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LEIBNIZ Supplemento matematico al testo L’Economia — The CORE Project Notazioni e convenzioni. Data una funzione y = f (x), la sua derivata si scrive dy/dx. Una notazione alternativa è f 0 (x). La derivata seconda è la derivata della derivata, e si scrive d 2 y/dx 2 oppure f 00 (x). Data una funzione in due variabili z = f (x, y), possiamo derivare rispetto a x, trattando y come una costante. La derivata risultante è detta derivata parziale di f rispetto a x e si indica con ∂ f /∂x o anche ∂z/∂x. Analogamente, la derivata rispetto a y, trattando x come una costante, è detta derivata parziale di f rispetto a y e si scrive ∂ f /∂y o anche ∂z/∂y. Differenziando ancora, abbiamo le derivate parziali seconde ∂ 2 f /∂x 2 e ∂ 2 f /∂y 2 . In modo simile, possiamo definire ! ! ∂ ∂f ∂ ∂f e ∂y ∂x ∂x ∂y note come derivate parziali miste. Per le funzioni che tipicamente sono oggetto di analisi, le due derivate parziali miste sono uguali, e il loro valore comune si indica indifferentemente ∂2f ∂2f oppure . ∂x∂y ∂y∂x Leibniz 1. La curva di isocosto e la sua inclinazione Definiamo la curva di isocosto e spieghiamo il significato della sua inclinazione e la sua intercetta. Nel testo, abbiamo considerato il costo di produzione quando assumere un lavoratore costa 20 £ e una tonnellata di carbone costa 10 £, e abbiamo tracciato una retta nella figura 7 del capitolo 2 lungo la quale il costo di produzione è costante. Generalizzando, se il costo di un’unità di lavoro è w e di una tonnellata di carbone è p, il costo di produzione sarà wL + pR, dove L è il numero di unità di lavoro e R la quantità di carbone in tonnellate utilizzati nel processo produttivo. Tale espressione assumerà un valore costante lungo una curva esprimibile mediante l’equazione wL + pR = c dove c è una costante positiva che rappresenta il costo. Possiamo riscrivere l’equazione così: c w R = − L. p p L’Economia by The CORE Project pagina 1 § 2.6 Vediamo che se L cresce di un’unità, R si ridurrà di w/p unità. L’inclinazione della retta che rappresenta tale equazione è dunque −w/p, cioè il prezzo relativo dei due input con segno meno. Possiamo anche vedere che se L = 0 allora R = c/p: questa è l’intercetta della retta di isocosto sull’asse R. Se c cambia mentre p e w restano invariato, l’intercetta si sposta: l’inclinazione non cambia e la retta si sposta parallelamente. Leibniz 2. Proprietà della funzione di produzione Funzione di produzione, produttività media marginale Mostriamo come è possibile rappresentare matematicamente la funzione di produzione e come sono definiti il prodotto medio e il prodotto marginale. Possiamo scrivere la funzione di produzione in termini matematici: y = f (h) dove y è l’output e h sono le ore di lavoro impiegate. Il prodotto medio è definito nel testo come f (h) y = n h Nel testo, si definisce anche la produttività marginale del lavoro come l’extra output ottenuto da un’unità extra di lavoro. Ora è possibile essere più precisi considerando ciò che succede quando si utilizzino solo un po’ più di lavoro al posto di un’intera unità aggiuntiva. Se una quantità addizionale di lavoro (∆h) producesse una quantità addizionale di output (∆y), allora la variazione di output in rapporto alla variazione di lavoro sarebbe: f (h + ∆h) − f (h) ∆y = ∆h ∆h Quando ∆h tende a zero ∆y dy → ∆h dh che è la definizione analitica di prodotto marginale. Nei Leibnitz seguenti si useranno le definizioni analitiche delle quantità marginali. L’extra output ottenuto da un’unità extra di lavoro è approssimato efficacemente dal prodotto marginale definito analiticamente se le variazioni nell’impiego di lavoro sono sufficientemente piccole. Nel testo abbiamo anche visto una funzione di produzione rappresentata nella figura 2 del capitolo 2. Una funzione che ha le stesse caratteristiche doi quella della figura 2 è y = Ah α dove A e α sono costanti tali che A > 0 e 0 < α < 1. Il significato dei limiti imposti ad α saranno chiariti in seguito. In realtà si può subito osservare che questa funzione non è la rappresentazione precisa di quella nella figura 2, perché mentre quest’ultima è costante per h > 15, la prima è sempre crescente in h. Visto che il prodotto marginale è la derivata dy/dh, il prodotto marginale nel caso della funzione considerata sarà α αy α Ah α−1 = Ah α = h h L’Economia by The CORE Project pagina 2 § 3.1 Se le ore lavorate h sono positive allora anche l’output y sarà positivo. Visto che anche α è positivo, avremo che αy >0 h e quindi il prodotto marginale è positivo. Ora possiamo spiegare i limiti imposti ad α. Dato che il prodotto medio è y/h e il prodotto marginale è αy/h, α è il rapporto fra il prodotto marginale e quello medio. L’ipotesi che α < 1 implica che il prodotto marginale del lavoro sia sempre inferiore al prodotto medio del lavoro. Scriviamo La produttività marginale decrescente Nel testo si è spiegato, usando la figura 2, che la produttività marginale del lavoro si può assumere come decrescente. Forniamo ora una formulazione matematica di questo concetto con riferimento a una data funzione di produzione. Nel paragrafo precedente abbiamo considerato la seguente funzione di produzione: y = Ah α dove A e α sono costanti tali che A > 0 e 0 < α < 1. Abbiamo anche visto che in questo caso il prodotto marginale del lavoro sarà prodotto marginale del lavoro = α Ah α−1 = α α αy Ah = h h che è positivo se h > 0. Dimostreremo ora che se le ore di lavoro aumentano il prodotto marginale del lavoro diminuisce. Nell’espressione del prodotto marginale α Ah α−1 , h è elevato alla potenza α − 1, che è negativa se α < 1. Quando h aumenta h α−1 diminuisce, e siccome A e α sono positive diminuisce anche α Aα−1 e quindi diminuisce la produttività marginale del lavoro. Questo può essere visto anche calcolando la derivata seconda: Ah α y d2 y α−2 = (α − 1)α Ah = α(α − 1) = α(α − 1) 2 . 2 2 dh h h Come prima, h, A e α sono positivi. Siccome 0 < α < 1, abbiamo α(α − 1) < 0. Ne segue che y d2 y = α(α − 1) < 0. dh2 h2 Da ciò la conclusione che il prodotto marginale (dy/dh) diminuisce quando h aumenta. Funzioni convesse e funzioni concave Spieghiamo il concetto di funzione concava e convessa nell’ambito delle funzioni di produzione. Nel caso della funzione di produzione y = Ah α con A > 0 e 0 < α < 1, abbiamo visto che il prodotto marginale è decrescente. Questo significa che quando ci muoviamo L’Economia by The CORE Project pagina 3 verso la destra lungo il grafico della funzione, l’inclinazione della cirva diminuisce. Una funzione con una tale proprietà è detta concava. La proprietà della concavità ha un implicazione. Supponiamo che le ore lavorate in un periodo siano 0 e in un secondo periodo siano 16. Ora confrontiamo l’output prodotto in questi due periodi con l’output prodotto utilizzando 8 ore di lavoro in entrambi i periodi. Si note che in tutti e due i casi il lavoro complessivamente impiegato è 16. Assumiamo √ per semplicità che A = 1 e α = 0, 5, per cui la funzione di produzione diventa y = h. Quando le ore di lavoro sono 0 anche il prodotto è 0: quando le ore lavorate sono 16 il prodotto è 4; e quindi nei due periodi il prodotto complessivo sarà √ 4. Se al contrario si lavorasse √ uguale a 8 in √ per 8√ore in ogni periodo, il prodotto sarebbe ogni periodo. Siccome 8 = 2 2, l’output complessivo sarebbe 4 2, che è maggiore di 4. E quindi per un dato ammontare di ore lavorate l’output totale è maggiore se le ore sono distribuite in maniera meno estrema. Se invece avessimo assunto che α > 1, avremmo trovato che l’output totale è maggiore quando il lavoro viene distribuito in modo diseguale. In questo caso l’inclinazione della funzione di produzione aumenta quando il lavoro impiegato aumenta: il prodotto marginale del lavoro aumenta invece di diminuire all’aumentare di h. In questo caso la funzione sarebbe stata convessa. Potere controllare per vostro conto sostituendo ad α valori maggiori di 1 (ad esempio 2). Leibniz 3. Preferenze e insieme fattibile Il tasso marginale di trasformazione Ricaviamo l’espressione matematica del saggio marginale di trasformazione ed esaminiamo le sue proprietà. Nel testo, abbiamo visto che il saggio marginale di trasformazione è il valore assoluto dell’inclinazione della frontiera del consumo possibile. La frontiera del consumo possibile, e quindi il saggio marginale di trasformazione, dipende dalla funzione di produzione. Consideriamo la funzione di produzione y = f (h), dove y è l’output e h sono le ore di lavoro impiegate. Sostituiamo nell’espressione utilizzando la relazione tra ore di lavoro e ore di tempo libero: h = h̄ − ` dove h̄ è il totale delle ore che possono essere allocate tra lavoro e tempo libero. L’equazione della frontiera del consumo possibile è quindi y = f ( h̄ − `). Troviamo l’inclinazione della frontiera del consumo possibile derivando rispetto a `. Utilizzando la regola di derivazione della funzione composta: d dy = f 0 ( h̄ − `) · ( h̄ − `) = − f 0 ( h̄ − `). d` d` Assumiamo come prima che il prodotto marginale del lavoro sia positivo e decrescente. Pertanto − f 0 ( h̄ − `), l’inclinazione della frontiera del consumo possibile, è un numero negativo; il suo valore assoluto, noto come saggio marginale di trasformazione, è L’Economia by The CORE Project pagina 4 § 3.3 f 0 ( h̄ − `). Possiamo pensare al saggio marginale di trasformazione come ad una misura della riduzione dell’output quando il tempo libero aumenta di un’ora. Così come per il saggio marginale di sostituzione, si tratta solo di un valore approssimato, ma è una buona approssimazione finché ci riferiamo a piccole variazioni. L’inclinazione della frontiera del consumo possibile è negativa, come illustrato nella figura 5 del capitolo 3. La figura mostra anche che man mano che ci muoviamo verso destra lungo la frontiera, aumentando il tempo libero e riducendo il consumo, la curva diventa più ripida: il saggio marginale di trasformazione aumenta. Ciò dipende dall’ipotesi di rendimenti decrescenti (prodotto marginale del lavoro decrescente). Al crescere di `, le ore di lavoro diminuiscono e, grazie all’ipotesi di rendimenti decrescenti, il prodotto marginale del lavoro f 0 ( h̄ − `) aumenta. Funzioni di utilità in due variabili, utilità marginale, curve di indifferenza, saggio marginale di sostituzione Definiamo l’utilità marginale per una funzione in due variabili e otteniamo la formula della pendenza della curva di indifferenza in termini di utilità marginali. Assumiamo che l’utilità U dipenda sia dal tempo libero che dal consumo. Esprimiamo questa dipendenza mediante la funzione U = U (`, y), dove ` è il numero di ore di tempo libero e y è una misura del consumo. Assumiamo che tutto quanto è prodotto sia consumato, cosicché y è anche una misura dell’output: nell’esempio del capitolo 3 del testo, y è il voto ottenuto nell’esame. Le derivate parziali ∂U/∂` e ∂U/∂y sono note rispettivamente come utilità marginale del tempo libero e utilità marginale del consumo. Assumiamo che un aumento del tempo libero e del consumo comporti sempre un aumento dell’utilità dell’individuo, per cui entrambe le utilità marginali sono positive. Le figure 3 e 4 del capitolo 3 mostrano graficamente le funzioni di utilità parziali; le loro inclinazioni (positive) rappresentano le utilità marginali. Possiamo fare lo stesso in questa sede tenendo costante y e pensando a U come una funzione di ` soltanto, o viceversa tenendo costante ` e pensando a U come funzione solo di y. Le curve nei grafici delle figure 3 e 4 sono concave, con l’utilità marginale di ` decrescente al crescere di `, e lo stesso per y. L’equazione di una tipica curva di indifferenza è U (`, y) = c dove c è una costante. Mostriamo ora la relazione tra inclinazione delle curve di indifferenza e utilità marginali. Supponiamo che ` e y subiscano una piccola variazione ∆` e ∆y. La variazione di U sarà ∂U ∂U ∆` + ∆y. ∆U ≈ ∂` ∂y Supponiamo che sia il punto iniziale (`, y) che quello finale, dopo la variazione, siano sulla curva di indifferenza U (`, y) = c. In questo caso ∆U = 0, per cui ∂U ∂U ∆` + ∆y ≈ 0 ∂` ∂y L’Economia by The CORE Project pagina 5 ovvero, riarrangiando , ∆y ∂U ∂U ≈ − ∆` ∂` ∂y Questo è un esempio della regola della derivata implicita, che incontreremo ancora nei Leibniz successivi. Dal momento che stiamo considerando movimenti lungo una curva di indifferenza, dy/d` è l’inclinazione della curva stessa. E dal momento che le utilità marginali ∂U/∂` e ∂U/∂y sono positive, sarà dy/d` < 0, il che conferma che la curva di indifferenza è inclinata negativamente. Il valore assoluto di detta inclinazione è detto saggio marginale di sostituzione tra consumo e tempo libero. L’ultima equazione ci dice dunque che saggio marginale di sostituzione = utilità marginale del tempo libero . utilità marginale del consumo Possiamo pensare al saggio marginale di sostituzione come all’ammontare del consumo cui l’individuo è disposto a rinunciare per avere un’unità aggiuntiva di tempo libero, mantenendo costante l’utilità. È solo un’approssimazione, ma è una buona approssimazione se si tratta di piccole quantità; vale quanto abbiamo detto a proposito della definizione di produttività marginale del lavoro in Leibniz 2. Che succede al saggio marginale di sostituzione (SMS) quando la combinazione di ` e y dell’individuo si muove lungo la curva di indifferenza verso destra, con ` che cresce e y che si riduce? Sotto ipotesi ragionevoli, esso si riduce. Come abbiamo fatto nel testo, assumiamo che l’utilità marginale del tempo libero sia una funzione crescente rispetto al tempo libero (per dato consumo) che l’utilità marginale del consumo sia una funzione decrescente del consumo (per dato tempo libero): in altre parole, l’utilità è concava sia in ` che in y, come nelle figure 3 e 4. Assumiamo anche che l’utilità marginale del tempo libero cresca, o non cambi, se il consumo cresce; da quanto abbiamo detto sulle derivate parziali sappiamo che ciò equivale a dire che l’utilità marginale del consumo aumenta, o resta invariata, al crescere del tempo libero. Dunque, se ` aumenta e y diminuisce l’utilità marginale del tempo libero si riduce e l’utilità marginale del consumo aumenta. Pertanto, il saggio marginale di sostituzione, essendo pari al rapporto tra una quantità che si riduce e una che aumenta, tenderà a ridursi quando ci muoviamo verso destra lungo una curva di indifferenza. Il saggio marginale di sostituzione decrescente quando la funzione di utilità è del tipo Cobb-Douglas Illustriamo quanto detto nel paragrafo precedente nel caso di una specifica funzione di utilità. Come abbiamo fatto sopra, consideriamo un individuo con funzione di utilità U = U (`, y), dove ` è il numero di ore di tempo libero e y è il consumo. Supponiamo che la funzione di utilità assuma la forma specifica U = `α y β , dove α e β sono costanti tali che 0 < α < 1 e 0 < β < 1. Una tale funzione di utilità è detta di tipo Cobb-Douglas; α e β indicano l’importanza che l’individuo assegna rispettivamente al tempo libero e al consumo. L’Economia by The CORE Project pagina 6 Derivando rispoeto a ` otteniamo l’utilità marginale del tempo libero: ∂U U = α` α−1 y β = α . ∂` ` Dal momento che α > 0, l’utilità marginale del tempo libero è positiva per tutti i valori positivi di consumo e tempo libero. Inoltre, dal momento che α < 1, l’utilità marginale del tempo libero si riduce se il tempo libero aumenta e il consumo rimane costante; per vedere perché, si osservi che ` è elevato ad una potenza negativa (α − 1) nell’espressione di ∂U/∂`. In modo analogo, l’utilità marginale del consumo è U ∂U = β . ∂y y Ricordando che 0 < β < 1 e ragionando come abbiamo fatto sopra, vediamo che l’utilità marginale del consumo è positiva per tutti i valori positivi di consumo e tempo libero, e che l’utilità marginale del tempo libero si riduce al crescere del consumo se il tempo libero resta costante. Dunque, sia l’utilità marginale del tempo libero che quella del consumo è positiva ma decrescente. In altre parole l’utilità è concava in ciascun bene, come illustrato dalle figure 3 e 4 del capitolo 3. Notiamo anche che, siccome ∂U = α` α−1 y β ∂` e α e β sono positivi, ∂U/∂` è una funzione crescente rispetto a y per dato `, quindi soddisfa le condizioni indicate in conclusione al paragrafo precedente, che assicurano che il saggio marginale di sostituzione si riduca quando ci muoviamo verso destra lungo una curva di indifferenza, cioè quando il tempo libero aumenta e il consumo si riduce. Il fatto che con la funzione di utilità Cobb-Douglas il saggio marginale di sostituzione può essere dimostrato in modo più semplice e diretto. Il saggio marginale di sostituzione , U U SMS = ` y sarà in questo caso: , αU βU αy SMS = = , ` ` β` che ovviamente diminuisce quando ` aumenta e quando y si riduce. Notiamo anche che questa dimostrazione del fatto che il saggio marginale di sostituzione è decrescente richiede soltanto che α e β siano positivi, non che essi assumano valori minori di 1. L’Economia by The CORE Project pagina 7 Leibniz 4. L’allocazione ottimale del tempo libero Il saggio marginale di trasformazione e il saggio marginale di sostituzione Nel testo, abbiamo visto che un individuo raggiunge il più alto livello di utilità possibile sulla frontiera del consumo possibile in corrispondenza di un punto in cui il saggio marginale di trasformazione è uguale al saggio marginale di sostituzione. Deriviamo ora questa condizione di uguaglianza, e dimostriamo che c’è solo una combinazione di consumo e tempo libero che la rispetta. Sia U (`, y), dove ` sono le ore di tempo libero e y il consumo (es. il voto nell’esame come nel capitolo 3), la funzione di utilità individuale. Dal momento che l’individuo desidera selezionare un punto sulla frontiera del consumo fattibile, possiamo pensare a y come una funzione di `, ovvero y = y(`). Possiamo quindi esprimere l’utilità come se fosse funzione della sola variabile `: U = U (y(`), `). L’individuo sceglie ` in modo da massimizzare tale funzione. La derivata totale dell’utilità rispetto a ` è dU ∂U ∂U dy = + , d` ∂` ∂y d` dove dy/d` è l’inclinazione della frontiera del consumo possibile. Perché l’utilità sia massimizzata dU/d` deve essere pari a zero, ovvero deve essere soddisfatta la condizione , dy ∂U ∂U = . − d` ∂` ∂Y Abbiamo visto in Leibniz 3 che il lato sinistro dell’equazione è il saggio marginale di trasformazione (SMT), e che il lato destro è il saggio marginale di sostituzione. Pertanto, in corrispondenza dell’ottimo SMT = SMS. Questa equazione è un esempio di condizione del primo ordine per l’ottimizzazione; ovvero, di condizione relativa alle derivate prime. In Leibniz 3 abbiamo mostrato che il SMT è una funzione crescente e che il SMS è una funzione decrescente rispetto al tempo libero. C’è pertanto un solo valore di ` in corrispondenza del quale i due saggi sono uguali. Come nella figura 7 del capitolo 3, c’è un solo punto in cui la frontiera del consumo possibile e la più alta curva di indifferenza raggiungibile possono essere tangenti l’una con l’altra. Saggio marginale di trasformazione e di sostituzione: un esempio Illustriamo i principi del paragrafo precedente con una specifica funzione di produzione e di utilità. Come in Leibniz 2, assumiamo che la funzione di produzione sia y = Ah α , dove y è l’output, h sono le ore di lavoro impiegate, A e α sono costanti positive e α < 1. L’Economia by The CORE Project pagina 8 § 3.4 Assumiamo per semplicità che A = 1. Come in Leibniz 3, assumiamo che le ore di lavoro h e quelle di tempo libero ` soddisfino la relazione h = h̄ − `, dove h̄ è il numero totale di ore disponibili. Questo vincolo, insieme con la funzione di produzione, ci dà l’equazione della frontiera del consumo possibile: y = ( h̄ − `) α . derivando rispetto a ` abbiamo dy αy = −α( h̄ − `) α−1 = − . d` h̄ − ` Dunque, il saggio marginale di trasformazione (SMT) è dato dall’equazione SMT = − αy dy = . d` h̄ − ` Esso soddisfa le proprietà indicate nel paragrafo precedente: è positivo e cresce se ci muoviamo lungo la frontiera aumentando il tempo libero e diminuendo il consumo. Per dimostrare quest’ultima proprietà deriviamo nuovamente: g d f d2 y d (SMT) = − 2 = α ( h̄ − `) α−1 = α(1 − α)( h̄ − `) α−2 , d` d` d` che è una quantità positiva, visto che 0 < α < 1. Troviamo ora la scelta ottima di consumo e tempo libero corrispondente a questa specifica frontiera del consumo possibile e a questa specifica funzione di utilità. Come nell’ultimo paragrafo di Leibniz 3, assumiamo per la funzione di utilità la forma funzionale U (`, y) = ` a y b , dove a e b sono due costanti positive [usiamo a e b invece di α e β perché abbiamo usato α nell’espressione della funzione di produzione]. Come abbiamo visto sopra, il saggio marginale di sostituzione (SMS) per questa funzione di utilità è ay/b`. In corrispondenza del punto di ottimo in cui SMT = SMS, avremo dunque ay αy = . b` h̄ − ` Dividendo per y e riarrangiando l’equazione, abbiamo (a + αb)` = a h̄. Quest’ultima equazione e quella relativa alla frontiera del consumo possibile ci consentono di determinare l’ottima scelta di tempo libero e consumo: !α a h̄ αbh̄ ∗ ∗ α ∗ y = ( h̄ − ` ) = . ` = a + αb a + αb L’Economia by The CORE Project pagina 9 Leibniz 5. Il cambiamento tecnologico § 3.5 Mostriamo come il progresso tecnologico si possa rappresentare in modo formale attraverso la funzione di produzione. In Leibniz 2 abbiamo considerato la funzione di produzione y = Ah α , dove A e α sono parametri tali che A > 0 e 0 < α < 1. Se A aumenta, l’output aumenterà anch’esso per ciascun datyo livello di ore di lavoro. Quindi, un aumento di A si può interpretare come progresso tecnologico. Se α aumenta, l’output si ridurrà se 0 < h < 1 e aumenterà se h > 1. Se h sono ore di lavoro, il caso normale sarà h > 1, per cui un aumento di α, determinando un aumento dell’output, può rappresentare anch’esso il progresso tecnologico. Leibniz 6. La funzione di utilità dell’altruista Nella figura 3 del capitolo 4, abbiamo visto che, se Ana è altruista, il suo ottimo sarà nel punto di tangenza tra una curva di indifferenza e la frontiera dei payoff possibile. Troviamo tale punto di ottimo nel caso di una specifica funzione di utilità ed evidenziamo alcune conclusioni relative a tale funzione Supponiamo che la funzione di utilità di Ana sia del tipo Cobb-Douglas U (x, y) = x α y β , dove x è l’ammontare di reddito in migliaia di peseta che va ad Ana e y l’ammontare corrispondente che va a Beatriz, mentre α e β sono due costanti positive. Diremo qualcosa di più su come interpretare α e β più sotto. Derivando l’espressione αU ∂U = αx α−1 y β = ∂x x ∂U βU = αx α y β−1 = . ∂y y Pertanto, utilizzando la regola della derivata implicita, l’inclinazione della curva di indifferenza è data da: , dy ∂U ∂U αy =− =− . dx ∂x ∂y βx L’equazione della frontiera dei pay-off possibili è x + y = 10, con inclinazione −1. Nel punto di tangenza B, l’inclinazione dell curva di indifferenza deve essere uguale a quella della frontiera dei payoff possibili, ovvero: αy − = −1. βx Dal momento che riguarda le derivate prime, si tratta di un altro esempio di condizioni del primo ordine per l’ottimalità. Per trovare i valori ottimali di x e y devono essere soddisfatte simultaneamente la condizione che definisce la frontiera dei payoff possibili e la condizione del primo ordine, ovvero: x + y = 10 βx − αy = 0, L’Economia by The CORE Project pagina 10 § 4.2 da cui otteniamo la soluzione x= 10α α+ β y= 10 β . α+ β Notiamo che prendendo α = 0, 7 e β = 0, 3 abbiamo x = 7 e y = 3, come nel testo. Interpretiamo α e β. Data la funzione di utilità di Ana U (x, y) = x α y β , la suddivisione preferita di un reddito pari a 10 tra lei e Beatriz è data da α x = 10 α + β β y = 10 α + β Possiamo dunque sottolineare due punti importanti, entrambi specifici della funzione di utilità Cobb-Douglas: a) la proporzione rimane la stessa qualunque sia la somma da allocare tra i due individui (cioè se sostituiamo 10 con qualsiasi altro numero) b) la proporzione dipende da α e β; più precisamente, dipende dal rapporto α/ β. Maggiore è α rispetto a β, maggiore sarà la parte di reddito che Ana desidererà tenere per se stessa. Leibniz 7. Allocazioni Pareto efficienti Condizioni per l’efficienza paretiana Deriviamo un sistema di due equazioni che descrivono le allocazioni Pareto efficienti nello scenario descritto nel Capitolo 5. Supponiamo che la funzione di utilità di Angela sia U (`, y), dove ` e y indicano rispettivamente le ore di tempo libero e la quantità di grano consumata. Per le ragioni spiegate in Leibniz 4, il saggio marginale di sostituzione tra consumo e tempo libero di Angela è , ∂U ∂U . M (`, y) = ∂` ∂y L’ammontare di grano prodotto da Angela è y + R, dove R è la rendita dovuta a Bart. L’output di grano di ngela è una funzione crescente del numero di ore in cui lavora, e quindi è una funzione decrescente del suo tempo libero: y + R = G(`) dove G è una funzione decrescente. Il grafico di questa funzione, con y + R sull’asse verticale, è la frontiera del consumo possibile congiunta di Angela e Bart, cioè la curva rossa nella figura 5 nel testo. D’altra parte, se scriviamo l’ultima equazione come y = G(`) − R e, fissato un valore di R, la disegniamo con y sull’asse verticale, abbiamo la frontiera del consumo possibile di Angela per quel dato R. L’Economia by The CORE Project pagina 11 § 5.7 L’inclinazione di ciascuna di queste frontiere (definite per diversi valori di R) è lo stessa, ed è pari al valore negativo G0 (`); assumiamo, come nei grafici nel testo, che tale inclinazione diventi sempre più negativa al crescere di `. In altre parole G è una funzione decrescente e concava di `, e il saggio marginale di trasformazione tra consumo e tempo libero è −G0 (`). Un’allocazione è Pareto efficiente se né Angela né Bart possono migliorare la propria utilità senza peggiorare quella dell’altro. Ciò richiede che Angela raggiunga il massimo di utilità possibile compatibilmente con un livello dato di rendita a Bart. Pertanto, per dato R, Angela sceglie ` e y in modo da massimizzare la sua utilità U (`, y), sotto il vincolo dato dalla frontiera del consumo possibile: y = G(`) − R. Sappiamo da Leibniz 4 che la scelta ottimale di ` e y da parte di Angela soddisfa le condizioni marginali del primo ordine di uguaglianza tra saggio marginale di sostituzione saggio marginale di trasformazione, ovvero M (`, y) = −G0 (`). L’allocazione Pareto efficiente per dato R è quindi ottenuta risolvendo per ` e y il sistema di due equazioni 0 G (`) + M (`, y) = 0 G(`) − y = R. La prima equazione rappresenta la condizione del primo ordine per l’efficienza paretiana, la seconda garantisce che l’allocazione sia fattibile. Condizioni per l’efficienza paretiana con scambio volontario Continuando con lo scenario descritto nel capitolo 5, spieghiamo quali allocazioni sono compatibili con lo scambio volontario e otteniamo l’espressione matematica per il livello massimo della rendita di Bart. Nel paragrafo precedente, abbiamo mostrato come trovare l’allocazione Pareto efficiente corrispondente ad uno specifico valore R della rendita di Bart. Come spiegato nel capitolo 5, possiamo pensare che R sia determinato dalla forza contrattuale e dalla legge. Ciò non implica che R possa assumere qualsiasi valore: se lo scambio è volontario, esso deve restare all’interno di un certo intervallo. Per prima cosa, Bart è libero di lasciare il suo terreno incolto, per cui R ≤ 0. In secondo luogo, come abbiamo spiegato nel testo, c’è un ammontare massimo di rendita che Bart può ottenere senza violare la condizione che Angela ottenga un’utilità almeno pari a quelle che avrebbe se non lavorasse. Indichiamo con R∗ tale ammontare massimo, e con ` ∗ e y ∗ il tempo libero e il consumo di Angela in corrispondenza dell’allocazione Pareto efficiente in cui R = R∗ (l’allocazione è rappresentata dal punto A nella figura 10 del capitolo 5). Sia u0 l’utilità di riserva di Angela. Pertanto u0 = U (` 0 , y0 , dove ` 0 e y0 sono i livelli di tempo libero e di consumo se Angela non lavore; possiamo pensare che ` 0 coincida con h̄ in Leibniz 3. Dunque, ` ∗ e y ∗ sono determinato dalle condizioni del primo ordine per l’efficienza paretiana indicate nel paragrafo precedente e dalla condizione che l’utilità L’Economia by The CORE Project pagina 12 di Angela sia u0 ; ovvero risolvendo il sistema di due equazioni 0 ∗ ∗ ∗ G (` ) + M (` , y ) = 0 U (` ∗ , y ∗ ) = u0 Dal momento che l’allocazione è fattibile, la rendita massima di Bart sarà R∗ = G(` ∗ ) − y ∗ . L’efficienza paretiana e lo scambio volontario: un esempio Illustriamo quanto spiegato nei due paragrafi precedenti utilizzando una specifica funzione di utilità e una specifica funzione di produzione. Usando la stessa notazione dei paragrafi precedenti, supponiamo che la funzione di utilità di Angela sia U (`, y) = ` α y β , dove α e β sono costanti positive. Assumiamo che α = β = 1/2. Per ragioni che son state spiegate alla fine di Leibniz 3, il saggio marginale di sostituzione di Angela è dato da αy y = . M (`, y) = β` ` Supponiamo che la frontiera del consumo possibile congiunto di Angela e Bart sia 1 y + R = 200 − ` 2 . 2 La frontiera ha la forma generale delle curve rosse nei grafici del capitolo 5. In questo caso, il saggio marginale di trasformazione −dy/d` è pari a `. Il sistema di due equazioni che determina l’allocazione Pareto efficiente è pertanto y ` = ` 200 − 1 ` 2 − y = R. 2 La prima equazione (condizioni del primo ordine per l’efficienza paretiana) può essere scritta come ` 2 = y. Sostituendo nella seconda equazione, abbiamo 200 − 3y = R. 2 2 (200 − R) 3 y= La soluzione è quindi r `= 2 (200 − R). 3 Troviamo ora il livello massimo della rendita di Bart per dato valore dell’utilità di riserva di Angela u0 . Supponiamo che u0 = 27. In corrispondenza dell’allocazione Pareto efficiente in cui la rendita è massima, Angela ottiene la sua utilità di riserva, per cui ` 1/2 y 1/2 = 27. L’Economia by The CORE Project pagina 13 Come sopra, l’efficienza paretiana richiede che y = ` 2 ; pertanto, ` 3/2 = 27 = 33 , da cui ` = 32 = 9, e il tempo libero e il consumo di Angela in corrispondenza di tale allocazione sono `∗ = 9 y ∗ = (` ∗ ) 2 = 81. La rendita massima di Bart è data da R∗ = 200 − 3 × 81 = 78, 5. 2 Leibniz 8. La rendita da occupazione Mostriamo come è possibile derivare la rendita da occupazione, definita nel testo come la perdita attesa risultante dal restare disoccupato per un periodo di durata incerta. Sia w il salario (settimanale) e z la disutilità dell’impegno sul lavoro. Il vantaggio derivante dal lavorare, pari a w − z, cui Juan rinuncia quando è disoccupato, è parzialmente compensato dal beneficio b. Pertanto, se la disoccupazione durasse per esempio 3 settimane, avremmo rendita = perdita totale = 3(w − z − b). Supponiamo ora che la durata della disoccupazione, che indichiamo con d, sia una variabile incerta. In questo caso: rendita = perdita totale attesa = (w − z − b)Prob(d = 1) + 2(w − z − b)Prob(d = 2) + . . . = (w − z − b)E(d), dove E indica il valore atteso. Notiamo che la rendita cresce al crescere di w o di E(d) e si riduce al crescere di z e b. Diremo che la durata attesa E(d) è una “statistica sufficiente” per la determinazione della rendita: mentre le probabilità associate alle diverse possibili durate d possono assumere qualsiasi valore positivo purché la loro somma sia uno, esse influenzeranno la rendita solo attraverso E(d). Questa proprietà non sarà più soddisfatta se il beneficio varia durante il periodo di disoccupazione. Per fare un esempio che risulti realistico in molti paesi, supponiamo che il sussidio di disoccupazione settimanale sia una costante b per T di periodi e successivamente sia pari a zero. In questo caso: rendita = (w − z − b)Prob(d = 1) + · · · + T (w − z − b)Prob(d = T ) + + (T + 1)(w − z)Prob(d = T + 1) + (T + 2)(w − z)Prob(d = T + 2) + = (w − z)E(d) − b [Prob(d = 1) + 2Prob(d = 2) + · · · + TProb(d = T )] . Notiamo che la rendita è tanto minore quanto più grande è T. Inoltre, in questo caso, per dato T finito, la riduzione nella rendita causata da un aumento unitario di b è inferiore a quella causata da un aumento unitario di z. L’Economia by The CORE Project pagina 14 § 6.6 Leibniz 9. La funzione di risposta ottima del lavoratore § 6.7 Mostriamo come rappresentare matematicamente la funzione di risposta ottima e studiamo il comportamento delle varie derivate. Nel capitolo 6, la risposta ottima del lavoratore è stata definita come l’impegno e profuso dal lavoratore in corrispondenza di ciascun livello del salario orario w. L’impegno dipende anche: • dalla durata attesa della disoccupazione d; • dal livello di disoccupazione u; • dal livello del sussidio di disoccupazione b. Possiamo dunque esprimere matematicamente l’impegno in funzione delle variabili da cui dipende: e(w, d,u, b). Nel testo, abbiamo sostenuto che l’impegno cresce al crescere del salario orario. Ciò significa che ∂e/∂w > 0. Abbiamo anche detto che la curva che rappresenta e rispetto a w, tenendo costanti le altre variabili, diventa più piatta al crescere di w. Perciò, e è una funzione crescente e concava di w per dati d, u e b. Le variabili d e u sono due variabili distinte perché perché il tasso di disoccupazione dipende non solo dalla durata della condizione di disoccupazione ma anche dalla probabilità con cui i lavoeratori diventano disoccupati. Abbiamo detto nel capitolo 6 che l’impegno dipende dalla probabilità di essere licenziati in corrispondenza di ciascun livello di impegno e dalle conseguenze del licenziamento che dipendono dalla durata attesa della condizione di disoccupazione. Ci aspettiamo dunque che un aumento di d o di u aumenti l’impegno. Un aumento di b significa che il costo per il lavoratore di un singolo episodio di disoccupazione si riduce, e dunqua si riduce anche l’impegno. Ciò significa che ∂e >0 ∂w ∂e >0 ∂d ∂e >0 ∂u ∂e <0 ∂b e ∂e/∂w diminuisce al crescere di w: ∂ 2 e/∂w 2 < 0. Leibniz 10. La fissazione ottimale del salario Come abbiamo visto nel testo, l’impresa desidera massimizzare il rapporto impegno/salario e/w . Deriviamo formalmente questa conclusione a partire dall’ipotesi di massimizzazione del profitto, e otteniamo la formula del salario che massimizza il profitto. Sia N il numero totale di ore di lavoro impiegate dall’impresa. I ricavi totali dell’impresa dipendono da N e, le ore di lavoro impiegate moltiplicate per lo sforzo orario; indichiamo tali ricavi con R(N e). Il profitto totale dell’impresa è dunque R(N e) − wN, dove w è il salario orario. L’impegno e dipende dal salario w nel modo descritto dalla funzione di risposta ottima del lavoratore. Come abbiamo visto in Leibniz 9, l’impegno dipende anche altre fattori, che però per il momento consideriamo costanti; consideriamo quindi le derivate totali invece di quelle parziali. L’Economia by The CORE Project pagina 15 § 6.8 Dal momento che e dipende da w, rappresentiamo i profitti, che dipendono da w e N, con l’espressione F (w, N ) = R(N e) − wN. L’impresa sceglierà w e N in modo da massimizzare F (w, N ). Potremmo caratterizzare la soluzione usando le condizioni di massimizzazione di una funzione in due variabili ma c’è un modo più semplice di procedere. Indichiamo con B la spesa totale per i salari wN e pensiamo alla scelta dell’impresa come ad una scelta delle variabili w e B invece che w e N. Il profitto è ora rappresentato dall’espressione ! eB −B R w e possiamo ragionare come se la sua massimizzazione da parte dell’impresa avvenisse in due stadi: prima viene scelto w in modo da massimizzare il rapporto e/w (che indichiamo con A); quindi si sceglie B in modo da massimizzare R( AB) − B. Consideriamo il primo stadio. Dalla regola di derivazione del quoziente abbiamo " # e 1 de = 2 w −e . d w dw w Pertanto, e/w viene massimizzato quando l’espressione tra parentesi quadre è zero, ovvero quando e de = . dw w Questa equazione è rappresentata graficamente nella figura 7 nel testo. Le curve di isoprofitto nella figura sono curve in cui e/w è costante, ovvero semirette uscenti dall’origine. In ciascun punto (w, e), l’inclinazione della curva di isoprofitto passante per quel punto è e/w. L’ottimo si raggiunge dove l’inclinazione della funzione di risposta ottima eguaglia l’inclinazione della curva di isoprofitto più alta tra quelle ottenibili. Leibniz 11. Costo marginale e costo medio Diamo una definizione formale del costo marginale e del costo medio Nel capitolo 7 abbiamo definito la funzione del costo C(Q) come il costo totale di produzione di un determinati ammontare di prodotto e il costo marginale come il costo di aumentare la produzione da Q a Q + 1. In realtà, le figure 5 e 6 di quel capitolo mostrano il grafico della funzione del costo come una curva continua che mette in relazione il costo totale C per ogni valore di Q, e non soltanto per valori discreti di auto prodotte. In altre parole, utilizziamo l’ipotesi che le variabili Q e C siano variabili continue e non discrete. Questa può risultare un’ipotesi un po’ forzata, ma essa può essere vista come una approssimazione accettabile specialmente quando sono considerati elevati volumi di produzione. In più ci permette di utilizzare il linguaggio matematico, per definire le variabili introdotte. Definiamo allora il costo marginale (marginal cost) come la derivata rispetto a Q della funzione del costo totale: MC = C 0 (Q) = L’Economia by The CORE Project pagina 16 dC dQ § 7.2 Definiamo il costo medio (average cost) come il rapporto fra il costo totale e la quantità prodotta: C AC = . Q Leibniz 12. Profitto e curve di isoprofitto § 7.3 Troviamo l’equazione della curva di isoprofitto e la sua pendenza Nel testo abbiamo visto che il profitto Π è dato dall’equazione: Π(Q, P) = PQ − C(Q). Quindi una qualsiasi curva di isoprofitto sarà esprimibile con l’equazione PQ − C(Q) = k dove k è una costante. Utilizzando la regola della derivazione implicita, l’inclinazione della curva sarà: dΠ dP C(Q) − P dQ =− = . dΠ dQ Q dP Alternativamente, possiamo scrivere P come funzione implicita di Q e trovare dP/dQ con la regola della derivazione di un quoziente: ! dP d k + C(Q) QC(Q) − k − C(Q) QC 0 (Q) − PQ C 0 (Q) − P = . = = = dQ dQ dQ Q Q2 Q2 Ricordando che C 0 è uguale al costo marginale, la pendenza della curva dell’isoprofitto è Costo marginale − Prezzo . Prodotto Leibniz 13. La scelta dell’impresa Otteniamo la condizione del primo ordine per la massimizzazione del profitto e mostriamo come che si può esprimere come eguaglianza fra costi marginali e ricavi marginali. Supponiamo che l’impresa abbia di fronte una domanda la cui equazione sia P = f (Q) dove P è la variabile dipendente e il costo totale di produzione di una determinata quantità di prodotto sia C(Q). Abbiamo visto che nella figura 8 del capitolo 7 il punto di massimo profitto è il punto di tangenza E fra la curva di domanda e la curva di isoprofitto. Nel punto E, la pendenza L’Economia by The CORE Project pagina 17 § 7.3 della curva di domanda eguaglia la pendenza della curva dell’isocosto. Da Leibniz 12 sappiamo che la pendenza della curva di isoprofitto è C 0 (Q) P − , Q Q mentre la pendenza della curva di domanda è f 0 (Q). Quindi nel punto di tangenza deve essere vero che: C 0 (Q) − P f 0 (Q) = Q Riarrangiando i termini e usando il fatto che P = f (Q) sulla curva di domanda, possiamo vedere che f (Q) + Q f 0 (Q) = C 0 (Q). Questa relazione, ricavata dalla pendenza della curva nel punto di massimo profitto, è chiamata condizione del primo ordine per la massimizzazione del profitto. Il ricavo dell’impresa è dato da R(Q) = PQ = f (Q)Q. Dalle regole di differenziazione di un prodotto R0 (Q) = d(Q f (Q)) = f (Q) + Q f 0 (Q). dQ Quindi la condizione del primo ordine per la massimizzazione dl profitto può essere scritta come R0 (Q) = C 0 (Q). Le due parti di questa equazione sono le derivate (i valori marginali) della funzione del ricavo e della funzione del costo. Quindi la condizione del primo ordine può essere scritto Ricavo marginale = costo marginale o più semplicemente: M R = MC. C’è un modo più diretto e intuitivo di ottenere questa condizione di equilibrio. I profitti dell’impresa (ricavi meno costi) sono pari a R(Q) − C(Q). La condizione del primo ordine per la massimizzazione del profitto è d(R(Q) − C(Q)) =0 dQ e quindi R0 (Q) = C 0 (Q). Leibniz 14. Elasticità della domanda e altre elasticità Diamo definizione formale dell’elasticità della domanda e mostriamo che la nozione di elasticità si può applicare anche ad altri contesti. Supponete di avere una funzione di domanda che metta in relazione la quantità domandata al prezzo. Se il prezzo cambia da P a P + ∆P, la quantità domandata cambierà da Q a Q + ∆Q. Il rapporto fra la variazione proporzionale della domanda e la variazione proporzionale del prezzo è ∆Q/Q P ∆Q = · ∆P/P Q ∆P L’Economia by The CORE Project pagina 18 § 7.5 Quando ∆Q → 0, questo rapporto tende a P dQ · Q dP che è l’elasticità della domanda. Visto che la curva di domanda è normalmente inclinata negativamente, l’elasticità è generalmente un numero negativo. Ad esempio se la funzione di domanda di mercato per un bene fosse Q = 100P−0,8 allora 100P−0,8 Q dQ = −80P−1,8 = −0, 8 = −0, 8 dP P P Per cui l’elasticità e costante e pari a −0.8. Se il prezzo P di un bene aumenta, allora la quantità domandata normalmente diminuisce; la spesa per il bene che è il prodotto PQ, invece, può aumentare o diminuire. Utilizzando la regola della differenziazione di un prodotto ! dQ d(PQ) P dQ =Q+P =Q 1+ = Q(1 − ) dP dP Q dP dove è l’elasticità della domanda in valore assoluto. Quindi quando il prezzo aumenta la spesa aumenta se < 1 (se la domanda è rigida, o inelastica) e diminuisce se > 1 (se la domanda è elastica). Il concetto di elasticità è un concetto matematico generale, sebbene esso sia utilizzato a quanto sembra solo dagli economisti. Considerando una funzione y = f (x), l’elasticità di y rispetto a x è x dx x f 0 (x) = y dy f (x) Questa misura può essere approssimata per piccole variazioni di x dal rapporto fra la variazione proporzionale di x e la variazione proporzionale di y. Moltiplicando numeratore e denominatore per 100 possiamo sostituire la “variazione proporzionale” con la “variazione percentuale” nella frase precedente. Quindi se assumiamo che una variazione del 1% sia una variazione piccola, l’elasticità è approssimativamente l’incremento percentuale di y quando x aumenta del 1%. Un altro esempio interessante di elasticità è quello fornito dalla funzione di produzione definita in Leibnitz 2[B]: y = Ah α , dove y è il prodotto, h sono le ore di lavoro e A e α sono costanti con A > 0 e 0 < α < 1. In questo caso, y h dy dy = Aαh α−1 = α =⇒ =α dh h y dh per cui l’elasticità dell’output rispetto alle ore di lavoro è pari ad α. Abbiamo visto due esempi di funzioni con elasticità costante, ma non è sempre questo il caso. Consideriamo la frontiera delle possibilità di consumo di Leibniz 4[B]: y = ( h̄ − `) α dove y è l’output e ` sono le ore di tempo libero. L’elasticità di y rispetto a ` è: αy ` α` × =− h̄ − ` y h̄ − ` In questo caso l’elasticità dipende da `, ed è molto vicina allo zero quando ` è basso e molto grande (e negativa) quando ` è vicino a h̄. − L’Economia by The CORE Project pagina 19 Una questione importante riguardo al segno. Gli economisti usano spesso il termine “elasticità” per indicare il valore assoluto della elasticità. Ad esempio, nel caso di un bene la cui domanda di mercato fosse Q = 100P−0,8 , il valore assoluto della elasticità della domanda è 0.8 e questo valore positivo viene usato per indicare l’elasticità della domanda del bene al posto di −0.8. Allo stesso modo, il risultato ottenuto prima per la relazione fra spesa e variazione del prezzo di un bene, si può ora riformulare dicendo: la spesa effettuate per acquistare un determinato bene cresce al crescere del suo prezzo se l’elasticità è minore di 1, mentre essa decresce al crescere del prezzo se l’elasticità è maggiore di 1. L’Economia by The CORE Project pagina 20