The Rocky Horror Picture Show

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The Rocky Horror Picture Show
FONDAZIONE
GIORGIO CINI
ONLUS
THE LUDWIG VAN PICTURE SHOW
n. 15 – 28 giugno 2008 – ore 17 a Palazzo Cini
The Rocky Horror Picture Show
Un film musicale di Richard O’ Brian e Jim Sharman (1973)
Il film messo in proiezione oggi non ha troppo bisogno d’essere presentato, trattandosi di un film di
culto che ben pochi dei presenti non ha certo mancato di vedere nel corso dei trentacinque anni della
sua straripante fortuna.
L’occasione presente è quella di un suo ritrovamento e di una sua rilettura tale da vedere l’opera in
una prospettiva intertestuale e nella fattispecie nel coglierla come un artefatto “tutto composto” ad
alto livello di “musicalità” oltre le sue canzoni, nella sua concezione complessiva.
Nel 2005 RHPS è stato scelto per la preservazione sempiterna nel National Film Registry della
Library of Congress.
Il film rappresenta una momento di riconsiderazione di molti temi che saranno al centro delle voghe
creative postmoderniste: vuoi nel senso dell’assorbimento di pulsioni brechtiane e godardiane e
living-theater trasmesse ad una generazione di intossicati del rock, vuoi nel senso della
normalizzazione a furore di neo-swing delle tematiche neo-sessuali, transessuali, omo ed
eterosessuali, vuoi nel senso della inclinazione dell’attualità alle orgie del citazionismo (si contano a
migliaia le citazioni nel film: dal lettino di Baby Doll, alla copertina dei Rollimg, a Man Ray,
all’Americam Gothic di Grant Wood, ai film di serie B e alle loro doppie proiezioni abituali, all’antenna
del RKO, a Whistler, Michelangelo, Titanic ecc. ecc. ecc.), vuoi nel senso del precipitare delle
contaminazioni di genere all’interno di una girandola di escrezioni di generi contaminati.
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Insensatamente epocale il film di Sharman è a tutt’oggi un monumento indistruttibile. Dopo il
venticinquesimo e in trentesimo suo compleanno siamo pronti a celebrare altri suoi baldanzosi
anniversari.
RHPS è un film senza “the End”.
RHPS è un esercizio, metà zen metà ignaziano, di conquista di una robusta pratica‘d’esenzione del
senso’. Come prima sua manifestazione così configurata possiamo accennare a come il fine, ma non
solo il fine, anche la fine della favola debbano essere cercati (e possibilmente più volte trovati, lo si
vedrà) all’interno del racconto, non nel suo totale concluso. In tal senso il silenzio conquistato,
mistico o meno che sia, accoccolato o meno che sia in una poltroncina, in una cuccia, di esigua
significazione, non è collocabile alla fine tradizionale dell’opera, quella che consente al pubblico di
uscire all’aperto o di tornare alla realtà, ma dentro all’opera stessa, nel tempo incurvato dei suoi moti
e possibilmente con una modalità molto rumorosa (il silenzio udibile più forte, in RHPS, è, lo si trova,
alla fine del gran ballo della ‘Convention annuale transilvana’, quando, a rappresentare un vero
fortissimo silenzio, viene meno, elettricamente, l’audio, con il relativo effetto, solitamente sguaiato,
dello ‘svuotamento delle casse’, dopo di che, tutti i già ballerini sfrenati e freaks stramazzano,
caricatamene, al suolo, così come, per un altro identico blackout fonico lo stesso silenzio s’impone
anche nella posizione pre-finale del film, laddove i sopravvissuti (Janet, Brad e il Doctor [von?] Scott)
strisciano su di un suolo melmoso-nebuloso, cantando, da terra, dopo essere stati definiti ‘insettivermi’ da quel Criminologo-Narratore che fa girare sulla sua scrivania il suo scolastico mappamondo
luminescente; sporche creature reintegrate nella loro stremata dimensione intersoggettiva ristretta ad
essere una congrega pedagogica di due compagni di scuola, maschio e femmina, troppo adolescenti
per essere veramente usciti dal liceo (+ un maestro discutibile: forse nazi, forse spia). Due
personaggini che ben poco hanno imparato dalla loro metaforica avventura. Tutto ciò prima che ritornino, infine, sullo schermo le labbra della usherette a cantare, in cauda, quella canzone
emblematica in laude dei «doppi programmi di B Movies»; la canzone che le Lips di Pat Quinn fanno
uscire in playback, in un mix di ambiguità e travestitismo vocale, sugli accenti british di O’Brien, dal
nero pesto di una mallarmeiana nuit de l’encrier:
SCIENCE FICTION/DOUBLE FEATURE
[Col testo della bella canzone di O’ Brien si riportano qui, tra parentesi e in corsivo, gli interventi
consigliati al pubblico dalle Guide alla partecipazione audio di RHPS e consacrati in uno dei più
bizzarri paratesti della storia delle teorie letterarie (la fissazione orale delle reazioni collettive di un
pubblico, un po’ mutante e un po’ no, ad un testo essenzialmente blindato ed inalterabile, qual è per
espressa auto-determinazione, quasi più del libro, l’opera cinematografica)]
LIPS:
Michael Rennie was ill The Day the Earth Stood Still
But he told us (“What?”) where we stand. ("On our feet")
And Flash Gordon was there
In silver underwear, (“It was gold!”)
Claude Rains was the Invisible Man. ("Who's Claude Rains?")
Then something went wrong for Fay Wray and King Kong;
They got caught in a celluloid jam. ("Yeah jam!")
Then at a deadly pace
It came from... ("Where ?")
Outer Space. ("Thank you")
And this is how the message ran:
CHORUS:
Science fiction, (“Uh. uh, uh…”) double feature (“Bau, bau, bau…”)
Doctor X (“Sex! Sex! Sex!”) will build a creature.
See androids fighting (“Uh. uh, uh…”) Brad and Janet (“Bau, bau, bau…”)
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Anne Francis stars in Forbidden Planet
Oh Oh Oh Oh
At the late night, double feature(Invece:“Rocky Horror” vel : “Fuck your teacher!”), picture show.
LIPS:
I knew Leo G. Carrol was ("fucking") over a barrel
When Tarantula took to the hills ("Lick it!")
And I really got hot when I saw Jeanette Scott
Fight a triffid that spits poison and kills. ("Yeah kills!")
Dana Andrews said Prunes gave him the runes (Invece: "the shits")
And passing them used lots of skills("And toilette paper")
But When Worlds Collide, ("BOOM!")
Said George Powell to his bride,
"I'm gonna give you some terrible thrills," (Invece: "some sex and some thrills")
Like a...
CHORUS:
Science fiction, double feature
Doctor X (“Sex! Sex!, Sex!”) will build a creature.
See androids fighting (“Uh. uh, uh…”) Brad and Janet (“Bau, bau, bau…”)
Anne Francis stars in Forbidden Planet
Oh Oh Oh Oh Oh
At the late night, double feature (Invece:“Rocky Horror” vel : “Fuck your teacher!”), picture
show.
I wanna go!
(Oh Oh Oh)
To the late night, double feature (Invece:“Rocky Horror” vel : “Fuck your teacher!”), picture show.
By RKO,
Oh Oh Oh
To the late night, double feature,
Picture show.
In the back row,
(Alzarsi, compiere un mezzo giro ed indicare il fondo "Fuck the back rows!" Se per caso vi trovaste,
invece, nelle ultime file la battuta è, ovviamente, inversa: “Fuck the front rows!”)
Oh Oh Oh
To the late night, double feature
(Invece:“Rocky Horror” vel : “Fuck your teacher!”), picture show.
Tutto ciò prima ancora che abbia un tempo e un luogo, tutto suo, infine, un sacrosanto buio, totale
ma privo del dovuto (e forse atteso, per quanto canonicamente stupido) cartello d’annuncio del The
End.
Il racconto finito, infatti, non è affatto finito, non è per niente finito laddove finisce, ma sarà ripetuto,
ripetutissimo, troppo ripetuto, indefinitamente ripetuto, come se RHPS non fosse un film qual è,
nonostante tutto, ma, piuttosto, un’azione teatrale travestita da film che per anni e anni si trascina in
milioni di sale cinematografiche del pianeta Terra, a spengere qualsiasi proposito, magari buono, di
attivazione («Ma quando ce la racconti davvero, daddy, questa storia?») di una morale metaforica
della favola inutile di un manipolo di ‘transilvani’ venuti e partiti dal loro pianeta transessuale [a che
fare?].
Consolida il programma della dominanza dell’intento (poetico) della ‘esenzione del senso’,
dell’intento di ‘de-responsabilizzazione’, il fatto che l’unico dei tantissimi ‘responsabili’ del film a ‘non
avere mai visto RHPS ‘ (mai nella vita), e pertanto l’unico a non sapere che cosa diavolo vi si narri,
nella storia, sia l’importante attore shakespeareano, di cui si dirà più volte infra, cui compete il ruolo
del «Criminologo», ovvero sia quello del Narratore, sia quello del frantumatore-disturbatore dei fili
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logici del racconto: Charles Gray (il celebre Stavo capo della Spectre in 007 Una cascata di
diamanti).. (Le sue personali sequenzine, che potremmo chiamare ‘scene’ già che di filmico han ben
poco, furono girate in tempi distanziati e in uno Studio occasionale, fuori del piano di produzione).