Norberto Cau, Claudio Clini, Giuseppe Petrella La sanità

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Norberto Cau, Claudio Clini, Giuseppe Petrella La sanità
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Rubriche
l’infermiere 7-8/2002
[NORME E CODICI]
FARMACI:
I problemi interpretativi legati
all'applicazione di alcune norme
della legge 405/2001
competenze di distribuzione
Nuove norme assicurano l'erogazione di farmaci ai pazienti da parte delle strutture del Ssn
al momento della dimissione dall'ospedale: è legittima la loro consegna da parte degli infermieri?
La recente legge 16 novembre 2001,
n. 405 Interventi urgenti in materia di
spesa sanitaria. prevede all’articolo
8 particolari modalità di erogazione di medicinali agli assistiti. Nello
specifico viene demandata alle Regioni, anche con provvedimenti
amministrativi, la facoltà di:
a) assicurare l'erogazione diretta
da parte delle Aziende sanitarie
dei medicinali necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare, residenziale
e semiresidenziale;
b) disporre, al fine di garantire la
continuità assistenziale, che la
struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci, limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di direttive regionali, per il periodo
immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica
ambulatoriale.
Nel rispetto di queste norme diverse Regioni hanno emanato specifiche deliberazioni, in conseguenza
delle quali le singole strutture han-
no provveduto a organizzare il servizio.
Indipendentemente dal caso specifico, in via generale occorre rilevare che, ai sensi dell’art. 122 del TU
delle leggi sanitarie 1265/1934 “La
vendita al pubblico di medicinali a
dose o forma di medicamento non
è permessa che ai farmacisti e deve
essere effettuata nella farmacia sotto la responsabilità del titolare della medesima”. Tale norma – e le disposizioni legislative che regolano la
professione del farmacista – evidenziano come la competenza e la
responsabilità in merito alla consegna di confezioni di farmaci spetti
esclusivamente al farmacista, così
come la relativa prescrizione spetta
esclusivamente al medico. Infatti
una prescrizione farmacologica rappresenta sempre il momento susseguente a una attività diagnostica
che non può essere demandata ad
altri professionisti diversi dal medico e che richiede la presenza fisica
di quest’ultimo coinvolgendo la sua
personale responsabilità.
La competenza e la responsabilità
della professione infermieristica, intesa in senso generale, in materia di
farmaci si identifica nella corretta
somministrazione. Tale atto prevede tutta una serie di azioni complesse e di responsabilità legate ai
diversi momenti che accompagnano la somministrazione. La prima
fase è relativa alla corretta gestione
dell’armadio farmaceutico, cioè alla tenuta della documentazione necessaria e richiesta da apposite disposizioni, al controllo periodico sui
singoli farmaci, al controllo sul luogo ove sono conservati, alla corret-
ta conservazione degli stessi. Vi è
poi la fase della preparazione e della somministrazione, su indicazione terapeutica del medico, con tutti gli aspetti connessi e legati al tipo di farmaco da somministrare.
Infine, la fase della corretta gestione di tutto il materiale usato dopo
la somministrazione, le relative annotazioni documentali ecc.
Sia la normativa pregressa, sia le norme contrattuali, hanno da sempre
affidato la funzione di coordinamento delle attività dei servizi nonché del personale con assunzione
di responsabilità del proprio operato, alla figura del caposala/infermiere coordinatore. All’interno di
tali attività viene compreso anche il
controllo sul prelevamento, la distribuzione e la conservazione dei
medicinali, del materiale di medicazione e di tutti gli altri materiali
in dotazione oltre che la tenuta dei
relativi registri.
Premesso questo, nel rispetto delle
specifiche competenze dei professionisti coinvolti (medico, farmacista, coordinatore infermieristico), il
semplice gesto di dare il farmaco al
paziente in fase di dimissione da
parte del coordinatore infermieristico, dopo che questo è stato individuato dal medico con apposita
prescrizione e consegnato in modo
formale, tramite apposito modulo,
dal farmacista sotto la responsabilità di entrambe le figure, potrebbe
rientrare nell’accezione ampia di assistenza al paziente ancora presente nel reparto e quindi di competenza del personale infermieristico.
Si tratta invero non di un problema
di competenza professionale, bensì di un problema di organizzazione del reparto. L’aspetto organizzativo assume sicuramente rilevanza
per perseguire quei criteri di efficacia, efficienza ed economicità
espressamente voluti dalla normativa vigente.
Una buona organizzazione capace
di contemperare i bisogni dei cittadini con le risorse disponibili, in base alle diverse competenze, deve tendere a organizzare i servizi evitando
aggravi di lavoro che potrebbero distogliere le singole figure professionali dalle attività proprie e principali, creando disservizi. Va quindi
affronto con serietà il problema di
tipo organizzativo nel rispetto dei
carichi di lavoro per una sempre più
efficiente assistenza al paziente.
di Stefania Gastaldi
Rubriche 15
[SCAFFALE]
FRANCO ANGELI EDITORE
SALUTE E SOCIETÀ
Rivista quadrimestrale
Abbonamenti annuali: Italia 48 euro, estero 66 euro
con versamento su Ccp 17562208 intestato
a Franco Angeli Srl Milano
Ufficio abbonamenti, tel. 02.28.37.41,
fax 02.28.95.762, e-mail: [email protected]
La rivista – presentata lo scorso 16 maggio presso
la facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna – si inserisce nel vasto panorama delle pubblicazioni che si occupano del mondo sanitario con
l'obiettivo di avviare una riflessione interdisciplinare sui temi della salute e del sistema che la garantisce nel nostro
Paese. Un tema, come viene suggerito, che è “argomento, prassi di vita, sfumato e multidimensionale” e sul quale, sempre più
di frequente, si aprono dibattiti spesso dai toni molto accesi. Tra
gli argomenti più discussi ci sono senza dubbio quelli dell'organizzazione dei sistemi sanitari, dell'allocazione delle risorse (finanziarie, ma anche "di struttura"), della programmazione degli
interventi, della qualità delle cure, della comunicazione sanitaria,
della partecipazione dei cittadini. E ciascuno di essi, al suo interno, propone ulteriori rimandi e collegamenti. Società e salute,
che si pone lo scopo primario dell'umanizzazione del "prender
cura" e della qualità della salute/malattia, grazie all'apporto dei
sociologi della salute che l'hanno ideata (la direzione scientifica
è stata affidata a Costantino Cipolla, direttore della Scuola di
specializzazione in Sociologia sanitaria dell'ateneo bolognese,
succeduto ad Achille Ardigò, presidente del Comitato scientifico
della rivista) vuole essere quindi un “luogo” di riflessione su queste problematiche, "a cavallo – lo ricorda lo stesso Cipolla – tra
la teoria e la sua spendibilità". Il primo numero, dedicato a Dopo l'aziendalizzazione. Nuove strategie di Governance in sanità,
è stato curato dallo stesso Cipolla e da Guido Giarelli e al suo interno è contenuta un'approfondita analisi delle prospettive dell'organizzazione dei futuri sistemi sanitari.
M. R.
GIUSEPPE FAVRETTO (A CURA DI)
IL CLIENTE NELLA SANITÀ
I RISULTATI DI UN PERCORSO DI RICERCA
Franco Angeli Sanità, v.le Monza 106, 20127 Milano,
www.francoangeli.it - Pagg. 320; euro 20,66
Misurare la Customer Satisfaction è uno dei temi centrali nel dibattito intorno alla misurazione e valutazione della qualità delle
prestazioni sanitarie.
Per la realizzazione di questo volume l'autore (docente di Psicologia del lavoro presso il Dipartimento di Psicologia e antropologia culturale dell'università di Verona e direttore del Centro
docimologico dello stesso ateneo) ha usufruito dell'apporto offerto dalla strumentazione tecnologica del Centro docimologico (scanner veloci per la valutazione dei test e dei questionari di
orientamento e selezione…) oltre che dell'apporto di competenze varie e diversificate (ingegneri, statistici, esperti di economia, psicometristi ecc.): in questo modo è stato possibile realizzare rapidamente ed efficacemente i questionari necessari per
questa particolare ricerca docimologico-sociale incentrata, appunto, sulla Customer Satisfaction.
La prima parte del volume propone
un'ampia analisi della letteratura sulla qualità, con riferimenti specifici all'ambito sanitario e al Quality Improvement e termina presentando i risultati di un'indagine in materia realizzata presso l'Azienda sanitaria di Desenzano del Garda su un campione di
1200 interviste individuali svoltesi al
momento della dimissione dei pazienti.
novità in libreria
Tema centrale del volume – ma anche del dibattito sulla qualità in sanità – è dunque quello della soddisfazione del consumatore: il libro
quindi cerca di dare risposte a una lunga serie
di domande. Si va – come ricorda Favretto nella sua prefazione – dal “cos'è”, al “come studiarla”, a “come approntare strumenti efficaci”, fino a “come riuscire a valutare la soddisfazione /insoddisfazione che il paziente trae
dall'esperienza del ricovero”. Il volume si propone quindi come utile strumento per i Direttori sanitari, medici, caposala, infermieri, addetti agli Uffici relazioni col pubblico, gli addetti ai Servizi qualità delle grandi Aziende
ospedaliere. Ma anche per tutti coloro che sono alla ricerca di linee guida per impostare un'indagine sulla qualità in modo rigoroso e scientifico.
M. R.
NORBERTO CAU, CLAUDIO CLINI, GIUSEPPE PETRELLA
LA SANITÀ NON È UGUALE PER TUTTI
Italpromo Esis Publishing, via del Commercio 36, 00154 Roma,
tel. 06.57.29.98.1 - Pagg. 172, euro 10,00
“Un libro scritto a più mani, frutto di competenze e professionalità diverse unite da un
obiettivo comune: delineare i tratti di un sistema sanitario in grado di garantire il diritto
alla salute, il primo e il più importante diritto
naturale”. Così scrive Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania, nel presentare questo volume che proprio nella sanità
campana, nelle sue eccellenze e nelle sue difficoltà, trova il proprio punto di partenza. Gli
autori infatti operano in questo momento tutti nell’area campana: Giuseppe Petrella è ordinario di Oncologia all’Università “Federico
II” di Napoli e vicepresidente della Commissione Affari sociali
della Camera, Norberto Cau è medico e dirigente dell’assessorato alla Sanità della Regione Campania, mentre Claudio Clini è
specialista in Igiene e Medicina preventiva e ora Direttore generale del Santobono-Pausilipon di Napoli.
Con la collaborazione del giornalista Cesare Fassari hanno proposto una riflessione sulle troppe diseguaglianze che ancora segnano la sanità italiana, sia in rapporto alle altre realtà europee,
sia all’interno, tra una Regione e l’altra.
Proprio le novità, in termini di rischi e di potenzialità positive, del
federalismo sanitario che si sta realizzando in questi anni in Italia sono il fulcro dei contributi dei diversi autori: Clini propone
una messe di dati per misurare le disuguaglianze ancora esistenti, mentre Cau formula una dettagliata proposta di strutturazione della sanità pubblica nel nuovo scenario, completandola con
un’ipotesi di organizzazione dell’Azienda Sanitaria. A Petrella infine il compito di indicare una prospettiva politica: “Noi crediamo che federalismo e concezione solidale del welfare possano
convivere (…) se si salvaguardano coordinamento e regia unitaria, basati sulla solidarietà anche economica, la diversità può rappresentare una ricchezza per il paese e non una pericolosa frammentazione sul terreno dei diritti del cittadino”.
Eva Antoniotti
GIAN PIERO FIORILLO, MASSIMO COZZA
IL NOSTRO FOLLE QUOTIDIANO
Manifestolibri Srl, via Tomacelli 146, 00186 Roma
pagg. 176; euro 14,00
Follia, malattia mentale, psicosi, schizofrenia, depressione. I termini che si riferiscono all’universo della salute mentale spesso suscitano discussioni anche tra gli specialisti, per arrivare ad un’esatta definizione del loro significato. Ma altrettanto di frequente
vengono utilizzati impropriamente, riproponendo la sovrapposizione tra follia e malvagità. Massimo Cozza, psichiatra e coordinatore della Consulta nazionale per la salute mentale, e da Gian
Piero Fiorillo, sociologo, hanno passato in rassegna i più diffusi
quotidiani nazionali, verificando come nei mass media, intesi come lo specchio della cultura collettiva, persista fortemente “la
maschera del folle come individuo pericoloso, violento e geneticamente tarato”. Uno stereotipo inaccettabile e particolarmente pericoloso oggi che i limiti applicativi della legge 180, voluta vent’anni fa
sulla base degli insegnamenti di Franco Basaglia, hanno portato ad una discussione che potrebbe anche produrre alcuni passi indietro, in direzione
della separazione e dell’istituzionalizzazione del disagio mentale. Malgrado
gli anni trascorsi, non è ancora entrata a far parte della rappresentazione
mediatica della follia l’idea che il malato di mente sia una persona che, pur
nel disagio, “ha in sé risorse per vivere, capacità di scelta ed è comunque soggetto di diritto”.
Il libro – e Cozza in particolare – si sofferma anche su un'altra immagine ricorrente nell’approccio giornalistico ai problemi psichiatrici: l’idea che “il male” possa essere sconfitto da un intervento farmacologico, ovvero che si possa fabbricare una pillola per ogni male. Una teoria confortante, che spesso affascina anche i medici e che produce una costante crescita del consumo degli psicofarmaci. “Impera – scrive Massimo Cozza – il riduzionismo
biologico dove il disagio psichico ed i comportamenti
folli sono legati ad un cervello malfunzionante piuttosto che ad una società globale che, se non regolamentata da un’adeguata politica sociale, rischia di travolgere la qualità della vita di milioni di cittadini”.
E. A
[SEGNALAZIONI]
MILAN KLIMA
ATLANTE DI ANATOMIA UMANA
Franco Muzzio Editore, via Makallè 73, 35138 Padova
Pag. 334, euro 16,53
Un atlante completo di anatomia macroscopica umana indicato per gli studenti dei corsi universitari di Medicina, Biologia, Farmacia e Scienze infermieristiche. Il volume è corredato da 26 fotografie, 25 radiografie, 134 disegni, 51 schemi e
133 tavole a colori. La sua struttura (didascalie separate dalle immagini e contrapposizione su pagine a fronte dei disegni,
delle immagini radiologiche e delle fotografie) lo rende adatto alla verifica dell'apprendimento. Senza dimenticare la comodità d'uso connessa alle ridotte dimensioni, agevolata dagli indici dai quadri sinottici.
ROBERTO PUGLISI (A CURA DI)
LA GESTIONE DELL'URGENZA IN UN DEA DI I LIVELLO
Erga Edizioni, via Biga 52r, 16144 Genova, tel. 010.83.28.441,e-mail:
[email protected] www.erga.it - Pagg. 384; euro 20,66
Un manuale destinato agli operatori (medici specialisti o generici, infermieri professionali, studenti ecc.) che propone,
sulla scorta di oltre dieci anni di esperienza di un Dipartimento
di Emergenza e Accettazione di I livello (quello dell'Azienda
ospedaliera "Villa Scassi" di Genova) e l'analisi di oltre 90 mila emergenze-urgenze, riflessioni e considerazioni che costituiscono la base sia per linee guida, sia per suggerimenti per
una gestione sempre più efficace ed efficiente dell'urgenza
M. R.
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Rubriche
l’infermiere 7
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[SCAFFALE]
novità in libreria
CARLO CIAMBRELLO, TONINO CANTELMI, AUGUSTO PASINI
INFERMIERISTICA CLINICA IN IGIENE MENTALE
Casa editrice Ambrosiana, via Gargano 21, 20139 Milano,
e-mail: [email protected]
Pagg. 500; euro 35,12 (al pubblico); 33,77 (P. Cop.)
“Oltre a essere dedicato a tutti gli operatori sanitari e, in
particolare, ai discenti dei corsi universitari del campo sanitario, questo manuale ha una sua specificità: è indirizzato soprattutto agli infermieri e alle esigenze legate alla loro formazione e attività professionale”. E ancora: “si tratta dell'unico testo … nel quale molte nozioni sono sviluppate da infermieri per i loro colleghi … una caratteristica unica … un'aderenza alla realtà del lavoro infermieristico che non ha riscontro in altri volumi dedicati agli stessi temi, anche stendendo l'indagine a libri in lingua straniera”. Così recita la presentazione al testo a firma di Augusto Panà, presidente del
Corso di laurea per infermieri dell'Università Tor Vergata di
Roma che ha voluto sottolineare le molte qualità del volume. Il testo dà ampio rilievo a tematiche quali il lavoro in
équipe o nelle strutture riabilitative, così come esamina le
principali forme di disagio mentale e i più importanti fattori socioambientali implicati nella loro patogenesi, senza trascurare “l'approfondimento e la trattazione dei rapporti tra
sintomi fisici e psicopatologici e la ricerca sulla verifica della qualità dell'assistenza prestata”.
Si è trattato, come ricordano gli stessi autori, di un'impresa non facile: individuati i presupposti sui quali il manuale
avrebbe dovuto imperniarsi (“rispondere alle specifiche esigenze degli infermieri e farlo attraverso le competenze di autori in gran parte infermieri o specialisti … impegnati nella didattica nelle scuole per infermieri …”)
hanno infatti cercato di toccare argomenti che fossero parte integrante del
lavoro svolto dall'infermiere nel settore dell'assistenza psicologica ai pazienti.
Ne è derivato così un piano dell'opera che può essere certamente utile alla formazione degli infermieri, ma anche a coloro che – frequentando i cor-
[TERZO MILLENNIO]
Aiuto psicoterapico dalla rete: è l'e-therapy che permette
il contatto con un terapeuta sia gratis, sia a pagamento
Tutti pazzi per internet
IL SISTEMA STA OTTENENDO UN SUCCESSO CRESCENTE NEGLI USA
CHE GLI HA MERITATO L'ATTENZIONE DI TESTATE GIORNALISTICHE
ANCHE DI GRAN RILIEVO COME TIME.
CERTO LE PERPLESSITÀ E I DUBBI NON MANCANO, SOPRATTUTTO
PER LA FORTE SPERSONALIZZAZIONE DEL RAPPORTO COL CURANTE
CHE PUÒ INCIDERE NEGATIVAMENTE SUI RISULTATI DELLA TERAPIA
DI
FLAVIO SICILIANO
E-mail, chat e webcam al servizio
della salute mentale. È quanto offre l’e-therapy, cioè l’uso della
tecnologia internet per fornire
ausilio psicoterapeutico. Tramite
web si può comunicare con un terapeuta, esponendogli dubbi e ottenendone aiuto e consigli, sia
gratis che a pagamento (tra i siti
che offrono consulti online:
www.cyberanalysis.com, http:// etherapyhelper.com/,www.find-a-therapist.com/onlinecounseling/etherapy.htm).
Chi pensasse alla solita stravaganza americana dalla vita breve
deve ricredersi: l’e-therapy ha una
sua dignità, tanto da essersi meritata un articoli su testate come
Newsweek e Time, oltre a servizi su
Cnn, Cbs e Medscape.
L'e-therapy rappresenta un note-
vole supporto per quanti non possano o non vogliano utilizzare i
metodi tradizionali, perchè semplifica le visite di controllo e diminuisce l’imbarazzo dei pazienti: esprimere certi concetti o esperienze è più facile online che dal
vivo. Non che l’e-therapy sia senza pecche.
È evidente che essa ha la possibilità di esercitare un effetto spersonalizzante sui rapporti medicopaziente, oltre a mettere a rischio
la privacy di quanti affidano i
propri dati sanitari alla rete informatica mondiale.
L’e-therapy, inoltre, pone seri problemi professionali ai terapeuti,
quali la mancanza di responsabilità precise e l’impossibilità di applicare sul web le leggi convenzionali.
È innegabile, comunque, che internet non possa essere trascura-
to dalle scienze della psiche, in
quanto ormai svolge un ruolo di
primo piano nella vita sociale di
molte persone. Lo dimostra, ad
esempio, l’uso della Rete da parte degli statunitensi dopo l’attacco alle torri gemelle. In quei
giorni, e per molti mesi a seguire, internet si è trasformato in un
enorme piazza virtuale alla quale tutti gli americani hanno fatto
ricorso riversavandovi le proprie
opinioni e paure sul terrorismo,
confessandosi a briglia sciolta.
Questo fenomeno ha spinto Martha Haun, docente di Comunicazione all’Università di Houston, a
paragonare il ruolo di internet a
quello un tempo demandato al
clero. "Abbiamo tutti bisogno di
raccontare le nostre storie a qualcuno disposto ad ascoltarci” ha
detto la Haun “Andare online,
scrivere le proprie esperienze, far-
si di laurea di I livello – abbiano nei loro corsi di studio, insegnamenti di interesse psichiatrico o psicologico clinico.
Nel volume è possibile trovare, oltre a una chiara esposizione di nozioni sulla salute mentale, anche una sommaria
descrizione dei principali farmaci a cui si fa ricorso nella
cura di alcuni disturbi mentali (utile soprattutto a chi opera nel campo della salute mentale), insieme ad approfondimenti su temi quali “il rapporto tra sintomi fisici e psichici, quello tra operatore sanitario e
paziente”, fino al lavoro d'équipe. Nella prima
parte del manuale sono contenute nozioni generali su igiene mentale e psicologia clinica “preliminari” alla comprensione degli argomenti trattati nella seconda parte, più propriamente dedicata all'infermieristica clinica. Tra le sezioni più
qualificanti quella relativa alla ricerca infermieristica, quella sulla qualità dell'assistenza nel campo della salute e quella dedicata alla formazione complementare in psichiatria, tema di crescente importanza al quale è dedicato uno specifico capitolo. M.R.
le leggere agli altri ha un significato catartico per molte persone”
(http://news.zdnet.co.uk/story/0,,t2
69-s2095251,00.html).
Uno strumento tanto importante non può non presentare aspetti negativi. Così, oltre all’ausilio
sanitario, la Grande Rete ha portato anche nuove patologie.
Da tempo si parla di internet dipendenza, che si manifesterebbe
con l’eccessivo attaccamento al
web e che colpirebbe dal 5 al 10
per cento dei cybernauti. Chi ne
soffre è preda di un notevole difficoltà a staccarsi la Rete, perso
in collegamenti online lunghi diverse ore, a tutto detrimento dei
rapporti sociali veri e propri.
Sarebbero state individuate diverse forme di assoggettamento
alla Rete, a seconda che il soggetto sia dipendente dalle relazioni virtuali, dai giochi d’azzardo online, dal sesso virtuale o perfino dall’eccesso di informazione
fornito dalla rete (si veda www2.
xagena.it/ xagena/3397_epsichiatriait.htm).
La prima a lanciare l’allarme sull’internet dipendenza è stata
Kimberly Young, una ricercatrice Usa (intervistata in italiano su
www.pol-it.org/ital/youngit.htm) autrice anche dell’immancabile libro sull’argomento, Presi nella rete (presentato su http://ilgiorno.quotidiano.net/art/2000/05/1
7/930039).
Più di recente, nei dintorni di
Seattle è stata inaugurata una clinica specializzata nel recupero
degli “Internet-dipendenti”.
E i siti sull’argomento sono sempre più numerosi (come www.virtual-addiction.com).
In realtà l’esistenza dell’internet
dipendenza è tutt’altro che dimostrata, e il lavoro della Young
è stato fortemente criticato perché afflitto, secondo molti, da vizi metodologici tali da falsarne
ogni valenza scientifica. Anche
un profano non può evitare di
chiedersi se parlare di internet
dipendenza non costringa a parlare anche di “dipendenza da cellulare” e magari di “calcio-dipendenza”.
Inoltre va considerata la diffidenza
con cui spesso vengono percepite le nuove tecnologie: oggi si parla di internet dipendenza come
un tempo si parlava dei disastri
del cinematografo, o perfino della scrittura, accusata nel Cratìlo
di Platone di indebolire la memoria. Probabilmente al suo apparire anche la ruota avrà avuto
i suoi critici.
Parlando di internet dipendenza,
torna alla mente un vecchio test,
che circola in rete da qualche anno, che indica alcuni comportamenti tipo degli internet-dipendenti, come “viaggiare in aereo
tenendo il portatile sulle ginocchia e il bambino nello scomparto superiore”. Oppure “Chiedere
ad un idraulico quanto verrebbe
a costare sostituire la sedia dinanzi al computer con un gabinetto” e via così.
Il test, "fulgido" esempio dell’autoironia dei cybernauti, è di origine statunitense, ma il passaparola online lo ha tradotto, trasformato, arricchito di aggiunte
apocrife.
Una versione italiana si può trovare su www.didit.com/Forum/19.
html.
Rubriche 17
[PREVIDENZA]
È possibile recuperare i contributi versati prima dell'istituzione della Cassa per gli infermieri libero-professionisti?
Istruzioni di riscatto
In occasione del consueto approfondimento mensile dedicato
alla Cassa e alle sue attività, questo mese parleremo dell’approvazione di un importante provvedimento, assunto per tutelare coloro che esercitano la libera professione da molti anni.
Lo scorso 24 maggio 2002, infatti, il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto
con il ministero dell'Economia e
delle finanze, ha approvato il Regolamento per il riscatto delle attività professionali antecedenti l’istituzione della Cassa, predisposto
dalla Giunta esecutiva con deliberazione n. 102/00/PRV.
Il riscatto consente di elevare l’anzianità contributiva dell’iscritto:
si può infatti applicarlo a tutti gli
anni di attività compresi tra l’an-
no di iscrizione al Collegio provinciale Ipasvi e il 1° gennaio
1996. È possibile, inoltre, riscattare anche i periodi in cui l’infermiere, non svolgendo l’attività professionale in modo esclusivo, godeva di altra copertura previdenziale. Questo in coerenza
con l’art. 1 del Regolamento di previdenza che prevede l’obbligatorietà di iscrizione anche in costanza di lavoro subordinato.
Nella domanda di riscatto deve essere dichiarato l’effettivo esercizio
dell’attività per gli anni richiesti.
La contribuzione non può essere
inferiore, per ciascun anno che si
intende riscattare, all’importo del
contributo soggettivo minimo vigente alla data di presentazione
della domanda. Il riscattante può
– in alternativa e comunque in via
facoltativa – versare un importo
pari al 10 per cento del reddito
netto professionale prodotto nell’anno di competenza.
La domanda di riscatto deve essere presentata entro e non oltre
due anni dalla maturazione del
primo quinquennio di iscrizione.
La rivalutazione dei contributi
versati a titolo di riscatto è effettuata con le stesse modalità previste per la contribuzione dovuta dagli iscritti attivi. Il tasso di
capitalizzazione applicato sarà
quello riferito all’anno di versamento delle somme dovute.
In merito alla rivalutazione dei
contributi versati a titolo di riscatto, valgono gli stessi criteri di
capitalizzazione applicati ai contributi versati in corso di iscrizione. La capitalizzazione verrà
effettuata con riferimento all’anno di versamento delle somme dovute a titolo di riscatto.
Di seguito si riporta l’articolato
così come approvato dai ministeri vigilanti:
1. Gli iscritti alla Cassa nazionale di previdenza e assistenza
Ipasvi hanno la facoltà di riscattare i periodi contributivi
professionali precedenti all’iscrizione all’Ente.
2. Il limite degli anni riscattabili
è pari a quello intercorrente
tra l’iscrizione al Collegio e il
1° gennaio 1996.
3. La richiesta di riscatto, a pena
di decadenza, deve essere avanzata entro due anni dalla maturazione del primo quinquennio di iscrizione alla Cassa.
4. Non ha rilevanza alcuna che
nello stesso periodo di riscatto il professionista sia stato
iscritto ad altra Cassa o forma
di previdenza.
5. Il riscatto comporta il versamento alla Cassa, in unica soluzione entro due anni dalla richiesta o secondo un piano di
rateizzazione non superiore a
5 anni (con applicazione di un
tasso di dilazione pari al tasso
legale annuo pro-tempore vigente, maggiorato di cinque
punti percentuali, ed in ogni
caso di durata inferiore alla liquidazione della pensione) di
un importo, per ogni anno riscattato, pari a euro 516,46, cifra corrispondente al contributo soggettivo minimo, ovvero pari al 10 per cento del reddito netto professionale.
6. Il riscattante è tenuto a dichiarare che per gli anni riscattati è stato iscritto al Collegio e ha esercitato la libera
professione in una delle forme
previste dall’art. 1 del Decreto
legislativo 103/96.
Fabio Fioretto