Allegato n. 2
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Allegato n. 2
Ai Signori Consiglieri Centrali del Club Alpino Italiano Angelo Schena Antonio Montani Eugenio Di Marzio Franca Guerra Francesco Romussi Gabriella Ceccherelli Giancarlo Nardi Gianni Zapparoli Giorgio Brotto Giovanni Polloniato Lorella Franceschini Luca Frezzini Manlio Pellizon Mario Vaccarella Paolo Valoti Riccardo Giuliani Umberto Pallavicino Walter Brambilla Ai Signori Presidenti dei Gruppi Regionali Ai Signori Presidenti di Sezione del Gruppo Regionale Lazio e ai Componenti del CDR Lazio Al Presidente della CNSASA Antonio Radice Ai componenti delle Scuole Centrali della CNSASA Al Direttore Generale del CAI Andreina Maggiore e p.c. Al Signor Presidente Generale del CAI Umberto Martini Ai componenti del CDC A tutti coloro che possono esser interessati alle vicende narrate Oggetto: Veri volontari e professionisti travestiti da volontari. E’ questo il CAI nel 2015? Un problema etico, politico e giudiziario. Buongiorno, con riferimento a quanto comunicato con la nota, e i relativi allegati, del 12 marzo 2015 in data 17 marzo u.s ho ricevuto una cordiale mail da parte di Antonio Montani, nella veste di coordinatore del Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo del CAI, che mi ha comunicato che “ pur non essendo per ora entrati nel merito della questione, abbiamo previsto uno specifico punto all’ordine del giorno della prossima riunione del CC che si terrà il 28/3, per analizzare quanto da lei comunicatoci”. Successivamente mi è stato riferito che la lettera, con i suoi allegati, che vi avevo inoltrato il 12 marzo 2015 è stata veicolata su numerosi social network, organi di stampa ed autorevoli blog. cfr. http://www.banff.it/il-soccorso-alpino-ha-unaltra-faccia/ Sui richiamati mezzi di comunicazione sono state riportate in data 19 marzo 2015 una lettera del Presidente Generale del CAI cfr.http://www.cai.it/index.php?id=31&tx_ttnews%5Btt_news%5D=2230&cHash=23824c3e 596677dd6e4c1b45cbe7dfa6 e una lettera del Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS. cfr. http://www.banff.it/cai-e-sasl-rispondono-a-riccardo-innocenti/ Preso atto di quanto avvenuto, e dei numerosi commenti apparsi sui richiamati social media, nonché della discussione sviluppata sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/people/Alessandro-Gogna/100005053531495 mi pare doveroso porvi a conoscenza di tutti gli elementi in mio possesso nell’imminenza della riunione del 28 marzo p.v. al fine di permettervi di analizzare al meglio la questione in discorso. Faccio riferimento alla richiamata lettera del Presidente Generale del CAI (Allegato n.1) per meglio precisare la mia posizione dopo essere entrare nel merito delle due differenti questioni che vi ho segnalato: A) La lunga e tortuosa vicenda legale, interna ed esterna, che mi ha coinvolto con il Soccorso Alpino. B) L’opportunità politica e la sussistenza dei requisiti legali per retribuire in maniera “professionale” alcuni “volontari” del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico. Questione A) Continuando a leggere la lettera del Presidente Generale deduco che la tracotanza burocratica che lo scritto emana non fa altro che evadere la richiesta di semplici spiegazioni per trincerarsi dietro alla convinzione di aver operato nella maniera migliore possibile, rinviando il tutto alle determinazioni che la magistratura civile e penale vorrà dare alle vicende. Quando mi sono rivolto ai vertici del CAI chiedevo un giudizio politico e morale sulla vicenda che sottoponevo loro. Non angustiosi giri di parole per non dire nulla. Al Presidente Generale del CAI posso solo tributare un rispetto formale per l’incarico che ricopre. Il Presidente Generale soffre probabilmente di amnesia, spero temporanea, perché nella richiamata lettera vengo sempre definito il socio – e penso che dovrei essere io “quel socio” che viene richiamato in premessa - ma soprattutto perché si è scordato di inviarmi la lettera che ha inviato tempestivamente ai media. Eppure dovrebbe ben conoscere almeno la mia mail. La rendicontazione finanziaria del Servizio Regionale del Lazio del Soccorso Alpino non mi convinceva. Ho chiesto spiegazioni ai responsabili di quel Servizio e non le ho avute. Ho chiesto spiegazioni al CNSAS nazionale. Ho avute spiegazioni superficiali e con riscontri non verificabili. Con un tempismo degno di una finale olimpica dei 100 metri sono stato espulso dal Soccorso Alpino. Ho continuato a chiedere spiegazioni al CNSAS nazionale e mi è stato risposto che in quanto espulso non mi era dovuto nulla. Ho chiesto un accesso agli atti per vedere i documenti del Servizio Regionale Lazio e mi è stato risposto che la legge 241/90 non viene applicata dal Soccorso Alpino (Allegato n.3). Ho presentato a febbraio 2013 due esposti al CDC (Allegati n. 4 e n.5). Dopo 4 mesi il CDC ha definito la questione emettendo la delibera n. 62. (Allegato n. 6). Vi invito caldamente a leggerla! Un vero esempio di cerchiobottismo in cui tutti i problemi posti sul tavolo vengono sistematicamente evasi. Nessuno me l’ha mai trasmessa. Solo dopo un altro mese il Presidente generale mi comunica, con solo tre laconiche righe (Allegato n.7) che i miei esposti di 83 pagine sono stati archiviati. La mia richiesta espressa di essere ascoltato completamente disattesa. Ho richiesto l’accesso agli atti al Direttore Generale del CAI che con tempestiva solerzia mi metteva a disposizione quanto dovuto. Dall’esame delle memorie dei soci Massimo Mari e Corrado Pesci (Allegato n. 8 e n. 9) ho constatato elementi nuovi e gravi tanto da proporre (ottobre 2013) un ricorso al CDC sull’archiviazione dei precedenti esposti (Allegato n. 10) . Quanto trovato nelle memorie di Mari e Pesci era di una tale gravità da tornare presso la Guardia di Finanza di Roma per integrare le denunce e gli esposti che avevo già presentato appena entrato in possesso dei documenti avuti tramite un accesso gli atti presso la Regione Lazio. In questo frangente ho querelato il socio Mario Passacantilli (Allegato n.11 e 11 bis). Ho atteso ben sette mesi che il CDC si esprimesse sul mio ricorso. Il Presidente generale del CAI filosofeggia sul significato di atarassia. In effetti sembrerebbe più adatto il termine immobilismo cronico. Ho dovuto inviare una raccomandata di sollecito per chiedere una pronuncia che mi era dovuta (Allegato n. 12). Non ho mai avuto la pretesa di avere le risposte che mi piacevano. Ho la pretesa e il sacrosanto diritto di avere una risposta. Non di avere il nulla. Qualcuno malpensante potrebbe pensare che non rispondere sia un tentativo di insabbiamento. Io lo ritengo semplicemente un inadempimento della funzione. E chi non adempie le funzioni che ha assunto non è atarassico è semplicemente inadeguato a quel ruolo. Finalmente mi è arrivata la risposta del CDC a cui ho chiesto invano di essere sentito. Una nuova archiviazione. Ho scritto ai Probi viri del Gruppo Regionale Lazio contro la seconda archiviazione del CDC (Allegato n.13) chiedendo espressamente di essere ascoltato. Ad un esposto di 160 pagine mi è stato risposto con 6 (sei di numero) righe che consideravono il mio ricorso inammissibile, e quindi archiviato. Ovviamente nessuno mi ha ascoltato. Ho scritto un ricorso al Collegio Nazionale dei Probi Viri (Allegato n. 14) aggiungendo una memoria (Allegato n. 15) e finalmente ho trovato qualcuno disposto ad ascoltarmi nell’udienza del 31 gennaio 2015. Vi è già nota la sentenza. Il mio ricorso è stato accolto. Avete tutti i documenti in allegato. Chi ha la pazienza di leggere potrà capire perché chiedevo delle risposte. Perché esigevo delle risposte. Risposte che non ho avute. Perché una moltitudine di organi del CAI non mi ha risposto? Perché tutti si sono sempre rifiutati di ascoltarmi? Perché il principio basilare del contraddittorio – garantito anche dall’art. 111 della Costituzione - è sempre stato disatteso? Lo stesso giudice Enrico Cavalieri, estensore della sentenza del Collegio Nazionale dei probi viri, ha rimarcato che alle numerose domande che avevo rivolto agli organi deputati le risposte sono state poche ed incomplete. Alcune delle domande che ponevo ve le riassumo direttamente. E’ normale che Corrado Pesci sia stato eletto Vice Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS quando era iscritto al CAI da meno di tre anni e quando il Regolamento CNSAS ne prevede almeno cinque? E’ normale che Corrado Pesci sia stato eletto Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS quando era iscritto al CAI da quattro anni quando il Regolamento CNSAS ne prevede almeno cinque? La data dell’iscrizione è un dato di fatto. Non è interpretabile. Mai avuto risposta! E’ normale che Massimo Mari, come Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS stipuli una convenzione con l’ARES 118 del Lazio per mettere i tecnici del Soccorso Alpino sugli elicotteri dell’elisoccorso regionale e contemporaneamente venga assunto come dipendente della società Elitaliana che ha in appalto proprio il servizio dell’Elisoccorso da parte dell’Ares 118 del Lazio? Non ci sono regole che impediscono questo lampante conflitto d’interessi? Mai avuta risposta! E’ normale che l’allora Direttore dell’Ares 118 del Lazio Livio De Angelis, mentre Massimo Mari diventa dipendente dell’Elitaliana spa, diventava volontario effettivo del Servizio Regionale Lazio del CNSAS senza mai essere stato iscritto al CAI? Mai avuto risposta! E’ normale che il dipendente Fabio Bazzani dell’Ares 118 del Lazio dal 26 settembre 2010 abbia in uso esclusivo una moto intestata al Servizio Regionale Lazio del CNSAS che si fa carico di tutte le spese, come assicurazione e bollo, in base a un presunto comodato gratuito mai registrato al P.R.A? E’ normale che Fabio Bazzani sia volontario effettivo del Servizio Regionale Lazio del CNSAS dal 2010 ma si sia iscritto al CAI solamente a metà del 2013? Mai avuto risposta! E’ normale che il CDC, a fronte di una mia richiesta economica di rimborso spese sostenute, accolga la versione di Mario Passacantilli che sostiene senza alcuna ricevuta di avermi corrisposto in contanti la cifra di 1.104,06 euro? A corroborare questa versione Passacantilli esibisce un estratto conto bancario in cui sono presenti 5 prelievi dal Bancomat per 250 euro ciascuno. Questa è la prova che Passacantilli ha preso i soldi dal Bancomat. Non che me li abbia dati. Per questa dichiarazione è stato querelato. Mai avuto risposta! E’ normale che Corrado Pesci, Presidente del Servizio Regionale Lazio, inviti tutti i volontari del CNSAS a presenziare ad un evento elettorale a favore del candidato Francesco Carducci assicurando che “potete chiedere il rimborso per lo spostamento”? Il CDC lo considera normale. E’ normale inserire nei giustificativi presentati alla Regione Lazio, a fronte dei contributi pubblici erogati, dei rimborsi spesa con firme false o intestati a soggetti estranei al Soccorso Alpino? Il CDC lo considera normale. E’ normale aspettare da anni 2769,38 euro a fronte di spese anticipate per conto del Soccorso Alpino e per attività fatte nell’esclusivo interesse del Soccorso Alpino e non ricevere nulla? O meglio quasi nulla perché il 2 febbraio 2015 mi sono stati bonificati ben 126,60 euro. Il CDC lo considera normale. E’ normale appurare tramite un accesso agli atti presso la Regione Lazio che il Servizio Regionale Lazio del CNSAS a fronte dell’obbligo (artt. 3 e 3bis della legge Regione Lazio n. 29/93) di presentare i bilanci presso per gli anni 2007, 2008, 2009, 2010 e 2011 abbia prodotto solo il bilancio 2009 e quello del 2010, anche se solo in forma elettronica? Il CDC lo considera normale. Tutte le domande che ho posto sono puntuali e corredate in maniera documentale. A precise domande nessuna risposta o risposte evasive e incongrue con le domande poste. Solo il Consiglio Nazionale dei probi viri ha analiticamente risposto al mio ricorso con argomentazioni razionali e comprensibili in merito a quanto di sua competenza. Quando si dipanò la vicenda di Massimo Doglioni, che lo ricordo è stato il Presidente dell’OTTO Veneto Friuli Venezia Giulia sempre afferente alla CNSASA nonché Consigliere Centrale del CAI, rimasi prima allibito e poi disgustato da quello che emergeva dai documenti ufficiali che a mano a mano venivano pubblicati che ad ogni buon conto vi allego in ordine cronologico (Allegato n. 16). Considerai il provvedimento di radiazione del 12 luglio 2012 a firma del Presidente Generale del CAI la giusta risposta ai fatti che erano emersi. Quando vidi lo stesso Presidente Generale annullare dopo due settimane il provvedimento che aveva emesso perche lui, cioè il CAI, non avevano fatto quel che dovevano nell’iter procedurale pensai veramente che “Scherzi a parte” avrebbe avuto materiale per un buon sketch. E a distanza di tre anni non ho ancora capito se Doglioni oltre ad essere decaduto da Consigliere Centrale sia stato radiato anche dal CAI e/o denunciato alla Magistratura. E i soldi della vicenda che fine hanno fatto? La mia vicenda e quella di Doglioni una cosa comune ce l’hanno. Si sono ingarbugliate nelle pastoie burocratiche del CAI. Un CAI che non riesce a dare risposte politiche chiare e precise. Che tiene le cose in sospeso per anni; forse aspettando che la polvere del tempo copra tutto. Qualcuno mi ha definito autore di atti persecutori e di liti temerarie per aver osato affrontare le decisione del Soccorso Alpino. Quando questa vicenda è venuta alla luce ho scoperto che non sono solo in questo ruolo. E’ bene che conosciate il caso dell’ex volontario del Soccorso Alpino Luca Gardellli. Gardelli è un ingegnere che ha giustamente obiettato che tra i compiti del Soccorso alpino non c’è l’attività di lavori su funi per pulire un canale, pur se la richiesta è stata fatta dal Comune del luogo. A fronte di questa sua obiezione, corredata anche da un conforme parere dell’ASL competente, Gardelli viene espulso dal Soccorso Alpino e il Presidente Baldracco brilla nella durezza espositiva della lettera del 7 novembre 2014 in cui afferma perentorio ” che, valuteremo con il nostro ufficio legale, anche ogni azione nelle sedi giudiziarie competenti, a tutela del CNSAS, vulnerato dalla Sua condotta”. Vi invito a leggere tutti i documenti ordinati in ordine cronologico sulla vicenda di Gardelli (Allegato n. 17) per comprendere quale è l’atteggiamento ricorrente da parte del CNSAS per chi osa, solo osa, sollevare una questione. Un esempio limpido di democrazia dialettica di cui il CAI dovrebbe essere orgoglioso. D’altronde se nel Regolamento del CNSAS compare l’art. 12) sull’Inidoneità attitudinale che recita “ l’inidoneità attitudinale si verifica allorquando il socio, pur essendo in possesso di adeguati requisiti tecnici, con la sua condotta non abbia più i requisiti per cooperare in sicurezza e serenità con la struttura di sua pertinenza, ovvero, qualora lo stesso si ponga in conflitto di interessi con il C.N.S.A.S., a seguito della sua appartenenza ad altra struttura pubblica o privata operante nel settore del soccorso in ambiente impervio” ogni qual volta qualcuno si azzarda a dire, scrivere e forse solo pensare qualcosa che urti la serenità della struttura di sua pertinenza rischia l’esclusione. Io e Gardelli ora lo sappiamo. E quanti altri come noi? Potremo aprire un’associazione espulsi dal CNSAS per mettere a confronto le varie fattispecie di espulsioni e capire cosa significhi essere “in serenità con la struttura”. Io pensavo di essere in democrazia e di poter esprimere un mio pensiero, evidentemente nel CNSAS i pensieri si possono esprimere solo in serenità. Infatti il detto “stai sereno” che recentemente è venuto di moda probabilmente affonda le sue ragioni semantiche nell’art. 12 del Regolamento CNSAS. Stai “sereno”, se no ti espello! Valutate voi la democraticità di questa norma. Ma valutatela con serenità! L’art 12. continua a recitare “L’inidoneità attitudinale si verifica….qualora lo stesso si pongain conflitto di interessi con il C.N.S.A.S., a seguito della sua appartenenza ad altra struttura pubblica o privata operante nel settore del soccorso in ambiente impervio.” Non solo il socio CNSAS deve essere sereno ma non può essere iscritto alla Croce Rossa perché anche la CRI ha il nucleo per recuperi impervi oppure non può fare il Vigile del fuoco o il Finanziere o il Forestale perché tutti hanno il soccorso alpino al loro interno. All’interno del CAI abbiamo un regolamento che limita la libertà personale degli individui nelle scelte esterne all’organizzazione. Il consiglio Centrale del CAI lo condivide? Lo avalla? Ma quale è il conflitto d’interesse di una persona che vuole fare più attività di volontariato? Che vuole fare del bene! Ci sono segreti di stato nel CNSAS che possono essere trafugati? In coda alla prima vicenda segnalata al Consiglio Centrale va riservato un cenno alla lettera del Presidente del Servizio Regionale Lazio del CNSAS (Allegato n. 18). Ho rivolto accuse precise e documentate non ai volontari del CNSAS ma ad alcune persone ben identificate per i comportamenti tenuti, tra cui lo stesso Pesci. Io non falsifico la mia firma per ottenere dei contributi dalla Regione Lazio. Qualcuno lo ha fatto. Anche Pesci si produce in uno straccio delle vesti per il solo fatto che qualcuno abbia potuto dubitare che ci sia qualcosa di non corretto nell’operato del CNSAS. Vi faccio notare che tutte le verifiche che sono state fatte finora sono tutte autoreferenziali, il CNSAS che controlla se stesso. Io con calma aspetto gli esiti dei procedimenti giudiziari civili e penali. Ho capito che il CAI e il CNSAS, fino ad ora, non sono in grado di dare risposte chiare e semplici a domande chiare e semplici. Dal mio punto di vista mi ritengo vittima della macchina del fango che Pesci richiama. Io sono stato espulso pretestuosamente dal CNSAS. Io ho subito un danno reputazionale. Ne chiederò conto al momento debito. Invece della macchina del fango ci dovrebbe essere la macchina della verità. Pesci dovrebbe spiegare prima di tutto a me e poi al CAI perché il Servizio Regionale Lazio del CNSAS ha presentato alla Regione dei moduli rimborsi spesa con la mia firma falsa? Quale è il motivo? Analoghe spiegazioni, sui fatti che ho denunciato, le hanno dovuto dare molti volontari del Servizio Regionale Lazio del CNSAS che in questi giorni sono stati sentiti dalla Guardia di Finanza di Roma su delega della Procura. Questione B) Nell’esposto presentato ad ottobre del 2013 al CDC (Allegato n. 10) e nel successivo sollecito dell’aprile 2014 (Allegato n. 12) chiedevo espressamente conto al CDC della legittimità di retribuire alcuni volontari del CNSAS. Mai avuta alcuna riposta. Nella lettera del 19 marzo 2015 il Presidente Generale (Allegato n. 1) quando tocca l’argomento elude scientificamente il problema. Non ho mai messo in discussione i benefici che le Leggi dello Stato assicurano a chi, facendo parte del CNSAS, si assenta dal lavoro sia dipendente che autonomo. Chiedo se sia politicamente corretto, dal punto di vista del CAI, e legalmente conforme usare soldi pubblici di finanziamenti statali, regionali e provinciali per offrire delle retribuzioni a volontari del CNSAS. Un inaspettato aiuto ad avere una risposta mi arriva dal Presidente del CNSAS Baldracco che è autore di un pertinente editoriale apparso sull’organo di stampa del Soccorso Alpino nel novembre 2014 che vi invito a leggere attentamente (Allegato n. 19). Baldracco afferma che il 5,5% del personale del CNSAS viene retribuito. Che la decisione è stata democraticamente presa dalle assemblee del CNSAS. Siccome il 5,5% sembra un numero piccolo non dovremo scandalizzarci del fatto che alcuni tecnici e dirigenti del CNSAS (non so se anche Baldracco sia tra questi) ricevono una retribuzione. Se i percettori rimanessero gli stessi basterebbe aumentare il numero dei volontari non retribuiti per far sì che il rapporto la percentuale dei “retribuiti” fosse apparentemente più bassa. Non c’è più da domandarsi se sia vero che questa aliquota del 5,5% di volontari del CNSAS – ma non so quanto sia opportuna la dizione volontari - riceva dei soldi. Li riceve. Lo dice Baldracco. Politicamente è legittimo che li ricevano? Questa è una domanda a cui deve rispondere il CAI. Giuridicamente è legittimo? Secondo Baldracco sì. Io ho fondati dubbi in proposito. Non c’è una legge che lo autorizzi espressamente. Sostenere che non c’è nessuna legge che lo vieti non significa che sia un comportamento corretto da praticare. Non è questo il luogo per complicati pareri giuridici e non vorrei assimilarmi a Baldracco e ai raffinati ragionamenti giuridici che ha svolto nel suo editoriale in cui io mi sono un poco perso. D'altronde Baldracco ha già sostenuto nel 2008 in un altro editoriale, insieme all’Avv. Giorgio Bisagna, alcune riflessioni sul volontariato (Allegato. n. 20) che instradano gli eventi degli anni successivi. I volontari del CNSAS sono circa 7000. Baldracco afferma che il 5,5% riceve una retribuzione. Sono quasi 400 persone. Ecco chi sono i professionisti travestiti da volontari. Durante la mia permanenza all’interno del CNSAS ho conosciuto molti Istruttori nazionali tecnici della SNATE e della SNAFOR che sono venuti a fare formazione e ad esaminarmi. Tutti tecnicamente molto preparati. Ma ero convinto che erano dei volontari. Sapevo che sono Guide Alpine e quindi ero convinto che grazie alla legge 18.2.92 n. 162 e alla circolare dell’INPS n. 60 del 04.03.1993 potevano fare domanda di rimborso al Ministero del lavoro e della Previdenza Sociale secondo quanto previsto dall’art 3 del Decreto 24.03.1994 n. 379 e chiedere per ogni giornata di impegno quale volontario del Soccorso Alpino la cifra di 74 euro al giorno (Allegato n. 23). Ora scopro che non sono dei volontari, ma dei professionisti retribuiti con 366 euro al giorno dietro presentazione di fattura. Si vede che i 74 euro erano giudicati insoddisfacenti. Ero riconoscente che questi istruttori impiegavano il loro tempo per fare formazione ed erano comunque ristorati come volontari con 74 euro al giorno. Ora che scopro che questa non era la verità e sento tradito quel vincolo associativo che reputavo mi unisse a loro. Io ero un volontario loro no. E per me c’è una bella differenza di prospettiva. Ma gli Istruttori della SNATE e della SNAFOR sono meno di 40. Chi sono tutti gli altri che ricevono una retribuzione dal CNSAS? Vorrei sapere chi sono e quanto ciascuno riceve. Lo vorrei sapere come socio CAI e come cittadino, perché quei soldi vengono da fondi pubblici. E vorrei anche sapere se qualcuno di questi professionisti travestiti da volontari oltre a ricevere dietro fattura una retribuzione abbia poi chiesto anche l’indennità di 74 euro al giorno. Spero che dal CAI arrivino le risposte. Perché oltre al CAI potrò chiedere, se è legittimo quello che avviene, solo alla magistratura contabile e a quella ordinaria. E mi sono accorto di non essere il solo a porsi dei dubbi. Il Consigliere Provinciale Claudio Civettini della Provincia Autonoma di Trento chiede nell’interrogazione n. 1252 del 29 gennaio 2015 (Allegato n. 21) come vengono usati i 1.540.000 euro che il Trentino stanzia a fronte del Servizio Provinciale del CNSAS. Il Sindacato Autonomo dei Vigili del Fuoco CONAPO chiede conto, al sottosegretario di Stato del Ministero dell’Interno con lettera 29/15 del 16 febbraio 2015, (Allegato n. 22) della legittimità dei 750.000 euro che la Regione Umbria ha stanziato per il Servizio Regionale Umbro del CNSAS. A cosa servono i circa 10 milioni di euro che pervengono al CNSAS centrale a ai suoi Servizi Regionali e Provinciali? Servono a retribuire qualcuno? A quei 5,5% “volontari” del CNSAS quante risorse vanno? Il Presidente Generale giustifica questo stato dei fatti? Giustifica il fatto che il 5,5% dei componenti del CNSAS sia remunerato. Lo giustifica politicamente? Lo giustifica legalmente? Nel frattempo mi sono stupito del clamore suscitato dalla vicenda. Ho ricevuto numerose richiesti di chiarimenti e di documenti da parte di giornalisti che stanno guardando con interesse a questo caso e all’uso dei fondi pubblici che il CAI fa. Sono sicuro che percepiate quanto sia importante dare all’opinione pubblica, tramite la stampa e i media, un’articolata spiegazione insieme alla necessità di rendere conto in maniera chiara e trasparente dei fondi pubblici di cui il CAI e il CNSAS sono destinatari per evitare, come un giornalista mi ha suggerito, di creare un caso “Montagne pulite” dove l’aggettivo non ha che vedere con l’aspetto ecologico ma con la più nota vicenda di “Mani pulite”. Per quanto riguarda il primo capoverso della lettera del Presidente Generale (Allegato n.1) non corrisponde al vero che mi sia mai lamentato per la mancata nomina nell’organico della Scuola Centrale di Alpinismo. Non mi sono mai lamentato con nessuno e non ho mai presentato alcun reclamo formale. Dal 2000 ininterrottamente, nella veste di Istruttore Nazionale di Alpinismo, ho fatto parte della Scuola Centrale di Alpinismo. Le mie capacità tecniche, didattiche e morali sono state sempre valutate idonee da tre differenti Direttori della Scuola e da tre differenti Commissioni Nazionali che hanno proposto il mio nome per la permanenza nell’organico della Scuola Centrale di Alpinismo. Fino al 2013 quando il Consiglio Centrale dell’epoca non ratificò per la prima volta la mia permanenza. All’interno del sodalizio rivesto la carica di Presidente della Commissione Interregionale Scuole di Alpinismo, Scialpinismo, Sciescursionismo e Arrampicata Libera dell’area Centro Meridione ed Isole che è uno degli OTTO che afferisce alla Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo, Scialpinismo, Sciescursionismo e Arrampicata Libera. In questa veste l’8 dicembre 2011 inviai al Presidente Generale e al CDC del CAI una lettera (Allegato n.2) in cui si contestava in maniera vibrata il progetto di rioordino degli OTCO e i compiti che si volevano affidare all’UNICAI. Fu l’inizio di un animato confronto – tra CNSASA e vertici del CAI - che portò una moltitudine di istruttori che fanno capo alla CNSASA al congresso straordinario di Soave del 17 novembre 2012 in cui difesi pubblicamente le tesi in cui credevo e, insieme all’impagabile Avv. Giancarlo Del Zotto, presentai una serie di mozioni che vennero acclamate dall’intera assise con un consenso del 99%. Il progetto di riordino degli OTCO si bloccò e l’UNICAI rimase una struttura priva di contenuti salienti. La mia esposizione pubblica non venne gradita dai vertici del CAI e in stretta relazione a quello che successe nelle vicende che culminarono nella riunione di Soave quando venne il momento di rinnovare le cariche delle Scuole Centrali non ricevetti il gradimento politico del Consiglio Centrale che avrebbe dovuto ratificare il mio nome. Mi ritrovai in buona compagnia perché anche quel galantuomo di Maurizio Dalla Libera che come Presidente della CNSASA si batté in prima linea contro il progetto di riordino della CNSASA e UNICAI si ritrovò fuori della rosa degli appartenenti alla Scuola Centrale di Scialpinismo, a cui aveva dedicato più di vent’anni di vita. Ben conscio di quali sono le regole e della possibilità di una censura di tipo politico che il CC può effettuare sui nomi che compongono l’organico delle Scuole Centrali presi atto del veto posto e non mi lamentai allora né tanto meno ora nella precedente lettera che vi inviai. Ho la consapevolezza che il Direttore della Scuola Centrale e la CNSASA hanno continuato a proporre il mio nome per entrare formalmente in organico: questo mi basta per comprendere la considerazione che hanno avuto nei miei confronti e nel mio operato. Battersi contro il progetto OTCO/UNICAI valeva bene la possibilità di venire giudicato politicamente incompatibile e quindi epurato. Comunque mi auguro che il CC riveda la sua posizione sulla richiesta che ha fatto la CNSASA di includermi trai componenti della Scuola Centrale di Alpinismo e che l’alternarsi di nuovi membri in seno all’organo porti a diverse determinazioni. Faccio l’Istruttore del CAI da più di 25 anni. Da dieci sono il Direttore di una Scuola. Ho fatto parte a lungo della Scuola Centrale di Alpinismo e so che nelle Scuole centrali del CAI ci sono fior fiore di alpinisti, di Accademici e Guide Alpine. Mai nessuno di questi ha mai chiesto un euro per il loro impegno da volontari. Come nessuno degli oltre 7000 Istruttori del CAI percepisce un compenso, in stretta ottemperanza alle disposizione della legge 2 gennaio 1989, n. 6. E so bene che se 400 persone ricevono dal CNSAS una qualche retribuzione gli altri 6600 soci sono veri volontari che si sacrificano con abnegazione e non chiedono nulla. Lo Statuto del CAI recita al primo comma dell’art.16: “Il CC esercita funzioni di indirizzo politico-istituzionale e ne controlla i risultati”. Mi auguro che esercitiate pienamente la vostra prerogativa entrando nella problematica delle questioni che vi ho prospettato. Nel rimanere a vostra completa disposizione per ogni chiarimento e per fornirvi ogni ulteriore documento che possiate ritenere utile vi porgo i miei più cordiali saluti. Fiano Romano, 25 marzo 2015 Riccardo Innocenti