Quotidiano di Puglia
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Cultura&Spettacoli (C) Il QuotidianoDiPUglia | ID: 00000000 | IP: 93.63.249.2 L’intervista all’autrice A TARANTO Luciano Canfora aprirà gli incontri dell’Angolo della Conversazione Gabriella Genisi parla del suo ultimo libro. Lo spunto dalle storie vere delle navi con rifiuti tossici rimaste nelle acque pugliesi di Claudia PRESICCE Ci sono storie di navi dei veleni affondate nel Mediterraneo che nessuno ricorda più. Dalla nave Cavtat, che colò a picco al largo di Otranto, alla Alessandro Primo al largo di Molfetta, fino alla Eden Five a Marina di Lesina: sono solo alcuni nomi delle cosiddette “navi a perdere” i cui relitti scottanti ancora giacciono in acque pugliesi. Se queste vicende, che partono da un dato di realtà, vengono collegate alla scomparsa immaginaria - di una coppia di giovani sub, ecco arrivare, pronta ad indagare, la commissaria barese Lobosco Lolita. Accade in “Mare nero” (Sonzogno), il nuovo libro della scrittrice barese Gabriella Genisi, il sesto capitolo dedicato alla procace poliziotta che, con questa sua nuova indagine, si guadagna anche la proGabriella Genisi mozione a questore dopo aver riaperto un caso di inabissamento di rifiuti tossici che la porterà fino al Salento. Ma come nasce questo romanzo giallo intorno alle navi dei veleni del Mediterraneo? Gabriella Genisi ha messo nel suo libro i risultati di una vera ricerca e anche tanta voglia di denuncia. «Sono storie sepolte che vanno ricordate – spiega la scrittrice – Lolita è un commissario della Omicidi e parte sempre da un caso da risolvere, ma, così come amo mescolare noir mediterraneo con il rosa, mi piace anche introdurre nei romanzi tematiche sociali. Nell’ultimo libro, “Gli spaghetti all’assassina”, avevo parlato di usura, ma anche di terrorismo dell’Isis, anticipando di sei mesi il passaggio del terrorista di Parigi, Sa- UN VELENOSO ENIGMA IN FONDO AL MARE lah, dal porto di Bari. Il classico giallo italiano a mio avviso non esiste più e la “contaminazione” è sempre opportuna. Alle navi dei veleni sono arrivata dopo la mail di un lettore che mi suggeriva di parlare di eco-reati. Così ho fatto delle ricerche ed ho scoperto vicende inimmaginabili di navi affondate nel Mediterraneo. Confesso che non ne ero al corrente. Così nel libro parlo di questi fatti, già noti, che ho approfondito e cucito assieme». Sembra esserci un velo che oscura questi affondamenti, se ne parla poco e se ne ha scarsa contezza... «Viene la tentazione di parlare di insabbiamenti. Racconto per esempio della nave Eden V che si è arenata sulla spiaggia di Marina di Lesina nel 1988 con materiale radioattivo: durante una presentazione a Foggia ho conosciuto tanti proprietari di case di quella zona convinti che la nave si fosse arenata per una truffa assicurativa, ma delle due tonnellate di rifiuti radioattivi abbandonati sulla spiaggia nessuno sapeva nulla. Anzi, nemmeno ci credevano. Come mai? Il mio è solo un romanzo, però spero possa servire ad alzare l’attenzione sui problemi dell’ambiente e a svegliare le coscienze». Che idea si è fatta, pur non avendo il suo romanzo pretese di inchiesta? «Ho letto quello che si sa. In particolare, sulla Cavtat di Otranto, ho raccolto una testimonianza illuminante di una signora del luogo. Ma, ecco, possiamo dire che sono fatti su cui circolano poche informazioni. Molto più in generale si può dire che certe volte intorno a certi episodi vengono create barriere impenetrabili. I casi più famosi che cito nel libro sono quelli di Ilaria Alpi e del colonnello Natale De Grazia. Quanto al porto di Bari è risaputo che viene costantemente monitorato perché considerato ad alto rischio, sia per il terrorismo dell’Isis, che per il rischio del passaggio di rifiuti tossici. Non sono una giornalista, quindi ho solo messo insieme “i pezzi” e ho costruito una storia verosimile, ma spero di muovere qualcosa e che il mio libro sia letto dai giovani. Come diceva Elsa Morante solo loro possono cambiare il pianeta. Nel mio libro ci prova Mari- nella, una ragazza salentina che cerca di capire la storia della Cavtat per tutelare la sua terra». Tornando alla realtà, vogliamo sgombrare il campo dal sospetto che fare il bagno nelle nostre chiare e fresche acque sia pericoloso? «Certo. Ci sono zone blindate interdette a navigazione e immersioni, perché non è mai stata fatta nessuna bonifica, ma per il resto il nostro mare resta bellissimo e continuamente preLa copertina miato con bandierine varie. Dovremmo però prendercene cura di più perché è la nostra grande risorsa. Nel mare di Otranto ci sono ancora almeno 80 fusti della Cavtat, un rischio che è nascosto nel mare più bello di Puglia e che l’allora pretore Alberto Maritati affrontò, risolvendo- lo solo in parte e trovando molti ostacoli». Il commissario Lolita meriterebbe una fiction tv. Che volto le darebbe, ci ha mai pensato? «Mi piacerebbe molto se ci fosse questo sviluppo, anche perché lei è perfetta per una fiction. Valentina Lodovini sarebbe un volto adatto. Ma al momento nulla si muove». Torniamo a Lolita, e ai “suoi” uomini: in quest’ultimo libro incontra Gennaro, funzionerà almeno con lui? «Lei è bella, è brava e se fosse anche fortunata in amore sarebbe troppo perfetta, invece è umana e come tutti noi nel privato ha problemi. Ha scelto la professione rispetto alla famiglia e questo ha causato la separazione dal marito. Ma crede all’amore e aspetta ancora un principe azzurro che potrebbe arrivare prima o poi. Giovanni sembrava un principe ma non lo era, Gennaro è forse un amore estivo, ma non si sa. Lei intanto promossa questore sarà trasferita a Padova per un breve periodo: potrebbe trovare un padovano?». d Sarà lo storico Luciano Canfora (nella foto) ad aprire il 30 giugno prossimo al Museo Archeologico di Taranto, la rassegna “L’Angolo della Conversazione” organizzata per il quarto anno consecutivo dallo Yachting Club in collaborazione con la Bcc San Marzano. Canfora presenterà il suo “Tucidide”, saggio dedicato allo storico che raccontò la Guerra del Peloponneso. Canfora ricostruisce la vera figura di quello che viene considerato il padre della storiografia, ripulendo i fatti dai contorni leggendari. Nel corso dell’incontro spiegherà anche come la storia serve a capire “chi siamo”. Tra gli appuntamenti successivi ci sarà, l’8 luglio, anche quello con Alan Friedman, mentre il 21 luglio interverranno, per parlare della civiltà magnogreca nella serata intitolata “Ori di Taranto” la direttrice del Marta, Eva Degl’Innocenti e Francesco Morra. Per il cabaret il 12 agosto è fissato un appuntamento con il comico televisivo Gene Gnocchi mentre il 25 agosto sarà la volta di Francesco Scimemi, con il suo “Magicomio”, un vero e proprio spettacolo di magia comica. Tra gli scrittori Fabio Canino (7 Luglio), Donato Carrisi (14 luglio), Flavia Piccinni (4 agosto). Per il cinema invece saranno due gli “incontri con il regista”: Paolo Pisanelli con il docufilm sul “Sibilo lungo della Taranta” (28 luglio) e Maria Tilli con “La gente resta” (18 agosto). Il 2 settembre evento finale con special guest a sorpresa. LA MOSTRA “NATURALE” ALLA GALLERIA “RIVAARTECONTEMPORANEA” DI LECCE di Marinilde GIANNANDREA Ci sono paesaggi e paesaggi. Quelli di Denis Riva, in mostra nella galleria “Rivaartecontemporanea” a Lecce, sono “mappe di una ricollocazione” fisica ed esistenziale. L’artista è nato a Cento, in provincia di Ferrara, ma ha scelto di vivere a Follina, un piccolo centro nella campagna trevigiana, per una predilezione al silenzio, a contatto con una natura che appare immobile ma che in realtà è un continuo mutamento come la sua pittura. Del resto, si avverte il flusso continuo delle acque e delle mutevoli linee naturali nel dispiegarsi del colore e dei segni, fatti soprattutto di superfici e orizzonti. “Naturale”, a cura di Lorenzo Madaro, ci riporta a quella pittura riflessiva, immersa costantemente nello stesso luogo, che coglie le variazioni dello stesso soggetto, sottoposto al tempo e alle stagioni. Riva – l’omonimia con la galleria leccese è solo ca- Pareti di carta irraggiungibili e senza tempo suale – conosce la lezione dei grandi del passato come Paul Cézanne, che osservava e riproduceva all’infinito le variazioni di colore e spazio della “Montagna Sainte-Victoire”, e la immerge in una ricerca più esistenziale di cui si avvertono, come echi lontani, anche alcune visioni di Luigi Ghirri e i toni terrosi di Giorgio Morandi. Il lavoro sui materiali è attento: carte, acrilici pastelli, legno, tela, si stratificano, senza darlo a vedere, e creano un orizzonte continuo e fluido in cui a parlare è la qualità essenziale della natura. Raramente Riva lascia spazio ad aspetti decorativi, lo fa in “Trasloco” con un volo di fenicotteri che trascina un tronco d’albero. Ma le pieghe della carta annullano l’effetto fantastico e ci riportano alla qualità ancora una volta “naturale” di quella che Una delle opere di Riva esposte alla galleria Rivaartecontemporanea sembra un’immagine soprattutto mentale o metafisica. E anche quando si tratta di visioni più vicine alla realtà, frutto di osservazioni dirette e lente passeggiate, questi paesaggi sono lontani da qualsiasi intento descrittivo perché evocano, oltre a sedimentazioni nella memoria personale, anche una nota più universale che in qualche caso diventa astrazione e per questo è capace di toccare corde più intime. Denis Riva ha lavorato al ciclo “Paesaggi di carta”, che costituisce la parte consistente della mostra leccese, negli ultimi anni. È un lavoro ancora in corso, enfatizza la dimensione ricorsiva della sua pittura che ritorna su se stessa come i cicli della natura con l’uso di un impasto di co- lori, il “lievito madre”, come l’artista ama chiamarlo. È un miscuglio con cui lavora da sempre, prodotto dalla continua pulitura di pennelli, che stende o imprime sulle superfici ottenendo effetti irripetibili, forse perché testimoniano il passaggio del tempo e contengono ciò che rimane di tutti i suoi lavori. La sua produzione ingloba campi diversi, dall’installazione al video, dalla pubblicazione indipendente del “Giornale alla deriva” al libro d’artista a testimonianza di un carattere eclettico ma non dispersivo perché concentrato sul disegno, sull’osservazione incessante della natura e sulla la consapevolezza che per capire a volte bisogna sostare e ascoltare. La mostra è aperta fino al 10 settembre. Orari: da martedì a sabato 10-13 e 18-21.