapere tecnico del professionista, si è dimostrata indispensabile nella lettura
di situazioni urbane cosiddette “complesse”, e nell’individuazione delle possibili soluzioni.
L’interazione tra popolazione e amministrazione deve essere quindi un processo di conoscenza
e progettazione che prosegue in parallelo e che è reso possibile dall’uso di un linguaggio
comune che permetta l’accessibilità degli abitanti all’informazione e una costruttiva
comunicazione tra i diversi interlocutori.
È infine importare ricordare che “partecipazione” non implica la rinuncia alle competenze
tecniche e professionali, ma vuol dire piuttosto che l’amministrazione sceglie di aprire uno
spazio progettuale di interazione.
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6. BIBLIOGRAFIA
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Novembre 1999
» A. Balducci, Progettazione partecipata fra tradizione e innovazione, in P. Bellaviti, La
costruzione sociale del piano, Urbanistica 103/1995
» A. Barbanente, Dilemmi dell’urbanista nella pratica. Il contributo di Schon, in P. Bellaviti, La
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cittadini nei processi decisionali inclusivi, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2004
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integrazione delle politiche?, in Archivio di Studi Urbani e Regionali, n°68, 2000
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Vienna, Amburgo, Torino e Milano, in Territorio 22/2002
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» M. Sclavi, Piani di accompagnamento sociale (Pas) di Torino, in A. Balducci, Senza quartiere,
Territorio 19/2001 [letto*]
» M. Sclavi, L’arte di ascoltare e mondi possibili, Mondadori, Milano, 2003 [in possesso, letti
alcuni capitoli]
» D. A. Schon, L’intervento pubblico sulle reti sociali informali, in Rivista Trimestrale di
Scienza dell’Amministrazione, n° 1, 1989
» Appunti di lezione del Corso di Perfezionamento Post Lauream “Azione locale partecipata e
sviluppo urbano sostenibile: Pianificazioni interattive, Agenda 21, Città dei bambini e degli
adolescenti”, a.a. 2004 - 2005
»
Rassegna stampa:
» Corriere della Sera, Corriere del Veneto
» Il Mattino di Padova
» Il Gazzettino di Padova
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7. ALLEGATI
»
ALLEGATO 1: “STANGA INFORMA GIORNALINO INFORMATIVO DEL QUARTIERE”, NUM. 2 MAGGIO 2004
» ALLEGATO 2: “VIDEOMAKER 2004 – GIRANDO ALLA STANGA”, VOLANTINO INFORMATIVO CORSO DI
VIDEOMAKER PROMOSSO DAGLI STANGA BOYS, IN COLLABORAZIONE CON IL PROGETTO GIOVANI DEL COMUNE
DI PADOVA.
»
ALLEGATO 3: “ASSOCIAZIONE COMITATO S. PIO X – PESCAROTTO PADOVA”, MANIFESTO
»
ALLEGATO 4: “PARROCCHIA SAN PIO X”, BOLLETTINO
DI
PRESENTAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE
PARROCCHIALE: RIPORTA INFORMAZIONI SU DI UN
CORSO DI ITALIANO PER STRANIERI
» ALLEGATO 5: “Q3 QUARTIERE INFORMA. PERIODICO
CONSIGLIO DI QUARTIERE 3 EST”, N° 1, DICEMBRE 2004
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DI INFORMAZIONE E PARTECIPAZIONE A CURA DEL