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GIALLE
notizie dalla Federazione Nazionale Profumieri
FENAPRO
certificazione di qualità
per emergere
FILO diretto
Per far sentire la vostra
voce scrivete a
FENAPRO
Corso Venezia, 49 20121
Milano
Di certificazione della qualità si parla da tempo
nell’ambito della nostra Federazione. La necessità di
individuare un ente certificatore super partes che
definisca con attenzione il processo per raggiungere
questo traguardo, tempi e costi inclusi è sempre
stata molto forte per molti profumieri impegnati nella
difesa dei valori del selettivo. La delicata contingenza
del momento rende ora indispensabile e non più
rinviabile questo passo per tutte le profumerie numerosissime - che hanno sempre fatto della
qualità e del servizio un must, investendo capitali e
risorse nella realizzazione e mantenimento di questo
obiettivo. I parametri di eccellenza sono diventati una
‘conditio sine qua non’ e un fattore competitivo
discriminante per distinguersi e staccarsi da una
concorrenza sempre più agguerrita che fa del prezzo
e della svendita l’unica leva imprenditoriale. Fenapro
sta contattando gli enti più accreditati per portare
avanti un progetto in cui crede fermamente e di cui
relazionerà i propri iscritti passo passo.
www.fenapro.it
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Ci risiamo:
ritornano
i rossetti
al piombo!
Puntualmente, in mezzo ad altre
che poi spariscono per sempre,
rispunta questa bufala. Che allarma
i consumatori e crea preoccupazioni
tra i profumieri. cosa c’è da sapere.
di Giovanna Maffina
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acriticamente per vero ciò che vero
proprio non è, con il risultato che queste
notizie generano conseguenze pesanti
su di un mercato già in sofferenza.
Aggiungo che la segnalazione mi è
arrivata anche da altri colleghi, interpellati
dai loro clienti per la stessa ragione”.
Metalli, sostanze
ubiquitarie
Bene, facciamo chiarezza. Innanzitutto,
ricordando ciò che Unipro riporta sul
proprio sito dedicato alla diffusione della
cultura cosmetica (www.abc-cosmetici.it):
“La notizia circolata in questi giorni su
uno studio dell’Università della California
che ha ricercato l’eventuale presenza di
metalli in 32 diversi rossetti e lucidalabbra
venduti nelle farmacie e nei supermercati
degli Stati Uniti non deve suscitare
allarme”, vi si legge. L’Associazione
Italiana delle Imprese Cosmetiche
è dunque subito intervenuta per rassicurare i consumatori sulla sicurezza
di rossetti e lucidalabbra in commercio
in Italia e ha chiarito che l’eventuale
presenza di tracce minime e accidentali
di metalli pesanti, mai aggiunte
intenzionalmente dal produttore,
in questa tipologia di prodotti, non
rappresenta alcun pericolo per la salute
degli utilizzatori. “I risultati dello studio
in questione, pubblicati su ‘Environmental
Health Perspectives’, non aggiungono
alcuna nuova e significativa informazione
a quelle già conosciute. I metalli sono
sostanze naturali ubiquitarie, cioè presenti
ovunque, nell’aria, nel suolo, nell’acqua
manganese si trova nella maggior parte
dei tessuti di tutti gli organismi viventi.
norme rigorose
L’Unione Europea vieta attraverso la
Direttiva Cosmetici l’utilizzo intenzionale
dei metalli pesanti come ingredienti non
solo nei rossetti, ma in tutti i prodotti
cosmetici. Per la composizione dei propri
prodotti, il fabbricante si deve attenere
alle rigorose norme sia nazionali che
comunitarie (in particolare alla Direttiva
Cosmetici 76/768/CEE e successive
modifiche) e i prodotti cosmetici sono
soggetti ad analisi scientifiche e stretti
controlli di sicurezza prima della loro
immissione sul mercato. Ne consegue
che eventuali tracce di metalli come
quelle individuate dai ricercatori
dell’Università americana, sono ammessi
dalla normativa europea perché
tecnicamente inevitabili e perché non
compromettono la sicurezza del prodotto
e la salute del consumatore.
fenossietanolo sotto i tre anni:
si` o no?
La stessa Unipro ha preso le distanze dall’agenzia sanitaria francese (ANSM) relativamente alla richiesta di ridurre o eliminare il fenossietanolo dai prodotti cosmetici
per bambini al di sotto dei tre anni. È stato così interpellato Corrado Galli, professore di Tossicologia della Facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi
di Milano, per chiedergli un commento a riguardo. “Lo
studio a cui si riferisce l’agenzia sanitaria francese – ha
fatto sapere il professor Galli – è un lavoro in vitro i cui
risultati non permettono di concludere che l’impiego in
condizioni reali di un cosmetico per bambini di età infe-
riore ai 3 anni contenente fenossietanolo esponga la loro
salute a dei rischi. L’ampia documentazione tossicologica già disponibile e valutata da svariati gruppi di esperti
a livello internazionale permette anzi di confermare la
sua sicurezza entro certe concentrazioni sia per adulti
che per bambini. Non ha senso quindi, alla luce delle informazioni francesi, richiedere di ridurre questa sostanza nei prodotti cosmetici per bambini basandosi su di un
semplice principio di precauzione, applicato quando le
informazioni sulla sicurezza ed esposizione sono mancanti o ridotte”.
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Tra le tante bufale che da tempo
circolano su Internet e rimbalzano da un
social network all’altro, una – quella dei
rossetti al piombo – è particolarmente
dura a morire. Non bastano le smentite
(in primis quella di Unipro, che ha ripreso
la notizia anche sul suo sito ABC
cosmetici). Non basta che le case
cosmetiche siano per legge obbligate,
da anni, a dichiarare in un apposito
dossier tutti gli ingredienti contenuti
nei loro cosmetici e che debbano
attenersi a una legislazione ferrea che
ha come unico obiettivo quello di tutelare
la salute del consumatore. Nè basta,
ancora, che puntualmente smentiscano
questa o quella voce infondata: quando
le bufale si propagano, specie in rete,
diventa molto complicato arrestarle.
“Mi è capitato anche di recente che
dei clienti entrassero nel mio negozio per
chiedere spiegazioni a riguardo, allarmati
da ciò che avevano sentito o letto online”,
sottolinea il presidente Nicola Ostuni.
“Chiaro è che in casi come questi, in cui
il cliente si rivolge direttamente a un
‘addetto ai lavori’ che ha la possibilità
di spiegare e chiarire, tutto viene subito
ridimensionato: ma in quanti chiedono
al profumiere per capirci meglio? Spesso,
purtroppo, ci si limita a prendere
e l’eventuale esistenza di tracce minime,
non può dunque essere controllata
o evitata”. Per intenderci: la stessa acqua
e gli stessi alimenti di cui ci nutriamo
possono contenere metalli, piombo
incluso, in piccolissime quantità. In altri
termini, tutti noi siamo quotidianamente
esposti al piombo e, di fatto, la quantità
media di questo metallo con la quale una
donna potrebbe venire accidentalmente
esposta utilizzando rossetti che ne
contengano un minimo quantitativo,
come quelli riscontrati nella ricerca
dell’Università californiana, è di 1.000
volte inferiore rispetto alla quantità con
cui verrebbe/viene in contatto
mangiando, respirando e bevendo
acqua”. Poi, perché demonizzare per
partito preso i metalli? Alcuni tra loro
sono nutrienti essenziali per il nostro
organismo: il cobalto è un componente
della vitamina B12 richiesta per la
produzione dei globuli rossi, il rame
è basilare per diversi enzimi e il
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Il Regolamento
sui cosmetici
1223/2009 sta per
entrare in vigore
andrà in sostituzione della Direttiva
Europea 76/768/CEE, con lo scopo
di armonizzare tra gli Stati membri
la procedura di immissione sul mercato
dei cosmetici, nonché di uniformare
gli standard di qualità.
Il Regolamento Europeo sui Cosmetici entrerà
in vigore il prossimo 11 luglio. Tanti i temi
oggetto di studio: la definizione dei ruoli
dei soggetti coinvolti nonché quella delle loro
responsabilità, oltre al contenuto dei claim
e alla regolamentazione dei nanomateriali.
Dopo un lungo percorso legislativo,
il Regolamento 1223/2009 ha ora lo scopo
di armonizzare tra gli Stati membri la
procedura di immissione sul mercato dei
cosmetici, nonché di uniformare gli standard
di qualità, ponendosi come potenziale
modello per il resto del mondo. Dopo 37 anni,
la Direttiva Cosmetici 76/768/CEE e tutte
le leggi nazionali risultanti saranno quindi
sostituite dal Regolamento, un nuovo testo
ispirato alla semplificazione normativa
che eliminerà tutte le inconsistenze giuridiche
prodotte dalle adozioni nazionali di più
di 60 adattamenti alla Direttiva Cosmetici
dal 1976 a oggi e faciliterà la libera
circolazione delle merci nel mercato unico.
Chi è la ‘persona
responsabile’?
di Giovanna Maffina
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Tra i cambiamenti che entreranno in vigore
da luglio, anche una maggiore chiarezza
e attenzione sulle etichette. L’articolo 20 del
Regolamento impone che le pubblicità dei
cosmetici stampate su prodotti e veicolate
dai media rispettino dei criteri comuni:
conformità degli enunciati alla legge, veridicità
dei messaggi, onestà, equità e sostegno
di una scelta informata dei consumatori.
Un’altra novità riguarderà i nanomateriali,
la cui eventuale presenza nei prodotti
cosmetici dovrà essere indicata in etichetta
dalla dicitura NANO. Un’ulteriore garanzia,
questa, sia per i consumatori che per
i produttori. Tra gli item importanti,
la conferma di definizione di cosmetico
e il principio di responsabilità della
sicurezza e della salute del consumatore.
Il Regolamento conferma inoltre sia la
definizione di cosmetico che non consente
una categoria intermedia fra cosmetici e
farmaci, sia il principio della responsabilità,
anche in relazione alla sicurezza e alla
tracciabilità dei prodotti nonché alle buone
pratiche di fabbricazione di chi immette
il cosmetico sul mercato.
La sicurezza
prima di tutto
Sempre in materia di sicurezza, con
l’introduzione del ‘cosmetic safety report’
viene razionalizzata la compilazione del
dossier di ogni cosmetico proprio per
La rivoluz ione in Profumeria
Nicola Ostuni risponde a Roberto Serafini, direttore generale di L’Oreal Luxe Italia che in una recente intervista
ha avuto parole poco lusinghiere per il canale.
“Sembra inverosimile che Roberto Serafini abbia detto ciò
che ha detto nell’intervista rilasciata a Moda 24, l’inserto de
Il Sole 24 ore. Che sia stato qualcun altro - un concorrente
in vena di sabotaggio, un farmacista sotto mentite spoglie
- a vestire le sembianze del direttore della divisione L’Oréal
Luxe Italia? O forse è stato il giornalista stesso a travisarne
il pensiero? Non che non fosse sfuggito a chi scrive, e non
solo a lui, lo slancio di alcuni produttori verso il canale farmaceutico, ma evidentemente lo slancio, a questo punto, è
diventato un torcicollo. Che Serafini si sia dimenticato che
da tre anni lavora nel e per il selettivo, dove - tra l’altro - ha
impostato una comunicazione (si veda anche l’ultima di
Lancôme Genifique) che esorta ad andare in Profumeria?
E che i suoi prodotti dovrebbero uniformarsi a quegli standard di eccellenza cui fa riferimento? Da tanto, troppo tempo, molti dei cosmetici distribuiti nel nostro canale non sono invece altro che repliche dei precedenti. Ma il punto è
un altro. Quale sarebbe il senso di cambiare nome alla Pro-
fumeria - un nome che tra l’altro a chi fa questo mestiere
non è mai venuto in mente di cambiare inventandosene un
altro - quando il canale è paralizzato dall’immobilismo
dell’industria? Non si innova cambiando un nome, ma cambiando atteggiamento. È questa la vera rivoluzione. Da
tempo immemorabile Fenapro chiede l’apertura di un dialogo con gli industriali, ci sono questioni vitali per lo sviluppo del nostro canale che non sono più rinviabili. Eppure
tutto tace. La crisi del selettivo è scaturita dalla mancanza
di regole nuove, perché quelle esistenti sono ormai obsolete e non più coerenti con la grave crisi che sta mettendo in
ginocchio tanti operatori qualificati. Ma l’industria continua
a latitare. Ci inorgoglisce che Unipro abbia scelto proprio il
nostro canale per farne oggetto di approfondimento nel
Beauty Report di quest’anno. E ci inorgoglisce che la nostra Profumeria, a dispetto di chi vede nella farmacia il canale d’elezione, continui a confermarsi il canale leader e il
preferito nelle ricerche. Evidentemente il canale è vivo e ha
voglia di lasciarsi alle spalle la crisi. A dispetto di chi ne sta
già decretando la fine”.
Nicola Ostuni
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Tra gli esempi più importanti ricordiamo
l’introduzione di un unico sistema di notifica
informatizzato, accentrato presso la
Commissione UE e valido per tutti i Paesi
membri dell’UE che eviterà le attuali
disomogenee e complesse procedure attuate
dai singoli Stati membri. L’obiettivo primario
rimane la tutela della salute umana, obiettivo
che verrà ulteriormente garantito attraverso
la definizione di ruoli e responsabilità
derivanti dalla nuova normativa.
Il Regolamento in esame prevede la nomina
della ‘persona responsabile’ per l’immissione
sul mercato in UE dei prodotti cosmetici: tale
figura ha la responsabilità, tecnica e sanitaria,
per i prodotti immessi sul mercato. I cosmetici
devono essere corredati dai seguenti
documenti: documentazione informativa
(art.11), relazione di sicurezza (allegato I),
valutazione di sicurezza (art. 10). La ‘persona
responsabile’deve anche garantire
la tracciabilità dei cosmetici, e quindi poter
identificare i distributori ai quali fornisce
il prodotto, per un periodo di tre anni dopo
la data in cui il lotto del prodotto è stato
messo a disposizione del distributore.
Lo stesso vale anche per tutti gli altri operatori
della catena di fornitura. È vietata l’immissione
sul mercato europeo di prodotti la cui
formulazione finale sia stata oggetto
di sperimentazione sugli animali, e di quelli
contenenti ingredienti o mix di ingredienti
oggetto di sperimentazione sugli animali.
Gli stati membri dovranno effettuare
attività di vigilanza tramite analisi della
documentazione di prodotto e test fisici
di laboratorio. E altresì verificare l’applicazione
dei principi di fabbricazione, ovvero dello
standard ISO 22716 (Pratiche di buona
fabbricazione - GMP - Linee guida sulle
pratiche di buona fabbricazione),
come richiesto dal Reg. 1223/2009.
Etichette e nanomateriali
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consentire maggiore uniformità sia nella
stesura da parte delle aziende, sia nei controlli
da parte delle autorità competenti dei diversi
Stati membri. Inoltre viene creata una
procedura per la comunicazione degli effetti
indesiderabili gravi. La persona responsabile,
i distributori e le autorità competenti saranno
coinvolti nel sistema. La direttiva precedente
lasciava ai singoli Paesi l’attuazione di una
strategia di gestione della vigilanza, con
il risultato che questa diventava effettiva solo
episodicamente e, in ogni caso, comunque
solo in modo eterogeneo. Il Regolamento
introduce inoltre una diversa disciplina
relativamente alle sostanze classificate CMR.
In base alla direttiva, la commissione UE era
obbligata a vietare l’uso di CMR nei cosmetici
e un’esenzione poteva essere garantita solo
alle sostanze di categoria 3, se la valutazione
del rischio ne indicava un uso sicuro. Il divieto
e l’esenzione non erano automatici ma
necessitavano di un atto legislativo.
Il Regolamento stabilisce, invece, che tutte le
CMR siano automaticamente vietate quando
entra in vigore la loro classificazione chimica
e le esenzioni per le CMR e le esenzioni
di categoria 1, 2, 3 si basano su specifiche
condizioni. I divieti sono automatici e le
ipotizzabili esenzioni avranno bisogno
di un atto di adozione come previsto
dal Regolamento Cosmetici. Da notare
che la procedura di esenzione dovrà essere
completata prima che entri in vigore
il divieto automatico.
l’Etichetta resta
pressoché invariata
Sull’etichetta non sono previste variazioni
di rilievo, tranne che al posto della dicitura
‘usare preferibilmente entro’ ci sarà una
clessidra quando l’azienda deve o decide
di indicare la data di scadenza del cosmetico.
Quanto alle aggettivazioni da usare
nel comunicare i cosmetici, la UE ha redatto
un documento che contiene i criteri comuni –
conformità alle norme, veridicità onestà,
correttezza, informazioni dettagliate... –,
che si applicano a tutti i prodotti rientranti
nella definizione di cosmetico, a ogni claim
cosmetico, a ogni forma di pubblicità
e a tutti i mezzi di comunicazione. I criteri
comuni dovranno essere usati per giustificare
i claim ma non per determinare le parole
degli stessi, mentre la ‘persona responsabile’
e i distributori dovranno rispondere
delle aggettivazioni utilizzate.
di Giovanna Maffina
maxi sequestro a Brescia
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La Guardia di Finanza di Brescia ha sequestrato circa
50mila prodotti liscianti per capelli provenienti da Paesi
extra-europei. La ragione? Contenevano quantitativi di
formaldeide superiori ai limiti consentiti per legge.
La formaldeide è una sostanza regolamentata dalla
normativa sui prodotti cosmetici e il suo impiego è
permesso nei prodotti per capelli ad una concentrazione massima dello 0,2% con la funzione di conservante, questo per garantire la sicurezza del consumatore e degli operatori dei saloni di acconciatura. A
dosaggi superiori la sostanza rappresenta infatti un
rischio per la salute. La larga maggioranza delle imprese cosmetiche presenti in Italia adotta comportamenti seri e attenti a riguardo e impiega tecnologie e
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formulazioni nel rispetto dei vincoli e degli obblighi
normativi, garantendo in tal modo la sicurezza dei
prodotti e la salute dei consumatori e degli operatori
professionali. Il problema non è dunque di tutti, affatto, ma di pochi, pochissimi.
Tuttavia l’episodio si aggiunge a una serie di numerosi
altri che rendono la categoria cosmetica sempre più a
rischio di frodi, spesso molto serie perché attentano
alla salute del consumatore. La regola numero uno rimane sempre quella di acquistare i prodotti o di servirsi di operatori certificati e conosciuti, diffidando di
qualunque altro canale parallelo in cui finiscono cosmetici dall’origine dubbia e potenzialmente molto rischiosi.