1 Iscritti e Primarie: il Movimento 5 Stelle tra attivisti del Web e «Parl

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1 Iscritti e Primarie: il Movimento 5 Stelle tra attivisti del Web e «Parl
Iscritti e Primarie: il Movimento 5 Stelle tra attivisti del Web e «Parlamentarie». Maria Elisabetta Lanzone, Università di Pavia Angelo Scotto, Università di Pavia Abstract. Il ricorso alle primarie per la selezione dei candidati rappresenta, senza dubbio, una delle maggiori novità organizzative che i partiti italiani tradizionali hanno intrapreso nell’ultimo decennio (Fiorini e Venturino, 2012), anche e soprattutto per far fronte alla propria ormai inarrestabile crisi e per ridefinire il rapporto con i propri iscritti (in calo). Perciò, con modalità e scopi differenti, nell’ultimo periodo, sempre più partiti, non solo di centro-­‐sinistra, stanno sperimentando questo strumento. Che cosa succede, però, se a “far uso” delle primarie non è un partito tradizionale e in più se queste primarie vengono organizzate sul Web, senza far ricorso alle forme convenzionali di partecipazione elettorale, e se esse sono riservate ad un numero ristretto di iscritti? E’ il caso del Movimento 5 Stelle, che nel dicembre 2012 ha utilizzato per la prima volta primarie online per scegliere i propri candidati al Parlamento – le cosiddette «Parlamentarie». Partendo da una riflessione generale intorno alla natura organizzativa del partito e analizzando, poi, regole e modalità di partecipazione, il paper vuole indagare gli atteggiamenti degli iscritti nei confronti di questo esperimento di primarie online (anche di coloro che non hanno votato); le loro motivazioni e i loro giudizi in merito al livello di inclusività/esclusività. Con questa analisi si vuole anche capire quale sia stato l’effetto delle stesse Parlamentarie sull’organizzazione interna del Movimento 5 Stelle, in particolare se esse abbiano contribuito ad una reale legittimazione del corpus degli eletti. A chiudere il lavoro saranno considerazioni generali sulle conseguenze di queste particolari primarie sul generale assetto organizzativo del partito di Grillo. Il paper si basa su un’analisi quantitativa dei dati di una web survey di oltre 600 casi, che è stata realizzata tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, alla vigilia delle elezioni politiche che hanno decretato l’affermazione nazionale Movimento 5 Stelle. 1. Partiti e primarie: il Movimento 5 Stelle e le «Parlamentarie» online
La scelta delle elezioni primarie come metodo di selezione dei candidati ha rappresentato
senza dubbio la più grande novità nel panorama politico italiano dell’ultimo decennio (Fiorini e
Venturino, 2012). In particolare, la crisi dei partiti, indipendentemente dalle ragioni che l’hanno
provocata, ha indotto queste organizzazioni ad avviare un lento, contradditorio e disomogeneo
processo di adattamento e, dunque, di trasformazione (Ignazi, 2012) delle proprie strutture interne.
Prendendo in considerazione le ormai celebri tre facce organizzative dei partiti individuate da
Richard Katz e Peter Mair (1993) – party in public office, party in central office e party on the
ground – è possibile specificare meglio l’ambito di questa crisi: infatti, appare chiaro che a soffrire
maggiormente sia la faccia on the ground e cioè quella che riguarda il rapporto con i membri e con
gli elettori. I partiti, infatti, sembrano apparire del tutto a loro agio all’interno delle istituzioni
pubbliche e, anzi, sembrano aver risposto a una crisi situata al di fuori dello Stato con un
rafforzamento delle loro radici interne (Katz e Mair, 1994), ma sembrano anche soffrire di una
altrettanto forte crisi di legittimità da parte della propria base. Questa crescente crisi di
legittimazione e la conseguente perdita di attrattività, hanno indotto i partiti – anche se non tutti e
non ovunque – a modificare le loro abitudini. In questo quadro, piuttosto desolato, essi sono stati
costretti a trovare soluzioni alternative, ad adattarsi e a riconnettersi con gli elettori, attraverso
nuovi strumenti partecipativi e tra questi rientra certamente la selezione dei candidati (Gallagher e
Marsh, 1988; Hazan, 2006; Hazan e Rahat, 2000) ed in particolare il metodo delle elezioni primarie.
1 Questo stesso quadro può anche aiutare a spiegare in maniera efficace ciò che è accaduto negli
ultimi anni in Italia, Paese particolarmente colpito da questa crisi di legittimità dei partiti. Tuttavia,
il caso specifico, che sarà preso in considerazione in questa sede, riguarda le elezioni primarie
online per i candidati al parlamento, che sono state promosse dal Movimento 5 stelle (M5s) nel
dicembre 2012, in vista delle elezioni politiche nazionali del febbraio 2013: questa consultazione è
stata battezzata dallo stesso fondatore dell’M5s, Beppe Grillo, come «Parlamentarie». A questo
proposito dovranno, dunque, essere tenute in considerazione alcune peculiarità del caso: prima di
tutto bisogna sottolineare che l’ascesa dello stesso M5s rappresenta un prodotto della crisi di
delegittimazione dei partiti, che è stata citata sopra. Lo stesso partito di Grillo (Corbetta e Gualmini,
2013) è, perciò, il segno evidente della perdita di legittimità delle istituzioni, in un contesto che è
anche diventato un terreno fertile per un’ondata di «populismo post-moderno» (Lanzone, 2014) e
per una marcata protesta anti-establishment. Con queste premesse, dunque, la scelta dell’M5s di un
metodo (sulla carta) inclusivo e partecipativo per la selezione della totalità dei propri rappresentanti
nazionali, non può essere interpretata, come nei casi degli altri partiti, come una reazione di
adattamento alla propria crisi, che è inesistente. In questa situazione si può, invece, fare riferimento
a una scelta che, da una prima analisi, è in grado di coniugarsi perfettamente con la volontà “iperdemocratica”, attraverso la quale, sin dagli esordi, il Movimento 5 Stelle ha voluto caratterizzare il
proprio progetto politico.
L’M5s ha, infatti, rappresentato la più grande novità nel panorama politico italiano dell’ultimo
decennio e alle elezioni politiche del febbraio 2013 si è attestato come il primo partito in termini di
voti assoluti, alla Camera dei Deputati, ottenendo il 25,5% dei consensi elettorali1. Un nuovo
soggetto politico, quindi, sorto nel 2009 grazie alla popolarità dell’ex comico genovese Beppe
Grillo e alle strategie comunicative della Casaleggio Associati, ma anche un progetto che si è
gradualmente sviluppato sul territorio, grazie ad internet2. E qui si può arrivare a considerare la
seconda specificità, quella relativa al luogo che ha ospitato la (s)elezione; luogo che non è stato il
territorio, ma la rete. Primarie online, appunto. Com’è stato sottolineato appena sopra, anche se la
mobilitazione promossa dall’M5s si è articolata in parte all’interno delle comunità locali (offline), è
indubbio che il Movimento «ha fatto di internet e del potenziale offerto dal Web 2.0 una delle sue
maggiori risorse organizzative, ma anche un fondamentale elemento della propria concezione della
politica e della democrazia» (Bordignon e Ceccarini, 2013: 1). L’impiego del Web 2.0, dunque,
oltre ad avere un significato ideologico, appare come la risposta alla scarsa presenza di
organizzazioni locali strutturate – simili a quelle, per esempio, del Partito Democratico – in grado di
condurre con efficacia la gestione delle primarie. Perciò, sia per ragioni organizzative, sia per
ragioni costitutive, l’M5s non poteva che adottare un approccio aperto, inclusivo (benché, nei fatti,
lo sia stato solo parzialmente, come vedremo) e gestito attraverso internet.
Per la valutazione di questo esperimento di primarie, nel paragrafo subito successivo, sarà utilizzato
lo schema d’analisi proposto in più riprese da Reuven Hazan e da Gideon Rahat (2000; 2002;
2006). In particolare, i due studiosi hanno individuato quattro dimensioni – ognuna esaminata sulla
base di una domanda guida – utili a stabilire il livello complessivo di inclusività del processo di
selezione: candidancy (chi può essere selezionato come candidato del partito); selectorate (chi
seleziona i candidati); decentralization (dove ha luogo la selezione); appointment and voting (come
sono selezionati i candidati). Ciascuna dimensione può essere collocata lungo un continuum i cui
estremi sono identificati, da un lato, dal massimo livello di esclusività, e dall’altro, dal massimo
livello di inclusività.
1
Per l’analisi dei risultati elettorali dell’M5s alle elezioni politiche 2013 si può fare riferimento ad una puntuale
analisi di Tronconi (2013).
2
L’M5s si è sviluppato certamente grazie al web, ma approfittando anche di un periodo di scarsa fiducia dei cittadini
nei confronti delle tradizionali organizzazioni politiche. Una sfiducia dovuta soprattutto alla profonda crisi economica.
Sulla relazione tra crisi, scarsa fiducia e nascita di partiti populisti, è possibile consultare il volume di Mény e Surel
(2001).
2 Dopo avere, dunque, individuato il contesto in cui questo caso è sorto e avere descritto (e valutato)
le regole che lo hanno caratterizzato, questo lavoro sarà concentrato sugli atteggiamenti di coloro
che hanno votato alle «Parlamentarie». In seguito a questa introduzione, e dopo il paragrafo
successivo – che riguarderà le regole della consultazione - seguirà un approfondito paragrafo
dedicato al comportamento degli iscritti, al loro rapporto con questo strumento online (in
particolare) e con quello delle primarie (in generale). In seguito, in un paragrafo separato, saranno
valutate le conseguenze che questo stesso esperimento ha provocato sull’assetto generale del partito
e quindi sulla sua organizzazione interna. Una breve sezione conclusiva cercherà, poi, di trarre
alcune considerazioni in merito al tipo di consultazione, ai suoi effetti e alla generale struttura del
partito di Grillo.
2. Le «Parlamentarie»: dove, come e quando
Dopo aver analizzato brevemente le ragioni che hanno indotto l’M5s a scegliere questo metodo di
selezione dei candidati e averlo inserito in un più ampio dibattito teorico sulla crisi dei partiti, è
adesso opportuno concentrarsi su due altri importanti aspetti: i requisiti in base ai quali sono stati
definiti i selettori e i candidati, e le caratteristiche della competizione, ovvero il luogo e le modalità
della selezione.
Innanzitutto, il (s)elettorato può essere definito come l'insieme di coloro che possono partecipare
alla selezione dei candidati ed esso può essere composto da una, alcune, o molte persone, sino ad
includere l'intero elettorato di un Paese. Volendo considerare il quadro analitico indicato da Hazan e
Rahat (2000), lungo il continuum inclusività/esclusività, ad un estremo si avrà un selettorato
composto dalla potenziale totalità degli elettori, e all’altro estremo, più che un selettorato, si avrà un
unico selezionatore: il leader di un partito.
Le primarie online dell’M5s - che si sono svolte tra il 3 e il 6 dicembre 2012 – hanno rappresentato,
in base alle regole proposte dagli organizzatori, un procedimento che può essere considerato
soltanto in parte inclusivo. Per far parte dell’elettorato passivo era, infatti, necessario essere
incensurati; non essere iscritti ad altri partiti; non aver svolto in passato più di un mandato elettivo e
risiedere nella circoscrizione in cui ci si sarebbe candidati. Ma non solo: per evitare il rischio di
«infiltrati» dell’ultima ora e soprattutto per premiare coloro che si erano già impegnati nell’attività
dell’M5s (come affermato dallo stesso leader), il diritto di partecipare alla competizione era
subordinato all’essere già stato candidato, ma non eletto, in occasione delle elezioni comunali e
regionali a cui le «Liste Civiche a 5 stelle» o l’M5s avevano partecipato tra il 2008 e il 2012.
Questa scelta non può, però, essere interpretata solamente come un premio per i non eletti3.
L’esclusione del personale politico eletto, infatti, «consente inevitabilmente un maggiore controllo
da parte del vertice (di Grillo stesso) e probabilmente una maggiore dipendenza (anche solo per
impreparazione) dalle linee guida centrali» (Gualmini, 2013: 18). Considerando ancora il continuum
inclusività/esclusività, ad un estremo – quello della massima inclusività – corrisponde la regola
secondo cui ciascun elettore del partito è un potenziale candidato. All’altro estremo – quello della
massima esclusività – corrispondono, invece, una serie di condizioni restrittive e il caso che si sta
qui prendendo in esame risulta essere molto più vicino al secondo estremo, rispetto che al primo.
Il timore di “infiltrazioni” ha suggerito, dunque, un’apertura controllata anche sul fronte
dell’elettorato attivo. Infatti, potevano accedere al blog di Grillo ed esprimere fino a tre preferenze
tutti i maggiorenni, a patto che si fossero iscritti entro il 30 settembre 2012 all’M5s e che avessero
certificato la loro identità caricando un documento entro il 2 novembre 2012. Quelle dell’M5s,
dunque, sono state un chiaro esempio di primarie chiuse nelle quali l’opportunità di partecipare è
stata offerta ad una sola parte degli iscritti al partito. Va qui chiarito che, anche i casi che
circoscrivono la partecipazione ai soli iscritti, presentano delle differenze. Talvolta, infatti, sono
3
Il 30 novembre 2012, sul suo blog, Beppe Grillo appariva in un video nel quale questa motivazione veniva posta
alla base delle scelte regolamentari restrittive.
3 previste condizioni aggiuntive rispetto alla mera iscrizione (Hazan, 2006: 176). La partecipazione
degli iscritti alla selezione può essere limitata, infatti, come in questo caso, dalla richiesta di un
periodo minimo di membership antecedente alla selezione dei candidati o da prove di attivismo
partitico.
La domanda che bisogna, a questo punto, porsi è la seguente: candidati scelti da chi e con quali
regole? Diventa quindi fondamentale, prima di passare all’analisi delle opinioni dei selettori,
analizzare le procedure utilizzate durante il processo di selezione dei candidati, perché è anche e
soprattutto da esse che dipendono i risultati (e gli esiti) della competizione. A proposito delle regole
imposte dall’organizzazione centrale circa selettori e candidati, è ancora Hazan (2006: 184) a
ricordare che, anche se un partito decide di utilizzare le primarie per selezionare i propri candidati al
Parlamento, è anche possibile che esso decida di mantenere per sé il controllo diretto delle regole
che riguardano le candidature e i (s)elettori. Dal tipo di regole che vengono scelte dipendono,
perciò, anche alcune importanti scelte che riguardano lo stesso assetto del partito e il rapporto che
esso intende instaurare con la propria base. In accordo, ancora con la posizione dei due autori,
regole differenti sono, dunque, anche in grado di produrre strutture partitiche differenti e costruire
altrettanto differenti rapporti tra le tre facce organizzative di Katz e Mair (1993), generando anche
un processo di selezione con conseguenze differenti.
Guardando, quindi, ai “numeri” di queste primarie online, si può dire che, sebbene - secondo i dati
ufficiali resi noti due settimane dopo il voto - gli iscritti all’M5s alla data della consultazione erano
255.339, a causa delle stringenti restrizioni che sono state descritte prima, i selettori aventi diritto
sono stati 31.612, il 64,1% dei quali ha effettivamente preso parte alla votazione (20.252). Sono
stati espressi, dunque, 57.252 voti validi: in pochissimi, quindi, hanno scelto di indicare meno di tre
preferenze. I candidati, invece, sono stati 1.486 – a fronte di 945 posti potenzialmente disponibili, di
cui – a titolo qui solamente informativo - l’87,1% è stato costituito da uomini (1.293), mentre
soltanto il 12,9% da donne (193)4.
In questo contesto sono state, perciò, annunciate le «Parlamentarie» e il 1° novembre 2012, Beppe
Grillo, tramite il suo blog, ha comunicato così (con un post) che i candidati al Parlamento dell'M5s
sarebbero stati scelti direttamente dai cittadini e tramite la rete5:
Non sono primarie con leader (che brutta parola...) di cartapesta, ma "parlamentarie" con cui si
comporranno le liste elettorali di tutta Italia senza l'intermediazione dei partiti. Non ci saranno
"nominati" in Parlamento, ma cittadini che possono entrare come portavoce nella macchina dello
Stato per renderla trasparente e democratica. Il percorso per arrivare al voto on line è stato
complesso, può essere che ci siano stati degli errori, che qualcuno per i motivi più diversi non sia
riuscito a candidarsi o che si sia candidato senza averne i requisiti. In questo ultimo caso vi prego di
segnalarlo. Quando, circa un mese fa, annunciai le parlamentarie del M5S, vi chiesi di darmi una
mano, ve lo chiedo ancora oggi. Senza soldi, senza media, con contro l'intero Sistema e i suoi cani da
guardia, siamo arrivati fino a qui, ma senza il vostro supporto e il vostro calore, non potremmo
proseguire, né andare da nessuna parte. Che io sappia è la prima volta al mondo che un movimento,
sulla carta il secondo italiano, sceglie i suoi parlamentari on line senza alcun filtro.
Nei giorni subito successivi, lo stesso Grillo ha definito come «Buffonarie» e anche come «primarie
del nulla» le consultazioni che il 25 novembre dello stesso anno erano state organizzate dal Partito
Democratico, per la scelta del proprio candidato premier: «Ora anche gli altri partiti ci dicano come
sceglieranno i loro candidati al Parlamento»: aveva scritto Grillo6. Una sfida quindi ai “partiti
4
Sulle caratteristiche dei candidati cfr. in Lanzone (2013) e in Lanzone e Rombi (2014).
Sull’annuncio delle Parlamentarie ci sono diversi post, apparsi sullo stesso blog di Grillo, a partire dal 25 novembre:
http://www.beppegrillo.it/parlamentarie.html;
http://www.beppegrillo.it/2012/12/parlamentarie_istruzioni_per_luso.html;
http://www.beppegrillo.it/2012/12/le_buffonarie.html. http://www.beppegrillo.it/2012/12/le_parlamentarie.html (ultimi
accessi: 23 luglio 2014).
6
Cfr. in http://www.beppegrillo.it/2012/11/le_primarie_del.html (ultimo accesso: 23 luglio 2014).
5
4 tradizionali”, che ha, di fatto, aperto la campagna elettorale dell'M5s, seguita, subito dopo, dalla
partenza del “viaggio” elettorale denominato Tsunami Tour. Come si sono svolte, però, nel
dettaglio queste «Parlamentarie» e con quali caratteristiche e quali opportunità per candidati e
selettori? Quali effetti hanno avuto e con quali conseguenze sull’assetto del partito e sulla reale
legittimazione dei candidati da parte dei propri iscritti? E’ questo, quindi, quello che si cercherà di
capire nella parte successiva di questo lavoro.
Qui si può ancora dire che le primarie online dell'M5s possono essere fatte rientrare tra gli esempi
di primarie chiuse europee, che in genere, sono state limitate agli iscritti di un partito. I livelli di
accessibilità hanno tradizionalmente riguardato, invece, il come e dove votare e tra le opzioni di
seggi, voto postale o convention di partito è stata scelta un’unica e comunque innovativa modalità:
quella del voto online e in particolare, con le restrizioni che sono state analizzate subito sopra. Una
platea quindi, che numeri alla mano, è stata molto ristretta e che – come si vedrà – ha portato i
candidati ad avere un basso grado di legittimazione da parte del proprio selettorato e che,
soprattutto, ha portato anche a una significativa insoddisfazione una parte degli iscritti.
I dati che saranno presentati in questo paper derivano dalle elaborazioni realizzate in seguito ad un
sondaggio che è stato condotto tra il 27 febbraio e il 19 marzo 2013 (metodo CAWI – Computer
Assisted Web Interviewing) su un campione casuale di 628 casi. Il questionario è stato strutturato in
34 domande e la web survey è stata diffusa attraverso la piattaforma Survey Monkey, tramite i
referenti dei gruppi locali dell’M5s, che hanno accettato di far circolare il link tra gli iscritti
nazionali dell’M5s.
3. Gli iscritti al Movimento e le «Parlamentarie»
Il profilo socio-politico dei votanti
La base del Movimento 5 Stelle si caratterizza per essere a prevalenza maschile (gli intervistati sono
in grande maggioranza – il 79,4% – uomini), poco legata alle pratiche religiose (esclusi matrimoni,
funerali e battesimi, il 58,5% dichiara di non andare mai a messa, il 26,9% di andarci solo due o tre
volte l’anno; solo il 6,2% degli intervistati dichiara di andare a messa tutte le settimane), e
relativamente giovane: infatti, se l’età media degli intervistati è circa 40 anni, va notato che solo il
20,6% di essi ha più di 50 anni, e appena lo 0,8% può definirsi anziano (più di 65 anni). Tuttavia,
nonostante alle elezioni politiche del 2013 il partito di Grillo abbia ottenuto i risultati migliori tra i
giovani, tra il campione, la fascia d’età predominante è quella dai 31 ai 50 anni, in cui rientra il
60,5% degli intervistati.
La distribuzione geografica dello stesso campione vede una maggiore concentrazione dei
partecipanti nelle aree del Nord-Ovest (34,9% dei partecipanti, soprattutto piemontesi) e del Centro
(23,9%), mentre appare essere sottorappresentato, anche rispetto ai voti ottenuti dal M5S alle
elezioni del 2013, il Nord-Est, da cui proviene solo il 10,4% degli intervistati; meno del 30% risiede
nel Sud e nelle Isole. Più equilibrata è invece la distribuzione del campione rispetto alla dimensione
dei comuni: il 37,0% degli intervistati abita in comuni con meno di 15000 abitanti, il 13,4% invece
risiede nelle grandi città (più di 500000 abitanti).
I selettori hanno un livello di istruzione globalmente alto: il 24,6% ha una laurea o titolo superiore,
il 54,9% il diploma di scuola superiore; a fronte di questi numeri, solo lo 0,9% non va oltre la
licenza elementare, anche se questo dato residuale è facilmente spiegabile con la struttura d’età del
campione.
Per gli stessi motivi si spiega anche la ridotta presenza, per quanto riguarda la posizione lavorativa,
di pensionati (4,5%). In questo ambito la categoria maggiormente rappresentata è quella dei
lavoratori dipendenti (44,7%), come prevedibile; ma è interessante notare che tra di essi la
stragrande maggioranza (77,1%) dichiara di avere un contratto a tempo indeterminato, mentre solo
il 12,5% si definisce precario. I lavoratori non dipendenti sono il 22,5% del campione, di cui circa
5 la metà è composta da lavoratori autonomi (commercianti e artigiani) mentre gli altri si dividono
più o meno equamente tra liberi professionisti e imprenditori. A fronte di una percentuale ridotta di
studenti (5,9%), spicca una forte presenza di iscritti che si dichiarano disoccupati (15,9%). Sempre
dal punto di vista lavorativo, i dati del questionario indicano una ridotta partecipazione degli
attivisti dell’M5s ai canali classici di rappresentanza dei lavoratori: solo il 21,6% degli intervistati
dichiara di essere iscritto a un sindacato o a una associazione di categoria; i valori aumentano in
alcune categorie professionali, in particolare tra gli operai, gli impiegati e i pensionati, ma anche in
questi gruppi i sindacalizzati restano una minoranza.
Gli iscritti all’M5s sono caratterizzati da un forte interesse per la politica: alla domanda “in generale
lei, da 1 a 10, quanto si interessa di politica?” il 67,7% dei rispondenti ha indicato un valore uguale
o superiore a 8, mentre solo il 7,0% ha dato un valore inferiore a 6. La principale fonte di
informazione sull’argomento è internet, sia attraverso i canali ufficiali del Movimento 5 Stelle sia
attraverso altri siti di informazione; gli altri media (giornali, tv, radio), pur non essendo le fonti di
informazioni principali, sono comunque usufruiti da più del 40% del campione, mentre si nota una
influenza ridotta delle fonti di comunicazione interpersonali (familiari, amici e colleghi).
A questo elevato interesse per la politica corrisponde una disponibilità all’attivismo sociale e
politico che, in forma e misura eterogenee, riguarda buona parte del campione. Infatti, la grande
maggioranza degli intervistati ha dichiarato di aver partecipato almeno una volta, nell’ultimo anno,
alle attività politiche meno impegnative: discussioni via internet, firme per petizioni e referendum.
È però più interessante notare che oltre il 60% ha partecipato almeno una volta a attività e iniziative
organizzate dall’M5s, o più in generale a iniziative legate a tematiche locali o ambientali, e più
della metà a manifestazioni pubbliche di protesta; e che una percentuale significativa di iscritti ha
partecipato a attività di gruppi di volontariato (42,9%) o di associazioni culturali, sportive e
ricreative (45,6%). Quello che emerge dalle interviste è dunque una propensione a forme di
partecipazione politica diverse da quelle tradizionali. Prova ne è che solo il 16,1% degli intervistati
dichiara di aver militato in un partito prima di iscriversi all’M5s, e ben il 23,4% non ha votato alle
elezioni politiche del 2008. Nelle esperienze di voto e militanza precedenti prevalgono i partiti di
sinistra, il che è coerente con l’auto-collocazione sull’asse sinistra-destra degli intervistati, che in
larga maggioranza si definiscono di sinistra e centro-sinistra, e considerano allo stesso modo il
Movimento. Tuttavia, bisogna evidenziare due elementi: innanzitutto, queste domande sulla
collocazione politica hanno ottenuto un numero di risposte minore rispetto alle altre, il che ci fa
pensare che molti dei partecipanti alla survey le abbiano saltate in quanto non si riconoscono nelle
categorie politiche di destra e sinistra, coerentemente con quanto dichiarato più volte dai leader e
dagli eletti del M5s; in secondo luogo, la percentuale degli iscritti all’M5s che si definiscono di
centro-destra presenta aumenta nettamente dopo il 2011 (vedi tab. 1), il che è coerente con la
dinamica di espansione elettorale del partito di Grillo: è dal 2012 che esso espande i propri consensi
nel Sud d’Italia, ed è proprio nel Sud che sono più forti i flussi elettorali dal centro-destra verso
l’M5s7.
7
Cfr. Elezioni politiche del 2013. I flussi elettorali in 11 città: Torino, Milano, Brescia, Padova, Bologna, Firenze,
Ancona, Roma, Napoli, Reggio Calabria, Catania, “Analisi dell’Istituto Cattaneo” del 15 marzo 2013.
6 Tabella 1. Iscritti al M5s per anno di iscrizione e collocazione sull’asse sinistra-destra.
% Centro-sinistra1
% Centro-destra1
N
2008
86,7
13,3
60
2009
87,7
12,3
57
2010
85,4
14,6
41
2011
85,0
15,0
40
2012
72,4
27,6
134
2013
75,5
24,5
106
Non ricordo
70,5
29,5
78
Totale
78,1
21,9
516
1
Agli intervistati è stato chiesto di auto-collocarsi su un asse di valori da 1 a 10 dove 1 indica l’estrema sinistra e 10
l’estrema destra. I valori di centro-sinistra comprendono le risposte da 1 a 5, quelli di centro-destra le risposte da 6 a 10.
L’orientamento degli attivisti del Movimento riguardo i principali temi dell’agenda politica sono
coerenti con la collocazione prevalentemente a sinistra: dai dati emerge un atteggiamento
secolarizzato per quanto riguarda i diritti civili (l’89,3% degli rispondenti è contrario8 a proibire per
legge il matrimonio tra omosessuali; il 72,3% è contro la limitazione dei casi in cui rendere lecito
l’aborto; il 96,2% non crede che la Chiesa abbia il diritto di influenzare la formazione delle leggi),
una posizione pacifista nelle relazioni internazionali (89,7% di contrari alla partecipazione a
missioni militari per combattere il terrorismo), e la contrarietà a un approccio liberista nelle
politiche economiche (solo il 27,2% ritiene che la politica non debba intervenire nell’economia,
mentre il 76,9% non crede sia giusto abbassare le tasse anche a costo di ridurre i servizi). Queste
risposte sembrano delineare il profilo di un militante nettamente di sinistra, ma c’è un tema su cui si
registra invece una divergenza, ed è l’immigrazione: il 75,5% degli intervistati è d’accordo con
l’idea che gli immigrati debbano adattarsi alla cultura del paese in cui vivono; il che, se non può
essere interpretato come una ostilità tout court alla presenza di stranieri in Italia, indica comunque
una contrarietà a un approccio multiculturalista nei confronti dell’immigrazione, tipico di molti
partiti e movimenti sociali identificati con la sinistra.
Gli atteggiamenti verso le primarie
Sinora abbiamo analizzato le risposte al questionario del campione considerato nella sua interezza.
Tuttavia, per osservare i dati riguardanti le parlamentarie del dicembre 2012, dobbiamo tenere
presente che gli intervistati che hanno dichiarato di essersi iscritti al Movimento 5 Stelle nel 2013
non potevano partecipare a quelle consultazioni. Per questo, per quanto riguarda i dati riguardanti la
partecipazione alle primarie e alle motivazioni del voto prenderemo in considerazione solo le
risposte di chi si è iscritto entro il 2012; considereremo invece tutto il campione per quanto riguarda
le opinioni sulle primarie.
Il primo dato da considerare è che, mentre la stragrande maggioranza degli intervistati era a
conoscenza di queste consultazioni (coloro che non hanno votato perché non informati di tale
possibilità sono solo il 2,9%), appena la metà degli intervistati ha partecipato: il 49,2%. Il 26,4% ha
dichiarato di non essersi riuscito a registrare in tempo, mentre il 21,5% si è limitato a dichiarare di
non aver votato, senza indicare ulteriori motivazioni.
È interessante notare che la percentuale di iscritti all’M5s che hanno votato alle parlamentarie
diminuisce quanto più è recente l’anno di iscrizione (tab. 2), il che è indice di come gli attivisti di
lungo corso, seppur ormai una minoranza tra gli iscritti al Movimento al momento della nostra
ricerca, siano nel 2013 ancora il gruppo più impegnato nella sua vita interna. Ne è un’ulteriore
dimostrazione il dato riguardante la partecipazione alle primarie sulla base delle attività nell’ambito
del M5S (tab. 3): gli intervistati che non hanno mai preso parte ad attività dei gruppi locali, o lo
8
Definiamo contrari gli intervistati che, alle richiesta di esprimere la propria opinione su alcune affermazioni, si sono
dichiarati poco o per nulla d’accordo con le stesse; mentre definiamo favorevoli quelli che si sono detti abbastanza o
molto d’accordo.
7 hanno fatto solo in maniera episodica, hanno tassi di partecipazione molto bassi alle parlamentarie,
mentre tra chi è impegnato più regolarmente a livello locale, ben i due terzi hanno votato.
Tabella 2. Partecipazione alle primarie per anno di iscrizione al M5S.
Anno
di % No
%
Non
sono % No, non sono
iscrizione al M5S
riuscito
a stato
informato
registrarmi
in circa
questa
tempo
possibilità
2008
3,0
15,1
1,5
2009
16,7
11,7
0
2010
13,9
18,6
0
2011
24,4
24,4
0
2012
21,5
43,7
3,7
Non ricordo
48,4
21,9
9,4
Totale
21,5
26,4
2,9
% Sì
N
80,3
71,7
67,4
51,2
31,1
20,3
49,2
66
60
43
41
135
64
409
Tabella 3. Partecipazione alle primarie per attività nel gruppo territoriale M5S.
Attività
nel
territoriale M5S
Mai
Una/due volte
Tre o più volte
Totale
gruppo
%
Ho
primarie
27,5
26,4
66,5
49,4
votato
alle
% Non ho votato alle
primarie
72,5
73,6
33,5
50,5
N
120
53
224
397
Un altro elemento che si può considerare per analizzare la partecipazione alle primarie è l’autocollocazione degli intervistati sull’asse sinistra-destra (tab. 4): chi si definisce di sinistra o centrosinistra ha un tasso di partecipazione alle parlamentarie decisamente più alto rispetto agli iscritti di
centro-destra. Tuttavia, quasi il 40% degli iscritti all’M5s di destra hanno votato alle primarie, una
percentuale che, pur inferiore alla media, non è certo insignificante o residuale, anche in
considerazione della ridotta esperienza di primarie dei partiti ed elettori del centro-destra in Italia.
Da questo punto di vista quindi, la rilevanza della collocazione politica nell’influenzare le scelte
degli attivisti sembra un fattore di secondo piano rispetto al grado di attivismo interno al
Movimento 5 Stelle.
Tabella 4. Partecipazione alle primarie per collocazione politica
Collocazione politica
%
Ho
votato
alle % Non ho votato alle
primarie
primarie
Centro-sinistra
50,7
49,3
Centro-destra
38,8
61,2
Totale
48,1
51,9
N
294
80
374
Tra le motivazioni di voto (tab. 5), quella predominante è l’opinione positiva che i selettori hanno
della stessa possibilità di partecipare: di fronte a una domanda che prevedeva la possibilità di dare
sino a tre risposte, più dell’80% di chi ha votato alle parlamentarie ha indicato il proprio
atteggiamento favorevole nei confronti della democrazia diretta. Se questa opinione è quindi molto
generalizzata, le altre motivazioni al voto possono essere raggruppate in tre tipi: quelle che danno
priorità al Movimento 5 Stelle (il voto alle primarie è per rafforzare l’organizzazione di cui si fa
parte), quelle riferite ai candidati (il voto è prima di tutto a favore della persona, a prescindere
quindi dall’opinione che il selettore ha delle primarie, o di come sono state organizzate), e quelle
riferite agli stessi votanti (la partecipazione alle primarie, oltre che a dare forza a un partito o a una
persona, serve ad appagare il desiderio di essere parte attiva in un gruppo). Come si vede, le
motivazioni predominanti sono quelle legate all’M5s, che globalmente valgono, per i selettori, più
del doppio di quelle legate ai candidati; il che è coerente con l’immagine di un movimento in cui
“uno vale uno” e gli eletti sono considerati prima di tutto portavoce di temi, proposte e battaglie
che nascono dalla più ampia base dei gruppi territoriali e del Movimento a livello nazionale.
8 Tabella 5. Motivazione del voto alle parlamentarie.
Motivazione del voto alle parlamentarie
%1
Perché mi piace la democrazia diretta
80,3
Perché sono attivista del M5S
56,7
Per essere utile al M5S
43,3
Perché apprezzavo i candidati della mia circoscrizione
21,6
Per lavorare con amici e cittadini del M5S
16,4
Perché mi identificavo nei valori di uno dei candidati
10,6
Perché apprezzavo il programma di uno dei candidati
10,6
Per amicizia personale con un candidato
1,4
N
208
1
Gli intervistati potevano scegliere sino a tre risposte diverse.
Le opinioni del campione sugli effetti delle primarie e sull’opportunità di utilizzarle regolarmente
per selezionare i candidati dell’M5s alle diverse cariche elettive indicano un consenso generalizzato
nei confronti di questo strumento (tab. 6): l’84,6% è abbastanza o molto d’accordo con l’idea che le
primarie promuovano il rinnovamento della classe politica, e solo l’11,8% teme che possano
aumentare la conflittualità interna al Movimento. Le opinioni positive sul ricorso regolare alle
primarie oscilla tra l’81% per la scelta del candidato alla presidenza del consiglio all’87,4% per la
selezione dei parlamentari.
Tabella 6. Accordo con le seguenti affermazioni riguardanti le parlamentarie.
Per nulla
Poco
Abbastanz
a
Le parlamentarie hanno migliorato il 7,7
17,5
31,9
mio giudizio sul M5S
Le primarie aperte a tutti riducono il 31,8
22,4
18,9
potere degli iscritti
Le
primarie
promuovono
il 5,1
6,6
30,5
rinnovamento della classe politica
Le primarie aumentano la conflittualità 50,5
32,2
7,3
interna al M5S
Il M5S dovrebbe usare sempre le 6,1
6,5
23,1
primarie per scegliere il candidato alla
presidenza del consiglio
Il M5S dovrebbe usare sempre le 4,7
5,3
23,3
primarie per scegliere i candidati a
presidente di regione
Il M5S dovrebbe usare sempre le 5,9
7,9
20,9
primarie per scegliere i candidati a
sindaco
Il M5S dovrebbe usare sempre le 3,8
4,3
19,5
primarie per scegliere i candidati al
Parlamento
Il voto alle primarie dovrebbe essere 20,2
9,1
15,2
consentito ai soli iscritti
Molto
Non so
N
38,9
4,0
496
21,4
5,5
491
54,1
3,7
488
4,5
5,5
493
57,9
6,5
494
61,9
4,8
494
60,4
4,9
493
67,9
4,5
493
50,5
5,0
495
Se l’opinione complessiva sulle primarie è senza dubbio positiva, differenze emergono su come tali
primarie dovrebbero essere svolte (tab. 7). Infatti, il 55,9% degli intervistati ritiene che le modalità
di svolgimento delle primarie siano da rivedere, mentre il 44,3% pensa che non ci sia nulla da
cambiare. Queste due opinioni divergenti sono equamente distribuite nel campione tanto tra chi ha
votato alle primarie quanto tra chi non ha partecipato, né si notano differenze di rilievo sulla base
della collocazione politica o del livello di militanza interna al Movimento.
9 Tabella 7. Opinioni sulle parlamentarie e partecipazione al voto.
Lei ha votato alle primarie dello scorso dicembre?
No
Sì
Totale
Secondo
lei,
le % Vanno bene e non 44,3
43,8
44,1
primarie così come si va modificato nulla
sono svolte...
% Sono da rivedere
55,7
56,2
55,9
N
289
201
490
Gli iscritti che vorrebbero modificare le regole delle primarie sono, in maggioranza, a favore di un
modello più aperto: alla domanda su quali siano gli elementi da modificare (tab. 8), l’ampliamento
della partecipazione è stata indicata dal 55,2% dei rispondenti, e l’ampliamento delle possibilità di
candidatura dal 35,7%; quelli che vorrebbero restringere le possibilità di voto e candidatura, invece,
si fermano rispettivamente al 7,2% e al 20,2%. Inoltre, quasi la metà degli intervistati vorrebbe la
possibilità di votare non solo su internet, un’opinione anch’essa volta a una maggiore apertura delle
primarie, poiché tale possibilità aumenterebbe i luoghi di voto e quindi le possibilità di
partecipazione (quelli che vogliono votare esclusivamente offline sono una minoranza trascurabile).
Anche in questo caso, non si notano differenze di rilievo tra chi ha votato alle parlamentarie e chi
no: i votanti si mostrano più interessati della media alla modifica delle modalità di candidatura,
mentre i non votanti sembrano più interessati all’ampliamento delle modalità di partecipazione e di
voto, ma nel complesso in entrambi gruppi la preferenza per un modello più inclusivo è
chiaramente maggioritaria.
Tabella 8. Aspetti delle parlamentarie da modificare e partecipazione al voto
Aspetti delle parlamentarie da % Totale1
% Votanti1
modificare
La modalità di partecipazione per 55,2
50,4
renderla più ampia
La modalità di partecipazione per 7,2
7,2
renderla più ristretta
Le modalità di candidatura, per 20,2
21,6
limitarla
Le modalità di candidatura, per 35,7
45,9
ampliarla
Le modalità di voto: bisogna votare sia 47,3
34,2
online che offline
Le modalità di voto: bisogna votare 1,4
0,0
solo offline
Altro
14,1
22,5
N
277
111
1Gli intervistati potevano scegliere sino a tre risposte diverse.
% Non votanti1
59,9
7,4
19,8
29,6
57,4
2,5
8,6
162
È interessante notare che questo orientamento sembra contraddire quanto riportato in tabella 6, in
particolare l’accordo maggioritario con l’idea che le primarie dovrebbero essere limitate ai soli
iscritti. Da un lato questo si spiega con la diversità degli insiemi dei rispondenti, poiché nel primo
caso si fa riferimento a tutto il campione, quindi anche a chi ritiene che non ci sia nulla da cambiare
nel regolamento delle primarie, compresa l’estensione delle modalità di partecipazione. Tuttavia,
anche tra chi vorrebbe modificare le primarie più dei due terzi sono a favore di limitare il voto ai
soli iscritti dell’M5s (tab. 9). Si sottolinea questo dato per evidenziare che le maggiori possibilità di
partecipazione richieste da parte degli attivisti del Movimento non vanno interpretate come il
desiderio di primarie aperte sul modello di quelle organizzate dal Partito Democratico e dal centrosinistra: si vuole maggiore coinvolgimento della base dell’M5s, di chi già è attivista.
10 Tabella 9. Opinione sulle parlamentarie e sulla base elettorale.
Secondo lei, le primarie così come si sono svolte...
Vanno bene e non va Sono da rivedere
Totale
modificato nulla
Il voto alle primarie % Poco o per nulla 22,5
37,2
31,2
dovrebbe
essere d’accordo
consentito ai soli % Abbastanza o molto 77,5
62,8
68,8
iscritti
d’accordo
N
209
253
452
4. Le conseguenze della consultazione
Nel paragrafo precedente è stato evidenziato che gli iscritti al Movimento 5 Stelle si caratterizzano
per la disponibilità a impegnarsi in prima persona sia nel sociale (associazionismo, volontariato), sia
in politica (partecipazione a manifestazioni o alle attività dei gruppi locali del Movimento). Tale
disponibilità alla partecipazione, se considerata insieme all’opinione largamente positiva che gli
stessi intervistati hanno dichiarato nei confronti del ricorso alle primarie per scegliere i candidati
alle cariche elettive, potrebbe indurre a pensare che ci sia stata una forte mobilitazione degli iscritti
in occasione dell’organizzazione delle parlamentarie del 2012, ma i dati raccontano invece una
situazione diversa: innanzitutto, meno di un terzo dei rispondenti ha fatto parte di un gruppo locale
nella fase organizzativa; inoltre, durante la campagna elettorale per queste votazioni la maggior
parte degli intervistati si è limitata ad informarsi, tramite i media o visionando i filmati di
presentazione dei candidati, ma il 69,3% dichiara di non aver mai svolto attività di propaganda, e il
40,4% non ha mai nemmeno partecipato ad incontri pubblici con i candidati.
La ristrettezza del selettorato delle parlamentarie è un fattore importante per spiegare la ridotta
partecipazione durante la campagna elettorale: quando gli aventi diritto al voto sono così pochi, e
verosimilmente già ben informati sull’evento (al di là delle fonti del M5S, le primarie hanno goduto
di una buona visibilità anche sui media mainstream), la necessità di fare propaganda è minore.
Tuttavia, non si può escludere che gli iscritti al M5S siano interessati a un attivismo rivolto più a
questioni di interesse pubblico che non a quelle inerenti la vita interna del Movimento. Si tratta,
questa, di una ipotesi che andrebbe verificata con ricerche ulteriori, poiché da un lato nel nostro
questionario tale punto in sé non è affrontato esplicitamente, dall’altro gli orientamenti desumibili
dalle risposte possono portare a conclusioni contrastanti: ad esempio, la ridotta percentuale di
attivisti che erano stati iscritti ad altri partiti in passato fa pensare a uno scarso interesse per i partiti
e la vita di partito, ma allo stesso tempo il forte apprezzamento per la democrazia diretta è invece
segno di interesse per la partecipazione alle scelte del Movimento (a meno che i partecipanti non
siano più interessati all’impiego di strumenti di democrazia diretta nelle istituzioni, e vedano le
parlamentarie di partito per lo più come un passo in questa direzione).
È ragionevole supporre che gli iscritti più interessati alle questioni interne dell’M5s siano la
maggioranza tra coloro che ritengono che il meccanismo delle primarie sia da rivedere. Come è
stato già notato in precedenza, l’orientamento prevalente in questo gruppo è per modifiche che
favoriscano una maggiore partecipazione, ma allo stesso tempo si ritiene preferibile che le primarie
rimangano limitate agli iscritti. Anche l’opinione relativamente diffusa che si dovrebbe affiancare il
voto dal vivo a quello esclusivamente online è in linea con la richiesta di ampliamento della
partecipazione, ma non implica una apertura della base dei selettori ai non iscritti. Gli attivisti del
M5S quindi, al di là delle differenti opinioni sulla necessità o meno di cambiare le regole,
condividono, se non la contrarietà, perlomeno la diffidenza nei confronti delle primarie aperte,
tipiche invece del centrosinistra italiano. Questo potrebbe essere l’effetto dei numerosi casi, a
livello locale, in cui tali consultazioni hanno suscitato polemiche su possibilità di brogli o di
inquinamento da parte di sostenitori di altri partiti, ma riteniamo che sia una spiegazione
insufficiente.
11 Consideriamo, infatti, un altro elemento emerso dalle risposte, e cioè la preminenza, nelle
motivazioni di voto alle parlamentarie, della volontà di rafforzare il Movimento 5 stelle in quanto
tale rispetto all’appoggio ai singoli candidati. Abbiamo già notato che in sé questo dato è coerente
con la visione degli eletti prevalente nell’M5s, ma potrebbe comunque sembrare contradditorio che
gli attivisti di un’organizzazione costantemente impegnata nella critica verso il sistema dei partiti
siano allo stesso tempo più interessati a esprimere il sostegno verso l’organizzazione in sé più che
verso le persone, una caratteristica, questa, tipica proprio dei partiti di massa9. In realtà, se di
contraddizione si può parlare, si dovrebbe farlo piuttosto a livello dei semplici elettori: chi, invece,
è iscritto al Movimento e partecipa alle sue attività, investe una parte del proprio tempo e delle
proprie risorse in un progetto politico, e ha quindi un interesse diretto (anche se non di natura
materiale) nel successo di tale progetto. Pertanto, non stupisce che nelle motivazioni di voto gli
iscritti pongano il partito davanti ai candidati. E se questa interpretazione è corretta, allora è valida
anche per spiegare meglio la preferenza per riservare le primarie ai soli iscritti: per chi crede in un
progetto l’interesse non è solo favorirne il successo, in questo caso elettorale, ma anche evitare che
le sue caratteristiche, gli obiettivi, i principi, rimangano intatti, non siano snaturati. In questo caso
agisce quindi una logica di tipo identitario, in cui gli elementi esterni sono visti come una possibile
minaccia alla sostanza del gruppo in cui ci si identifica (Remotti, 2014: 96).
Questo aspetto di un voto maggiormente rivolto all’organizzazione-partito in sé e per sé, rispetto
che ai singoli candidati, ci porta a soffermarci su altre due questioni che hanno a che fare con gli
effetti della consultazione: la prima riguarda il tipo di legittimazione che gli eletti hanno ricevuto da
un processo di selezione con queste caratteristiche e la seconda – strettamente collegata alla prima –
è inerente al controllo del partito da parte del proprio central office e quindi riguarda l’assetto
organizzativo nazionale, che emerge dal tipo di consultazione stessa. Partendo ancora dai dati di
sondaggio analizzati sopra e nei paragrafi precedenti, sarà perciò possibile – attraverso queste due
domande guida (quanto sono legittimati gli eletti attraverso le Parlamentarie; se le Parlamentarie
hanno aumentato o diminuito il controllo sul partito da parte del centro) – delineare le conseguenze
principali di questo particolare esperimento di primarie. Questo quadro potrà quindi portare – in
sede di conclusioni - a ragionare sull’assetto generale del partito, sulla sua organizzazione, sui
rapporti tra le tre facce organizzative e soprattutto tra il partito (i vertici, da una parte e il corpus
degli eletti, dall’altra) e i suoi iscritti.
In questo discorso, relativo al livello di legittimazione degli eletti da parte dei selettori delle
primarie torna un aspetto che è già stato sottolineato sopra e che possiamo indicare come un fattore
costante che ci aiuterà a meglio interpretare le conseguenze dell’intero processo di selezione e a
trarre alcune conclusioni sulle caratteristiche generali dell’organizzazione-partito: i selettori hanno
espresso un voto maggiormente rivolto al partito in generale, piuttosto che ai singoli candidati.
Quali sono, però, le ragioni di queste motivazioni al voto in larga parte più lontane dai singoli
candidati, rispetto che all’organizzazione partitica di appartenenza? E quali sono, poi, le
conseguenze di questa lontananza tra i candidati e i propri selettori?
Prima di tutto, possiamo dire che una forte ragione di questa distanza selettori-candidati vada
ricercata nelle stesse regole delle primarie online organizzate dall’M5s. Come si è detto, infatti, a
poter partecipare, come candidati, alla consultazione erano stati i candidati nelle liste del partito di
Grillo a livello locale, ma non eletti (a nessun livello). In pratica, si è trattato di coinvolgere gli
esclusi dalle liste per le precedenti elezioni amministrative (con quali effetti lo vedremo meglio in
sede di conclusione) e perciò di proporre al selettorato candidati pressoché sconosciuti al di fuori
9
George Lavau (1969) definiva come «funzione tribunizia» il ruolo un tempo svolto dal partito comunista francese e
più in generale dai grandi partiti di massa. Questa stessa funzione, nelle democrazie contemporanee, sembra essere
divenuta una risorsa limitata per la quasi totalità dei partiti tradizionali, che devono fare i conti con la propria
irreversibile crisi, andando incontro ad adattamenti e trasformazioni organizzative, cercando di rispondere alle nuove
esigenze dei propri cittadini-elettori. Nel 2001 Yves Mény e Yves Surel hanno utilizzato questa nozione a proposito dei
partiti neo-populisti e alla loro capacità di recuperare questa funzione un tempo assolta dai partiti tradizionali. Sulle
caratteristiche neo-populiste dell’M5s cfr. in Lanzone (2014).
12 del proprio gruppo territoriale (anche se residenti all’interno della stessa Circoscrizione elettorale).
Inoltre, dai risultati della survey, presentati prima, è emerso che l’annuncio delle Parlamentarie non
è stato accompagnato da iniziative offline e quindi in pochissimi hanno avuto la possibilità di
partecipare ad incontri con i candidati sul territorio e/o a dibattiti sulla campagna elettorale, che di
fatto non c’è stata. La consultazione ha, tuttavia, avuto un importante risalto mediatico (online, sui
canali ufficiale dell’M5s, ma anche sui media mainstream che l’hanno annunciata come una grande
novità nel panorama politico italiano) che è stato, però, globale – e cioè rivolto all’M5s come
partito nazionale – e non focalizzato sui candidati. Soltanto alcune rassegne stampa locali hanno
provato a soffermarsi per pochi giorni sui candidati della propria circoscrizione, che, però,
continuavano a rimanere sconosciuti ai più. A supportare questa idea di candidati sconosciuti alla
conquista di un seggio in Parlamento, c’è anche una ricerca (Lanzone, 2013; Lanzone e Rombi,
2014) che ha permesso di evidenziare come, nelle varie fasi del processo di selezione
(candidatura/primarie/elezione) siano riusciti a emergere meglio i candidati che al momento della
consultazione primaria ricoprivano ruoli operativi all’interno dei Meetup (i gruppi locali dell’M5s,
sorti prima online e poi organizzatesi sul territorio, a livello anche iper-locale). In questo modo, più
che una selezione, il processo di elezione primaria ha funzionato come una sorta di “riconoscimento
tra simili” (Mosca, Vaccari e Valeriani, 2012), che ha prodotto anche un basso grado di
legittimazione dei candidati.
Infatti, dati alla mano, può essere notato che questo basso grado di legittimazione da parte della
propria base elettorale di cui hanno goduto i candidati, resta un aspetto legato all’altrettanto basso
numero di selettori che hanno partecipato alla consultazione, che a loro volta sono una conseguenza
– in gran parte – delle regole che sono state stabilite dai vertici nazionali del partito. In particolare,
nella tabella 10, sotto, possiamo guardare al numero di preferenze ottenute dai candidati in ogni
circoscrizione elettorale10 e notare come, nel complesso gli indici di partecipazione regionali siano
stati piuttosto bassi.
10
Questi dati sono stati raccolti tra il dicembre 2012 e il gennaio 2013 tramite rassegne stampa locali e dati non ufficiali
reperiti in rete e diffusi per libera iniziativa di alcuni gruppi locali dell’M5s. L’organizzazione centrale ha deciso di non
divulgare i risultati della consultazione online in forma disaggregata (numero di preferenze per circoscrizione e
candidato), ma solo su base nazionale (numero totale di votanti e di preferenze espresse). Cfr. in Lanzone e Rombi
(2013).
13 Tabella 10 – Voti, votanti e indice di partecipazione della competizione
Regione
Preferenze
Votanti
I. Partecipazione
Lombardia
8.822
3.117
0,28
Aosta Valley
137
48
0,36
Piemonte
4.639
1.639
0,23
Liguria
2.069
731
0,24
Nord-Ovest
15.667
5.536
0,26
Friuli V.G.
1.148
406
0,21
Veneto
5.171
1.827
0,24
Trentino
/
/
/
Nord-Est
6.319
2.233
0,23
Toscana
3.934
1.390
0,26
Emilia R.
5.324
1.881
0,29
Umbria
933
330
0,23
Marche
2.005
708
0,24
“Z. Rossa”
12.196
4.310
0,26
Lazio
7.101
2.509
0,27
Abruzzo
1.339
473
0,20
Sardegna
1.665
588
0,21
Basilicata
429
152
0,20
Molise
/
/
/
Puglia
/
/
/
Calabria
1.110
392
0,17
Campania
3.609
1.275
0,19
Sicilia
3.871
1.368
0,16
Sud
19.124
6.758
0,21
Italia
53.306
18.836
0,24
Fonte: elaborazione degli autori su dati C&LS. Cfr. in Lanzone e Rombi (2014: 8)
Nel dettaglio possiamo notare, in primo luogo, che il numero di votanti (stimato) è stato, nel
complesso, contenuto. Trascurando i dati in valore assoluto, che riguardano i voti di preferenza
ottenuti da ciascun candidato nelle singole circoscrizioni, per meglio interpretare questa presunta
bassa legittimazione, abbiamo deciso di considerare il livello di partecipazione in ogni regione. Per
comparare è stato, però, necessario disporre di un indice di partecipazione, che è stato costruito
secondo la ricerca già presentata (Lanzone e Rombi, 2014) sul tema dei candidati dell’M5s. Quando
si parla di primarie e di indice di partecipazione si pone il noto problema del denominatore
(Venturino, 2007; Fiorini e Venturino, 2012: 16; Venturino e Seddone, 2013: 31), visto che risulta
spesso complicato disporre di dati relativi alla platea a cui si rivolgono le primarie. In questo caso,
una strada per il calcolo dell’indice di partecipazione sarebbe potuta consistere, molto
semplicemente, nel mettere in rapporto i partecipanti con gli aventi diritto. Tuttavia, non sono stati
resi disponibili i dati degli aventi diritto disaggregati per regione, ma soltanto il numero totale dei
votanti, a livello nazionale. E, inoltre, si sarebbe trattato di una platea eccessivamente ristretta che,
probabilmente, non avrebbe consentito di cogliere davvero la volontà partecipativa dei sostenitori
dell’M5s. Un metodo più consono avrebbe dovuto considerare il numero complessivo d’iscritti al
partito di Grillo11, indipendentemente dal fatto che l’iscrizione fosse stata perfezionata entro il 30
settembre 2012 e certificata dalla digitalizzazione di un documento d’identità. Però, neppure in
questa circostanza, è stato possibile recuperare i dati disaggregati. Come ricordato prima, l’unico
dato disponibile è costituito dai 255.339 iscritti totali12. Sebbene si tratti di una soluzione non del
tutto soddisfacente, per superare queste difficoltà seguendo ancora la soluzione di Lanzone e Rombi
(2014) si è deciso di comparare le varie regioni considerando il rapporto (espresso in percentuale)
tra il numero di votanti alle primarie online e il numero di coloro che hanno scelto l’M5s alle
elezioni politiche del febbraio 2013. Il campo teorico di variazione dell’indice è compreso tra un
11
Non si tratta di una vera e propria procedura di tesseramento, ma dell’iscrizione alle sezioni interne del blog.
Complessivamente, considerando il numero di aventi diritto l’indice di partecipazione è del 64,1%, mentre
ponendo al denominatore il numero di iscritti il tasso scende al 7,9%.
12
14 minimo di 0 e un massimo di 100. Tuttavia, come mostra la tabella 10, data la presenza di un
numero di votanti alle primarie di molto inferiore al numero di votanti alle politiche, di fatto il
livello minimo di partecipazione è lo 0,17% della Sicilia, mentre quello massimo è lo 0,36% della
Valle d’Aosta. Si tratta di dati che potrebbero certamente essere soggetti a critiche, ma si tratta
anche degli unici che ci consentono di mettere a confronto le diverse regioni. Guardando ora i dati,
emerge come l’indice di partecipazione più elevato sia registrato nelle regioni della Zona Rossa e in
quelle di Nord-Ovest. In particolare, oltre alla Valle d’Aosta, l’indice assume i valori relativamente
più consistenti in Emilia-Romagna (0,29) e in Lombardia (0,28). Al contrario, la zona del paese a
più bassa partecipazione è il Sud, con un indice complessivo pari a 0,21 e con tre regioni
(Campania, Calabria, oltre alla Sicilia) che rimangono sotto lo 0,20. Il Nord-Est, infine, occupa una
posizione intermedia, facendo registrare un indice di partecipazione pari a 0,23. In ogni caso, in
questa sede la comparazione degli indici ci serve per notare i loro valori contenuti in pressoché tutti
i casi, con anche un numero di preferenze limitato, che è stato, però, sufficiente ai candidati per
ottenere un posto in lista.
5. In conclusione
Tralasciando in questa sede altre valutazioni sul fronte dei candidati (come, ad esempio, l’indice di
competitività), a questo punto diventa opportuno chiedersi se queste Parlamentarie abbiano
diminuito oppure aumentato il controllo dei vertici nazionali sul partito stesso (sugli iscritti, prima e
sugli eletti, poi). Per provare a rispondere a questo interrogativo, possiamo ritornare a due aspetti
che riguardano ancora gli atteggiamenti dei selettori. Prima di tutto, se questo controllo c’è stato, su
chi ha influito maggiormente e con quali effetti sul futuro assetto globale del partito?
Guardando al fronte degli iscritti, il controllo dei vertici è avvenuto nel momento in cui sono state
stabilite le regole delle primarie e cioè quando si è deciso di restringere il selettorato a una sola
parte degli iscritti: volendo quindi valutare gli effetti di queste regole sugli stessi selettori possiamo
dire che – in base ai risultati del sondaggio da noi condotto – ciò che la maggior parte del campione
di iscritti all’M5s non ha valutato positivamente sono state le regole troppo restrittive imposte per la
registrazione al voto; ciò che, invece, gli iscritti sembrano continuare a voler tenere nelle loro mani
è il potere di prendere decisioni che riguardano la vita interna del partito, come la scelta dei
candidati e hanno quindi dichiarato, come abbiamo già notato prima, di non volere estendere il voto
primario ai non iscritti.
Più complicato, invece, valutare fin da adesso le conseguenze dal lato dei candidati e poi degli
eletti: su questo punto – come accennato nel paragrafo introduttivo – scegliere di escludere, da parte
dei vertici del partito, l’intero personale politico già eletto a livello locale ha consentito un maggiore
controllo da parte della stessa leadership nazionale (Grillo) con anche e probabilmente una
maggiore dipendenza del futuro corpus degli eletti dalle linee guida centrali, anche solo per
l’impreparazione dei candidati neofiti13. Per valutare però, realmente il grado di dipendenza degli
attuali gruppi parlamentari dai propri vertici nazionali occorrerebbe una nuova e più dettagliata
ricerca. Tuttavia, vero è che su alcune prime scelte dei neo-parlamentari l’influsso della leadership
nazionale ha pesato non poco, generando quelle che i media tradizionali hanno genericamente
definito come “espulsioni” dal partito e che sono poi state ritenute tali anche dallo stesso Grillo.
Questi allontanamenti dall’M5s di alcuni parlamentari sono avvenuti in seguito a decisioni ritenute
in contrasto con la linea nazionale dettata dallo stesso Grillo14. Complessivamente, possiamo,
perciò, notare che, ancora una volta, ritorna l’aspetto di un voto alle primarie che è stato
13
Su questo argomento cfr. in Gualmini (2013:18).
Sul tema delle espulsioni è possibile leggere direttamente uno dei post con cui Grillo, direttamente dal suo blog ha
annunciato alcuni di questi procedimenti:
http://www.beppegrillo.it/2014/02/votazione_per_lespulsione_dei_senatori_battista_bocchino_campanella_e_orellana.h
tml (ultimo accesso: 18 agosto 2014).
14
15 maggiormente rivolto al partito e non ai candidati per le loro qualità personali o per le loro
proposte, ma se questo fatto è insito nelle regole delle primarie stesse (i candidati sono stati i non
eletti in precedenza e hanno goduto di una bassa legittimazione) esso non deve essere valutato
necessariamente come una contraddizione di un nuovo soggetto politico che si presenza come
alternativa ai partiti e che poi si delinea come un’organizzazione con una membership più devota al
partito stesso e quindi più al simbolo, che alle persone. Piuttosto, riteniamo ora, meglio interpretare
questo fatto come una conseguenza dell’intero processo di selezione e come un aspetto
perfettamente coerente con un progetto politico che propone il suo appello al popolo grazie alla
popolarità di un leader mediatico e in grado di catalizzare fortemente la protesta e la mobilitazione
intorno alla sua figura. Tra l’altro, dal quadro che si delinea degli attivisti a 5 stelle, non si nota un
profilo di un iscritto disinteressato alla politica, ma piuttosto di una platea di delusi della politica e
dei partiti tradizionali, in particolare. Tornando quindi a interpretare la nascita del partito di Grillo
come un prodotto della stessa crisi dei partiti esistenti, si può vedere nella sua stessa organizzazione
e in alcune delle modalità di partecipazione degli iscritti una “rinascita” dei partiti stessi, o meglio,
del loro ruolo di veicoli per la partecipazione dei cittadini e con forme di mobilitazione in grado di
coniugare nuove forme di partecipazione con il recupero di altre più tradizionali e spesso anche
tipiche dei partiti di massa (la dedizione al partito, l’impegno nell’attività del proprio gruppo locale,
ecc.).
Le Parlamentarie hanno, quindi, probabilmente aumentato e rinsaldato il controllo del partito su
iscritti e candidati, ma con non poche conseguenze su queste due facce dell’organizzazione,
portandolo in parte a dover rivedere il rapporto con la propria base e, in parte, con i propri eletti. In
quale direzione andrà, però, la leadership nazionale non è possibile valutarlo del tutto adesso. Un
altro aspetto da considerare sarà, poi, quello del rapporto diretto tra i candidati e gli iscritti (legame
mantenuto con i propri territori di elezione) per stabilire se le caratteristiche del processo di
selezione abbiano influito e in che modo sulla relazione iscritti-eletti.
Un ultimo aspetto che qui può ancora essere notato, sempre relativo alla legittimità dei candidati
eletti tramite le Parlamentarie, è che essa può essere ulteriormente indebolita dalla rapida crescita
successiva nel numero d’iscritti certificati: infatti, la nuova base di selettori potrebbe apparire
potenzialmente molto diversa rispetto alla fine del 2012 e cioè al momento in cui sono state
organizzate le primarie. Infatti, nel settembre 2013, dopo meno di un anno dal caso analizzato, il
numero di persone iscritte all’M5s (secondo i dati diffusi dal blog di Grillo), con documenti
digitalizzati, aveva già raggiunto le 80mila unità (su una platea di iscritti totali di 400mila
persone)15. In questo quadro, perciò, a legittimare l’ancora attuale corpus degli eletti nazionali
dell’M5s potrebbe essere stata una platea di iscritti con caratteristiche anche molto differenti da
quelle del passato e perciò con opinioni altrettanto differenti sui candidati e sulle modalità con cui si
è svolta la consultazione stessa.
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15
Cfr. in: http://www.beppegrillo.it/2013/09/il_sistema_oper.html (ultimo accesso: 22 agosto 2014).
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