giugiaro e il suo percorso

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giugiaro e il suo percorso
GIUGIARO E IL SUO PERCORSO
Le sezioni della mostra
GARESSIO
Garessio è un paese di origine romana dell’Alta Val Tanaro, la più meridionale delle vallate del
cuneese. Proprio nella borgata più antica, il maniero saraceno sovrasta una piazzetta conventuale
del tardo medioevo impreziosita da una scalinata e dalla facciata cinquecentesca della chiesa di
San Giovanni. E qui che sorge la casa natale di Giorgetto Giugiaro: tutto il suo essere, il suo
sentire, il suo agire partono e tornano costantemente verso questi spazi.
GENERAZIONI
Giorgetto nasce a Garessio il 7 agosto 1938. La famiglia dal versante
materno è contadina mentre dal ramo paterno il padre Mario, il nonno e il
bisnonno sono pittori frescanti di case patrizie, chiese e di edifici pubblici.
La loro vena artistica e figurativa li avvicina alle tecniche della
raffigurazione pittorica e prospettica, mentre il gusto, la manualità e una
dedizione notevoli conquista la stima dei compaesani.
GRAMMATICA
L’infanzia di Giorgetto è costellata di esperienze di vita contadina e, nel
tempo libero dalla scuola, della entusiastica frequentazione della bottega
del nonno e del babbo, ad apprendere l’arte dell’affresco. Mario, figura
essenziale per la formazione di Giorgetto, intuisce che l’arte difficilmente
paga e nel 1952 si unisce a lui per frequentare insieme un corso di disegno tecnico. Sarà sempre
Mario a convincere il figlio quattordicenne a trasferirsi a Torino per frequentare sia una scuola di
figurinismo propedeutica all’Accademia di Belle Arti, che i corsi di progettazione tecnica.
GOLIA
La scuola per “figurinisti” creata a Torino da Eugenio Colmo – in arte Golia –
sarà per Giorgetto la seconda bottega artistica dopo quella di famiglia e,
probabilmente, quella decisiva per il suo futuro. Golia, disegnatore,
pubblicitario, umorista satirico e illustratore, mette disciplina nel sentire
creativo dell’allievo, lo familiarizza con la storia dell’arte, e lo coinvolge nella
sua attività di bozzettista pubblicitario e di caricaturista. Nella sezione sono
esposti i primi esercizi a matita o gessetto, acquarelli e oli: i soggetti imitano
opere di autori famosi, ritraggono costumi di moda delle diverse epoche o
personaggi pubblici e privati. Al termine del triennio di formazione, il
professor Colmo allestisce una mostra con i lavori dei suoi studenti e di
Giorgetto seleziona una sequenza di figurini di automobili, che vengono
notati dal nipote Dante Giacosa, direttore tecnico della FIAT. Giacosa
osserva i disegni, ne intuisce le qualità e chiede di incontrarlo per un
possibile apprendistato.
GIACOSA
Il test di ammissione alla FIAT di Giorgetto diciassettenne segna un giro di boa verso la
professione: l’abbandono dell’emulazione paterna e delle aspirazioni artistiche per una carriera
nell’automobile. Su invito dell’ingegner Giacosa, sostiene una prova di “abilità” al Reparto
Pubblicazioni Tecniche. Viene assunto nel settembre 1955 all’Ufficio Studi Stilistici Vetture Speciali,
dove non si creano solo linee per le nuove automobili, ma si studiano anche treni, aerei, frigoriferi.
E il giovane disegna con una tecnica che si discosta da quella da sempre in uso a Mirafiori ed
emula quelle degli illustratori di Detroit, allora emergenti.
GHIRIBIZZI
Nel ’59 Giugiaro propone una serie di bozzetti alla Bertone. Il grande carrozziere è stupito: le
tavole contengono modelli avveniristici, con linea, proporzioni, alcuni dettagli molto ben eseguiti.
Ma c’è dell’altro: il paesaggio fantascientifico che li circonda è notevole, lascia intuire strutture
architettoniche, fantasmi di altri veicoli. Non sono solo i ghiribizzi di un ventunenne: dietro questa
fuga in avanti il talent-scout Bertone intravede del genio. Però lo mette ancora alla prova,
commissionandogli studi di
forma intorno a una
meccanica Alfa Romeo
2000. Il risultato di questa
ricerca frutta l’assunzione
alla Bertone e, con ulteriori
affinamenti porterà allo
sviluppo del coupé 2000
sprint, prodotto per la Casa
del Portello a partire dal
1960. Nella sezione si
possono ammirare i bozzetti
della Bertone Iso Grifo
Coupé (1963), della VW
Porsche Tapiro (1970) e
dell’Alfasud Caimano (1971).
GURU
Dal suo ingresso alla Bertone nel 1959 ad oggi, il pensatoio di Giorgetto,
il suo tavolo da lavoro, la sua biblioteca di referenza hanno cambiato
aspetto molte volte. Qui si può vedere ricostruita la “cella del Guru” come
è oggi a Garessio, nella casa di famiglia che Giugiaro ha restaurato e
nella quale trascorre il fine settimana. Accanto al tecnigrafo, che continua
a preferire al computer (la digitalizzazione dei materiali scelti avviene in
un secondo tempo), ci sono libri, album, modelli, oggetti grandi e piccoli,
recenti e passati, utili o preziosi agli occhi del designer. Oltre,
naturalmente ai ricordi di una vita.
GINEVRA ‘63
Il 3 gennaio 1963 Bertone chiede a Giorgetto di mettersi a lavorare sulla meccanica di una
Chevrolet Corvair, una berlina americana innovativa, con motore e trazione posteriore e
raffreddamento ad aria. A due mesi e 10 giorni dal primo tratto di matita Bertone guida
personalmente il concept – battezzato “Testudo” – sul valico del Gran San Bernardo per andare
ad esporlo al Salone di Ginevra. La linea della Testudo richiama, nell’andamento generale, alcuni
bozzetti che Giugiaro aveva presentato a Bertone per il suo colloquio di assunzione, tre anni
prima. La sezione ospita anche il percorso creativo per il concept Aztec: studi e passaggi
preliminari che dimostrano il lavoro di ricerca di Giugiaro che nel 1988, per il ventennale
dell’Italdesign esporrà al Salone di Torino la “trilogia” formata dalla sportiva avveniristica Aztec, il
coupé profilato Aspid e il van Asgard.
GALLERY
Dal 1963 ad oggi Giugiaro ha disegnato oltre cento prototipi
e duecento vetture di serie. Questa mostra ne espone dieci,
lontane tra loro per epoca e caratteristiche, scelte per
trasmettere la diversità dei temi affrontati e l’abilità di
Giugiaro nel risolvere la progettazione. Di un’auto da sogno
come di una piccola utilitaria. Ma il messaggio che si vuole
lanciare è più complesso: la ricerca formale, anche la più
estrema, deve sempre abbinarsi alla capacità di svolgere la
funzione per la quale l’oggetto è stato pensato. E - fattore
cruciale perché un progetto industriale veda la luce proporre risultati che entrino in modo armonico ed efficiente
nel ciclo produttivo.
GENETICA
I geni dello stile Giugiaro, in mezzo secolo, si sono riprodotti centinaia di volte. E la “struttura” a
quattro ruote non è più la sola. Oggi i cromosomi sono dappertutto, perché ogni oggetto chiede di
essere bello e funzionare bene. Dalla carrozza del treno veloce, alla dimensione anatomica della
bicicletta, dalla macchina fotografica all’orologio, a una seduta, all’elettrodomestico, alla pasta
asciutta. Negli anni in cui il design italiano è diventato la pietra di paragone, Giugiaro e il figlio
Fabrizio hanno portato la loro azienda e il loro metodo su strade nuove, che sentivano promettenti.
Guardando con ammirazione ai maestri del disegno industriale Giorgetto si è trovato, molto
velocemente, giudicato come un maestro.
Le vetture esposte
Chevrolet Corvair Testudo (Bertone, 1963 - prototipo)
Sopra la linea di cintura la cupola dell’abitacolo si posa come il guscio della tartaruga (“testudo” in
spagnolo), ma qui è trasparente e luminoso, tale da sprizzare ottimismo e provocazione in un
clima di rilancio dell’auto e di rinascita economica e sociale.
Alfa Romeo 2000/2600 Sprint (Bertone, 1960 - prodotta in serie)
Una vicenda che ha dell’incredibile: la prova di abilità di un ragazzo ventunenne aspirante stilista,
sottoposta con molta apprensione a Nuccio Bertone, diventa prima un prototipo e poi un’auto di
serie nobilitata dal mitico scudetto del biscione.
Volkswagen Golf (ITALDESIGN, 1974 - prodotta in serie)
L’incarico conferito dal Presidente Volkswagen Kurt Lotz a Giugiaro nel 1979 di concepire una
famiglia di modelli capaci di succedere degnamente al Maggiolino fu sintetizzato da questa sua
frase: “Giugiaro, io non mi intendo di architettura, io gestisco delle fabbriche che al momento
hanno un vuoto di prodotto. Ho bisogno di un professionista che abbia il senso del mercato, che
sappia cosa la gente si aspetta, che sappia inoltre trattare con i miei tecnici per arrivare alla
produzione nel minore tempo possibile. Forza, ci metta tutto il suo entusiasmo, il suo gusto, la sua
capacità”.
Fiat Panda (ITALDESIGN, 1980 - prodotta in serie)
Ammette Giugiaro: “Per la Panda mi sono completamente sbagliato. Avevo disegnato la “Rustica”
– il progetto si chiamava così – come un elettrodomestico, qualcosa di basico per chi non potesse
permettersi di acquistare un’ auto con la “A” maiuscola. Dopo pochi mesi dalla sua uscita mi
accorsi che piaceva ai giovani, alle signore, agli architetti”.
Maserati Ghibli (Ghia, 1966 - prodotta in serie)
Un tributo del giovane Giugiaro alla Casa del Tridente e alla congenita passione per la meccanica
e l’agonismo di un geniale distretto dell’auto. L’affetto verso questa elegante granturismo ha
convinto Giugiaro ad includerla nella sua “ristretta” collezione privata.
Ferrari GG 50 (ITALDESIGN, 2005 - prototipo)
Conferma Giugiaro: “Per festeggiare I miei 50 anni di attività decisi di realizzare una Ferrari per
me, a mio uso. Inseguire i canoni estetici di una prestigiosa tradizione mi pareva un po’ blasfemo o
superfluo. Mi persuasi che una mia Ferrari – unica al mondo – dovesse per una volta privilegiare
l’abitacolo, il comfort e lo versatilità dello spazio interno.”
Alfa Romeo Brera (ITALDESIGN, 2002 - prototipo)
Sportività, eleganza e insieme classicità sono racchiuse in questo esemplare sportivo dalle
dimensioni generose ma con una profonda rastrematura del frontale e del posteriore. Esposta al
Salone di Ginevra 2002 per i consensi suscitati convinse il management Alfa Romeo a
industrializzare il progetto. La versione di serie non riproporrà l’apertura porte del concept,
azionata da uno snodo brevettato che, ruotando verso l’esterno, le proietta verso l’alto.
Brivido (ITALDESIGN, 2012 - prototipo)
Dopo la conquista del record sulla distanza coperta nelle 24 ore, ottenuto sulla pista di Nardò nel
2002 con la W12 Record, sviluppata per l’estetica da Fabrizio, la VW e i Giugiaro proseguono la
loro avventura con la Brivido, supercar in grado di raggiungere i 100 Km/h in 5,8 secondi e una
velocità massima di 275 Km/h. Parabrezza, tetto, lunotto posteriore e una larga feritoia sotto la
finestra generano una cupola trasparente che inonda di luce naturale l’abitacolo spazioso pur nelle
dimensioni generali contenute. Una unica porta che si solleva ad ala di gabbiano facilita l’accesso
alla seconda fila.
Bugatti EB 112 (ITALDESIGN, 1993 - prototipo)
Un tuffo nell’epopea dell’auto per veder sfrecciare sulle strade d’ Europa, dopo 50 anni, un
esemplare che riesumasse gli stilemi e i fasti della storica Casa di Molsheim impreziositi e
rivitalizzati da tutte le conquiste della più sofisticata tecnologia contemporanea.
Modello di Ricerca GT
Modello eseguito 44 anni dopo i primi schizzi per una Gran Turismo competitiva con le “classiche”
del tempo: grazie alla precisione dei disegni preparatori, realizzati nel 1964 da Giorgetto Giugiaro,
questo modello è stato realizzato nel 2008 con l’ausilio delle moderne tecnologie. Le forme
sinuose e aerodinamiche dovevano adattarsi a un nuovo schema meccanico, l’abitacolo
particolarmente “tirato” con un parabrezza molto inclinato ed avvolgente insieme a un semplice
finestrino laterale denotano una ricerca verso altissime prestazioni per una Gt elegante per uso
stradale. (1964-2008)
De Lorean DMC 12 (ITALDESIGN, 1981)
Un committente privato per un prodotto speciale concepito per far la guerra ai tre colossi di Detroit.
La storia ha scritto altro, ma la leggenda di un sogno americano è proseguita sullo schermo:
Robert Zemeckis l’ha scelta come mascotte nella trilogia di “Ritorno al futuro” (“Back to the
future”).
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