Francia: esplode la rabbia operaia contro i licenziamenti

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Francia: esplode la rabbia operaia contro i licenziamenti
Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
Francia: esplode la rabbia operaia contro i licenziamenti
venerdì 16 aprile 2010
Francia: esplode la rabbia operaia contro i
licenziamenti
I PADRONI PAGANO
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di Fabiana
Stefanoni
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"Le cisterne del gas sono pronte": è
questa la minaccia degli operai di uno stabilimento francese della
multinazionale Vivanco. Dopo aver sopportato il congelamento degli stipendi e un
pesante piano di ristrutturazione dell'azienda che ha comportato licenziamenti,
una cinquantina di ex operai ha alla fine deciso di occupare la fabbrica.
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L'8 marzo scorso il tribunale ha confermato la liquidazione del gruppo in
Francia, stabilendo che agli operai licenziati sarebbe spettata la miseria di
4000 (!) euro di indennità : una vera e propria beffa, dato che si tratta di una
multinazionale molto potente a livello mondiale, i cui profitti sono in costante
crescita. Gli operai hanno quindi deciso di occupare, minacciando di far
esplodere una cisterna del gas. Contemporaneamente, sono stati organizzati
cortei e blocchi stradali che hanno letteralmente impedito gli accessi alla
città di Neuilly-le-Réal, dove si trova la fabbrica. La lotta dura ha sortito il
primo effetto: la direzione dell'azienda ha deciso di riprendere i negoziati, ma
per ora i lavoratori non sono contenti di come la trattativa sta procedendo
tanto che annunciano: "Ci restano ancora le nostre carte migliori: le cisterne
del gas". E non si tratta solo di parole: gli operai stanno già disponendo
cataste attorno alla cisterna situata all'esterno della fabbrica: "Ci trattano
come burattini. Ma attenzione che facciamo saltare tutto! Hanno distrutto il
nostro lavoro e le nostre vite. Oltre alla nostra dignità c'è anche la rabbia.
La fabbrica potrebbe esplodere da un momento all'altro".
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La lotta degli operai della
Sodimatex
Mentre in Italia i quotidiani ci
parlavano delle vicende sentimentali di Sarkozy e Carla Bruni, dedicando più di
una pagina ai lifting al botulino della première dame, i francesi
trascorrevano la vigilia di Pasqua nell'attesa di sapere se la fabbrica di
moquette per auto Sodimatex sarebbe saltata in aria o meno. Gli operai
licenziati hanno infatti scelto proprio la "settimana santa" (già resa funesta a
vescovi e anime pie dallo scandalo dei preti pedofili) per occupare la fabbrica,
minacciando di dar fuoco alla cisterna del gas situata all'esterno
dell'edificio. Dai servizi trasmessi dalle Tv francesi spiccavano non solo la
determinazione degli operai - che si facevano riprendere con i bastoni in mano ma anche scritte inneggianti alla rivoluzione all'interno dello stabile
occupato.
Il gruppo che ha licenziato gli operai ha ricevuto 55 milioni
dallo Stato francese grazie agli incentivi per il settore automobilistico: la
giusta rabbia degli operai è stata la risposta a questa doppia truffa ai danni
dei lavoratori. "Se scoppia, non salterà in aria solo la fabbrica", annunciavano
gli operai il giorno del "venerdì santo": gli operai hanno acceso fuochi intorno
allo stabilimento e sui muri della fabbrica è spuntato anche qualche crocifisso,
un messaggio chiaro per i padroni. La polizia ha circondato la fabbrica e ci
sono stati degli scontri, ma l'intimidazione padronale non è servita: gli operai
hanno chiesto l'apertura di un tavolo per le trattative rivendicando, da subito,
un'indennità di licenziamento pari a 20 mila euro.
L'occupazione è stata
temporaneamente sospesa dopo che gli operai hanno ottenuto un incontro per il
mercoledì successivo, incontro che, però, a detta degli operai, si è rivelato un
insuccesso: i padroni si sono rifiutati di accettare le condizioni dei
lavoratori. Di conseguenza, la lotta ha ripreso corso. Gli operai hanno di nuovo
occupato la fabbrica e minacciato di far saltare tutto se le loro rivendicazioni
non fossero state accolte: "una telefonata e la cisterna salta".
E' di
queste ore la notizia che gli operai della Sodimatex hanno ottenuto quello che
chiedevano: un'indennità di licenziamento pari a 20 mila euro. Certo, un magro
bottino di fronte alla prospettiva di non trovare più alcun impiego, ma
sicuramente la dimostrazione che solo la lotta dura paga e consente di strappare
almeno qualche risultato.
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Non si tratta di casi
isolati
A differenza di quanto sostiene il
governo francese, non si tratta di fenomeni isolati. Mentre scriviamo, gli
operai della Continental Francia (succursale di un'azienda tedesca) hanno da
poco preso d'assalto la prefettura di Compiegne, nell'est del Paese. All'origine
della rabbia, la decisione del tribunale di respingere la richiesta di annullare
momentaneamente la chiusura dell'azienda. Anche alla Continental sono spuntati
roghi: gli operai (in più di mille rischiano il posto nello stabilimento di
Clairoix) hanno dato fuoco a pneumatici e si preparano a partecipare a una
manifestazione ad Hannover, in Germania, al fianco degli operai tedeschi. Come
efficacemente spiegano i lavoratori: "Ci battiamo, non abbiamo niente da
perdere".
Tutto questo avviene in un clima già surriscaldato da quotidiane
dimostrazione di forza da parte dei lavoratori francesi: le azioni di lotta,
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senza nessun rispetto della legalità borghese, da parte di operai che perdono il
posto di lavoro sono all'ordine del giorno in Francia. Ricordiamo, tra i casi
più noti all'opinione pubblica francese: la New Fabris di Châtellerault (366
dipendenti) dove gli operai nel 2009 hanno minacciato di far saltare in aria la
fabbrica con delle bombole a gas; la Nortel di Châteaufort, società di
telecomicazioni, dove la liquidazione del gruppo è stata respinta con la
minaccia di far scoppiare 12 bombole a gas; la Lenoir-et-Mernier, nelle Ardenne,
dove gli operai hanno minacciato di versare acido nei fiumi se i licenziamenti
non fossero stati respinti; la Caterpillar, dove gli operai hanno imposto le
loro condizioni all'azienda procedendo al sequestro dei manager.
Si tratta di
legittime manifestazioni della rabbia operaia contro un sistema, il capitalismo,
che affama e trascina nella miseria masse di lavoratori. L'insegnamento che
viene dalle lotte francesi è che solo una strada è possibile percorrere per
strappare conquiste e impedire che siano gli operai a pagare i costi della crisi
del sistema: la lotta dura. Certo, le azioni isolate ed estemporanee non
bastano: è necessario creare un coordinamento - nazionale e internazionale delle lotte fino al rovesciamento dei rapporti di forza tra classe padronale e
classe dei lavoratori. Solo un'azione di massa, coordinata e livello nazionale e
internazionale, potrà respingere l'attacco padronale e dare corpo alla parola
d'ordine "la crisi la paghino i padroni, non i lavoratori". Il coordinamento,
nazionale e internazionale, delle lotte è appunto il compito che si pone la Lega
Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale (Lit-Ci), di cui
Alternativa Comunista è la sezione italiana.
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