Corso Steady Cam Artemis per Videotime 06

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Corso Steady Cam Artemis per Videotime 06
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Corso di formazione sulla Steady Cam Artemis per Videotime
La formazione di nuovi operatori per supporti di stabilizzazione (Steady Cam) è un’operazione
sicuramente delicata, dato che analogamente a quanto accade nell’apprendimento di uno strumento
musicale, la correttezza dell’impostazione iniziale è decisiva per lo sviluppo della tecnica con cui sarà
possibile utilizzarli in seguito. In particolare, i supporti di stabilizzazione richiedono un periodo iniziale
di apprendistato più lungo rispetto ad altri sistemi di movimentazione meccanica di telecamere, in
quanto, essendo vincolati al corpo dell’operatore, ne modificano la distribuzione delle masse e quindi la
percezione dell’equilibrio. La sede romana di Videotime aveva manifestato da tempo l’esigenza di
formare nuovi operatori Steady Cam per avviare un naturale turnover del personale; iniziativa di per se
non semplice dovendo raccogliere l' ″eredità” di alcuni tra i più qualificati operatori Steady Cam del
network nazionale. Professionisti come Enrico Gandolfo e Gianni Vendittozzi, hanno difatti
sicuramente scritto un capitolo importante della storia tecnica e creativa delle più importanti produzioni
televisive targate Videotime. Ed è stato lo stesso Enrico Gandolfo,
insieme ad Emilio D’Autilia, responsabile tecnico del principale
centro di produzione Mediaset a Roma, l'Elios sulla Via Tiburtina, a
promuovere la formazione di tre nuovi operatori Steady Cam.
Videotime, che da tempo ha adottato come standard la splendida
Steady Cam “Artemis Cine HD” realizzata da Sachtler, ha così
coinvolto la Trans Audio Video per questo progetto. Per la T.A.V.
ed i suoi responsabili si è trattato di un compito nuovo che ha visto
riconosciuta, da un lato, la grande esperienza e competenza nel
settore della produzione Video e Cinematografica, e dall’altro la
riprova della continuità di un rapporto tecnico, commerciale e umano assolutamente straordinario con
l’intera struttura Videotime. Dopo i primi colloqui con Luca Miolo, responsabile della formazione del
personale, una delle possibili opzioni valutate era quella di inviare i tre operatori, Nando Cocorocchio,
Maurizio Forconi e Massimiliano Danetti, a Monaco per l’edizione 2005 del workshop Steady Cam
organizzato da Sachtler nella sua nuovissima Sachtler Academy (il seminario, della durata di 3 e 5 giorni, è
sicuramente il più autorevole corso per operatori Steady
Cam a livello europeo). Tale ipotesi, eccellente dal punto di
vista tecnico per la presenza di un numero elevato di
operatori provenienti da tutta Europa e per gli svariati
contesti di ripresa proposti, non poteva essere applicata al
caso specifico per i concomitanti impegni di produzione. In
modo più coraggioso si è allora pensato ad una versione
personalizzata dello stesso workshop da tenere a Roma
presso gli stabilimenti Elios. Considerato il prestigio del
richiedente, lo stesso Curt Schaller, progettista della
Artemis, e professionalmente anche uno dei migliori
operatori europei in attività, ha deciso di tenere direttamente il corso, coadiuvato da Sergio Brighel della
T.A.V. quale Product Specialist italiano e membro del team internazionale di sviluppo della stessa
macchina. Da parte Videotime, Enrico Gandolfo ha supportato i tre studenti durante l’intero arco del
seminario, assumendo de facto il ruolo di loro Tutor per i prossimi mesi di apprendistato. L’attuazione
pratica del seminario ha richiesto la pianificazione accurata di tutti i dettagli. Dal punto di vista tecnico
è stata predisposta una Artemis per ogni operatore, tre telecamere di dimensioni e pesi diversi con
altrettante ottiche Canon differenti (due grandangoli, J9x5.2 e J11ex4.5 e una standard J17ex7.7), tre
sistemi di alimentazione a batterie, due trasmettitori di confidenza per controllare su monitor le
immagini riprese, gli stessi monitor di visualizzazione, lo studio di “Buona Domenica” integralmente
dedicato al corso, un Western Dolly per le tecniche di ripresa avanzate con il Low-Mode, una serie di
proiettori a scarica per lo studio delle ombre e, cosa non meno rilevante, tutto il necessario per
supportare gli operatori durante lo svolgimento del training (dalla presenza di un interprete, ad un
distributore di acqua, alle t-shirt personalizzate, fino agli asciugamani). Per il reperimento delle
attrezzature tecniche (due Artemis sono già in dotazione al CPTV Elios, la terza è stata fornita dalla
Sachtler completa di monitor a fosfori verdi e sistema di alimentazione) e per la rigorosa preparazione
delle strutture, si è rivelata essenziale la collaborazione di Vanni Scavo e di Dario Giordani, direttori di
studio presso lo stesso CPTV. Il corso si è svolto su un programma di tre giorni nel periodo 6-8 Luglio
2005: il primo dedicato ai “fondamentali”, il secondo
all’affinamento del problema del bilanciamento e
all’acquisizione delle tecniche di movimento principali e il
terzo agli elementi di ripresa e composizione dell’immagine
con la Steady Cam. E’ interessante evidenziare che un
workshop Steady Cam non può essere paragonato a nessun
altro tipo di seminario di formazione nel settore del Video e
della Cinematografia. Si tratta di una vera e propria
“iniziazione” e, ascoltando i commenti di tanti operatori
Steady Cam a riguardo, è ragionevole affermare che il primo
seminario frequentato condiziona indelebilmente l'approccio allo strumento, come in una forma di
imprinting. E’ per questo motivo che sia Curt Schaller, sia la T.A.V.. hanno presupposto che non
dovesse esserci alcuna differenza tra l’edizione svolta presso la Sachtler Academy e quella realizzata adhoc per Videotime: gli stessi mezzi tecnici, la stessa professionalità, lo stesso rigore e attenzione alle basi
teoriche. Formare degli operatori significa indirizzarli su una nuova parte della loro carriera
professionale; non può esserci dunque spazio per l’approssimazione. Soprattutto, è doveroso guidare i
nuovi operatori a sfatare i luoghi comuni e le consuetudini inesatte (ad esempio l’uso reiterato di
grandangoli molto spinti, considerato erroneamente come una scelta obbligata). In tal senso, il
programma del primo giorno di corso è sempre il più avvincente: si inizia difatti a prendere contatto
con le nozioni di fisica alla base di un supporto di stabilizzazione. In tale fase del seminario, importanti
si sono rivelati i contributi di Sergio Brighel e Vincenzo Barrella
della T.A.V., che hanno illustrato con molti esempi il concetto di
“Centro di Gravità” e le nozioni fondamentali di dinamica
rotazionale. E inevitabilmente, dopo il primo contatto, non si può
più sfuggire al fascino della Steady Cam. Inventata da Garrett
Brown nei primi anni ‘70 è un supporto seducente anche per
motivi “romantici”: la vestizione isola difatti l’operatore in un
ruolo indubbiamente speciale rispetto agli altri, lo stesso post
occhieggia nell’immaginario ad una cavalleresca arma medievale e
la “danza” del suo muoversi morbido intorno ai soggetti la pone
puntualmente in primo piano. Tutto questo è evidente nello
sguardo degli studenti che sono introdotti alla sua magia attraverso la conoscenza tecnica dell’apparato
e delle sue parti fondamentali; Curt Schaller ha guidato l’audience attraverso i segreti costruttivi della
macchina, anticipando puntualmente le domande con dettagli e motivazioni. Notevole, ad esempio, il
discorso sul gimbal, realizzato in Sachtler con una sofisticata lavorazione meccanica dalle incredibili
tolleranze di soli 0.04 mm (ed il gimbal sostiene l’intero peso del post!). E’ interessante sottolineare
come l’intera discussione tecnica sia stata imperniata intorno ai concetti di : Centro di Gravità,
Simmetria, Bilanciamento perfetto, Isolamento. Ed i cardini
dell’arte della Steadicam sono proprio racchiusi in queste parole
chiave: Curt Schaller, richiamandole praticamente per ogni
argomento affrontato, ne ha derivato ogni significato secondario ed
ogni connessione con le tecniche di ripresa. Il primo giorno è stato
fondamentalmente inquadrato intorno al delicato problema del
bilanciamento statico e dinamico del post. In particolare l’influenza
delle posizioni mutuamente assunte dalle masse ad esso collegate
(camera, tipo di ottica, monitor, batterie, accessori) sul
comportamento dinamico della macchina. Il corretto apprendistato
con la procedura di bilanciamento e delle variabili correlate (detta in
inglese “balancing in a box”) è la pietra miliare dell’utilizzo di un
supporto stabilizzato, e per meglio comprenderne le peculiarità,
Schaller ha imposto ai tre studenti molteplici prove di
bilanciamento, realizzate scambiando telecamere e tipi di monitor
tra le Artemis a disposizione. In tal senso l’estrema flessibilità della
Artemis Sachtler ha semplificato notevolmente il compito: differentemente da altri prodotti, la
possibilità di intervenire micrometricamente sul posizionamento degli elementi componenti il post,
nonchè l’estrema accuratezza della sua costruzione meccanica, permettono di cambiarne radicalmente la
configurazione per adattarla con rapidità a tutti i contesti operativi. Sempre sul delicato argomento del
bilanciamento, Curt Schaller ha infine magicamente enfatizzato la “proporzione aurea” (il gimbal divide
il post in due sezioni che sono all’incirca nello stesso rapporto tra la lunghezza complessiva dello stesso
e il più lungo di tali segmenti; questa proporzione, detta “aurea”, è presente in moltissime strutture
naturali, nonché in molte delle più belle opere d’arte prodotte dall’ingegno umano) a cui sembra essere
assoggettato il post di una Steady Cam nell’avvicinarsi alle condizioni di miglior equilibrio. Ma cosa
rende davvero magica la Steady Cam?
La risposta è la chiave del suo enorme successo: la
sua capacità di realizzare riprese impossibili per
altri tipi di supporti. Per raccordare il problema
del bilanciamento con questo ultimo punto,
Schaller ha concluso il primo giorno di corso con
la proiezione di alcune tra le sequenze più famose
e canoniche realizzate con la Steady Cam nel
cinema. Sono state presentate sequenze tratte da
film resi celebri anche per l’uso magistrale di tale
strumento: “Shining” di Kubrick, “Quei bravi
ragazzi” di Scorsese, “Contact” di Zemeckis,
“Mission to Mars” ed “Il Falò delle Vanità” di De
Palma, etc.. Operatori rinomati come lo stesso
Garrett Brown, Larry Mc Conkey e persino il
docente Curt Schaller, sono stati analizzati nei dettagli dei loro trucchi e delle loro difficoltà, e in quella
capacità di rimediare agli errori che distingue un grandissimo operatore dagli altri. Una capacità che
ovviamente non è innata, ma si conquista solo con una grandissima passione, esperienza e creatività.
Il secondo giorno è proseguito sul percorso già impostato: prova ripetute di bilanciamento. E subito
dopo la discussione sui due componenti della Artemis ancora lasciati inesplorati: il braccio a molle
(spring-arm) e il corpetto (vest). Anche in questo caso le spiegazioni di Curt Schaller si sono rivelate
straordinarie: oltre al funzionamento dello spring-arm (responsabile dell’isolamento del post dai
movimenti del corpo dell’operatore), sono state evidenziate le differenze che fanno dell’Artemis
Sachtler il più avanzato sistema di stabilizzazione disponibile sul mercato. Il braccio, ad esempio,
realizzato con lega d’alluminio F48 (altri prodotti utilizzano una lega più morbida e meno pregiata), è
ricavato per fresatura dal pieno a partire da un blocco di alluminio di ben 12 Kg di peso! Ma il peso
finale è di soli 5 Kg! Le sue sei molle sono invece realizzate a mano da un artigiano bavarese, a partire
da uno specialissimo acciaio inox. Per la
particolare finitura nera del braccio e del post,
inoltre, Schaller ha trovato in Svizzera l’unica azienda europea che colora l’alluminio depositando il
pigmento direttamente nei piani cristallini del metallo per uno spessore di 1 mm. In questo modo la
superficie dei componenti colorati è virtualmente immune da qualsiasi graffio esterno, oltre a dare un
feeling “vellutato” molto gradito dagli utilizzatori. Lo stesso dicasi per il corpetto, completamente
personalizzabile per adattarlo al corpo dell’operatore (il velcro utilizzato sopporta 1000 kg. di trazione!).
Per Maurizio, Nando e Massimiliano arriva finalmente il momento di indossare la Artemis imparando
innanzitutto a regolare il braccio e i suoi supporti in modo da renderlo neutro rispetto alla propria
postura. In questa fase si evidenziano prepotentemente i quattro punti cardinali postulati da Curt
Schaller che giocano tra loro in maniera anche inaspettata per i nuovi operatori. Si consideri che il solo
portamento con la Steady indosso richiede uno sforzo mentale di accettazione: fidandosi della fisica, si
deve credere di non poter cadere pur restando notevolmente inclinati all’indietro. E mentre si cammina
in avanti cercando di mantenere un oggetto al centro del monitor di controllo, occorre toccare il post il
meno possibile per non compromettere l’isolamento.
Ma ciò è possibile solo se si è raggiunto un bilanciamento perfetto! Il secondo giorno si chiude così
attraverso i vari “percorsi di guerra” ideati da Curt Schaller per
insegnare le tecniche fondamentali di movimento e le estenuanti
prove sostenute dai tre operatori con il sostegno (sempre molto
importante) di Enrico Gandolfo. Analogamente a quanto già fatto
precedentemente, il terzo giorno si apre con la ripetizione degli
esercizi del giorno prima per passare poi alla simulazione di
situazioni di ripresa reali: la discesa da una rampa di scale, il
seguire un attore lungo un percorso e la costruzione di una
ripresa Steady Cam valida per l’occhio di un regista. Sempre
prodigo di consigli pratici, Curt Schaller ha qui opportunamente
citato le tre leggi fondamentali della ripresa Steady Cam durante
uno show: offrire al regista delle valide sequenze di “apertura”
(ad es. durante le sigle, i balletti); offrire riprese da punti di vista
innovativi, cioè non ottenibili dalle altre telecamere impiegate;
infine, soprattutto quando si è stanchi, offrire immagini di…belle
ragazze!
Al termine di un vero e proprio tour de force, nel tardo pomeriggio,
è affrontato l’ultimo ed affascinante argomento: il Low-Mode, probabilmente la modalità operativa
Steady Cam più spettacolare. La telecamera, racchiusa in una apposita gabbia, prende il posto delle
batterie, si inverte il gimbal sul post e le batterie si spostano sul lato precedentemente occupato dalla
camera. Dato che adesso la massa più grande è situata nella parte inferiore del post, occorre usare la sua
funzione telescopica quasi al massimo dell’estensione per raggiungere il bilanciamento. Una volta in
equilibrio, con il low-mode è possibile realizzare riprese spettacolari, sfiorando il pavimento e
inquadrando gli oggetti da una prospettiva molto suggestiva. Inoltre, utilizzando un particolare
supporto, è possibile separare lo spring-arm dall’operatore per montarlo su un dolly. In tal modo si
possono effettuare delle lunghe carrellate in low mode senza risentire dell’effetto delle sconnessioni
delle superfici. Anche questo esercizio è stato provato dai tre allievi del workshop sul Western Dolly a
disposizione, a conclusione del loro percorso preparatorio
all’avventura con la Steady Cam. E come accade nella
migliore tradizione, dopo un corso di iniziazione arriva il
momento dell’investitura, con la consegna dei diplomi di
merito ai tre nuovi operatori Videotime. Il programma di
addestramento per
Maurizio, Nando e Massimiliano
proseguirà fino al termine dell’anno sotto la supervisione di
Enrico Gandolfo. Dopodiché si valuterà l’opportunità di far
seguire a questo primo workshop un secondo di altri tre
giorni per un ulteriore perfezionamento. Nel frattempo,
l’interfaccia tra i tre nuovi operatori e la Sachtler sarà
costituita dalla Trans Audio Video, che metterà a disposizione tutto il supporto necessario.
Dal punto di vista tecnico il corso è stato un grande successo. Nelle parole di Sergio Brighel: “Per la
prima volta alla Trans Audio Video è stato richiesto di fornire il suo know-how e i suoi rapporti di strettissima
collaborazione con le Case distribuite, offrendo in breve tempo a Videotime un pacchetto di servizi specialistici di difficile
pianificazione per altre strutture presenti sul mercato italiano. Questa fantastica esperienza dimostra che il nostro metodo
di lavoro è vincente: oggi è fondamentale rivestire i prodotti distribuiti con una base di conoscenza profonda. Fornire un
prodotto complesso come la Artemis, e lo stesso discorso vale per le ottiche Canon, per i bracci Cammate e per la Robotica,
significa fornire allo stesso tempo l’esperienza, la conoscenza maturata e la casistica incontrata, nel nostro caso, in venti
anni di lavoro professionale. La soddisfazione più grande è comunque arrivata dagli operatori Videotime: ragazzi
entusiasti, preparati e assolutamente determinati; mi hanno addirittura telefonato dopo qualche settimana dal termine del
corso per informare me e Curt dei progressi effettuati e per chiedere altri consigli! Non posso che ringraziare Videotime per
questa opportunità davvero unica, ma devo personalmente ringraziare Enrico Gandolfo per il suo generoso contributo,
Luca Miolo ed Emilio D’Autilia per aver fortemente caldeggiato il progetto e gli insuperabili Dario Giordani e Vanni
Scavo per il prezioso aiuto offerto nella preparazione del seminario. Sono orgoglioso che Trans Audio Video sia tra i
punti di riferimento tecnici per una grande azienda come Mediaset.”

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