Due figlie disabili e una regola: «Vivere con il sorriso sulle labbra»
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Due figlie disabili e una regola: «Vivere con il sorriso sulle labbra»
IL RESEGONE 23 marzo 2007 FAMIGLIE (STRA)ORDINARIE / 4 Quando in casa arriva il dolore LA CATECHESI DEL CARDINALE «Nei momenti della prova si scontrano, per così dire, due forze contrarie: una forza che ci porta a rinchiuderci in noi stessi e una che invece ci porta a invocare, a implorare, a chiedere ascolto, cioè vicinanza, condivisione, in una parola solidarietà. Noi abbiamo sentito tante volte l'episodio di Gesù che è amico e frequenta una famiglia di due sorelle, Maria e Marta, ed un fratello, Lazzaro. A un certo punto della vita di questa famiglia ecco una prova grossissima, quella della morte di Lazzaro. [...] Marta esce di casa e va incontro a Gesù e gli dice: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto". Questa donna invoca una presenza, un aiuto, chiede cioè che il Signore Gesù in questi momenti si faccia solidale» Due figlie disabili e una regola: «Vivere con il sorriso sulle labbra» CHIARA ZAPPA gni famiglia ha i suoi problemi, solo che in alcuni casi sono più evidenti, mentre in altri restano nascosti. I miei vicini di casa, magari, hanno più difficoltà di me e non sanno come affrontarle. Per questo bisogna sempre essere aperti alle altre famiglie che ci capita di incontrare, e magari aiutarsi a vicenda a vivere tutte le condizioni con una certa serenità». Questa è la "regola" di Annalisa Bestetti, caratese, sposata da 23 anni con Ercole e mamma di due figlie, Cristiana e Maddalena, entrambe affette da disabilità congenita. «Quando ci sposammo eravamo convinti di volere dei figli», racconta Annalisa. Anche se poi le cose presero una piega inaspettata, e dolorosa. La primogenita, Maddalena, nata 21 anni fa, presto evidenziò i sintomi di una forma autistica e di un ritardo mentale grave. 1 coniugi Bestetti decisero cosi di sottoporsi a una serie di esami, «ma a quel tempo le conoscenze sul Dna e gli strumenti a disposizione erano limitati», ricorda ancora Annalisa. Sta di fatto che i test non rilevarono alcuna anomalia, e lei rimase incinta di nuovo, di quella che - le dissero i medici - sarebbe stata una bella bambina sana. «Quando nacque Cristiana, 18 anni fa, io e mio marito pensavamo che quella nuova sorellina sarebbe stata un importante so- SI PARLA DI: LA NOSTRA FAMIGLIA stegno per Maddalena, pensavamo che avrebbe potuto prendersi cura di lei». Dopo qualche mese, però, a Cristiana fu diagnosticata una grave ipoprotidemia, cioè un'anormale diminuzione della concentrazione delle proteine nel sangue. Tradotto in pratica, questo significò «sei anni di calvario, vivendo per lunghi periodi in ospedale insieme alla piccola. Ci volle tutto quel tempo per capire che, dando alla bambina alcuni anticorpi, le sue condizioni di salute miglioravano. Ma una vera diagnosi non è mai arrivata, anche se alcuni medici parlavano della sindrome di Hennekam, che però non concede ai malati così tanti anni di vita». Da quei tempi, la vita quotidiana di Ercole e Annalisa cominciò a girare intorno alle necessità delle loro bambine. Dopo «la forte delusione, che non si trasformò però in rabbia o sconforto totale», arrivò la fase dell'impegno quotidiano, nell'affidamento a Dio. «Le prove a cui abbiamo dovuto far fronte hanno rinforzato la nostra fede: ci dicevamo: "Dio ci ha dato queste figlie e noi dobbiamo fare il nostro dovere di genitori. Non ci abbandonerà proprio adesso!". Tutto questo è servito anche a noi come coppia, per rafforzarci: uno supportava l'altro, senza mai perdere la speranza e la fiducia». Ma come è possibile per una famiglia sopravvivere a prove così grosse? Al primo posto, per i Bestetti, c'è proprio la fede. «Senza, sarebbe davvero molto difficile riuscire a vivere serenamente». Poi, naturalmente, c'è quell'amore che sta alla base di qualunque famiglia, e che aiuta ad accettare anche le rinunce e i PAG. 1 23 marzo 2007 IL RESEGONE compromessi che fanno parte del ménage familiare. «Io e mio marito abbiamo organizzato la nostra vita in modo da non rinunciare, nei limiti del possibile, alle nostre passioni e ai nostri interessi: Ercole, oltre al suo lavoro, porta avanti l'impegno come cabarettista, mentre io, che non lavoro, dedico molto tempo ed energie alle attività - di formazione, sensibilizzazione e anche pressione politica - legate all'Associazione Genitori de "La Nostra Famiglia"». Un altro dei "segreti del successo" della famiglia Bestetti, infatti, è proprio l'incontro avuto con il gruppo dei genitori di bambini e ragazzi disabili, attraverso l'istituto nato a Ponte Lambro. «Ai tempi in cui accompagnavo Maddalena a fare la riabilitazione, mi trovavo ad aspettare la bimba fianco a fianco con le altre mamme che avevano portato i loro figli», racconta Annalisa. «Du- rante quelle attese, piano piano, sono diventata amica di alcune mamme, finché sono venuta a sapere dell'esistenza dell'Associazione Genitori e ho pensato che avrei potuto mettermi in gioco». La famiglia Be- stetti iniziò così a partecipare, la domenica a Bosisio, alla "Scuola genitori", che comprendeva l'intervento di un esperto su temi molto concreti seguito da un pranzo comunitario e da lavori di auto-mutuo aiuto: «Per noi il confronto con le altre famiglie rappresentava una grossa opportunità di "respirare", una bella boccata di ossigeno, oltre a essere un percorso di crescita. All'inizio, infatti, si fa fatica ad accettare di entrare in un'associazione, perché sembra che solo la propria famiglia possa risolvere i suoi problemi. La scelta di condividerli con gli altri viene in un secondo momento». In questi anni, i Bestetti hanno fatto un lungo cammino e oggi sono loro a offrire ai nuovi arrivati sostegno e consigli. Per esempio «non chiudersi in se stessi ma cercare di continuare ad avere una vita, anche sociale. Non avere vergogna a portare i figli all'oratorio, o a fare sport: una cosa che fa bene alla famiglia ma anche alla comunità, sia perché prenda coscienza dei problemi delle persone con disabilità, sia perché sposti un po' la propria attenzione dalle futilità ai valori dell'essere umano.». Un'altra regola essenziale è quella di «concentrarsi sempre sul positivo, per non cadere in una for- ma compassionevole che non fa bene a nessuno». E poi - importantissimo - imparare a chiedere l'aiuto degli altri, persone e istituzioni. «In questi anni sono state approvate leggi che offrono contributi economici per chi realizza progetti in collaborazione con l'Asl, il Comune, la Regione. Noi, ad esempio, per due anni abbiamo avuto il sostegno di educatori per nostra figlia Maddalena: un contributo essenziale per sollevarci un po' dalle fatiche quotidiane e per ritagliarci spazi per noi, mentre qualcun altro portava Maddalena in piscina, o a fare un giro. Ma bisogna avere la forza e anche l'umiltà di chiedere, e dare fiducia anche agli altri», continua Annalisa. «Bisogna rendersi conto che è giu- II "Padiglione 7 de "La Nostra Famiglia" di Bosisio Parini sto, non solo per sé ma anche per i nostri figli, che imparano a relazionarsi con altre persone che non siano solo i familiari stretti». Qualche volta, Annalisa ed Ercole hanno chiesto all'educatore di fermarsi di sera, per poter uscire insieme, andare al cinema. Addirittura concedersi un week-end di vacanza. Perché «la cop- pia deve poter non perdere la propria identità». Tra le tante cose che i Bestetti hanno imparato, tuttavia, ce n'è una che più di altre guida la loro vita quo- tidiana: «Bisogna sempre mettere gioia in tutto ciò che si fa, perché le nostre figlie avvertono qualunque sentimento e per loro percepire la nostra gioia è fondamentale». SI PARLA DI: LA NOSTRA FAMIGLIA PAG. 2