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ilgiornale.it
Il Piccolo principe diventa cartoon per bambini
di ogni età
A dicembre al cinema la scommessa del regista Osborne: "Con il 3D
racconto l'immaginazione della nostra infanzia"
by Alexis Paparo • Feb. 10, 2015 • 3 min read • original
È questione di proporzioni. Annunci di voler rivisitare un classico, di
voler trasformare un patrimonio della letteratura mondiale come Il
Piccolo Principe , che dopo La Bibbia è il libro più tradotto della storia,
nella prima versione animata mai realizzata. Hai ottenuto pressoché
immediatamente attenzione, curiosità, aspettativa. Il difficile poi è
capire come manipolare il gigante, come non farsi fagocitare da una
delle storie più care all'umanità. E, non per ultimo, far sentire gli
spettatori appena usciti dalla sala grati e non truffati. «La sfida più
grande è stata non cader nel tranello di realizzare una “fotocopia” del
libro. Ecco perché ho fatto un film su come uno specifico personaggio lo
“vede” e ci si rapporta. È un tributo al suo potere, alle emozioni che
ognuno di noi ha vissuto leggendolo, a come ha cambiato le nostre vite.
Così è stato per me, e ho sentito che era questa la storia che doveva
essere raccontata», spiega il suo creatore Mark Osborne.
Il regista classe 1970, con all'attivo due nomination all'Oscar e il
successo planetario di Kung Fu Panda , il 3 dicembre 2015 approderà nei
cinema italiani con la sua versione animata della favola di Antoine de
Saint-Exupéry doppiata da un cast di stelle nostrane che comprende
Toni Servillo (l'aviatore), Paola Cortellesi (la Mamma), Stefano Accorsi
(la Volpe), Micaela Ramazzotti (la Rosa), Alessandro Gassmann (il
Serpente), Pif (il Re) e Alessandro Siani (il Vanitoso).
La pellicola è costruita come un gioco di scatole cinesi: «Per me era
importantissimo mantenere il libro piccolo e prezioso, farne il cuore
pulsante del film. Allo stesso modo però volevo esplorare i temi e le idee
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che vi erano proposti, in particolare i concetti del “Non si vede bene che
col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi” e “Tutti i grandi sono stati
bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”. Il tutto senza però
dilatare a dismisura la storia», continua il regista. Così il racconto del
rapporto tra la bambina e il vecchio aviatore un po' nostalgico alla
ricerca di qualcuno con cui rievocare l'incredibile incontro nel deserto
con il piccolo principe diventa la cornice nella quale si possono
sottolineare e esaltare le idee contenute nella storia originale.
Il 20 ottobre Osborne aprirà la 16esima edizione della View Conference,
la più importante conferenza europea, a Torino dal 19 al 23 ottobre,
dedicata alla grafica digitale, all'industria dello spettacolo e alla cultura
transmediale. Nel suo talk condurrà il pubblico all'interno del processo
creativo intrapreso con il team per trasformare il classico dello scrittore
francese in una pellicola animata. Un registro ideale secondo Osborne:
«L'animazione ha il potere di parlare ai bambini che siamo stati. Ecco
perché secondo me era perfetta per esplorare e trasportare nel film il
concetto stesso di immaginazione e il modo di pensare dei bambini». E
in particolare della bimba che a 9 anni sembra aver già archiviato
l'infanzia e sul cui incontro- scontro con l'aviatore anziano si innesta il
racconto del Piccolo Principe . Per preservare il legame con i disegni
originali di Saint-Exupéry e l'artigianalità che suggeriscono, la storia
reale è stata realizzata con la computer grafica da un team di 150- 200
animatori provenienti da Disney, Pixar e Dreamworks, mentre per
ricostruire il mondo del piccolo principe, della volpe, della rosa e del
serpente e preservarne la poesia Osborne ha scelto la «cara vecchia»
stop motion, realizzata da una crew di 80 artisti. La tecnica usa oggetti
inanimati che vengono spostati progressivamente e fotografati a ogni
cambio di posizione dando così l'illusione del movimento. «Mentre
mettevo insieme il team l'obiettivo era assicurarmi che chiunque mi
avrebbe seguito in questa avventura fosse connesso al libro, che come
me volesse tenerlo al sicuro».
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L'evoluzione naturale è stato un lavoro di cesello la cui durata è stata
inquantificabile, con le difficoltà più grandi nella resa grafica del
principe. «Tutti abbiamo in mente il disegno originale in due
dimensioni, ecco perché è stato così difficile renderlo in 3D. Ci hanno
provato parecchi membri del team, la mia indicazione è stata quella di
sentirsi liberi, esplorare tecniche diverse, fare proprio il personaggio.
Alla fine ho scelto il lavoro in stop motion di Alex Juhasz, allo stesso
modo originale eppure profondamente connesso con l'illustrazione di
partenza».
Una grande sfida professionale, un'avventura coraggiosa, ma la
trasposizione del Piccolo Principe per Mark Osborne è stata soprattutto
una scelta di cuore. «Il libro mi ha accompagnato per gran parte della
mia vita. Mi è stato donato 25 anni fa dalla mia fidanzata e oggi moglie
Kimb proprio prima che ci separassimo per alcuni anni. Lei spesso
includeva passi del libro nelle lettere che mi scriveva, allo stesso tempo
incoraggiandomi a inseguire il sogno di fare dell'animazione una
carriera. Posso dire che quelle pagine ci hanno tenuti insieme. Penso sia
una storia molto potente, e fin dall'inizio ho cercato di trovare un modo
per raccontare proprio questo: il potere del libro».
Original URL:
http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/piccolo-principe-diventa-cartoon-bambiniogni-et-1178171.html
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