QUANDO ZINGARETTI ERA DI SINISTRA

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QUANDO ZINGARETTI ERA DI SINISTRA
Anno IV - Numero 273 - Giovedì 19 novembre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
La statistica
Il processo
La sentenza
Un bimbo su 10
vittima della povertà
Mafia capitale,
23 le parti civili
Camicie verdi,
arriva l'assoluzione
a pag. 5
a pag. 7
Fruch a pag. 11
IERI PARIGI SI È SVEGLIATA ANCORA COL CUORE IN GOLA: SANGUINOSO BLITZ A SAINT DENISE
Che fai?
Lo vendi?
di Roberto Buonasorte
Fini gli italiani gliele
hanno perdonate quasi tutte: dal metodo
con cui approdò ai vertici
del Fronte della Gioventù,
alla decisione di sciogliere
A.n.; dalla gestione monarchica del partito, fino al
“male assoluto” pronunciato a Gerusalemme.
Quasi tutte, perché poi a
farlo sparire sono stati due
fatti ben precisi: il tradimento
a Berlusconi e la famosa
casa di Montecarlo.
Sul primo episodio, vedendo poi come sia finito male
pure il cavaliere, saranno
i posteri a giudicare, ma
sul quartierino monegasco
la “sentenza” è bella che
scritta.
La storia è nota, ma ora la
novità sta nel fatto - come
riporta Il Giornale - che la
famosa casa, svenduta nel
2008 da AN per 300mila euro,
sarebbe stata ceduta qualche
giorno fa, sempre con il cognato a fare da regista, a un
milione e 300mila, giusto
un milioncino in più.
La somma si avvicina molto a quella che il 28 settembre 2010 l’architetto di
Monaco Giorgio Apicella al quale insieme all’avv.
Di Andrea commissionammo la perizia - ci consegnò
e che poi depositammo in
tribunale nella causa che
coraggiosamente promuovemmo nel 2010.
Ricordo bene tutti quelli che
allora stavano nel PdL, quando ne parlavamo, facevano
spallucce, tutti, sia quelli
anziani che i più giovani.
Tanti anni dopo, vedendo
lo spettacolo indecoroso offerto dalle assemblee della
Fondazione An, dobbiamo
essere grati a Storace che,
nonostante le offerte ricevute, ha sempre rifiutato un
suo e nostro ingresso in
quell’organo.
I partiti nascono tra la gente
e non nelle Fondazioni, che
invece dovrebbero fare cultura, promuovere convegni,
finanziare libri e film.
Esattamente come facciamo
noi ogni giorno con Il Giornale d’Italia, dalla redazione
di via Paisiello, immobile
della Fondazione An e proveniente, anch’esso, dall’eredità Colleoni, che portammo in dote al partito nel
quale militavamo.
E per il quale avevamo un
amore sconfinato.
A
À LA GUERRE
Francia e Russia coordinano i loro attacchi sull’Isis, che decapita altri due ostaggi
L’Fbi avverte l’Italia: sotto tiro San Pietro a Roma e Scala e Duomo a Milano
di Robert Vignola
isuonano le sirene
sulla vecchia Europa. Sono quelle
di ambulanze e polizia, ma hanno la
stessa eco di quelle dei tempi
dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Un
periodo che è stato anche
evocato per richiamare il bisogno di una collaborazione,
appunto, globale, contro il nemico comune. D’altronde la
guerra mondiale combattuta
a pezzetti è qui ed ora: basta
farsi un giro per Parigi e chiedere cosa ne pensano i residenti di una capitale europea
che da cinque giorni assiste
ad esplosioni e sparatorie, in
R
un angosciante remake di
quanto già visto a gennaio
da Charlie Hebdo in poi. È
vero che le diplomazie si cimentano in queste ore in un
balletto, con Francia e Russia
che fanno sul serio, Usa e
Turchia che ballano da sole,
la Spagna e l’Italia che si
tirano fuori, la Germania che
non esclude un impegno armato, la Gran Bretagna che
invia una nave ma senza ordine di sparare.
Le flotte militari solcano intanto
il Mediterraneo, mentre della
nostra Marina non si hanno
altre notizie, dopo la spola
con le assai poco pacifiche
coste libiche per sbarcare immigrati in Sicilia. Forse sarebbe
meglio richiamare le navi al
largo della foce del Tevere,
dopo che ieri sera la Fbi ha
soffiato nell’orecchio della nostra intelligence un paio di
notizie scottanti: l’Italia è nel
mirino in molti suoi obiettivi
sensibili, a partire da San Pietro. E attenti anche a Scala e
Duomo di Milano, aggiungono
dal Federal Bureau of Investigation. Di più: ci sono cinque
nominativi da tenere d’occhio.
Sui quali, fanno sapere invece
i nostri servizi, non ci sarebbe
riscontro. Nessuno si stupisce:
chi arriva qui lo fa senza documenti e dà alle autorità il
nome, l’età, la nazionalità che
più gli aggrada. Una lavanderia di identità che si riflette
in quello utilizzato dai “profughi” in transito tra Turchia e
Grecia. Quale “Abdul” vuoi
andare a cercare?
Si va a dormire tranquilli, di
questi tempi, in Italia? Forse
no, ma si è in buona compagnia. L’Isis, che si sta beccando la dura reazione di
quei Paesi che hanno pagato
più alto il prezzo di vite umane
delle sue gesta, incassa i bombardamenti e rintuzza bombardando i suoi nemici con il
terrore delle immagini. Mostrando la lattina utilizzata per
far cadere l’Airbus russo sul
Sinai, mandando a dire di
aver tagliato la testa a due
ostaggi, un norvegese e un
cinese, che aveva già messo
beffardamente su e-bay.
Sono islamici, certo, questi registi di horror che stiamo im-
parando a detestare. Ma sono
anche e soprattutto figli di
quei fortini dell’immigrazione
di cui l’Europa ha costellato
le sue grandi città. Sentono il
“Daesh” sorto in Siria come
casa loro e se stanno qui è
solo per seminare il terrore.
Se si togliesse di mezzo l’Isis,
tralasciando le manie di rovesciare Assad, si ristabilirebbe un equilibrio pacifico? Forse sì, forse no. Ma se l’Isis resterà in piedi, l’unica certezza
è che da quel disgraziato lembo di Terra partiranno altre
torme in fuga. Una massa in
cui i tagliagole avrebbero gioco facile nel mischiarsi, portando ancora la loro jihad nel
cuore dell’Europa.
Altri servizi alle pagg. 2 e 3
I DIPENDENTI DEL LAZIO IMBUFALITI COL GOVERNATORE
di Francesco Storace
QUANDO ZINGARETTI
ERA DI SINISTRA
è stato un tempo in
cui lo chiamavano
compagno Nicola;
adesso lo identificano con
sciur padrun.
Date uno sguardo a quanto
sta accadendo alla regione
Lazio, che l’esplosione è vicina. Dipendenti con stipendi non
esattamente da nababbi in un colpo
incassano una tripletta nella propria
rete. Goleador è Zingaretti che taglia il trattamento di fine servizio soldi sottratti alla liquidazione - il
salario accessorio - col quale magari ci si paga un pezzo di mutuo ed espone i lavoratori oggi in servizio alla regione alla mortificazione
di guadagnare di meno rispetto ai
loro colleghi in arrivo dalle province
C’
che non esista una delega
politica al personale, manca l’assessore. Tutto è accentrato - persino in una
materia di indubbia delicatezza perché riguarda
persone e non solo numeri
- nella figura del presidente
della regione. Quindi nelle
decisioni che gli scodella
l’alta burocrazia che pretende di
negare a chi lavora persino il diritto
a godere di un paio di ore di assemblea sindacale. E se ieri alla
Pisana si sono presentati 1500 lavoratori, qualcuno si dovrà interrogare se la strada è quella giusta.
Finirà male, se non ci si rende conto
di quel che sta accadendo. Compagno tu lavori e io magno: strano
che a pensarlo sia il governatore
di adesso...
(a partire da quella di Roma dove
gli avanzamenti di carriera ci sono
stati mentre in regione no).
Tutto questo significa tagli di svariate centinaia di euro in retribuzioni che un tempo oscillavano tra
i milletrecento e i milleottocento
euro: vuol dire ridurre in miseria
quelli pagati (male) per servire i
cittadini che chiedono servizi alla
regione.
Si dirà, i soldi non ci sono, di questo
pane dobbiamo campare. Manco
per idea, perché nel frattempo Nicola Zingaretti ha imbottito di personale esterno l’istituzione che presiede; e non sarà un caso se lavoratori anche di sinistra mi vengono
a trovare in ufficio ricordando il
tempo in cui c’era un’amministrazione che valorizzava il lavoro interno senza ricorrere ad una miriade di consulenti esterni.
E non sarà un caso neppure il fatto
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Giovedì 19 novembre 2015
PRImo PIANo
IERI ALL’ALBA SANGUINOSO BLITZ DELLE FORZE SPECIALI FRANCESI
Donna kamikaze nel cuore d’Europa
A Saint Denise scoperta una cellula terroristica: un’occupante dell’appartamento si fa esplodere, tre i morti
Tra le vittime potrebbe esserci Abdelhamid Abaaoud, considerato la mente degli attacchi di venerdì scorso
LA STORIA
Il sacrificio
di Diesel
nel covo
dei jihadisti
e Parigi ha il suo
eroe, ha il volto di un
cane. E il nome di
Diesel, quello che gli avevano dato ancor prima
che fosse arruolato nel
Raid (Recherche Assistance Intervention Dissuasion), il gruppo delle forze
di sicurezza francesi servendo il quale è morto
all’alba di ieri. È stato il
primo ad entrare nel covo
dei sospetti , un appartamento nel quartiere a nord
di Parigi, quando all’alba
di ieri è scattata l’operazione delle teste di cuoio
francesi alla ricerca di altri
coinvolti negli attentati del
13 novembre.
Il cane, un esemplare di
pastore belga specializzato nell’assalto e nella
ricerca di esplosivi, aveva
sette anni. Secondo la ricostruzione dei media
francesi, Diesel è stato colpito dagli uomini armati
asserragliati nell’appartamento di Saint Denise e
sarebbe anche uscito, nonostante fosse ormai ferito
a morte, per andare a morire ai piedi del padrone.
Una storia che ha commosso molti, non solo a
Parigi.
R. V.
S
di Robert Vignola
l sole non si era levato ancora sopra l’orizzonte che ieri Parigi conosceva un altro
“pezzetto” di quella terza guerra mondiale
più volte evocata. Spari, grida, granate
stordenti, caricatori su caricatori consumato
dai tamburi delle armi da fuoco. E poi morti, e
feriti, e arresti: uno addirittura portato via nudo
come un verme verso le camionette dalle teste
di cuoio. Tanta urgenza nel blitz di ieri a Saint
Denise, ha poi chiarito in serata il procuratore di
Parigi François Molins, era più che giustificata.
L’obiettivo del blitz era l’arresto di Abdelhamid
Abaaoud, perché alcune informazioni dell’intelligence e diversi testimoni avevano indicato che
il terrorista si trovava in Francia, al terzo piano di
un palazzo di rue du Corbillon, a Saint-Denis. E
I
all’interno si stava comunque preparando un attentato: la circostanza è stata fin troppo drammaticamente dimostrata dal fatto che a dare il via
allo scontro a fuoco è stata una donna, che si è
fatta saltare la cintura esplosiva che aveva addosso.
Ed è la prima kamikaze al femminile che abbia
mai agito nel cuore d’Europa.
L’operazione si è conclusa in mattanza, con tre
morti, cinque feriti e otto arresti. E la terza vittima,
sia secondo fonti belghe che statunitensi (rilanciate
dal Washington Post) potrebbe essere Abdelhamid
Abaaoud, ritenuto la mente degli attacchi di
venerdì sera. Ma a dirlo saranno, forse, i test del
dna già ordinati. “Al momento non sono in grado
di darvi un bilancio preciso del numero definitivo
e delle identità delle persone che sono decedute”,
ha comunque tagliato corto nella conferenza
stampa di ieri sera il procuratore francese François
Molins. Aggiungendo però che le indagini continuano a ritmo serrato e che si rivolgono in particolare sul telefonino trovato in un cestino dell’immondizia vicino al Bataclan. È da quella sim che
è partito un sms alle 21.42 di venerdì, al momento
della strage, affermando: “abbiamo iniziato”. Non
si sa chi sia il destinatario, ma si conta di individuarlo in tempi ragionevolmente brevi (se non è
stato già fatto).
Resta un quartiere messo a soqquadro, con altri
video amatoriali che fanno il giro della rete: gli
agenti speciali francesi che agiscono, disarmando
persone, gli spari che scuotono l’alba parigina:
scene che ormai stanno diventando routinarie.
Soltanto nel blitz di Saint Denise, è stato calcolato
che la polizia ha sparato qualcosa come cinquemila
proiettili. Cifre che rendono l’idea di un conflitto
in corso nel cuore d’Europa.
ERANO STATI FERMATI IN BELGIO DI RITORNO DAL MEDIO ORIENTE. MA IL RILASCIO FU IMMEDIATO
I fratelli Abdeslam avevano gli occhi addosso
N
ell’andirivieni tra Europa
e Medio e Vicino oriente
la polizia belga aveva interrogato i due fratelli Brahim
e Salah Abdeslam. Ed era avvenuto prima degli attacchi a
Parigi, ma “non c’erano elementi di pericolosità”, come
spiegano dalla procura federale
di Bruxelles.
Brahim, 31 anni, uno dei kamikaze fattosi esplodere durante
gli attacchi di Parigi, “voleva
andare in Siria, ma è riuscito
solo ad arrivare in Turchia”,
spiega il portavoce della procura
Eric Van Der Sypt. Era stato interrogato al suo ritorno, col fratello Salah. Il primo, poi, sé
fatto esplodere a Parigi, mentre
il secondo è ancora ricercato.
“Sapevamo che Brahim era radicalizzato e che voleva andare
in Siria, ma non dava segnali
di possibile minaccia. Anche
se li avessimo segnalati alla
Francia dubito che li avrebbero
potuti arrestare”, ha ancora
cercato di giustificarsi il portavoce della magistratura belga,
confermando così che i due fratelli non erano stati segnalati
ai servizi segreti francesi. “Non
avevamo aperto procedimenti
nei confronti di Brahim al suo
ritorno dalla Turchia - aggiunge
- perché non avevamo prove
che avessero partecipato ad attività di gruppi terroristici”. Salah Abdeslam, conosciuto dalle
forze dell'ordine per furti e traffico di droga, era stato coinvolto
in una rapina col jihadista Abdelhamid Abaaoud, sospettato
di essere la mente degli attentati
di Parigi. Dalla microcriminalità
nelle banlieues europee alla
jihad evidentemente il passo è
stato breve. Ed esplosivo.
R.V.
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Direttore responsabile
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
OPERAZIONE ALL’AEROPORTO DI ISTANBUL
Smascherati militanti dell’Isis
sulla rotta dell’immigrazione
ltri strani movimenti sono in
corso sulla cosiddetta “rotta
balcanica”, quella che dalla
Siria in fiamme porta al cuore d’Europa. Una rotta che ovviamente
passa dalla Turchia: ed è qui che
otto sospetti militanti dello Stato
islamico sono stati arrestati. Teatro
A
dell’operazione è stato l’aeroporto
Ataturk di Istanbul.
Da quanto si apprende gli otto fermati provenivano da Casablanca
ed erano arrivati nel paese con
“finalità turistiche”. Tuttavia il personale di sicurezza dell'aeroporto,
specializzato nell'identificazione
di potenziali criminali, ha deciso
di tenere in stato di fermo ed interrogare il gruppo di uomini ritenuti sospetti. Gli agenti di sicurezza si sono basati sui profili criminali utilizzate per controllare gli
stranieri che entrano nel paese e
che potrebbero avere legami con
Capo Redattore
Igor Traboni
lo Stato islamico.
Le persone arrestate avevano detto
di essere turisti e di aver prenotato
una camera in un hotel della città,
ma nel corso delle verifiche queste
informazioni non sono state riscontrate. Inoltre il personale di sicurezza
ha scoperto il piano di uno dei detenuti su come spostarsi dalla città
turca di Smirne fino in Germania
attraverso la Grecia, la Serbia e l’Ungheria. Una prova evidente, secondo
gli inquirenti,di come gli otto avrebbero cercato di entrare in Germania
con lo status di rifugiati.
R.V.
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
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Giovedì 19 novembre 2015
PRImo PIANo
RAFFORZATO IL DISPOSITIVO DI SICUREZZA, ANCHE SE LA GENTE HA PAURA. SCOLARESCHE IN ANSIA
Giubileo, è tutto pronto?
Potenziati i sistemi di intercettazione di droni e ultraleggeri, è possibile anche l’abbattimento
di Marco Compagnoni
e minacce dell’Isis hanno
attivato le istituzioni italiane. Ieri si è riunito il
Comitato ordine e sicurezza di Roma, approvando una serie di misure per aumentare la sicurezza in città. L’attenzione
è massima in ogni angolo della città.
Ma anche in cielo. E per evitare le
scene del funerale di Vittorio Casamonica, il Comitato ha previsto il
potenziamento “dei sistemi di intercettazione” di droni e ultraleggeri
e, “nelle condizioni che lo consentiranno, anche di abbattimento”.
Ci sarà un presidio armato delle
forze dell’ordine “in quasi tutte le
stazioni delle tre linee della metropolitana, in tutti nodi di scambio e
in tutti quei luoghi di aggregazione
che possono rappresentare degli
obiettivi”, ha spiegato Franco Gabrielli, prefetto della Capitale.
Il clima è tesissimo. Tantissime le
lettere inviate alla Prefettura dai dirigenti scolastici di tutta Italia. E’
opportuno vietare le gite alle scolaresche? “Mi stanno chiedendo se
è opportuno o meno venire a Roma
e se le scolaresche sono in una situazione di sicurezza”, ha continuato
L
il prefetto, per il quale questo atteggiamento di paura “va sconfitto
con il buon senso. Vogliono rendere
la nostra società invivibile e questo
lo si fa attraverso la paura”. Sì, ma
la minaccia è reale come ha confermato anche lui.
Dalla Capitale al Vaticano. Papa Francesco ha già messo i punti sulle i:
“Niente porte blindate nella Chiesa”,
ha esclamato durante l’udienza ge-
nerale in piazza San Pietro.
Insomma, Roma ospiterà il Giubileo
in un clima surreale.
Dopo gli attentati di Parigi, però,
anche l’Unione europea è tornata
sui suoi passi, assicurando che le
risorse e spese sostenute dalla Francia saranno considerate come straordinarie nel rispetto del Patto di stabilità e crescita.
E Matteo Renzi ha subito ribadito
che avverrà anche per l’Italia, facendo
notare: “Lo avevamo proposto nel
settembre 2014, ci fu detto di no”,
ha spiegato il premier a SkyTg24.
Serve “un investimento sulla cyber
security: puoi mappare i sospetti, ma
anche banalmente incrociare le telecamere come è stato fatto a Milano
dopo il terribile episodio a Palazzo
di Giustizia. E' un tema che va affrontato in modo diverso”, ha aggiunto.
Riguardo le risorse stanziante, ha
detto: “La legge di stabilità per il
2016 aveva già più soldi del 2015
sulla sicurezza. Nei prossimi 15 giorni verificheremo se possiamo mettere più denari”. Vedremo… intanto
le organizzazioni sindacali delle
forze dell’ordine continuano a lamentare la carenza di fondi, mezzi
e uomini.
Sul fronte sanità, invece, sono 337 i
feriti che gli ospedali romani sarebbero in grado di accogliere, nella
prima ora, in caso di attentati terroristici. E’ emerso in una riunione tra
la Cabina di regia della sanità del
Lazio e le strutture delle direzioni
ospedaliere.
Ieri, intanto, è stata inaugurata la
sede del Numero unico di emergenza (112) nei locali della ex Casa
della Bambina Giuliano Dalmata, in
via Laurentina. Nella centrale lavoreranno 80 persone dell’ente regionale formate nei mesi scorsi. In
funzione ci saranno 34 postazioni
che raddoppieranno in situazioni
di particolari emergenze o eventi.
L’obiettivo ora è l’apertura di una
seconda centrale, con sede a Frosinone, che servirà tutte le altre
province e avrà una copertura di
1,5 milioni di persone.
AGGUATO A UN LINCE, GLI ASSALITORI PORTANO VIA LA MITRAGLIATRICE E I GIUBBOTTI ANTIPROIETTILE
Contingente militare italiano attaccato
Il soldato sul tetto del mezzo ha potuto rispondere al fuoco solo con la pistola, secondo le regole d’ingaggio
di Robert Vignola
talia in prima linea? C’è già.
La dimostrazione arriva dal Libano, dove si è verificato un
agguato a una pattuglia italiana
sulla “linea blu” che divide il
Paese da Israele dopo il conflitto
del 2006. È avvenuto martedì,
ma lo si è appreso soltanto ieri:
a pochi chilometri dalla grande
base Onu di Naqura, tre militari
italiani a bordo di un blindato
Lince sono stati bloccati durante
I
un pattugliamento di routine. Un
suv è spuntato all’improvviso,
sbarrando la strada, altrettanto
ha fatto una seconda vettura intervenendo alle spalle del mezzo.
Gli aggressori hanno esploso in
aria diverse raffiche di kalashinikov, mentre il soldato italiano
sul tetto del Lince, pur avendo a
sua disposizione una mitragliatrice, ha dovuto rispettare le regole d’ingaggio usando solo la
pistola. Secondo la drammatica
ricostruzione, ha prima sparato
stata un’altra giornata di falsi allarmi in tutta
Europa. Figli della psicosi creata dagli atti di
terrore avvenuti, ma anche dalla consapevolezza
che il nemico può colpire ovunque. Cominciando
dall’Italia, dove un trolley abbandonato su via Traspontina a Roma ha fatto scattare l’allerta: evacuata
via della Conciliazione, poi la situazione è tornata
alla normalità dopo i controlli di rito. Per due volte
è stato invece fermato il treno Intercity da Roma
ad Ancona: i passeggeri avevano segnalato un
uomo a bordo dalle sembianze del fuggitivo
parigino. Anche qui, controlli eseguiti e nessun
sviluppo di rilievo. All’estero tra i casi più importanti
quello dell’aeroporto di Copenhagen, il cui terminal
è stato evacuato in fretta e furia. Dopo un’ora, il
pericolo era già cessato. Per quanto riguarda la
Francia, l’allarme è scattato alle popolari magazzini
Lafayette, per l’arrivo di una telefonata che annunciava
la presenza di una bomba: probabile atto di un mitomane. Così come la stessa origine potrebbero
averla avuta gli allarmi che hanno causato la deviazione di due volti transatlantici dell’AirFrance,
diretti in Canada e negli Stati Uniti.
R. V.
È
settimane. In particolare l’attacco
è stato del tutto simile a quello
dello scorso 11 novembre, quando due lince di pattuglia sono
stati circondati dalla folla e uno
di essi è stato assalito, col ferimento in maniera lieve di un militare. All’inizio del mese, inoltre,
un veicolo con a bordo un ufficiale del nostro contingente è
stato inseguito al tramonto da
due auto misteriose. Uno dei
veicoli si è poi avvicinato, esplodendo diversi colpi di fucile prima
di scappare.
In Libano, su una popolazione
di quattro milioni di abitanti, vi
sono in questo momento un milione di rifugiati, tra palestinesi
LE INDAGINI SULLA CELLULA DI MERANO
PSICOSI
Falsi allarmi in tutta Europa
in aria, poi ha fatto fuoco davanti
ai piedi degli aggressori che gli
hanno di nuovo puntato contro
le armi, sparando ad altezza d’uomo. A quel punto i militari si
sono rinchiusi nel mezzo blindato
e gli assalitori sono potuti così
salire sul tetto e trafugare dal
mezzo sia la mitragliatrice che
alcuni giubbotti antiproiettili.
Sono poi fuggiti, sparando altre
raffiche verso l’alto.
È il terzo episodio del genere
che viene registrato in poche
L’andirivieni dei jihadisti
dall’aeroporto di Verona
a cellula jihadista di Merano
sgominata lo scorso 13 novembre resta sotto stretta
osservazione. Eppure alcune
delle persone arrestate in quel
frangente sono state scarcerate.
Si tratta di due curdi iracheni,
Mohamad Fatah Goran, che si
trovava in carcere a Bolzano e
Hama Mahmoud Kaml, rinchiuso
a Spini di Gardolo, mentre gli
altri tre sono irreperibili. Il gip
di Trento Francesco Forlenza ha
invece confermato la misura
cautelare del carcere per gli altri
12 dei 17 presunti terroristi islamisti con base a Merano raggiunti dall’ordinanza di custodia
cautelare del gip di Roma, la
scorsa settimana. La competenza
L
in materia di terrorismo, anche
per l’Alto Adige, spetta infatti
alla procura di Trento. La rete
di terroristi internazionali, secondo l’accusa, sarebbe stata
ispirata dal mullah Krekar, in
carcere in Norvegia. A Merano
ci sarebbe stato un vero e proprio covo di simpatizzanti della
Jihad che avrebbe fatto proselitismo e avrebbe anche aiutato
alcuni volontari a raggiungere
le fila dell’Isis in Siria. A capo
del covo di Merano ci sarebbe
stato il curdo iracheno Abdul
Rahman Nauroz, che resta in
carcere. Quasi tutti gli arrestati
si erano avvalsi della facoltà di
non rispondere al gip durante
l’interrogatorio di garanzia.
Stando alle indagini della Procura
di Roma ci sarebbe stato un andirivieni dall’aeroporto di Verona
verso un centro di addestramento
jihadista. Protagonista degli spostamenti il kosovaro Eldin Hodza,
reclutato a suo tempo da Nauroz,
che lo avrebbe spedito prima in
Siria per addestrarsi in qualità
di "foreign fighter" e poi mandato
in Turchia e da qui in Svizzera,
dove venne probabilmente ospitato da alcuni suoi parenti.
Nel mese di marzo vi furono
nuovi contatti con la base italiana
e nel giro di poco tempo rientrò
a Merano, dove incontrò nuovamente Abdoul Rahman raccontandogli del proprio addestramento siriano, con le conversazioni che furono intercettate
e registrate. Infine vi fu il rientro
a casa, con il passaggio dall’aeroporto veronese e l’arresto.
R.V.
e siriani. Una situazione esplosiva,
con l’Isis che è riuscito a colpire
la scorsa settimana fin dentro il
quartier generale di Hezbollah a
Beirut.
IL CASO
Minuto di silenzio
“disertato” a Varese
ran trambusto in terra insubre attorno al minuto di
silenzio osservato lunedì nelle scuole. Alcune studentesse di origine marocchina sono uscite dall’aula
di una scuola di Varese, rifiutandosi di partecipare
insieme ai compagni e all’insegnante alla commemorazione delle vittime degli attentati di Parigi. Un distinguo
che inevitabilmente ha fatto rumore ed ha velocemente
guadagnato gli onori delle cronache nazionali, dopo
essere stato riportato dal quotidiano locale La Prealpina.
Le studentesse straniere frequentano la classe prima
all’Istituto tecnico commerciale Daverio: sono quindi
adolescenti. Ancora non è chiaro il motivo del loro
gesto: pare tuttavia che la presa di posizione sia stata
dettata dalla volontà di rimarcare la differenza di trattamento tra le vittime di Isis in Europa e quelle nel resto
del mondo. Sono in corso accertamenti da parte della
Digos di Varese, che ha ricevuto una segnalazione.
Secondo la preside gli studenti sono di varia etnia, nazionalità e religione mentre il sindaco della città, il
leghista Attilio Fontana, definisce “molto preoccupante
che dei ragazzi si siano comportati in questo modo,
schierandosi di fatto dalla parte dei terroristi”. R. V.
G
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Giovedì 19 novembre 2015
ATTUALITA’
OLTRETEVERE SI CONTINUA A PARLARE DI UNA SVOLTA CLAMOROSA CON ALTRI ARRESTI ECCELLENTI
Vatileaks 2, altri colpi di scena in arrivo
Intanto è stato interrogato uno degli autori dei libri finiti al centro dell’inchiesta
di Marco Zappa
ra le Mura leonine proseguono le indagini sulla
fuga di notizie e documenti riservati dalla Santa
Sede. Con l’inchiesta vaticana che si intreccia con quella
avviata dalla procura di Terni e presto potrebbe produrre altri colpi di
scena. Oltretevere sono in molti a
continuare a parlare di una svolta
clamorosa e imminente che potrebbe portare all’arresto di altri
eccellenti.
Le indagini su “Vatileaks 2” puntano
a scoprire le fonti interne che hanno
passato le carte ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emanuele Fittipaldi.
Fari puntati su un monsignore dell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica. Ma
non solo. Nel mirino ci sarebbero
altre figure importanti ancora top
secret. Tant’è, a rischiare le manette
pure l’autore di “Avarizia”, interrogato lunedì scorso dal promotore
di giustizia vaticano, che s’è pre-
T
sentato in qualità di imputato alla
convocazione per capire quali accuse vengono mosse nei suoi confronti. Con il procuratore vaticano
che gli ha contestato l’articolo 116
bis del nuovo codice di procedura
penale varato nel 2013 che si aggiunge al 10 – “Divulgazione di notizie e documenti” – e prevede una
reclusione da 4 a 8 anni per chi rivela fatti di cui è vietata la pubblicazione”. Come se già non bastasse,
c’è poi l’ipotesi di applicare l’articolo
4 nei confronti del giornalista dell’Espresso (“Delitto commesso all’estero”) per chiederne l’estradizione. Fittipaldi, di fronte al promotore Gian Piero Milano, ha invocato
il segreto professionale. Ma nella
Città del Vaticano non esiste la
tutela della libertà di stampa. Per
questo ora l’autore di “Avarizia”
non solo teme un probabile rinvio
a giudizio, ma addirittura una richiesta di estradizione che potrebbe aprirgli le porte della galera.
“Sarebbe un precedente gravissimo
– l’accusa del giornalista – ma
credo che la procura della Repubblica italiana si opporrà a qualsiasi
iniziativa di questo tipo”. Un rischio
concreto, assolutamente da non
sottovalutare. Che per molti significherebbe un vero e proprio attacco alla libertà di stampa.
Ma non è tutto. Perché nel mirino –
secondo indiscrezioni raccolte - ci
sarebbero pure altri corvi e talpe
sospettate di aver svelato i misteri
finanziari della Santa Sede. Si attendono sviluppi ma a finire nei
guai e a rischiare le manette sarebbero diverse figure legate a
vario titolo alla Curia. In un’indagine
che promette altri colpi di scena,
dietro l’angolo.
A SETTEMBRE 2016 LA CANONIZZAZIONE?
Presto santa Madre Teresa,
ma servono ancora dei passi
M
adre Teresa sarà proclamata santa il prossimo settembre: l’anteprima è stata data ieri dall’agenzia Agi, che ha indicato
anche la data dell’evento nel
5 settembre, memoria liturgica
della beata di Calcutta. Si tratta
però di un lunedì, anche se la
data è per l’appunto di forte
connotazione, per cui è probabile che la canonizzazione av-
venga il giorno precedente,
domenica 4 settembre.
“Per arrivare a ufficializzare
la canonizzazione – scrive comunque il sito Vatican Insider
- sono però necessari ancora
dei passi”. Il presunto miracolo
(la guarigione inspiegabile di
un uomo brasiliano affetto da
un tumore maligno al cervello
e all’ultimo stadio, ndr) attribuito all'intercessione della
beata Madre Teresa – secondo
quanto risulta proprio al sito
specializzato, come scrive Andrea Tornielli – “sarà preso in
esame dai cardinali e vescovi
della Congregazione delle cause dei santi il mese prossimo.
Anche se quello dei porporati
non è un esame di merito quello viene svolto dalla Consulta medica del dicastero ed
è già avvenuto con esito posi-
tivo - sono sempre possibili
richieste di approfondimenti
che possono far slittare i tempi
del processo. Una volta che i
cardinali e vescovi della Congregazione si sono pronunciati,
la decisione viene presentata
dal cardinale Prefetto al Papa,
il quale approva il miracolo e
quindi comunica la data della
cerimonia al concistoro dei
cardinali”.
IERI RIUNIONE A PALAZZO GRAZIOLI TRA BERLUSCONI, SALVINI E MELONI IN VISTA DELLE AMMINISTRATIVE 2016
“Candidati comuni per il centrodestra”
di Robert Vignola
U
na fumata bianca ha seguito
l’incontro in programma
ieri a Palazzo Grazioli tra
Silvio Berlusconi, matteo Salvini e
Giorgia meloni. Da Bologna a
Roma, insomma, pare che il cen-
trodestra ritrovatosi unito regga e
sia deciso a puntare con forza ad
uno schieramento compatto in vista
delle prossime elezioni amministrative di primavera, deciso a
dare battaglia sul terreno elettorale
ad un governo sul quale il giudizio
è altrettanto unitario. E natural-
mente negativo.
Non solo: l’esempio dell’8 novembre a Bologna resta una stella polare anche per il futuro prossimo,
con i tre partiti (Forza Italia, Lega
e Fratelli d’Italia) che si sono già
detti pronti a “una grande manifestazione comune del Centro-Destra da tenersi a Roma per l'inizio
del prossimo anno, indicativamente
il prossimo 7 febbraio”. Questo e
altro nel comunicato congiunto
che ha fatto seguito alla riunione.
A partire dall’affermazione secondo la quale “l’incontro si è svolto
in un clima di grande cordialità e
si è concluso con la fissazione di
un nuovo appuntamento in tempi
ravvicinati”. La nota unitaria di
Forza Italia, Lega Nord e Fratelli
d’Italia informa che al centro dell’incontro dei tre leader del centrodestra c’era “il futuro della ritrovata coalizione, ma anche un
confronto sulla delicata situazione
internazionale che desta forti
preoccupazioni”.
Il cuore della riunione ha battuto
però principalmente sul nodo che
più preoccupa al momento, cioè
la scelta dei candidati alle fondamentali amministrative del 2016,
con città-simbolo nelle quali combattere la battaglia al centro-sinistra targato Pd e ai Cinque Stelle,
nella prova generale di uelle che
potrebbero essere le politiche
prossime venture. Ebbene, la notizia è che le tre parti si sono già
accordate per candidati comuni
in tutte le città che vanno alle elezioni in primavera, dado quindi
l’immagine del “consolidarsi di
una rinnovata coalizione di centrodestra unita nell’opposizione
decisa al governo Renzi”.
Coalizione che verrà comunque
collaudata dai lavori parlamentari,
a partire dalla discussione ormai
imminente della legge di stabilità:
in tal senso “si è deciso di avviare
una stabile collaborazione tra i
gruppi parlamentari, i cui presidenti si sono già riuniti nei giorni
scorsi per concordare l’opposizione comune”.
Inevitabile, viste le angosce di questi giorni, anche un riferimento all’allarme terrorismo davanti al quale il giudizio sull’operato del governo italiano è tranchant: inconsistente. Perché la “guerra al fondamentalismo terrorista - viene
sottolineato nel comunicato - deve
essere la priorità assoluta della
comunità internazionale, e l’Europa
deve assumere un ruolo centrale
nella tutela della sicurezza, della
libertà dei suoi cittadini e nella
difesa dei valori che la caratterizzano. Purtroppo si è dovuta riscontrare l’inconsistenza del governo
italiano, tanto sullo scenario internazionale quanto sulla situazione
politica ed economica interna”.
5
Giovedì 19 novembre 2015
ATTUALITA’
DATI DA TERZO MONDO ANCHE PER QUANTO RIGUARDA ALIMENTAZIONE, SCUOLA E CRIMINALITÀ
Un bambino italiano su dieci è povero
Ecco i numeri più allarmanti dell’Atlante dell’Infanzia consegnato ieri a Mattarella
I GIOVANI BEVONO DI MENO, PERÒ…
E le famiglie non informano
sui tanti problemi dell’alcol
evono di meno e cominciano più
tardi, ma sono scarsamente avvertiti dalle loro famiglie dei rischi
che il bere comporta. Succede agli adolescenti italiani, secondo i dati riportati
nell'indagine presentata dall'OPGA (Osservatorio Permanente Giovani e Alcool),
presso la Clinica Pediatrica dell'Università
di Pavia, e ripresi dall’agenzia Agi.
La SIMA (Società italiana di medicina
dell'adolescenza) che ha condotto l'indagine, mette in evidenza che il 16,6%
dei giovani intervistati non ha mai provato
una bevanda alcolica, con una diminuzione di 7,2 punti dal 2012.
Il primo assaggio di una bevanda alcolica
viene ritardato: per il 37,8% dei ragazzi
avviene dopo i 10 anni (-3,8% rispetto
B
n bambino su dieci in Italia
vive in famiglie povere,
così messe male che non
possono permettersi di
festeggiare il suo compleanno e invitare a casa i suoi amici,
ma neppure di comprargli abiti e
libri nuovi, tanto meno di mandarlo
in gita scolastica. Anche questo dato
emerge dal sesto Atlante dell'Infanzia
(a rischio) 'Bambini senza. Origini e
coordinate delle povertà minorili',
diffuso ieri da Save the Children e
consegnato nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dati allarmanti, da terzo mondo: un bambino su 20 non può contare su due paia di scarpe l'anno (di
cui almeno uno utilizzabile in ogni
U
stagione) e non riceve neppure un
pasto proteico al giorno. L’incidenza
della povertà assoluta nelle famiglie
con almeno un minore è triplicata
tra il 2005 e il 2014, passando dal
2,8% all’8,5%, per un totale di oltre
un milione di bambini colpiti.
Nel Mezzogiorno la povertà assoluta
è più estesa – pari al 9,3% contro
l’8,3% di famiglie povere assolute
al Nord – e riguarda soprattutto famiglie italiane a differenza della povertà al Nord, in crescita nell’ultimo
anno, alla quale contribuisce in gran
parte il fenomeno migratorio.
E sono centinaia di migliaia i minori
in Italia che vivono in un ambiente
povero anche dal punto di vista sociale ed educativo. Un bambino su
6 - si legge ancora nel dossier - non
ha la possibilità di frequentare corsi
extrascolastici (musica, sport, hobby
vari), quasi uno su 3 di trascorrere
almeno una settimana di vacanza
lontano da casa e solo 3 bambini su
10 che frequentano la scuola primaria
hanno il tempo pieno a scuola e nel
40% degli istituti scolastici principali
non c’è il servizio mensa. Un alunno
di 15 anni su quattro non raggiunge
il livello minimo di competenze in
matematica e uno su 5 in lettura.
E così, oltre 500.000 giovani dai 15
ai 29 anni, laureati ciompresi, hanno
deciso di trasferirsi al Nord per trovare lavoro e condizioni di vita migliori. Per la gran parte laureati.
Ancora più preoccupanti i dati dei
ragazzi che vino tra illegalità e corruzione: almeno 85 i bambini e adolescenti incolpevoli uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi e molti di più
sono quelli che hanno assistito all’uccisione di familiari, ritrovatisi
orfani o adescati e arruolati giovanissimi nelle file della criminalità
organizzata. Inoltre 546.000 gli under
18 – il 5,4% della popolazione 0-17
anni – nati e cresciuti in uno dei
153 comuni sciolti per mafia negli
ultimi 17 anni, soprattutto al Sud
ma anche al Centro e Nord Italia.
al 2012). Il contesto relazionale del
primo assaggio permane conviviale e
guidato da figure familiari nel 76% dei
casi (soprattutto genitoriali). Solo l'11%
fa la prima esperienza in sola presenza
dei coetanei. I primi consumi avvengono
in prevalenza ai pasti (39,8%) ed in
concomitanza con circostanze speciali,
feste (11,6%) o celebrazioni (28,7%).
Scende il numero dei giovanissimi che
si ubriacano: dal 6,8% del 2012 al 4,8%.
Tuttavia, afferma la ricerca "l'argomento
del consumo/abuso di alcol non sembra
particolarmente presente nelle discussioni
familiari": solo il 16,6% delle famiglie
(una su sei) parla frequentemente con i
figli dei problemi legati all'eccessivo
consumo di alcol”.
L'Atlante documenta anche il clima
di violenza nel quale crescono troppi bambini: sono circa 400mila i
minori vittime di violenza dentro
le pareti domestiche.
Nell'ambito della campagna "Illuminiamo il Futuro" - che ha l'obiettivo di debellare la povertà educativa entro il 2030 - Save the Children
ha aperto in 8 regioni 13 Punti Luce
e altri 3 saranno inaugurati il 20
novembre a Milano-Quarto Oggiaro, a Napoli-Chiaiano, a SassariLatte Dolce.
IL COMITATO D’APPELLO DELLA FIFA HA RESPINTO LE ISTANZE PRESENTATE DAI DUE MASSIMI DIRIGENTI
Blatter e Platini sono al capolinea
Confermata la sospensione per entrambi, non resta che il ricorso al Tas - La corsa
dell’ex fuoriclasse francese alla presidenza della federazione che governa il calcio è compromessa
ncora brutte notizie per i
padri padroni del calcio.
Il Comitato d’Appello della Fifa ha infatti respinto i ricorsi
presentati dai legali di Joseph
Blatter e Michel Platini confermando “nella loro interezza le
rispettive decisioni per quanto
riguarda le misure provvisorie
già adottate”.
Convalidati dunque i 90 giorni
di sospensione provvisoria da
tutti gli incarichi. Con la ragione
dello stop dovuta a un pagamento sospetto di due milioni
di franchi svizzeri pagati dal
presidente della federazione
calcistica mondiale a quello
A
dell’Uefa nel 2011. Un pagamento dovuto a un lavoro di
consulenza fatto alla Fifa da
parte dell’ex calciatore francese
tra il 1999 e il 2002.
Una decisione importante, dettata anche dall’indagine per
corruzione aperta dalla procura svizzera che li ha visti finire entrambi nell’occhio del
ciclone. Una vera e propria
bastonata per “Le Roi”, che
vede così diminuire le sue
chance di correre alla presidenza della Fifa, dal momento
che il comitato elettorale ha
dichiarato che la candidatura
avanzata non verrà presa in
considerazione fino al termine
della sospensione che arriverà
proprio a ridosso delle elezioni. Bocciata su tutta la linea
l’istanza presentata - attraverso
il suo avvocato – dall’ex fuoriclasse, ormai alle corde.
Adesso a Blatter e Platini non
resta altra strada che quella di
un ulteriore ricorso in appello
al Tas di Losanna. Lì, il francese
si giocherà le sue ultime carte
per provare poi ad ambire allo
scranno più alto della Fifa. L’etica,
dopo l’ennesima sconfitta rimediata, imporrebbe le dimissioni immediate di entrambi
che di mollare proprio non ne
vogliono sapere. Come dimostrano i tentativi disperati di
questi ricorsi di fronte a presunti
illeciti che per molti appaiono
lampanti.
Fifa e Uefa continuano ad essere
commissariate. Con i reggenti
del pallone tenuti a debita distanza. La gerarchia del pallone
è azzerata.
Le jeux sont fait. L’infinita era di
Blatter e Platini al timone dei
massimi organismi del soccer
mondiale è ai titoli di coda. Con
il dirigente svizzero, ormai prossimo alla pensione, che prima
di ritirarsi a vita privata ha voluto
servire la vendetta al suo ex
amico-alleato. “Reo” di avergli
voltato le spalle nel momento
più difficile della sua carriera.
Una irriconoscenza che lo
avrebbe spinto a confessare
pure l’impensabile pur di im-
Tangenti al ministero,
arrestato funzionario
dello Sviluppo economico
angenti in cambio di agevolazioni per il riconoscimento di titoli o qualifiche
professionali conseguiti all’estero,
in manette un funzionario dello
Sviluppo Economico.
Arresti domiciliari per un dipendente del dicastero del governo
italiano - che comprende industria,
commercio internazionale, comunicazioni ed energia – accusato
dalla procura di Roma di concussione. Con le indagini dei carabinieri scaturite da una denuncia
derivante da una segnalazione
dell’ambasciata di Romania, ri-
T
guardante una indebita richiesta
di denaro avanzata dal funzionario
ad un cittadino romeno per dargli
un aiutino a convalidare i titoli di
studio in Italia.
Secondo quanto ricostruito dagli
inquirenti, l’impiegato del Mise
avrebbe chiesto fino a 1.000 –
1.200 euro per ogni singola pratica presentata da stranieri che
sollecitavano la validazione dei
loro attestati per l’esercizio nel
nostro paese della professione
artigianale, quale compenso per
ottenere la favorevole definizione
del procedimento amministrativo.
pedire che prendesse il suo
posto. Con l’obiettivo di Blatter,
far saltare Platini perché travolto
dagli scandali, quasi a compiFederico Colosimo
mento.
Le attività investigative hanno
permesso ai carabinieri di acquisire gravi indizi di colpevolezza
a carico del funzionario che,
“abusando della sua qualità e
dei suoi poteri”, era solito contattare sistematicamente, “con
finalità concessive”, gli stranieri
che avevano richiesto al ministero il riconoscimento dei titoli.
I soldi venivano spediti con bonifici tramite agenzie di trasferimento di denaro e, dopo aver
preso accordi via posta elettronica con le “vittime”, l’indagato
chiedeva loro di distruggere
ogni prova per non lasciare alcuna traccia. Nel corso delle indagini, ben otto gli episodi accertati e contestati ora dai pm
capitolini, tutti in danno di cittadini di nazionalità romena.
Marcello Calvo
6
Giovedì 19 novembre 2015
STORIA
LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DEDICATO ALLA MOGLIE DEL DUCE SI È TENUTA NELLA MERAVIGLIOSA CORNICE DEL MANIERO
San Gaudenzio, un Castello da favola
Il parco è un’incantata isola di pace, la fortezza seduce con le sue monofore a sesto acuto e le splendide sale
di Emma Moriconi
l Castello di San Gaudenzio
a Cervesina, che ospita la
presentazione del nostro libro dedicato a Donna Rachele, è meraviglioso. Tanto
ci ha colpito questa atmosfera che
abbiamo cercato informazioni. Sono
i proprietari in persona, Pier Angelo,
Gian Luigi e Giulio Bergaglio a fornircele e vogliamo riferirne ai nostri
lettori. Il documento più antico che
parla di una Rocca nella zona di
San Gaudenzio risale al 1157: in
quell'anno il vescovo Uberto si recò
da Papa Adriano IV per ottenere la
conferma di tutte le terre annesse
alla giurisdizione vescovile. Dunque
in questo luogo esisteva un gruppo
di origini antiche devoto a San Gaudenzio Martire, la cui nascita si
attesta circa all'anno 329. Proveniente
da una famiglia pagana, Gaudenzio
seguì il richiamo cristiano, nonostante i suoi genitori e gli abitanti
del luogo lo osteggiassero in questa
scelta. Ma presto dovettero ricredersi: Gaudenzio fu capace di ridonare l'agilità delle membra ai paralitici, liberò dai demoni molti posseduti, convertì molte anime. Dopo
numerose traversie, Gaudenzio venne flagellato dal persecutore di cristiani Ausenzio, del quale si liberò
solo a seguito della morte di quest'ultimo.
A Gaudenzio è dedicata questa zona
del pavese, nella omonima frazione
di Cervesina. Oltre al Castello c'è,
proprio di fronte, una chiesa intitolata
a lui. Quanto al Castello, le prime
notizie di una costruzione fortificata
risalgono alla seconda metà del
1300. Probabilmente l'erezione della
originaria torre di difesa si deve
alla famiglia Ferrari: intorno a questa
torre si sviluppò l'impianto castrense.
Seguì l'insediamento dei Beccaria:
siamo così al secolo XV. La dinastia
dei Beccaria procede fino a quando
una delle figlie di Matteo, Marchese
di Mortara, Antonia, andò in sposa
al Conte Cesare Taverna, portando
con sé in dote il Castello e le terre
I
di San Gaudenzio. In realtà le vicende sono un po' più complesse e
vanno ricercate nei documenti di
cui fornisce ampia spiegazione un
volume, realizzato proprio dai Bergaglio, dedicato alla storia del Castello. Ma in questa sede occorre
semplificare, dunque siamo costretti
a tracciare solo un rapido resoconto
della vicenda. Ciò che interessa è
senz'altro il fatto che da questo momento si forma quello che sarà d'ora
in poi chiamato il feudo di San Gaudenzio, Cervesina e Rampina. Tornando al Conte Cesare Taverna,
egli ebbe cinque figli: a uno di essi,
Lodovico, ultimogenito dei maschi
e nato nel 1566, andò il feudo. Una
curiosità: il suo nome è legato a
quello di Giampaolo Osio, che fu
tristemente noto per essere uno stupratore di monache e che ebbe la
famosa relazione con suor Virginia
de Leyva, la "monaca di Monza" di
manzoniana memoria. Osio era suo
amico, e fu da lui ospitato. Ma a
quanto riferisce il Ripamonti (dagli
scritti del quale il Manzoni attinse
le informazioni per il suo lavoro), il
Taverna lo nascose e lo ospitò finché
non lo fece uccidere, "o per paura scrive il Ripamonti - o per ottenere,
con questo omicidio, un qualche favore; o infine per sdegno e odio
delle colpe di lui". Per questo Lodovico venne tacciato di essere "traditore dell'amicizia". Questo fatto
delittuoso potrebbe essere avvenuto
proprio a San Gaudenzio. Lodovico
ebbe cinque figli, ai quali lasciò
una situazione economica disastrosa.
Essi furono così costretti a cedere il
Feudo al senatore Luigi Belcredi, il
Castello venne alienato ai Trotti.
Vale giusto la pena si riferire che
l'Impero riconfermerà il feudo ai
Taverna fino alla fine del feudalesimo, sebbene si trattasse ormai solo
di dazi e poca terra. I Trotti rimasero
dunque possessori del Castello e
del tenimento di San Gaudenzio
fino all'800: fino cioè all'estinzione
della stirpe risalente al 1851, quando
- poco più che ventenne - morì
Laura Castellani de Merlani Varzi,
lasciando erede il conte Francesco
Verasis di Castiglionbe che poi sposerà la nota Virginia Oldoini di Firenze, conosciuta come contessa di
Castiglione, "assurta - dice il nostro
volume - agli onore d'alcova presso
Napoleone III". Il patrimonio di Verasis venne così presto dissipato e
alla metà dell'Ottocento ecco a San
Gaudenzio i Radice, una ricca famiglia della borghesia agraria milanese. Nella discendenza dei Radice, Severino fu sindaco di Cervesina per lungo tempo e molte sono
le vicende che i membri della famiglia vissero, tra cui quella di Luigi
che si arruolò con Garibaldi nel
1860, partecipò alla spedizione di
Sicilia, combatté sotto le mura di
Capua e fu protagonista di molte
altre vicende che qui è impossibile
dettagliare.Viaggiando velocemente
sulla linea del tempo giungiamo al
1939, quando ad acquistare la proprietà fu il cav. Tullio Mutti, concessionario della Fiat per Voghera: Mutti
restaurò i saloni e li riaffrescò con
motivi ornamentali e fece procedere
al riempimento del fossato circostante. Nel 1962 la proprietà passò
all'industriale Alessandro Bettaglio
che proseguì l'opera di abbellimento
della struttura. Nel 1975, infine, il
Castello venne acquistato dagli attuali proprietari che lo hanno trasformato restituendolo all'antico
aspetto di fortezza medievale e facendone un Ristorante Hotel.Venne
rivalutato il meraviglioso parco antistante. Molte delle sale sono oggi
arredate con mobilio e quadri originali risalenti all'epoca dei Trotti e
dei Radice e tra le meraviglie di
questo maniero c'è anche una biblioteca che contiene molti testi seicenteschi d'agricoltura. Oggi il Castello è un'oasi meravigliosa e dall'atmosfera intrigante: il parco, con
le sue piante d'alto fusto e i suoi cespugli da fiore, da foglia e da frutto
è un'incantata isola di pace e di
bellezza, con conifere e latifoglie,
statue e pergolati, il tempio e le
aiuole, i viali e i colori. Il Castello è
affascinante, con le sue monofore a
sesto acuto e i mattoni disposti a
raggiera in corrispondenza della
cuspide, con i balconi dalle ringhiere
in ferro battuto. E poi la Galleria
delle Armi, la Sala dei Cigni, la Sala
da Pranzo, quella dei Fiori, il Salotto
delle Dame, la Sala del Caminetto
Bianco, lo Studiolo delle Foglie e
tanti altri ambienti costituiscono un
insieme ricchissimo di atmosfera,
al punto che sembra di fare un tuffo
nel passato e nella storia, in un'epoca
lontana che da sempre affascina e
strega i visitatori.
PROSEGUE IL TOUR LUNGO LO STIVALE, E OGNI VOLTA SONO EMOZIONI DIFFICILI DA DESCRIVERE, SOPRATTUTTO QUANDO LA MUSICA ACCOMPAGNA I MOMENTI PIÙ INTENSI
L’affetto di Cervesina per Donna Rachele
Alla serata hanno partecipato il sindaco Taramaschi, il presidente della Biblioteca Grattoni Asigliano e il giornalista Colombo
nnanzitutto grazie. Grazie
al sindaco di Cervesina
Daniele Taramaschi, al giornalista Matteo Colombo che
ha moderato la serata, al presidente della Biblioteca Severino Grattoni di Cervesina Andrea Asigliano e ai proprietari
del Castello di San Gaudenzio,
la famiglia Bergaglio, per la
cortesissima ospitalità. E grazie
alle tante persone che hanno
partecipato alla serata. Tante,
tantissime. Ci hanno dimostrato
affetto e attenzione, seguendo
con partecipazione attiva tutta
la presentazione. Grazie al corpo musicale, a Francesca De
Paoli, al maestro Maria Grazia
Guerra e ai ragazzi che hanno
allietato la bella serata.
Il sindaco Taramaschi ha voluto
I
citare, nel suo intervento di
apertura, quanto scritto da Mario Russomanno all'indomani
della presentazione nazionale
di Villa Mussolini: "Ieri sera a
Riccione abbiamo presentato,
di fronte a 400 persone, il garbato ed emozionante libro su
Donna Rachele scritto dalla nipote Edda Negri Mussolini e
da Emma Moriconi. Non si riscrive la storia, si descrive una
donna eccezionale che ha saputo affrontare con dignità e
forza tragedie inimmaginabili,
una storia di sentimenti e i sentimenti sono di tutti".
Il presidente della Biblioteca
ha precisato che vedere così
tante persone è un orgoglio,
quindi ha voluto sottolineare
come questo libro abbia una
doppia valenza: "è una biografia
- ha detto - di una famiglia più
che di una donna, osservata
dal punto di vista di questo
perno, Donna Rachele, che ha
tenuta unita la famiglia in ogni
occasione. Inoltre - sebbene
nel libro stesso si legga che
non è un libro di storia ma di
sentimenti - credo che la storia
sia fatta di sentimenti, quella
scienza imperfetta che viene
denominata tale insieme alla
filosofia. La storia non è scritta
dagli economisti, o dai soldati,
ma dai loro sentimenti. Ecco,
per me è un libro di storia,
che ha un interesse storico, di
una famiglia tra le più importanti
del Novecento. Così siamo contenti di allargare il nostro respiro
a produzioni non solo locali.
Sono storie che rendono umana anche
una figura come
quella di Benito Mussolini".
Matteo Colombo ha
rilevato i due piani,
quello storico e quello narrativo, sottolineando come questo
stile dia piacevolezza
alla lettura. Si parla
di emozioni, che
sono il filo conduttore
di questo nostro lavoro. La partecipazione del pubblico
è stata piena, e mentre ci accingiamo a
proseguire nel nostro viaggio
lungo l'Italia, sentiamo di voler
esprimere tutto il nostro affetto
a chi ci segue, a chi ci sostiene,
a chi ci legge. Infine grazie
alla Minerva Editrice, sempre
attenta ad ogni necessità con
la cura che si ha per ciò che si
ama. [email protected]
7
Giovedì 19 novembre 2015
DA RomA E DAL LAzIo
ARGENTIN (PD) STRIGLIA
IL GOVERNATORE ZINGARETTI
SONO 23 LE RICHIESTE DI COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE ACCOLTE, 42 QUELLE BOCCIATE
Mafia Capitale entra nel vivo
iprenderà la prossima settimana
il maxi processo di Mafia Capitale.
Il dibattimento entra nel vivo dopo
le prime due udienze infuocate,
nel corso delle quali non sono
mancati colpi di scena che presumibilmente
animeranno la maratona processuale fino al
22 luglio 2016.
Tensione anche nell’ultima udienza, decisiva
per l’ammissione delle parti civili.
Sono 23 le richieste di costituzione di parte
civile accolte, ben 42 quelle bocciate. Così
ha deciso il tribunale di Roma dopo una camera di consiglio durata oltre cinque ore in
un'udienza fiume iniziata alle 9.40 e che si è
chiusa dopo le 23 nell’aula bunker di Rebibbia
dove si celebra il processo a Mafia Capitale.
Nell’ammettere tra i soggetti legittimati a lamentare danni dalle condotte degli imputati
il Campidoglio, la Regione Lazio, il ministero
dell’Interno e il Comune di Sant’Oreste, le
amministrazioni giudiziarie delle società sequestrate, Ama Spa, Pd Unione regionale
Lazio (con riferimento al danno morale nei
confronti dei soli imputati iscritti o eletti nelle
liste del partito), Fallimento Unibar, Eur Spa,
Associazione Antonino Caponnetto, Libera,
Sos Impresa, Cittadinanzattiva, Centro di iniziativa per la legalità democratica, Vittime di
usura estorsione e racket, Ambulatorio Antiusur
Onlus, Associazione Antimafie e Antiracket
Paolo Borsellino, Fai Antiusura Ostia Volare,
Associazione Fai Antiracket-Antiusura RomaAgisa Onlus, Legacoopsociali, Associazione
Cooperative sociali, Consorzio Calatino Terra
di Accoglienza, Forum delle Associazioni antiusura e Consorzio Castel Porziano 98.
R
Basta alibi, subito
“Dopo di noi”
leana Argentin, deputata del Pd, torna
alla carica sulle problematiche dei disabili nella Capitale e nel resto della
regione, non risparmiando, come accaduto
spesso con la giunta marino, più di qualche
critica alle istituzioni. E, questa volta, la parlamentare, costretta su una sedia a rotelle
da una grave malattia, ha invitato la Regione
Lazio ad accelerare l’iter per il bando “Subito
dopo noi”, il cui scopo principale è quello
di assicurare una adeguata assistenza a
queste persone dopo la perdita dei genitori
o dei familiari che vi provvedevano.
“Caro Nicola almeno tu rispondici: sono centinaia e centinaia i disabili che vivono nella
nostra regione privi di un futuro. I genitori dei
disabili gravi rivendicano risposte per il dopo
di noi, non cronicari come le Rsa.
E’ impensabile, infatti, far convivere un anziano di 90 anni e un ragazzo disabile
legato a un respiratore o con un gravissimo
deficit mentale”. E’ l’appello rivolto dalla
parlamentare democratica al governatore
zingaretti, ricordando: “Io lavorato sulla
legge, tu come presidente della Regione,
insieme alla tua giunta, vai incontro ai genitori e ai familiari dei disabili che non
hanno più voce per gridare il proprio
diritto di morire”.
L’esponente del Pd non ha risparmiato
neanche una frecciatina a zingaretti: “Tutti
vogliono il rispetto della trasparenza ma
basta con l’immobilismo, mafia capitale
non può diventare un alibi per non dare
più servizi a nessuno”.
I
Il collegio ha spiegato, con un provvedimento
di una ventina di pagine, che “sono stati
accolti quegli enti o quelle associazioni che,
in base agli statuti e agli atti costitutivi, sono
specificamente preposti alla lotta e alla prevenzione dei fenomeni mafiosi, alla realizzazione di alternative al fenomeno mafioso
stesso, alla solidarietà ed assistenza nei confronti delle vittime della mafia, nonché al
contrasto dei fenomeni di corruttela, estorsione e usura che arrecano pregiudizio all’ordinato e pacifico svolgimento della convivenza sociale”.
Respinte invece, tra le altre, le istanze di Codacons, Confindustria, Camera di Commercio
di Roma, Legambiente, Fondazione Antonino
Caponnetto, Federazione Antiracket italiana,
Cooperativa Capodarco, Movimento difesa
del cittadino, Assoconsum, movimento con-
sumatori, Codici-Onlus Centro per i diritti
del cittadino. Esclusi quegli enti “dediti per
statuto ad attività anche finalizzate a migliorare
genericamente il rapporto tra cittadino e
PA, essenzialmente di studio e di ricerca e
dunque non specificamente danneggiati dai
reati contestati”.
Esclusi anche i rappresentanti del M5S. In
particolare, sottolinea il tribunale, “per i
singoli che hanno avanzato richiesta come
membri del parlamento va ricordato che la
legittimazione processuale spetterebbe all’ente”. I singoli “che hanno avanzato richiesta
quali membri di consigli comunali o municipali o di commissione comunali, la richiesta
di costituzione del Comune di Roma deve
ritenersi assorbente”. Fuori dalla lista anche
i rifugiati e i 37 nomadi di Castel Romano
che avevano presentato l’istanza.
IL TRIBUNALE DEL LAVORO IMPUGNA IL PROVVEDIMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE CAPITOLINA E DEL CORPO DI POLIZIA LOCALE
Vigili: stop rotazione,
Comune condannato
Esulta la Uil, l’Ugl attacca: “Dimostrata l’incapacità del comando”
Onorato: “Penalizzati i lavoratori”. Il Campidoglio pagherà le spese legali
a magistratura interviene
ancora su Roma Capitale,
impugnando, questa volta,
il sistema di rotazione della polizia locale. Una sentenza auspicata dalle organizzazioni sindacali, le quali avevano fortemente condannato e criticato la
L
decisione presa a suo tempo
dall’amministrazione capitolina
e dal comando.
“Con la sentenza del Tribunale
del Lavoro di Roma, il quadro è
finalmente completo: il comportamento della dirigenza capitolina
rispetto alla gestione del Piano
Nazionale Anticorruzione è stato
totalmente inammissibile e, soprattutto, antisindacale”, è lo sfogo della Uil Fpl Roma e Lazio,
che aveva presentato il ricorso.
“I provvedimenti partoriti dall’Amministrazione capitolina e
dal Comando della Polizia Locale,
infatti - ha afferma il segretario
generale del sindacato, Bernardini
- sono stati dichiarati illegittimi
dalla suddetta sentenza, che di
fatto annulla i provvedimenti stessi e condanna Roma Capitale al
pagamento delle spese legali”.
“La sentenza rende nulli i trasferimenti degli appartenenti al Corpo
- gli ha fatto eco Milani, dell’Ugl
di Roma - è solo l’ennesimo atto
di dimostrazione dell’incapacità
del Comando del Corpo di gestire
I 6.000 uomini che lo compon-
gono”. Ricordando che “in questi
mesi si stanno susseguendo sentenze su sentenze, da quella che
sanziona l’arbitraria soppressione
operata per i permessi per visite
mediche specialistiche, a quella
della Corte di Cassazione che
impone di classificare come lavoro straordinario, il servizio effettuato nei giorni di festività infrasettimanali”.
Una sentenza commentata anche
da Alessandro Onorato, ex capogruppo comunale e coordinatore della Lista Marchini.
“Il provvedimento di rotazione
così come attuato, di fatto, non
fa altro che spostare il problema
senza alcun criterio logico penalizzando i lavoratori”, ha spiegato
l’ex consigliere comunale, sottolineando che “se una persona
è corrotta o corruttibile non servirà a niente spostarla in un’altra
sede. Vengano piuttosto allontanati quei pochi soggetti che non
meritano di portare la divisa. È
giusto pianificare una rotazione
a patto che questa riguardi le
competenze e non soltanto le
sedi. Che senso ha spostare una
persona che si occupa di urbanistica in un altro Municipio mantenendogli la competenza sullo
stesso tema?”.
LA DELIBERA DEL 29 OTTOBRE DECENTRA 87 ETTARI DI AREE
Verde ai Municipi, l’ultimo “regalo” di Marino
S
i avvicina il Natale. E così
Ignazio marino, prima di essere sfiduciato, ha “regalato”
ai municipi la gestione del verde
pubblico di prossimità. In totale si
tratta di quasi 87 ettari di aree a
verde attrezzato e aree di arredo
stradale e sosta, fatta eccezione
delle Ville Storiche, dei Parchi Urbani, delle Aree verdi vaste (Verde
attrezzato di quartiere al di sopra
dei 5.000 mq), l’Alberate urbane .
E’ il contenuto della delibera approvata nell’ultima giunta del 29
ottobre.
L’obiettivo è quello di riportare ai
municipi, che resteranno in carica
fino alle prossime elezioni, “la programmazione, attuazione, gestione
e manutenzione del verde orizzontale...” per “una maggiore partecipazione dei cittadini ai processi
decisionali” e un incremento di efficienza e efficacia in termini di
tempi e di costi”.
Entrando nel dettaglio, il “decentramento” del verde era già previsto dall’articolo 69 del Regolamento
del Decentramento Amministrativo
del 1999, che assegnava alle circoscrizioni gli interventi e la manutenzione relativi al verde di quartiere e di vicinato di superficie
non superiore a 20.000 mq. e del
verde di arredo urbano. Disposizioni che però, salvo che per il
municipio X, finora erano rimaste
inattuate, “in primo luogo per la
mancata assegnazione di risorse
finanziarie e professionali, necessarie per consentire il concreto esercizio delle funzioni decentrate”.
Quali modifiche saranno apportate?
Nelle quindici municipalità sarà
istituito un apposito ufficio o servizio Ambiente, con l’attribuzione
delle relative risorse professionali,
tre per ogni municipio, due di profilo tecnico e una di profilo amministrativo.
Eppure, già in passato, i dirigenti
del Servizio giardini e dell’ufficio
Alberate avevano lamentato la man-
canza di fondi, personale e mezzi
per garantire un servizio decente.
Sarà esternalizzato alle coop?
8
Giovedì 19 novembre 2015
ESTERI
PADRE PIERO PAROLARI SI STAVA RECANDO ALL’OSPEDALE DI DINJAPUR, DOVE OPERA COME VOLONTARIO
Bangladesh: attentato a un medico italiano
Il missionario è stato raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco alla testa e al collo ma è fuori pericolo
di Cristina Di Giorgi
i chiama Piero Parolari il
medico e missionario originario di Lecco raggiunto
da diversi colpi di arma
da fuoco mentre, in sella
alla sua bicicletta, si stava recando
all’ospedale di Dinjapur (città del
nord del Bangladesh dove prestano
la loro opera i padri del Pontificio
Istituto Missioni Estere), in cui lavora
come volontario. Secondo fonti dello stesso nosocomio, presso il quale
è stato immediatamente trasportato,
l’uomo è in gravi condizioni ma
per fortuna fuori pericolo.
Padre Parolari, 64 anni, svolge la
sua attività in Bangladesh fin dal
1985. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, ha infatti immediatamente
raggiunto il Paese asiatico, dove “ha
messo a disposizione della gente scrive Mondo e Missione - la sua
esperienza di medico missionario.
Viceparroco della comunità di Suhiari, la gente lo conosce soprattutto
per la sua opera in favore dei malati
di tubercolosi”. Da sempre impegnato in ambito sanitario, ha infatti
fondato il ‘Tbc Hospital’, una struttura
di 70 letti situata nei pressi della
parrocchia di Rajshahi. Inoltre “continua a lavorare presso l’ospedale
St.Vicent, della locale diocesi, e la
sua opera è sempre stata apprezzata
dal governo bengalese”.
S
Stando alle prime ricostruzioni
dell’accaduto effettuate dalle forze
dell’ordine, l’agguato è stato messo
in atto da tre uomini, che intorno
alle 8 di mercoledì mattina hanno
raggiunto l’italiano a bordo di una
motocicletta mentre transitava di
fronte ad una stazione del bus nella
città di Dinjapur (a circa 400 km
dalla capitale Dacca). In seguito
gli hanno sparato varie volte, ferendolo alla testa e al collo.
GUERRA ALL’ISIS
DAL MONDO
Putin: caccia ai soldi dei terroristi
Il leader del Cremlino ha istituito un Comitato russo
per la lotta al finanziamento delle organizzazioni estremiste
a guerra contro
l’Isis passa anche
per l’individuazione e il blocco delle risorse economiche che
sostentano le attività del
Califfato. Ne è convinto
– giustamente – il leader
del Cremlino. Che in
proposito ha preso recentemente i necessari
provvedimenti.
E’ infatti di queste ore
la notizia – resa nota da
un comunicato stampa
ufficiale del Cremlino che Vladimir Putin ha
firmato un decreto per
la costituzione di una
Commissione interdipartimentale finalizzata
al contrasto del finanziamento del terrorismo.
Tale tavolo di lavoro, al
quale parteciperanno
rappresentanti di enti
statali e funzionari delle
istituzioni russe, ha appunto il compito di bloccare mezzi e
beni appartenenti o destinati a organizzazioni e singole persone sospettate
di terrorismo. “Putin – si legge in proposito su Sputniknws - ha inoltre raccomandato alla Procura, alla Banca di
Russia e alle regioni di inviare i materiali
sui soggetti coinvolti in attività terroristiche alla Commissione, per contrastare
i loro finanziamenti”.
L
In precedenza la camera alta del Parlamento russo aveva fatto appello alle
istituzioni di tutto il mondo per mettere
da parte le differenze e lavorare insieme
per combattere il terrorismo, anche seguendo la pista del denaro. Come del
resto annunciato nella Dichiarazione finale diffusa al termine del recente G20
in cui si parla anche di “sanzioni finanziarie ai regimi collegati al terrorismo
Quello nei confronti di Parolari è
il secondo attacco contro un italiano e del terzo contro uno straniero negli ultimi due mesi. Per
quanto riguarda il nostro Paese, il
28 settembre a Dacca è stato ucciso, mentre faceva jogging, il cooperante Cesare Tavella. E pochi
giorni dopo il giapponese Hoshi
Konyo era morto in un altro agguato
nella zona di Rangpur. Per queste
due ultime azioni, il centro di monitoraggio americano Site aveva
reso noto che erano pervenute rivendicazioni dell’Isis (sull’attacco
a Parolari sembra non ci siano ancora notizie), ma il governo bengalese in proposito ha ripetutamente dichiarato che nel proprio
territorio non sono attivi gruppi
legati al Califfato. Le indagini avevano comunque portato all’arresto
di alcuni sicari.
L’ambasciatore italiano Mario Palma,
relativamente a quanto accaduto a
padre Parolari, ha dichiarato che
“la modalità di agguato sembra la
solita” e che quanto avvenuto “è la
conferma del pericolo per gli stranieri. Personalmente – ha aggiunto
- non credo all’ipotesi di una serie
di attacchi organizzati dall’Isis, ma
penso si tratti del tentativo di seminare il caos in queste ore di attesa
del verdetto contro due politici
dell’opposizione accusati di crimini
contro l’umanità”.
o che finanziano i terroristi”. Un’affermazione questa alla quale i Paesi che
l’hanno sottoscritta dovranno quanto
prima dare seguito, anche perché, stando
a quanto dichiarato dal presidente russo
– che ha fatto sapere di aver messo a
disposizione i dati russi in materia – “i
jihadisti dell’Isis sono finanziati da persone fisiche provenienti da 40 Stati, tra
CdG
cui anche membri del G20”.
NIGERIA: ATTENTATO ALLA
STAZIONE, 32 MORTI
Sono oltre 30 le vittime (e un’ottantina i feriti) dell’esplosione
che ha devastato la stazione
degli autobus di Yola, una cittadina del nordest della Nigeria.
Secondo quanto si è appreso,
si è trattato di un attacco suicida
compiuto nei pressi di un mercato presumibilmente (sembra
esserne convinta la polizia locale)
da appartenenti al gruppo dei
fondamentalisti islamici di Boko
Haram, che da anni insanguinano
la regione.
La maggior parte dei morti – riferiscono le agenzie citando fonti
delle forze dell’ordine – erano
venditori o passanti.
BIRMANIA:
HANNOVER:
AUSTRALIA: CACCIA ILLEGALE
ALLE BALENE, RISARCIMENTO
CESSATO ALLARME
E’ rientrato l’allarme terrorismo
a Hannover.
Nel corso delle perquisizioni effettuate nella capitale della bassa
Sassonia la polizia non ha rinvenuto materiale esplosivo nei
pressi dello stadio e non ha effettuato arresti. In conseguenza
di “seri indizi” sull’eventualità
di un attentato, l’altra sera era
stata annullata l’amichevole di
calcio tra Germania e Olanda e
si era provveduto a far evacuare
l’impianto sportivo poche ore
prima dell’inizio della partita, ad
assistere alla quale avrebbe dovuto esserci anche il cancelliere
Angela Merkel.
L’allarme era scattato su tutta la
città sulla base di informazioni
provenienti dai servizi francesi
circa il pericolo di un attentato
islamico.
ESERCITO CONTRO
MINORANZE
L’esercito birmano ha intensificato gli attacchi nell’est del Paese, in particolare contro le etnie
Shan e Kachin, che da tempo
chiedono l’autonomia e la salvaguardia dei loro territori, ricchi
di risorse naturali e di notevole
importanza strategica. Villaggi
e postazioni armate sono da alcuni giorni sotto bombardamento
ad opera di elicotteri da combattimento e aerei militari. E
sono molti i civili in fuga dalle
aree interessate: si parla di circa
diecimila persone, come riferito
da fonti di organizzazioni umanitarie locali, che hanno lanciato
appelli per cibo e medicine.
MILIONARIO
Un tribunale australiano ha condannato la Kyodo Senpaku Kaisha al pagamento di un risarcimento di un milione di dollari
locali (circa 670 mila euro) per
aver ucciso alcuni cuccioli di
balena in una riserva nell’oceano
antartico.
Secondo i giudici la società giapponese, nel corso di quattro
battute di caccia svolte tra il
2008 e il 2013, aveva violato diverse disposizioni normative in
materia di tutela dell’ambiente
e della biodiversità. “In base alla
legge australiana – ha dichiarato
il direttore della Humane Society
International, promotrice dell’azione legale – le balene che si
trovano nell’Antartico godono
di protezione totale”.
9
Giovedì 19 novembre 2015
ESTERI
LUTTO NEL RUGBY MONDIALE
Jonah Lomu “ha passato la palla”
La leggenda dell’ovale è scomparsa all’età di appena quarant’anni. Soffriva di una rara e grave malattia renale
di Cristina Di Giorgi
a passato la palla: è questa l’espressione che nel
mondo del rugby si dedica a chi non c’è più.
Ed oggi è per Jonah
Lomu, leggenda neozelandese della
palla ovale e del mondo dello sport
in genere. Prima giocatore e poi testimonial di quello che, per chi lo
pratica, più che una semplice attività
fisica è un vero e proprio stile di
vita, Lomu se n’è andato all’improvviso nella sua casa di Auckland.
Aveva appena 40 anni. Soffriva di
sindrome nefrosica, una grave e
rara malattia renale, che nel 2002 lo
aveva costretto ad interrompere prima del tempo una brillante carriera.
Nel 2004 aveva anche subito il trapianto di un rene (glie l’aveva donato
un amico) ma gli effetti positivi dell’operazione non erano durati molto.
Ed era tornato in dialisi.
A chi lo aveva visto poche settimane fa, in tribuna a tifare per i
suoi All Blacks e come uomo simbolo dei mMondiali in Inghilterra,
sembrava in forma. Ma i suoi reni
evidentemente l’hanno tradito. La
notizia della scomparsa, confermata dall’amministratore delegato
della NZ Rugby Tew, ha lasciato
tutti increduli: “Siamo scioccati e
addolorati - ha detto - e non sappiamo che dire. Jonah era una leggenda nel nostro gioco ed era
molto amato, nel nostro Paese e in
tutto il mondo. I nostri pensieri
H
sono con la sua famiglia”.
Era il giocatore di rugby senz’altro
più famoso del mondo. Ala per eccellenza (questo il ruolo in campo
del gigante nato in un sobborgo di
Auckland in una famiglia di origine
tongana), aveva debuttato con gli
All Blacks a 19 anni (la più giovane
matricola di sempre nella Nuova
Zelanda), 1.95 di altezza e 115 kg
di peso. E aveva dato quasi subito
dimostrazione di che pasta di giocatore fosse: cavalcate inarrestabili
e mete devastanti: riusciva a correre
i 100 metri con una velocità inferiore
ai 10 secondi. Dimensione e accelerazione dunque. Quando era lanciato sembrava un treno inarrestabile, agile e potentissimo. Ha segnato, nell’arco di otto stagioni, 37
mete in 63 test match con la Nazionale: cinque le ha segnate contro
l’Italia. Leggendarie restano comunque le quattro realizzate contro
l’Inghilterra nella semifinale di Sud
Africa 1995: in quella edizione del
mondiale Lomu andò a segno 7
volte. E otto in quella successiva
(Inghilterra 1999). Il totale di 15
mete è un record che non è ancora
stato superato.
Un mito dunque (la prima vera icona
mondiale della palla ovale) che con
le sue imprese da record contribuì
tra l’altro al passaggio del rugby al
professionismo. Nell’arcipelago di
Tonga gli venne addirittura dedicata
un’isola vulcanica. Come lui. Che
in campo era esplosivo. E fuori, nel
contempo e quasi per contrasto,
gentile e disponibile, timido e alla
mano, sempre sorridente. Sempre
pronto, negli anni difficili della malattia, a dimostrare con discorsi e
scritti una forza d’animo non comune, che ha molto probabilmente
aiutato, dando speranza e coraggio,
molti malati come lui.
In queste ore tutto il mondo ha un
pensiero per quello che forse è
stato il miglior giocatore di rugby
di sempre. Che ha consegnato alla
storia una palla ovale fatta di fatica
e sogni. Quella che Jonah ha passato,
andandosene, a chi entrerà in campo
dopo di lui.
10
Giovedì 19 novembre 2015
ECONOMIA
L’AD E DG STARACE: “CONNETTIVITÀ A COSTI PIÙ BASSI DEL 30-50%. PROGETTO ESPORTABILE OVUNQUE”
La banda larga Enel coprirà l’Italia
NUOVI ANCHE GLI OBIETTIVI DI EFFICIENZA
Arrivano 4.500 assunzioni
el nuovo Piano 2016-2019 Enel le
nuove assunzioni saranno 4.500,
duemila delle quali in Italia, per
portare così avanti il rinnovamento della
forza lavoro dell’azienda. A fronte, si prevedono 9.200mila prepensionamenti,
6mila dei quali in Italia, come ha detto
l’ad e dg Starace presentando a Londra
il piano alla comunità finanziaria.
Questo nuovo piano si basa su quello
presentato a marzo 2015, "accelerando
la creazione di valore nell'ambito dei
quattro principi fondamentali ed aggiungendone un quinto, la semplificazione
del Gruppo". La politica dei dividendi
resta confermata: pagamento di un dividendo minimo per azione pari a 0,16
N
l progetto Enel sulla banda
larga crea un vantaggio di
costo "del 30-50% rispetto
all'uso delle linee dell'operatore telefonico", quindi
l'offerta è di una "connettività a
costi così bassi che nessun altro
può offrire".
Così ha affermato da Londra Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel,
rispondendo alle domande degli
analisti nel corso della presentazione del Piano strategico 20162019 alla comunità finanziaria. Per
questo progetto, ha aggiunto Starace, "l'ambizione è semplice: non
abbiamo limiti in termini di co-
I
pertura territoriale, è una grande
opportunità per una seconda o
parallela vita di una infrastruttura
esistente, in quanto ci permette
di utilizzare la rete che abbiamo
in modo alternativo". Rispetto al
"quanto grande sarà la rete, ne
parliamo fra due mesi, ma sarà
grande come l''Italia, non abbiamo
limitazioni", ha proseguito l’ad e
dg di Enel.
"La rete elettrica è già 4 o 5 volte
più ramificata di quella telefonica
– è quindi entrato nel dettaglio
Francesco Starace – e pertanto
potremo dare connettività a costi
molto più bassi degli operatori telefonici". Dopo "sei mesi di studi
dettagliati - ha aggiunto Starace
facendo riferimento in particolare
alle valutazioni portate avanti su
piccole e medie città in Italia abbiamo visto che possiamo disporre i cavi portandoli a un contatore che si trova già all'interno
delle case nel 40% dei casi, mentre
per l'altro 60% ci avviciniamo molto". Oltretutto si tratta di "un'attività
senza rischio- ha precisato l'ad e
dg Enel- perché è una parte ben
regolamentata dell'attività”.
Ad ogni modo, ha tenuto a ribadire
“per l'ennesima volta" Starace, "noi
non saremo un operatore telefonico
o un fornitore di contenuti, ma
manterremo aperta la connettività
a chi vorrà utilizzarla. L’evoluzione
regolamentaria non dipende da
noi". Rispetto alle prospettive "oggi
credo non ci sia un esempio di
quella magnitudo che richieda un
intervento regolatorio", ad esempio
esiste "Metroweb, ma esiste solo
a Milano e opera in regime di mercato libero autoregolato, quindi
non so dire se ci sarà una evoluzione regolatoria, vedremo e deciderà il legislatore". Ad ogni
modo, ha concluso Francesco Starace "il tempo che abbiamo dedicato al progetto è abbastanza ampio" ma "la NewCo avrà un suo
management e un suo team e quindi saranno loro, non il management
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
euro per il 2015 e pari a 0,18 euro per il
2016; previsto payout del 65% nel 2018.
Aggiornati anche, come si evince sempre
da una nota dell’azienda, gli obiettivi di
efficienza, puntando a "risparmi di 1,8
miliardi nel corso del periodo 20142019, con una riduzione dei costi operativi
di 1 miliardo e una riduzione degli investimenti in manutenzione per 800 milioni,
facendo leva sulla presenza globale e la
flessibilità del business”. C’è poi una
"ulteriore semplificazione della struttura
organizzativa del Gruppo per incrementare
la creazione di valore" con la proposta di
integrazione societaria di Egp e la riorganizzazione delle attività in America
Latina in corso.
Enel, ad occuparsi dello sviluppo
futuro di questa unità”.
Nel settore delle rinnovabili, invece, Enel prevede che la sua capacità di generazione ''verde'' installata nell''arco di piano 20162019 "porterà il mix di generazione
del Gruppo ad oltre il 50% di utilizzo di fonti pulite entro il 2019.
Puntiamo a raggiungere oltre il
50% di produzione da rinnovabili
per la fine del piano", ha detto ancora Francesco Starace, il che farà
della società "uno più grandi produttori di energia pulita al mondo
proseguendo verso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione".
11
Giovedì 19 novembre 2015
DALL’ITALIA
IL GUP DI BERGAMO HA DICHIARATO IL NON LUOGO A PROCEDERE PER I 31 INDAGATI ADERENTI ALLA GUARDIA NAZIONALE PADANA
Lega Nord, camicie verdi assolte
Si chiude l’inchiesta scattata nel ’96. Accusati di aver organizzato un’associazione paramilitare, in passato, anche
i big del Carroccio poi prosciolti. Calderoli: “Questo processo alle idee non doveva mai iniziare. È durato vent’anni”
MILANO
Condannato per omicidio della ex:
libero aspettando la Cassazione
di Barbara Fruch
opo quasi vent’anni arriva
l’assoluzione. Il gup di
Bergamo Tino Palestra ha
optato per il “non luogo
a procedere” per le 31
persone accusate di aver fatto parte
della Guardia Nazionale Padana, le
famose camicie verdi, della Lega
Nord. Nei loro confronti a ottobre il
pm aveva chiesto il rinvio a giudizio
perché accusate di aver “aver promosso, costituito, organizzato o diretto un'associazione di carattere
militare”. L'inchiesta risale a 19 anni
fa e ora si attendono 30 giorni per
conoscere le motivazioni della decisione del gup.
Tra dirigenti del Carroccio coinvolti
nell’inchiesta, in passato, anche Umberto Bossi (all’epoca segretario federale), Francesco Speroni, Roberto
Maroni, Roberto Calderoli, Mario
D
Borghezi, Giancarlo Pagliarini e Marco Formentini. Big che erano stati
via via prosciolti dalle varie accuse
perché il Senato e la Camera avevano
decretato “l'insindacabilità delle condotte degli imputati parlamentari”,
ritenendo che “l'associazione camicie
verdi non fosse che un servizio d'ordine simile a quelli organizzati da
altri partiti in occasione dei comizi
o delle manifestazioni di piazza”.
L’inchiesta era quindi continuata per
gli altri 31 indagati, tutti lombardi e
veneti, che, seguendo i tempi della
giustizia italiana, solamente ieri sono
stati finalmente scagionati.
La Guardia nazionale padana era
stata costituita formalmente a Pontida, in provincia di Bergamo, il 2
giugno 1996, nel corso di uno dei
tradizionali raduni leghisti: venne
fondato - si leggeva nello statuto –
per dotarsi “di un servizio d’ordine
organizzato nell'ambito dei territori
della Padania”.
L’inchiesta era iniziata proprio nel
1996, quando ad indagare era stato
il procuratore di Verona Guido Papalia. Un primo rinvio a giudizio era
arrivato 14 anni più tardi, nel 2010,
a Verona (dove risiedeva la maggior
parte dei coinvolti), ma il procedimento era poi passato per competenza ai pm di Bergamo. Nel settembre del 2014, il tribunale scaligero aveva infatti accolto l'eccezione
di incompetenza territoriale presentata dall’avvocato di uno degli
accusati (proprio perché l’atto costitutivo dell'associazione venne siglato a Pontida).
Tra i motivi dei ritardi del processo
anche l’attesa per i pareri delle Camere, della Corte costituzionale e
dell’Europarlamento. Ogni volta i
termini venivano sospesi.
Ieri, finalmente, a quasi vent’anni
dall'avvio dell’inchiesta, il tutto si
l 13 febbraio 2012 uccise la sua ex
compagna Antonia Bianco, di 15
anni più giovane e dalla quale aveva
avuto in figlio. L’uomo Carmine Buono,
un idraulico 58enne di San Giuliano
Milanese (Milano), è stato condannato
in primo e in secondo grado all’ergastolo,
ma è stato scarcerato per decorrenza
dei termini di custodia cautelare, in
attesa della sentenza definitiva che non
è ancora stata pronunciata.
La Bianco, 43enne e residente a Milano,
fu soccorsa quel 13 febbraio da un'ambulanza a San Giuliano Milanese per
un apparente malore dopo un litigio in
strada con l’idraulico. Poco dopo la
donna morì nel vicino ospedale di San
Donato: erano stati i medici della strut-
I
tura a notare una piccola ferita sotto
l'ascella sinistra, causata da un oggetto
appuntito che aveva perforato il pericardio.
I sospetti si concentrarono su Carmine
Buono, che fu arrestato per omicidio
volontario. L’arma del delitto, forse un
coltellino o uno spillone, non è mai
stata ritrovata e l’uomo, difeso dall'avvocato Mirko Mazzali, si è sempre professato innocente. Il 5 marzo del 2014
per lui era arrivata la sentenza di secondo
grado della corte d’assise d’appello di
Milano, ora impugnata in Cassazione.
Nel frattempo sono scaduti i termini
massimi di custodia cautelare e l’uomo
è stato liberato, rimanendo sottoposto
al solo obbligo di dimora.
è chiuso con un nulla di fatto.
Soddisfazione è stata espressa dal
senatore bergamasco Roberto Calderoli che, però, sottolinea inevitabilmente i tempi lenti della giustizia
italiana oltre al rammarico per un
processo istituito contro la libertà
di opinione.“Verrebbe da dire giustizia è fatta davanti alla notizia dell’assoluzione piena dei 34 cittadini
eternamente imputati nel processo
a Verona sulle ‘camicie verdi’ – spiega Calderoli – Ma in questo momento insieme alla soddisfazione
per la conclusione di questa assurda
e lunghissima vicenda processuale,
c'è anche un senso di frustrazione e
rammarico, perché questo processo,
così lungo, impegnativo e costoso,
non avrebbe mai dovuto neppure
iniziare, trattandosi solo di opinioni
liberamente espresse, senza che
mai ci fosse stato un singolo atto di
violenza o prevaricazione. Questo
processo alle idee non doveva mai
neppure iniziare e invece si è trascinato quasi per vent'anni e questo
rappresenta una sconfitta, in primis
per la procura di Verona che fino
ad oggi fortemente si è impuntata
su questo processo, senza mai neppure arrivare ad una sentenza in
conclusione di un dibattimento di
primo grado, ma soprattutto per la
giustizia italiana, che ha tenuto per
quasi vent'anni questi 34 uomini in
ostaggio di un processo basato sul
nulla”.
NAPOLI
VERCELLI
Maltrattamenti a bambini:
fermate due maestre
altrattamenti agli alunni,
uno dei quali disabile.
Per questo i carabinieri
della stazione di Gragnano
(Napoli), su ordine della magistratura, hanno notificato ieri
a due maestre (di cui una di
sostegno) della scuola elementare “Giuseppe Ungaretti”
di Gragnano un’ ordinanza applicativa della misura cautelare
dell’obbligo di dimora con prescrizione di non allontanarsi
dall’abitazione dalle 8 alle 19.
L’indagine, secondo quanto
evidenzia una nota del procuratore Alessandro Pennasilico,
è iniziata lo scorso febbraio a
seguito della denuncia della
madre di uno degli alunni che
riferiva di violenze subite dal
figlio tanto che il piccolo non
voleva più andare a scuola.
Secondo quanto accertato
dai militari dell’Arma di Gragnano attraverso la raccolta
di testimonianze ed intercettazioni audio/video, le due
avrebbero maltrattato con per-
M
Firme elettorali false:
a giudizio il sindaco Pd
invio a giudizio per il
sindaco di Vercelli Maura
Forte, appartenente al
Pd, nell’inchiesta sulle firme
false per le elezioni provinciali
del 2011.
La decisione è stata presa dal
gip Giulia Pravon, dopo l’inchiesta del pubblico ministero
Davide Pretti. L’accusa nei confronti del primo cittadino è di
falso.
Il dibattimento si aprirà il 4
aprile 2016.
L’avvocato del sindaco, Massimo Mussato ha spiegato di
aspettarsi la decisione dei magistrati dicendosi sicuro che
durante il processo si chiarirà
l’insussistenza di ogni contestazione e di ogni responsabilità della sua assistita. “Il
rinvio a giudizio era cosa pressoché scontata in questa situazione – ha detto – Non è
una prognosi di condanna, ma
una semplice necessità dell’approfondimento degli elementi di accusa nel dibatti-
R
cosse, strattoni e anche urla
e rimproveri eccessivi alcuni
bambini di una terza elementare, tra i quali anche un’allieva
disabile psichica. “Vari episodi di maltrattamenti - spiegano le forze dell’ordine - sia
fisici (percosse/prese violente/strattoni) che psicologici
(urla, rimproveri spropositati
e spesso ingiustificati) posti
in essere dall’insegnante ‘or-
dinaria’ nei confronti anche
di altri bambini e dall’insegnante di ‘sostegno’, nei confronti dell’alunna (anni 9) a
lei affidata poiché affetta da
ritardo nell’apprendimento”.
Il reato di cui ora dovranno
rispondere le due mestreorco è quello di maltrattamenti
contro familiari o conviventi
e, nel caso specifico, contro
alcuni alunni.
mento. Attendiamo il processo
con l’assoluta serenità di chi
ha operato nella correttezza,
nella buona fede e nel rispetto
della legge”.
Rinviati a giudizio, sempre con
l’accusa di falso, altri tredici
imputati tra cui l’ex presidente
del consiglio comunale Camillo
Bordonaro (Pdl), il consigliere
regionale del Pd Giovanni Corgnati, l’ex vicesindaco Antonio
Prencipe, Pier Giorgio Comella
e Emanuele Pozzolo (ex Lega).
Il giudice ha deciso il non
luogo a procedere, in quanto
il fatto non sussiste, per altri
undici politici: Massimo Simion,
Giorgio Corradini,Barbara Gardano, Giovanni Caglioti, Daniele Pane, Marco Pasteris, Ercole Fossale, Salvatore Alaimo,
Maria Rachele Averone, Francesco Corradino e Marco Ferraris. Sono stati assolti, con il
rito alternativo, Giuseppe Rotondo e Gaetano Angelone.
Ha patteggiato una pena di
sei mesi e 20 giorni Fulvio
Berrone.
12
Giovedì 19 novembre 2015
DALL’ITALIA
QUATTORDICI FERMI TRA TOSCANA, LOMBARDIA ED EMILIA ROMAGNA
RAGUSA
Espulsi rientrano in Italia:
arrestati due marocchini
Sono sbarcati insieme a trecento stranieri
Beccati, sono stati condotti in carcere
Furti nelle aziende di alta moda
in manette una banda di rom
Colpiti maison tra cui Bulgari, Prada, Gucci e Chanel:
il valore del bottino ammonterebbe ad alcuni milioni di euro
givano tra Toscana
e Friuli Venezia Giulia, prendendo di
mira le aziende di
brand di alta moda
e svaligiandole. Furti organizzati e portati a termine da una
banda di rom che è stata sgominata ieri dalla Polizia. Sono
14 misure cautelari in carcere,
emesse dal gip presso il Tribunale di Firenze, su richiesta
della Procura della Repubblica,
ed eseguite tra Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna. In manette
finiti 12 uomini di età compresa tra i 23
e i 47 anni, tutti cittadini romeni o originari
della Romania. Altri due malviventi risultano invece ricercati.
Sarebbero responsabili, secondo quanto
emerso dalle indagini, di una lunga serie
di colpi messi a segno nel 2014 a danno
di ditte produttrici di oggetti di pelletteria
per grandi marchi della moda italiana.
Gli accertamenti, condotti dalla sezione
reati contro il patrimonio della squadra
mobile di Firenze, hanno avuto inizio a
seguito del furto, nella notte tra il 21 ed
il 22 aprile 2014, all’interno dello stabilimento di produzione fiorentino della
ditta Bulgari Accessori in via Ambrosoli.
All’epoca i malviventi, dopo aver disattivato il sistema di allarme, si sono introdotti all’interno del magazzino prelevando un migliaio di articoli pregiati tra
A
rano stati espulsi con
rimpatrio coatto, ma
sono sbarcati nuovamente in Italia. Protagonisti
due uomini, di origine marocchina, Rafik El Adi, di 30
anni, e Younes En Naqab, di
31che sono stati arrestati
dalla polizia a Ragusa. Uno
era anche destinatario di
un mandato di cattura.
Gli agenti della squadra
mobile li hanno identificati
tra i circa 300 immigranti,
di cui il 90% di origini marocchine, arrivati sabato
scorso nel porto di Pozzallo,
in Sicilia.
En Naqab, in particolare,
era stato espulso come misura sostitutiva alla detenzione in carcere: era stato
condannato a Rovigo a un
anno e mezzo di reclusione
E
per traffico di sostanze stupefacenti, ma il giudice aveva sospeso la pena disponendone il rimpatrio. La polizia di Stato lo aveva così
ricondotto in marocco. ora,
essendo rientrato in violazione di legge, oltre a scontare l’intera pena di 1 anno
e 6 mesi dovrà pagare una
multa di 18.000 euro
Entrambi gli arrestati, su disposizione della Procura di
Ragusa, sono stati prelevati
dal Centro di primo soccorso ed assistenza (Cpsa)
di Pozzallo dalla Squadra
mobile di Ragusa e condotti
in carcere. Il testo unico sull'immigrazione prevede infatti l'arresto obbligatorio
di chi è stato espulso e fa
rientro clandestinamente in
Italia entro dieci anni.
borse, cinture, portafogli e foulard, per
un valore commerciale stimato intorno
ai 350mila euro. Le indagini hanno consentito così di individuare un’articolata
organizzazione criminale, con base operativa a Trezzo sull’Adda (Milano).
Erano la provincia di Firenze, ma anche
quella di Udine (in cui si sono registrati
un paio di colpi), a costituire un territorio
di particolare interesse per il gruppo
delinquenziale che tra febbraio ed ottobre
2014 è ritenuto responsabile di almeno
14 furti, tra tentati e consumati, avvenuti
nei comuni di: Firenze, Sesto Fiorentino,
Scandicci, Greve in Chianti, Calenzano,
Pontassieve, Lastra a Signa, Montespertoli
e San Daniele del Friuli.
I ladri hanno colpito in aziende di pelletteria che lavorano per numerose maison
di alta moda, tra cui Bulgari, Tom Ford,
Ferragamo, Prada, Gucci, Brunello Cuci-
NAPOLI – DOPO L’OMICIDIO MIGLIORE AVVENUTO A SANT'ANTIMO
nelli e Chanel: il valore del
bottino ammonterebbe ad alcuni milioni di euro.
Secondo quanto ricostruito
dagli inquirenti, le batterie
operative del gruppo criminale (al massimo 10 persone),
prima della materiale azione
furtiva, erano solite rubare un
furgone utilizzato per caricare
la refurtiva ed in più circostanze per sfondare le porte
di accesso degli stabilimenti.
In alcuni casi prima di entrare
in azione facevano scattare all’allarme
per controllare i tempi di reazione delle
guardie giurate, oppure lo mettevano
fuori uso usando della schiuma. Il gruppo
subito dopo i colpi faceva poi immediato
rientro in Lombardia.
Il sodalizio criminale si articolava inoltre
attraverso una ben precisa predisposizione dei ruoli e compiti nell’ambito dell’organizzazione ripartiti tra capi – ovvero
promotori ed organizzatori che regolavano l’attività criminosa con poteri di
supremazia – e materiali esecutori dei
singoli furti. Non solo: pare infatti che il
gruppo abbia tenuto contatti regolari
con un presunto ricettatore campano.
Da qui l’ipotesi che la merce rubata, tra
cui pezzi di collezioni ancora non uscite,
venisse inviata nel Sud Italia per poi essere immessa nel mercato nero.
Barbara Fruch
FOGGIA
La Camorra colpisce ancora:
Agguato in centro,
un altro omicidio a Secondigliano freddato un 51enne
apoli e provincia ancora teatro
tragedie legate alla malavita. Un
uomo, Vincenzo Allocco, pluripregiudicato di 58 anni è stato raggiunto
da un colpo di pistola esploso a distanza
ravvicinata in via Gherardo Marone a
Secondigliano, nel quartiere settentrionale del capoluogo partenopeo.
Stando a quanto si apprende da Il Mattino, la vittima era un ex affiliato al clan
Licciardi e probabilmente passato nel
gruppo degli scissionisti locali dei Cesarano-Bocchetti-Sacco. Sul luogo dell’accaduto indagano i carabinieri. Allocco è stato sorpreso dai killer nei
pressi della sua abitazione mentre
stava camminando in strada: era pre-
N
giudicato per associazione di stampo
mafioso e per reati connessi all'uso e
alla detenzione delle armi.
È il secondo omicidio in pochi giorni.
Appena lunedì a morire era stata Maria
Migliore, di 30 anni, il cui corpo carbonizzato è stato trovato lunedì sera in
un’auto incendiata in una strada periferica di Sant'Antimo, in provincia di Napoli.
Un delitto legato al traffico di sostanze
stupefacenti per cui sono state arrestate
tre persone, nella serata di martedì: si
tratta di un uomo, F.R., di 44 anni, della
figlia, M.G.R., di 23 anni, e del fidanzato
di quest'ultima, G.G., di 21 anni. Tutti di
Sant'Antimo, sono ritenuti, a vario titolo,
responsabili di omicidio, incendio e di-
struzione di cadavere e di violazione
della legge sulle armi.
Ad aiutare nelle indagini è stato il marito
della vittima che si era recato dai carabinieri di Sant'Antimo e di Giugliano in
Campania per denunciare la sparizione
della donna. La vittima era uscita di
casa lunedì sera per recarsi ad un appuntamento e non è mai rientrata.
Secondo gli investigatori, la donna, era
andata a casa del 44enne sottoposto a
fermo per cercare di risolvere “problemi” legati traffico di droga. Dopo
qualche discussione, padre, figlia e vittima, con l’auto di quest’ultima, un Fiat
Doblò, si sono recati in una strada periferica del paese, via Toriello Separiello,
dove Maria Migliore è stata uccisa con
diversi colpi di pistola semiautomatica.
I due - sempre la ricostruzione degli
investigatori - hanno poi chiamato il ragazzo di 21 anni, che, con la sua vettura,
si è recato sul luogo del delitto.
Dopo avere dato fuoco al Doblò, i tre
sono tornati nell’abitazione del 44enne
dove si sono liberati della pistola e degli
abiti sporchi di sangue.
A segnalare l’auto in fiamme era stata
poi una telefonata al 112. Dopo che i
vigili del fuoco hanno spento l’incendio
è stato scoperto il cadavere della 30enne.
Ci sono volute poche ore dunque per
ricostruire lo scenario dell’ennesimo
efferato delitto nella cintura del capoluogo partenopeo.
gguato a Foggia. Un
uomo di 51 anni, Luigi De Stefano, con
piccoli precedenti penali,
è stato ucciso con colpi
d'arma da fuoco in via Antonio mangano, nella zona
del Carmine vecchio, nel
centro storico.
Sul caso indagano i carabinieri del Comando provinciale. De Stefano, soprannominato “Gnill Sciaraball”, nell’aprile del 2010
fu ferito in modo grave con
colpi di pistola ad un polmone e fu ricoverato in
prognosi riservata. Uno dei
A
colpi, però, raggiunse alla
testa la moglie, Giovanna
Ferrantino, di 36 anni, che
morì il giorno dopo. A sparare fu un vicino di casa,
Rocco Alari, allora 67enne,
con il quale il ferito aveva
avuto un litigio.
Secondi quanto trapelato
nell'agguato di ieri sono
stati sparati almeno sei bossoli di pistola calibro 9 che
i carabinieri hanno trovato
sul luogo dell'omicidio. Il
cadavere è andato a finire
fra due auto parcheggiate.
La vittima aveva precedenti
penali per truffa.