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Mola Pasquale
I nostri paesaggi e i nostri centri pescherecci. Alghero
in Bollettino pesca piscicoltura e idrobiologia, anno VIII, fasc. III
Roma 1932
Il circondario marittimo di Alghero è un centro peschereccio sardo di notevole importanza per la
platea continentale lunga tutto il litorale algherese, ricca di una idroflora su cui poggia
un’abbondante microfauna; essa offre non solo rifugio nelle suo praterie di Posidonia ai molluschi
molto rinomati per il loro gusto (calamaretti di Alghero), ma dà adito a formarsi di un pasto copioso
di microrganismi alle varie specie di pesci e di crostacei, che si riscontrano in abbondanza nelle
acque del golfo e che costituiscono un reddito molto rilevante per gli algheresi. La popolazione
marinaia ascende a circa 1114, la flotta peschereccia è rappresentata da 379 barche, adibite: 20 per
reti a strascico, 5 per la pesca con mugginara, 40 per reti da posta, 20 con palamiti, 50 con lenze ed
ami, 100 per la pesca dei crostacei, 10 per molluschi e 34 di lampara. In Alghero in ispecie, come
in tutto il Compartimento marittimo della “La Maddalena” si è sviluppato molto l’impiego del
motore a scoppio, come mezzo ausiliario di locomozione delle barche da pesca, avendo compreso il
ceto peschereccio che — data l’ubicazione delle zone di pesca — è necessario accedervi con mezzi
più veloci, senza fare troppo affidamento sulle braccia degli uomini o sul vento che non è sempre
favorevole.
Con tale naviglio e con il numero dei pescatori, innanzi detto, si ha un prodotto medio annuo: di
pesce quintali 8,050, con valore di L. 1.475.000; di crostacei, quintali 1.400, del valore di circa L.
2.100.000, di molluschi quintali 50 del valore di L. 105.000.
La pesca, sia in antico che oggidì, costituisce un reddito molto rilevante, circa quattro milioni di lire
all’anno.
Un tempo veniva praticata in Alghero anche la pesca del corallo: nel 1882 si contavano 36 barche
armate. I banchi di corallo di Sardegna, noti fin dal X secolo, si trovano specialmente al largo delle
coste occidentali e settentrionali, a distanza variabile da 2 a 15 miglia dalla terra, e ad una
profondità di 87-150 metri. Nel mare di Alghero nel 1925 si contavano 11 barche, adatte a tale
pesca, poi si ridussero a 8 (1927) e nell’anno successivo a due sole barche con 8 marinai. Cosi si
ebbero in questo periodo solo alcune decine di chilogrammi di corallo, per un valore di un migliaio
di lire.
Le reti a strascico usate in questo circondario sono la Sciabica e lo Sciabichello, il cui numero sale a
20 mestieri. Per la pesca marittima con fonti luminose, vien usata la Lampara che ha raggiunto un
ottimo sviluppo per il buon risultato avuto in questo Circondario; per tale mestiere sono adibite 34
barche e 136 pescatori, e si pescano sardelle, bisari, lacerti, saurelli, calamari.
Come reti da posta, da fondo e palamiti vengono usate: la Bogara a mugginara per la cattura dei
muggini, il Rallo per le boghe, la Schietta, la Palamitara, la Bestinara, per palummi, squadri,
occhiate, triglie, dentici, murene, lacerti, capponi, saraghi, orate, scorfani, bestini, mori, aragoste,
ecc. I consi (lenze): Catolano, Palamiti, o Denticiara sono mestieri che vengono usati da 200
pescatori con 50 barche.
Abbondante ed intensiva è la pesca dei crostacei fatta con nasse; il litorale sardo è ricco di aragoste,
400 pescatori con un naviglio di 100 barche trovano lavoro per tale pesca, e il ricavo arriva circa a
due milioni e mezzo di lire: è una pesca lucrosa. Essa vien fatta con la calata delle nasse con maglie
di modeste dimensioni, ha principio nel maggio e seguita fino a settembre. La pesca riesce
difficoltosa per le manovre che i pescatori devono fare ed anche pericolosa; le nasse sono depositate
su fondali a circa 60 metri di profondità, in località molto distanti dalla costa.
Tra le regioni vinifere della Sardegna tiene uno dei primi posti l’algherese; vi si distinguono
moltissime varietà di uve, che danno molte specie di vini: il moscato, il girone, la monica, la
malvasia e il torbato.
Non mancano gli alberi da frutta, che sono di varie specie; gli agrumi sono di buon gusto, il gelso vi
prospera, l’olivo è abbondante.
Alghero ha una posizione favorevole all’incremento della pesca; il prodotto della pescosità
abbondante può assicurare alla storica città sarda un sicuro e ricco reddito, che coltivato con
maggiore efficienza potrà avere un grande sviluppo e offrire una ricchezza tale da fare invidia ad
altri centri pescherecci italiani.
(pagg. 340-342)