Richiedenti asilo - amnesty :: Rapporto annuale
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ACQUISTA ACQUISTA ONLINE ONLINE >> Africa Subsahariana 12 DUEMILA Eritrea 2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 79 AFRICA SUBSAHARIANA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE A cinque anni di distanza da quando lo scarico di rifiuti tossici aveva colpito migliaia di persone, molte delle vittime non avevano ricevuto alcun risarcimento dal gruppo petrolifero Trafigura. A fine anno, le vittime non avevano ancora avuto accesso a informazioni relative a possibili conseguenze per la salute e alcuni siti dove erano stati scaricati i rifiuti tossici non erano stati ancora completamente decontaminati. RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL Côte d’Ivoire: Mission report (AFR 31/001/2011) Côte d’Ivoire: Arbitrary detention of actual or perceived supporters of Laurent Gbagbo (AFR 31/006/2011) Côte d’Ivoire: “We want to go home, but we can’t” - continuing crisis of displacement and insecurity (AFR 31/007/2011) Côte d’Ivoire: The ICC Prosecutor should investigate the most serious crimes committed since 2002 (AFR 31/010/2011) Côte d’Ivoire: Missing millions must reach Trafigura toxic waste victims (PRE 01/408/2011) ERITREA ERITREA Capo di stato e di governo: Isaias Afewerki Pena di morte: abolizionista de facto Popolazione: 5,4 milioni Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 55,2‰ Alfabetizzazione adulti: 66,6% Le libertà di espressione e di associazione sono state fortemente limitate. Non erano tollerati partiti politici d’opposizione, mezzi d’informazione indipendenti, organizzazioni della società civile o gruppi di fede religiosa non registrati. L’arruolamento militare è rimasto obbligatorio e spesso esteso a tempo indeterminato. Migliaia di prigionieri di coscienza e prigionieri politici hanno continuato a essere detenuti arbitrariamente. Tortura e altri maltrattamenti sono state pratiche comuni. Le condizioni di detenzione erano deplorevoli. Moltissimi cittadini eritrei hanno continuato a fuggire dal paese. Rapporto annuale 2012 - Amnesty International 79 2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 80 RAPPORTO 2012 CONTESTO Una grave siccità ha colpito la regione, lasciando più di 10 milioni di persone bisognose di urgente assistenza. Il governo eritreo ha negato che il paese fosse colpito dalla siccità o da carestie alimentari e ha negato alle agenzie di aiuto delle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie l’accesso nel paese. A novembre, il governo ha comunicato alla delegazione dell’Eu, ad Asmara, che intendeva chiudere tutti i programmi europei per lo sviluppo che erano in corso. A luglio, un rapporto del Gruppo di monitoraggio delle Nazioni Unite sulla Somalia e l’Eritrea ha riferito che l’Eritrea aveva contribuito alla pianificazione di un attentato dinamitardo a un summit dell’Au in Etiopia, a gennaio. A dicembre, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rafforzato le sanzioni nei confronti dell’Eritrea per aver continuato a fornire fondi, addestramento e altro tipo di sostegno a gruppi armati d’opposizione, tra cui al-Shabab; per non aver risolto la disputa di confine con il Gibuti e per aver pianificato un attentato contro il summit dell’Au. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto all’Eritrea di cessare qualsiasi tentativo di destabilizzare gli stati, di porre fine all’utilizzo della “tassa sulla diaspora”, imposta agli eritrei all’estero per finanziare la destabilizzazione della regione, e di astenersi dal ricorrere a minacce di violenza e ad altri mezzi illeciti per riscuotere questa tassa. Ha inoltre chiesto trasparenza sull’utilizzo dei proventi derivanti dall’industria mineraria e ha esortato tutti gli stati a stare in allerta nei rapporti commerciali con l’Eritrea, al fine di assicurare che nessuna risorsa contribuisca alla violazione da parte dell’Eritrea delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Due prigionieri di guerra gibutiani sono fuggiti dall’Eritrea, malgrado il governo eritreo avesse negato di continuare a detenere prigionieri gibutiani, dopo gli scontri avvenuti tra i due paesi nel 2008. A dicembre, le Nazioni Unite hanno chiesto all’Eritrea di rendere pubbliche le informazioni riguardanti qualsiasi combattente gibutiano trattenuto come prigioniero di guerra. PRIGIONIERI POLITICI E PRIGIONIERI DI COSCIENZA Nel paese erano migliaia i prigionieri di coscienza. Tra questi c’erano attivisti politici, giornalisti, religiosi praticanti e renitenti alla leva. Nessuno era stato accusato o processato per qualche reato. Le famiglie della maggior parte dei prigionieri non sapevano dover si trovassero i loro congiunti. Il governo si è rifiutato di confermare le notizie secondo cui nove appartenenti al gruppo denominato G15, 11 politici di primo piano detenuti arbitrariamente dal 2001, fossero deceduti in detenzione negli ultimi anni. A ottobre, è giunta notizia che Dawit Isaak, uno dei 10 giornalisti indipendenti anch’essi detenuti dal 2001, 80 Rapporto annuale 2012 - Amnesty International 2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 81 AFRICA SUBSAHARIANA era probabilmente deceduto in detenzione, in quanto non si trovava più nel carcere dove era trattenuto. Il governo non ha confermato queste notizie. A ottobre, Senay Kifleyesus, un uomo d’affari, è stato arrestato, secondo quanto riferito dopo essere stato citato in un cablogramma di Wikileaks, in cui avrebbe criticato il presidente. LIBERTÀ DI RELIGIONE O CREDO Soltanto i membri di culti autorizzati, la Chiesa eritrea ortodossa, le Chiese cattolica e luterana e l’Islam hanno avuto il permesso di praticare la loro fede. I membri di culti non autorizzati hanno continuato a subire arresti, detenzioni arbitrarie e maltrattamenti. Si ritiene che nel paese fossero più di 3000 i cristiani di gruppi religiosi non registrati detenuti arbitrariamente, compresi 51 testimoni di Geova. I testimoni di Geova Paulos Eyassu, Isaac Mogos e Negede Teklemariam sono rimasti detenuti arbitrariamente e senza accusa, nel campo militare di Sawa, dove erano trattenuti dal 1994 per obiezione di coscienza al servizio militare. Secondo quanto riferito, a maggio, in un villaggio nei pressi di Asmara sono stati arrestati 64 cristiani. Sei sono stati rilasciati ma gli altri 58 sono rimasti detenuti arbitrariamente in una località sconosciuta, in quanto sospettati di praticare un culto non registrato. Si ritiene che la maggior parte sia stata condotta nella prigione di Me’eter, abitualmente utilizzata per incarcerare i detenuti religiosi. A novembre, Mussie Eyob, un evangelista, è stato rimandato in Eritrea dopo essere stato arrestato per proselitismo in Arabia Saudita. Si ritiene che sia detenuto in incommunicado. A luglio, Misghina Gebretinsae, un testimone di Geova, è morto in detenzione nel carcere di Me’eter, dove si trovava trattenuto senza accusa dal luglio 2008. A ottobre è stato riferito che tre cristiani erano morti in detenzione. Due donne, Terhase Gebremichel Andu e Ferewine Genzabu Kifly, sarebbero decedute nel campo militare di Adersete, in Eritrea occidentale, a causa delle deplorevoli condizioni e dei maltrattamenti subiti. Erano detenute dal 2009, quando furono arrestate durante un incontro di preghiera in una casa privata. Angesom Teklom Habtemichel sarebbe morto a causa della malaria, dopo che gli erano state negate le cure mediche nel campo militare di Adi Nefase, ad Asab, dopo due anni di detenzione arbitraria. LEVA MILITARE Il servizio militare è obbligatorio per tutti gli uomini e le donne al di sopra dei 18 anni. A tutti gli studenti è richiesto di completare il loro secondo anno della scuola secondaria presso il campo di addestramento militare di Sawa ed è stato denunciato che minori di non più di 15 anni sono stati catturati in retate e portati a Sawa. Rapporto annuale 2012 - Amnesty International 81 2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 82 RAPPORTO 2012 Il periodo iniziale del servizio nazionale di 18 mesi è stato frequentemente esteso a tempo indeterminato. Alle reclute vengono corrisposti salari minimi non in grado di soddisfare le necessità di base delle loro famiglie. Le pene per i disertori e i renitenti alla leva comprendono tortura e detenzione senza processo. Il servizio nazionale spesso implica lavoro forzato in progetti statali, come la costruzione di strade o impieghi per società possedute e gestite da élite militari o di governo. Compagnie minerarie internazionali hanno rischiato di impiegare lavoro forzato subappaltando commesse a queste società. TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI Le condizioni nelle carceri erano estremamente dure e in molti casi si sono configurate come trattamento o pena crudele, disumana e degradante. Molti detenuti sono stati tenuti in celle sotterranee o container di metallo, spesso in località situate nel deserto e hanno pertanto sofferto caldo e freddo estremi. La quantità di cibo e acqua potabile per i prigionieri era inadeguata. Molti reclusi sono stati tenuti in condizioni di grave sovraffollamento e mancanza di igiene. Tortura e altri maltrattamenti nei confronti di detenuti sono risultati diffusi. Prigionieri sono stati costretti ad attività dolorose e degradanti e sono stati legati con funi in posizioni dolorose per periodi prolungati. RIFUGIATI L’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha calcolato che ogni mese sono fuggiti dal paese 3000 eritrei, la maggior parte verso l’Etiopia e il Sudan, nonostante una politica di “sparare per uccidere” per chiunque fosse colto nel tentativo di attraversare il confine. Molti erano giovani che cercavano di sfuggire al servizio militare nazionale a tempo indeterminato. I familiari di coloro che sono scappati hanno dovuto affrontare rappresaglie, come vessazioni, multe e carcerazioni. Richiedenti asilo eritrei rimpatriati con la forza erano a grave rischio di essere detenuti arbitrariamente e torturati. Malgrado ciò, moltissimi sono stati rimpatriati con la forza da diversi paesi. A luglio, una donna eritrea è morta e un’altra è rimasta gravemente ferita, dopo che si erano lanciate da un autocarro, sul quale stavano per essere rimpatriate con la forza in Eritrea dalle autorità sudanesi. A ottobre, il Sudan ha rimpatriato forzatamente più di 300 rifugiati e richiedenti asilo eritrei. I rimpatri forzati hanno coinciso con una visita in Sudan del presidente eritreo. È stato denunciato che, durante la detenzione in Sudan, cinque rifugiati eritrei erano stati portati via da soldati eritrei; di loro si sono perse le tracce. A ottobre, almeno 83 eritrei sono stati espulsi dall’Egitto, senza poter accedere all’Unhcr. A fine di ottobre, 82 Rapporto annuale 2012 - Amnesty International 2_AFRICA SUBSAHARIANA_amnesty 2012 10/05/12 13.54 Pagina 83 AFRICA SUBSAHARIANA è giunta notizia che altri 118 eritrei detenuti in Egitto erano a rischio di imminente espulsione. Rappresentanti diplomatici eritrei hanno avuto accesso ai detenuti, ai quali è stato chiesto di compilare dei moduli per organizzare il loro rientro in patria. Secondo le denunce, molti sono stati percossi dalle forze di sicurezza dopo che si erano rifiutati di farlo. ETIOPIA REPUBBLICA FEDERALE DEMOCRATICA D’ETIOPIA Capo di stato: Girma Wolde-Giorgis Capo del governo: Meles Zenawi Pena di morte: mantenitore Popolazione: 84,7 milioni Aspettativa di vita: 59,3 anni Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 104,4‰ Alfabetizzazione adulti: 29,8% Un giro di vite sulla libertà d’espressione ha portato all’arresto di decine di giornalisti ed esponenti politici d’opposizione accusati di terrorismo, tradimento e altri reati. Una legislazione repressiva ha di fatto impedito il lavoro delle organizzazioni per i diritti umani. Vasti appezzamenti di terreno sono stati dati in concessione a società estere, determinando lo sfollamento su vasta scala della popolazione locale. È proseguita la costruzione di una diga con possibili conseguenze sulla vita di mezzo milione di persone. CONTESTO Il 28 maggio, il Fronte democratico rivoluzionario del popolo etiope ha celebrato il suo 20° anniversario dall’ascesa al potere. Ad Addis Abeba si è svolta una manifestazione filogovernativa a cui i dipendenti pubblici sono stati obbligati a partecipare. Il governo ha attuato misure per assicurare che le programmate proteste contro il governo non avessero luogo. L’Etiopia è stata colpita dalla siccità che ha interessato la regione. Sono state segnalate gravi scarsità di cibo, in particolare nelle regioni di Somali e Oromia. Sono proseguite le schermaglie tra le forze governative e i gruppi armati d’opposizione in diverse parti del paese, tra cui le regioni di Somali, Oromia, Afar e Tigray. A febbraio, si sono svolte le elezioni per migliaia di seggi dei consigli distrettuali, locali Rapporto annuale 2012 - Amnesty International 83