L`Africa di Wole Soyinka

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L'Africa di Wole Soyinka
Author : Carlo Faricciotti
Date : giu 29, 2015
Cos'è l'Africa? Wole Soyinka, nei densi saggi raccolti in Africa (Bompiani, pp. 190, euro 17,
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traduzione di Alberto Cristofori), ci dà prima di tutto una risposta negativa: “non è una
costruzione egemonica, né aspira a esserlo”. L'Africa, nei secoli, “in campo politico,
tecnologico, commerciale e religioso, non ha mai costituito una minaccia egemonica”.
Questo significa che l'Africa sia un soggetto politico debole, da manovrare per forza di cose
come volevano le cancellerie europee nel XIX secolo? Al contrario, ribatte Soyinka, la sua
presunta debolezza è la forza dell'Africa. Il continente è la “fonte non ancora sfruttata” di nuove
risorse umane e intellettuali. Pulsa come un “lievito potenziale nell'esausto impasto del mondo”
grazie a valori come il senso di responsabilità, di comunità, di appartenenza, di tolleranza
religiosa, di rfiuto dell'egemonia appunto.
Nato in Nigeria nel 1934, Premio Nobel per la Letteratura nel 1986, Soyinka è scrittore, poeta,
saggista e drammaturgo, a lungo in esilio per la sua opposizione al governo militare del suo
Paese. E in questo libro non fa sconti a nessuno.
Chi ha falsificato l'Africa? Chi l'ha derubata? Lo schiavismo, certo, la Grande Diaspora, un
“crimine contro l'umanità africana” che Soyinka paragona all'Olocausto e a Hiroshima.
E poi le politiche imperialiste e colonialiste europee, all'insegna dello sfruttamento, del sopruso
e soprattutto della negazione di una cultura e di una identità genuinamente africane.
Ma anche molti capi di Stato africani: “quella che viene spesso chiamata la difficoltà dell'Africa
a emergere alla modernità è in gran parte dovuta all'alienazione dei suoi leader”. Statisti che di
volta in volta indossano “la teocrazia e la retorica laica radicale (…) meri guanti opzionali sopra il
pugno del potere”.
Con un linguaggio colto e appassionato, Soyinka traccia il suo personale, affascinante ritratto
dell'Africa (il titolo originale del libro infatti è Of Africa, come dire Dell'Africa).
Nella foga, sfugge però qualche dettaglio: per esempio, è difficile che Ulisse potesse “piantare
la bandiera ateniese” da qualche parte – semmai la bandiera di Itaca. Come è un peccato che
Soyinka accomuni Hegel e Hume a un pensatore di ben pià bassa levatura come il teorico del
razzismo Gobineau.
E non fu Michael Faraday a “studiare la natura dell'elettricità grazie a un aquilone e a un
ricettore”, bensì Benjamin Franklin.
Appnti che era giusto fare, ma che non guastano certo il valore di questo libro.
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