comunicato - Grand Palais

Transcript

comunicato - Grand Palais
comunicato
Il Rinascimento e il sogno
Bosch, Veronese, Greco...
9 ottobre 2013 – 26 gennaio 2014
Musée du Luxembourg
19 rue de Vaugirard, 75006 Paris
Questa mostra è organizzata dalla Réunion des musées
nationaux - Grand Palais, Paris, e dalla
Soprintendenza del
Polo Museale Fiorentino.
Sarà presentata a Palazzo Pitti, Firenze, dal 21 maggio al 15
settembre 2013
Poiché il Rinascimento stesso è nato dal sogno di una nuova vita, attribuisce ai sogni, nonché alla loro
interpretazione e rappresentazione, un'importanza straordinaria: nella vita politica e sociale, grazie alla rinascita
delle pratiche divinatorie; nella letteratura, sia in prosa che in poesia (Francesco Colonna e Rabelais, l'Ariosto e
il Tasso, la Pléiade e d’Aubigné…) e nei dibattiti medici e teologici, in particolare durante la terribile caccia alle
streghe che ha imperversato in Europa dal XV al XVII secolo. In questo contesto ha avuto origine ciò che
potremmo chiamare l'"ancien régime" del sogno, imperniato sull'idea che il sonno e i sogni siano in grado di
mettere l'uomo in relazione con le potenze dell'aldilà: nel sogno l'uomo può varcare i confini del proprio corpo ed
entrare in contatto con il divino, oppure si trova in balia di demoni sconosciuti? Quale credito va attribuito
all'oniromanzia? È possibile definire un lessico del sogno, come nelle chiavi per l'interpretazione dei sogni?
I pittori e gli incisori del Rinascimento hanno affrontato queste tematiche a modo loro: in forma artistica, non
teologica, filosofica o medica. Gli interrogativi che pongono, e che li caratterizzano, vanno ben oltre i dibattiti
dell'epoca e hanno mantenuto un grande fascino: esiste una profonda affinità tra le immagini artistiche e quelle
oniriche? E ancora, come riuscire nell'impresa impossibile di rappresentare ciò che sogna un sognatore? Nel XV
e nel XVI secolo, se da una parte alcuni esplorano il sogno in quanto rivelazione di un altro mondo, sacro o
infernale, e altri lo utilizzano per trasfigurare il vissuto quotidiano o mostrarne la dimensione erotica, i più esigenti
lo percepiscono come una metafora dell'arte stessa. In questo modo la vita diventa un sogno e l'artista un
sognatore.
Gli artisti del Rinascimento, con la famosa eccezione di Dürer, evocata alla fine della mostra, non dipingono i
propri sogni. Rappresentano, piuttosto, quelli degli altri o quelli che potrebbero fare: talvolta racconti onirici, tratti
dalla mitologia e dalla storia sacra, talvolta visioni ricostruite che assumono i tratti di un incubo. Tuttavia, tutti
incontrano lo stesso ostacolo: dipingere il sogno, ossia rappresentare non l'apparenza ma la visione, significa
voler rendere oggettivo ciò che oggettivo non è. Il sogno è sfuggente per natura. L'impossibilità stessa di
rappresentarlo ha suscitato, negli artisti più propensi ad ampliare i limiti della propria arte, il desiderio di
raccogliere una sfida; di mostrare la loro abilità nel rappresentare ciò che non può essere rappresentato, ancora
più spettacolare delle tempeste, e di conferire quindi alle proprie opere una potenza ancora maggiore, che
colpisce l'immaginazione e gli occhi grazie a una rappresentazione particolarmente viva. Tentare di dipingere
l'onirico, come avevano già fatto gli artisti medievali, seppure in un contesto diverso, significa quindi, superare in
più modi le frontiere dell'arte, ampliandone considerevolmente l'ambito di espressione e conferendole nuovi
poteri.
Battista Dossi, Allégorie de la Nuit (particolare), 1543-1544 circa, olio su tela, 82 x 149,5 cm, Dresde, Staatliche Kunstsammlungen,
Gemäldegalerie, © BPK, Berlin, Dist. RMN-Grand Palais / Elke Estel / Hans-Peter Kluth
A seconda del soggetto, del periodo e dell'area, nonché del loro talento particolare, gli artisti hanno risposto a
questa sfida in modi molto diversi: tra la rappresentazione di un sogno del Quattrocento e quella del secolo
seguente le differenze sono notevoli, tanto quanto un'opera del Nord rispetto a una del Sud, come dimostra la
varietà degli artisti esposti, tra cui spiccano nomi illustri quali Bosch, Dürer e Michelangelo, ma anche artisti meno
famosi quali Mocetto o Naldini. Seguendo una successione logica e cronologica, il percorso espositivo conduce
dalla tematica della notte all’assopimento, dall’aurora – durante la quale, per l’uomo del Rinascimento, si
manisfestano il veri sogni - al risveglio finale, poiché l'essenziale è consacrato ai sogni e alle visioni. In questo
modo, il visitatore potrà ammirare in successione rappresentazioni della notte (come quelle di Michelangelo e
Battista Dossi) e di belle addormentate la cui anima è "in vacanza" (come quelle di Pâris Bordon), prima che venga
svelata la tappa decisiva: quella in cui l'artista rappresenta non solo il corpo del dormiente/sognatore, ma il
fenomeno onirico stesso. Talvolta vengono illustrati sogni veri, tratti dalla Bibbia (Jacoppo Ligozzi) o dalle vite dei
santi (Garofalo, Veronese), talaltra vengono proposte visioni infernali (Jan Brueghel, Jérôme Bosch…). Alcuni
contrappongono nello stesso luogo il sognatore e il sogno (come aveva fatto Giotto), altri immaginano una forma di
mediazione (il Greco), mentre gli artisti del Nord ci fanno immergere di colpo nell'incubo. Anche di notte è possibile
vedere delle cose: invece di ampliare l'ambito di ciò che è visibile, l'oscurità fa emergere altri spazi di gioco, di
libertà o d'inquietudine.
L'obiettivo della mostra, che richiama inoltre l'attenzione su alcune opere enigmatiche (tra cui Il sogno di
Raffaello dell'incisore Raimondi e Il sogno del dottore di Dürer) non è solo storico. È opportuno ricordare
l'interesse dell'"ancien régime" del sogno, ampiamente cancellato dai nostri ricordi dalle rivoluzioni successive e
avverse alla psicanalisi e alle neuroscienze; tuttavia, lo è ancora di più invitare il pubblico stesso a sognare,
proponendogli per la prima volta un insieme così ricco di opere del Rinascimento. Per lasciare libere e aperte le
strade dell'immaginazione.
............................
curatori :
Alessandro Cecchi, direttore della Galleria Palatina e del Giardino di Boboli presso Palazzo Pitti, Firenze;
Yves Hersant, professore presso l’Ecole des hautes études en sciences sociales, Parigi;
Chiara Rabbi-Bernard, storica dell'arte
............................
apertura :
tutti i giorni dalle 10 alle 19.30, apertura
notturna, il lunedì e il venerdì fino alle 22
chiuso il 25 dicembre
tariffe:
11 €, tariffa ridotta 7,50 €
gratuito per i bambini sotto i 16 anni
gruppo 26-30 (4 persone tra i 26 e i 30 anni)
30 €
come arrivare:
metropolitana: fermata St Sulpice o Mabillon
linea RER B: fermata Luxembourg
autobus linee 58, 84, 89 : fermata
musée du Luxembourg / Sénat
audio: disponibile in inglese, francese,
spagnolo, e italiano : 4 € (ridotta 3 €, per il
download : 2 €)
per ulteriori informazioni o acquistare i
biglietti
www.museeduluxembourg.fr e
www.grandpalais.fr
pubblicazioni presso le edizioni
Réunion des musées nationauxGrand Palais, Paris
-catalogo della mostra:
22,5 x 26 cm, 176 pagine, 100
illustrazioni, 35 €
- album della mostra :
21 x 26,5 cm, 48 pagine, 40
illustrazioni 10 €
contatti stampa :
Réunion des musées
nationaux -Grand Palais
254 – 256 rue de Bercy
75577 Paris cedex 12
Florence Le Moing
[email protected]
+33 1 40 13 47 62
Julie Debout
[email protected]