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cor_21 1 Malattia febbrile prolungata e febbre di origine ignota in pazienti adulti ELIZABETH C. HERSCH, General Leonard Wood Army Community Hospital USA ROBERT C. OH, Fort Belvoir Community Hospital USA Per “febbre di origine ignota” si intende una malattia febbrile (temperatura superiore o uguale a 38,3 °C) presente per almeno 3 settimane, per la quale non è stato possibile identificare una causa eziologica malgrado una valutazione condotta durante un ricovero in ospedale di durata pari a una settimana. Secondo una definizione qualitativa più recente, per porre diagnosi di febbre di origine ignota sarebbe sufficiente aver sottoposto il paziente ad una “ragionevole” valutazione diagnostica. Benché la diagnosi differenziale comprenda più di 200 patologie, in pazienti adulti la maggior parte dei casi è riferibile ad alcune dozzine di possibili cause. La febbre di origine ignota rappresenta più frequentemente una presentazione atipica di una patologia nota, e non una malattia “insolita”. I sottogruppi di cause più frequenti comprendono infezioni, neoplasie maligne, patologie infiammatorie non-infettive, altre cause. Il medico deve sottoporre il paziente ad un’accurata raccolta anamnestica e ad un esame obiettivo completo, volti ad identificare possibili indizi diagnostici utili per impostare la valutazione iniziale. In assenza di indizi diagnostici il paziente va sottoposto ad una valutazione diagnostica “di minima”, che deve comprendere un esame emocromocitometrico completo, radiografia del torace, esame delle urine e urinocoltura, quadro elettrolitico, enzimi epatici, velocità di eritrosedimentazione, livelli di proteina C-reattiva. Esami ulteriori possono comprendere emocoltura, livelli di lattato deidrogenasi, creatina chinasi, fattore reumatoide, anticorpi antinucleo. Vengono frequentemente condotti anche esami sierologici per il virus dell’immunodeficienza umana ed altri esami sierologici specifici (es. cytomegalovirus, virus di Epstein-Barr, tubercolosi), nonché ecografie o tomografie computerizzate addominali e pelviche. Nei casi in cui la diagnosi continua a rimanere elusiva, una tomografia ad emissione di positroni con 18F-fluorodesossiglucosio, associata a tomografia computerizzata, può essere di aiuto nel guidare il medico verso l’esecuzione di una biopsia tessutale. Nei pazienti con febbre di origine ignota la somministrazione empirica di antibiotici o di corticosteroidi è in genere sconsigliata. (Am Fam Physician. 2014; 90 (2): 91-96. Copyright© 2014 American Academy of Family Physicians). L a febbre di origine ignota in un paziente adulto rappresenta una delle condizioni cliniche più impegnative, sia per il medico che per il paziente. Non esistono su questo argomento delle linee-guida pubblicate, né esiste un approccio standard alla valutazione diagnostica. La stessa definizione di febbre di origine ignota è controversa.1,2 La condizione venne descritta per la prima volta nel 1961 in una serie di casi clinici, e venne definita una malattia febbrile (temperatura superiore o pari a 38,3 °C) prolungata, cioè presente da almeno 3 settimane, e per la quale non sia stato possibile identificare una causa eziologica malgrado una valutazione di almeno una settimana condotta durante un ricovero in ospedale.3,4 La definizione arbitraria di durata della maggior parte della febbre (pari almeno a 3 settimane) consente un tempo sufficiente per la risoluzione delle patologie acute ed autolimitanti, nonché per condurre una valutazione iniziale del paziente.5,6 La febbre di origine ignota ricevette una nuova definizione nel 1991; secondo tale definizione la valutazione diagnostica minima doveva essere composta da almeno 3 visite ambulatoriali o da 3 giorni di ricovero in ospedale.7 Altri autori hanno proposto pe- riodi di tempo più brevi di durata della febbre (es. 2 settimane); in effetti, attualmente, i pazienti si rivolgono al medico più precocemente e ricevono una diagnosi più rapidamente.8,9 Uno studio retrospettivo condotto su 226 pazienti, ricoverati per una malattia febbrile, ha determinato il tempo impiegato fino alla diagnosi nel periodo compreso tra la visita iniziale condotta per la febbre ed il termine del ricovero. Dal punto di vista del tipo di patologia identificata non sono state descritte differenze tra i pazienti che soddisfacevano il criterio diagnostico molto restrittivo del 1991, ed i pazienti in cui la diagnosi era stata raggiunta in meno di 3 settimane.10 Nei casi in cui dopo un’appropriata valutazione diagnostica, condotta a livello ambulatoriale o in ospedale, non si è raggiunta una diagnosi, appare pertanto legittimo presumere la presenza di una febbre di origine ignota.2,6,10-17 La Tabella 1 illustra l’evoluzione delle definizioni di febbre di origine ignota.2,3,6,7,10-17 Altri sottotipi di febbre di origine ignota comprendono le forme contratte in ospedale, le forme con neutropenia, le forme associate all’infezione con il virus da immunodeficienza umana.7 Tali sottotipi necessitano di approcci valutativi diversi, e la loro discus21 - giugno 2015 - Minuti cor_23 1 Sistema SORT (Strength of Recommendation Taxonomy, Tassonomia della forza delle evidenze): Indicazioni per la pratica clinica Indicazione clinica Livello di Referenze evidenza bibliografiche In pazienti con malattia febbrile prolungata, in assenza di segni e sintomi indicativi di una localizC 15,17-21 zazione occorre procedere con un’accurata raccolta anamnestica e con l’esame obiettivo Nel corso della raccolta anamnestica e dell’esame obiettivo di un paziente con malattia febbrile prolunC 15-17 gata occorre ricercare potenziali indizi diagnostici, volti a guidare l’ulteriore valutazione del paziente 1,2,4-7,15In un paziente con malattia febbrile prolungata, prima di classificare il caso come febbre di origine C 20,27 ignota è necessario sottoporre il paziente a una minima valutazione diagnostica Nella valutazione iniziale di un paziente con malattia febbrile prolungata senza una causa evidente, prima di classificare il caso come febbre di origine ignota occorre determinare la velocità di C 5,15,28,29 eritrosedimentazione e i livelli di proteina C-reattiva In pazienti con febbre di origine ignota e innalzamento dei livelli di velocità di eritrosedimentazione e/o di proteina C-reattiva, e nei quali la valutazione iniziale non ha consentito di porre una C 15,17-40 diagnosi, può essere utile eseguire una tomografia con emissione di positroni con 18F fluorodesossiglucosio, associata o meno a tomografia computerizzata Nei casi in cui gli esami diagnostici non-invasivi non consentono di definire una diagnosi, l’esame in2,3,5,15,19, vasivo di scelta è la biopsia tessutale, che è caratterizzata da una resa diagnostica relativamente elevata. C 22,27,41 In base agli indizi clinici la biopsia può riguardare fegato, linfonodi, arteria temporale, midollo osseo A = Evidenza coerente, di buona qualità ed orientata sul paziente; B = evidenza orientata sul paziente, scarsamente coerente o di qualità limitata; C = opinione generale, evidenza orientata sulla malattia, pratica clinica usuale, opinione di esperti, serie di casi clinici. Per informazioni sul sistema SORT di valutazione delle evidenze, si veda al sito http://www.aafp.org/afpsort.xml sione va al di là degli obiettivi del presente articolo.17 Diagnosi differenziale Le patologie responsabili della febbre di origine ignota si sono modificate con il passare del tempo, in conseguenza di modificazioni dei pattern di malattia e dello sviluppo di nuove tecniche diagnostiche.14 La diagnosi differenziale comprende più di 200 patologie.4,15,17 Secondo diverse rassegne di casi clinici, tuttavia, l’eziologia della febbre di origine ignota sarebbe sostanzialmente limitata ad alcune dozzine di patologie; i pazienti presentano spesso una forma atipica di una patologia comune.2,6,18 Le più comuni cause di febbre di origine ignota sono elencate in Tabella 2.6,15-23 I tipici sottogruppi in cui vengono raggruppate le forme classiche comprendono cause di tipo infettivo (20-40% del totale), neoplasie maligne (20-30%), malattie infiammatorie non-infettive (10-30%), cause miste (10-20%) e cause non individuate (più del 50% dei casi).1,4-6,1418,22-24 Le patologie infiammatorie non-infettive comprendono tipicamente malattie del connettivo, vasculiti, patologie granulomatose.16,17 Nei paesi sviluppati le patologie infiammatorie non-infettive e le febbri senza una diagnosi rappresentano una percentuale elevata delle febbri di origine ignota.5,10,15,17 Nei paesi in via di sviluppo vengono invece riscontrati tassi più elevati di infezioni e di neoplasie.6,24 Le febbri da farmaci rappresentano una percentuale compresa tra 1% e 3% delle febbri di origine ignota (Tabella 320,21,25,26). Da malattia febbrile prolungata a febbre di origine ignota Non esistono linee-guida riguardanti l’approccio al paziente febbrile, e la maggior parte delle indicazioni sono basate sul consenso di esperti.17 In occasione della prima visita il medico esegue in genere una raccolta anamnestica ed un esame obiettivo, alla ricerca di segni e sintomi di una causa infettiva. In assegna di indicazioni di una possibile localizzazione dell’infezione il medico deve approfondire la valutazione anamnestica e l’esame obiettivo, alla ricerca di possibili indizi diagnostici (Tabella 4).17-20,25,27 Tale processo è continuo, iterativo.19-21 Gli indizi diagnostici consentono di giungere infine ad una diagnosi nel 62% dei casi; indizi sono peraltro presenti nel 97% dei pazienti, e possono pertanto essere fuorvianti.15-17 In assenza di indizi diagnostici il paziente va sottoposto ad una batteria minima di esami. Le cause infettive vengono identificate più frequentemente nelle fasi iniziali della malattia febbrile; pertanto, tanto più a lungo una febbre di origine ignota continua a restare senza diagnosi, tanto meno frequentemente la causa risulta infine di tipo infettivo.27 Dopo le infezioni, le cause di febbre di origine ignota comprendono patologie infiammatorie non-infettive e neoplasie maligne; la valutazione diagnostica va pertanto rivolta a queste condizioni patologiche. La Figura 1 riassume un approccio diagnostico ai pazienti con malattia febbrile prolungata e febbre di origine ignota.1,2,4-7,15-20,23,27 In qualsiasi momento, durante la valutazione, il me23 - giugno 2015 - Minuti cor_25 1 Tabella 1. Evoluzione delle definizioni di febbre di origine ignota Tabella 2. Cause comuni di febbre di origine ignota Definizione Temperatura superiore o uguale a 38,3 °C originale (1961)3 in diverse misurazioni Febbre di durata superiore a 3 settimane Paziente valutato in ospedale per almeno una settimana Definizione Temperatura superiore o uguale a 38,3 °C rivista (1991)7 in diverse misurazioni Febbre di durata superiore a 3 settimane Paziente sottoposto ad almeno 3 visite ambulatoriali o a un ricovero di almeno 3 giorni Definizione Temperatura superiore o uguale a 38,3 qualitativa2,6,10-17 °C, documentata clinicamente in diverse misurazioni Una valutazione diagnostica iniziale adeguata (ambulatoriale o condotta durante un ricovero) non consente di evidenziare l’eziologia della febbre Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 2, 3, 6, 7, 10-17 Sottogruppo Infezioni (20-40%) dico deve prendere in considerazione l’opportunità di ricoverare il paziente in ospedale, in particolare nei casi in cui si evidenziano segni di una malattia critica. Una percentuale compresa tra 15% e 35% dei pazienti muore per una causa associata alla febbre di origine ignota (in genere infezioni o neoplasie maligne); la maggior parte dei pazienti in cui non è possibile identificare una causa eziologica, d’altro canto, presenta infine un recupero o un’evoluzione benigna, con una buona prognosi.5,22 Infezioni più frequenti In occasione della valutazione iniziale, gli esami per la ricerca delle infezioni più comuni devono comprendere un emocromo completo con formula leucocitaria, quadro elettrolitico, enzimi epatici, esame delle urine e urinocoltura, emocoltura, radiografia del torace. In assenza di indizi circa una possibile sede di infezione il paziente va sottoposto ad una valutazione diagnostica più approfondita. La velocità di eritrosedimentazione (VES) ed i livelli di proteina C reattiva (PCR) sono reattanti nonspecifici di fase acuta che fanno parte di routine della valutazione diagnostica di un paziente febbrile.5,28 Un valore di VES estremamente elevato (100 mm/ora o ancora più elevato) suggerisce la presenza di patologie come ascessi addominali o pelvici, osteomieliti, endocarditi. La VES non consente tuttavia di discriminare tra patologie autoimmunitarie attive e infezioni; inoltre, sia neoplasie sia patologie infiammatorie non-infettive possono causare innalzamenti di VES e di PCR. Secondo una review, un valore di VES superiore o uguale a 100 mm/ora possiede un’elevata specificità per neoplasie maligne (96%) ed infezioni Causa Batteriche Ascessi addominali o pelvici Ascessi dentali Endocardite Sinusite Tubercolosi (in particolare extrapolmonare/disseminata) Infezioni delle vie urinariE Virali Cytomegalovirus Virus di Epstein-Barr Carcinoma colon-rettale Neoplasie Leucemie maligne Linfomi (Hodgkin o non-Hodgkin) (20-30%) Malattie del connettivo Malattie infiammatorie Malattia di Still dell’adulto Artrite reumatoide non-infettive Lupus eritematoso sistemico Malattie granulomatose Malattia di Crohn Sarcoidosi Sindromi vasculitiche Arterite a cellule giganti Polimialgia reumatica/arterite temporale Cause miste Da farmaci (10-20%) Febbre “fittizia” Malattie tromboemboliche Tiroidite Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 6, 15-23 (97%), ed è caratterizzato da un valore predittivo positivo pari a 90%.29 Una VES normale possiede un elevato valore predittivo negativo per l’arterite temporale.28,30 Una VES non elevata non possiede tuttavia un significativo valore diagnostico, e non consente di escludere la presenza di neoplasie e di altre condizioni patologiche.27 Il livello di PCR costituisce un marker sensibile per infezioni e infiammazioni, ma non possiede una sensibilità sufficiente per discriminare tra processi patologici specifici.28 Uno studio prospettico recente ha evidenziato che la probabilità di individuare una causa della febbre è più elevata tra i pazienti con livelli elevati di VES e PCR.15 La procalcitonina è un nuovo marker specifico di infezioni batteriche. Diversi studi hanno dimostrato che la procalcitonina possiede una specificità compresa tra 70% e 98%; nei confronti delle infezioni batteriche la specificità della procalcitonina sarebbe superiore a quella di altri marker.28,31,32 L’esame può essere utile per distinguere tra febbri da cause batteriche e febbri da patologie infiammatorie non-infettive; il ruolo della procalcitonina nella valutazione dei pazienti con febbre di origine ignota non è tuttavia attualmente definito.28,32 25 - giugno 2015 - Minuti cor_27 1 Tabella 3. Farmaci che possono causare febbre di origine ignota Anticonvulsivi* Barbiturici Carbamazepina Fenitoina Antiistaminici Cimetidina Ranitidina Antimicrobici Carbapenemici* Cefalosporine Eritromicina Isoniazide Minociclina Nitrofurantoina Penicilline* Rifampicina Sulfamidici* Farmaci cardiovascolari Captopril Idralazina Idroclorotiazide Metildopa Nifedipina Procainamide Chinidina Farmaci anti-infiammatori non-steroidei Ibuprofene Salicilati Sulindac Altri Allopurinolo Eparina Meperidina Fenotiazine * I dati della letteratura non consentono di identificare farmaci specifici all’interno di queste classi. Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 20, 21, 25, 26 Neoplasie maligne e patologie infiammatorie non-infettive Nei casi in cui malgrado le indagini descritte la causa della febbre continua ad essere ignota, il medico deve procedere con alcuni esami volti ad identificare neoplasie maligne e patologie infiammatorie non-infettive. Un aumento dei livelli di lattato deidrogenasi può essere indicativo di patologie infettive o maligne, come malaria, linfomi, leucemie.15,21 Può essere utile anche la misurazione dei livelli di ferritina.33 In un paziente con malattia febbrile prolungata il riscontro di livelli elevati di ferritina può indicare la presenza di una neoplasia maligna (in particolare patologie mieloproliferative) o di altre patologie infiammatorie non-infettive, come lupus eritematoso sistemico e arterite temporale.21,33 Secondo alcuni autori il livello di ferritina da utilizzare come cutoff, allo scopo di prevedere la presenza di una causa non-infettiva della febbre, sarebbe pari a 561 ng/mL (1261 pmol/L).22 Aumenti estremi dei livelli di ferritina (superiori a 1000 ng/mL [2247 pmol/L]) possono indicare una malattia di Still dell’adulto.34 Le infezioni rappresentano la causa più comune di aumenti particolarmente significativi di VES; in assenza di evidenze di patologie infettive, tuttavia, il riscontro di valori di VES superiori o uguali a 100 mm/ora deve indurre il medico a prendere in considerazione neoplasie maligne, nefropatie, patologie infiammatorie.29 La ricerca di anticorpi anti-nucleo, fattore reumatoide, virus dell’immunodeficienza umana, virus di Epstein-Barr, cytomegalovirus, derivato proteico Tabella 4. Possibili indizi diagnostici in pazienti con febbre di origine ignota Indizio diagnostico Anamnesi Esposizioni ambientali Acqua dolce Condizioni di vita (es. pazienti senza casa) Esposizioni in ambito lavorativo/contatto con malati (es. pazienti ricoverati in ospedale, bambini) Animali domestici, animali selvatici Viaggi recenti, in particolare in aree geografiche con patologie endemiche Anamnesi familiare Condizioni febbrili ereditarie Anamnesi patologica Patologie addominali Possibili diagnosi Leptospirosi Tubercolosi Cytomegalovirus, virus di Epstein-Barr, tubercolosi Brucellosi Specifiche in base alla regione (es. febbre Q in alcuni paesi europei) Febbre familiare del Mediterraneo Epatite alcolica, cirrosi, malattia di Crohn Storia di trasfusioni Epatiti B e C, virus immunodeficienza umana Neoplasie maligne Metastasi Malattie psichiatriche Febbre “fittizia” Recenti ricoveri in ospedale Infezioni nosocomiali Comportamenti a rischio Sostanze stupefacenti per Ascessi, endocarditi, osteovia endovenosa mieliti Esposizione a infezioni tra- Virus da immunodeficienza smesse per via sessuale umana Anamnesi chirurgica Protesi Osteomielite Esame obiettivo Caratteristiche eruzioni cu- Adenovirus, virus herpes simtanee (es. eritema multifor- plex, virus dell’immunodeficienza umana, meningococme, petecchie) cemia, malattie trasmesse da zecche Congiuntivite o uveite Malattia di Still dell’adulto leptospirosi, lupus eritematoso sistemico Epato- o splenomegalia; Epatopatia alcolica, carcinomasse addominabili li ap-ap- mi, cytomegalovirus, virus di Epstein-Barr, leucemie, prezzabili alla palpazione linfomi Tumefazione articolare o do- Malattie intestinali infiamlore con il movimento matorie, malattia di Lyme, lupus eritematoso sistemico Linfoadenopatia Malattia da graffio del gatto, cytomegalovirs, rus, virus Epstein-Barr, virus immunodeficienza umana Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 17, 20, 25 e 27 27 - giugno 2015 - Minuti cor_29 1 Valutazione di pazienti con malattia febbrile prolungata e febbre di origine ignota Paziente con temperatura superiore a 38,3 °C a diverse misurazioni Accurata raccolta anamnestica ed esame obiettivo completo alla ricerca di indizi diagnostici Sì Presenti indizi diagnostici? No Richiedere esami diagnostici appropriati Eseguire una valutazione diagnostica “di minima” Emocromo completo, radiografia del torace, esame delle urine, urinocoltura Velocità di eritrosedimentazione, proteina C-reattiva, quadro elettrolitico, enzimi epatici Lattato deidrogenasi, creatina chinasi, emocoltura, anticorpi antinucleo, fattore reumatoide, esami sierologici (virus di Epstein-Barr, cytomegalovirus, virus dell’immunodeficienza umana) Derivato proteico purificato/test di rilascio di gammainterferone, ecografia o tomografia computerizzata addominale e pelvica Evidente una diagnosi? No Febbre di origine ignota Sì Completare una valutazione e un trattamento appropriati Ulteriore valutazione diagnostica Prendere in considerazione misurazione livelli di ferritina, crioglobuline, anticorpi citoplasmatici antineutrofili, esami funzione tiroidea, esami del complemento, striscio sangue periferico, elettroforesi proteine sieriche Se disponibili, tomografia ad emissione di positroni con 18F fluorodesossiglucosio/tomografia computerizzata Biopsia tessutale in base alle indicazioni (linfonodi, fegato, arteria temporale, midollo osseo) Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 1, 2, 4-7, 1520, 23, 27 Figura 1. Valutazione consigliata in pazienti con malattia febbrile prolungata e febbre di origine ignota. purificato (o l’esame basato sul rilascio di gamma-interferone), anticorpi citoplasmatici anti-neutrofili, così come la misurazione dei livelli di creatina chinasi, possono suggerire altre forme infettive ed alcune patologie infiammatorie non-infettive, come lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, vasculiti. Alcuni esami (VES, emocromo, quadro elettrolitico, radiografia del torace, esame delle urine, emocoltura) possono essere ripetuti periodicamente, in modo da poter valutare l’evoluzione del quadro cli- nico. Sono inoltre consigliabili alcuni esami di screening di carcinomi, scelti in base all’età del paziente (ad esempio una colonscopia in pazienti di età superiore a 50 anni) o in base ad indizi diagnostici. In considerazione della diffusa disponibilità degli esami, del basso costo e dell’assenza di esposizione a radiazioni, la valutazione iniziale dovrebbe comprendere anche ecografie addominali e pelviche.15 Nei casi in cui dopo il completamento della valutazione iniziale la causa continua ad essere ignota, il paziente viene considerato affetto da una febbre di origine ignota, ed il medico deve intraprendere una valutazione ulteriore (secondaria). Valutazione secondaria Per i pazienti con febbre di origine ignota sono stati proposti diversi algoritmi diagnostici; solo pochi di essi, tuttavia, sono supportati da evidenze derivanti da studi prospettici.17 Alcuni indizi diagnostici possono essere utili per l’esecuzione di esami sierologi mirati, rivolti a determinati organi, oppure di esami radiologici più avanzati o di procedure diagnostiche più invasive. Secondo una review la maggior parte delle diagnosi viene ottenuta grazie a procedure diagnostiche non invasive; tra le procedure invasive, la più utile dal punto di vista diagnostico è l’esame bioptico.4 Gli esami ematici maggiormente indicati in questa fase comprendono le crioglobuline (che risultano elevate in pazienti con endocardite, lupus eritematoso sistemico, leucemie, linfomi),15,35 esami del complemento, esami sierologici, esame di uno striscio di sangue periferico, elettroforesi delle proteine sieriche, esami di funzionalità tiroidea. Gli esami sierologici sono utili solo in presenza di indizi diagnostici, oppure nei casi in cui il paziente viva o abbia recentemente viaggiato in aree geografiche in cui la patologia sospettata è prevalente.15 Esami di imaging Nell’ambito della valutazione secondaria possono essere utili tomografie computerizzate (TC) del torace, della cavità addominale o dello scavo pelvico. In uno studio condotto su pazienti con febbre di origine ignota, TC di torace e addome hanno presentato elevata sensibilità (pari, rispettivamente, a 82% e 92%); gli autori hanno concluso consigliando l’esecuzione di questi esami nei casi in cui la valutazione iniziale non consente di individuare la causa della febbre.15 La specificità della TC è risultata compresa tra 60% e 70% (dati che confermano quelli ottenuti da studi precedenti).15,16 L’ecocardiografia è consigliata in presenza di indicazioni cliniche di endocardite.15,20 L’eco29 - giugno 2015 - Minuti cor_31 1 grafia Doppler venosa è indicata nei casi in cui si sospetta una tromboembolia.20 L’esame di imaging con risonanza magnetica dell’arco aortico e dei vasi principali del collo è utile nei casi in cui si sospetta una vasculite.36 Gli studi di imaging di medicina nucleare non sono invasivi, consentono di visualizzare l’intero organismo e di definire la localizzazione di cause infettive o infiammatorie di febbri di origine ignota.5,14,19,37-40 Sono stati recentemente condotti studi per valutare se la tomografia con emissione di positroni con 18F fluorodesossiglucosio è utile o meno per “guidare” ulteriori esami diagnostici, in particolare in pazienti con valori elevati di VES o di PCR.14,37 Il 18F fluorodesossiglucosio viene captato dalle cellule infiammatorie e neoplastiche in conseguenza dell’elevato flusso glicolitico presente in tali cellule.14,18,37 Diversi studi hanno utilizzato questo esame nella valutazione di pazienti con febbre di origine ignota, evidenziando percentuali di resa diagnostica comprese tra 16% e 69%,15,37,38 nonché elevati valori predittivi positivi (93%) e negativi (100%).39,40 Un ibrido tra TC e tomografia ad emissione di positroni con 18F fluorodesossiglucosio presenta una resa diagnostica più elevata (sensibilità 56-100%; specificità 7581%18). Il 18F fluorodesossiglucosio presenta una captazione migliore e viene eliminato più rapidamente rispetto ad altri radionuclidi utilizzati in passato (es. gallio Ga67 citrato), ma è costoso e la disponibilità della strumentazione è limitata.14 Biopsie Biopsie epatiche, linfonodali o dell’arteria temporale possono essere utili per porre una diagnosi definitiva.3,19 Uno studio prospettico condotto su 192 pazienti ha evidenziato che la biopsia possiede una resa diagnostica pari fino a 35% (10-35%), in particolare quando l’esame viene condotto in una fase relativamente tardiva della valutazione del paziente, cioè quando le infezioni sono meno probabili, mentre divengono più frequenti le neoplasie maligne e le patologie infiammatorie non-infettive.2 La biopsia epatica, esame associato ad una resa diagnostica compresa tra 14% e 17%,5,19 può evidenziare un’epatite granulomatosa e può consentire di determinarne la causa, che può essere infettiva, infiammatoria o di tipo neoplastico.22,27 Le biopsie linfonodali sono maggiormente utili nella diagnosi di linfomi, malattie infettive, patologie granulomatose.19,27 In pazienti di età superiore o pari a 55 anni l’arterite temporale è responsabile di più del 15% dei casi di febbre di origine ignota; nei pazienti di questo ambito di età, pertanto, l’esecuzione di una biopsia dell’arteria temporale deve essere presa in considerazione.5,15,18 Anche la biopsia del midollo può essere la diagnosi utile, in particolare in presenza di neoplasie e di malattie infettive, e soprattutto nei pazienti affetti da tubercolosi.19,27 Uno studio condotto su 280 pazienti febbrili ricoverati in ospedale ha evidenziato che la biopsia del midollo osseo è risultata utile per la diagnosi in quasi il 25% dei 130 pazienti che sono stati sottoposti all’esame.41 L’aspirazione del midollo osseo e l’esame colturale possiedono invece una resa diagnostica pari solo a 0-2%.3,5,15,22,14 Terapia empirica ed invio del paziente ad uno specialista Cicli terapeutici empirici con antibiotici o con corticosteroidi consentono raramente di definire la diagnosi e, in assenza di indicazioni cliniche specifiche, la loro utilizzazione nel trattamento di pazienti con febbre di origine ignota va scoraggiata.5,17,19,21,22 In qualsiasi fase della valutazione il consulto con uno specialista (es. infettivologo, reumatologo, ematologo/oncologo) è appropriato. Fonti dei dati È stata condotta una ricerca bibliografica su PubMed utilizzando le parole chiave fever of unknown origin, FUO, pyrexia of unknown origin, inflammatory markers. Sono state prese in considerazione review, serie di casi clinici, meta-analisi, studi clinici randomizzati e controllati. Ulteriori ricerche hanno riguardato i database Cochrane, Essential Evidence Plus, Agency for Healthcare Research and Quality, National Guidelines Clearinghouse. Date di esecuzione delle ricerche: 28 novembre 2011; 8 febbraio 2012; 18 aprile 2014. Gli autori La Dr.ssa Elizabeth C. Hersch è Deputy Commander for Clinical Services, General Leonard Wood Army Community Hospital, Fort Leonard Wood, Missouri (Stati Uniti). Il Dr. Robert C. Oh è Sports Medicine Fellow, National Capital Consortium, di Bethesda, Maryland. Note bibliografiche 1. Ergönül O, Willke A, Azap A, Tekeli E. Revised definition of ‘fever of unknown origin’: limitations and opportunities. J Infect. 2005;50(1):1-5. 2. 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